Eyes of Ice 2
-Yumi Sakura-
Eyes of ice
Capitolo II
«Can you help me?»
Devo
ammetterlo,
in quel periodo non mi sarei mai aspettata di allontanarmi da Inuyasha,
insomma, avevamo passato molto tempo insieme, tanto che sembrava che ci
conoscessimo dalla nascita.
Lui
sapeva quasi
tutto di me, soprattutto perché gli raccontavo ogni cosa,
come
se fosse il mio diario segreto, e anch’io pensavo di sapere
tutto
di lui, ma forse mi sbagliavo. Non pensavo che riuscisse a comportarsi
in maniera così fredda nei miei confronti, né che
potesse
scegliere veramente di stare con Kikyo né che volesse
abbandonarmi con la semplice scusa di volermi mettere al sicuro. O
forse no, forse sotto sotto lo sapevo. Già, la colpa era
mia,
ero solo io, e soltanto io che mi illudevo del fatto che potesse
davvero decidere di stare al mio fianco.
La
cosa che mi
stupì di più fu il fatto che mi avesse assegnata
al suo
odioso fratello, che fosse disperato a tal punto di fare
ciò?
Voglio dire, era una persona fredda e senza pietà, abile nel
combattere e Principe dei Demoni! Come poteva lasciarmi con lui?
Capisco che potesse assomigliargli un po’, ma solo come
aspetto
fisico! Certo, avevano gli stessi occhi color ambra, ma emanavano
qualcosa di diverso, quelli di Sesshomaru avevano sempre
un’espressione distaccata e quando ti guardava ti faceva
sentire
indesiderato, come se fossi un rifiuto del mondo, anche se avevo notato
che questi suoi occhi cambiavano quando si posavano su Rin: diventavano
più espressivi e pieni di gioia tanto che pensavo che
potesse
pure sorridere. Ma questo forse era troppo, stiamo parlando di
Sesshomaru in fondo. Però non potevo biasimarlo, Rin era
davvero
una bambina dolcissima e riusciva a tirar su di morale tutti con il suo
sguardo infantile. Andava molto d’accordo con me e ogni volta
che
ci incontravamo mi salutava con grande entusiasmo. Perciò da
una
parte ero abbastanza contenta di unirmi a loro. Beh, con il Principe
dei demoni non avevo un rapporto molto stretto, anzi, da quando siamo
partiti non ci siamo ancora rivolti la parola. Con Jaken invece avevo
un legame piuttosto strano, qualche volta quando accompagnavo Rin in un
posto lontano mi rimproverava, ma altre volte andavamo
d’accordo,
soprattutto quando gli insegnavo a cucinare o a fare altre faccende
domestiche, aveva talento in questo genere di cose, era
un’eccellente balia!
Nei
primi giorni
mi fu davvero difficile abituarmi al nuovo gruppo, continuavo a pensare
ai miei vecchi compagni, ma soprattutto non sapevo come comportarmi con
Sesshomaru che, al posto di proteggermi, sembrava che mi volesse
uccidere! A pensarci bene, era ancora più sorprendente che
lui
avesse accettato di portarmi con lui!
Pian
piano
però le cose sono migliorate e iniziai a sentirmi a mio
agio,
anche se lui continuava a comportarsi come se non esistessi. Beh, non
che mi aspettavo altro!
«Kagome
guarda!», urlò Rin correndo verso un campo di
neve.
«Aspetta
Rin, padron Sesshomaru è andato a fare una commissione e ci
ha
detto di restare qui! Non puoi correre dove vuoi!», le
ordinò Jaken ormai stanco di correre.
«Arrivo!»,
dissi raggiungendola.
«Oh
insomma! Ti ho detto di non correre!», si lamentò
Jaken.
«Tranquillo
Jaken! Ci sono io con lei», dissi cercando di
tranquillizzarlo.
«E’
proprio per questo che mi preoccupo!», disse sbattendo
più volte il bastone per terra.
«Dai
Kagome vienii!», mi chiamò Rin saltellando di qua
e di là.
«Ok,
ok, arrivo!», dissi raggiungendola.
Corsi
verso di
lei ignorando completamente il freddo che mi congelava le gambe e mi
buttai in quel candido prato, ridendo e giocando come se fossi ancora
bambina. Mi vennero in mente tanti ricordi di quando ero piccola, avevo
sempre fatto così, mi buttavo su quella sostanza fredda e
giocavo fino a sfinire. Adoravo la neve ed è proprio per
questo
che la mia stagione preferita era l’inverno…no
aspettate…era arrivato l’inverno?!
«Oh
Dio mio!», esclamai alzandomi.
«Mh?
Che è successo Kagome?», domandò Rin.
«Scusate,
ma ho una cosa urgentissima da fare nella mia epoca! Prendo in prestito
Ah-Un. Tornerò fra qualche giorno, ciao!!», dissi
correndo
via senza badare ai loro richiami.
Come
ho a dimenticarmelo?! In inverno iniziano gli esami!! Stupida, Stupida,
Stupida!
«Più
veloce Ah-Un!».
Era
da molto
ormai che non tornavo, così mi preparai già alle
domande
della mia famiglia che sicuramente si sarà chiesta che fine
avevo fatto. Tornai a casa e come avevo previsto mi chiesero di tutto e
di più, ma io non risposi, ero in ritardo per la scuola! Mi
lavai e mi cambiai velocemente mettendomi la divisa invernale, poi
presi la mia cartella e ci misi i libri e altri fogli. Prima di
andarmene presi anche un frammento della sfera come portafortuna, ne
avevo proprio bisogno!
Poi,
finito di prepararmi, mi precipitai a scuola.
«Ciao
Kagome!! Che bello rivederti! Sei guarita dalla tua
pellicite?», mi chiese Ami correndomi incontro.
«Che?»,
chiesi confusa.
«La
pellicite! La malattia che ti ha fatto seccare la pelle delle
arti!».
Ecco
un’altra trovata del nonno per coprirmi…ma non
poteva
trovare un’altra scusa?! Non esiste neanche! O almeno
credo…
«Ehm…s-sii,
ora va tutto bene», dissi facendo un sorriso sforzato.
«Grandioso!
Oh! Che bel ciondolo! Dove l’hai preso?»,
esclamò guardando il frammento della sfera.
«Me
l’ha regalato mia mamma per la mia guarigione»,
dissi la prima scusa che mi venne in mente.
«Oh,
capisco…Beh è meglio andare ora! Siamo in
ritardo!», disse prendendomi per mano e correndo verso la
nostra
classe. Arrivate davanti alla porta dell’aula però
ci
fermammo, era almeno la centesima volta che eravamo in ritardo
perciò avevamo un po’ timore di entrare. Ma la
nostra
attenzione si posò su un ragazzo che entrò
nell’aula con molta calma, senza una minima preoccupazione.
«Ehy
Taisho, ti avevo detto di entrare prima se volevi seguire la
lezione», lo rimproverò il professore, ma lui non
rispose,
si limitò soltanto a lanciargli un’occhiataccia a
cui
l’insegnante non poté fare a meno di rabbrividire.
Che
strano ragazzo…
«Stessa
cosa vale per voi due», disse rivolgendosi poi a noi.
«Ci
scusi tanto…», dicemmo in coro inchinandoci.
«Andate
a sedervi!», ci ordinò arrabbiato e noi obbedimmo.
«Bene,
ora
ho un importante annuncio da farvi. Tra 5 giorni inizieranno gli esami
invernali! Spero abbiate già studiato perché
questa volta
saranno abbastanza difficili, ma soprattutto più lunghi!
Infatti
dureranno fino alle vacanze di Capodanno», ci
spiegò il
professore.
“Cosa?!
5 Giorni?!!” pensai disperata. Come potevo fare? Non avevo
aperto libro per ben 4 mesi!
«Come
faròòòòòò?!!»,
urlai disperata accasciandomi sul banco.
«E
dai Kagome, se inizi adesso a studiare forse riuscirai a
cavartela!», mi incoraggiò Makoto.
«Dici
che riuscirei a studiare un programma di 4 mesi in soli 5
giorni?!», chiesi irritata.
«Provaci
almeno! Ti aiuteremo!», disse Ami.
«Dite
sul serio?», chiesi guardandole come se fossero
l’ultima speranza della mia vita.
«Certo!
Non preoccuparti, se non capisci qualcosa puoi chiedere a
noi!».
«Ci
sarò anch’io!», disse Ina.
«Grazie
ragazze, non so cosa farei senza di voi!», dissi
abbracciandole.
«Allora,
per prima cosa vediamo quali materie vai peggio», propose Ami
tirando fuori tutti i libri.
«Allora…Geografia,
Scienze, Inglese e…Matematica».
Loro
mi guardarono perplesse.
«Così
tanteee?!», dissero in coro.
«Sentite!
Non ho aperto libro in questi mesi!».
«E
va bene
dai, in Inglese posso darti una mano io, sono abbastanza brava, count
on me!», disse Ami sedendosi di fianco a me.
«Io
posso aiutarti in Scienze, è la materia in cui vado
meglio», propose Ina.
«E
io in Geografia», disse Makoto.
«Beh,
direi che siamo a posto!», disse contenta Ami.
«Ehm…ragazze,
mancherebbe Matematica», dissi sottovoce.
Loro
non risposero e come prima mi guardarono perplesse.
«Kagome…io
sono negata! Se ti dessi una mano non riusciresti neanche a fare due
più due», disse Ina.
«Guarda,
io sto andando a dei corsi di recupero ma sono totalmente una
frana!», disse Makoto. Allora posai lo sguardo su Ami, ormai
era
l’ultima che potess-
«Sorry
Kagome, Matematica non è il mio forte», disse
prima ancora che potessi sperare.
«Noo
ragazzeeee! Come farò allora?! Matematica è la
materia
dove vado peggio in assoluto!», esclamai disperata, ma fui
interrotta da un ragazzo.
«Ehy
ragazze, che succede?», chiese Hojo dopo averci visto
così preoccupate.
«Kagome!
Ti sei ripresa! Ne sono felice!», esclamò in
seguito dopo
avermi fissato per almeno cinque minuti. Ok, si capiva che aveva fatto
finta di non vedermi…quel ragazzo non era molto furbo.
«Ciao
Hojo! Senti, Kagome ha bisogno di una mano in matematica, potresti
pensarci tu?», disse Makoto facendo un sorriso malizioso.
Cosa
sta facendo?!
La
guardai male e poi iniziai a farle dei segni come per dire
“no” ma poi mi accorsi che Hojo mi stava guardando.
«Ehm…mi
dispiace deludervi ma in matematica sono veramente una frana e penso
che lo siano tutti in questa classe, a parte Taisho che sembra essere
davvero bravo, anche se per dir la verità lui è
bravo in
tutto», disse guardandosi intorno.
«Taisho
hai detto?», chiesi fissando quel ragazzo.
«Si,
è arrivato quando tu eri ancora malata»,
spiegò Hojo.
Lo
guardai
esaminandolo, era davvero strano, emanava un area diversa da tutti gli
altri, molto più forte e potente. E neanche il suo aspetto
fisico era da meno, i suoi capelli erano di un colore argenteo ed era
magro e molto alto, quasi due metri almeno! Per non parlare dei suoi
occhi, erano di un colore molto familiare, color ambra! Aspettate un
attimo…assomigliava a Sesshomaru! Che fosse lui? Che fosse
venuto per punirmi per essermi allontanata senza avvisarlo?!
Subito
scossi la
testa, com’era possibile? Lui era nell’epoca
Sengoku! E poi
come aveva fatto ad arrivare fin qui? no, no, tutto quello era
impossibile.
Lo
guardai per un istante, quel ragazzo non prometteva niente di buono,
meglio stargli alla larga.
«Niente
da fare. Proverò a chiedere a qualcun altro
dell’altra sezione», dissi alzandomi.
«Va
bene.
Dai, andiamo in palestra adesso, ci aspettano due ore di educazione
fisica!», disse Makoto stiracchiandosi.
«Facile
per te Makoto, te sei un’atleta nata!», disse Ami.
«Già!»,
esclamai.
«Kagome
non parliamo ti te che sei quasi peggio», disse Makoto.
Beh,
non avevano
torti, dopo qualche anno nell’epoca Sengoku le mie
abilità
atletiche erano piuttosto migliorate. Seguii le mie compagne e ci
dirigemmo insieme verso gli spogliatoi della palestra, ma mentre
entravo vidi ancora Taisho, quello strano ragazzo. Lo osservai ancora
una volta ma subito dopo mi voltai, si era accorto che lo stavo
guardando.
Le
cose
però non erano finite qui, quando entrai nella stanza mi
accorsi
che avevo dimenticato la borsa di educazione fisica a casa! A quel
punto chiesi al prof se potevo andare in infermeria a prendere una tuta
e come se non bastasse anche Taisho l’avevo dimenticata! E il
risultato? Dovetti andare da sola con lui! Mi sentii piuttosto a
disagio e nessuno di noi due aprimmo bocca durante il tragitto,
c’era solo silenzio. Dopo aver pensato di cosa parlare
finalmente
mi venne in mente un argomento ma prima che potessi iniziare a parlare
sbattei contro la porta dell’infermeria! Tanto da non
accorgermi
che avevo perso il mio ciondolo con il frammento della sfera!
«pft,
che stupida», disse lui entrando e senza neanche aiutarmi.
«Ehi!
Lo sai che sei davvero maleducato! Potevi anche darmi una
mano!», gli urlai dietro.
«Non
ne ho
avuto l’intenzione e non lo avrò mai,
perciò non
chiedermi di aiutarti neanche per matematica», disse aprendo
l’armadio e cercando una tuta maschile.
«E
tu come fai a saperlo?!», chiesi stupita.
«L’ho
intuito dai tuoi voti che ho visto sui tabelloni, non sei la
più
scarsa della classe, ma sei comunque impedita», disse
trovando
ciò che gli serviva.
«Ma
come ti permetti?! E comunque non te l’avrei mai
chiesto!».
«Non
ho la
minima voglia di stare dietro ad una ragazzina inutile come te,
già devo farlo per colpa di una persona, ma almeno qui non
sono
costretto, quindi ti conviene starmi alla larga se non vuoi avere
problemi», disse prendendomi il polso con forza e avvicinando
il
suo viso al mio. Io lo guardai negli occhi, mi sembravano
così
familiari a quelli di Sesshomaru, tanto che stavo pure per pronunciare
il suo nome.
Se
ne
andò guardandomi male senza badare al fatto che mi avesse
fatto
male al polso, certo che non c’era bisogno di farlo! E cosa
intendeva con quelle parole?
Bah,
quello è tutto strano.
D’un
tratto mi venne in mente un idea: che fosse veramente Sesshomaru?
Scossi
la testa,
no, no, sicuramente era una coincidenza! Solo perché gli
assomiglia non vuol dire che è lui! Magari è un
suo
discendente, chi lo sa! Ma sicuramente non è lui!
Mi
ripresi dai
miei pensieri e iniziai a cercare la mia tuta per poi ritornare in
palestra. Durante le ore di educazione fisica non feci altro che
osservare quel ragazzo, aveva delle abilità atletiche
sorprendenti!
«Ehi
Kagome! Non fai altro che osservare Taisho, non è che ti sei
presa una cotta per lui?», mi domandò Ami
guardandomi in
modo malizioso.
«Eh?
Ma no! ti sbagli! È solo che è incredibilmente
bravo!», dissi negando ciò che aveva detto.
«Già!»,
disse per poi andarsene.
Passarono
ore e finalmente la campanella suonò, ma purtroppo per me
non era ancora finita.
«Quindi
oggi faremo Inglese! Sei in buone mani Kagome, dopo aver fatto un
viaggio studio di un anno in Inghilterra sono praticamente diventata
inglese ahah», disse Ami mentre camminavamo verso casa mia.
«Grazie
ancora Ami! Sei la mia salvezza!», dissi abbracciandola.
«Ma
figurati!», disse per poi ridere, poi si fermò e
mi osservò.
«Ehi
Kagome, ma quel ciondolo che avevi sta’ mattina?»,
chiese accorgendosi che non c’era più.
Spalancai
gli occhi e subito abbassai la testa guardandomi il petto.
Oh
Dio! Non c’è
piùùù!!!!
«Oh
no!!», iniziai ad agitarmi camminando avanti e indietro e
pensando dove potesse essere.
Stupida,
stupida, stupidaaa!! Come avevo fatto a perderlo!!?
«Dove
saraaàààà!!!?»,
esclamai disperata.
«Beh,
forse nello spogliatoio, magari ti è caduto mentre ti
cambiavi», ipotizzò Ami.
Ha
ragione!
Non
perdendo
neanche un secondo mi precipitai a scuola e salutai velocemente Ami
dicendole di andare a casa mia e che poi l’avrei raggiunta.
«Speriamo
sia quii!», dissi entrando nello spogliatoio e aprendo il mio
armadietto. Non c’era.
Mi
misi di nuovo in panico e iniziai a perlustrare tutta la stanza, ma con
scarso risultato.
Dove
sarà?! Cavoli dove
saràààà?!
Poi
mi venne in
mente una cosa: mentre andavo a prendere la tuta sono caduta. Si!
Doveva essere lì! Così uscii dallo spogliatoio e
mi
diressi verso l’infermeria. Ma quando arrivai davanti alla
porta,
lì non c’era niente. Provai ad entrare e a vedere
se era
dentro la stanza, ma niente, così controllai in classe e in
altri posti dov’ero stata quel giorno, ma nessun risultato.
Era
sparito.
Guardai
l’orologio e mi accorsi che ero rimasta a scuola per ben 2
ore!
Beh, certo che ce ne voleva di tempo per perlustrare ogni centimetro
della scuola!
Presi
il
cellulare per chiamare Ami e chiederle scusa per averla fatta aspettare
per così tanto tempo, ma prima che potessi farlo ricevetti
un
messaggio anonimo.
“Il
tuo ciondolo si trova a casa tua ora. Vedi di non perderlo
un’altra volta.”
Il
mio ciondolo
era a casa! Presi un sospiro e mi precipitai a casa per assicurarmi che
non fosse tutto uno scherzo. Le mie preoccupazioni però
erano
finite perché quando arrivai il frammento era proprio sulla
mia
scrivania. La cosa strana era che tutti gli altri erano sparsi sul mio
letto! Mi chiesi cosa fosse successo poi andai da mia madre per
chiedere spiegazioni ma lei mi rispose che nessuno era venuto a parte
Ami.
Alzai
le spalle
e feci un sospiro, beh l’importante era che tutti i miei
frammenti erano sani e salvi. Chiamai la mia amica per darle delle
spiegazioni per la mia assenza e le chiesi se poteva passare un altro
giorno per fami ripetizioni, poi mi misi a fare i compiti ma prima che
potessi accorgermene mi addormentai.
***
Il
giorno dopo
mi svegliai di buon umore tanto che arrivai in anticipo a scuola,
quella volta decisi di lasciare i frammenti a casa.
«Ehi
Kagome che ne dici se oggi andiamo a mangiare da qualche
parte?», mi chiese Ami.
«Si
stanno
avvicinando gli esami e vuoi ancora uscire? E poi non posso, Makoto
oggi deve venire da me a farmi ripetizioni di Geografia»,
dissi
mentre riordinavo il mio banco.
«Ehm…Kagome,
ti devo dare una brutta notizia…ecco…non posso
più
darti ripetizioni!», quello fu uno dei momenti più
brutti
della mia vita.
«Perchèèèèèèèèè????!»,
chiesi andando nel più totale panico.
«Beh,
si
dal caso che non sei l’unica ad avere problemi con alcune
materie, ho proprio bisogno di ripetizioni, perciò in questi
giorni sarò molto occupata! Mi dispiace.», disse
curvando
le labbra.
«E
va bene
dai, proverò a cavarmela da sola, beh, Ina, almeno posso
contare
su di te per scienze?», chiesi facendole gli occhioni da
cucciolo. Lei però abbassò lo sguardo. Ok, quello
non era
affatto un buon segno.
«Kagome
perdonamiii! Ultimamente il negozio dei miei è molto
affollato
quindi devo dare una mano! Perciò non ho proprio
tempo!»,
disse sospirando.
«Come
farò oraaaa?!!», esclamai mettendomi le mani sul
capo.
«Prova
a chiedere a qualcun altro», propose Ami.
«Sono
tutti impegnati con gli studi! Voi eravate la mia ultima
speranzaa», dissi appoggiando la testa sul banco.
«Beh,
allora non ti resta che studiare fino a sfinire», disse
Makoto fingendo un sorriso.
«Questo
non mi aiuti affatto», dissi come se volessi piangere, in
effetti, lo stavo per fare!
«Perché
non chiedi a Taisho? Lui non ha bisogno di studiare, sa già
tutto!», propose Ina.
«È
vero! Prova a chiederglielo! Non ti costa niente», disse Ami.
«Si
ma…non lo conosco!! E poi…», mi vennero
in mente le parole che mi aveva detto il giorno prima.
«E
dai Kagome, come ha detto Ami, non ti costa niente! Mica ti fucila
quello!», disse alzando le spalle.
No,
non mi fucila, mi mangia!
«Va
bene…se proprio insistete», dissi arrendendomi,
ormai era diventato inutile discutere con loro.
Così
mi
avvicinai a lui, camminando verso il suo banco. Di tanto in tanto mi
voltavo guardando le mie amiche che mi incoraggiavano, ma prima che
potessi aprire bocca…
«Non
ti aiuterò», disse non rivolgendomi neanche uno
sguardo.
«Eh?
Ma non ti ho ancora chiesto niente!».
«Non
importa, qualunque cosa sia, non voglio ti aiutarti, te l’ho
già detto».
Sospirai
alla
sua risposta e me ne andai, beh, non potevo mica aspettarmi che mi
aiutasse veramente! Sembrava però che cercasse di
allontanarsi
da me ogni volta che mi avvicinavo, ma che ho? Puzzo?
Quando
finirono
le lezioni salutai i miei compagni di classe e rimasi a scuola, mi
concentravo di più stando in quell’aula. Tirai
fuori il
mio libro di geografia e cercai di studiare. Devo ammettere che non era
così difficile come credevo! L’unica pecca era che
dovevo
fare almeno 200 pagine!
Dopo
un’ora già sentii andare via la concentrazione,
così decisi di prendermi una pausa, con una cioccolata
calda!
Uscii
dall’aula e mi diressi verso la caffetteria, ma durante il
tragitto sentii dei strani rumori provenire dall’aula di
musica.
Aprii lievemente la porta e mi sporsi abbastanza per intravedere una
persona che stava dando dei pugni ad un ragazza…aspettate!
Ma quello è Taisho! E l’altra
è…Ami!!
Entrai di scatto interrompendo ciò che stava facendo.
«Che
stai facendo?! Perché la stai picchiando!?».
Lui
mi guardò con occhi fulminei e io non feci che rabbrividire,
quegli occhi…erano così familiari.
«Non
sono affari tuoi, e poi, chi ti ha dato il permesso di
entrare?».
«Non
ho
bisogno di un permesso per entrare in un aula, e ora dimmi,
perché la stavi facendo del male!?», urlai
avvicinandomi
ad Ami che ormai era svenuta.
«Ho
detto
che non sono affari tuoi!», urlò, per poi
avvicinarsi alla
porta dell’aula, ma poi si fermò.
«Ti
conviene stare lontana da lei», disse voltandosi leggermente.
«E
perché mai? E’ una mia amica! Semmai sei tu quello
che
deve stare lontano da lei!», dissi arrabbiata.
Perché
l’ha fatto? E perché vuole che mi allontani da
lei?!
Insomma! Chi è questo ragazzo?! Cosa vuole da me?!
«Devi
stare lontano da lei e basta, capito?! E ora vieni con me»,
disse
prendendomi per il polso e lasciando Ami da sola in quello stato.
«Ma
che stai facendo?! Lasciamii!!», urlai cercando di scappare
da quella presa, ma era troppo forte.
Mi
portò nella nostra classe e mi costrinse a prendere tutte le
mie cose e ad andarmene dalla scuola.
«Andiamo,
ti accompagno a casa», disse mettendo le mani in tasca.
«Non
ti
capisco! Perché ti comporti così!? Cosa ti ha
fatto Ami?!
Voglio delle spiegazioni», dissi stringendo i pugni e
guardandolo
con un’espressione decisa.
Lui
sbuffò.
«Ho
già detto che non sono affari tuoi, basta che tu le stia
lontano», disse iniziando a camminare.
Io
non dissi nulla, mi sarei fatta dare delle spiegazioni da Ami, lei
sicuramente mi avrebbe detto cos’era successo.
Arrivati
davanti al cancello di casa non lo salutai nemmeno e lo ignorai.
«Aspetta»,
disse scavalcando la porta e entrando in casa mia.
«Ehi!
Chi ti ha dato il permesso di entrare?!».
«Ti
serviva una mano con gli studi o sbaglio?», disse osservando
casa mia ed entrando a caso nelle stanze.
«Si
ma…Ehi!», esclamai ma lui mi ignorò.
Poi
si
soffermò sul mio gatto e lo guardò curioso. Si
abbassò per toccarlo ma Buio gli graffiò la mano
e
scappò.
«Credo
che tu non gli piaccia», dissi trattenendo una risata. Non
sapevo che gli piacessero i gatti!
«Ti
fa male?», chiesi avvicinandomi, ma lui si
allontanò.
Perché
fa così?! Non è che puzzo veramente?!
«E’
solo un graffietto», disse per poi salire al piano di sopra.
Ormai
faceva già come se fosse casa sua, avevo ragione,
è proprio un maleducato.
«Ehi
Kagome…chi è il tuo amico?», chiese mia
mamma mentre preparava la cena.
«E’
un mio compagno di classe, si è proposto per aiutarmi a
studiare», risposi.
«Ah
capisco…Chiedigli se vuole fermarsi a cena! Abbiamo
così
tanto riso che non riusciamo più a finirlo!».
«Mh,
non mi sembra il caso», poi raggiunsi Taisho che era
già disteso sul mio letto.
«Certo
che potresti anche chiedere», dissi sospirando.
«Beh
è il prezzo che devi pagare per farti aiutare con lo
studio», disse chiudendo gli occhi.
«Vuoi
dire che mi aiuterai veramentee?!», dissi con gli occhi pieni
di gioia.
«Si»,
rispose annoiato.
«Ma
perché adesso vuoi aiutarmi? Mica volevi starmi
lontano?».
«Così,
tanto non ho niente da fare», disse mettendosi seduto.
Beh,
era l’unico! In questi giorni i studenti sono impegnatissimi
a stare attaccati ai libri!
«Beh,
quali sono le materie?», disse sbadigliando.
«Inglese,
geografia, scienze e matematica», dissi contando con le dita.
Lui
sbuffò e mi guardò come se fossi senza speranze.
«E
va
bene…Iniziamo da inglese, all’esame dovremmo
scrivere una
lettera per una persona, immagina che sia per una tua amica lontana e
raccontagli un’uscita con il tuo ragazzo», disse
sdraiandosi di nuovo.
«Poi
fammelo vedere», e si girò dall’altra
parte.
«Ok!»,
dissi e mi misi al lavoro.
Ci
vollero circa
35 minuti per scrivere quella lettera dopo di che chiamai Taisho e
glielo feci controllare, lui guardò il foglio perplesso,
«Allora?
Com’è?», chiesi impaziente.
«Mhh…a
parte il fatto che…hai sbagliato quasi tutti i tempi
verbali!», disse mettendosi una mano sulla fronte.
«Dimmi
come hai fatto».
«Ecco…non
lo soo», dissi fingendo un sorriso.
Lui
sbuffò.
«Ascolta
bene, in questa lettera stai parlando di una cosa passata,
perciò devi usare il past simple. Ricordati però
che
esistono i verbi irregolari. Tipo qui, Yesterday I went to cinema with
my boyfriend, “go” è irregolare che al
passato si
trasforma in “went”. Ce n’è
uno anche qui, He
came to my home for take me. In questo caso “come”
diventa
“came”. Tutto chiaro?», disse guardandomi.
«Si!»,
risposi sorpresa, aveva una pronuncia perfetta! E spiegava pure bene!
«Bene,
ora prova a scriverne un’altra», disse buttandosi
sul mio letto, di nuovo.
Riprovai
più volte e in meno di 3 ore avevo già capito
quello che
c’era da fare, poi passammo a geografia che fu un
po’ meno
impegnativo perché si trattava solo di studiare.
«Kagome!
E’ pronta la cena!», disse mia madre.
«Arrivo!»,
risposi.
«Il
tuo amico rimane a mangiare?!».
«Si,
rimango», rispose Taisho al posto mio.
Mi
sedetti a tavola e iniziai ad assaporare le prelibatezze che aveva
cucinato mia madre.
«Mhhh…che
buono!!», dissi mangiando dei gamberetti.
«Mangia
piano Kagome! Se no t’ingozzi», disse Sota dandomi
dei colpetti sulla schiena.
«Beh,
ma non sembra l’unica ad avere fame»,
commentò la mamma.
Guardammo
tutti Taisho che si era fatto fuori almeno 15 costolette!
«Ti
piacciono Taisho?», gli chiese mia mamma.
«Si,
sono molto buoni», rispose lui.
Rimasi
un po’ a bocca aperta da ciò che disse, pensavo
non fosse capace di fare dei complimenti!
«Sai
fratellone Taisho, tu assomigli molto al fratellone Inuyasha lo
sai?», disse Sota.
Io
lo guardai cercando di zittirlo. Nessuno doveva sapere della sua
esistenza!
Guardai
Taisho,
aveva un’espressione arrabbiata. Perché?
Perché era
arrabbiato? Ci fissammo per qualche minuto, volevo capire il motivo
della sua rabbia, ma poi fummo interrotti da mia madre che immagino si
era accorta della tensione.
«Bene
basta chiacchiere, passiamo al dessert!», disse appoggiando
sul
tavolo dei dolcetti alla crema a forma di gatto. Non sapevo come
riuscisse a dargli quella forma, so solo che ogni volta che li faceva
saltavo dalla gioia, erano buonissimi!
Taisho
ne prese uno e rimase ad osservarlo.
«Dai
Taisho, assaggiane uno! E’ la mia
specialità», disse sorridendogli.
Lui
fece come
disse e lo divorò in un secondo. Immagino sia segno che gli
piacesse. Beh, a volte capirlo non era affatto difficile.
Dopo
cena ricominciammo a studiare finché non ci addormentammo
sfiniti.
E
così fu
per i giorni seguenti, stavo tutto il tempo con lui a ripassare e a
studiare, tanto che quasi stavo dimenticando completamente le mie
amiche e ciò che era successo quel pomeriggio.
«Andiamo?»,
gli dissi appena sentii il suono della campanella.
Lui
si alzò.
«Puoi
dire a tua madre di prepararmi altri 10 dolcetti a forma di
gatto?», mi chiese mentre prendeva la sua borsa.
«Ma
se sta’ mattina ne hai già mangiati 8!»,
esclamai.
«E
allora?», disse annoiato.
Io
sospirai per poi dirigermi verso la porta ma, prima che potessimo
uscire dall’aula, Ami mi fermò.
«Ehi
Kagome!», esclamò con sguardo arrabbiato.
«Puoi
venire un attimo?», mi chiese e con lei arrivarono anche
Makoto e Ina.
Io
guardai un attimo Taisho facendogli segno di andare.
«Ditemi»,
dissi sorridendo.
«Sai
che giorno è oggi?», chiese Makoto battendo la
mano sul banco.
«Il
giorno prima degli esami?».
«NO!»,
esclamò Ami arrabbiata.
«Oggi
è il mio compleanno! E tu l’hai dimenticato!
Pensando solo
agli esami! Si sono importanti, ma anche un’amica
è
importante non credi?!», urlò.
Io
la guardai, aveva delle cicatrici sul viso.
«E
poi te ne stai tutto il giorno appiccicata a Taisho! E non sai che
è stato lui a ridurmi così!».
E’
vero,
mi ero completamente dimenticata di ciò che era accaduto,
Taisho
le aveva fatto del male e io l’avevo abbandonata pensando
solo a
me stessa.
«Com’è
successo?», chiesi.
«Ormai
questo non importa più…», disse per poi
andarsene.
«Kagome,
non mi aspettavo questo da te, ti sei dimenticata completamente di
noi!», aggiunse Ina che poi se ne andò seguita da
Makoto.
Feci
un sospiro,
mi sentivo in colpa, ma volevo capire cos’era successo e
siccome
Ami non me lo voleva dire, l’unica soluzione era chiederlo al
sottoscritto.
«Dimmelo»,
dissi aprendo il mio armadietto per prendere le scarpe.
«Dirti
cosa?», disse guardandomi.
«Quello
che è successo l’altro giorno, nell’aula
di
musica…», dissi ricambiando il suo sguardo.
«Ti
ho già detto che non sono affari tuoi», rispose
con sguardo serio.
«E
invece
io lo voglio sapere, Ami è mia amica e poi tu non mi sembri
una
persona che fa cose senza una ragione, perciò magari
è
stato tutto un equivoco», dissi mettendomi le scarpe.
«Tsk,
a
che ipotesi puoi dire una cosa del genere? A mala pena ci
conosciamo», disse iniziando a dirigersi verso
l’uscita.
Stavo per obbiettare, sì che ci conoscevamo, oltre a
studiare
abbiamo anche parlato molto, anche se ripensandoci non sapevo molto di
lui.
«Se
proprio lo vuoi sapere, vallo a chiedere a lei».
«Abbiamo
litigato, e non vuole più parlarmi».
Mi
alzai e insieme a lui ci dirigemmo a casa ma nessuno di noi due
aprì bocca durante il tragitto.
Mi
sentivo in
colpa, Ami è stata sempre gentile con me, quando ero
“malata” passava sempre da me anche se non poteva
vedermi.
Per non parlare delle mie feste di compleanno, organizzava sempre tutto
lei, e io ho pure dimenticato il suo. Dovevo assolutamente rimediare.
«Cambio
di programma Taisho», dissi fermandomi.
Lui
mi guardò confuso.
«Oggi
niente ripetizioni, puoi anche tornare a casa tua se vuoi»,
dissi
per poi correre verso casa, lasciandolo da solo in mezzo alla strada.
Quando
arrivai
mi precipitai subito in camera mia e presi un frammento della sfera,
sapevo che era una cosa rischiosa, ma mi fidavo di Ami.
Dopo
averlo messo in un scatola mi avviai verso la casa della mia amica.
Arrivata
davanti al cancello, feci un sospiro e suonai il campanello.
«Si?
Chi è?», senti la sua voce
dall’altoparlante.
«Sono
io, Kagome», dissi un po’ timida.
«Oh,
sei
tu Kagome…Dimmi, ti serve qualcosa?», disse
abbassando la
voce, d’un tratto era diventata cupa.
«Volevo
farmi perdonare, ho una cosa per te», dissi cercando di
essere allegra.
Subito
dopo il cancello si aprii ed io entrai.
«Che
ci fai qui Kagome?», chiese sorpresa Ina.
«Volevo
chiedervi scusa, mi sono comportata malissimo e mi dispiace, davvero.
Vi ho trascurate, ma cercate di capirmi, sapete che voglio sempre
andare al massimo negli esami, però, questa volta ho
sbagliato,
in particolare con te Ami, ed è per questo che ti ho fatto
un
“regalo-prestito”», dissi sorridendo.
«Che
intendi dire per “regalo-prestito?», chiese confusa.
«Beh,
si
tratta di una cosa molto, ma molto importante per me, ma voglio dartelo
così che tu possa custodirlo», dissi per poi
porgergli la
scatoletta, lei lo aprii e notai una strana luce nei suoi occhi.
«So
che
è una richiesta alquanto egoista e non può essere
considerata veramente un regalo, ma questo è segno che mi
fido
di te».
Lei
mi abbracciò.
«Oh
Kagome, grazie!», disse per poi sorridermi, ma non avevo mai
immaginato che, dietro a quel sorriso, si poteva nascondere un demonio.
Passammo
la
serata tra chiacchiere e giochi e ci divertimmo un sacco, ma quando fu
il momento di tornare a casa, qualcosa andò storto.
«Grazie
di tutto Kagome», disse facendomi lo stesso sorriso di quando
mi aveva abbracciata.
«Ma
figurati! Anzi, sono io che dovrei…», dissi ma poi
fui interrotta da un suo abbraccio e io poi ricambiai.
«A
proposito…posso sapere cos’è successo
tra te e
Taisho? Perché ti ha ridotta così?»,
domandai
rimanendo in quella posizione.
«Semplice…io,
lo volevo uccidere», disse con voce cupa.
Spalancai
gli occhi.
Cos’ha
appena detto? Voleva ucciderlo?
Cercai
di
chiedere spiegazioni, ma prima che potessi farlo, sentii i suoi denti
mordermi la spalla e subito dopo mi ritrovai per terra, sanguinante.
***
L’avevo
detto a quella stupida di non avvicinarsi a quel mostro, ma come suo
solito non mi ha ascoltato, che seccatura.
L’avevo
seguita per tutto il tempo, sapevo già che sarebbe andata a
casa
sua, ma ho preferito non intervenire, non sarebbe servito a nulla.
Uscii
dal mio nascondiglio e mi misi davanti a lei, guardando
quell’essere.
«Tsk,
ancora tu, che hai da guardarmi con quei occhi? Credi di farmi
paura?», disse e i suoi occhi diventarono rossi come il fuoco.
Io
non risposi,
sarebbero solo parole sprecate. Mi piombai su di lei attaccandola con i
miei artigli. Questa volta però notai che era più
veloce
e più forte.
«Sorpreso
eh? E’ incredibile quanto possa farmi diventare potente un
solo
piccolo frammento della sfera», disse sogghignando, ma io la
ignorai continuando ad attaccarlo.
«Certo
che
quell’umana è davvero ingenua, per tutto questo
tempo non
si è minimamente accorta che la sua amichetta del cuore
è
in realtà un demonio che la vuole mangiare», disse
sogghignando.
«Sta’
zitta», e continuai ad attaccarla finché, stufo,
le diedi
il colpo di grazia trafiggendole lo stomaco con il braccio.
Dopodichè
la buttai a terra come se fosse un rifiuto.
Che
essere inutile, pensava veramente di poter competere con me?
Mi
avvicinai a Kagome ancora priva di sensi per poi prenderla in braccio,
e mentre mi incamminavo verso casa la guardai.
Gli
umani sono così fragili, in particolare questa,
eh…non
riuscirebbe neanche a diferndersi da una mosca, eppure ovunque vada si
trova sempre in pericolo. Avevi ragione padre, occuparsi di
un’umana è ancora più difficile di
ammazzare un
demone.
«Oh
mio Dio! Che è successo?!», domandò
preoccupata la sign.Higurashi.
«Niente
di molto grave, la porto su in camera e per favore signora, potrebbe
portarmi il kit d'emergenza?», chiesi il modo più
educato
possibile, era incredibile come fossi riuscito ad integrarmi
così bene, dall'altra
parte non avrei mai parlato così.
Lei annuì e fece come le chiesi.
Dopodichè portai in camera Kagome e le curai le ferite per
poi
lasciarla riposare. Decisi di rimanere ancora per un po' di tempo a
controllarla, in fondo solo io in quel momento sapevo come curare quel
veleno.
Poi
d'un tratto sentii un migolio, si stava svegliando.
«D-dove
sono?», chiese ancora un po' scossa.
«A
casa tua».
«M-a
come? ero a casa di Ami e...», si interruppe.
Probabilmente si sarà ricordata dell'accaduto.
«Taisho!
Tu mi devi spiegaree! Cos'è successo?! Perchè Ami
ti voleva uccidere?», esclamò.
«Ssht...taci,
mi fai saltare i nervi», dissi chiudendo gli occhi.
«Ma...»,
la interruppi.
«Ma
nente, senti, è meglio se adesso ti riposi se vuoi andare
bene agli esami domani», dissi alzandomi.
«Oh
Dio! Domani ci sono gli esamiii! Non abbiamo finito di ripassare
matematica!», esclamò mettendosi le mani nei
capelli.
Io
la guardai con espressione annoiata.
«Taisho!
Mi devi aiutaree!», disse alzandosi dal letto e mettendosi
subito alla scrivania.
Certo che è
proprio strana, si è già dimenticata di essere
quasi morta, mah...
Mi sedetti di fianco a lei e iniziai la lezione, sapevo
già che quella notte non avrei dormito, ma almeno ne
è
valsa la pena. Alla fine superai gli esami a pieni voti e anche lei ci
riuscì, anche se a differenza mia, è uscita con
voti
abbastanza bassi. Beh, tanto era l'ultima volta che l'avrei aiutata, o
almeno, questo è quello che credevo.
Spazio Autrice
Eccomi
tornataaaaaa *-* ok, lo so, sono in ENORME ritardo, sarà
tipo un
anno che non aggiorno (?) Ammazzatemi se volete :’) ma
perdonatemiiiiiiiiiii >.< avevo il capitolo
già pronto ma
poi ho avuto un po’ di imprevisti xD Va bene Yumi basta
giustificarti, ti uccideranno lo stesso c:
Mh
comunque spero che riuscirò ad aggiornare
presto…(con questo presto intende tra tre secoli)
Ah,
volevo dire
una cosa prima di scomparire per altri decenni, per chi ha letto
l’altra mia storia “La luce dopo il buio”
non so
ancora quando aggiornarla, perciò stavo pensando di unirla
con
questa, che ne dite? :3
Beh,
spero che il capitolo vi piaccia xD eeeee ALLA PROSSIMA!
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