LA
GUERRA DIVAMPA
Gildarts
alzò leggermente gli occhi dal libro di testo. Aveva chiesto
a Lucy
di continuare la lettura e la ragazza lo stava facendo ma, come tutti
gli altri, non sembrava esserci con la testa.
Erano
passati già tre giorni dalla morte di Macao e Wakaba e la
situazione
non era delle più rosee. Natsu e tutti i supereroi con
più
esperienza erano stati colpiti duramente dalla loro scomparsa e la
situazione di Romeo non sembrava migliorare il tutto.
I
giovani eroi, d’altro canto, non sembravano troppo devastati.
E’
vero, due dei loro compagni erano morti, ma non li conoscevano
neanche bene perciò dopo due giorni avevano già
superato il trauma.
-La
situazione non è delle migliori...- pensò
Gildarts -Se dovesse
scattare un allarme o che altro, tirerebbero su un putiferio in
città...-
Il
suo sguardo si osò su Natsu, uno di quelli che
l’aveva presa
peggio e si domandò se stesse ancora pensando alle parole di
Makarov...
[TRE
GIORNI PRIMA]
Tutti
erano stati riuniti nella sala principale della Lega e la notizia
della morte di Macao e Wakaba si era già sparsa tra tutti
gli eroi.
Dopo qualche minuto di attesa, Makarov salì su un
piedistallo
davanti a tutti e il suo volto venne trasmesso in vari monitor
presenti in tutta la Lega, così che anche i ritardatari
potessero
seguire il suo discorso.
“Figli
miei...” iniziò il master “... come
sapete, Macao e Wakaba sono
morti, anzi, sono stati uccisi e il figlio di Macao, Romeo, giace su
un lettino in infermeria. Non è in pericolo di vita, ma la
sua vita
da eroe è finita oggi stesso. Noi non sappiamo chi sia
stato,
potrebbe essere stato l’Avatar oppure dei semplici
terroristi... ma
chiunque sia stato, ha commesso un grosso errore!”
I
vari eroi indurirono lo sguardo e alcuni loro si scrocchiarono le
nocche, intuendo già come sarebbe finito quel discorso.
“Hanno
osato sfidarci, anzi, hanno osato fare del male a tre di noi! Questo
comportamento non sarà tollerato! Fairy Tail
scenderà in guerra! Da
oggi in avanti, non importa chi ci troveremo contro, noi lo
sconfiggeremo e lo consegneremo alle autorità!”
“Come
sarebbe a dire?!” si intromise Natsu portando
l’attenzione dei
presenti su di sé “Quei bastardi hanno ucciso
Macao e Wakaba e
hanno ridotto in fin di vita Romeo! Come possiamo semplicemente
consegnarli alla polizia?! Dovremmo farli fuori e chiudere del tutto
la questione!”
“Modera
il linguaggio Natsu!” lo ammonì
all’istante Makarov indurendo lo
sguardo “Noi siamo eroi, noi non uccidiamo la gente! Vuoi
essere
posto sullo stesso livello di coloro che ci hanno attaccati? Vuoi
essere considerato un assassino senza scrupoli?”
Natsu
serrò la bocca e chiuse le mani, continuando tuttavia a
fissare il
master che, per quanto la cosa lo facesse imbestialire, aveva
ragione.
“Tu
non ucciderai nessuno e non cercherai vendetta, sono stato
chiaro?”
domandò Makarov, volgendosi poi verso il resto degli eroi
“E lo
stesso vale per voi! Nessuno di voi dovrà cercare
vendetta!”
Tutti
annuirono. Nessuno voleva disubbidire al master ma era anche vero che
alcuni di loro non se ne sarebbero rimasti con le mani in mano,
semplicemente aspettando delle novità.
Ormai
erano in guerra.
“Ok
Lucy, basta così.” la fermò Gildarts,
facendole cenno di sedersi,
pochi secondi prima che la campanella suonasse, segnando la fine
delle lezioni “Molto bene, per oggi è tutto, vi
auguro un buon
fine settimana”.
I
vari ragazzi salutarono e, dopo aver preso le loro cartelle, uscirono
dalla classe, incamminandosi lungo i corridoi della scuola. Archer,
com’era prevedibile, era quello meno segnato dai recenti
eventi e
non si fece problemi a passare davanti a tutti con indifferenza.
“Vedete
di non farvi ammazzare in mia assenza.” commentò
l’antieroe con
un leggero ghigno, ricevendo svariate occhiate di fuoco da parte dei
suoi compagni di classe che però non fiatarono, consci di
non poter
iniziare una rissa nel bel mezzo di un corridoio.
Quando
tutti furono usciti, alcuni di loro si incamminarono verso il centro
della città, mentre altri cercarono rapidamente un luogo
nascosto
dove poter attivare il teletrasporto per la Lega.
“Oggi
a chi tocca la ronda?” domandò Neren camminando di
fianco ad Alex
e Alissa, non proprio interessata alla cosa.
“Tocca
a me e Alissa, dobbiamo pattugliare la zona industriale insieme a
Levy e Gajeel, mentre te devi andare con Yugure, Sora ed Emily nella
zona nord, vicino al parco.” spiegò Alex leggendo
un piccolo
elenco sul suo cellulare “Reito, Shino e Deneb oggi sono a
riposo,
dato che hanno risposto a diverse emergenze durante questi
giorni”.
“Almeno
non si sono dovuti sorbire tutte queste ore di scuola...”
commentò
Neren sospirando “Mentre per quanto riguarda gli
altri?”
“Natsu,
Lucy, Gray e Juvia pattuglieranno la zona a sud-ovest. Gli altri
resteranno in stand-by alla Lega per ogni evenienza.” rispose
Alex
chiudendo poi il cellulare “Meglio andare a riposarsi,
sarà una
lunga notte...” e, una volta che furono certe di non essere
viste,
attivarono il teletrasporto.
§ § §
Sigma
si risvegliò completamente frastornata. Aveva un forte mal
di testa
e, per qualche strano motivo, l'occhio robotico non funzionava, era
come spento.
Cercò
di muoversi ma si accorse di alcune cinghie che la tenevano legata ad
un lettino di ferro leggermente imbottito. La ragazza iniziò
ad
allarmarsi nello stesso momento in cui non avvertì
né le sue ali né
il braccio meccanico né tanto meno la gamba.
“Oh,
sei sveglia”.
Con
l'unico occhio buono, Sigma guardò alla sua sinistra e vide
una una
ragazza dall'aria familiare.
“Ryo...
che cosa stai facendo?” domandò Sigma con una nota
di rabbia nella
voce.
“Nulla
di che, ti sto solo potenziando un po'.” spiegò
Ryo con una
scrollata di spalle. Solo in quel momento Sigma si accorse degli
occhi della sua compagna, dato che non aveva più il visore
integrale, infatti quello sinistro era azzurro mentre quello destro,
che venne subito coperto da una strana benda nera, era rosso.
Allontanandosi
dal lettino, tornò dopo pochi secondi con il braccio di
Sigma
stretto tra le mani e la cyborg si accorse subito delle modifiche
dato che ora non era più un arto scheletrico ma era
più grosso
grazie a delle placche metalliche nere che sembravano quelle di
un'armatura.
“Ora
ti spiegherò che cosa ho modificato.” la
rassicurò Ryo con uno
strano bagliore negli occhi, collegando poi alcuni cavi nella schiena
della cyborg, il cui occhio robotico si accese di colpo “Per
iniziare, l'occhio. Ora ti ho integrato diversi tipi di visione,
inoltre potrai anche vedere attraverso alcune pareti usufruendo di un
po' di energia. Posso anche rendertelo umano, se ti
interessa”.
Sigma
si limitò a scuotere la testa, per quel che poteva scuotere.
“Seconda
cosa, il braccio. Ora ha lo stesso spessore del tuo braccio umano e
questi spessori qua sono delle speciali placche robotiche che ti
garantiranno maggiore protezione e potenza durante l'utilizzo delle
tue modalità, inoltre, se mai vorrai camuffarti,
sembrerà un
braccio reale da lontano”.
Detto
ciò, posò il braccio su un piccolo tavolino di
metallo e afferrò
la gamba “Stesso discorso per questa, inoltre le ho inserito
un
piccolo propulsore sotto al piede così da poterlo usare per
salti
più ampi senza l'uso delle ali... ah, ora il piede ha cinque
dita,
ma ho lasciato gli artigli da rapace, non si sa mai.”
spiegò Ryo
posando l'arto meccanico “Per concludere, le tue ali. Non
sono
state modificate, ma ho fatto qualche ritocco alle tue
modalità e
sono sicura che le apprezzerai”.
Per
un solo istante, a Sigma parve di vedere un piccolo sorriso
soddisfatto sulle labbra della meccanica.
“Non
c'è bisogno che mi ringrazi, infondo siamo
compagne.” commentò
Ryo.
“Non
avevo alcuna intenzione di farlo.” ribatté Sigma
con tono piatto
“Ora slegami”.
“Calmati,
ora devo attaccarti i nuovi pezzi e poi potrò
liberarti.” disse
Ryo ma la porta del suo laboratorio si aprì in quel momento
e
Solaris fece il suo ingresso “Ryo, Alan vuole vederti, ha
detto che
è...”
I
tre si fissarono in silenzio per qualche secondo.
“Non
voglio sapere i tuoi gusti fetish in fatto di sesso o robotica... o
di sesso e robotica, ma comunque sia, è urgente.”
commentò
Solaris e Ryo, senza batter ciglio, annuì, avviandosi verso
la
porta. Quando fu di fianco al ragazzo, gli diede il braccio di Sigma
“Finisci tu di assemblarla per me.” e se ne
andò.
Solaris
guardò prima il braccio e poi Sigma, ripetendo il gesto un
paio di
volte “Cos'è che dovrei fare io...?”
§ § §
Makarov
si massaggiò il petto, cercando di calmarsi. Il master era
seduto su
una poltrona nel suo ufficio, con lo sguardo volto all'enorme vetrata
dalla quale si poteva vedere la Terra in tutto il suo splendore.
“Tutto
bene?”
Makarov
si voltò lentamente, incrociando lo sguardo con quello di
Polushka.
“Sì,
solo una piccola fitta... credo sia normale visto il periodo che
stiamo attraversando.” la rassicurò l'anziano,
lasciandosi andare
ad un lungo respiro.
“Hai
fatto la cosa giusta Makarov.” proferì la donna
“Se li avessi
trattenuti troppo, probabilmente le cose sarebbero
precipitate”.
“Lo
so ma il fatto è che... maledizione, tra di loro ci sono dei
ragazzi
che non hanno mai ucciso né hanno mai visto morire qualcuno!
Chi
sono io per dirgli 'Il sogno è finito, ora andate in guerra
e
uccidete'?!”
La
donna ascoltò in silenzio le parole del master e alla fine
posò una
mano sulla sua spalla “Calmati... non gli hai detto di
uccidere e
loro non lo faranno. Tutti ubbidiranno alla tua volontà di
non
uccidere e si limiteranno a fare ciò che fanno gli eroi:
salveranno
le vite degli innocenti”.
“Spero
davvero che tu abbia ragione... se dovessero superare quella linea,
il mio cuore non reggerebbe...” sussurrò Makarov
prima una forte
sirena risuonasse per tutta la Lega.
“Attenzione!
Rilevate minacce multiple di classe A o superiore in tutto Fiore.
Tutti gli eroi a rapporto! Ripeto, tutti gli eroi a rapporto!”
Makarov
balzò giù dalla sedia e, con un rapido gesto,
azionò un pannello
con schermo fissato alla parete. Il volto di Mira apparve dopo pochi
secondi “Mira, assegna tutti gli eroi disponibili
disponendoli
secondo livello di minaccia e tempo stimato per neutralizzarla,
inoltre manda una richiesta anche alle altre Leghe, non possiamo
rischiare!”
“Ricevuto
Master!” annuì Mira chiudendo poi la chiamata,
mentre Makarov andò
davanti ad una parete e, toccando un tasto nascosto, fece aprire un
armadio segreto dove vi era conservato un costume nero abbinato ad un
cappotto lungo bianco e dorato.
“Cosa
intendi fare?” domandò subito Polushka, intuendo
le sue
intenzioni.
“Secondo
te? Scenderò in campo anch'io, è tempo che Avatar
e tutti quei
fanatici capiscano contro chi stanno combattendo!”
spiegò Makarov
iniziando ad indossare il costume “Fammi un favore, chiama a
raccolta tutti coloro che hanno poteri curativi o conoscenze mediche,
meglio essere sicuri”.
La
donna annuì e uscì dalla stanza con passo svelto,
dirigendosi verso
l'infermeria, sperando di cuore di non dover accogliere nessuno al
suo interno.
§ § §
“Cosa?
Minacce multiple?” domandò Neren sorpresa ed Emily
annuì,
leggendo le informazioni ricevute dalla Lega su un piccolo palmare.
“Stando
agli ordini, dobbiamo concludere la ronda e poi unirci al resto degli
eroi per debellare tutte le minacce.” spiegò la
più giovane del
gruppo.
“Bene,
allora sbrighiamoci che ho voglia di menare le ma...!” prima
che
Neren potesse finir di parlare, Yugure l'afferrò per la
tunica e la
scagliò lontano, così come Sora prese per un
braccio Emily e fece
un rapido scatto all'indietro, evitando un raggio di energia
accecante che colpì il tetto, creando una grossa esplosione.
Dopo
lo stupore iniziale, le due ragazze ripresero il controllo e si
guardarono attorno velocemente, individuando, in cima ad un palazzo
dall'altra parte del parco, una ragazza con delle strane ali
meccaniche.
Di
fianco a lei, videro un ragazzo dai vestiti chiari con il volto
coperto da una maschera bianca.
“E
quelli chi sono?!” domandò Neren creando due
grosse ali di sangue
per poi librarsi in volo.
“Non
lo so, ma non sono amici.” ipotizzò Emily
librandosi a sua volta
in aria con i suoi poteri. Senza dire nulla, Sora scattò
alla
velocità del suono verso i due nemici, riuscendo a correre
come se
niente fosse sulla parete dell'edificio, mentre Yugure venne
sollevato in aria da Emily.
Il
ragazzo del suono arrivò in un battito di ciglia sull'altro
tetto e
i due avversari si girarono verso di lui.
“Li
hai mancati... e dire che Hakkabot ti ha potenziata.”
commentò
Solaris con voce calma.
“Non
sono abituata ad usare questa modalità di notte. L'energia
immagazzinata non era sufficiente.” spiegò Sigma
con voce piatta,
mentre le sue ali si ripiegarono, compattandosi sulla schiena.
Sona
spostò lo sguardo da Solaris a Sigma e viceversa, finendo
col
puntare un dito contro la ragazza “Ti conosco... il tuo
profilo era
già presente nel database della Lega. Stando a quelle
informazioni,
dovresti lavorare da sola”.
Nessuno
dei due gli rispose e lui si limitò a scrollare le spalle
“Oh beh,
non che mi riguardi infondo... tanto tra poco di voi non si
sentirà
più parlare.” e, di colpo, tutti i suoni svanirono.
Sigma
e Solaris sgranarono leggermente gli occhi e il ragazzo si
alzò di
diversi metri dal terreno, notando che Emily, Neren e Yugure si
stavano avvicinando e ben presto si sarebbero ritrovati in uno
scontro due contro quattro.
La
sua compagna, invece, fece cambiare forma al suo braccio meccanico,
trasformando la mano nella lama di falce con cui aveva decapitato
Macao giorni prima, ma la mancanza di suoni era una novità
per lei
che, in quel momento, poteva udire solo il battito del suo cuore.
TU-TUM...
Sora
inclinò leggermente il collo a destra e poi a sinistra,
spostando
leggermente in avanti il piede sinistro.
TU-TUM...
Sigma
piegò il braccio armato in modo tale da poter avere
più opzioni di
attacco e, seppur in modo impercettibile, si inclinò in
avanti.
TU...
Sora
svanì completamente nel nulla, riapparendo davanti a lei e
colpendola con un pugno teso sullo sterno.
…
TUM...
La
cyborg vomitò una grossa quantità di sangue e la
forza dell'impatto
la scagliò all'indietro, facendola precipitare in strada.
-Fuori
una...- pensò Sora, sapendo comunque che, essendo solo al
quinto
piano, quella caduta non era letale al cento per cento ma contava
molto sui danni inferti dal suo colpo. Spostando lo sguardo su
Solaris, lo vide intendo a creare delle lame di vento circolari ma
prima che potesse usarle, Sora aprì la bocca emettendo un
fortissimo
rumore acustico che stordì completamente l'avversario.
Solaris
si tappò le orecchie con entrambe le mani ma il rumore non
accennò
a diminuire e, urlando a squarciagola, precipitò in strada
come
Sigma.
Sora
chiuse di scatto la bocca, giusto in tempo per evitare che i suoi
compagni venissero colpiti dal suo attacco sonoro.
“Sora,
li hai già sistemati?!” esclamò Neren
atterrando di fronte a lui
“Che tu sia maledetto! Volevo combattere anche io!”
“Non
vedo il problema. Ho semplicemente risolto in fretta la
questione.”
si giustificò Sora con noncuranza, facendo imbestialire
Neren,
mentre Emily si limitò a sbuffare “Allora sei
utile a qualcosa,
dopotutto”.
Tra
lei e Sora scattarono occhiate di fuoco che vennero tuttavia ignorate
da Yugure, concentrato sul cornicione del tetto. Con un movimento
fluido del braccio, impugnò l'elsa della katana che portava
appesa
alla schiena, catturando l'attenzione dei suoi compagni.
“Qualcosa
mi dice... che la questione è lungi dall'essere
risolta.” commentò
lo spadaccino estraendo lentamente la sua lama, mentre diversi robot
umanoidi si arrampicarono sul tetto senza alcuna difficoltà.
All'inizio
parvero solo dieci, ma poi ne salirono ancora e ancora,
finché i
quattro eroi non si ritrovarono circondati da una sessantina di
robot, tutti perfettamente uguali.
“Siamo
finiti in Terminator?” domandò Neren con sguardo
confuso,
riconoscendo i robot tipici del film. Emily si sollevò in
aria,
mentre i suoi tre compagni si misero schiena contro schiena, creando
una sorta di triangolo.
“Credo
proprio che non sia un film...” commentò Emily
ruotando lentamente
su sé stessa.
“Ma
che acuto spirito di osservazione.” proferì una
voce femminile
proveniente da tutti i robot attorno a loro “Mi piaceva il
design,
ma sono sicura che non vi interessi”.
“E
questa chi sarebbe?” chiese Emily, individuando una grossa
cisterna
dell'acqua su un tetto non troppo lontano.
“Dev'essere
Hakkabot, stando ai dati in nostro possesso è una ragazza
che opera
a distanza mandando avanti le sue macchine.”
spiegò Neren
rivestendo le mani col suo sangue, creando degli affilati artigli.
“Bene,
siete informati, sarebbe stato noioso spiegarvi tutto.”
dissero i
robot all'unisono, iniziando ad avanzare lentamente “Sono
contenta
comunque... con quattro cavie come voi, potrò sbizzarrirmi
con i
miei esperimenti”.
“Devi
solo provarci.” sibilò Sora svanendo
all'improvviso per poi
colpire rapidamente tre robot con il palmo delle mani, creando delle
potenti vibrazioni che fecero esplodere all'istante i bersagli.
Nell'istante
successivo, Neren e Yugure scattarono in avanti così come
tutti i
robot, mentre Emily, sfruttò i suoi poteri per sollevarne
una
decina, alzandosi in quota a sua volta.
Distendendo
le braccia, divise i robot in due gruppi da cinque e, con un
movimento secco delle braccia, chiuse le mani a mo di maglio, facendo
schiantare i nemici tra di loro, generando una grossa esplosione a
mezz'aria.
Sotto
di lei, Neren si abbassò di scatto per evitare le braccia di
due
robot e, ruotando su sé stessa, recise le gambe ai due
bersagli più
ad altri tre rimasti troppo vicini.
Subito
dopo, l'eroina del sangue balzò in alto e, scendendo in
picchiata,
conficcò gli artigli nel corpo di altri due robot che
esplosero
all'istante, provocandole delle bruciature sulle braccia ma Neren non
se ne curò troppo e si lanciò addosso ad altri
nemici.
Poco
lontano, una serie di kunai colpirono in mezzo agli occhi una mezza
dozzina di robot che si accasciarono al suolo, mentre Yugure, quasi
come se stesse danzando, si spostò tra i nemici, decapitando
i più
vicini, finché ai suoi piedi non si trovò i resti
di venti robot.
Sora
fissò per un solo istante la scena, facendo poi esplodere un
altro
robot ma in realtà era preoccupato per qualcosa, qualcosa
che non
aveva sentito.
Nell'istante
in cui aveva scagliato Sigma di sotto, non aveva udito alcun suono
che potesse indicare ad un impatto col suolo o con qualcos'altro.
Sigma
non aveva colpito nulla. Non era precipitata. Si era lasciata cadere
per un motivo.
A
causa del rumore di esplosioni attorno a lui, si accorse troppo tardi
di un suono incredibilmente leggero, quasi inudibile. Girandosi di
scatto, si ritrovò la faccia serrata in una mano meccanica
e, in men
che non si dica, fu trascinato in cielo da Sigma.
Emily
fissò la scena sgranando gli occhi e, spostando lo sguardo
sui suoi
compagni, vide che ora erano anche impegnati con Solaris, il quale
non sembrava troppo provato dal precedente attacco.
-Loro
due possono farcela.- si disse la ragazza per poi inseguire Sigma
aumentando la velocità della sua levitazione.
A
svariati metri di altezza, Sora afferrò il braccio della sua
avversaria la quale lo lasciò andare all'istante e, con una
velocità
inumana, lo colpì alla bocca dello stomaco con un pugno ben
piazzato
spezzandogli il fiato e facendogli sputare saliva mista a sangue.
“Il
colpo di prima, mi ha dato fastidio.” sibilò la
cyborg
trasformando la mano metallica in una lama di falce e tenendo Sora
per la gola con l'altra mano. Alzando il braccio, si preparò
a
decapitare il ragazzo ma una strana forza le bloccò l'intero
corpo,
impedendole di muoversi.
“Appena
in tempo...” sospirò Emily con le braccia distese
verso Sigma. Con
dei leggeri movimenti delle dita, fece dischiudere la presa dal collo
del compagno e lo fece levitare vicino a sé “Sei
in debito con
me”.
Il
ragazzo sbuffò leggermente massaggiandosi la gola
“Tu fammi
tornare coi piedi a terra e poi parleremo di eventuali
debiti...”
“Ricevuto,
ma prima concludiamo lo scontro.” ordinò Emily
volgendo il suo
sguardo verso Sigma, per poi entrarle nella mente. Si
ritrovò nel
bel mezzo di una sequenza caotica di immagini e suoni, senza alcun
filo logico tra di loro.
La
mente di Sigma era troppo caotica per quella di Emily che fu
costretta ad abbandonarla dopo pochi secondi, ansimando leggermente
“Ora è completamente sotto il mio potere, ma posso
al massimo
farla stare ferma... la sua mente è troppo
instabile”.
Il
compagno annuì lentamente, cercando di restare in "piedi",
quando sgranò gli occhi all'inverosimile, avvertendo
nell'aria un
rumore fin troppo pericoloso.
Elettricità.
Volse
lo sguardo verso Sigma, ma la cyborg era svanita nel nulla.
Di
fianco a lui, Emily strillò a pieni polmoni a causa del
dolore
generato dal colpo dell'avversaria che, con una velocità
superiore a
prima, si era portata davanti alla ragazza.
Le
ali, l'occhio e gli arti meccanici erano completamente rivestiti da
una grossa quantità di elettricità che aveva
folgorato Emily nel
momento stesso in cui Sigma le aveva afferrato la gola con la mano
robotica.
Sona
avvertì il potere della sua compagna svanire ma, prima che
la sua
caduta iniziasse, Sigma scese in picchiata trascinando con
sé Emily
e distendendo il braccio verso il basso.
Nel
giro di due secondi, le due si schiantarono nel tetto dove stavano
ancora combattendo Neren e Yugure. La cyborg sfruttò il
corpo di
Emily per distruggere anche il pavimento del piano inferiore e di
quelli sotto ancora, finché non creò un grosso
cratere nel
pavimento del piano terra.
Solo
in quel momento, Sigma tornò in sé, guardandosi
attorno con aria
confusa, finché non spostò lo sguardo sulla
ragazza sotto di sé,
il cui corpo era ricoperto di brutte ferite tra cui un ampio taglio
sulla fronte dalla quale stava fuoriuscendo una grossa
quantità di
sangue.
"Ma
cosa..."
"Pilota
automatico." spiegò Ryo tramite un piccolo auricolare "Avevo
previsto che ti avrebbero fermato con dei poteri mentali
così ho
inserito un sistema di controllo remoto che entrerà in
funzione ogni
volta che controlleranno la tua mente, combattendo al posto tuo".
Sigma
non parve molto contenta della cosa ma quel 'Potenziamento' le aveva
salvato la vita, perciò evitò di replicare.
"Solo
una cosa..." riprese Ryo "... occhio sopra di te".
Sigma
sgranò all'istante gli occhi e distese all'istante il
braccio
robotico verso il cielo. Il suo pugno impattò violentemente
contro
quello di Sora, il cui sguardo ora era visibilmente pervaso dalla
rabbia.
Dei
sonori 'CRACK' si udirono nell'aria e una smorfia di dolore si
formò
sul viso di Sora che però non cercò di
allontanarsi, aprendo la
bocca per un nuovo attacco sonoro. Tuttavia, il suo udito lo
avvertì
della presenza di due civili in quella stanza, rannicchiati in un
angolo.
"Tsk!
Muovetevi! Andatevene di qui!" urlò Sora distraendosi quel
tanto che bastò a Sigma per sibilare "Electrical Demon Mode
On".
Le
sue parti meccaniche vennero di nuovo pervase
dall'elettricità e
Sora venne folgorato allo stesso modo di Emily, urlando per il
dolore. Sigma non batté ciglio e, dopo averlo afferrato per
una
caviglia, ruotò su sé stessa, scagliandolo poi
contro una parete.
L'impatto
disintegrò il muro e Sora si schiantò contro la
fiancata di un SUV
posteggiato lì davanti, la cui carrozzeria di
deformò pesantemente.
Sigma
uscì dal buco appena creato e si avvicinò con
passo calmo a Sora,
ancora riverso a terra. Lentamente, protese in avanti una mano per
afferrarlo, ma all'ultimo ebbe un ripensamento e alzò la
gamba
meccanica, spostando il piede sopra alla gamba destra di Sora.
Con
incredibile violenza, calò il piede e un orribile rumore di
ossa
rotte si udì nell'aria, seguito a ruota dall'urlo inumano di
Sora
che iniziò ad agitarsi come un dannato a terra, tenendosi la
gamba
ferita.
Sigma
lo fissò per qualche secondo e sibilò "Fuori
due..."
dopodiché si alzò in volo e raggiunse il tetto
dove una nuova
esplosione allargò il buco creato da lei poco prima.
Con
dei movimenti rapidi, Neren tagliò di netto tre robot con
una falce
di sangue ma cadde in ginocchio subito dopo, a causa delle ferite che
ricoprivano il suo corpo. Nuovi avversari le si lanciarono addosso e,
malgrado i primi due furono subito tagliati a metà, gli
altri
riuscirono a bloccarla, ricoprendosi a loro volta di
elettricità.
Neren
urlò a pieni polmoni ma alla fine strinse i denti sibilando
"Lasciatemi... andare...!" e dal suo corpo fuoriuscirono
svariate lame di sangue che trapassarono i nemici da parte a parte,
facendoli esplodere.
Sigma
si avvicinò lentamente e Neren fuoriuscì dal fumo
venutosi a
creare, barcollando e con il corpo ricoperto di ustioni. Senza
esitare, la cyborg l'afferrò per la testa e la
schiantò al suolo,
crepandolo, per poi gettarla nel buco dietro di lei, facendola cadere
sopra ad Emily, ancora svenuta.
Una
folata di vento catturò l'attenzione di Sigma che
spostò lo sguardo
su Solaris, ancora intento ad affrontare Yugure e, con sua somma
sorpresa, notò che lo spadaccino non aveva molte ferite.
"Muoviti
a finire." lo ammonì Sigma e Solaris, sbuffando,
ribatté
"Perché non ti rendi utile invece?"
Sigma
si limitò a trasformare la sua mano in una lama per poi
scagliarsi
addosso a Yugure che, notandola con la coda dell'occhio,
ruotò su sé
stesso per intercettarla con la sua katana.
Normalmente,
una persona non si sarebbe potuta fermare con uno slancio come quello
di Sigma, ma lei non era una persona normale e, conficcando le unghie
nel cemento, si fermò all'istante.
Yugure
non riuscì a fermare l'attacco e il suo fendente
andò a vuoto,
lasciandolo completamente scoperto, cosa che fu subito notata da
Solaris il quale lo colpì alla schiena con due lame di
vento,
creandogli una X di sangue sulla schiena.
Lo
spadaccino digrignò i denti per il dolore ma
riuscì comunque ad
alzare la guardia per parare un fendente di Sigma, che
riuscì
comunque a spezzargli la katana, aprendogli in seguito un lungo
taglio sul torace.
Yugure
indietreggiò di qualche passo estraendo due pugnali ma un
robot semi
distrutto lo afferrò per la caviglia e, quella singola
distrazione,
bastò a Solaris per colpirlo nuovamente con una pioggia di
lame di
vento.
Il
membro di Fairy Tail barcollò per qualche secondo ma alla
fine si
accasciò al suolo. Sigma gli fu subito sopra e
alzò la lama per
finirlo, ma un raggio di luce bianca la colpì in mezzo alla
schiena,
scagliandola contro Solaris che la bloccò con un piccolo
turbine.
Il
ragazzo volse lo sguardo verso il cornicione opposto al suo e vide
due ragazzi pressoché identici ma mentre il primo aveva
degli abiti
scuri come i capelli, il secondo indossava vestiti chiari come i suoi
capelli biondi.
"Sembra
proprio che siamo arrivati appena in tempo, eh Rogue?"
domandò
il biondo.
"Così
parrebbe." convenne il moro fissando con sguardo torvo Solaris
"Ora occupiamoci di loro e poi portiamo i feriti a Fairy Tail".
"I
Draghi Gemelli di Sabertooth." disse Solaris "Non credevo
che Fairy Tail avesse chiesto il vostro aiuto".
"Beh,
normalmente Fairy Tail si sarebbe occupata di gente come voi da sola,
ma c'è un momento in cui non possiamo restare a guardare..."
sibilò Sting indurendo lo sguardo.
Solaris
non batté ciglio e, mentre Sigma si rimise in piedi, delle
violente
esplosioni si udirono nel parco che venne ben presto divorato dalle
fiamme "Il nostro lavoro era solo creare un po' di panico, ma
sono contento che quegli... eroi..." ed indicò Yugure "...
si siano uniti alla festa".
Alle
loro spalle si creò un portale e Sigma fu la prima ad
entrare,
seguita dai pochi robot rimasti intatti.
"Ehi
aspettate!" urlò Sting creando una sfera di luce ma anche
Solaris lo attraversò senza esitazione. Il portale si
richiuse
all'istante e il ragazzo, girandosi, li avvertì "Non
preoccupatevi, ci ricorderemo di voi..."
Sting
e Rogue si scambiarono una rapida occhiata ma alla fine decisero di
pensare ai feriti. Rogue si caricò in spalla Yugure e
saltò nel
buco, atterrando vicino a Neren ed Emily, mentre Sting aiutò
Sora,
l'unico ancora cosciente che, seppur in modo seccato, attivò
il
teletrasporto e, in un istante, tutti e sei svanirono nel nulla.
§ § §
"Ottimo
lavoro con quei quattro." si complimentò Ryo, girandosi
leggermente verso i suoi compagni appena rientrati che si andarono a
sedere su un divanetto per riposarsi.
"Di
certo mi aspettavo qualcosa di meglio." commentò Solaris
tornando alla sua forma normale.
"Ti
consiglio di abbassare la cresta. Il livello di potenza di Sting e
Rogue è superiore al vostro." spiegò Ryo
indicando la benda
nera che le copriva l'occhio rosso "Vi avrebbero spazzato via".
"Ne
sei certa?"
"Le
mie invenzioni non sbagliano mai e il misuratore di potenza
è una
delle cose di cui vado più fiera." ribatté Ryo
con voce
fredda, tornando a concentrarsi sui monitor davanti a lei "Ora
scusatemi, ma questa zecca mi sta dando parecchie rogne".
"Di
chi si tratta?"
"Di
un ragazzo desideroso di morire che va in giro a scagliare frecce di
cristallo contro i miei robot".
§ § §
Archer
evitò l'ennesima presa da parte di un robot e lo
tagliò di netto
all'altezza della vita con una spada corta di cristallo. Subito dopo,
impugnò il suo arco e, creando delle frecce di cristallo, le
scagliò
tutte addosso ai nemici più lontani, che esplosero pochi
istanti
dopo.
"Uff...
e quelli erano gli ultimi." disse Archer sistemandosi l'arco
sulla schiena "Mi chiedo chi li abbia mandati e a che scopo...
oh beh, io li ho distrutti perciò non ha più
importanza".
Il
ragazzo fece per girarsi ed incamminarsi lungo un vicolo, ma
all'ultimo, su un palazzo non molto lontano, notò un altro
robot,
simile a quelli appena distrutti ma, a differenza loro, aveva come un
cuore rosso acceso al centro del petto.
-Che
sia una sorta di comandante?- si chiese il ragazzo per poi impugnare
nuovamente l'arco ma il robot si allontanò all'istante,
correndo sul
tetto della fabbrica.
Archer
scagliò diverse frecce nel muro e, correndo incontro
all'edificio,
saltò su di esse per arrivare fino in cima, dove vide il
robot ormai
molto distante ma ciò non gli impedì di corrergli
dietro.
Il
robot balzò di fabbrica in fabbrica, con Archer dietro di
lui,
finché non si fermò sopra ad un grosso magazzino
abbandonato
isolato rispetto alle altre fabbriche.
Con
uno scatto, Archer lo colpì in pieno con una spada di
cristallo e lo
fece cadere attraverso una vetrata nel soffitto che andò in
frantumi. L'impatto si udì nell'aria e Archer
saltò giù a sua
volta, ma del robot nessuna traccia.
Il
ragazzo era ormai prossimo ad andarsene ma le luci si accesero tutte
nello stesso momento, rivelando l'interno spoglio del magazzino. Vi
erano solo alcune casse, alcuni tubi di ferro e un grosso telo nero
che copriva una sezione della stanza.
Davanti
al suddetto telo, vi era il robot con una mano sulla ferita
procuratagli da Archer, che si avvicinò a lui con un ghigno
sul
volto.
“Game
Over.” sibilò il ragazzo alzando la lama ma una
voce femminile
disturbata si udì nell'aria attraverso alcuni altoparlanti
posti
negli angoli del magazzino “Ma che bravo, mi hai tolto le
parole di
bocca”.
Archer
si guardò attorno confuso e, in quel momento, il robot
strappò via
il telo, facendogli sgranare gli occhi per la sorpresa.
Davanti
a lui si parò un mech. Un fottutissimo mech alto sei metri
ed armato
di tutto punto, viste le quattro mini-gun montate sulle braccia e le
due postazioni missilistiche posizionate sulle spalle.
Il
mech era completamente nero e sprovvisto di mani o di qualsiasi cosa
potesse essere usato come mano, inoltre le gambe, diversamente da
quelle umane, avevano le articolazioni delle ginocchia invertite,
infatti si piegavano all'indietro. Dopo alcuni rumori poco
amichevoli, il mech si alzò in tutta la sua altezza e, senza
esitazione, alzò un piede e schiacciò all'istante
il robot
superstite.
“Le
cose iniziano a farsi interessanti.” commentò
Archer creando
un'alabarda di cristallo e la voce, stavolta udibile in modo
più
chiaro, si udì dall'interno del mech “Ti consiglio
di non
sopravvalutarti, non puoi sconfiggere questo capolavoro da
solo”.
Per
tutta risposta, Archer scattò in avanti per colpire le gambe
del
mech che, grazie a delle spesse placche di metallo, riuscirono a
sopravvivere alla prima raffica di colpi, costringendo il ragazzo ad
indietreggiare.
-E'
molto resistente...-
Dopo
qualche secondo, le due mini-gun superiori del mech iniziarono a
girare sempre più velocemente e Archer fece appena in tempo
a creare
uno spesso scudo di cristallo prima che una pioggia di proiettili si
abbattesse contro di lui, spostandolo di peso a causa della forza dei
colpi.
Archer
cercò di fare forza sulle gambe ma non ci fu verso di
fermarsi e, in
pochi secondi, si ritrovò con la schiena contro la parete
del
magazzino. Il mech smise di sparare e fece alcuni passi in avanti.
“Dunque?
Ancora convinto di essere un dio?”
“Tsk,
rilassati, è solo il primo tempo!” urlò
Archer per poi scagliare
l'alabarda contro la cabina di comando del mech che però
ruotò il
busto di centottanta gradi, deviando così l'arma del ragazzo
che
intuì come quel punto fosse più vulnerabile. Dopo
aver creato due
pugnali, si lanciò nuovamente all'attacco ma, contro ogni
previsione, il mech aveva un jet-pack montato nella schiena e lo
usò
per sollevarsi e spostarsi all'indietro, portandosi alle spalle di
Archer.
Il
ragazzo si girò all'istante, giusto in tempo per vedere due
razzi
partire diretti contro di lui. Prima dell'impatto, un'armatura di
cristallo ricoprì interamente il suo corpo ma le due
esplosioni lo
scagliarono con violenza contro la parete opposta, distruggendo la
sua protezione.
Archer
sputò un po' di sangue ma si rialzò subito,
creando un nuovo scudo
di cristallo, che usò subito per proteggersi da una nuova
pioggia di
proiettili.
Intanto,
alle spalle del mech, dietro alla parete, due occhi cremisi fissarono
attentamente lo scontro.
“Io
dico di entrare ora!” sbottò Gajeel rivestendo il
suo pugno di
ferro.
“No
Gajeel! Dobbiamo pensare ad un piano, quel mech è troppo
pericoloso!” obiettò Levy .
“Non
ci serve un piano, la mia corazza unita alla difesa di quell'idiota
faranno da diversivo e voi colpirete il nemico. Fine! Vittoria per
noi.” spiegò Gajeel agitando una mano, mentre Alex
e Alissa
assistevano in silenzio allo scontro verbale, finché una
nuova
esplosione non fece tremare il magazzino e Archer non venne scagliato
contro un'altra parete.
Il
mech si girò verso di lui, volgendo il lato destro verso
Gajeel e
gli altri e, per il moro, quello fu il momento perfetto per entrare
in azione.
Trasformando
l’avambraccio destro in uno spadone di ferro, fece a pezzi la
saracinesca ed entrò rapidamente nel magazzino, gettandosi
contro il
nemico che tuttavia, avendo dei sensori posti lungo tutto il corpo,
percepì la sua presenza e con una breve spinta del jet-pack,
si
spinse verso sinistra, evitando un affondo.
Gajeel
intuì le intenzioni del mech e rivestì
l’intero corpo con delle
scaglie di ferro, preparandosi a ricevere i proiettili nemici che
arrivarono puntuali come un orologio, permettendo così ad
Archer di
rialzarsi e tentare un nuovo attacco.
Come
prima, creò un’alabarda di cristallo ma, non
appena fu vicino al
mech, questi girò il torso verso di lui e sparò
altri due missili.
Archer balzò in alto e l’esplosione lo
scagliò direttamente
contro il soffitto, permettendogli di afferrare delle travi
pericolanti.
Gajeel
provò ad avanzare ma fu colpito in pieno da un missile che
lo
scagliò all’indietro, distruggendo ulteriormente
la saracinesca.
Levy fissò preoccupata il compagno che però si
rialzò non curante
del colpo e si lanciò nuovamente in avanti.
“Alex,
Alissa, per favore, andate sul tetto e aspettate il momento giusto
per attaccare… io entro e cerco di aiutare
Gajeel!” ordinò Levy
e le due compagne annuirono. Alex iniziò a levitare grazie
ai suoi
poteri mentre Alissa, dopo aver allungato le unghie, le
conficcò
nella parete di metallo ed iniziò ad arrampicarsi verso
l’alto.
Levy
fece un profondo respiro ed entrò a sua volta nel magazzino.
Davanti
a lei, Archer scoccò una freccia di cristallo, conficcandola
in una
delle mini-gun del mech, distruggendola. Gajeel, invece, stava
venendo schiacciato dal piede destro del robot che non
sembrò
preoccuparsi molto dell’arma persa.
“Gajeel!”
urlò Levy correndo incontro al ragazzo ed attivando nel
mentre i
suoi speciali guanti che, grazie ad un nuovo tipo di tecnologia,
potevano creare ciò che lei pensava, seppur in piccole
quantità
“FIRE!”
Muovendo
velocemente le dita, la piccola ragazza creò delle fiamme
davanti a
sé che si avventarono contro il mech, il quale
indietreggiò
lasciando andare Gajeel che si rialzò tossendo un
po’ di sangue.
“Gajeel
dobbiamo ritirarci!” propose Levy aiutandolo ad alzarsi ma il
ragazzo, ricoprendo di nuovo la pelle di ferro, la spinse via con
malagrazia, beccandosi poi una raffica di proiettili in pieno petto.
“Non
dire stupidaggini!” inveì Gajeel non appena la
raffica fu
terminata “Possiamo batterlo senza problemi! Prima o poi
finirà le
munizioni!”
Dietro
al mech, nel mentre Archer creò una spada di cristallo e la
usò per
squarciare il corpo del nemico sulla schiena. Dal taglio creato
fuoriuscì del denso fumo nero misto a scintille ma
ciò non impedì
al robot di ruotare rapidamente il busto colpendo il ragazzo in pieno
con una delle mini-gun, scagliandolo contro una parete.
Vedendolo
a terra, il mech tornò a concentrarsi su Gajeel ma
all’ultimo si
girò lentamente verso Levy. Il moro sgranò gli
occhi per la paura e
scattò in avanti per impedirgli di aprire il fuoco.
Il
mech sparò una nuova raffica ma si girò
nuovamente verso Gajeel che
bloccò i primi proiettili unendo le braccia davanti al volto
per
proteggersi meglio.
-Scacco
matto.- pensò Ryo, inclinando leggermente
l’angolazione delle
mini-gun rimaste.
Gajeel
fece un passo in avanti, fiducioso di potersi avvicinare a
sufficienza ma non appena un urlo carico di dolore squarciò
l’aria,
sovrastando il rumore delle armi del mech, tutta la sua fiducia
svanì
nel nulla.
Archer
si riprese in quel momento e la prima cosa che vide fu Levy cadere a
terra. Una mano stretta sul fianco dove stava sgorgando parecchio
sangue. Un’espressione di puro dolore sul volto della ragazza.
“LEVY!!!”
urlò Gajeel a pieni polmoni ignorando completamente il mech
che lo
colpì in pieno con un razzo, scagliandolo fuori dal
magazzino. Il
moro provò a rialzarsi ma la sua pelle di ferro
svanì lentamente e
le forze lo abbandonarono lasciandolo in balia del dolore.
“Tsk,
idiota. La tua pelle di ferro è ottima per deviare i
proiettili,
basta calcolare la nuova traiettoria e posso colpire anche altri
bersagli.” commentò Ryo con voce fredda voltando
il mech verso
Levy.
Dopo
averla agganciata, sparò due missili che però si
fermarono a pochi
centimetri dalla ragazza, girandosi poi verso il mech. Di colpo,
entrambi i razzi saettarono contro il robot esplodendo contro la sua
corazza e distruggendo interamente il braccio destro mentre, dal
tetto, Alissa si gettò a peso morto sulla schiena del mech,
conficcando le sue unghie nel corpo del nemico.
Il
mech iniziò a muoversi in maniera convulsa mentre Alex
levitò
vicino a Levy cercando di aiutarla.
“Non
le sento!” urlò Levy col terrore negli occhi
“Non sento le
gambe!!!”
Alex
sgranò gli occhi per lo shock e girò
delicatamente l’amica su un
fianco, notando un foro di proiettile nel fianco sinistro,
all’altezza dell’ombelico. La bionda scosse
violentemente la
testa “C… cerca di calmarti! Adesso
proverò a curarti!” ma la
voce di Archer la fermò all’istante “Voi
due levatevi da lì!”
Alex
si girò di scatto e vide il mech avanzare verso di lei,
cercando
ancora di levarsi Alissa di dosso, con la ragazza ancora intenta a
trafiggerlo in più punti con le sue unghie. Archer si
frappose tra
le due ragazze e il robot e, dopo aver creato un grosso martello di
cristallo, colpì violentemente la gamba sinistra del nemico,
facendolo vacillare.
Diversamente
da quanto sperato, però, il mech rimase in piedi e
sparò diversi
missili a caso, facendo esplodere parte del magazzino. Diverse
macerie cascarono dall’alto e Alex, alzando le braccia,
urlò
“Azarath Metrion Zinthos!!!”
Tutti
pezzi di metallo si fermarono a mezz’aria e Alex, sfruttando
i suoi
poteri mentali, li gettò lontano, allontanandoli dallo
scontro.
Davanti a loro, il mech piantò i piedi nel terreno e
azionò dei
propulsori posizionati davanti ma non si spostò neanche di
un
millimetro.
“Keh,
deve essere impazzito! Continua a colpirlo!” urlò
Archer ad
Alissa, iniziando a colpire la cabina di comando con delle frecce di
cristallo, ma per la Alex qualcosa non andava. Perché mai si
sarebbe
dovuto fermare in quel modo? I danni di Alissa avevano davvero
mandato in corto circuito i suoi sistemi?
Solo
dopo qualche istante Alex si accorse di una cosa. Il mech aveva dato
le spalle all’unica parete ancora integra, quella
più resistente.
“Alissa!
Scendi subito di lì!!!” urlò a pieni
polmoni ma nello stesso
istante, il mech schizzò all’indietro
schiantandosi di schiena
contro la parete, lasciando Archer e Alex senza parole.
Archer
scattò in avanti nello stesso momento in cui il mech riprese
ad
avanzare ma era nettamente più lento di prima,
perciò il ragazzo
non ebbe alcun problema a passargli di fianco, individuando Alissa
riversa a terra con delle orribili ferite lungo tutto il corpo.
Sopprimendo
un'imprecazione, Archer l'affiancò subito e si
passò un suo braccio
intorno al collo per aiutarla ad alzarsi, mentre il mech
tornò a
concentrarsi su di loro.
“Oh
andiamo, dammi un po' di tregua!” sbottò Archer
rivestendosi con
la sua armatura di cristallo per poi mettere Alissa dietro di lui ma,
prima che il mech potesse sparare, una spranga di ferro venne
scagliata nella sua schiena e si conficcò nel jet-pack,
facendolo
esplodere.
Alex
si girò verso l'origine del colpo e vide Gajeel appoggiato
contro la
parete ma con il braccio ancora disteso verso il mech. Archer colse
l'occasione e, dopo aver lasciato andare Alissa, saltò
contro la
cabina del mech e mandò in frantumi il vetro con un pugno
ben
assestato, scoprendo che non vi era alcun pilota al suo interno.
Il
mech parve riprendersi dal colpo subito e provò a ad
indietreggiare
ma Alissa, seppur con diverse ferite aperte e sanguinanti,
allungò
ancora di più le sue unghie, trasformandole in vere e
proprie lame
affilate e, con un movimento secco delle braccia, tagliò di
netto la
gamba destra del robot, poco sotto il ginocchio, facendolo crollare
al suolo.
Ormai
in completo cortocircuito, il mech sparò gli ultimi missili
che
colpirono sia il terreno che le pareti, facendo tremare il deposito.
Un missile esplode davanti a Gajeel, scagliandolo oltre la parete ed
ustionandogli gran parte del corpo, mentre gli altri evitarono i suoi
compagni.
Tuttavia,
nel giro di pochi istanti l'intero edificio collassò sotto
al suo
stesso peso e Gajeel fece appena in tempo a rialzare la testa che una
forte onda d'urto lo investì in pieno, costringendolo a
coprirsi il
volto con un braccio. Quando lo spostamento d'aria fu cessato, il
ragazzo si rialzò in piedi, fissando la desolazione davanti
a lui.
“Levy!
Ehi! Ragazze! Rispondetemi!!!”
“Siamo...
qui...” sussurrò Alex alle sue spalle facendogli
prendere un
colpo. Il ragazzo si girò verso la compagna e la vide a
terra
esausta di fianco a Levy, ormai svenuta per il dolore
“Dov'è
Alissa?”
Gajeel
non seppe risponderle ma un improvviso rumore metallico
riportò la
sua attenzione verso l'edificio crollato. Assottigliando lo sguardo,
vide alcuni pezzi di metallo muoversi e da essi fuoriuscirono Alissa
e Archer, entrambi feriti gravemente, con parti delle loro corazze,
ossea per lei e di cristallo per lui, ancora attaccate ai loro corpi.
“Voi...
portate solo guai...” sputò Archer andando a
sedersi vicino agli
altri per poi guardare Alex “E te come sei uscita?!”
“Mi
sono teletrasportata...” spiegò Alex riprendendo
fiato, mentre si
dedicava alle cure di Alissa la quale la fermò subito,
spostando lo
sguardo su qualcosa che non le piaceva per niente.
Una
decina di robot si stava avvicinando a loro.
Alissa
imprecò a bassa voce e si alzò in piedi. Archer
fece per rialzarsi
a sua volta, ma la ragazza lo spinse a terra “Riposati,
saresti
inutile ora come ora...” e si incamminò verso gli
avversari,
piegando le braccia all'indietro.
Quando
i robot le scattarono incontro, Alissa attese finché non
furono
abbastanza vicini, dopodiché distese in avanti le braccia e
le sue
unghie si allungarono di scatto, trafiggendo con rapidità
tutti i
bersagli in mezzo agli occhi, che si spensero lentamente.
I
corpi di metallo si accasciarono al suono con dei violenti tonfi e
Alissa tornò dai suoi compagni scrocchiandosi il collo
“Non mi ero
ancora scaricata bene”.
“Tsk,
come ti pare. Ora vi saluto, ho di meglio da fare che stare con gente
come voi.” sibilò Archer incamminandosi verso la
città ma Alex lo
fermò “Aspetta, sei ferito!”
“Non
rompere! Ho subito di peggio!” ribatté Archer
senza neanche
girarsi.
“Lascialo
stare, abbiamo un problema più grosso.” la
richiamò Gajeel
sollevando con sguardo distrutto Levy, ancora scossa da leggeri
spasmi per il dolore. Alissa e Alex si avvicinarono e la prima
tirò
fuori il dispositivo di teletrasporto, portandoli all'istante alla
loro Lega.
§ § §
“Devo
dire che il mech è servito a molto.”
scherzò Solaris
abbandonandosi ad una leggera risata, mentre Ryo si rigirò
nervosamente un lecca-lecca alla fragola tra i denti “Quei
dannati
insetti, stanno distruggendo tutte le mie creazioni”.
Con
la coda dell'occhio, notò qualcosa alla sua sinistra e,
girandosi,
sussultò leggermente nel vedere Sigma in piedi davanti ad un
monitor
dov'era presente un'immagine di Gajeel durante lo scontro col mech.
“E'
stata colpa sua.” sibilò la cyborg confondendo
Solaris e Ryo “Se
si fosse ritirato, la sua compagna non sarebbe stata colpita”.
“Beh,
tanto meglio per noi.” commentò Ryo con una
scrollata di spalle
“Lo hai notato anche tu vero?”
Sigma
annuì per poi colpire il monitor con un violento pugno,
mandandolo
in frantumi “E' solo colpa sua...”
“Non
sapevo che potessi provare la rabbia.” si intromise Solaris,
avvicinandosi alle due.
“So
che cos'è ma non so dirti se la sto provando in questo
momento.”
disse Sigma, andando poi ad accomodarsi sul divanetto per poi
collegarsi un cavo al braccio meccanico “Ryo, passami tutti i
dati
in nostro possesso di tutti loro”.
“Agli
ordini.” sbadigliò Ryo con voce poco convinta,
mentre passava in
rassegna gli ultimi monitor, dove altre battaglie erano ancora in
corso e una in particolare era il fulcro di quell'assalto multiplo.
§ § §
Un
enorme muro di ghiaccio bloccò il vicolo, impedendo ai robot
di
raggiungere la strada e, alle loro spalle, un’enorme fiammata
li
investì in pieno, facendoli esplodere.
“Ottimo
lavoro Gray-sama!” si complimentò Juvia
avvicinandosi al suo
adorato, mentre il muro di ghiaccio iniziava lentamente a sciogliersi
a causa del dolore.
“E
anche questi sono finiti.” sbuffò Gray
togliendosi, senza
accorgersene, la giacca. Natsu e Lucy si avvicinarono avanzando dal
vicolo e il rosato ebbe subito da ridire con il suo compagno
“Io
direi purtroppo! Questi robot sono deboli! Io voglio qualcuno di
più
forte!”
Lucy
lo colpì con un leggero colpo sulla nuca, sbilanciandolo in
avanti,
dato che indossava uno speciale equipaggiamento, composto da guanti,
stivali e cintura, che poteva darle diverse caratteristiche, per un
totale di dieci poteri diversi. In quel caso aveva scelto il potere
del “Toro” che le garantiva una forza erculea.
“Non
ne abbiamo bisogno! La città è già
caotica a causa di questi
robot!” lo canzonò la bionda, quando una forte
esplosione fece
saltare in aria una serie di auto della polizia poste in fondo alla
strada come blocco stradale.
I
quattro eroi si girarono verso quella direzione e un gruppo di grossi
animali simili a leoni, ma dall’aspetto grottesco,
ruggì al loro
indirizzo e alcuni di loro sputarono fuoco come a dimostrare il loro
potere.
“Dopo
i robot ora arrivano gli animali mutanti?” domandò
Gray
preparandosi a combattere, quando le bestie, ruggendo con
più forza,
assunsero lentamente una forma umanoide mantenendo l’aspetto
animale.
“Oh
ecco qualcosa di interessante!” gioì Natsu
infiammando i pugni
mentre i suoi compagni si limitarono a sospirare. Senza esitare, i
quattro si lanciarono contro le belve che scattarono nella loro
direzione in contemporanea.
Alcuni
di quei mostri fecero un ampio balzo per attaccarli
dall’alto, ma
Juvia generò de potenti getti d’acqua dalle manie
li colpì al
volo, facendoli schiantare al suolo. Nel mentre, Gray creò
diversi
spuntoni di ghiaccio dal terreno, rallentando così
l’avanzata
nemica.
Natsu
venne lanciato in aria da Lucy e, gonfiando il petto, colpì
i
bersagli con un enorme cono di fiamme, ma la maggior parte dei
mutanti schivò l’attacco scattando di lato.
Il
rosato digrignò i denti vedendoli avanzare verso Lucy ma la
ragazza
non ci mise molto a pensare ad un piano e, afferrando una frusta che
teneva intorno alla vita, colpì il primo dei leoni,
scagliandolo
contro gli altri a causa dell’impatto.
Dall’altra
parte, Gray creò altri muri di ghiaccio, costringendo alcuni
nemici
a passare in mezzo ad essi e, quasi come se fosse stato invitato a
farlo, Gray li colpì in pieno con un ariete di ghiaccio
spedendoli
contro alcune macchine.
Dietro
di lui arrivò Juvia che intrappolò gli ultimi
rimasti dentro a
delle sfere d’acqua, le quali vennero congelate
all’istante da
Gray.
“Fiuuuu…
e anche i gattini sono sistemati.” si rincuorò
Lucy avvicinandosi
ai compagni ma un laser colpì il terreno davanti a lei,
generando
una forte esplosione che la scagliò all’indietro.
“Lucy!!!”
urlò Natsu volgendosi poi verso l’origine,
digrignando i denti nel
vedere altri robot ma armati più pesantemente.
“Tsk!
Ne arrivano ancora!”
Gray
creò all’istante un arco di ghiaccio e
scagliò innumerevoli
frecce contro i robot più vicini ma tutte vennero distrutte
da dei
proiettili. L’eroe del ghiaccio scrutò
attentamente i nemici,
notando che, oltre ad essere più corazzati, erano armati con
mitragliatrici, lanciarazzi e c’erano anche quattro di loro
armati
con dei grossi laser.
Poco
lontano Natsu aiutò Lucy a rialzarsi e la andò a
posare in un
vicolo laterale. La ragazza tossì un po’ di sangue
ma riuscì
comunque a rialzarsi “Posso farcela
Natsu…”
Il ragazzo la
fissò con sguardo serio e fece per opporsi
all’idea ma Lucy gli
tappò la bocca con una mano “Natsu, anche io
faccio parte di Fairy
Tail”.
Udendo
quelle parole, Natsu non poté ribattere e Lucy si
lanciò di nuovo
in strada, colpendo il terreno con la frusta, creando una grossa
crepa dove cascarono tre robot. Il rosato fece per seguirla ma
avvertì una strana sensazione lungo la schiena.
Si
girò di colpo, scrutando il vicolo, ma ciò che
gli stava
trasmettendo quell’orribile sensazione non si trovava nel
vicolo,
bensì sul tetto dell’edificio infondo ad esso.
Una
figura completamente avvolta in un mantello nero e una ragazza
dall’abito bianco osservavano in silenzio Natsu che
sgranò gli
occhi con orrore nel notare che cosa stava tenendo in mano la
ragazza.
La
testa di Macao.
L’unica
cosa che non era stata ritrovata del suo corpo, visto che quella di
Wakaba era stata fatta esplodere.
Gli
bastarono pochi secondi per capire. Erano stati loro. Erano loro i
responsabili della morte dei suoi due amici e del destino di Romeo.
L’intero
corpo del ragazzo venne avvolto da imponenti fiamme
“Macao…
Wakaba… sembra proprio che non dovrò aspettare
molto per potervi
vendicare!”
Una
nuova esplosione si udì dalla strada, dove Gray aveva creato
un muro
di ghiaccio per proteggere lui e Juvia da alcuni missili. La ragazza
creò una sfera d’acqua e la scagliò
oltre i resti della
protezione. Non appena la sfera ebbe toccato un robot, lo
inglobò
completamente fino a mandarlo in corto circuito.
“Juvia
può mandarli in corto ma deve concentrarsi sulle loro parti
interne!” spiegò la ragazza creando altre sfere,
mentre Lucy
spezzò a metà un robot con una frustata. Un robot
le si portò alle
spalle e alzò il braccio per colpirla, ma venne congelato
del tutto,
sorprendendo Juvia, Lucy e anche Gray.
“Sembra
che tu abbia bisogno di una mano, Gray.” proferì
una voce maschile
alle loro spalle e il moro non dovette neanche girarsi per
riconoscere il proprietario della voce
“Leon…”
“Non
sembri molto contento di vedermi ma non importa…
perché io sono
felicissimo di poter rivedere la mia Juvia!”
esclamò Leon
inginocchiandosi davanti alla ragazza che indietreggiò
all’istante,
spezzandogli il cuore “Il mio amore non ti ha ancora
raggiunta…
ma sono certo che un giorno lo farà!”
“Juvia
preferirebbe che il suo amore raggiungesse il suo amato
Gray-sama!”
fu di tutt’altro avviso Juvia, mentre Gray si
limitò a volgere lo
sguardo altrove, individuando una ragazza alle spalle di Leon
“Noemi?
Cosa ci fai qua?”
La
ragazza salutò i suoi compagni con una mano, avvicinandosi
in volo
“Ero impegnata a sconfiggere alcune strane creature mutanti
insieme
ad Elfman e Lisanna quando Leon è arrivato da noi e ci ha
chiesto
dove vi trovaste, così l’ho seguito!”
Juvia
scoccò un’occhiata di fuoco a Noemi ma, prima che
potesse
minacciarla in qualunque modo, dall’alto cascò un
robot che
distrusse un’auto col suo peso.
“Ah,
lungo la strada ho trovato lui e ha detto che ci aiuterà
solo per
stavolta.” spiegò Noemi sorridendo, mentre Cloud
si affacciò sul
cornicione del tetto “Non posso permettere che questi
orribili
robot, che hanno osato distruggere un mercato e le sue olive, restino
impuniti!!!”
Gray,
Juvia, Lucy e Leon alzarono un sopracciglio, visibilmente interdetti
dall’arrivo di quell’antieroe che, solo qualche
giorno prima,
aveva quasi fatto saltare in aria Alissa.
Cloud
saltò giù e, dopo essersi appeso ad un lampione,
atterrò sul corpo
immobile del robot, indicando i nemici in avvicinamento
“Distruggiamoli e facciamo casino!”
Visto
lo stupore dei suoi compagni, Noemi fu la prima ad agire e, senza
difficoltà, sollevò due macchina semi distrutte,
scagliandole
addosso al grosso dei robot, i quali fecero fuoco
all’istante,
distruggendole.
Cloud
ne approfittò subito e creò una cupola di gas
attorno ai nemici. IL
gas, vista la presenza delle fiamme delle auto distrutte, diede vita
ad un’esplosione enorme che mandò in frantumi
tutti i vetri dei
palazzi vicini, costringendo Gray e gli altri a ripararsi dietro ad
uno spesso muro di ghiaccio.
“YEAH!
Esplosione!!! Così imparate a uccidere delle povere
olive!!!” urlò
Cloud abbandonandosi ad una grassa risata.
“Mio
dio… è più pazzoide di testa di
cerino…” commentò Gray
facendo sorgere una domanda nella mente di Lucy
-Dov’è Natsu?-
§ § §
“Finalmente
avete deciso di mostrarvi…” sibilò
Natsu avvicinandosi a Dyvern
e X, posizionati dall’altro lato del tetto.
“Non
ci stavamo mica nascondendo. Siamo rimasti qua tutto il
tempo”.
Natsu
ignorò le parole della ragazza, avvolgendosi nelle sue
fiamme per
poi scagliare una grossa sfera di fuoco contro i due bersagli. X, con
un movimento fluido del braccio, si tolse il mantello distendendolo
davanti a loro per poi farlo esplodere annullando l'attacco di Natsu.
Dalla
colonna di fumo venutasi a creare, il rosato vide uscire X,
scrutandolo attentamente. La prima cosa che notò furono i
brillanti
capelli rossi, più simili a vere e proprie fiamme che a
semplici
capelli. La seconda fu la strana maschera antigas nera, provvista di
due filtri all'altezza delle guance, che copriva interamente il volto
del ragazzo, lasciando intravedere due bagliori rossi attraverso le
due fessure per gli occhi coperte da delle lenti opache.
Il
resto del suo equipaggiamento consisteva in un out-fit militare nero
composto da stivali alti, pantaloni, cintura, giacca dalle maniche
bruciate provvista di cappuccio e degli spessi guanti di cuoio.
“Oh?
Esplosioni?” si chiese Natsu ripensando a Wakaba
“Sei stato tu ad
ucciderlo...”
X
non gli rispose, iniziando semplicemente a camminargli incontro. Una
vena iniziò a pulsare sulla fronte di Natsu che si
lanciò a
capofitto contro il nemico, cercando di colpirlo con un pugno di
fuoco. Il nemico, tuttavia, non si fece trovare impreparato e, dopo
avergli afferrato il polso con la mano destra, lo fece cadere a
terra, bloccandogli la spalla con la mano sinistra per poi torcergli
il braccio dietro alla schiena, facendogli digrignare i denti per il
dolore.
Quella
semplice mossa però non bastò a mettere fuori
combattimento Natsu
che, emettendo un vero e proprio ruggito, si avvolse ancora una volta
nelle sue fiamme, investendo anche X.
Il
rosato continuò ad emettere fiamme per diversi secondi e
alla fine
si voltò leggermente con un ghigno sulle labbra che
morì
all'istante.
X
non aveva subito alcun danno da quelle fiamme e, senza timore, gli
slogò la spalla facendolo urlare per il dolore.
“X,
finiamola qui. Mi sono stancata di stare su questo tetto.”
sibilò
Dyvern avvicinandosi ai due per poi posare una mano sulla guancia di
Natsu “Vediamo come urli quando ti spezzano tutte le ossa del
corpo”.
Natsu
sgranò gli occhi all'inverosimile e le sue urla diventarono
grida
disumane, riecheggiando per tutti i dintorni, fino ad arrivare alla
strada dov'erano presenti i suoi compagni che, udendolo, corsero
immediatamente verso l'origine delle urla.
Dyvern
mantenne il contatto con Natsu finché questi, a causa delle
urla e
del dolore, non perse conoscenza. La ragazza gli mise allora due dita
sulla gola “Respira ancora. Prendilo, potrebbe servire a
quella
pazzoide”.
X
si inclinò leggermente in avanti e afferrò Natsu
per i capelli,
iniziando a trascinarlo lungo il tetto, camminando verso un portale
apertosi poco prima.
“NATSU!!!”
Dyvern
si girò, fissando con sguardo annoiato Lucy, intenta a
correre verso
di loro, con Gray, Noemi e Juvia dietro di lei.
“X...”
Il
ragazzo diede un colpo al suolo con un piede e, da esso, si
diramarono diverse venature rosse nel cemento, facendo esplodere il
tetto. Lucy si fermò giusto in tempo per non cadere nel buco
appena
creato e, tutto ciò che poté fare fu osservare
Natsu mentre veniva
trascinato oltre il portale dai loro nemici.
“Natsu...”
Gray
le mise una mano sulla spalla, fissando il punto in cui il portale si
era chiuso “Non preoccuparti, sono sicuro che testa di cerino
starà
bene e noi lo salveremo”.
§ § §
Makarov
si passò una mano sul viso stanco, schiacciando col piede la
testa
di un robot distrutto.
Intorno
a lui, Erza, Reito, Shino e Deneb si guardarono attorno, constatando
di aver eliminato tutti i nemici.
“Uff...
non mi ricordavo che fosse così stancante.”
commentò il master
dandosi qualche colpo sulla schiena.
“Ha
combattuto bene però.” si complimentò
Erza sorridendogli, quando
una strana risata si udì nell'aria e davanti a loro apparve
un
portale.
Deneb
si frappose immediatamente tra il master ed il portale e
creò una
barriera rossa ma Makarov gli fece un cenno di calmarsi. Oltre il
portale, tutti videro un uomo comodamente seduto su una poltrona che
li saluto agitando una mano “Buonasera!”
“Chi
diavolo è?” domandò Shino con sguardo
calmo, per nulla
impressionata da quello strano individuo.
“Oh
non mi conoscete? Makarov, dovresti istruire meglio i tuoi
allievi!”
li canzonò Alan ridendo.
“Alan...
quindi ci sei tu dietro a tutto questo?” domandò
il master con
sguardo duro, facendo ridere ancora l'uomo seduto davanti a lui.
“Io?
Oh certo che no! Sono un uomo morto ricordi? E indovina un po'?
Presto lo sarai anche tu!” sibilò Alan con voce
seria per poi
schioccare le dita, facendo chiudere il portale.
Dopo
qualche secondo di silenzio, Erza domandò
“Master... chi era
quell'uomo?”
Makarov
sospirò pesantemente “Si chiama Alan... e un tempo
era mio amico.
Su, torniamo alla Lega... devo spiegarvi molte cose”.
Un
improvviso catturò la sua attenzione e, dopo averlo preso
dalla
tasca, controllò un piccolo palmare dove brillava l'immagine
di
Mira. Toccando con un dito l'immagine, l'ologramma dell'albina si
materializzò davanti a lui “Master, sono lieta di
vedere che sta
bene. Volevo informarla che ho richiamato tutti gli eroi dalle loro
missioni, presto avremo tutte le nostre forze a disposizione”.
“Eccellente,
anche lui sta tornando?”
Mira
annuì sorridendo “E' già in
città”.
§ § §
Sigma
osservava con sguardo spento le vie della città avvolta nel
caos,
mentre nubi temporalesche coprivano il cielo notturno.
“E'
stata una notte movimentata.” commentò Solaris
alle sue spalle. La
cyborg non si mosse di un millimetro, fissando delle colonne di fumo
non molto lontane. Alle loro spalle, un portale si aprì e
Ryo,
scortata da due robot, Dyvern e X fecero il loro arrivo.
“Come
sta il prigioniero?” domandò Solaris, volgendosi
verso i nuovi
arrivati e Dyvern si limitò a rispondergli con
“Non morirà... non
ora almeno”.
Solaris
si limitò ad annuire, quando un tuono fece tremare il
grattacielo,
mettendo in allerta i cinque.
“Quello
non era un semplice tuono.” osservò Ryo e, nello
stesso istante,
un fulmine colpì il palazzo, abbattendosi pochi metri dietro
di
loro. Con calma, X e Sigma assunsero una posizione da combattimento,
individuando una figura avvolta in un mantello nel piccolo cratere
venutosi a creare.
“E
questo chi sarebbe?” domandò Dyvern assottigliando
lo sguardo.
“Qualcuno
molto sfortunato.” rispose Ryo schioccando le dita, al che i
due
robot distesero le braccia in avanti e scagliarono due sfere di
energia dai palmi, colpendo in pieno la figura ma Sigma capì
subito
che non erano serviti a niente.
Nell'aria
videro i resti del mantello dissolversi, mentre la figura diventava
più visibile e le prime caratteristiche saltavano all'occhio.
Capelli
biondi. Fisico scolpito. Una cicatrice a forma di fulmine sull'occhio
destro.
“E'
stato un lungo viaggio, ma non avrò problemi a prendermi
cura di chi
sta attentando alle vite dei miei compagni.”
proferì il biondo
alzando un braccio ed invitandoli ad avanzare.
Angolo
dell'autore:
Eccomi
di nuovo qua! YEEEE! A sto giro sono stato più rapido XD e
dire che
volevo fare un capitolo corto ma mi sono uscite 30 pagine ^^”
Comunque
sia, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vorrei rassicurare i
proprietari degli OC apparsi poco: anche loro avranno la loro dose di
azione, don't worry u.u
Detto
ciò attendo le vostre recensioni e ci vediamo alla prossima!
See
you around!
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