CAPITOLO NONO
L'incontro delle due sorelle
Olaf
guidò la piccola compagnia attraverso i sentieri che
conducevano alla montagna del nord, luogo in cui dimorava -a detta di
lui- la regina in esilio.
Vicino alla pendice, i quattro dovettero attraversare una breve
strettoia disseminata di stalagmiti appuntite. Il passaggio era
abbastanza largo da permettere il transito senza eccessivo pericolo, ma
Anna, per sicurezza, preferì sciogliere buona parte delle
pericolose sporgenze con una serie di fiammate intense e mirate.
«Più ti vedo all’opera e più
riesci a stupirmi, sei davvero bravissima» si
complimentò Kristoff, memore della perfezione del ponte di
cristallo.
«Grazie» gli rispose con un sorriso la rossa,
arrossendo leggermente per il complimento. Era la prima volta che la
elogiava per l’abilità con cui adoperava i poteri
e si sentì lusingata.
«Cos’hai intenzione di fare quando raggiungeremo
tua sorella?» le domandò subito dopo, spegnendo il
rossore della ragazza. Questa, ricordando l’obbiettivo del
loro viaggio, tornò seria e risoluta, velocizzando al
contempo il passo.
«Ho intenzione di parlarle e di dirle tutta la
verità» gli rispose con molta sicurezza e
determinazione.
«Coloro che si rifugiano in montagna di solito vogliono stare
da soli» affermò allora il biondo che, seppur con
rammarico, evitò mezze misure al fine di metterla di fronte
alla realtà dei fatti.
Anna comprese il suo intento, ma non aveva alcuna intenzione di
desistere:
«Nessuno vuole stare da solo. Elsa è fuggita
perché non vedeva altra soluzione. Fidati, io so bene cosa
sta provando e l’aiuterò a superare questa
crisi»
«Non hai paura di lei?»
Anna si fermò di colpo, si voltò indietro e lo
guardò dritto negli occhi, il viso contratto in una maschera
di inorridito stupore.
«Non fraintendermi» continuò il
montanaro «ieri notte non ho mentito quando ho detto che i
vostri poteri sono un dono bellissimo, ma non per questo posso ignorare
i fatti. Sebbene abbia le migliori intenzioni, Elsa non è in
grado di contenersi e, alla minima emozione, potrebbe perdere
nuovamente il controllo» l’espressione facciale
mutò da seria a preoccupata mentre riduceva la distanza tra
loro «Anna... ciò che cerco di dirti è
che sono preoccupato per te. Non voglio che ti metta in
pericolo»
Le sue ultime parole sbigottirono la principessa ancora di
più.
“Davvero tiene così tanto a me?” si
domandò, mentre l’orrore spariva dal volto per
fare spazio a una sincera commozione.
«Non preoccuparti» rispose, regalandogli un sorriso
dolcissimo «so badare a me stessa. E poi mia sorella non mi
farebbe mai del male»
I due ragazzi si scrutarono intensamente per interminabili secondi.
Il montanaro fu nuovamente assalito dal fortissimo impulso di esternare
i propri sentimenti. La principessa, dal suo canto, percepiva una
stranissima sensazione di déjà-vu.
«Sì, scommetto che è la persona
più carina, gentile e affettuosa del mondo» la
voce squillante di Olaf spezzò lo scambio di sguardi,
attirando l’attenzione su di sé. Mentre
pronunciava tale frase, però, non fece caso alla direzione
presa e finì per essere trapassato da una delle poche
stalattiti sopravvissute alle fiamme. Risultato? La testa e il busto
rimasero incastrati nel ghiaccio, mentre la metà inferiore
proseguiva nel cammino come se niente fosse.
«Oh guarda, mi sono stalactittato»
Kristoff e Anna risero di gusto e dimenticarono l’intimo
contatto visivo di poco prima.
Nel borgo di Arendelle la situazione non era delle migliori.
I sudditi del piccolo regno lottavano contro il freddo come meglio
potevano ma, col passare delle ore, la temperatura diminuiva sempre di
più e, con essa, la speranza di riveder tornare
l’estate. Hans, nel frattempo, era sceso in piazza per
aiutare i soldati a distribuire tra il popolo quanti più
beni di prima necessità:
«Una coperta, a chi serve una coperta?»
Una signora di mezza età si avvicinò al principe,
accettando molto volentieri il prezioso dono.
«Arendelle è in debito verso di voi, vostra
altezza» lo ringraziò, per poi tornare
all’interno della propria abitazione.
«Il castello è aperto! C'è zuppa e
glögg caldo nel grande salone» annunciò
il principe, scandendo bene ogni sillaba per poter essere
più facilmente compreso dai presenti.
Hans consegnò le coperte che teneva in mano a una guardia
lì vicina e si avviò verso il castello per
coordinare la distribuzione dei viveri, ma il duca di Weselton
apparì d’improvviso alle sue spalle e lo trattenne
sul posto:
«Principe Hans! Dovremo restare tutti qui a gelare mentre
regalare tutti i beni commerciabili di Arendelle?»
Hans roteò gli occhi, visibilmente spazientito. Trattenne
ogni emozione negativa e, sfoggiando tutta la sua abilità
diplomatica, rivolse al duca un espressione neutra e apparentemente
pacifica:
«La principessa Anna ha dato ordini-»
«E c'è anche un altra cosa!» lo
interruppe bruscamente il duca «Non avete pensato che la
vostra principessa possa cospirare con la strega per distruggerci
tutti!?» strillò ai quattro venti, suscitando le
ire del principe. Non gli importava che avesse appena insultato Anna
ma, accusandola pubblicamente di cospirare contro il reame, aveva
minato la sua autorità in quanto reggente di Arendelle... e
ciò non poteva assolutamente tollerarlo.
«Non osate dubitare della principessa! Ha lasciato ME in
carica, ed io non esiterò a difendere Arendelle dal
tradimento!»
«Eh? Tradimento?»
Prima che l’alterco potesse degenerare, uno stallone bianco
irruppe nella piazza tra lo stupore generale: era il cavallo con cui la
principessa Anna era partita due giorni prima alla ricerca della
sorella. Esso nitriva e scalciava in preda al panico, ed Hans dovette
intervenire di persona per domarlo. Non appena lo ebbe calmato, il
principe diede una rapida occhiata alla montagna del nord, velando con
lo sconforto la profonda rabbia che gli ribolliva in corpo:
“Stupida mocciosa, l’avevo avvertita di non partire
da sola! Se muore, posso dire addio al mio piano di conquista del
trono”
«La principessa Anna è in pericolo!» si
rivolse a tutti i sudditi presenti in piazza «Servono
volontari che vengano con me e che mi aiutino a trovarla»
«Io offro due volontari, milord»
Il duca di Weselton non perse tempo e propose come volontari i soldati
alle sue dipendenze. Hans, sebbene nutrisse ancora rancore per la
precedente mancanza di rispetto, ritenne di avere bisogno di
più uomini possibili e accettò volentieri l’aiuto offertogli, ponendo così fine al loro
contrasto.
«Siate pronti a tutto. E
se doveste incontrare la regina, dovrete porre fine a questo inverno,
mi sono spiegato?» sussurrò il
nobile, prima che i due si unissero alla piccola spedizione appena
formatasi. Quest’ultimi risposero con un cenno del capo,
lasciando intendere di aver compreso perfettamente gli ordini del duca.
«E ora?»
Anna e Kristoff si fermarono di fronte a un enorme parete rocciosa, il
fianco della cima della montagna. La loro meta era lassù...
e non avevano la minima idea di come raggiungerla. Il montanaro
sembrò rifletterci su, finché non tirò
fuori dalla sacca una fune di corde attorcigliate:
«È troppo ripido. Io ho solo una fune e-»
«Mi è venuta una splendida idea!
Costruirò una scala di cristallo che arrivi fino in
cima!»
Anna emise un gridolino dall’emozione. Il ragazzo, invece,
strabuzzò gli occhi e la fermò trattenendola per
i fianchi:
«Aspetta! Non hai pensato che potresti provocare una
frana?» la rossa inarcò un sopracciglio
«Niente poteri. Se va scalato, va fatto alla vecchia maniera,
con corda e piccone»
«Ok, come vuoi tu» gli rispose, scrollando le
spalle.
Kristoff sorrise e mollò la presa, realizzando troppo tardi
di aver fatto il gioco della principessa che, libera di agire,
creò all’istante un’altissima colonna di
cristallo infuocato. Con fluidi movimenti delle mani, scolpì
la colonna fino a darle la forma di una maestosa e aggraziata scala a
chiocciola, provvista persino di un solido parapetto per prevenire
rovinose cadute. Terminata la costruzione, la ragazza
saltellò dalla gioia e sorrise al biondo lì
accanto:
«Allora, saliamo?»
Il montanaro incrociò le braccia al petto e scosse la testa
negativamente:
«Io non ci salgo... e non ci sali nemmeno tu! È
troppo pericoloso»
«Pericoloso? Come può una scala essere
pericolosa?»
«È fatta di cristallo»
puntualizzò il biondo «basta che una roccia la
sfiori per mandarla in frantumi»
«Il cristallo di fuoco è molto più
resistente di quanto credi»
«Può darsi, ma non vorrò trovarmi a
cento metri da terra quando lo scoprirò»
«Bene... non mi lasci altra scelta»
Anna si chinò e prese tra le mani una pietra di medie
dimensioni. Kristoff notò il ghigno minaccioso che aveva
dipinto sul volto e, temendo il peggio, arretrò di qualche
passo, preparandosi a schivare il pericolo proiettile. La pietra
sibilò nell’aria, ma passò alla destra
del montanaro, colpendo la scalinata dietro di lui. L’impatto
produsse un rumore molto acuto, ma, a dispetto delle previsioni, la
costruzione ne uscì perfettamente illesa, priva di
qualsivoglia danno o graffio.
«Visto? Più duro dell’acciaio»
affermò la principessa in tono trionfante.
Il biondo stava per arrendersi all’evidenza, quando Olaf lo
richiamò da una insenatura alla loro sinistra:
«Ehi Sven, non sono sicuro se questo risolve il problema, ma
ho trovato una scala che porta esattamente dove volete
andare»
“Grazie al cielo” pensò “non
ne potevo più di dargliela sempre vinta”
«Mi spiace, sarà per un’altra
volta» disse ad Anna, invitandola con un sorriso sornione a
seguirlo nell’insenatura. Lei sbuffò e, con un
seccato gesto della mano, distrusse la scala a chiocciola che si
polverizzò nell’aria in minuscoli e innocui
frammenti di cristallo.
Non appena i quattro viaggiatori ebbero oltrepassato il passaggio, un
imponente castello di ghiaccio coprì loro la visuale,
lasciandoli letteralmente a bocca aperta.
«Però» ammise la rossa.
«Ecco, QUESTO è ghiaccio... voglio
piangere»
«Fa pure, non ti giudicherò» gli
rispose, mentre continuava ad ammirare il capolavoro della sorella
maggiore.
Olaf non esitò un istante e oltrepassò il
profondo burrone che li divideva dal castello utilizzando la scala
menzionata in precedenza, anch’essa fatta interamente di
ghiaccio. Anna e Kristoff lo seguirono ma, quando fu il turno di Sven,
vi furono delle complicanze: gli zoccoli della renna, infatti,
scivolavano nella superficie ghiacciata, bloccando ogni suo tentativo
di proseguire. L’amico d’infanzia se ne accorse e
lo aiutò a scendere dai gradini. Tornò indietro
e, raggiunto il portone del castello, vide Anna indecisa sul bussare,
il braccio bloccato a mezz’aria:
«Bussa»
le sussurrò Olaf «dai bussa»
La principessa esitava ancora, sommersa dai tristi ricordi di una porta
della sua infanzia: una porta bianca come il latte, tanto odiata quanto
amata dalla piccola principessa; una porta che, per quanto lo
desiderasse con tutto il cuore, non cedeva mai alle sue suppliche e non
si apriva mai davanti a lei... la porta della camera di Elsa.
«Perché
non bussa? Secondo te sa bussare?» il pupazzo si
rivolse al montanaro, il quale, comprendendo lo stato d’animo
della ragazza, osservava la scena in religioso silenzio.
Dopo un paio di secondi, Anna si fece coraggio e bussò al
portone... che si rivelò essere già aperto.
«È aperto... mai successo»
mormorò la principessa. Prima di entrare
all’interno, si portò la nocca
dell’indice destro alla bocca, ripensando a un particolare
che rischiava di rovinare l'incontro con la sorella:
«T-tu è meglio se aspetti fuori»
comunicò a Kristoff con un tono piuttosto imbarazzato.
«Che cosa?»
«L'ultima volta che le ho presentato un ragazzo ha congelato
tutto»
«Ma, ma... ohhhh smettila, è un palazzo fatto di
ghiaccio! Il ghiaccio è la mia vita!»
Per una frazione di secondo, Anna si sentì strana... come se
una forza interiore la stesse spingendo a provare un sentimento
sbagliato, un sentimento che non aveva alcuna ragione
d’esserci, ma che, tuttavia, percepiva farsi strada dentro di
sé... un sentimento che poteva tradurre in gelosia.
«Addio Sven»
L’intervento di Olaf ridestò la ragazza, la quale
lo bloccò immediatamente dall’entrare nel castello:
«Anche tu, Olaf»
«Anch'io?»
«Lasciateci solo un minuto»
«Va bene»
Il pupazzo accettò di buon grado la richiesta
dell’amica, si sedette nell’ultimo gradino prima
dell’ingresso e -come c’era d'aspettarsi da lui-
iniziò a conteggiare i secondi che componevano il minuto
d’attesa.
Kristoff, preso dalla noia, si sedette accanto ad Olaf e lo
accompagnò nel conto alla rovescia.
«Wow»
Anna ammirava estasiata il salone principale del castello, un tripudio
di bellezza e di perfezione architettonica: al centro della sala
circolare spiccava una stupenda fontana di ghiaccio, l’acqua
immortalata nel classico movimento a cascata. Dietro di essa, in un
balcone sopraelevato, vi era l’accesso al piano di sopra,
collegato al pianterreno da un’elegante scalinata
semicircolare per ogni lato. Il soffitto, infine, era composto da una
volta esagonale, adornata dall’immagine di un enorme fiocco
di neve che -incredibile ma vero- risplendeva di luce propria.
La rossa, nel vedere tale meraviglia, provò un pizzico di
invidia e si ripromise per il futuro di creare un castello simile con i
propri poteri.
“Prima però devo aiutare Elsa a riportare tutto
alla normalità” pensò, avanzando di
qualche passo alla destra della fontana.
«Elsa!» la chiamò a gran voce
«Sono io, Anna!»
«Anna...?»
La regina non si fece attendere, apparendo in cima alle scale pochi
instanti dopo.
Elsa -proprio come il castello da lei costruito- era una visione
celestiale: gli abiti rigidi e austeri indossati alla cerimonia avevano
ceduto il posto a uno stupendo vestito ricamato nel ghiaccio, le spalle
scoperte e uno spacco lungo la gonna per facilitarle i movimenti. I
lunghi capelli platinati, prima imprigionati nel chignon, ora erano
liberi e selvaggi, legati dietro la nuca da un’unica treccia
che le ricadeva dolcemente sulla spalla sinistra. Dalla schiena, poi,
partiva un lungo mantello a strascico, anch'esso creato con i poteri
del ghiaccio, decorato con fiocchi di neve e ghirigori a tema
invernale. Tutti questi elementi, uniti alla naturale carnagione
pallida, conferivano alla regina una bellezza fuori dal comune... bellezza che stupì non poco la principessa.
«Oh, Elsa sei... cambiata... in meglio, davvero. E questo
posto è... meraviglioso»
«Grazie. Non mi rendevo conto di cosa fossi in grado di
fare»
«Mi spiace per quanto è successo. Se avessi
saputo-»
Anna si avvicinò con timore alla scale di ghiaccio,
sentendosi ancora in colpa per la fuga della sorella.
Quest’ultima, però, la interruppe, alzando le mani
in avanti e arretrando di qualche passo:
«No no no no, non devi chiedermi perdono... ma dovresti andar
via, ti prego»
«Ma sono appena arrivata»
«Il tuo posto è ad Arendelle»
«Anche il tuo» ribatté la rossa, decisa
più che mai a riportare a casa la sorella.
«No, Anna. Il mio posto è qui... da sola, dove
posso essere me stessa... dove
non posso far male a nessuno»
Il viso di Anna si rattristò.
Non poteva permettere che buttasse così la sua vita a causa
della paura; quella stessa paura da cui la madre la metteva
costantemente in guardia, e che aveva sempre sconfitto grazie al suo
affetto e al suo sostegno. Comprese, allora, che era giunto il momento
di svelarle la verità... la verità sui suoi
poteri del fuoco:
«Elsa, devi sapere che anch’io-»
«58, 59, 60!»
«Aspetta, ma chi è?»
Olaf irruppe nel castello con l'euforia tipica di un bambino, interrompendo la
principessa proprio nell’atto della confessione.
«Ciao! Io sono Olaf ed amo i caldi abbracci!»
rispose il pupazzo, salendo qualche gradino della scala.
«Olaf?»
«Sì, mi hai fatto tu, non te lo ricordi?»
«E sei vivo?»
«Umm... credo di sì»
«Sembra quello che abbiamo fatto da piccole»
intervenne Anna, accarezzando la testa del piccolo pupazzo di neve.
«Sì...»
«Elsa, eravamo così unite... possiamo esserlo di
nuovo»
La regina sorrise, ripensando ai momenti felici trascorsi insieme alla
sorella. Tuttavia, l’attimo di serenità ebbe vita
breve, e il ricordo dell’incidente riaffiorò
prepotente nel suo animo:
“Prendimi!”
“Piano, Anna!”
“Ahhh”
“A-Anna”
«No, non possiamo... addio, Anna»
Elsa diede le spalle ad Anna per tornare nelle stanze superiori,
celando come meglio poteva la profonda tristezza che le attanagliata il
cuore.
«Elsa, Aspetta!»
«No! Cerco solo di proteggerti»
«Non devi proteggermi, io non ho paura! Ti prego, non
escludermi di nuovo dalla tua vita!»
La maggiore non l’ascoltava. Anna, nel frattempo, non si
arrendeva, ma la seguiva per le scale senza mai perdere la speranza di
farle cambiare idea.
«Fidati di me, posso aiutarti. Insieme risolveremo
tutto!»
Raggiunto il piano di sopra, Elsa decise di fermarsi e di rispondere
alla sorella minore per convincerla a desistere una volta per tutte:
«Anna, dammi retta, torna a casa. Senza di me avrai meno
problemi. Lo so che pensi di potermi aiutare, ma qui non
c’è nulla per una come te»
«Ti sbagli Elsa, noi due siamo più simili di
quanto immagini»
«Che intendi dire?» la regina inarcò un
sopracciglio, perplessa.
Anna portò una mano davanti a sé e, sollevato il
palmo verso l’alto, lasciò che il proprio potere
si manifestasse di fronte alla sorella maggiore. Dal palmo
fuoriuscì una flebile lingua di fuoco che danzò
per pochi istanti nell’aria, prima di dissolversi tra mille
scintille purpuree.
«C-cosa?»
Elsa non riuscì a pronunciare altro.
Il suo corpo fu come paralizzato dallo stupore. Non riusciva a credere
a ciò che aveva appena visto. Una parte di lei pensava,
infatti, di aver sognato tutto; di aver desiderato a tal punto di
incontrare qualcuno simile a lei, da provocarle
un’allucinazione che saziasse tale desiderio. Ma non poteva
essere un’allucinazione... perché mai avrebbe
immaginato che quella persona tanto desiderata fosse proprio Anna.
«Sei come me?»
La minore non rispose, ma annuì semplicemente.
«Ma... com’è possibile?»
«Non so, sarà un dono di famiglia»
Anna scrollò le spalle come se fosse una cosa normale,
suscitando una piccola risata nella sorella maggiore. Lei si compiacque
di aver alleggerito la tensione, ma si rese anche conto di non aver
dato una reale risposta alla domanda:
«Sono nata con questo potere, ma l’ho manifestato
solo all’età di cinque anni, qualche mese dopo che
tu... be’, lo sai» il sorriso scomparve dalle
labbra di entrambe le sorelle. Elsa, tuttavia, si sentiva in parte
sollevata, perché aveva compreso di non aver causato lei la
mutazione dell’aspetto di Anna come invece credeva fino ad
allora.
«Quando la mamma lo scoprì-»
«Aspetta, nostra madre lo sapeva?» le
domandò con immenso stupore «perché non me l’ha mai detto? Io... io avrei voluto saperlo...»
«Non voleva che papà o qualcun altro lo
scoprisse» aggiunse Anna «mi fece promettere di non
dirlo a nessuno, compresa te... m-mi
dispiace...»
La principessa chinò il capo tristemente. Elsa la guardò con gli occhi pieni di dolcezza e non
resistette più. Le corse incontro e l’abbracciò con tutte
le sue forze, lasciandola senza parole.
«Sono felice di sapere che esiste un’altra persona
come me... e che quest’altra persona sia proprio tu, Anna, la mia dolce sorellina»
Anna ricambiò l’abbraccio con immenso amore,
beandosi di quel momento di pura felicità.
«Sai, anch’io mi sono chiesta perché la
mamma non mi abbia detto niente... sì, dei tuoi poteri
intendo... anch’io avrei voluto saperlo...»
«Non poteva. Dopo l’incidente fu deciso
di-» Elsa si blocco a metà frase, allentando la
stretta che la teneva unita alla sorella.
«Incidente? Quale incidente?» domandò
perplessa la rossa. La regina si staccò del tutto e
arretrò di qualche passo:
«N-niente, l-lascia stare»
Di nuovo, le immagini della terribile notte riapparvero di fronte ai
suoi occhi “non importa se è come me, per lei
sarò sempre un pericolo”
«Ora però devi andare»
«Aspetta, che? Ma che stai dicendo, io non me ne vado senza
di te!»
«Anna, ti prego, non capisci che lo faccio per proteggerti?
Io non so in grado di controllare questa... questa
maledizione!» trillò, allargando le braccia in un
moto di esasperazione.
«Non dire così! I tuoi poteri non sono una
maledizione, ma un dono. La mamma me lo diceva sempre e io non ho mai
avuto motivo di dubitarne»
Elsa sgranò gli occhi:
«Quindi... li sai controllare?»
La principessa decise di rispondere alla domanda mostrandole
direttamente di cosa fosse capace: creò sfere di fuoco,
statue di cristallo e fiammelle di colore blu, dando vita a un
impressionante spettacolo di magia. Infine, dissolse tutto con un gesto
della mano, fornendo così la prova definitiva di avere il
pieno controllo dei propri poteri.
Elsa rimase sbalordita.
Provo a dire qualcosa, ma Anna l’anticipò:
«Se ho imparato io, puoi farlo anche tu, non
credi?» le sorrise.
«N-ne sei sicura? Ho provato per anni a dominarli, ma senza
risultati»
«Non ci riesci perché ne hai timore» la
principessa le avvolse le mani, stringendole dolcemente «Non
devi averne paura, sono parte di te. Una parte meravigliosa di te, aggiungerei»
“Forse... forse ha ragione” pensò la
regina, osservando le proprie mani strette a quelle della sorella.
«Mi aiuterai?»
«Certo che ti aiuterò! Vedrai, imparerai a
gestirli in un battibaleno» Anna si esaltò,
strappando alla platinata un sorriso divertito «Diventerai
bravissima, così potrai tornare al castello, scongelare il
regno e dimostrare a tutti-»
«Che cosa?»
Elsa si accigliò, liberandosi bruscamente dalla presa della
sorella. Quest’ultima, allora, comprese di aver appena commesso un tragico errore... ma oramai non poteva più
tornare indietro e doveva dirle la verità:
«Hai portato un inverno perenne... ovunque» le
disse timorosa, sperando che non reagisse male alla notizia.
Sfortunatamente, però, i suoi timori si dimostrarono
fondati, perché intorno alla regina iniziarono a cadere
numerosi fiocchi di neve.
«Ovunque!?»
«Ma non fa niente» si affrettò ad
aggiungere «puoi sciogliere tutto»
«No, non è vero, non so neanche da dove
cominciare!» l’agitazione della maggiore
aumentò «D-devi pensarci tu. Con i tuoi poteri del
fuoco riuscirai a rimediare ai danni che ho provocato»
«Ci ho già provato» confessò
«la neve che hai creato è molto resistente e posso
scioglierla soltanto usando i miei poteri al massimo. Quando lo faccio,
però, le fiamme sono troppo potenti e carbonizzano anche il
terreno sottostante»
«Ma allora...»
«Solo tu puoi riportare l’estate, Elsa»
concluse con calma, mostrandole al contempo un sorriso fiducioso.
Tentò di avvicinarsi, ma la maggiore arretrò di
nuovo, sconvolta più che mai:
«Come puoi pensare che possa riuscirci se neanche tu ne sei
stata in grado? No, io non posso aiutarti!»
La nevicata si intensificò, trasformandosi in una violenta
bufera. Elsa si sentiva distrutta, la testa tra le mani e il viso
rigato di lacrime.
«Puoi riuscirci, devi avere fiducia in te stessa!»
urlava la minore, cercando di sovrastare il fragore della tempesta
«Lo so che vuoi salvarmi, ma è tutto inutile. Io
sono e resterò sempre un pericolo!» le rispose,
mentre osservava disperata il proprio riflesso sulla parete di ghiaccio
«È colpa mia, è solo colpa
mia!!»
Anna tentava ancora di rincuorarla, ma più le parlava e
più le suscitava sensi di colpa. La tempesta, allora,
arrivò ad un punto critico: le folate di vento sprigionate
dalla regina si contrassero verso l’epicentro, concentrando ogni frammento della gelida energia in un disco di ghiaccio all’altezza
dell’addome.
«Basta!!» gridò al massimo della
disperazione, sprigionando l’energia
accumulata in ogni direzione.
Anna intuì il pericolo e tentò di proteggersi
sollevando una barriera di cristallo infuocato, ma il raggio di
ghiaccio fu più veloce e la colpì in pieno petto,
all’altezza del cuore. Il dolore che percepì fu indescrivibile. Si piegò su se stessa
e cadde per un ginocchio, ansimando vistosamente. Elsa si volto verso
di lei e, non appena la vide, comprese con orrore di aver appena
realizzato il suo peggior incubo... aveva colpito Anna dritta al cuore.
Kristoff e Olaf, udendo il trambusto provocato dalla tempesta, salirono
di corsa i gradini ed entrarono nella sala.
«Anna!» il montanaro si precipitò dalla
principessa e l’aiutò a rialzarsi «Come
ti senti?»
«Sto bene, sto
bene» rispose debolmente, percependo il dolore
al petto farsi meno intenso.
«Chi è lui? Aspetta, n-non mi importa, dovete
andare via» “non posso farle di nuovo del
male” pensò la regina, totalmente sconvolta per
ciò che aveva fatto.
«No! Non ti lascerò in balia della paura!»
«Ti ho colpita, Anna!» urlò di rimando
«Ti ho colpita senza nemmeno accorgermene.
Com’è che non lo capisci? Il mio destino è quello di vivere da sola, lontana da te e da chiunque
altro!»
Il castello di ghiaccio iniziò a mutare forma e colore,
rivestendosi di inquietanti striature nere e minacciose stalattiti
appuntite.
«Anna, penso che sia meglio andare» le propose
Kristoff, avvolgendola tra le braccia. La principessa, però,
non lo ascoltò e, liberatasi dalla presa del montanaro,
avanzò con decisione verso la sorella, il volto
incredibilmente serio e motivato:
«Non me ne vado senza di te, Elsa»
La regina rimase stupita.
Lo sguardo di Anna, infatti, era molto eloquente: pur di portarla con
sé, era pronta ad usare anche la forza. Elsa,
però, non era da meno, e si preparò ad usare i
propri poteri per scacciarli dal castello.
«Sì, invece vai» le rispose, per poi
creare con un getto di ghiaccio un enorme mostro di neve
dall’aria veramente minacciosa.
La vista del mostro non spaventò la minore, la quale
alzò le braccia con l’intenzione di difendersi.
Puntò la mano destra verso la testa del pupazzo e... non
successe nulla!
«Ma che-»
Anna non poté iniziare la frase che il mostro di neve
ruggì, per poi avvicinarsi a passi gravi verso i poveri
malcapitati.
ANGOLO AUTORE: Avete mai sperimentato il cosiddetto “blocco
dello scrittore”? Bene, ora sapete come mai ho impiegato un
mese e mezzo ad aggiornare XD. A parte gli scherzi, è stato
davvero terribile T.T. Ore e ore davanti al computer/telefonino
(sì, a volte mi capita di scrivere nell’iphone) a
cancellare e a riscrivere le parti che non mi piacevano (soprattutto
per la forma; il contenuto, infatti, lo avevo chiaro fin da subito),
per poi cancellare di nuovo tutto e ripartire da capo la mattina dopo: un
incubo!
Vabbè, passiamo al capitolo :)
All’inizio abbiamo un accenno di Kristanna, dove Anna inizia
a provare dei sentimenti che percepisce come deja-vu. A questo punto voi vi chiederete “ma in che senso deja-vu?”,
be’ vi spiego: io sono del parere (attenzione: questa è un
opinione personale, ognuno poi la pensa come vuole) che nel mondo non
esista il cosiddetto “vero amore”, ma che ne
esistano diversi livelli, dalla semplice infatuazione
all’amore profondo (quest’ultimo molto simile al
“vero amore” ma non identico, perché il
vero amore per definizione non ha fine, mentre l’amore
profondo, seppur difficilmente, può avere anche una fine).
In quell’istante, Anna non si era ancora innamorata di
Kristoff, ma provava per lui (senza rendersene conto) un sentimento
analogo a quello che prova per Hans (ecco il deja-vu), ovvero dell'affetto
misto ad una leggera infatuazione. Col tempo, però, esso si
evolverà fino a raggiungere la Kristanna che conosciamo
tutti :)
Le descrizioni del castello di ghiaccio e dell’abito di Elsa
sono state una faticaccia immane, spero che siano venute bene ma, in
caso contrario, non esitate a dirmelo e a farmi notare eventuali errori
grammaticali o di altro genere, cosicché li possa correggere.
La reazione di Elsa alla scoperta dei poteri di Anna è stata
altalenante: prima stupita, poi felice, poi impaurita, poi di nuovo
felice, insomma un via vai di sentimenti XD. Ma, dopotutto, i
sentimenti di Elsa devono essere proprio così: instabili.
Anna era riuscita a convincerla a farsi aiutare, ma poi ha detto una
parola di troppo che ha rovinato tutto e che le fatto perdere il
controllo dei poteri (accidenti alla sua parlantina, eh! XD)
E infine il colpo di scena: Anna viene colpita dal getto di ghiaccio e
perde i poteri!
Lettore anonimo: dove sarebbe il colpo di scena? Di tuo ci hai aggiunto
solo la perdita dei poteri -.-
Io: e ti pare poco? Io ci sono rimasto così O.O
Nel prossimo capitolo capirete meglio quello che è successo
(si svolgerà per buona parte nella valle dei troll, dove
gran papà darà ad Anna le dovute spiegazioni); nel
frattempo, però, ho lasciato i nostri eroi in compagnia di
quel simpaticone di Marshmellow, scommetto che si divertiranno un mondo
XD
Anna: sei proprio un st***zo!
Kristoff: concordo T.T
Io: muahahahahah
Fatemi sapere che ne pensate con qualche commentino, che
alla fine non sono mai sgraditi ^^, ciaooooooo :)
P.S.: per chi voleva assistere ad una battaglia epica tra Elsa ed Anna,
mi spiace avervi deluso ma non potevo inserirla per motivi di trama (io
adoro le battaglie, quindi non avete idea di quanto sofferta sia stata
questa decisione T.T). Tuttavia, nei prossimi episodi della serie vi saranno
moltissime battaglie, tra cui un paio sicuramente tra le due sorelle.
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