Libro 1: Entropia
Capitolo uno
«È incredibile, dopo oltre due ore ancora non ci sei riuscito. Ma si può sapere cos’hai in quella testa? A cosa pensi invece di meditare come si dovrebbe? Non sei mai riuscito e dico MAI ad entrare in contatto con uno spirito. Nemmeno uno piccolino, uno piccino di quelli che saltellano ovunque».
Kin se ne restava seduto a terra, gambe incrociate e pugni stretti uniti l’uno verso l’altro, a sentire l’ennesima sfuriata dell’anziano maestro dell’aria che si lagnava della sua incapacità.
La cappa verde, con i colori tipici della Federazione Unita della Terra, non pesava sulle sue spalle tanto quanto il disappunto dell’insegnante che, di certo, non aveva nessuna intenzione di tenere celato.
«Non essere così duro, Meelo, in fondo non possiamo dire che non si stia impegnando. Magari c’è qualcosa che sfugge anche a noi, magari non riusciamo ad indirizzarlo nel modo giusto. In fondo nemmeno noi siamo abili quanto Jinora a…».
Ma il secondo maestro dell’aria non fece in tempo a terminare la propria frase che fu prontamente interrotto.
«È inutile che continui a difenderlo, Rohan, e anche tirare in ballo nostra sorella non serve a niente. Credi che non sappia che Jinora sarebbe stata l’ideale come insegnante? Ma è morta da tre anni e questo zuccone, questo incapace...».
Il vecchio Meelo era tutto rosso in volto nella sua furia e Kin davvero cominciava ad averne abbastanza. Erano oramai settimane che lo ammorbavano con questa storia degli spiriti, del legame con essi, con il fatto che doveva esserne il ponte, con Raava e, ogni volta, si replicava questo gioco del “maestro buono e maestro cattivo”, dove Meelo vomitava tutta la sua frustrazione sullo studente e Rohan lo difendeva ma spronandolo a migliorare.
«Adesso basta!» esclamò Kin battendo i pugni sul pavimento, su cui si formarono immediatamente alcune crepe.
«Sono l’avatar più precoce che sia mai esistito» sentenziò verso il maestro Meelo, rimettendosi in piedi. «A soli otto anni riuscivo a dominare tutti e quattro gli elementi, a nove ho appreso il dominio del metallo. Nemmeno l’avatar Aang è mai riuscito a tanto».
Il maestro Meelo spalancò gli occhi quando sentì pronunciare il nome del nonno, mentre Rohan si colpì rumorosamente la fronte con il palmo della mano, già prevedendo la sfuriata a cui avrebbe assistito.
«Non provare a paragonarti all’avatar Aang, lui a dodici anni comunicava con gli spiriti senza alcun problema, era in contatto con le sue vite precedenti e, soprattutto, era in grado di entrare ed uscire dallo stato dell’avatar senza alcun problema, cosa che tu…» puntò il dito indice verso la testa di Kin «…tu, non sei ancora stato in grado di fare. Ed hai ben 16 anni, per gli spiriti! Dovresti oramai essere in grado di farlo, dovresti essere in grado di svolgere appieno il tuo compito di avatar.»
«…mpf…» rispose a malapena Kin, alzando le spalle ed incrociando le braccia al petto. «Forse gli spiriti non vogliono parlare con me. E non è che abbia tante vite precedenti con cui entrare in contatto. Mi avete insegnato voi che, durante l’ultima convergenza armonica, il ciclo dell’avatar è stato spezzato ed è ricominciato, quindi al massimo potrei comunicare solo con l’avatar Korra.»
«E con questo? Korra è stata una dei migliori avatar di sempre e avrebbe molto da insegnarti, se solo tu… tu…»
«Senti, Meelo, forse stiamo esagerando un po’ tutti. Perché non ci prendiamo una pausa e cerchiamo di capire come sia meglio procedere? È chiaro che non stiamo raccogliendo i frutti sperati, quindi, magari, potremmo pensare a qualcosa di diverso».
Meelo emise un lungo sospiro «E va bene, Rohan, facciamo una pausa. Rilassati un momento ragazzo». Esclamò con un tono di voce molto più gentile nei confronti del nuovo avatar. «Riprenderemo più tardi».
«E va bene» sbuffo il ragazzo, sollevando la mano destra, per poi uscire dalla stanza di meditazione. «Ci vediamo dopo, allora».
Non appena fu fuori, senza farselo ripetere, Kin, corse su per le scale, arrivando fino al livello più alto del tempio dell’aria, ubicato su un isolotto nella baia di Republic City.
La leggera brezza che gli smuoveva i neri capelli, lunghi fino alle spalle, lo fece sentire subito meglio; un senso di libertà che era esattamente l’opposto di quello che aveva provato fino a pochi istanti prima, chiuso, bloccato fra quelle quattro mura con i maestri che lo rimproveravano.
Lentamente si avvicinò al parapetto, poggiandoci i gomiti sopra e fissando il proprio sguardo verso la città così vicina, eppure così lontana. Alcuni giovani dominatori dell’aria volteggiavano con i loro alianti sopra di lui e, per un attimo, fu tentato di fare altrettanto. Poteva andare a prendere il suo e spiccare un balzo che… già, ma poi che avrebbero detto i maestri Rohan e Meelo?
Già si immaginava i rimproveri perché perdeva tempo a giocare e divertirsi anziché prepararsi al suo dovere. Che poi, in fondo, riusciva a dominare tutti gli elementi, e piuttosto bene, anche. Glielo avevano riconosciuto tutti. Possibile che entrare nello stato dell’avatar o parlare con gli spiriti fosse così importante? Poteva portare equilibrio nel mondo anche senza.
Era ancora immerso nei suoi pensieri, quando udì dei passi alle proprie spalle. Immediatamente si voltò, e vide Meelo e Rohan avvicinarsi a lui.
«Te l’avevo detto che l’avremmo trovato qui, Meelo».
«Ovvio, a perdere tempo come sempre».
Kin sospirò, appoggiando la schiena contro il parapetto, ed incrociando le braccia, con aria quasi di sfida.
«Avanti, allora, quali nuove forme di tortura avete studiato questa volta?».
I due fratelli si scambiarono un’occhiata interrogativa, poi Rohan spiegò l’idea che avevano avuto:
«Siccome non riesci ad entrare in contatto con gli spiriti da qui, abbiamo pensato che potrebbe esserti utile entrare fisicamente nel Regno degli Spiriti. Quel fascio di luce che vedi laggiù, più o meno nel centro di Republic City, è il portale che è stato aperto dopo la battaglia contro Kuvira. Io e Meelo pensiamo che potrebbe farti bene visitarlo, per qualche tempo».
Kin non riusciva a credere alle proprie orecchie. Avere la possibilità di visitare il Regno degli Spiriti? E, soprattutto, poterlo fare da solo, senza l’ingombrante presenza dei maestri dell’aria? Era un sogno, o forse gli anziani maestri erano completamente impazziti, ma, comunque, non voleva perdersi quell’occasione per niente al mondo.
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