Quinci si può veder come si fonda
l'esser beato ne l'atto che vede,
non in quel ch'ama, che poscia seconda;
e del vedere è misura mercede,
che grazia partorisce e buona voglia:
così di grado in grado si procede
Dante Alighieri, La Divina Commedia Paradiso,
Canto XXVIII
“Prima delle domande e risposte
di rito, direi che sarebbe meglio se ci togliessimo di qui e trovassimo un
posto sicuro dove rifugiarci.” suggerì Raf con suprema cortesia proprio nel
momento in cui Eva apriva la bocca per mitragliare fuori un milione di domante
e Gino ascoltava preoccupato il suono delle sirene della polizia in
avvicinamento.
“Ok” rispose Eva in fretta “Hai
una macchina per portarci via? Il bestione qui grondante sangue non è certo un
bello spettacolo da portare in giro.”
“Parla per te, Lady Godiva”
ribatté Gino sprezzante “Chi ti deve vedere passeggiare in pieno giorno per
Modena con solo un accappatoio addosso?”
“Ho una macchina proprio qui
davanti” rispose Raf zittendo entrambi: con delicatezza, prese in braccio
Lorella che ancora tremava in evidente stato di shock e si diresse rapidamente
all’imboccatura del vicolo da cui cominciavano a spuntare le prime teste di
curiosi.
“Filiamocela.” approvò Gino
raccogliendo le armi cadute a terra e claudicando dietro a Raf che stava
tenendo aperta la portiera di un’anonima berlina grigia. Dopo nemmeno dieci
secondi, Raf era alla guida, Gino scrutava pensoso lo specchietto retrovisore e
Lorella, sul sedile posteriore, crollava singhiozzante addosso a Eva,
inondandola di tiepide lacrime e bava.
“Ehi!” protestò Eva burbera ma
Lorella, al suono della sua voce, si avvinghiò ancora di più al suo collo; Eva
non poté far altro che batterle qualche colpetto discreto sulla spalla,
sbuffando esasperata.
“Co-co-cos’è successo?” balbettò
la giovane in mezzo ai singhiozzi “Cosa… è stato… quello?”
“Dio mi fulmini se lo so”
borbottò Eva attirandosi un rapido sguardo di rimprovero da parte di Raf “Dei
Demoni ci hanno attaccati. In pieno giorno, nel mio appartamento, davanti a un
milione di Umani. Roba da matti!”
Il respiro di Lorella si fece
ancora più discontinuo e rapido.
“De… de… Demoni?” gracchiò con
voce isterica “Stai dicendo… Demoni veri?”
“No, quelli erano di poliuretano
espanso” ironizzò Eva rabbuiata “Certo che erano Demoni veri! Le vedi le
ferite? Il sangue?”
“Saaaangueeee…” singhiozzò
Lorella come se si fosse accorta di quel particolare solo in quel momento: il
suo viso divenne cinereo ed Eva temette che la giovane stesse per rigurgitarle
addosso la colazione.
“Ehi…” iniziò allarmata ma
Lorella scoppiò di nuovo a piangere, affondando il viso nella sua spalla ed Eva
meditò che delle due le lacrime erano sicuramente il male minore.
“Te lo avevo detto di andartene a
casa tua” borbottò comunque esasperata continuando a menare colpetti impazienti
sulla spalla della ragazza “Ma tu no, voi state solo scherzando e bla bla bla!”
“Eva” sospirò la voce bellissima
e vagamente dolente di Raf “Quella povera ragazzina ha appena vissuto
un’esperienza scioccante: ha bisogno del tuo conforto e della tua comprensione,
non dei tuoi rimproveri.”
“Ma se non le hanno fatto nemmeno
un graffio!” protestò Eva di colpo corrucciata “Guarda qua, tra un po’ mi
staccano un braccio a morsi e guarda il gorilla, sembra che abbiano tentato di
sbucciargli la faccia come una banana! E io dovrei avere comprensione per lei?”
Il viso di Raf si girò per un
attimo facendo balenare il suo sorriso meraviglioso e i suoi occhi celesti.
“Eva, Eva…” la rimproverò con
dolcezza, e il cuore di Eva tornò a incastrarsi in gola con entusiasmo “Sempre
la solita brontolona.”
“E tu sempre il solito facilone.”
borbottò evitando il suo sguardo turchino: le faceva troppo male al cuore, non
c’era più abituata.
“Mi mancavi.” soffiò pianissimo
la voce di Raf dopo qualche secondo, così piano che Eva temette di esserselo
sognato: girò bruscamente il viso verso di lui, ma Raf era già concentrato
sulla guida e Gino, al suo fianco, imprecava moccoli fumanti mentre tentava di
tamponarsi la ferita sull’occhio con un cencioso fazzolettino di carta
raccattato sotto il sedile.
Per un po’ nessuno parlò: Raf
guidò la macchina per stradine secondarie fino a un anonimo palazzone di
periferia, parcheggiò e insieme agli altri sgusciò in un appartamento al piano
terra, piccolo e malmesso. Lì Raf con incredibile perizia medicò le ferite di
Gino, fornì dei vestiti a Eva dopo aver medicato anche lei, preparò una tisana
a Lorella e parlottò misteriosamente al telefono con qualcuno prima di
raggiungerli al tavolo della cucina dove sedevano tutti rifocillati e in vena
di spiegazioni.
“Immagino che vogliate sapere
perché sono venuto a salvarvi.” sorrise con tranquillità Raf sotto lo sguardo
diffidente di Gino che evidentemente ancora non aveva digerito la sua presenza.
“Sei l’Arcangelo Raffaele” buttò
lì Eva con falsa leggerezza “Se la mia solida istruzione cattolica non fa
difetto, ricordo che sei l’angelo custode per eccellenza. Magari quando
qualcuno sta per essere massacrato da una selva inferocita di Demoni tu
intervieni d’ufficio.”
“Arc… Arcangelo?” singhiozzò
Lorella di nuovo pallida “Tu sei… davvero un arcangelo?”
Lo fissò a occhi sgranati mentre
Raf annuiva mestamente, aggrappata alla sua tazza di tisana alla malva come un
naufrago alla zattera.
“Certo che è un Arcangelo” sbottò
impaziente Eva “Hai mai visto un essere umano così schifosamente bello e nello
stesso tempo così schifosamente buono?”
“Io non lo trovo così
travolgente” precisò Gino aggressivo “Sarà che sono solo un Umano
eterosessuale. Comunque forse Eva dovresti spiegare alla bimba quando tu e il
biondo siete diventati tanto culo e camicia.”
Eva e Raf si lanciarono uno
sguardo complice, sotterraneo.
“Lo conoscevo da bambina” si
limitò a spiegare Eva distogliendo pudicamente lo sguardo “Tanto tempo fa.”
“Troppo.” confermò Raf con un
sorriso segreto.
“Merdissima” gorgogliò Lorella
angosciata “Ma allora la storia della cacciatrice di Demoni era vera.”
“Eva non è una cacciatrice di
Demoni” si affrettò a giustificarla Raf con enfasi “E’ una Recuperante. E’
autorizzata dal Comitato di Sorveglianza a rispedire le anime di Angeli, Demoni
e Mezzi che abbiano in qualche modo trasgredito le regole.”
“Regole” sospirò Lorella
attonita, come se fosse l’unica parola che avesse senso nel discorso “Certo. Ho
capito. Eva è una Recuperosa e tu sei un Angelo. Magnifico.”
“Recuperante” rettificò Eva,
punta sul vivo “E Raf è un Arcangelo, gioia: c’è un bel cazzo di differenza,
sai?”
“Eva…” sospirò Raf affranto ma
Lorella annuiva lo stesso con convinzione.
“Certo, certo. Angeli e Demoni,
come no. E tu, Gino, cosa sei? Il Bianconiglio di Alice o uno hobbit della
Terra di Mezzo?”
“Francamente, non me ne frega un
fico che tu creda o no alle nostre parole” sbottò Eva rabbuiandosi “Io ho fatto
di tutto per tenerti fuori, ma tu sei ostinata e dura come un blocco di pietra
lavica, e adesso ti becchi le conseguenze delle tue azioni. Quello che mi preme
sapere invece è chi erano quei Demoni e chi li ha mandati.”
“Io invece voglio sapere cosa ci
fa qui Biancaneve” grugnì Gino indicando Raf col mento “Scommetto che non
c’entra un cacchio il mandato d’ufficio.”
“Io sono qui sotto richiesta
specifica di Giacinta” sospirò Raf scandalizzato dal linguaggio scurrile usato
intorno al lui “Quella poveretta ha smosso mari e monti per saltare qualche
intoppo burocratico e farmi arrivare qui in tempo: naturalmente, quando ha
fatto il tuo nome e ha detto che eri in pericolo, ho saltato anche io qualche
passaggino…”
Sorrise a Eva, così
scandalosamente radioso che tutti socchiusero gli occhi come davanti a una
forte fonte di luce: Eva fu a un pelo dall’arrossire, ma ripiegò su un leggero
raschio di gola.
“E di grazia, sapresti dirci chi
erano quei simpatici tagliagole che ci hanno attaccato?” ringhiò Gino, sempre
più sospettoso.
“Non ne ho idea” rispose Raf con
dolcezza “Non sono stato tanto a cavillare con Giacinta. Lei era comunque
agitatissima e piuttosto sicura che ti sarebbe successo qualcosa di male.”
“Che stella” mugugnò Eva
imbronciata “Non poteva fare anche a me una telefonatina per avvertirmi?”
“A dire la verità no, non avrebbe
potuto” spiegò Raf paziente “Giacinta è l’Angelo coordinatore qui a Modena, e
non è autorizzata a diffondere notizie del genere. Soprattutto se non sa chi
gliele manda.”
“Non sa chi gliele manda?”
trasecolò Eva “Non mi dire che Giacinta ha delle talpe in casa di Cornelia!”
“Chi diavolo sono Giacinta e
Cornelia?” sbottò Lorella confusa.
In poche parole Gino glielo
spiegò e la faccia di Lorella tornò cinerea.
“Nodi ultraterreni” mormorò
incerta “Gerarchie infernali e celesti… uhm…”
L’occhio le cadde sulla sua
tisana, poi alzò lo sguardo supplichevole su Raf.
“Senti, mi sa che la malva non
funziona un granché in questi casi. Hai mica una grappa?”
“L’uso di alcolici non è
approvato nel Mondo Divino.” spiegò Raf con un sorriso di scuse mentre Gino,
sospirando, si tolse una fiaschetta argentata dalla tasca interna della giacca
e la porse a Lorella con un gesto impaziente.
“Toh” borbottò burbero “Non
affogarti, però, ok?”
Lorella annuì grata e
naturalmente rischiò di strozzarsi mandando giù un lungo sorso che però le
riportò il colore sulle guance.
“Pensi che sia stata Cornelia a
farti il servizio?” domandò poi Gino a Eva che aveva incrociato le braccia
cogitabonda.
“Ne dubito” rispose lei dopo una
breve meditazione “Se avesse voluto farmi fuori, l’avrebbe fatto quando mi ha
convocato da lei, nel suo covo. Ero sola e se mi avesse sguinzagliato dietro
quel pò pò di esercito che ci ha attaccati, non avrei avuto scampo.”
“Ma si sarebbe scoperta troppo”
puntualizzò Gino “Lo sai anche tu che nemmeno di Sotto sarebbero stati troppo
contenti di sapere che un Coordinatore stava tentando di far fuori un
Sanguemisto come te.”
“E poi che motivi avrebbe avuto
Cornelia di ucciderti?” aggiunse Raf “Ultimamente non lavoravi per lei?”
“Sì” rispose Eva imbronciata “Ma
ricordati chi e che cos’è Cornelia: la mano sul fuoco non ce la metto di
sicuro.”
“Però adesso che si fa?” domandò
Gino pragmatico “Insomma, mica possiamo far finta di niente e tornarcene belli
come il sole a casa!”
“Anche perché non ho più una
casa” puntualizzò Eva corrucciata “Merda secca… casa mia era l’unico posto dove
mi sentissi al sicuro…”
Raf immediatamente, si sporse
verso di lei, premuroso.
“Non preoccuparti, Eva. Finché ci
sono io non devi temere alcun male.”
Gino sbuffò sottovoce mentre
Lorella lanciava all’Arcangelo uno sguardo ispirato: si stava prontamente
riprendendo dallo shock e a Eva sembrò quasi di sentire il rumore di ingranaggi
del suo cervellino che elaborava improbabili romanticherie sul bellissimo ragazzo
biondo.
“Ok” tagliò corto bruscamente
prima che qualcuno si facesse troppe idee sbagliate “Direi che allora possiamo
andare subito.”
“Andare dove?” domandò Lorella,
allarmata.
“Da qualcuno che, a quanto pare
ne sa più di noi di questa storia” rispose Eva paziente alzandosi in piedi con
decisione “Da Giacinta.”
* * *
Il convento da dove Giacinta
arbitrava la lotta contro il male odorava sempre di incenso e sapone. Era un
profumo che Eva conosceva bene e che le ricordava invariabilmente la sua
difficile adolescenza, passata tra preghiere e insulti, attimi di estasi
mistica e crisi infernali. Orribile, eppure anche stranamente malinconico. La
suora all’ingresso, un Mezzo dall’aria particolarmente ebete, non prestò la
minima attenzione alla faccia incerottata di Gino né alla figura oscillante e
instabile di Lorella, ma scivolò incerta su Eva prima di fissarsi su Raf,
bloccandosi lì con un’esplosione di meraviglia.
“Cieli Beati!” strillò mollando
la presa sulla pesante porta di legno e piombando a terra in ginocchio davanti
all’Arcangelo.
Eva inarcò un sopracciglio mentre
Gino ghignava e Raf girava introno uno sguardo colpevole e imbarazzato.
“Salve, ehm…”
“Ed Egli Arrivò Sulla Terra In
Spoglie Mortali!” ululò la suora sollevando appena il naso da terra “Sia Lode a
Dio Nell’Alto Dei Cieli!”
“Sempre sia lodato” tagliò corto
Raf palesemente sulle spine “Senta, vorremmo poter…”
“Al Suo Seguito Le Masse
Insorsero Invocando Il Suo Nome!” lo ignorò la suora, in piena estasi mistica.
“Certamente, ehm” balbettò Raf in
seria difficoltà “Non è che noi…”
“Dio Ha Inviato Il Suo Segno!”
strillò la suora con una voce talmente acuta da spaccare i bicchieri.
“Eeee, quanto la fai lunga.”
grugnì Gino, la cui pazienza era proverbialmente pari alla capocchia di uno
spillo.
La suora sollevò il viso e
strabuzzò gli occhi scandalizzatissima.
“Eresia E Blasfemia!” sputò quasi
fuori e Gino sollevò esasperato gli occhi al cielo.
“Cocca, è solo un Arcangelo”
sbuffò senza fare una piega “E’ inutile farsi venire una sincope.”
“Siamo qui per parlare con Giacinta”
si intromise in fretta Eva prima che la suora iniziasse a scagliare anatemi
contro il suo eretico e corpulento compagno “Presto, prima che qualcuno si
accorga di noi.”
Lorella, con sorprendente
presenza di spirito, aggirò la suora semidistesa a terra e sgusciò dietro il
portone socchiuso, seguita a ruota da Eva e da Gino. La suora si alzò
affannosamente in piedi e li tallonò, affiancata da Raf che sembrava molto
sollevato di non essere più al centro dell’attenzione.
“Ehi, che fate?” strepitò la
suora rincorrendo Eva che si era subito diretta verso il chiostro.
“Dobbiamo parlare con Giacinta,
le ho detto.” rispose Eva con sottile impazienza senza rallentare la sua
marcia.
“Ma non potete!” pigolò la suora
già in affanno “Ci vuole un appuntamento…”
Eva le lanciò un curioso sguardo
storto.
“Due secondi fa sembravi decisa a
lasciarti sodomizzare per il nostro Arcangelo e adesso dici che ci vuole un
appuntamento?” buttò lì vagamente perfida “Deciditi, cocca.”
“Eva..!” la rimproverò Raf debolmente
alle sue spalle.
Gino ridacchiò quando vide la
suora farsi cianotica; la costernazione le rallentò il passo e quando il
gruppetto comparve davanti a Giacinta l’avevano distanziata di parecchie
lunghezze. Con uno sprint degno di un mezzofondista, però, la suora agguantò
Eva per un lembo dell’impermeabile e cercò di frenarla strattonando
l’indumento.
Giacinta era nel chiostro, come
giustamente Eva aveva pronosticato: dopotutto, era un Angelo e la cosa che le
dava più piacere di tutte era ammirare il cielo. Quella particolare mattina era
grigio e uggioso, ma era pur sempre meglio di un soffitto intonacato. Come
sentendoli arrivare, Giacinta rizzò la schiena e sollevò il viso dal libro di Salmi
che stava leggendo, ma non si alzò in piedi. Il suo aspetto esteriore era
quello di una donna quarantenne, dal viso cavallino e gli occhi azzurri slavati
come per aver preso troppo sole. Il velo grigio, la camicetta grigia, le calze
grigie, le scarpe grigie: seduta su quella panchina di pietra, sembrava una
nuvola gravida di pioggia anche lei.
“Giacinta” la salutò Eva ancora
in marcia verso di lei “Puoi gentilmente togliere di mezzo questa zecca
isterica che mi sta azzannando le caviglie? Dobbiamo parlare.”
Giacinta, naturalmente, non si
scandalizzò: sorrise mestamente a Raf, accennò un vago saluto condiscendente a
Lorella e Gino e si rivolse alla suora con aria da martire.
“Lasciateci soli, suor Bianca”
sospirò con una voce querula e stranamente spiacevole “Non c’è da temere nessun
male.”
Suor Bianca ubbidì, recitando
contro Eva un’Ave Maria come se fosse un insulto particolarmente virulento.
Rimasti soli, Raf si avvicinò a Giacinta, sfiorandole appena una manica: i due
sembrarono emettere brevemente un’intensa luce mentre i loro sguardi si
incontravano, così simili da sembrare gemelli. Eva non poté fare a meno di
provare una disgustosa fitta di gelosia: lei era Angelo solo per metà, quindi
non poteva condividere appieno la complicità celeste che quei due dimostravano.
Non che fosse niente di cui essere gelosi: semplicemente, Giacinta e Raffaele
condividevano la stessa essenza, per quanto l’idea che quella zitella
rinsecchita e quel bronzo di Riace fossero un tutt’uno lasciasse Eva parecchio
perplessa.
“Così, siete riusciti a
scamparla” gorgogliò Giacinta sorridendo sempre con quell’aria a metà tra il
dolente e l’esausto “Ne sono felice. Ho pregato tanto per le vostre vite.”
“Sì.” tagliò corto Eva, cercando
di non sembrare troppo brusca senza riuscirci.
“Voi siete Umani” constatò Giacinta
avvicinandosi a Lorella e Gino con fare materno “Sono davvero dispiaciuta per
voi. Immagino che Eva abbia fatto di tutto per tenervi fuori da questa faccenda
ma che purtroppo non ci sia riuscita…”
Lanciò un’occhiata dolce verso
Eva che sentì la rabbia ribollire sotto la superficie del suo sguardo
adamantino.
“E’ stato tutto così improvviso”
pigolò Lorella di nuovo sull’orlo delle lacrime “Eva mi aveva detto di andare a
casa, ma io… oh, è stato terribile!”
Raf, premuroso, la abbracciò di
nuovo ed Eva sospettò che Lorella cominciasse a provare un po’ troppo gusto nel
farsi consolare dal bel Arcangelo biondo. Il suo bel Arcangelo biondo,
per la precisione.
“Povera cara.” mormorò Giacinta
comprensiva, dirigendo incoraggiante il suo sguardo slavato su Gino come a
sollecitare la sua partecipazione.
“Personalmente non è stato così
male” sentenziò questi con un’incredibile faccia di pietra “Cioè, un clistere
di lava bollente che partiva dagli orifizi nasali sarebbe stato molto peggio,
no?”
Giacinta lo fissò allibita mentre
Raf tossicchiava per nascondere un improvviso scintillio di buonumore.
“Ho dovuto dire a Eva che eri
stata tu a richiedere il mio intervento” intervenne poi con ammirevole
diplomazia “So che non ne avevo il diritto…”
“Raffaele, via!” mormorò Giacinta
quasi imbarazzata “Hai fatto certamente la cosa più giusta. Dopotutto, Eva è un
Sanguemisto e con lei le regole non funzionano mai.”
Le sorrise di nuovo ed Eva si
chiese per l’ennesima volta come diavolo facesse quel ronzino malvestito a
farla sempre passare dalla parte del torto senza mai emettere un’accusa
formale.
“Ma vi prego, sedetevi” suggerì Giacinta
indicando la panchina su cui potevano stare a malapena due sederi rinsecchiti
come il suo: Lorella le si sedette accanto, sempre ben avvinghiata a Raf che fu
costretto a seguirla sulla panchina mentre lanciava uno sguardo colpevole verso
Eva. Lei e Gino, di tacito accordo, si sedettero sul prato umido come se niente
fosse, anche se l’ennesima muta scortesia di Giacinta buttò altra legna sul
fuoco già vivace dell’ira nascosta di Eva.
“Forse dovrei spiegarvi che…”
iniziò Giacinta, ma Eva, con somma soddisfazione, la interruppe bruscamente.
“Senti, carissima, non mi
interessa se hai infiltrato in casa di Cornelia una cimice o una talpa o uno
stormo di cormorani. Non voglio sapere come hai ottenuto le informazioni, ma
solo sapere chi vuole farmi fuori e perché.”
Giacinta rimase per un attimo
muta, con le labbra doverosamente strizzate come se avesse succhiato un limone.
Raf tratteneva il fiato, ma non
disse nulla, lo sguardo turchino puntato coraggiosamente su Eva.
“Non sono autorizzata a divulgare
certe informazioni” mormorò infine Giacinta lugubre “Ma… per te, Eva, farò
un’eccezione.”
Poi si alzò di scatto, come se
con quella frase avesse buttato giù l’asso di briscola.
Eva si guardò intorno ma non capì
se Giacinta si aspettava di sentirla esclamare “Regina Coeli!” o di vederla
mettersi in ginocchio sui chiodi; vedendo che anche gli altri, compreso Raf,
erano incerti sul da farsi, si astenne da entrambe le prospettive.
“Avanti, spara.” la incoraggiò
seccamente.
Giacinta annuì solennemente,
sempre con le spalle girate.
“La notizia arriva dal Nodo”
mormorò a voce bassa “Non so come, ma a quanto pare hai pestato i piedi a
qualche pezzo grosso, laggiù. Senza autorizzazione, ma con un bel po’ di mezzi
propri, cercherà di farti fuori a tutti i costi.”
“Senza autorizzazione?” trasecolò
Gino aggrottando i formidabili sopracciglioni “Impossibile. I Demoni non
possono nemmeno scoreggiare se non li autorizza un superiore.”
Giacinta annuì di nuovo, comprensiva.
“Esattamente. Ecco perché ho
intuito che il nuovo nemico di Eva dovesse essere un Demone molto altolocato.
Ho fatto qualche ricerca, supplicato e pregato molto… e infine, è saltato fuori
un nome.”
Tacque e nessuno osò la benché
minima contrazione facciale, tutti in apnea come a un corso di sub.
“Beh?” sbuffò infine Gino
impaziente “Ce lo dici ‘sto nome o lo dobbiamo indovinare unendo i puntini?”
Giacinta ebbe uno spasmo
inconsulto e si girò di scatto, gli occhi slavati accesi dall’emozione.
“Il tuo nemico, Eva, è Vlad.”
sentenziò infine quasi con velata soddisfazione.
* * *
Raf si irrigidì sul posto mentre
Gino ed Eva rimanevano apparentemente imperturbabili. Lorella si concesse uno
spaesato sguardo circolare.
“Chi è Vlad?” domandò con un filo
di voce.
“Non è Vlad” sentenziò Eva con
voce pacificamente sicura “Ti hanno rifilato una bufala, Giacinta.”
L’Angelo la fissò con sguardo
quasi compassionevole.
“Rifletti” mormorò querula “Chi
avrebbe mai la forza e la possibilità di scatenare una decina di Demoni in
pieno giorno e sotto gli occhi di chissà quanti mortali?”
“Nemmeno Cornelia potrebbe tanto”
mormorò Raf con tono piatto “Anzi, Cornelia non potrebbe nemmeno pensarlo senza
finire nei guai.”
“Ti dico che non può essere
Vlad.” continuò Eva pazientemente e Lorella pigolò di nuovo lamentosamente:
“Chi è Vlad?” rimanendo di nuovo completamente ignorata.
“Ascolta, Eva” incalzò Giacinta
suadente “Le mie fonti sono certe e tu sei in grave pericolo. Devi correre
immediatamente ai ripari e salvaguardare te e gli Umani che ti stanno intorno.
Prima che sia troppo tardi, devi aprire una Condanna. Solo tu lo puoi fare e
non hai altro modo di salvarti la vita.”
“Co… condanna?” borbottò Lorella
girando uno sguardo confuso su Raf che, paziente come al solito, le parlò
sottovoce.
“La vittima di un abuso
ultraterreno può richiedere al Comitato di Sorveglianza di aprire una Condanna
verso un sospettato… una specie di querela, per dirla in termini umani. Il
sospettato è obbligato a presentarsi davanti alla Corte del Comitato per
difendersi dalle accuse.”
“Non aprirò MAI una Condanna
verso Vlad” sentenziò Eva con incrollabile fiducia “Preferirei cent’anni di
matrimonio con il chihuahua di Paris Hilton piuttosto che rivederlo.”
“Mai dire mai, stellina mia”
sospirò Raf etereo “Proprio tu, dovresti saperlo…”
“Io non ne so un cazzo delle
vostre faccende ultraterrene” si intromise Gino salottiero “Ma Vlad che motivo
avrebbe di avercela con Eva? Se avesse voluto farla fuori, l’avrebbe fatto un
bel po’ di tempo fa, quando ce l’aveva sottomano.”
“Non avrebbe potuto” borbottò
Raf, ancora pallido e stranamente corrucciato “Eva era protetta dal Triumviro.
E lo è ancora: Vlad non può ucciderla direttamente.”
“Ma farla uccidere sì.” aggiunse Giacinta
convincente.
Eva sembrò finalmente un filino
alterata.
“Sentite, non mi va di ripetermi”
ringhiò sottovoce “Non è Vlad che vuole uccidermi e io non aprirò nessuna cazzo
di Condanna. Punto. Ora, visto che le cose stanno così, vediamo di capire chi e
perché ci vuole rifilare questa stronzata.”
“Eva…” sospirò Raf, rassegnato.
“Non c’è nessun altro dietro”
sospirò Giacinta implacabile “Nessuno… solo Vlad.”
“Io voglio sapere chi è questo
Vlad!” piagnucolò Lorella ma nessuno si prese la briga di rispondere: Eva si
alzò bruscamente in piedi e, sovrastando Giacinta di tutta la testa, la
sottopose all’implacabile disprezzo dei suoi occhi nero notte. Per un attimo
sembrò sul punto di prenderla a sberle, e sicuramente il desiderio di farlo
trasparì dai suoi occhi, ma alla fine si allontanò di un passo, come a voler
resistere alla tentazione.
“Le tue fonti non sono
aggiornate, Giacinta” disse semplicemente con somma alterigia “Vlad non può
volere la mia morte, e questo è quanto. So che le tue possibilità arrivano fino
a lì, e ti ringrazio per l’aiuto. Ma non ho intenzione di aprire una Condanna
verso un innocente.”
“Vlad un innocente!” mormorò Giacinta
allargando scandalizzata gli occhi “Questa è peggio di una bestemmia!”
Eva alzò le spalle, ficcandosi
noncurante le mani in tasca.
“Prendila come vuoi” borbottò
velenosa “Comunque, grazie per l’aiuto. Cioè, per il tentativo di aiuto. Sì,
insomma, hai capito, no?”
Giacinta pressò di nuovo le
labbra acidamente con occhi inquieti.
“Sai che non posso aiutarti se
non apri una Condanna.” quasi minacciò ed Eva ebbe un guizzò divertito nello
sguardo insondabile.
“Ti ringrazio per il pensiero”
rispose sorridendo magnanima “So che l’impossibilità di aiutarmi ti fa soffrire
orribilmente. Ma non ti preoccupare, credo che me la caverò anche senza l’aiuto
di un gregge di Mezzi Angeli armati del solo libro dei Salmi.”
La faccia di Giacinta diventò
rosa e gialla come quella di un mango maturo e Gino pensò bene di alzarsi in
piedi con zelo, seguito a ruota da Raf che ancora teneva appesa alla spalla
Lorella.
“Beh, signora Angelo, è stato un
piacere” tuonò l’Umano afferrando la mano inerte di Giacinta per pomparla su e
giù quasi disarticolandole l’arto “Tanti auguri e figli maschi! Ehm, no, cioè…
lo so che voi Angeli non fate sesso, quindi per forza niente figli… comunque,
non ti preoccupare, cocca, Eva è cazzuta e ha una pellaccia di ferro. Ci
seppellirà tutti e ballerà sulle nostre tombe, beh, te essendo un Angelo magari
non ti seppelliscono neanche… comunque, stammi manza! Io e Biancaneve siamo più
che sufficienti, e che cazzo! Ce la siamo cavata bene finora, no?”
“Gino.” lo interruppe Eva
sottovoce quando il colorito di Giacinta diventò cianotico e lui, bello come il
sole, mollò la mano dell’Angelo e si avviò fischiettando verso l’uscita.
Eva sogghignò gustandosi
l’espressione attonita di Giacinta, poi si girò verso Raf e lo guardò negli
occhi apertamente.
“Tu vieni con noi o hai bisogno
di una autorizzazione plenaria in carta da bollo?” domandò provocatoria, ma
sotto sotto c’era una vena di supplica che l’Arcangelo non poté fare a meno di
cogliere.
“Vengo con te” rispose sorridendo
radioso e allargando il cuore di chiunque avesse la fortuna di guardarlo in
quel momento “Ho giusto preso qualche giorno di ferie per l’occasione.”
Anche Lorella avrebbe fissato Raf
spaesata se non fosse rimasta abbagliata dalla visione di Eva che, per la prima
volta da che la conosceva, sorrideva con la luce negli occhi, esattamente come
sorridono gli Angeli.
NOTE DELL’AUTRICE:
Ogni tanto lo dico, per
ricordarvi chi c’è sotto a questo po’ po’ di storiellina, a parte la
sottoscritta: UN BACIONE E UN GRAZIE DI CUORE ALLA MIA AMMORA ADORATA, LA MIA BETA ROMINA!!!!!
Allora…? Avevate intuito che
mancava ancora qualche protagonista? A risentirvi presto, non mi abbandonate!!!
Moonwhisper: E finalmente rilasci una recensione!! *Balla il valzer
viennese… sai, l’età che incalza* Dolcezza!!! Sono davvero felice e sollevata
che questa storia, pur essendo decisamente atipica, riscuota abbastanza approvazione.
Credo però che il bello debba ancora venire, quindi tieni duro e sappimi dire
più avanti se avevo ragione o se sta povera storia si affloscia come un soufflé
malcotto. Per Raf, biondo bonazzo e pure Arcangelo… che ti devo dire, sono
perversa. Punto. Perdonami!!!
Killer: Sul ruolo di Lorella non mi esprimo: alla fine “spina
nel fianco” è forse quello che davvero ci azzecca di più!! Vista lunga, eh? Eva
ha un vero e proprio debole per il biondino. D’altronde, è lo specchio della
scrittrice e alla scrittrice piacciono parecchio i biondi, ormai lo sanno anche
i sassi!! Ma non solo, non solo… vedrai più avanti! Sai di chi sto parlando…?
Chamelion: Perché Gino non è un nome da gorilla? Da noi c’è un
Gino che fa ombra agli alberi, forse da lui ho preso l’ispirazione…Il mio Gino
lo volevo tipicamente italiano, proprio… nostrano, ecco il termine. Ti
ringrazio come sempre dei complimenti, il mondo di Eva è così saldamente e
chiaramente radicato nel mio cervello che a volte è difficile rendersi conto
che non esiste… ma davvero non esiste, poi?
Fante: Ma no che non sei esaurito: chi non delira di cibo e
donne seminude girando in tondo per la stanza e sbatacchiando le braccia a mò
di ali di quaglia? Almeno una volta nella vita l’abbiamo fatto tutti. L’importante
è non ripeterlo…Così ora starai sciando sulle bianche piste innevate, che
invidia!! Beccati tutta la nostra imperitura invidia, fortunello!!
Londonlilyt: Noooooo, dai!! La Celsi? Erri ha lasciato la Celsi? Non era quella sudafricana candeggiata dalla coscia lunga come la Modena Brennero? Organizza, organizza… mi piacciono i rossi… Però aspetta a sbavettare,
rischi di disidratarti ad andare alla fine!! Se non sbarchi a febbraio, quando?
Ho bisogno di una dose delle tue risate!!!!
Krisma: Fiorellino di loto!! Quando mai potrà mancare un
biondo da urlo nelle mie storie? Ma anche le perversioni più recondite evolvono
e tra un paio di capitoli capirai di cosa parlo… forse ho involontariamente
espresso una sottile preferenza, vero? Anche io preferisco i Demoni agli
Angeli. Sono meno…. Noiosi. J
MarzyPappy: Tesoro, aspetta… abbi pazienza, lo sai che zia Elfie
ha sempre in serbo qualche sorpresa ormonale!! Come se potessi fermarmi al
biondino lattemiele… com’è andato l’esame? Bene di sicuro, lo so! Un passo in
più verso la bella Verona, dove due famiglie di pari nobiltà… ma questa è un’altra
storia…
Levsky: Che bello, tessora, ormai sei diventata un
appuntamento fisso, una socia onoraria del club delle zie! Anche se dovresti come
minimo avere la maggiore età per questo…altrimenti entri nel club delle nipoti,
in pessima compagnia di MarzyPappy, Lauraroberta l’uomo e tante altre… dacci
qualche dato anagrafico, dai! In barba alla privacy!!
Cicha : Tesoro!!! Ma ciao! Siccome hai un marito che è quasi
un parente (noi emiliano siamo un tutt’uno col prosciutto, l’aceto balsamico e
la riva del Secchia…) quindi praticamente parenti!! Davvero non sapevi di aver
sposato un Mezzo? Azz… speriamo che almeno hai beccato un Lussurioso…. At the
next time, Darling!