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Autore: Yumi Sakura    03/11/2015    2 recensioni
«Ha bisogno di qualcuno che la può tenere al sicuro», disse Inuyasha.
Beh allora chi proteggeva lei? Ormai la sua vita dipendeva da lui.
Nella sua mente sfioravano i ricordi di quei momenti felici in cui potevano stare insieme senza nessuno che li potesse disturbare.
«Che dovrei fare allora? non posso cancellare il passato», disse lei abbassando la testa, non voleva piangere, non davanti a lui.
«Puoi tentare di costruire il futuro», rispose con il suo solito sguardo.
Aveva degli occhi freddi e distaccati, senza alcun sentimento ma allo stesso tempo spietati. Degli occhi che ti facevano accapponare la pelle, ma allo stesso tempo non potevi evitare di fissarli. Insomma, aveva degli occhi di ghiaccio.
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kikyo, Kagome/Sesshoumaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eyes of Ice 2
-Yumi Sakura-
Eyes of ice
Capitolo II
«Can you help me?»

Devo ammetterlo, in quel periodo non mi sarei mai aspettata di allontanarmi da Inuyasha, insomma, avevamo passato molto tempo insieme, tanto che sembrava che ci conoscessimo dalla nascita.
Lui sapeva quasi tutto di me, soprattutto perché gli raccontavo ogni cosa, come se fosse il mio diario segreto, e anch’io pensavo di sapere tutto di lui, ma forse mi sbagliavo. Non pensavo che riuscisse a comportarsi in maniera così fredda nei miei confronti, né che potesse scegliere veramente di stare con Kikyo né che volesse abbandonarmi con la semplice scusa di volermi mettere al sicuro. O forse no, forse sotto sotto lo sapevo. Già, la colpa era mia, ero solo io, e soltanto io che mi illudevo del fatto che potesse davvero decidere di stare al mio fianco.
La cosa che mi stupì di più fu il fatto che mi avesse assegnata al suo odioso fratello, che fosse disperato a tal punto di fare ciò? Voglio dire, era una persona fredda e senza pietà, abile nel combattere e Principe dei Demoni! Come poteva lasciarmi con lui? Capisco che potesse assomigliargli un po’, ma solo come aspetto fisico! Certo, avevano gli stessi occhi color ambra, ma emanavano qualcosa di diverso, quelli di Sesshomaru avevano sempre un’espressione distaccata e quando ti guardava ti faceva sentire indesiderato, come se fossi un rifiuto del mondo, anche se avevo notato che questi suoi occhi cambiavano quando si posavano su Rin: diventavano più espressivi e pieni di gioia tanto che pensavo che potesse pure sorridere. Ma questo forse era troppo, stiamo parlando di Sesshomaru in fondo. Però non potevo biasimarlo, Rin era davvero una bambina dolcissima e riusciva a tirar su di morale tutti con il suo sguardo infantile. Andava molto d’accordo con me e ogni volta che ci incontravamo mi salutava con grande entusiasmo. Perciò da una parte ero abbastanza contenta di unirmi a loro. Beh, con il Principe dei demoni non avevo un rapporto molto stretto, anzi, da quando siamo partiti non ci siamo ancora rivolti la parola. Con Jaken invece avevo un legame piuttosto strano, qualche volta quando accompagnavo Rin in un posto lontano mi rimproverava, ma altre volte andavamo d’accordo, soprattutto quando gli insegnavo a cucinare o a fare altre faccende domestiche, aveva talento in questo genere di cose, era un’eccellente balia!
Nei primi giorni mi fu davvero difficile abituarmi al nuovo gruppo, continuavo a pensare ai miei vecchi compagni, ma soprattutto non sapevo come comportarmi con Sesshomaru che, al posto di proteggermi, sembrava che mi volesse uccidere! A pensarci bene, era ancora più sorprendente che lui avesse accettato di portarmi con lui!
Pian piano però le cose sono migliorate e iniziai a sentirmi a mio agio, anche se lui continuava a comportarsi come se non esistessi. Beh, non che mi aspettavo altro!
«Kagome guarda!», urlò Rin correndo verso un campo di neve.
«Aspetta Rin, padron Sesshomaru è andato a fare una commissione e ci ha detto di restare qui! Non puoi correre dove vuoi!», le ordinò Jaken ormai stanco di correre.
«Arrivo!», dissi raggiungendola.
«Oh insomma! Ti ho detto di non correre!», si lamentò Jaken.
«Tranquillo Jaken! Ci sono io con lei», dissi cercando di tranquillizzarlo.
«E’ proprio per questo che mi preoccupo!», disse sbattendo più volte il bastone per terra.
«Dai Kagome vienii!», mi chiamò Rin saltellando di qua e di là.
«Ok, ok, arrivo!», dissi raggiungendola.
Corsi verso di lei ignorando completamente il freddo che mi congelava le gambe e mi buttai in quel candido prato, ridendo e giocando come se fossi ancora bambina. Mi vennero in mente tanti ricordi di quando ero piccola, avevo sempre fatto così, mi buttavo su quella sostanza fredda e giocavo fino a sfinire. Adoravo la neve ed è proprio per questo che la mia stagione preferita era l’inverno…no aspettate…era arrivato l’inverno?!
«Oh Dio mio!», esclamai alzandomi.
«Mh? Che è successo Kagome?», domandò Rin.
«Scusate, ma ho una cosa urgentissima da fare nella mia epoca! Prendo in prestito Ah-Un. Tornerò fra qualche giorno, ciao!!», dissi correndo via senza badare ai loro richiami.
Come ho a dimenticarmelo?! In inverno iniziano gli esami!! Stupida, Stupida, Stupida!
«Più veloce Ah-Un!».
Era da molto ormai che non tornavo, così mi preparai già alle domande della mia famiglia che sicuramente si sarà chiesta che fine avevo fatto. Tornai a casa e come avevo previsto mi chiesero di tutto e di più, ma io non risposi, ero in ritardo per la scuola! Mi lavai e mi cambiai velocemente mettendomi la divisa invernale, poi presi la mia cartella e ci misi i libri e altri fogli. Prima di andarmene presi anche un frammento della sfera come portafortuna, ne avevo proprio bisogno!
Poi, finito di prepararmi, mi precipitai a scuola.
«Ciao Kagome!! Che bello rivederti! Sei guarita dalla tua pellicite?», mi chiese Ami correndomi incontro.
«Che?», chiesi confusa.
«La pellicite! La malattia che ti ha fatto seccare la pelle delle arti!».
Ecco un’altra trovata del nonno per coprirmi…ma non poteva trovare un’altra scusa?! Non esiste neanche! O almeno credo…
«Ehm…s-sii, ora va tutto bene», dissi facendo un sorriso sforzato.
«Grandioso! Oh! Che bel ciondolo! Dove l’hai preso?», esclamò guardando il frammento della sfera.
«Me l’ha regalato mia mamma per la mia guarigione», dissi la prima scusa che mi venne in mente.
«Oh, capisco…Beh è meglio andare ora! Siamo in ritardo!», disse prendendomi per mano e correndo verso la nostra classe. Arrivate davanti alla porta dell’aula però ci fermammo, era almeno la centesima volta che eravamo in ritardo perciò avevamo un po’ timore di entrare. Ma la nostra attenzione si posò su un ragazzo che entrò nell’aula con molta calma, senza una minima preoccupazione.
«Ehy Taisho, ti avevo detto di entrare prima se volevi seguire la lezione», lo rimproverò il professore, ma lui non rispose, si limitò soltanto a lanciargli un’occhiataccia a cui l’insegnante non poté fare a meno di rabbrividire.
Che strano ragazzo…
«Stessa cosa vale per voi due», disse rivolgendosi poi a noi.
«Ci scusi tanto…», dicemmo in coro inchinandoci.  
«Andate a sedervi!», ci ordinò arrabbiato e noi obbedimmo.
«Bene, ora ho un importante annuncio da farvi. Tra 5 giorni inizieranno gli esami invernali! Spero abbiate già studiato perché questa volta saranno abbastanza difficili, ma soprattutto più lunghi! Infatti dureranno fino alle vacanze di Capodanno», ci spiegò il professore.
“Cosa?! 5 Giorni?!!” pensai disperata. Come potevo fare? Non avevo aperto libro per ben 4 mesi!
«Come faròòòòòò?!!», urlai disperata accasciandomi sul banco.
«E dai Kagome, se inizi adesso a studiare forse riuscirai a cavartela!», mi incoraggiò Makoto.
«Dici che riuscirei a studiare un programma di 4 mesi in soli 5 giorni?!», chiesi irritata.
«Provaci almeno! Ti aiuteremo!», disse Ami.
«Dite sul serio?», chiesi guardandole come se fossero l’ultima speranza della mia vita.
«Certo! Non preoccuparti, se non capisci qualcosa puoi chiedere a noi!».
«Ci sarò anch’io!», disse Ina.
«Grazie ragazze, non so cosa farei senza di voi!», dissi abbracciandole.
«Allora, per prima cosa vediamo quali materie vai peggio», propose Ami tirando fuori tutti i libri.
«Allora…Geografia, Scienze, Inglese e…Matematica».
Loro mi guardarono perplesse.
«Così tanteee?!», dissero in coro.
«Sentite! Non ho aperto libro in questi mesi!».
«E va bene dai, in Inglese posso darti una mano io, sono abbastanza brava, count on me!», disse Ami sedendosi di fianco a me.
«Io posso aiutarti in Scienze, è la materia in cui vado meglio», propose Ina.
«E io in Geografia», disse Makoto.
«Beh, direi che siamo a posto!», disse contenta Ami.
«Ehm…ragazze, mancherebbe Matematica», dissi sottovoce.
Loro non risposero e come prima mi guardarono perplesse.
«Kagome…io sono negata! Se ti dessi una mano non riusciresti neanche a fare due più due», disse Ina.
«Guarda, io sto andando a dei corsi di recupero ma sono totalmente una frana!», disse Makoto. Allora posai lo sguardo su Ami, ormai era l’ultima che potess-
«Sorry Kagome, Matematica non è il mio forte», disse prima ancora che potessi sperare.
«Noo ragazzeeee! Come farò allora?! Matematica è la materia dove vado peggio in assoluto!», esclamai disperata, ma fui interrotta da un ragazzo.
«Ehy ragazze, che succede?», chiese Hojo dopo averci visto così preoccupate.
«Kagome! Ti sei ripresa! Ne sono felice!», esclamò in seguito dopo avermi fissato per almeno cinque minuti. Ok, si capiva che aveva fatto finta di non vedermi…quel ragazzo non era molto furbo.
«Ciao Hojo! Senti, Kagome ha bisogno di una mano in matematica, potresti pensarci tu?», disse Makoto facendo un sorriso malizioso.
Cosa sta facendo?!
La guardai male e poi iniziai a farle dei segni come per dire “no” ma poi mi accorsi che Hojo mi stava guardando.
«Ehm…mi dispiace deludervi ma in matematica sono veramente una frana e penso che lo siano tutti in questa classe, a parte Taisho che sembra essere davvero bravo, anche se per dir la verità lui è bravo in tutto», disse guardandosi intorno.
«Taisho hai detto?», chiesi fissando quel ragazzo.
«Si, è arrivato quando tu eri ancora malata», spiegò Hojo.
Lo guardai esaminandolo, era davvero strano, emanava un area diversa da tutti gli altri, molto più forte e potente. E neanche il suo aspetto fisico era da meno, i suoi capelli erano di un colore argenteo ed era magro e molto alto, quasi due metri almeno! Per non parlare dei suoi occhi, erano di un colore molto familiare, color ambra! Aspettate un attimo…assomigliava a Sesshomaru! Che fosse lui? Che fosse venuto per punirmi per essermi allontanata senza avvisarlo?!
Subito scossi la testa, com’era possibile? Lui era nell’epoca Sengoku! E poi come aveva fatto ad arrivare fin qui? no, no, tutto quello era impossibile.
Lo guardai per un istante, quel ragazzo non prometteva niente di buono, meglio stargli alla larga.
«Niente da fare. Proverò a chiedere a qualcun altro dell’altra sezione», dissi alzandomi.
«Va bene. Dai, andiamo in palestra adesso, ci aspettano due ore di educazione fisica!», disse Makoto stiracchiandosi.
«Facile per te Makoto, te sei un’atleta nata!», disse Ami.
«Già!», esclamai.
«Kagome non parliamo ti te che sei quasi peggio», disse Makoto.
Beh, non avevano torti, dopo qualche anno nell’epoca Sengoku le mie abilità atletiche erano piuttosto migliorate. Seguii le mie compagne e ci dirigemmo insieme verso gli spogliatoi della palestra, ma mentre entravo vidi ancora Taisho, quello strano ragazzo. Lo osservai ancora una volta ma subito dopo mi voltai, si era accorto che lo stavo guardando.
Le cose però non erano finite qui, quando entrai nella stanza mi accorsi che avevo dimenticato la borsa di educazione fisica a casa! A quel punto chiesi al prof se potevo andare in infermeria a prendere una tuta e come se non bastasse anche Taisho l’avevo dimenticata! E il risultato? Dovetti andare da sola con lui! Mi sentii piuttosto a disagio e nessuno di noi due aprimmo bocca durante il tragitto, c’era solo silenzio. Dopo aver pensato di cosa parlare finalmente mi venne in mente un argomento ma prima che potessi iniziare a parlare sbattei contro la porta dell’infermeria! Tanto da non accorgermi che avevo perso il mio ciondolo con il frammento della sfera!
«pft, che stupida», disse lui entrando e senza neanche aiutarmi.
«Ehi! Lo sai che sei davvero maleducato! Potevi anche darmi una mano!», gli urlai dietro.
«Non ne ho avuto l’intenzione e non lo avrò mai, perciò non chiedermi di aiutarti neanche per matematica», disse aprendo l’armadio e cercando una tuta maschile.
«E tu come fai a saperlo?!», chiesi stupita.
«L’ho intuito dai tuoi voti che ho visto sui tabelloni, non sei la più scarsa della classe, ma sei comunque impedita», disse trovando ciò che gli serviva.
«Ma come ti permetti?! E comunque non te l’avrei mai chiesto!».
«Non ho la minima voglia di stare dietro ad una ragazzina inutile come te, già devo farlo per colpa di una persona, ma almeno qui non sono costretto, quindi ti conviene starmi alla larga se non vuoi avere problemi», disse prendendomi il polso con forza e avvicinando il suo viso al mio. Io lo guardai negli occhi, mi sembravano così familiari a quelli di Sesshomaru, tanto che stavo pure per pronunciare il suo nome.
Se ne andò guardandomi male senza badare al fatto che mi avesse fatto male al polso, certo che non c’era bisogno di farlo! E cosa intendeva con quelle parole?
Bah, quello è tutto strano.
D’un tratto mi venne in mente un idea: che fosse veramente Sesshomaru?
Scossi la testa, no, no, sicuramente era una coincidenza! Solo perché gli assomiglia non vuol dire che è lui! Magari è un suo discendente, chi lo sa! Ma sicuramente non è lui!
Mi ripresi dai miei pensieri e iniziai a cercare la mia tuta per poi ritornare in palestra. Durante le ore di educazione fisica non feci altro che osservare quel ragazzo, aveva delle abilità atletiche sorprendenti!
«Ehi Kagome! Non fai altro che osservare Taisho, non è che ti sei presa una cotta per lui?», mi domandò Ami guardandomi in modo malizioso.
«Eh? Ma no! ti sbagli! È solo che è incredibilmente bravo!», dissi negando ciò che aveva detto.
«Già!», disse per poi andarsene.
Passarono ore e finalmente la campanella suonò, ma purtroppo per me non era ancora finita.
«Quindi oggi faremo Inglese! Sei in buone mani Kagome, dopo aver fatto un viaggio studio di un anno in Inghilterra sono praticamente diventata inglese ahah», disse Ami mentre camminavamo verso casa mia.
«Grazie ancora Ami! Sei la mia salvezza!», dissi abbracciandola.
«Ma figurati!», disse per poi ridere, poi si fermò e mi osservò.
«Ehi Kagome, ma quel ciondolo che avevi sta’ mattina?», chiese accorgendosi che non c’era più.
Spalancai gli occhi e subito abbassai la testa guardandomi il petto.
Oh Dio! Non c’è piùùù!!!!
«Oh no!!», iniziai ad agitarmi camminando avanti e indietro e pensando dove potesse essere.
Stupida, stupida, stupidaaa!! Come avevo fatto a perderlo!!?
«Dove saraaàààà!!!?», esclamai disperata.
«Beh, forse nello spogliatoio, magari ti è caduto mentre ti cambiavi», ipotizzò Ami.
Ha ragione!
Non perdendo neanche un secondo mi precipitai a scuola e salutai velocemente Ami dicendole di andare a casa mia e che poi l’avrei raggiunta.
«Speriamo sia quii!», dissi entrando nello spogliatoio e aprendo il mio armadietto. Non c’era.
Mi misi di nuovo in panico e iniziai a perlustrare tutta la stanza, ma con scarso risultato.
Dove sarà?! Cavoli dove saràààà?!
Poi mi venne in mente una cosa: mentre andavo a prendere la tuta sono caduta. Si! Doveva essere lì! Così uscii dallo spogliatoio e mi diressi verso l’infermeria. Ma quando arrivai davanti alla porta, lì non c’era niente. Provai ad entrare e a vedere se era dentro la stanza, ma niente, così controllai in classe e in altri posti dov’ero stata quel giorno, ma nessun risultato. Era sparito.
Guardai l’orologio e mi accorsi che ero rimasta a scuola per ben 2 ore! Beh, certo che ce ne voleva di tempo per perlustrare ogni centimetro della scuola!
Presi il cellulare per chiamare Ami e chiederle scusa per averla fatta aspettare per così tanto tempo, ma prima che potessi farlo ricevetti un messaggio anonimo.

“Il tuo ciondolo si trova a casa tua ora. Vedi di non perderlo un’altra volta.”

Il mio ciondolo era a casa! Presi un sospiro e mi precipitai a casa per assicurarmi che non fosse tutto uno scherzo. Le mie preoccupazioni però erano finite perché quando arrivai il frammento era proprio sulla mia scrivania. La cosa strana era che tutti gli altri erano sparsi sul mio letto! Mi chiesi cosa fosse successo poi andai da mia madre per chiedere spiegazioni ma lei mi rispose che nessuno era venuto a parte Ami.
Alzai le spalle e feci un sospiro, beh l’importante era che tutti i miei frammenti erano sani e salvi. Chiamai la mia amica per darle delle spiegazioni per la mia assenza e le chiesi se poteva passare un altro giorno per fami ripetizioni, poi mi misi a fare i compiti ma prima che potessi accorgermene mi addormentai.
***

Il giorno dopo mi svegliai di buon umore tanto che arrivai in anticipo a scuola, quella volta decisi di lasciare i frammenti a casa.
«Ehi Kagome che ne dici se oggi andiamo a mangiare da qualche parte?», mi chiese Ami.
«Si stanno avvicinando gli esami e vuoi ancora uscire? E poi non posso, Makoto oggi deve venire da me a farmi ripetizioni di Geografia», dissi mentre riordinavo il mio banco.
«Ehm…Kagome, ti devo dare una brutta notizia…ecco…non posso più darti ripetizioni!», quello fu uno dei momenti più brutti della mia vita.
«Perchèèèèèèèèè????!», chiesi andando nel più totale panico.
«Beh, si dal caso che non sei l’unica ad avere problemi con alcune materie, ho proprio bisogno di ripetizioni, perciò in questi giorni sarò molto occupata! Mi dispiace.», disse curvando le labbra.
«E va bene dai, proverò a cavarmela da sola, beh, Ina, almeno posso contare su di te per scienze?», chiesi facendole gli occhioni da cucciolo. Lei però abbassò lo sguardo. Ok, quello non era affatto un buon segno.
«Kagome perdonamiii! Ultimamente il negozio dei miei è molto affollato quindi devo dare una mano! Perciò non ho proprio tempo!», disse sospirando.
«Come farò oraaaa?!!», esclamai mettendomi le mani sul capo.
«Prova a chiedere a qualcun altro», propose Ami.
«Sono tutti impegnati con gli studi! Voi eravate la mia ultima speranzaa», dissi appoggiando la testa sul banco.
«Beh, allora non ti resta che studiare fino a sfinire», disse Makoto fingendo un sorriso.
«Questo non mi aiuti affatto», dissi come se volessi piangere, in effetti, lo stavo per fare!
«Perché non chiedi a Taisho? Lui non ha bisogno di studiare, sa già tutto!», propose Ina.
«È vero! Prova a chiederglielo! Non ti costa niente», disse Ami.
«Si ma…non lo conosco!! E poi…», mi vennero in mente le parole che mi aveva detto il giorno prima.
«E dai Kagome, come ha detto Ami, non ti costa niente! Mica ti fucila quello!», disse alzando le spalle.
No, non mi fucila, mi mangia!
«Va bene…se proprio insistete», dissi arrendendomi, ormai era diventato inutile discutere con loro.
Così mi avvicinai a lui, camminando verso il suo banco. Di tanto in tanto mi voltavo guardando le mie amiche che mi incoraggiavano, ma prima che potessi aprire bocca…
«Non ti aiuterò», disse non rivolgendomi neanche uno sguardo.
«Eh? Ma non ti ho ancora chiesto niente!».
«Non importa, qualunque cosa sia, non voglio ti aiutarti, te l’ho già detto».
Sospirai alla sua risposta e me ne andai, beh, non potevo mica aspettarmi che mi aiutasse veramente! Sembrava però che cercasse di allontanarsi da me ogni volta che mi avvicinavo, ma che ho? Puzzo?
Quando finirono le lezioni salutai i miei compagni di classe e rimasi a scuola, mi concentravo di più stando in quell’aula. Tirai fuori il mio libro di geografia e cercai di studiare. Devo ammettere che non era così difficile come credevo! L’unica pecca era che dovevo fare almeno 200 pagine!
Dopo un’ora già sentii andare via la concentrazione, così decisi di prendermi una pausa, con una cioccolata calda!
Uscii dall’aula e mi diressi verso la caffetteria, ma durante il tragitto sentii dei strani rumori provenire dall’aula di musica. Aprii lievemente la porta e mi sporsi abbastanza per intravedere una persona che stava dando dei pugni ad un ragazza…aspettate!
Ma quello è Taisho! E l’altra è…Ami!!

Entrai di scatto interrompendo ciò che stava facendo.

«Che stai facendo?! Perché la stai picchiando!?».
Lui mi guardò con occhi fulminei e io non feci che rabbrividire, quegli occhi…erano così familiari.
«Non sono affari tuoi, e poi, chi ti ha dato il permesso di entrare?».
«Non ho bisogno di un permesso per entrare in un aula, e ora dimmi, perché la stavi facendo del male!?», urlai avvicinandomi ad Ami che ormai era svenuta.
«Ho detto che non sono affari tuoi!», urlò, per poi avvicinarsi alla porta dell’aula, ma poi si fermò.
«Ti conviene stare lontana da lei», disse voltandosi leggermente.
«E perché mai? E’ una mia amica! Semmai sei tu quello che deve stare lontano da lei!», dissi arrabbiata.
Perché l’ha fatto? E perché vuole che mi allontani da lei?! Insomma! Chi è questo ragazzo?! Cosa vuole da me?!
«Devi stare lontano da lei e basta, capito?! E ora vieni con me», disse prendendomi per il polso e lasciando Ami da sola in quello stato.
«Ma che stai facendo?! Lasciamii!!», urlai cercando di scappare da quella presa, ma era troppo forte.
Mi portò nella nostra classe e mi costrinse a prendere tutte le mie cose e ad andarmene dalla scuola.
«Andiamo, ti accompagno a casa», disse mettendo le mani in tasca.
«Non ti capisco! Perché ti comporti così!? Cosa ti ha fatto Ami?! Voglio delle spiegazioni», dissi stringendo i pugni e guardandolo con un’espressione decisa.
Lui sbuffò.
«Ho già detto che non sono affari tuoi, basta che tu le stia lontano», disse iniziando a camminare.
Io non dissi nulla, mi sarei fatta dare delle spiegazioni da Ami, lei sicuramente mi avrebbe detto cos’era successo.
Arrivati davanti al cancello di casa non lo salutai nemmeno e lo ignorai.
«Aspetta», disse scavalcando la porta e entrando in casa mia.
«Ehi! Chi ti ha dato il permesso di entrare?!».
«Ti serviva una mano con gli studi o sbaglio?», disse osservando casa mia ed entrando a caso nelle stanze.
«Si ma…Ehi!», esclamai ma lui mi ignorò.
Poi si soffermò sul mio gatto e lo guardò curioso. Si abbassò per toccarlo ma Buio gli graffiò la mano e scappò.
«Credo che tu non gli piaccia», dissi trattenendo una risata. Non sapevo che gli piacessero i gatti!
«Ti fa male?», chiesi avvicinandomi, ma lui si allontanò.
Perché fa così?! Non è che puzzo veramente?!
«E’ solo un graffietto», disse per poi salire al piano di sopra.
Ormai faceva già come se fosse casa sua, avevo ragione, è proprio un maleducato.
«Ehi Kagome…chi è il tuo amico?», chiese mia mamma mentre preparava la cena.
«E’ un mio compagno di classe, si è proposto per aiutarmi a studiare», risposi.
«Ah capisco…Chiedigli se vuole fermarsi a cena! Abbiamo così tanto riso che non riusciamo più a finirlo!».
«Mh, non mi sembra il caso», poi raggiunsi Taisho che era già disteso sul mio letto.
«Certo che potresti anche chiedere», dissi sospirando.
«Beh è il prezzo che devi pagare per farti aiutare con lo studio», disse chiudendo gli occhi.
«Vuoi dire che mi aiuterai veramentee?!», dissi con gli occhi pieni di gioia.
«Si», rispose annoiato.
«Ma perché adesso vuoi aiutarmi? Mica volevi starmi lontano?».
«Così, tanto non ho niente da fare», disse mettendosi seduto.
Beh, era l’unico! In questi giorni i studenti sono impegnatissimi a stare attaccati ai libri!
«Beh, quali sono le materie?», disse sbadigliando.
«Inglese, geografia, scienze e matematica», dissi contando con le dita.
Lui sbuffò e mi guardò come se fossi senza speranze.
«E va bene…Iniziamo da inglese, all’esame dovremmo scrivere una lettera per una persona, immagina che sia per una tua amica lontana e raccontagli un’uscita con il tuo ragazzo», disse sdraiandosi di nuovo.
«Poi fammelo vedere», e si girò dall’altra parte.
«Ok!», dissi e mi misi al lavoro.
Ci vollero circa 35 minuti per scrivere quella lettera dopo di che chiamai Taisho e glielo feci controllare, lui guardò il foglio perplesso,
«Allora? Com’è?», chiesi impaziente.
«Mhh…a parte il fatto che…hai sbagliato quasi tutti i tempi verbali!», disse mettendosi una mano sulla fronte.
«Dimmi come hai fatto».
«Ecco…non lo soo», dissi fingendo un sorriso.
Lui sbuffò.
«Ascolta bene, in questa lettera stai parlando di una cosa passata, perciò devi usare il past simple. Ricordati però che esistono i verbi irregolari. Tipo qui, Yesterday I went to cinema with my boyfriend, “go” è irregolare che al passato si trasforma in “went”. Ce n’è uno anche qui, He came to my home for take me. In questo caso “come” diventa “came”. Tutto chiaro?», disse guardandomi.
«Si!», risposi sorpresa, aveva una pronuncia perfetta! E spiegava pure bene!
«Bene, ora prova a scriverne un’altra», disse buttandosi sul mio letto, di nuovo.
Riprovai più volte e in meno di 3 ore avevo già capito quello che c’era da fare, poi passammo a geografia che fu un po’ meno impegnativo perché si trattava solo di studiare.
«Kagome! E’ pronta la cena!», disse mia madre.
«Arrivo!», risposi.
«Il tuo amico rimane a mangiare?!».
«Si, rimango», rispose Taisho al posto mio.
Mi sedetti a tavola e iniziai ad assaporare le prelibatezze che aveva cucinato mia madre.
«Mhhh…che buono!!», dissi mangiando dei gamberetti.
«Mangia piano Kagome! Se no t’ingozzi», disse Sota dandomi dei colpetti sulla schiena.
«Beh, ma non sembra l’unica ad avere fame», commentò la mamma.
Guardammo tutti Taisho che si era fatto fuori almeno 15 costolette!
«Ti piacciono Taisho?», gli chiese mia mamma.
«Si, sono molto buoni», rispose lui.
Rimasi un po’ a bocca aperta da ciò che disse, pensavo non fosse capace di fare dei complimenti!
«Sai fratellone Taisho, tu assomigli molto al fratellone Inuyasha lo sai?», disse Sota.
Io lo guardai cercando di zittirlo. Nessuno doveva sapere della sua esistenza!
Guardai Taisho, aveva un’espressione arrabbiata. Perché? Perché era arrabbiato? Ci fissammo per qualche minuto, volevo capire il motivo della sua rabbia, ma poi fummo interrotti da mia madre che immagino si era accorta della tensione.
«Bene basta chiacchiere, passiamo al dessert!», disse appoggiando sul tavolo dei dolcetti alla crema a forma di gatto. Non sapevo come riuscisse a dargli quella forma, so solo che ogni volta che li faceva saltavo dalla gioia, erano buonissimi!
Taisho ne prese uno e rimase ad osservarlo.
«Dai Taisho, assaggiane uno! E’ la mia specialità», disse sorridendogli.
Lui fece come disse e lo divorò in un secondo. Immagino sia segno che gli piacesse. Beh, a volte capirlo non era affatto difficile.
Dopo cena ricominciammo a studiare finché non ci addormentammo sfiniti.
E così fu per i giorni seguenti, stavo tutto il tempo con lui a ripassare e a studiare, tanto che quasi stavo dimenticando completamente le mie amiche e ciò che era successo quel pomeriggio.
«Andiamo?», gli dissi appena sentii il suono della campanella.
Lui si alzò.
«Puoi dire a tua madre di prepararmi altri 10 dolcetti a forma di gatto?», mi chiese mentre prendeva la sua borsa.
«Ma se sta’ mattina ne hai già mangiati 8!», esclamai.
«E allora?», disse annoiato.
Io sospirai per poi dirigermi verso la porta ma, prima che potessimo uscire dall’aula, Ami mi fermò.
«Ehi Kagome!», esclamò con sguardo arrabbiato.
«Puoi venire un attimo?», mi chiese e con lei arrivarono anche Makoto e Ina.
Io guardai un attimo Taisho facendogli segno di andare.
«Ditemi», dissi sorridendo.
«Sai che giorno è oggi?», chiese Makoto battendo la mano sul banco.
«Il giorno prima degli esami?».
«NO!», esclamò Ami arrabbiata.
«Oggi è il mio compleanno! E tu l’hai dimenticato! Pensando solo agli esami! Si sono importanti, ma anche un’amica è importante non credi?!», urlò.
Io la guardai, aveva delle cicatrici sul viso.
«E poi te ne stai tutto il giorno appiccicata a Taisho! E non sai che è stato lui a ridurmi così!».
E’ vero, mi ero completamente dimenticata di ciò che era accaduto, Taisho le aveva fatto del male e io l’avevo abbandonata pensando solo a me stessa.
«Com’è successo?», chiesi.
«Ormai questo non importa più…», disse per poi andarsene.
«Kagome, non mi aspettavo questo da te, ti sei dimenticata completamente di noi!», aggiunse Ina che poi se ne andò seguita da Makoto.
Feci un sospiro, mi sentivo in colpa, ma volevo capire cos’era successo e siccome Ami non me lo voleva dire, l’unica soluzione era chiederlo al sottoscritto.
«Dimmelo», dissi aprendo il mio armadietto per prendere le scarpe.
«Dirti cosa?», disse guardandomi.
«Quello che è successo l’altro giorno, nell’aula di musica…», dissi ricambiando il suo sguardo.
«Ti ho già detto che non sono affari tuoi», rispose con sguardo serio.
«E invece io lo voglio sapere, Ami è mia amica e poi tu non mi sembri una persona che fa cose senza una ragione, perciò magari è stato tutto un equivoco», dissi mettendomi le scarpe.
«Tsk, a che ipotesi puoi dire una cosa del genere? A mala pena ci conosciamo», disse iniziando a dirigersi verso l’uscita. Stavo per obbiettare, sì che ci conoscevamo, oltre a studiare abbiamo anche parlato molto, anche se ripensandoci non sapevo molto di lui.
«Se proprio lo vuoi sapere, vallo a chiedere a lei».
«Abbiamo litigato, e non vuole più parlarmi».
Mi alzai e insieme a lui ci dirigemmo a casa ma nessuno di noi due aprì bocca durante il tragitto.
Mi sentivo in colpa, Ami è stata sempre gentile con me, quando ero “malata” passava sempre da me anche se non poteva vedermi. Per non parlare delle mie feste di compleanno, organizzava sempre tutto lei, e io ho pure dimenticato il suo. Dovevo assolutamente rimediare.
«Cambio di programma Taisho», dissi fermandomi.
Lui mi guardò confuso.
«Oggi niente ripetizioni, puoi anche tornare a casa tua se vuoi», dissi per poi correre verso casa, lasciandolo da solo in mezzo alla strada.
Quando arrivai mi precipitai subito in camera mia e presi un frammento della sfera, sapevo che era una cosa rischiosa, ma mi fidavo di Ami.
Dopo averlo messo in un scatola mi avviai verso la casa della mia amica.
Arrivata davanti al cancello, feci un sospiro e suonai il campanello.
«Si? Chi è?», senti la sua voce dall’altoparlante.
«Sono io, Kagome», dissi un po’ timida.
«Oh, sei tu Kagome…Dimmi, ti serve qualcosa?», disse abbassando la voce, d’un tratto era diventata cupa.
«Volevo farmi perdonare, ho una cosa per te», dissi cercando di essere allegra.
Subito dopo il cancello si aprii ed io entrai.
«Che ci fai qui Kagome?», chiese sorpresa Ina.
«Volevo chiedervi scusa, mi sono comportata malissimo e mi dispiace, davvero. Vi ho trascurate, ma cercate di capirmi, sapete che voglio sempre andare al massimo negli esami, però, questa volta ho sbagliato, in particolare con te Ami, ed è per questo che ti ho fatto un “regalo-prestito”», dissi sorridendo.
«Che intendi dire per “regalo-prestito?», chiese confusa.
«Beh, si tratta di una cosa molto, ma molto importante per me, ma voglio dartelo così che tu possa custodirlo», dissi per poi porgergli la scatoletta, lei lo aprii e notai una strana luce nei suoi occhi.
«So che è una richiesta alquanto egoista e non può essere considerata veramente un regalo, ma questo è segno che mi fido di te».
Lei mi abbracciò.
«Oh Kagome, grazie!», disse per poi sorridermi, ma non avevo mai immaginato che, dietro a quel sorriso, si poteva nascondere un demonio.
Passammo la serata tra chiacchiere e giochi e ci divertimmo un sacco, ma quando fu il momento di tornare a casa, qualcosa andò storto.
«Grazie di tutto Kagome», disse facendomi lo stesso sorriso di quando mi aveva abbracciata.
«Ma figurati! Anzi, sono io che dovrei…», dissi ma poi fui interrotta da un suo abbraccio e io poi ricambiai.
«A proposito…posso sapere cos’è successo tra te e Taisho? Perché ti ha ridotta così?», domandai rimanendo in quella posizione.
«Semplice…io, lo volevo uccidere», disse con voce cupa.
Spalancai gli occhi.
Cos’ha appena detto? Voleva ucciderlo?
Cercai di chiedere spiegazioni, ma prima che potessi farlo, sentii i suoi denti mordermi la spalla e subito dopo mi ritrovai per terra, sanguinante.

***
L’avevo detto a quella stupida di non avvicinarsi a quel mostro, ma come suo solito non mi ha ascoltato, che seccatura.
L’avevo seguita per tutto il tempo, sapevo già che sarebbe andata a casa sua, ma ho preferito non intervenire, non sarebbe servito a nulla.
Uscii dal mio nascondiglio e mi misi davanti a lei, guardando quell’essere.
«Tsk, ancora tu, che hai da guardarmi con quei occhi? Credi di farmi paura?», disse e i suoi occhi diventarono rossi come il fuoco.
Io non risposi, sarebbero solo parole sprecate. Mi piombai su di lei attaccandola con i miei artigli. Questa volta però notai che era più veloce e più forte.
«Sorpreso eh? E’ incredibile quanto possa farmi diventare potente un solo piccolo frammento della sfera», disse sogghignando, ma io la ignorai continuando ad attaccarlo.
«Certo che quell’umana è davvero ingenua, per tutto questo tempo non si è minimamente accorta che la sua amichetta del cuore è in realtà un demonio che la vuole mangiare», disse sogghignando.
«Sta’ zitta», e continuai ad attaccarla finché, stufo, le diedi il colpo di grazia trafiggendole lo stomaco con il braccio.
Dopodichè la buttai a terra come se fosse un rifiuto.
Che essere inutile, pensava veramente di poter competere con me?
Mi avvicinai a Kagome ancora priva di sensi per poi prenderla in braccio, e mentre mi incamminavo verso casa la guardai.
Gli umani sono così fragili, in particolare questa, eh…non riuscirebbe neanche a diferndersi da una mosca, eppure ovunque vada si trova sempre in pericolo. Avevi ragione padre, occuparsi di un’umana è ancora più difficile di ammazzare un demone.
«Oh mio Dio! Che è successo?!», domandò preoccupata la sign.Higurashi.
«Niente di molto grave, la porto su in camera e per favore signora, potrebbe portarmi il kit d'emergenza?», chiesi il modo più educato possibile, era incredibile come fossi riuscito ad integrarmi così bene, dall'altra parte non avrei mai parlato così.
Lei annuì e fece come le chiesi.
Dopodichè portai in camera Kagome e le curai le ferite per poi lasciarla riposare. Decisi di rimanere ancora per un po' di tempo a controllarla, in fondo solo io in quel momento sapevo come curare quel veleno.
Poi d'un tratto sentii un migolio, si stava svegliando.
«D-dove sono?», chiese ancora un po' scossa.
«A casa tua».
«M-a come? ero a casa di Ami e...», si interruppe.
Probabilmente si sarà ricordata dell'accaduto.
«Taisho! Tu mi devi spiegaree! Cos'è successo?! Perchè Ami ti voleva uccidere?», esclamò.
«Ssht...taci, mi fai saltare i nervi», dissi chiudendo gli occhi.
«Ma...», la interruppi.
«Ma nente, senti, è meglio se adesso ti riposi se vuoi andare bene agli esami domani», dissi alzandomi.
«Oh Dio! Domani ci sono gli esamiii! Non abbiamo finito di ripassare matematica!», esclamò mettendosi le mani nei capelli.
Io la guardai con espressione annoiata.
«Taisho! Mi devi aiutaree!», disse alzandosi dal letto e mettendosi subito alla scrivania.
Certo che è proprio strana, si è già dimenticata di essere quasi morta, mah...
Mi sedetti di fianco a lei e iniziai la lezione, sapevo già che quella notte non avrei dormito, ma almeno ne è valsa la pena. Alla fine superai gli esami a pieni voti e anche lei ci riuscì, anche se a differenza mia, è uscita con voti abbastanza bassi. Beh, tanto era l'ultima volta che l'avrei aiutata, o almeno, questo è quello che credevo.

Spazio Autrice   thè
Eccomi tornataaaaaa *-* ok, lo so, sono in ENORME ritardo, sarà tipo un anno che non aggiorno (?) Ammazzatemi se volete :’) ma perdonatemiiiiiiiiiii >.< avevo il capitolo già pronto ma poi ho avuto un po’ di imprevisti xD Va bene Yumi basta giustificarti, ti uccideranno lo stesso c:
Mh comunque spero che riuscirò ad aggiornare presto…(con questo presto intende tra tre secoli)
Ah, volevo dire una cosa prima di scomparire per altri decenni, per chi ha letto l’altra mia storia “La luce dopo il buio” non so ancora quando aggiornarla, perciò stavo pensando di unirla con questa, che ne dite? :3
Beh, spero che il capitolo vi piaccia xD eeeee ALLA PROSSIMA!
Bye


 

   
 
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