È
ora di smettere di cercare la felicità nello stesso posto in
cui
l'hai persa
<<
Ciao Shouyo...>>
Si
sedette di scatto sentendo quella voce dall'altro capo del telefono.
"
Suga-san?!"
Una
risata conosciuta gli scaldò il cuore.
<<
Non sei cambiato...
non guardi mai il
numero prima di rispondere!>>
Shouyo
sorrise.
"
Suga-san , siete in Giappone?"
<<
Si, io e Daichi abbiamo deciso di passare una settimana qui a casa.>>
"
Wow! E' una cosa fantastica Suga-san!"
Un'altra
risata.
<<
Sono contento Shouyo...>>
Il
rosso aggrottò le sopracciglia confuso.
"Ah
si?"
Un
sospiro.
<<
L'ultima volta che ti ho visto , il sorriso che mi hai fatto era
piuttosto finto.>>
Rimase
in silenzio.
Il
cuore a mille e il respiro mancante.
Non si
doveva stupire così tanto: era di Suga-sa che si parlava.
A lui
non sfuggiva nulla.
<<
Senti Shouyo... stiamo organizzando una partitella di ritrovo con la
squadra. Inviteremo anche la Nekoma e la Fukurodani. Che ne dici di
partecipare? >>
Il
ragazzo ci pensò su un attimo.
Se
glielo avesse proposto qualche anno prima, durante il liceo, non
avrebbe avuto un minimo di esitazione.
Ora
era tutto un altro paio di maniche.
Una
partita avrebbe voluto dire rivedere Tobio e non sapeva se avrebbe
retto.
Eppure...
un partita!
Da
quanto non sentiva più il brivido d'eccitazione che gli
procuravano?
Anni.
<<
Shouyo … hai più giocato? >>
Un
sospiro.
“ Qualche
volta con Kenma. Ma in una squadra? No,non
più...”
<<
Oh... quindi con Tobio...>>
Emise
un verso di stizza.
“ No...
diciamo che preferiva raccontarmi nei particolari la sua storia con
il Grande Re invece di giocare.”
Silenzio.
<< Mi dispiace
Shouyo.>>
Non
si stupì di nuovo che sapesse cosa c'era sotto.
Prima
che partissero, Suga-san aveva dimostrato di essere l'unico ad aver
compreso che non
andava tutto bene.
Suga-san
era l'unico a cui aveva lasciato intravedere le sue lacrime.
Neppure
Kenma aveva avuto questo onore.
Solo
lui.
Sapeva
che Suga—san non avrebbe mai giudicato- non che Kenma
l'avesse mai
fatto... sarebbe stato paradossale visto la situazione simile in cui
si trovava- e che lo avrebbe confortato.
Era
come un fratello maggiore, comprensivo ed affettuoso che sapeva
sempre quello che doveva dire o fare.
Per
questo lo aveva sempre adorato.
“ Non
ti preoccupare … sapevo a che andavo incontro.”
Un
sospiro.
<<
Verrai? >>
Una
semplice domanda come si aspettava da lui.
Conoscendo
la sua situazione non cercava di convincerlo.
Prese
la sua decisione.
“ Si...
sarà divertente giocare di nuovo tutti
assieme.>>
****
“Ho
chiuso con te Kageyama... basta, trovati un altro migliore amico da
usare come psicologo.”
Quella frase continuava a rimbombargli
nella testa senza possibilità di farcela uscire.
Se
chiudeva gli occhi rivedeva l'espressione delusa ed esausta di
Shouyo, ma comunque determinata a farla finita.
SI
poteva davvero mettere un punto definitivo ad un'amicizia che durava
anni?
Lui
pareva averlo fatto.
E
la colpa era solamente sua.
Mi
hai usato.
Era
questo che aveva
letto tra le righe quando Hinata aveva chiuso i ponti con lui.
Non
voleva farlo.
Non
aveva mai voluto
questo, ma l'aveva fatto.
Come
poteva rimediare?
Era
passata una
settimana da quando aveva visto l'ultima volta e gli mancava
terribilmente .
Ricordò
una frase
fatta che spesso dicevano i film:
Ti
rendi conto di quanto é importante una persona, nel momento
in cui
la perdi del tutto.
Era
proprio quello che
gli stava accadendo.
Si
rigirò per
l'ennesima volte nel letto,cercando di trovare una posizione migliore
ma il letto gli pareva fatto di spine.
Sospirò
e si alzò
seduto. Si prese la testa tra le mani e scompigliò i capelli.
Guardò
l'orologio : le
cinque del mattino.
Avrebbe
sbattuto il
pugno sul letto dalla frustrazione se non fosse per il compagno che
ancora riposava al suo fianco.
Cercando
di fare il
minor rumore possibile si diresse in salone,chiudendosi la porta
della camera alle spalle.
Poggiò
la schiena al
muro lì accanto.
Non
poteva continuare
così.
Tooru
non ci sarebbe
cascato ancora nei suoi sorrisi falsi e negli sguardi sfuggenti.
Sentì
dei rumori
nell'altra stanza.
Il
cuore accelerò.
La
porta accanto a lui
si aprì cigolando.
L'amante
uscì con i
capelli stranamente perfetti. Come sempre.
Eppure
non aveva un
pettine sul comodino.
Un
mistero. Come lo era
quello sulle attrici che in ogni film avevano i capelli completamente
acconciati e il trucco rifatto.
“ Buongiorno Tobio.”
Il
tono era leggermente
ironico. Leggermente.
Il
moro non rispose,
sapendo che l'altro non se l'aspettava.
Si
staccò dal muro e
sprofondò nel divanetto del loro salone e sapeva che presto
il
compagno avrebbe preso posto accanto a lui.
Infatti
dopo un sospiro
Tooru lo seguì.
“ Allora... che
succede?”
Poggiò
la testa sullo
schienale ma non disse nulla.
“ Come sta
chibi-chan?”
Un
sussulto e Tobio si
irrigidì.
Centro.
“Tobio... sono
giorni che non dormi come si deve. Cosa ha fatto Chibi-chan?”
Il
moro rimase ancora
in silenzio per qualche secondo.
“ Ha chiuso i ponti
con me.”
Nessuno
sguardo
allucinato, ne esclamazioni di stupore.
Si
voltò verso Tooru
aspettandosi delle parole che non arrivarono.
Non
quelle che pensava
lui.
“ Mi chiedevo quanto
ancora sarebbe andato avanti.”
Kageyama
sgranò gli
occhi e Tooru gli sorrise compassionevole.
“ Sei così ingenuo
Tobio... troppo.”
Il
respiro era ancora
accelerato.
I
corpi caldi e sudati.
“Pensi andrà bene?”
La
voce di Shouyo gli
entrò nelle orecchie in un sussurro.
“ E' solo una
partita... non penso possa accadere qualcosa di peggio no?”
Silenzio.
“ Sei ancora sicuro
di voler partire con me ?”
Kenma
annuì senza
esitare e Shouyo sorrise.
Si
alzò dal letto e
prese il portatile.
Entrò
nel sito web
delle compagnie aeree e digitò data e destinazione.
Rimase
un attimo a
fissare lo schermo che gli chiedeva se voleva anche i biglietti del
ritorno.
Il
movimento online
andò bene e Shouyo si ridistese tra le lenzuola.
Kenma
gli si accoccolò
di nuovo sul petto.
“ Quanto ancora,
continuerà a fare male?”mormorò in un
lamento il più piccolo.
Non
era da Kenma usare
un tono del genere ma non poteva biasimarlo.
“ Non lo so.”
Ed
era vero.
Non
poteva dare
risposte a domande che anche lui si faceva ogni mattina. Ovviamente
il soffitto se le teneva per se e lui rimaneva a fissarlo per ore.
“ E' per questo che
me ne voglio andare .”
Kenma
sospirò.
Aveva
trovato in
qualche modo la sua risposta e forse era nel ragazzo accanto a lui.
“ Fai ancora in tempo
a modificare i biglietti?”
Hinata
si alzò sulle
braccia e lo fissò allarmato.
Kenma
gli sorrise e lo
baciò.
******
Il
giorno tanto atteso,
in bene o in male, arrivò.
L'ansia
di Hinata
iniziava a crescere.
Non
era più così
sicuro di aver fatto bene ad accettare.
Tremante,
si sistemò
la camicia ma più volte mancò l'asola, fino a
quando due mani non
fermarono le sue.
Alzò
lo sguardo
trovandosi davanti due occhi inespressivi.
“ Ti stai agitando
troppo, Shouyo.”
Quello
alzò un
sopracciglio “ Kenma, la tua maglietta è al
contrario.”
Dopo
essersi assicurati
che tutti i vestiti fossero al loro posto, presero l'autobus per
dirigersi al campo dove avevano predisposto l'incontro.
Scesi
entrambi, presero
un bel respiro, preparandosi mentalmente.
“ Shouyo!”
Quel
richiamo li fece
voltare ed in lontananza videro due teste conosciute : Sugawara-san e
Daichi-san stavano venendo loro incontro con un bel sorriso, che il
rosso non esitò ad ricambiare e perfino Kenma ne
accennò uno a
labbra stirate.
“ Daichi-san,
Suga-san!”
Saltò
loro tra le
braccia ed i due risero riuscendo a rimanere a malapena sulle loro
gambe.
“Piano Shouyo!”
Lo
rimisero a terra
come se fosse un bambino e gli diedero delle pacche affettuose.
“ Forza, gli altri
sono già arrivati!”
La
frase di Daichi-san
gelò entrambi di nuovo e il moro ricevette una bella
gomitata tra le
costole che gli spezzò il fiato.
“Scusate , scusate!”
Un
sorriso tirato da
parte di entrambi fu la loro risposta.
Si
diressero tutti
verso il campo come già detto lo trovarono già
pieno di tutti i
giocatori, compresi quelli insperati.
Furono
accolti tutti e
quattro con sorrisi e pacche sulle spalle.
Prima
di iniziare
scambiarono quattro chiacchiere su come avevano passato quegli anni
in cui non si erano visti.
Dopo
mezz'ora decisero
di iniziare ma ci fu un imprevisto.
“ Mi hanno chiamato
Bokuto-san e Keiji-san e si scusano ma non possono venire oggi.
Quindi a noi mancano dei giocatori.”
Ci
pensarono un po' su
e Hinata, cercando abilmente di evitare le occhiate insistenti di
Kageyama e quelle troppo attente di Suga-san, ne lanciò una
a Kenma
che la ricambiò annuendo.
Entrambe
le loro
squadre avevano giocatori in abbondanza.
Fecero
un passo avanti
e il silenzio calò nel campo.
“ Io e Kenma sappiamo
intenderci bene.”
Kageyama
e Kuroo
rimasero impietriti.
Non
si aspettavano quel
comportamento.
Proprio
no.
Un
tempo quei due
avrebbero fatto di tutto pur di portare la squadra alla vittoria.
Ora
invece...
Hinata
lanciò uno
sguardo di scuse a Sugawara-san ma quello gli sorrise ed
annuì.
Tobio
si sforzò di non
guardarlo neppure e quando con la coda dell'occhio lo vide
intenzionato a parlargli, prese per un braccio Kenma e lo
trascinò
verso gli altri della Fukurodani.
Esattamente
come
avevano detto, lui e Kenma riuscirono ad intendersela bene
realizzando molti punti.
Anche
le loro squadre
d'origine non se la cavarono male e la Fukurodani vinse con uno
scarto minimo.
Alla
fine decisero di
recarsi tutti in un bar di conoscenza di quelli della Nekoma, per
prendersi un drink e Shouyo e Kenma non si separarono un attimo.
Avevano
deciso di
adottare quella strategia a casa del primo per non avere problemi e
la cosa non parve piacere a nessuno dei due
“causa
problemi”.
Si
sentivano esclusi,
proprio come volevano i due ragazzi per non soffrire ulteriormente.
La
serata passò
relativamente bene ed in fretta.
Alle
dieci decisero di
lasciarsi in quanto molti di loro avrebbero dovuto prendere il treno
per tornare a casa.
Quando
ormai quelli
della Fukurodani si erano defilati e anche molti della Nekoma
–
tutti tranne Kuroo in realtà - Sugawara-san raccolse da
terra due
fogli della forma di biglietti aerei.
Senza
pensarci lesse i
nomi e s'impietrì.
Prese
per un braccio
Hinata e gli tese i biglietti.
“ Oh grazie
Suga-san!”
Il
ragazzo lo fissò
preoccupato “ Shouyo … vuoi andare in
Inghilterra?”
Il
rosso arrossì e
lanciò uno sguardo ansioso prima a Kageyama che si era
gelato e poi
a Kuroo ancora del tutto indifferente.
“ Si … raggiungerò
mia madre per le vacanze.”
Detto
questo prese un
bel respiro e consegnò uno dei fogli a Kenma che lo prese
inespressivo.
“ Mi ero dimenticato
di darteli a casa. Partiamo tra due settimane.”
Il
ragazzo annuì e
dopo aver salutato tutti presero l'autobus per tornare a casa.
Che
fosse sua o di
Kenma, ormai non aveva più molta differenza visto la
quantità
enorme di tempo che passavano assieme. Natsu ormai si era
così
abituata alla presenza di Kenma a casa loro, che a priori la mattina,
preparava la colazione anche per lui.
Solo
quando non li
videro più, Suga-san parve riscuotersi dal suo torpore e
fece lo
stesso con gli altri mormorando “Biglietto di
andata...”
Tutti
si girarono verso di lui, Kuroo compreso. “ Come Kōshi?”
Prese
un bel respiro
prima di rispondere “ Su entrambi i fogli c'era scritto solo
andata...”
Il
silenzio scioccato
fu ciò che seguì le sue parole.
******
Non
si era mai fatto
molti problemi trovarsi una donna con cui finire a letto, Tetsurou
Kuroo.
Era
un passatempo con
cui gli piaceva trastullarsi, durante i giorni in cui la noia
raggiungeva livelli troppo alti per essere quantificati.
Ci
riusciva anche
perfettamente bene, visto il fascino da bel tenebroso che la sua sola
presenza emanava, attirando le sfortunate donzelle tra le sue braccia
con un battito di ciglia.
Quella
sera però,
nessuna attirava la sua attenzione e la voglia di soddisfarsi era
sotto le scarpe nonostante il suo corpo lo pretendesse.
Si
guardava attorno, le
ragazze gli passavano accanto al bancone ammiccando maliziose ma lui
non reagiva.
La
testa era da un
altra parte.
Lo
era dalla sera
prima.
Quella
mattina l'aveva
passata steso sul divano con i pensieri ingarbugliati e i sentimenti
sottosopra.
Le
parole del senpai
della Karasuno continuavano a tormentarlo.
Il
solo pensiero che
Kenma avesse deciso di trasferirsi con Hinata in Inghilterra gli era
insopportabile.
Da
quanto tempo si
conoscevano?
Non
lo ricordava
neppure più.
Tanto
comunque.
Quanti
anni aveva?
Forse
così era più
facile.
Sei
anni, si.
“
Tetsurou!
Andiamo a
salutare i vicini!”
Il
bambino sbuffò infastidito dall'insistenza della madre.
“
Mamma
non mi va.”
Non
poté fare nulla per convincerla a lasciarlo a casa.
“ Ho
saputo che anche loro hanno un bambino e non sarebbe carino
escluderlo così...”
Si
ritrovò davanti alla porta della casa affianco alla loro,
ancorato
alle gambe della madre, intimidito dalla figura imponente che avrebbe
aperto.
Si
rilassò leggermente quando si ritrovò davanti ad
un bambino paffuta
che li fissò senza particolare sorpresa.
Sua
madre si abbassò all'altezza dei suoi occhi e sorrise con
tenerezza.
“
Ciao
piccolo. Siamo i
vicini e volevamo conoscervi. I tuoi genitori sono in casa?”
Il
bambino la fissò un attimo e poi entrò in casa.
“
Mamma
ci sono i vicini “
sentirono dirgli.
Dei
passi veloci ed una bella signora venne ad accoglierli.
Li
fece sedere in salone e d'istinto Tetsurou si voltò alla
ricerca del
bambino che era venuto ad aprire.
“
Kenma
é in camera sua.
Perché non gli porti dei biscotti e fate amicizia?”
Si
ritrovò davanti alla porta del bambino senza accorgersene.
Bussò
più volte prima che gli venisse ad aprire.
Lo
fece entrare senza neppure guardarlo e tornò a dedicare
attenzione
al suo videogioco.
Passarono
i minuti in silenzio, ma non gli diede particolarmente fastidio.
Non
era un amante del chiasso in ogni caso.
Si
guardò attorno cercando di capire qualcosa del nuovo vicino
ma non
c'era molto da vedere.
La
stanza era piuttosto spoglia per un bambino della sua età.
Nessun
poster o oggetto personale, che non fossero libri e videogiochi.
Si
alzò avvicinandosi alla libreria.
Nulla
di fatto.
Nessun
genere in particolare, nulla di nulla.
Alla
fine tornò deluso al suo posto e si concentrò su
Kenma davanti a
lui.
Era
piccolo.
Anche
per i suoi cinque anni.
I
capelli di uno strano color meshato. Era naturale?
Era
un po' improbabile che i genitori gli tingessero i capelli.
Gli
occhi erano allungati.
Un
gatto.
Fu
la prima immagine che gli venne in mente. Poi il bambino si
strofinò
un occhio e la seconda fu:
Un
gatto annoiato.
Sorrise
e decise finalmente di avvicinarsi.
“ E'
divertente?”
Kenma
alzò lo sguardo scuro su di lui, una leggera nota di
curiosità.
“
Insomma...
normale.”
Non
gli piacque particolarmente quella risposta ma aveva capito che poche
cose riuscivano ad entusiasmare quel bambino.
Sorrise.
Era
il suo vicino e si doveva prendere cura di lui.
Lo
prese per mano e senza ascoltare le sue proteste, uscì dalla
stanza
di corsa.
Non
gli permise di impuntarsi sulle scale e se lo trascinò via.
Prima
di uscire urlò “Mamma,signora io e Kenma andiamo
al parco a
giocare!”
Arrivati
al luogo si fermò e lo vide accasciarsi a terra.
Si
avvicinò preoccupato ma il bambino non gli permise di
aiutarlo.
“
Come
ti chiami?”
Gli
occhi inespressivi parvero fulminarlo.
“
Tetsurou
Kuroo.”
Kenma
prese un bel respiro e si alzò in piedi.
“ Ti
odio.”
Si,
in effetti il loro
primo approccio non fu dei migliori.
Da
quel giorno Kenma
iniziò ad evitarlo come la peste e ci riusciva abbastanza
bene,
nonostante i suoi sforzi.
L'anno
dopo Kenma entrò
nella sua stessa scuola elementare.
Ricordava
come era
successo.
Una
rissa.
Da
quando era entrato
nella sua scuola Kuroo lo aveva osservato assiduamente, proprio come
gli aveva chiesto la madre di Kenma.
“ Tetsurou,
mio
figlio non è bravo a socializzar con le persone e potrebbe
essere
frainteso. Per favore bada a lui a scuola.”
O
qualcosa del genere.
“Fosse
facile signora
…” mormorò al vento ed un suo amico
lì vicino che lo sentì lo
fissò confuso.
“ Cosa
non é facile?”
Scosse
la testa e tornò
a fissare il punto dove prima aveva visto Kenma.
Non
gli piacque quello
che vide: dei bambini più grandi lo stavano spingendo dietro
la
palestra e lui se ne stava tra loro con il volto inespressivo.
Una
vena prese a pulsare
sulla tempia.
“ Quell'idiota!”esclamò
prima di affrettarsi a seguirli.
Arrivò
appena dopo il
secondo pugno.
Rischiò
anche di
prendersi il secondo quando si mise di fronte al bambino caduto a
terra dolorante.
Fortunatamente
l'altro
bambino lo riconobbe e fermò il colpo appena in tempo.
“ Kuroo-san?”
Lo
guardò male.
“ Che
state facendo?”
Quelli
sorrisero.
“ Gli
diamo una lezione
! Non ha fatto quello che volevamo.”
Già.
C'erano i gruppi
che dominavano la scuola anche alle elementari e Kuroo era uno di
quelli più temuti.
“ E
non ti sei accorto
che lui fa parte dl mio gruppo? Mi state sfidando per caso?”
Quelli
sbiancarono e
scapparono via.
Dietro
di se sentì un
rumore e si voltò “ Da quando farei parte del tuo
gruppo Kuroo?”
Tetsurou
sorrise “ Da
ora.”
Kenma
si scosse un po' di
polvere e tolse il rivolo di sangue dalla bocca.
“ Non
mi piace fare
fatica, dovresti saperlo.”
“Non
ho mai detto che
dovrai farla.”
Kuroo
gli si avvicinò e
gli passò un braccio attorno alle spalle trascinandoselo
all'interno
della scuola.
“ Ora
non mi ti
scollerò di dosso, lo sai?”
Kenma
alzò gli occhi al
cielo “ Dovrò parlare con mia madre per
questo.”
Rise.
Da
quel giorno aveva
mantenuto la promessa ed erano stati inseparabili.
Lui
gli guardava le
spalle e Kenma continuava a vivere tranquillo la sua vita.
Sorrise
perché gli era
sempre andato bene così.
Hinata
Shouyo aveva
iniziato l'amico al cambiamento.
Dal
suo arrivo, Kenma
aveva iniziato ad interessarsi al resto del mondo .
Il
mondo di Hinata.
La
pallavolo quando la
giocava Shouyo lo entusiasmava quanto l'inizio di un nuovo gioco.
Quando
li aveva visti
assieme alla partita della settimana prima aveva visto il suo
fallimento.
Hinata
era riuscito in
ciò in cui lui aveva toppato in tutti quegli anni.
Inoltre
non era
riuscito a comprenderlo.
Non
era riuscito a
tenerselo vicino ed ora lo stava perdendo in definitiva.
Inghilterra.
Quanto
era lontana dal
Giappone?
Domanda
idiota.
Tanto,
bastava come risposta.
Lo
avrebbe perso
davvero?
Davvero...
“ Hei tesoro, che ne
dici di divertirci un po' invece di rimanere qui tutto solo?”
Si
voltò verso la
donna che lo carezzava sulle spalle.
Era
bella, niente da
ridire.
Corpo
da favola e gambe
da urlo e non ci avrebbe pensato due volte un altro giorno.
Non
quella sera.
“ Mi dispiace ma sto
andando via” le disse mentre pagava il suo drink.
Quella
non demorse
“Potremmo andarcene via assieme che ne pensi?”
Kuroo
le sorrise. Uno
normale senza la solita vena maliziosa “ Non
stasera.”
Uscì
dal locale e
l'aria gelida della sera gli schiaffeggiò il viso.
Diamine
presto sarebbe
arrivato Agosto e ancora faceva diciannove gradi la sera!
Le
sue gambe andarono
da sole, la testa da un altra parte.
Si
ritrovò davanti ad
un palazzo conosciuto e la decisione era già presa.
Suonò
il campanello
con su scritto Kozume
Kenma
e aspettò.
******
Un'altra
settimana
quasi in bianco, dopo la notizia della partenza imminente e quasi
sicuramente permanente di Hinata.
Alla
fine, dopo essersi
svegliato per troppi giorni alle cinque di mattina, aveva deciso di
andare a farsi un giro quella sera, perché tanto Tobio non
riusciva
ad essere di compagnia.
Ricordò
del nuovo
centro commerciale all'interno del distretto commerciale e decise di
dargli un occhiata.
Quanto
sarebbe durato?
Dopo
la partenza del
Chibi-chan Tobio sarebbe tornato quello di sempre o sarebbe tutto
peggiorato?
Non
riusciva a darsi
una risposta così si mise a guardare i capi davanti a lui.
“Oikawa-san?”
Riconobbe
quella voce e
si voltò.
Cos'era,
uno scherzo?
“ Chibi-chan?”
Gli
occhi marroni
sgranati, i capelli ramati sparati in ogni dove la bocca leggermente
spalancata.
Non
c'erano dubbi.
Lo
vide chiudere la
bocca che si trasformò in una smorfia.
Sorrise
Tooru.
Non
un sorriso sincero
ovviamente. Uno amaro e leggermente mesto.
Gli
pareva di
perseguitarlo, Shou-chan.
Più
cercava un modo di
non farlo soffrire più di quanto già facesse con
la sua sola
presenza accanto a Tobio e meno ci riusciva.
“ Chibi-chan...
prendiamo un caffè assieme vuoi?” lo
pregò Oikawa, vedendo che
l'altro non desiderava altro che essere a mille miglia lontano da
lì.
In
quegli anni ha
pensato molto a lui. A come stesse ma soprattutto a come facesse a
sopportare il dolore di vedere la persona che amava al fianco di
qualcun altro.
Di
restarci suo amico
addirittura.
“ Io devo
andare”bisbigliò Shouyo. Non avrebbe saputo
veramente cosa dire.
Cosa fare.
Non
era mai stato
portato alla rissa. Se fosse stato Tanaka-san gli avrebbe tirato un
pugno in viso.
Asahi-san
lo avrebbe
annichilito con lo sguardo. Noya-san... Noya-san era imprevedibile.
Tsukishima
lui avrebbe
detto parole taglienti per poi uscirne in grande stile come sempre.
Daichi-san
e
Sugawara-san forse gli avrebbero fatto un discorsetto o cose del
genere.
Ma
lui non era mai
stato così. Ne lo sarebbe mai stato. E neppure voleva
esserlo.
“ Devo
andare...”mormorò facendo un passo indietro.
“ Per favore...” lo
invitò Tooru agganciando lo sguardo al suo e dopo pochi
minuti si
ritrovarono tutti e due alla caffetteria del centro commerciale.
Ordinarono
da bere e
Shouyo si mosse agitato sul posto.
Alle
sue gambe una
grande busta contenente un trolley e altri oggetti che sarebbero
stati utili per il viaggio.
Oikawa-san
iniziò a
parlare solo quando le loro ordinazione furono poggiate sui tavoli.
“Come stai?”gli
chiede Tooru interessato sinceramente.
Lo
era sempre stato di
Chibi-chan.
Dal
giorno in cui lo
aveva incontrato a quello in cui lo aveva visto distrutto alla
finestra di casa di Tobio. Anni prima.
-Male-
avrebbe
voluto rispondergli Shouyo. Forse ci avrebbe aggiunto anche un
– a
causa tua- ma sarebbe stata una bugia. E a lui non piaceva
dire
bugie. Odiava farlo.
Alzò
le spalle e disse
“ Non penso che tu voglia davvero saperlo.”
Alzò
un sopracciglio
Oikawa e stava per ribattere quando il ragazzo sorrise “
Piuttosto
penso che tu cerchi di trovare il modo di poter dormire di notte
almeno un paio d'ore prima che Tobio decida di svegliarsi...”
Stavolta
Oikawa Tooru
poteva dire di essere sinceramente interdetto.
Sorrise
Shouyo e
abbassò lo sguardo “ Conosco i miei pazienti
Oikawa-san” Quasi
scoppiò in una risata per il modo in cui si era chiamato
“ Ma
soprattutto conosco Tobio e so perfettamente che quando tiene a
qualcosa o a qualcuno e questo gli viene portata via … resta
sveglio tutta la notte in modo che il giorno seguente possa risultare
agli altri più lucido. Ovviamente sbaglia ma é
impossibile
cambiare una persona dalle radici.”
Oikawa
annuì.
Rimasero
in silenzio a
sorseggiare le loro bevande.
Non
avrebbe dovuto
stupirsi così tanto per come il ragazzo lo stava affrontando
a viso
aperto.
Era
da lui.
Non
si era mai nascosto
dietro un dito per le cose importanti il Chibi-chan.
Non
lo aveva fatto
neppure nelle partite.
Lo
ammirava .
Quanto
coraggio ci
vuole ad amare una persona che ama qualcun altro?
Cosa
ci spinge a non
odiarlo?
“ Quanto mi odi
Chibi-chan?”domandò scherzoso ma serio allo stesso
tempo.
“ Non ti odio.”
Per
la terza volta in
pochi minuti, Tooru si ritrovò senza parole. Cosa rara.
“ Dovresti.”
Shouyo
rise amaramente “ E che ci guadagnerei ad odiarti,
Oikawa-san?
Tobio inizierebbe ad amarmi per caso?”
Oikawa
dovette
ammettere che aveva ragione da vendere.
“ No. Almeno non per
questo.”
Shouyo
prese la sua
busta e lo fissò un attimo prima di andarsene.
“ Per questo non ti
odio. Dormi sogni tranquilli Oikawa-san.”
******
Aeroporto.
Due
giorni dopo.
Era
arrivato il
momento.
Stavano
partendo sul
serio .
Kenma
lo fissò
esitante e Shouyo cercò di sorridergli.
Il
passo che stavano
facendo era enorme ma importantissimo per la loro vita.
“ Fa paura...”mormorò
il compagno.
Shouyo
lo fissò
aspettando il resto.
“Il futuro ignoto
intendo.”
Il
ragazzo sorrise
amaramente “ Il futuro ci fa paura solo perché il
passato ha già
fatto abbastanza male. Ti fa paura pensare in un futuro che potrebbe
farti anche peggio. Eppure non possiamo avere un domani migliore se
continuiamo a pensare a ieri non pensi?”
L'amico
annuì e
sorrise a Natsu accanto a lui che gli aveva preso la mano .
Erano
diventati molto
uniti quei due nel tempo in cui Kenma aveva praticamente vissuto da
loro.
“ Shouyo?”
Si
gelò.
Non
pensava che sarebbe
venuto all'aeroporto.
Si
voltò lentamente e
di nuovo lo sguardo naturalmente truce e la capigliatura scura non
lasciò scanso ad equivoci su chi fosse.
“ Kageyama...” si
meglio iniziare a prendere le distanze dovute.
“ Te ne vai sul
serio.”
Sorrise.
Sempre
diretto .
“ Si.”
Non
rispose subito
Tobio. Rimuginò un po' sopra a quello che voleva dire.
Tipico di
lui.
“ Non voglio.”
Il
ragazzo alzò un
sopracciglio mentre vedeva allontanarsi leggermente Kenma e Natsu per
lasciarli un po' soli.
“ Non é mai stata
una scelta che potevi prendere tu.”
Stavolta
lo fissò
negli occhi quando gli parlò “ Ti voglio
bene.”
Fece
talmente male che
dovette chiudere gli occhi per non piangere. Si era ripromesso che
non lo avrebbe più fatto e stavolta aveva due giorni di
viaggio
prima di potersi rintanare in una camera.
Prese
un bel respiro e
rispose a fatica esternando finalmente quello che per troppo tempo si
era tenuto dentro “ Ed io ti amo. Bel casino eh?”
Kageyama
rimase
impietrito ed in quel momento Shouyo ricordò la reazione di
Tetsuro
che gli aveva raccontato Kenma.
Probabilmente
era
qualcosa di molto simile a questa.
La
chiamata del loro
volo riscosse Tobio dallo stato di trance in cui era caduto e solo in
quel momento l'altro decise di parlare di nuovo.
“ Devo andarmene per
sopravviverti Tobio. Non posso più restare qui. Non
più. Vai avanti
con la tua vita, questa è l'unica cosa che ti chiedo dopo
tanti anni
di amicizia. L'unica.”
Gli
voltò le spalle e
raggiunse Kenma e Natsu al gate.
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