Ultimo
capitolo e la storia si chiude, almeno questa parte.
Ringrazio
tutti! Chi ha apprezzato la storia inserendola tra i preferiti, i
seguiti o i
ricordati. Ringrazio chi ha commentato, suggerito e mi ha spronato a
continuare, nonostante due anni di fermo. Ringrazio Elenri per i banner
che ha
fornito (e che inserisco entrambi per salutarli come si deve) e
ringrazio chi
ha semplicemente letto. Spero che vi siate divertiti, come me a
scrivere questa
storiella.
Per
l’ultima volta vi lascio al capitolo… BUONA
LETTURA!
---ooOoo---
L’ultimo
mese fu decisamente
impegnativo per noi. Con lo studio intensivo e il fatto che i dormitori
erano
alle estremità opposte del castello, io e Rose ci vedevamo
solo a lezione o
durante i pasti. Anche lo studio era separato, visto che avevamo solo
tre
materie in comune.
Mi
mancava. Ero talmente
assuefatto alla sua presenza, anche solo nella stanza, che averla
così lontana
era una agonia. Il mio umore perennemente nero si riversava anche sui
miei
compagni di stanza che lamentavano e rimpiangevano il vecchio Scorpius,
più
sociale e meno nostalgico e innamorato. Blaike rideva nel vedermi
sospiroso e
si vendicava di tutte quelle volte che l’avevo preso in giro
io per i suoi
rantolii dietro Lucinda. Eravamo proprio persi.
«Non
so se sia un bene oppure
no, ma sono felice che domani inizino questi benedetti esami. Almeno
basta! O
dentro o fuori ma almeno la finiamo con questo terrorismo psicologico
che hanno
attivato i professori. E scommetto che anche tu diverrai più
sopportabile»
sbottò Blaike gettando sulla scrivania il testo di
legismagia.
Con
tutti gli articoli che
avevamo imparato a memoria e le pozioni e gli incantesimi e i diritti
dei
babbani, avrei potuto anche dire che una torta cucinata con asfodelo,
sarebbe
fluttuata grazie al forno belle pietanze dovuto all’articolo
8 della legge n° 330 a protezione dei
folletti. La notte sognavo grossi libri che mi volevano mangiare!
«Non
vedo l’ora» sospirai.
«Se
non la smetti di soffiare
aria, dovrò mettermi una sciarpa per il
torcicollo» borbottò Theo, facendomi
pensare dove diavolo fosse il suo collo. Bah, da qualche parte la testa
era pur
attaccata al resto del corpo.
«Okay,
la smetto. Andiamo a
fare un giro fino al lago? Ho voglia di respirare aria
pulita» proposi.
«Tu
e la tua aria pulita!
Meglio che usciamo, altrimenti penserà di nuovo di aprire
una finestra e ci
allagherà al sala comune come l’altro
ieri».
«Scusami
se per mesi sono
stato in stanze con delle finestre normali che si aprivano
all’aria normale e
non sotto la superficie limacciosa di un lago putrido e
fetido» risposi
piccato.
«Certo
che il signorino sta
cominciando a essere pretenzioso!» replicò Blaike.
«Non
so se l’hai insultato,
ma sono d’accordo nel dire che è una
piaga» caricò Goyle.
«Concordo
e sottoscrivo. È
incontentabile. Forza usciamo prima che dia di matto e inizi ad avere
le allucinazioni
e a chiamarmi Rose come questa notte» terminò
Tyson.
«Avevo
paura che mi saltasse
addosso» si lamentò Theo. Se solo avesse saputo
quanto lui mi era saltato
addosso, si sarebbe seppellito vivo dalla vergogna.
Tyson,
che aveva capito tutto
in quanto un po’ più sveglio del nostro compagno,
e Blaike, che sapeva tutto,
si guardarono e ghignarono complici, mentre io celiavo.
«Tranquillo,
scimmietta, sono
fedelissimo alla mia rossa».
Il
sole era caldo e il prato
brillava del suo verde. Sul lago placido delle anatre sguazzavano alla
ricerca
di pesciolini. Era in tutto e per tutto una giornata estiva, quasi un
preludio
di quanto ci sarebbe stato nei mesi successivi.
Anche
i ragazzi di Grifondoro
erano all’aria aperta a godersi la bella giornata. Spesso
dimenticavo che non
mi conoscevano e li salutavo con la stessa familiarità che
avevo tenuto nei
mesi precedenti, quando ero Shaula la reietta.
Se
come Scorpius potevo
contare sugli amici di Serpeverde e Blaike lo aveva dimostrato per
tutto il
periodo in cui mi aveva aiutato nonostante la mia trasformazione, in
Grifondoro
avevo trovato lo spirito affine della casa, dove ero stato accettato
indipendentemente dall’aspetto o dal passato.
Mi
sentivo sia Grifone e
Serpe e non mi vergognavo per essere così diviso.
Lily
mi vide da lontano e mi
corse incontro, incurante del fatto che ero attorniato dai miei
compagni.
«Scorpius!
Devi aiutarmi!
Roxanne non vuole far innescare gli ultimi fuochi che abbiamo ancora
nel
dormitorio. Dobbiamo festeggiare la vittoria della coppa di Quiddich, e
il
secondo posto della coppa delle Case. Io le ho detto che potremmo
metterli
nella borsa di qualche ragazza snob… tipo Anne o Meredith,
ad esempio» buttò lì
e controllò il mio volto che esprimeva tutta
l’approvazione della quale aveva
bisogno. Odiavo cordialmente quelle due serpi mancate. «Lei
invece li vuole far
scoppiare sul treno. Ma qui a Hogwarts abbiamo più
possibilità di fuggire e
farla franca, sul treno dove possiamo andare? Ci beccherebbero
subito!».
«Secondo
me andrebbe meglio
qui, magari subito dopo un esame, così sono esauste e le
butti ancora più giù».
«Forse
ci aggiungo anche
l’acqua, così si sbava il trucco e diventano dei
mostri» propose.
«Sei
una forza, piccola
Potter!» rise Blaike guadagnandosi l’onore di
battere il cinque contro la
manina pallida di Lily.
«Grazie.
Tengo alto l’onore
dei Malandrini!» rispose con tono serio, per poi ridere e
correre verso la
cugina che l’aspettava sotto il salice in compagnia di Hugo.
I tre moschettieri
dei quali aver paura.
Ci
sedemmo su alcune rocce in
prossimità della riva e cominciammo a tirare sassolini
nell’acqua.
«Hai
sentito qualche cosa su
Nigel?» ruppe il silenzio Rockwood.
«Io
niente» rispose subito
Theo.
«Io
non voglio sapere niente.
Meno so, meglio sto» rispose secco Zabini. Paradossalmente
era quello che ci
era rimasto peggio. Per lui l’amicizia era sacra e lo
dimostrava il fatto che
mi era stato vicino in tutte le mie forme. Trovare proprio Nigel che
offendeva
questa sacralità, per lui era stato devastante.
Per
quanto mi riguardava, mi
aveva fatto male ma avevo anche imparato da questa avventura e mi aveva
portato
l’amore. Trovavo che era meglio guardare il lato positivo
delle cose e l’unico
grosso dispiacere che mi rimaneva era il fatto che una volta ancora, il
nome di
Serpeverde fosse legato a una azione malvagia. Nigel, semplicemente,
per me non
esisteva più.
«Sono
stato convocato per il
mese di luglio a testimoniare al processo» risposi facendo
spallucce.
«Dici
che finirà a Azkaban?»
chiese ancora Tyson.
«Fosse
per me getterei anche
la chiave dopo aver chiuso la porta» borbottò
Blaike.
«Non
so. Se dimostrano che è
stata solo la madre, potrebbe cavarsela con poco… non ne ho
idea» risposi. Non
era una posa. Davvero non ero interessato a quello che gli sarebbe
capitato.
«Scorp,
sta arrivando la tua
rossa… incazzata!» ridacchiò Blaike,
cambiando totalmente argomento.
«Tu!»
urlò Rose nella mia
direzione, spaventandomi. «Cosa hai fatto a questo anello?
Non riesco più a
sfilarlo dal dito! Gli hai messo la colla?» disse
sventolandomi la mano davanti
al naso.
«Gattina,
rinfodera gli
artigli. Non ho fatto niente. Ho solo infilato l’anello al
tuo stupendo ditino»
miagolai prima di baciarle il palmo della mano e farle trattenere il
fiato.
«Scorpius,
giochi sporco con
la tua ragazza. Comportati bene» celiò Zabini,
allontanandosi e trascinandosi
dietro Tyson e Goyle.
Anche
Rose si riprese a
quelle parole. «E’ vero. Giochi sporco. Quando fai
così mi si stacca il
cervello!» si lamentò con un adorabile broncio che
attirò subito un mio bacio.
«Mi
piace quando stacchi il
cervello» sussurrai sensuale, ma evidentemente avevo scelto
la parola
sbagliata.
«Mi
preferisci scema?» fece
un urlo belluino che mi trasmise brividi sulla schiena e paura nel
cervello.
«Non
sia mai, mio bignè alla
crema. Ti adoro super intelligente che mi fai fare la figura del
fesso»
risposi, ma anche così non andava bene.
«Tu
non sei fesso e io non
sono un bignè. Mi vuoi grassa come una balena
spiaggiata?». Oh mio Dio! Qui non
se ne esce!
«Mi
arrendo! Qualsiasi cosa
dici o pensi, hai ragione e io ho torto e merito il tuo castigo, ma ti
prego
sii clemente» sospirai, poi mi feci più attento
«Di che cosa mi sto scusando?».
«Non
riesco a togliere
l’anello dal dito. Sembra che si sia incollato alla
pelle» ripeté. Strano, non
aveva mai dato problemi a mio padre, quando lo metteva e anche io che
l’avevo
provato tempo addietro, era rimasto tutto normale.
«Forse
è perché non lo togli
da parecchio. Chiederemo ai miei genitori quando verranno alla
cerimonia dei
M.A.G.O.» la rassicurai.
«Mi
sei mancato» disse
abbracciandomi.
«Anche
tu» risposi poi mi
chinai e cominciai a baciarla.
Mi
sentivo melenso. Se mi
avessero detto che mi sarei trasformato in un ammasso gelatinoso di
ragazzo
svenevole non gli avrei mai creduto. Invece ero qua, con le mani che
viaggiavano lente sulla schiena della mia ragazza (occhio a non palpare
il culo
perché siamo in pubblico e non sta bene), che baciavano
teneramente le sue
labbra (non troppo, Scorpius. Non mi piace fare la visita odontoiatrica
per la
strada), stringendola a me (non puoi fare niente per quel coso che
spunta? È
così imbarazzante quando tutti ti guardano e ridono). Anche
lei non era da meno
quando ansimava solo per averle detto qualche cosa
all’orecchio (Rose, però se
respiri così sembri una hot line) o quando mi scompigliava i
capelli durante un
bacio rubato (non ti lamentare se credono che abbiamo fatto sesso nello
sgabuzzino) e le spuntavano i capezzoli dritti, e non per il freddo
(guarda che
non indicano il mio amichetto del sud, ma le tue bocce svettanti).
Teneri,
coccolosi, svenevoli.
Ogni
tanto vedevo Rose che si
sbatteva le mani sulle guance come per svegliarsi. “Quando
sono insieme a te, è
come se non riuscissi a concentrarmi su niente altro”. Per
lei era un problema…
per me? Nah!
Non
avevamo più avuto
occasione di stare insieme e, dopo alcuni giorni, avevamo deciso di
aspettare
la fine della scuola per goderci il momento con tutta la calma del
mondo. Il
pensiero che dopo i M.A.G.O. Rose sarebbe stata mia in tutti i sensi,
mi creava
un pochino di ansia da prestazione, ma ero sicuro che al momento dei
fatti, mi
sarei comportato egregiamente.
Il
mattino dopo iniziarono
gli scritti degli esami.
Per
tutta la mattina fummo
concentrati sul tema di storia. Per la gioia di tutti era incentrato
sulla
seconda guerra magica di cui parecchi di noi avevano notizie di prima
mano. Il
pomeriggio fu il turno di legismagia. Il giorno dopo incantesimi e
così di
seguito.
Il
pomeriggio in cui ci
dedicammo a pozioni fu davvero esilarante. Dovevamo provare a fare una
pozione
davvero complicata, anche se di cottura veloce, quando Delphina mise
per
sbaglio le foglie di menta con il succo di rughignosa gaia. Tutti sanno
che la
menta scatena le cellule gioiose della rughignosa (che altrimenti
è un
eccellente calmante) quindi quando fuoriuscirono i vapori dal suo
calderone,
iniziammo tutti a ridere come dei matti e l’esame
finì lì.
«Delph!
Neanche Lily e
Roxanne avrebbero potuto inventarsi qualche cosa di simile agli
esami!» ululò
Blaike continuando a ridere.
«Credo
che ti odieranno per
aver rubato il primato di scherzo più riuscito»
dissi io asciugandomi gli
occhi.
«Non
voleva essere uno
scherzo! Non l’ho fatto apposta!». Le avremmo tutti
creduto più volentieri se
avesse smesso di ridere nel dirlo. Anni dopo spergiurò che
le sue risate erano
il rimasuglio dei vapori esilaranti e non il suo volere.
«Grazie,
Delphina, non sapevo
più come andare avanti» ringraziò
Theodore, continuando a ridere. Secondo me
lui aveva aspirato più vapore di tutti perché
continuò a ridere per parecchio.
Era
il momento delle prove
pratiche. Incantesimi, trasfigurazioni, difesa contro le arti oscure.
Quel
giorno entravamo in
classe a gruppi di tre e ci scambiavamo gli esaminatori finiti i nostri
test.
Con me entrarono Blaike e Claire.
Mi
trovai bene negli esercizi
di incantesimi, meno in trasfigurazione. In difesa
l’esaminatore mi chiese
direttamente del mio patronus.
«So
che è in grado di evocare
un patronus corporeo». Probabilmente la gattaccia
l’aveva saputo dalla Warner,
quando l’avevo chiamata per Daisy.
Mi
limitai ad annuire e
declamai «Expecto Patronum». Dalla mia bacchetta
fuoriuscì un denso fumo
argenteo che si condensò nel leone rampante che avevo visto
un mese prima.
«Complimenti…
Curioso, lei
conosce Rose Weasley?» mi chiese. Rimasi perplesso e risposi
subito.
«Sì.
È la mia ragazza».
«Ah.
Allora siete una coppia.
Questo spiega tutto» rispose.
L’esame
continuò ancora con
qualche lezione di pratica e terminò con i complimenti
dell’esaminatore.
«Sono
esausto» disse Blaike
crollando sul prato.
«Anche
io» gli feci il verso.
Sopra
di noi le nuvole
correvano veloci mentre il cielo diventava di una lieve sfumatura
rosata. Era
quasi il tramonto. Saremmo dovuti andare a cena ma l’aria e
l’atmosfera erano
davvero troppo rilassanti lì fuori.
«Lo
sai che questi saranno
gli ultimi giorni di scuola? Poi avremo finito e saremo del tutto
adulti».
Zabini era troppo profondo a volte.
«Mi
mancherà stare qui. Non
le lezioni… ma mi mancherà la compagnia, le
serate a tirare tardi…» mormorai ad
occhi chiusi.
«La
caccia alle ragazze…»
intervenne lui.
«Uhmm…
no. Quello non mi
manca e non credo mi mancherà mai» risposi
convinto. Avevo Rose, non mi mancava
niente.
«Bravo»
fece una voce
conosciuta.
«Ti
sei salvato» disse
ghignando il mio amico.
«Infatti.
Non sono molto
favorevole alla caccia. Detesto il sangue. Macchia» concluse
la mia ragazza
cercando di restare seria.
«Uh!
Rossa! Come è andata?
Riuscirai a non strappare tutte E o ci farai sentire tutti come dei
dementi?»
chiese Blaike con un gran sorriso.
«Voi
siete tutti dementi»
sottolineò accovacciandosi accanto a me e regalandomi un
dolcissimo bacio.
«Mi
piace questa tua vena
così clemente per noi poveri mortali… mia
dea» mormorai ricambiando poi il
bacio.
«Smettetela
o chiamo Luce e
vi facciamo vedere noi cosa vuol dire essere pudici»
minacciò scherzoso Blaike.
Rose
alzò il capo a esporlo
al sole che la illuminava. Spettacolare. Mi sarei incantato per ore a
guardarla
in questa posa. D’un tratto si voltò verso di me,
come se le fosse venuto in
mente qualche cosa. «So che non vi va di parlare di
Nigel» esordì, lanciando
anche un’occhiata di sfuggita al mio amico «Ma mi
sono sempre chiesta come
avesse fatto a entrare nel dormitorio femminile di
Grifondoro».
A
questa domanda io guardai
Blaike complice e sorrisi, mentre lui sbottò in una risata.
«La
risposta è nella domanda,
bambina. Femminile. Ai tempi d’oro siamo stati dei veri
esperti a superare gli
ostacoli. Tutto pur di tromb… quello» rispose.
«Scivoli
delle scale» io.
«Spuntoni
sul muro» Blaike.
«Sparizioni
di gradini» io.
«Getti
di pozioni» Blaike.
«Lanci
di bolidi» io.
«Specchi
confondenti» Blaike.
«Ma
ci sono tutte queste
cose?» chiese la mia ragazza davvero stupita.
«Anche
altre. In generale ne
cambiano cinque o sei in un anno e ogni casa è
diversa» risposi io.
«Siamo
degli esperti. Quasi
mi dispiace non lasciare questo sapere a qualche adepto»
aggiunse Blaike con
rammarico.
«Ma
meno male!» esclamò Luce
accostandosi al suo ragazzo, e Rose annuì convinta.
«Io
invece non capisco come
fosse uscita la voce che il complice della strega fosse una
ragazza» dissi io.
«Credo
che non abbiano mai
visto Nigel. Magari hanno dedotto da alcune parole» rispose
Rose.
«Neanche
tu avevi
riconosciuto Emyli» mi ricordò Blaike. Tentavo di
non pensare di aver fatto
sesso con la madre di un mio compagno di scuola. Nigel non era mio
amico.
«Te
l’ho detto, Nigel mi
aveva offerto da bere, probabilmente una pozione e quando la vidi,
sembrava che
fosse dietro a un vetro smerigliato. Non era proprio chiaro e credo che
al
mattino avesse preso una polisucco» ipotizzai.
Decisi
di cambiare argomento
e mi venne in mente quello che aveva detto l’esaminatore di
difesa.
«Rose,
cosa aveva di
particolare il tuo patronus? Quando ho evocato il mio leone, mi hanno
chiesto
se ti conoscevo».
«Non
hai notato quando l’ho
chiamato la sera che abbiamo…» arrossì
vistosamente e Blaike ridacchiò. «Sono
sicuro che Scorpius fosse distratto da altre cose».
«In
realtà avevo appena
scoperto che Nigel era… quello che era ed è stato
allora che tu hai evocato il
patronus per chiamare tuo zio» ricordai e Rose
annuì. «Perdonami ma non ho
notato, era uno scorpione, no?» chiesi.
«In
realtà non più» rispose
arrossendo ancora di più. Aggrottai la fronte e aspettai che
continuasse. «E’
una leonessa» esalò facendo scoppiare Blaike.
«Siete
impagabili! Neanche
nei miei incubi più oscuri mi sarei mai immaginato il
rampollo Malfoy così
rimbecillito!» sghignazzò senza trattenersi.
«Blaky,
smettila di prenderli
in giro, oppure dovrò ricordarti quella volta
che…» minacciò Luce.
«Okay,
okay, farò il bravo».
Era
una leonessa. Faceva a
coppia con il mio leone. Anche nei patronus eravamo affini. Mi sentivo
galvanizzato da questa scoperta. Ecco perché
l’esaminatore aveva detto che
eravamo una coppia.
«Quanto
ci metteranno per
decidere?» chiese Lucinda riferendosi agli esami.
«Entro
il due di giugno. Quel
giorno c’è la cerimonia dei diplomi con i genitori
e la commemorazione della
fine della seconda guerra magica».
«Io
speravo di avere delle
anticipazioni» borbottò Luce.
«Corrompi
la McGranitt» suggerii,
ricevendo uno schiaffetto sulla nuca dalla mia dolce metà.
Era
impossibile.
I
cinque giorni che mancavano
passarono in un attimo e il mattino del due giugno ci trovammo tutti,
studenti
e professori, in sala grande.
Quello
era il giorno della fine
della scuola. Chi aveva sostenuto gli esami del G.U.F.O. avrebbe
ricevuto i
risultati durante l’estate. Chi, come noi, aveva affrontato i
M.A.G.O., se
fossero andati bene, si sarebbe diplomato con una cerimonia alla
presenza dei
parenti e degli altri studenti, e poi tutti sarebbero risaliti sul
treno per
tornare a casa a passare l’estate.
Per
noi del settimo anno era
la fine di una stagione della nostra vita. Un passaggio che ci aveva
visti
crescere e maturare e ora ci lanciava verso la sfida della vita adulta.
Avevamo
avuto l’ordine di far
colazione entro le otto e trenta del mattino e tutti ci premunimmo di
obbedire.
Alle nove già si smantellava la sala, facendo sparire i
tavoli e sostituendoli
con tantissime sedie rivolte verso la pedana dove si sarebbe svolta la
cerimonia. Poi tutti si sarebbe andati alla tomba di Silente per la
commemorazione a un mese esatto dalla data ufficiale. (si era pensato
di
spostare al due giugno per permettere il normale svolgimento delle
lezioni).
Non
appena arrivarono i miei
genitori salutai discretamente Rose e mi diressi verso mia madre che
era
ansiosa di salutarmi.
Erano
davvero felici che
fossi riuscito a spezzare la maledizione e a salvarmi.
Avevano
salvato anche gli
altri due colpiti dalla strega, grazie alla confessione che aveva fatto.
Sapevo
che il talismano era
stato distrutto, per evitare altri gravi problemi in futuro.
Chiacchierai
a lungo con i
miei genitori, ai quali si unirono gli Zabini e i Nott.
Ogni
tanto mi voltavo verso
la piccola folla di gente dai capelli rossi che attorniava Rose e
Albus. I
Potter erano orgogliosi del loro bambino, così come i
signori Weasley lo erano
della mia ragazza. Ero sicuro che aveva strappato tutte E agli esami.
«Chi
stai guardando, caro?»
chiese curiosa mia madre.
«Una
persona che vorrei
presentarti più tardi, mamma». Da quando avevamo
fatto la ceretta insieme,
eravamo comunque più vicini. Mi sorrise ma non chiese nulla.
Bel passo avanti
rispetto a quanto successo mesi prima. All’epoca mi avrebbe
subissato di
domande.
Quando
ci sedemmo davanti al
palco, per poi attendere di prendere il nostro diploma, mi sentii
agitato.
Sapevo di essere passato ma era comunque il sancire senza ombra di
dubbio la
promozione.
Delphina
fu una delle prime e
poco dopo venne Goyle. Quando chiamarono me, non riuscivo
più a stare seduto.
Quasi corsi verso la gattaccia che mi strinse la mano e mi
consegnò la
pergamena.
«Congratulazioni,
signor
Malfoy» ripeté la preside McGranitt. Non potei
fare a meno di sorridere.
«La
ringrazio di tutto»
risposi a mezza voce e lei mi guardò sorpresa prima di
tornare impassibile a
congratularsi con lo studente dopo di me.
Tornato
al mio posto
controllai i voti. Niente male, mi ero distinto in legismagia, difesa
contro le
arti oscure e, incredibilmente, babbanologia con delle E stupefacenti.
Le O di
incantesimi e pozioni facevano bella mostra di sé. La A di
Astronomia
denunciava il mio basso interesse per la volta celeste.
Man
mano passarono tutti e
quando Rose prese il suo diploma dalle mani della preside, fui
sicuramente
quello che applaudì più forte attirando gli
sguardi curiosi di tutti.
Nel
pomeriggio arrivò il
momento tanto temuto. Mi trascinai dietro i genitori e mi accostai ai
parenti
Weasley. Rose mi guardò spaventata. Io me la facevo sotto,
in realtà, ma dovevamo
superare l’ostacolo e lo avremmo fatto. Mi misi al suo fianco
e cominciai a
parlare.
«Mamma,
papà, volevo
presentarvi la mia ragazza, Rose Weasley». La mia voce
uscì chiara e precisa,
cosa che non avrei creduto possibile. Lei arrossì un poco.
«Piacere,
signori Malfoy»
disse Rose, tendendo la mano destra e sollevando la sinistra.
Mia
madre fece un sorriso
enorme, aveva finalmente una vera figlia. «Sono felicissima
di conoscerti.
Chiamami Astoria».
I
genitori di Rose erano
silenziosi e guardavano attenti quello che stava accadendo. Il padre
non
sembrava felice, ma lui mi aveva sempre cordialmente odiato. Quello che
mi
sorprese fu mio padre che dimenticò il suo stile compassato
e ghermì la mano
sinistra della rossa, sollevandola e facendo brillare
l’anello dei Malfoy alla
luce del sole.
«Dimmi
che non è come penso»
disse quasi implorando. «Dimmi che non è il nostro
anello ma solo una
imitazione». Era ridicolo.
«Certo
che è il nostro
anello, perché avrei dovuto regalarle una
imitazione?» ribattei.
«Che
succede, Malfoy? Non ti
va bene mia figlia? Guarda che non sono felice neanche io, se
è per quello»
intervenne Ron con cipiglio scuro.
«Non
mi riferivo a questo,
Weasley. Tua figlia sembra un’ottima ragazza e se ha preso
l’intelligenza della
madre e la tua… fortuna, direi che mio figlio non poteva
trovare di meglio. Il
problema è l’anello!». Il fatto che
facesse complimenti ai Weasley, lasciò
interdetti i genitori di Rose, poi la signora si riscosse.
«Cosa intendi
dire?».
«Quando
lo hai donato a
Rose?» mi chiese direttamente.
«Alla
fine di aprile.
Perché?».
«Perché
ti rimangono meno di
undici mesi per sposarla oppure morirete tutti e due»
annunciò lugubre mio
padre.
«Cosa?»
sbottò il signor
Weasley. «Rose, togliti subito
quell’anello!».
«E’
questo il problema, papà.
Non riesco a toglierlo, è come incollato alla
pelle».
«Ti
avevo scritto che era
depositario di una magia antica. Che era un contratto. Cosa hai nella
testa?»
mi accusò il mio genitore.
«Ti
sembra che dirmi che è il
simbolo della nostra famiglia e che è depositario di magia,
sia chiarificatore
del fatto che non dovevo donarlo a nessuna ragazza? Cosa ti costava
essere più
esplicito?» ribattei arrabbiato. Eh, no! Non mi si doveva
dare tutta la colpa.
«Okay,
stiamo calmi. Cosa
dobbiamo fare per liberarci?» chiese pratica la mia ragazza.
«Sposarvi
in fretta è l’unico
sistema per salvarvi la vita» rispose mio padre.
«Ma
io non voglio sposarmi.
Non ancora, sono troppo giovane. Devo ancora specializzarmi, trovare un
lavoro
e poi mi sposerò» protestò Rose
elencando il suo programma di vita che io avevo
già sentito diverse volte. In effetti su questo eravamo
d’accordo. Volevamo
avanzare nelle nostre carriere e magari convivere. Per il matrimonio ne
avremmo
parlato più avanti. Il nostro era un programma di almeno
cinque anni. Ora tutto
si riduceva a dieci mesi!
«Tesoro,
ti capisco, ma qui
ne va della tua vita» cercò di farla ragionare sua
madre.
Lei
invece si rivolse verso
di me. «Io ti amo e voglio sposarti. Ti sposerei anche subito
ma non per
obbligo. Il fatto di avere una spada di damocle sulla testa mi rende
odioso
questo passo… mi capisci?».
Potevo
sentirmi offeso e
rifiutato. Potevo strepitare e odiarla per come si opponeva ma la
realtà è che
ero della stessa idea. «Sì. Ti capisco
perché anche io penso la stessa cosa».
«Da
quando le hai dato
l’anello, non avete provato a fare sesso. Vero?»
chiese mio padre mandando a
quel paese educazione e pudore.
«Papà!»
sbottai arrossendo
come Rose. Parlare di queste cose davanti ai genitori era la cosa
più
imbarazzante di questo mondo.
«Allora
ti avviso subito di
non provarci. Questo anello serve a tenere pura e incontaminata la
sposa sino
al matrimonio» spiegò lui.
«Beh,
questa è una buona
notizia» borbottò il signor Weasley.
«Fammi
indovinare, se provo a
stare con Rose, ci rimango secco?» e vedendo lui annuire,
quasi mi venne da
ridere «La storia della mia vita! Rose, togli subito
quell’anello!» sbottai.
Inutilmente oltretutto.
«Mi
sembra di impazzire. È
tutto l’anno che dobbiamo lottare contro il tempo per
salvarti la vita e adesso
ci ricadiamo di nuovo». Rose si tirò i capelli, in
un gesto di disperazione che
mi fece accorrere ad abbracciarla.
«Ce
la caveremo anche in
questo caso».
«Come
fai a dirlo? Per
salvarci dobbiamo sposarci, anche se non vogliamo. E se smettessimo di
amarci? Nel
nostro mondo non puoi semplicemente dire ‘tanto
c’è il divorzio’. Non siamo
babbani» mi urlò contro cominciando a piangere
sulla mia spalla.
«Rose,
risolveremo questo
problema. Cercheremo una soluzione, anche a costo di distruggere
l’anello e la
magia contenuta. Rivolterò Malfoy Manor per trovare un
rimedio. Ti prego… non
piangere, amore» la implorai. «Tu sei forte. Sei la
mia roccia, non ti
sgretolare adesso. Insieme possiamo farcela».
Presi
il suo viso tra le mani
e le asciugai le lacrime con i pollici, prima di baciarla davanti ai
miei e i
suoi genitori, come se fossimo soli. Avevo bisogno di sentirla vicino.
Questa
storia del matrimonio mi aveva destabilizzato.
Era
vero. Non era per il
matrimonio in sé. Io ero più che sicuro dei miei
sentimenti e di quelli di
Rose, altrimenti la maledizione non si sarebbe spezzata. Ma questo
obbligo…
Dopo
alcuni istanti la sentii
cedere e gettarmi le braccia al collo, rispondendo con foga al mio
assalto.
«Ehm…
ragazzi? Non qui…»
disse a voce bassa la madre di Rose.
Lentamente
Rose si staccò e
sorrise tremula. «D’accordo. Proveremo a cercare
una soluzione e se non la
trovassimo ci sposeremo entro aprile dell’anno
prossimo» annunciò.
«Promesso»
confermai
stringendola ancora.
«Per
essere delle
presentazioni ufficiali, sono state decisamente movimentate,
miseriaccia!»
esclamò Ron Weasley, tendendo la mano a stringere quella di
mio padre, mentre
le donne iniziarono a confabulare sulla cerimonia.
Io
e Rose ci allontanammo,
mano nella mano, avvicinandoci alla lapide di Silente.
«Pensi
davvero che ce la
faremo?».
«I
soli due problemi saranno
capire se dovremo sposarci e se io riuscirò a tenermi
lontano da te fino a che
non ti toglierai quell’anello» replicai.
«E’
il secondo quello che ti
secca di più». La sua non era una domanda e lo
disse con un sorrisino
compiaciuto.
Ridacchiai
anche io. «Puoi
giurarci» e sigillai il nostro amore con un bacio.
L’indomani
sarebbe iniziata
una nuova avventura, ma per ora volevo godermi quella ragazza tra le
mie
braccia.
Fine…
---ooOoo---
Angolino
mio:
siamo
alla fine di questa
storia.
Credo
di aver ripreso le
fila di tutti i punti in sospeso, compresi i patronus e il fatto che un
ragazzo
fosse entrato nei dormitori femminili.
Ringrazio
alegrifondorosini (sicuramente sarebbe diventata una parola
d’ordine) e
satananuda (un autore di libro erotico stile kamasutra magico immagino)
due
recensori nuovi che non ho potuto inserire nel contesto ma che ho
gradito nel
loro intervento.
Ho
cercato di dare calma alla
prima parte del capitolo e arrivare alla fine per poi incontrare i
genitori e
tirare fuori questa patata bollente.
Ebbene
sì, abbiamo
meno di un anno per non far morire i
due novelli promessi sposi. Nulla di male se non fosse antipatico
questo
obbligo. Non stiamo mica obbligando qualcuno ad andare a cena, dovranno
passare
una vita insieme. Sembra normale che siano loro a deciderlo e non un
anello. È
una questione di principio.
In
base a questo
principio, dovranno trovare una soluzione anche piuttosto inusuale e
molto
magica.
Ovvio
che non saranno solo
loro due. Ad aiutarli nell’avventura ci sarà una
terza persona.
Ed
è qui che entrate in
ballo voi con due domande:
1
– titolo della storia.
Quali sono le vostre idee in base a quanto ho vagamente suggerito?
2
– chi sarà il terzo
membro del trio? La mia personale idea è qualcuno di libero
(Albus sarebbe
perfetto ma ha in mente Alice e io vorrei più spazio di
manovra).
Sono
ansiosa di leggere i
vostri commenti sul capitolo e le vostre idee sul sequel.
Aspetto…
Baciotti
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