Libro 1: Entropia
Capitolo uno
«È incredibile, dopo oltre due ore ancora non ci sei riuscito. Ma si può sapere cos’hai in quella testa? A cosa pensi invece di meditare come si dovrebbe? Non sei mai riuscito e dico MAI ad entrare in contatto con uno spirito. Nemmeno uno piccolino, uno piccino di quelli che saltellano ovunque».
Kin se ne restava seduto a terra, gambe incrociate e pugni stretti uniti l’uno verso l’altro, a sentire l’ennesima sfuriata dell’anziano maestro dell’aria che si lagnava della sua incapacità.
La cappa verde, con i colori tipici della Federazione Unita della Terra, non pesava sulle sue spalle tanto quanto il disappunto dell’insegnante che, di certo, non aveva nessuna intenzione di tenere celato.
Ma il secondo maestro dell’aria non fece in tempo a terminare la propria frase che fu prontamente interrotto.
Il vecchio Meelo era tutto rosso in volto nella sua furia e Kin davvero cominciava ad averne abbastanza. Erano oramai settimane che lo ammorbavano con questa storia degli spiriti, del legame con essi, con il fatto che doveva esserne il ponte, con Raava e, ogni volta, si replicava questo gioco del “maestro buono e maestro cattivo”, dove Meelo vomitava tutta la sua frustrazione sullo studente e Rohan lo difendeva ma spronandolo a migliorare.
«Sono l’avatar più precoce che sia mai esistito» sentenziò verso il maestro Meelo, rimettendosi in piedi. «A soli otto anni riuscivo a dominare tutti e quattro gli elementi, a nove ho appreso il dominio del metallo. Nemmeno l’avatar Aang è mai riuscito a tanto».
«Non provare a paragonarti all’avatar Aang, lui a dodici anni comunicava con gli spiriti senza alcun problema, era in contatto con le sue vite precedenti e, soprattutto, era in grado di entrare ed uscire dallo stato dell’avatar senza alcun problema, cosa che tu…» puntò il dito indice verso la testa di Kin «…tu, non sei ancora stato in grado di fare. Ed hai ben 16 anni, per gli spiriti! Dovresti oramai essere in grado di farlo, dovresti essere in grado di svolgere appieno il tuo compito di avatar.»
«E con questo? Korra è stata una dei migliori avatar di sempre e avrebbe molto da insegnarti, se solo tu… tu…»
Meelo emise un lungo sospiro «E va bene, Rohan, facciamo una pausa. Rilassati un momento ragazzo». Esclamò con un tono di voce molto più gentile nei confronti del nuovo avatar. «Riprenderemo più tardi».
Non appena fu fuori, senza farselo ripetere, Kin, corse su per le scale, arrivando fino al livello più alto del tempio dell’aria, ubicato su un isolotto nella baia di Republic City.
La leggera brezza che gli smuoveva i neri capelli, lunghi fino alle spalle, lo fece sentire subito meglio; un senso di libertà che era esattamente l’opposto di quello che aveva provato fino a pochi istanti prima, chiuso, bloccato fra quelle quattro mura con i maestri che lo rimproveravano.
Lentamente si avvicinò al parapetto, poggiandoci i gomiti sopra e fissando il proprio sguardo verso la città così vicina, eppure così lontana. Alcuni giovani dominatori dell’aria volteggiavano con i loro alianti sopra di lui e, per un attimo, fu tentato di fare altrettanto. Poteva andare a prendere il suo e spiccare un balzo che… già, ma poi che avrebbero detto i maestri Rohan e Meelo?
Già si immaginava i rimproveri perché perdeva tempo a giocare e divertirsi anziché prepararsi al suo dovere. Che poi, in fondo, riusciva a dominare tutti gli elementi, e piuttosto bene, anche. Glielo avevano riconosciuto tutti. Possibile che entrare nello stato dell’avatar o parlare con gli spiriti fosse così importante? Poteva portare equilibrio nel mondo anche senza.
«Te l’avevo detto che l’avremmo trovato qui, Meelo».
Kin sospirò, appoggiando la schiena contro il parapetto, ed incrociando le braccia, con aria quasi di sfida.
I due fratelli si scambiarono un’occhiata interrogativa, poi Rohan spiegò l’idea che avevano avuto:
Kin non riusciva a credere alle proprie orecchie. Avere la possibilità di visitare il Regno degli Spiriti? E, soprattutto, poterlo fare da solo, senza l’ingombrante presenza dei maestri dell’aria? Era un sogno, o forse gli anziani maestri erano completamente impazziti, ma, comunque, non voleva perdersi quell’occasione per niente al mondo.