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Autore: gaccia    24/12/2015    13 recensioni
Essere un figo galattico che può avere tutte le ragazze che vuole può essere pericoloso. Soprattutto se non ritieni di dover tener conto dei sentimenti altrui convinto di essere al di sopra di tutti. Il purosangue per eccellenza, figlio di generazioni di maghi illustri che, nonostante le ultime vicissitudini nel mondo magico e la caduta in disgrazia di suo nonno per colpa del Signore Oscuro, avevano ancora potere e pasciuto conto alla Gringott.
Però, se ubriaco perso per una festa a base di whiskey incendiario e burro birra (oltre a qualche altro intruglio filobabbano) ti ritrovi a scopare una cozza con la C maiuscola e poi, a mente lucida, il mattino dopo la insulti e la fai sentire una cacca di ippogrifo… beh, prima pensa bene a sapere chi hai davanti.
Altrimenti farai la mia fine: maledetto da una potentissima strega ti ritroverai a scuola nei panni di una ragazza che dire racchia è essere gentile, scaraventato in mezzo a quella manica di matti che sono i Grifondoro, alle prese con tutta la tribù Weasley nuova generazione.
Rivisitazione, a modo mio, della favola “La Bella e la Bestia”.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'i trasformisti'
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Ultimo capitolo e la storia si chiude, almeno questa parte.

Ringrazio tutti! Chi ha apprezzato la storia inserendola tra i preferiti, i seguiti o i ricordati. Ringrazio chi ha commentato, suggerito e mi ha spronato a continuare, nonostante due anni di fermo. Ringrazio Elenri per i banner che ha fornito (e che inserisco entrambi per salutarli come si deve) e ringrazio chi ha semplicemente letto. Spero che vi siate divertiti, come me a scrivere questa storiella.

Per l’ultima volta vi lascio al capitolo… BUONA LETTURA!

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---ooOoo---

 

L’ultimo mese fu decisamente impegnativo per noi. Con lo studio intensivo e il fatto che i dormitori erano alle estremità opposte del castello, io e Rose ci vedevamo solo a lezione o durante i pasti. Anche lo studio era separato, visto che avevamo solo tre materie in comune.

Mi mancava. Ero talmente assuefatto alla sua presenza, anche solo nella stanza, che averla così lontana era una agonia. Il mio umore perennemente nero si riversava anche sui miei compagni di stanza che lamentavano e rimpiangevano il vecchio Scorpius, più sociale e meno nostalgico e innamorato. Blaike rideva nel vedermi sospiroso e si vendicava di tutte quelle volte che l’avevo preso in giro io per i suoi rantolii dietro Lucinda. Eravamo proprio persi.

«Non so se sia un bene oppure no, ma sono felice che domani inizino questi benedetti esami. Almeno basta! O dentro o fuori ma almeno la finiamo con questo terrorismo psicologico che hanno attivato i professori. E scommetto che anche tu diverrai più sopportabile» sbottò Blaike gettando sulla scrivania il testo di legismagia.

Con tutti gli articoli che avevamo imparato a memoria e le pozioni e gli incantesimi e i diritti dei babbani, avrei potuto anche dire che una torta cucinata con asfodelo, sarebbe fluttuata grazie al forno belle pietanze dovuto all’articolo 8 della legge n° 330 a protezione dei folletti. La notte sognavo grossi libri che mi volevano mangiare!

«Non vedo l’ora» sospirai.

«Se non la smetti di soffiare aria, dovrò mettermi una sciarpa per il torcicollo» borbottò Theo, facendomi pensare dove diavolo fosse il suo collo. Bah, da qualche parte la testa era pur attaccata al resto del corpo.

«Okay, la smetto. Andiamo a fare un giro fino al lago? Ho voglia di respirare aria pulita» proposi.

«Tu e la tua aria pulita! Meglio che usciamo, altrimenti penserà di nuovo di aprire una finestra e ci allagherà al sala comune come l’altro ieri».

«Scusami se per mesi sono stato in stanze con delle finestre normali che si aprivano all’aria normale e non sotto la superficie limacciosa di un lago putrido e fetido» risposi piccato.

«Certo che il signorino sta cominciando a essere pretenzioso!» replicò Blaike.

«Non so se l’hai insultato, ma sono d’accordo nel dire che è una piaga» caricò Goyle.

«Concordo e sottoscrivo. È incontentabile. Forza usciamo prima che dia di matto e inizi ad avere le allucinazioni e a chiamarmi Rose come questa notte» terminò Tyson.

«Avevo paura che mi saltasse addosso» si lamentò Theo. Se solo avesse saputo quanto lui mi era saltato addosso, si sarebbe seppellito vivo dalla vergogna.

Tyson, che aveva capito tutto in quanto un po’ più sveglio del nostro compagno, e Blaike, che sapeva tutto, si guardarono e ghignarono complici, mentre io celiavo.

«Tranquillo, scimmietta, sono fedelissimo alla mia rossa».

 

Il sole era caldo e il prato brillava del suo verde. Sul lago placido delle anatre sguazzavano alla ricerca di pesciolini. Era in tutto e per tutto una giornata estiva, quasi un preludio di quanto ci sarebbe stato nei mesi successivi.

Anche i ragazzi di Grifondoro erano all’aria aperta a godersi la bella giornata. Spesso dimenticavo che non mi conoscevano e li salutavo con la stessa familiarità che avevo tenuto nei mesi precedenti, quando ero Shaula la reietta.

Se come Scorpius potevo contare sugli amici di Serpeverde e Blaike lo aveva dimostrato per tutto il periodo in cui mi aveva aiutato nonostante la mia trasformazione, in Grifondoro avevo trovato lo spirito affine della casa, dove ero stato accettato indipendentemente dall’aspetto o dal passato.

Mi sentivo sia Grifone e Serpe e non mi vergognavo per essere così diviso.

Lily mi vide da lontano e mi corse incontro, incurante del fatto che ero attorniato dai miei compagni.

«Scorpius! Devi aiutarmi! Roxanne non vuole far innescare gli ultimi fuochi che abbiamo ancora nel dormitorio. Dobbiamo festeggiare la vittoria della coppa di Quiddich, e il secondo posto della coppa delle Case. Io le ho detto che potremmo metterli nella borsa di qualche ragazza snob… tipo Anne o Meredith, ad esempio» buttò lì e controllò il mio volto che esprimeva tutta l’approvazione della quale aveva bisogno. Odiavo cordialmente quelle due serpi mancate. «Lei invece li vuole far scoppiare sul treno. Ma qui a Hogwarts abbiamo più possibilità di fuggire e farla franca, sul treno dove possiamo andare? Ci beccherebbero subito!».

«Secondo me andrebbe meglio qui, magari subito dopo un esame, così sono esauste e le butti ancora più giù».

«Forse ci aggiungo anche l’acqua, così si sbava il trucco e diventano dei mostri» propose.

«Sei una forza, piccola Potter!» rise Blaike guadagnandosi l’onore di battere il cinque contro la manina pallida di Lily.

«Grazie. Tengo alto l’onore dei Malandrini!» rispose con tono serio, per poi ridere e correre verso la cugina che l’aspettava sotto il salice in compagnia di Hugo. I tre moschettieri dei quali aver paura.

Ci sedemmo su alcune rocce in prossimità della riva e cominciammo a tirare sassolini nell’acqua.

«Hai sentito qualche cosa su Nigel?» ruppe il silenzio Rockwood.

«Io niente» rispose subito Theo.

«Io non voglio sapere niente. Meno so, meglio sto» rispose secco Zabini. Paradossalmente era quello che ci era rimasto peggio. Per lui l’amicizia era sacra e lo dimostrava il fatto che mi era stato vicino in tutte le mie forme. Trovare proprio Nigel che offendeva questa sacralità, per lui era stato devastante.

Per quanto mi riguardava, mi aveva fatto male ma avevo anche imparato da questa avventura e mi aveva portato l’amore. Trovavo che era meglio guardare il lato positivo delle cose e l’unico grosso dispiacere che mi rimaneva era il fatto che una volta ancora, il nome di Serpeverde fosse legato a una azione malvagia. Nigel, semplicemente, per me non esisteva più.

«Sono stato convocato per il mese di luglio a testimoniare al processo» risposi facendo spallucce.

«Dici che finirà a Azkaban?» chiese ancora Tyson.

«Fosse per me getterei anche la chiave dopo aver chiuso la porta» borbottò Blaike.

«Non so. Se dimostrano che è stata solo la madre, potrebbe cavarsela con poco… non ne ho idea» risposi. Non era una posa. Davvero non ero interessato a quello che gli sarebbe capitato.

«Scorp, sta arrivando la tua rossa… incazzata!» ridacchiò Blaike, cambiando totalmente argomento.

«Tu!» urlò Rose nella mia direzione, spaventandomi. «Cosa hai fatto a questo anello? Non riesco più a sfilarlo dal dito! Gli hai messo la colla?» disse sventolandomi la mano davanti al naso.

«Gattina, rinfodera gli artigli. Non ho fatto niente. Ho solo infilato l’anello al tuo stupendo ditino» miagolai prima di baciarle il palmo della mano e farle trattenere il fiato.

«Scorpius, giochi sporco con la tua ragazza. Comportati bene» celiò Zabini, allontanandosi e trascinandosi dietro Tyson e Goyle.

Anche Rose si riprese a quelle parole. «E’ vero. Giochi sporco. Quando fai così mi si stacca il cervello!» si lamentò con un adorabile broncio che attirò subito un mio bacio.

«Mi piace quando stacchi il cervello» sussurrai sensuale, ma evidentemente avevo scelto la parola sbagliata.

«Mi preferisci scema?» fece un urlo belluino che mi trasmise brividi sulla schiena e paura nel cervello.

«Non sia mai, mio bignè alla crema. Ti adoro super intelligente che mi fai fare la figura del fesso» risposi, ma anche così non andava bene.

«Tu non sei fesso e io non sono un bignè. Mi vuoi grassa come una balena spiaggiata?». Oh mio Dio! Qui non se ne esce!

«Mi arrendo! Qualsiasi cosa dici o pensi, hai ragione e io ho torto e merito il tuo castigo, ma ti prego sii clemente» sospirai, poi mi feci più attento «Di che cosa mi sto scusando?».

«Non riesco a togliere l’anello dal dito. Sembra che si sia incollato alla pelle» ripeté. Strano, non aveva mai dato problemi a mio padre, quando lo metteva e anche io che l’avevo provato tempo addietro, era rimasto tutto normale.

«Forse è perché non lo togli da parecchio. Chiederemo ai miei genitori quando verranno alla cerimonia dei M.A.G.O.» la rassicurai.

«Mi sei mancato» disse abbracciandomi.

«Anche tu» risposi poi mi chinai e cominciai a baciarla.

Mi sentivo melenso. Se mi avessero detto che mi sarei trasformato in un ammasso gelatinoso di ragazzo svenevole non gli avrei mai creduto. Invece ero qua, con le mani che viaggiavano lente sulla schiena della mia ragazza (occhio a non palpare il culo perché siamo in pubblico e non sta bene), che baciavano teneramente le sue labbra (non troppo, Scorpius. Non mi piace fare la visita odontoiatrica per la strada), stringendola a me (non puoi fare niente per quel coso che spunta? È così imbarazzante quando tutti ti guardano e ridono). Anche lei non era da meno quando ansimava solo per averle detto qualche cosa all’orecchio (Rose, però se respiri così sembri una hot line) o quando mi scompigliava i capelli durante un bacio rubato (non ti lamentare se credono che abbiamo fatto sesso nello sgabuzzino) e le spuntavano i capezzoli dritti, e non per il freddo (guarda che non indicano il mio amichetto del sud, ma le tue bocce svettanti). Teneri, coccolosi, svenevoli.

Ogni tanto vedevo Rose che si sbatteva le mani sulle guance come per svegliarsi. “Quando sono insieme a te, è come se non riuscissi a concentrarmi su niente altro”. Per lei era un problema… per me? Nah!

Non avevamo più avuto occasione di stare insieme e, dopo alcuni giorni, avevamo deciso di aspettare la fine della scuola per goderci il momento con tutta la calma del mondo. Il pensiero che dopo i M.A.G.O. Rose sarebbe stata mia in tutti i sensi, mi creava un pochino di ansia da prestazione, ma ero sicuro che al momento dei fatti, mi sarei comportato egregiamente.

 

Il mattino dopo iniziarono gli scritti degli esami.

Per tutta la mattina fummo concentrati sul tema di storia. Per la gioia di tutti era incentrato sulla seconda guerra magica di cui parecchi di noi avevano notizie di prima mano. Il pomeriggio fu il turno di legismagia. Il giorno dopo incantesimi e così di seguito.

Il pomeriggio in cui ci dedicammo a pozioni fu davvero esilarante. Dovevamo provare a fare una pozione davvero complicata, anche se di cottura veloce, quando Delphina mise per sbaglio le foglie di menta con il succo di rughignosa gaia. Tutti sanno che la menta scatena le cellule gioiose della rughignosa (che altrimenti è un eccellente calmante) quindi quando fuoriuscirono i vapori dal suo calderone, iniziammo tutti a ridere come dei matti e l’esame finì lì.

«Delph! Neanche Lily e Roxanne avrebbero potuto inventarsi qualche cosa di simile agli esami!» ululò Blaike continuando a ridere.

«Credo che ti odieranno per aver rubato il primato di scherzo più riuscito» dissi io asciugandomi gli occhi.

«Non voleva essere uno scherzo! Non l’ho fatto apposta!». Le avremmo tutti creduto più volentieri se avesse smesso di ridere nel dirlo. Anni dopo spergiurò che le sue risate erano il rimasuglio dei vapori esilaranti e non il suo volere.

«Grazie, Delphina, non sapevo più come andare avanti» ringraziò Theodore, continuando a ridere. Secondo me lui aveva aspirato più vapore di tutti perché continuò a ridere per parecchio.

Era il momento delle prove pratiche. Incantesimi, trasfigurazioni, difesa contro le arti oscure.

Quel giorno entravamo in classe a gruppi di tre e ci scambiavamo gli esaminatori finiti i nostri test. Con me entrarono Blaike e Claire.

Mi trovai bene negli esercizi di incantesimi, meno in trasfigurazione. In difesa l’esaminatore mi chiese direttamente del mio patronus.

«So che è in grado di evocare un patronus corporeo». Probabilmente la gattaccia l’aveva saputo dalla Warner, quando l’avevo chiamata per Daisy.

Mi limitai ad annuire e declamai «Expecto Patronum». Dalla mia bacchetta fuoriuscì un denso fumo argenteo che si condensò nel leone rampante che avevo visto un mese prima.

«Complimenti… Curioso, lei conosce Rose Weasley?» mi chiese. Rimasi perplesso e risposi subito.

«Sì. È la mia ragazza».

«Ah. Allora siete una coppia. Questo spiega tutto» rispose.

L’esame continuò ancora con qualche lezione di pratica e terminò con i complimenti dell’esaminatore.

 

«Sono esausto» disse Blaike crollando sul prato.

«Anche io» gli feci il verso.

Sopra di noi le nuvole correvano veloci mentre il cielo diventava di una lieve sfumatura rosata. Era quasi il tramonto. Saremmo dovuti andare a cena ma l’aria e l’atmosfera erano davvero troppo rilassanti lì fuori.

«Lo sai che questi saranno gli ultimi giorni di scuola? Poi avremo finito e saremo del tutto adulti». Zabini era troppo profondo a volte.

«Mi mancherà stare qui. Non le lezioni… ma mi mancherà la compagnia, le serate a tirare tardi…» mormorai ad occhi chiusi.

«La caccia alle ragazze…» intervenne lui.

«Uhmm… no. Quello non mi manca e non credo mi mancherà mai» risposi convinto. Avevo Rose, non mi mancava niente.

«Bravo» fece una voce conosciuta.

«Ti sei salvato» disse ghignando il mio amico.

«Infatti. Non sono molto favorevole alla caccia. Detesto il sangue. Macchia» concluse la mia ragazza cercando di restare seria.

«Uh! Rossa! Come è andata? Riuscirai a non strappare tutte E o ci farai sentire tutti come dei dementi?» chiese Blaike con un gran sorriso.

«Voi siete tutti dementi» sottolineò accovacciandosi accanto a me e regalandomi un dolcissimo bacio.

«Mi piace questa tua vena così clemente per noi poveri mortali… mia dea» mormorai ricambiando poi il bacio.

«Smettetela o chiamo Luce e vi facciamo vedere noi cosa vuol dire essere pudici» minacciò scherzoso Blaike.

Rose alzò il capo a esporlo al sole che la illuminava. Spettacolare. Mi sarei incantato per ore a guardarla in questa posa. D’un tratto si voltò verso di me, come se le fosse venuto in mente qualche cosa. «So che non vi va di parlare di Nigel» esordì, lanciando anche un’occhiata di sfuggita al mio amico «Ma mi sono sempre chiesta come avesse fatto a entrare nel dormitorio femminile di Grifondoro».

A questa domanda io guardai Blaike complice e sorrisi, mentre lui sbottò in una risata.

«La risposta è nella domanda, bambina. Femminile. Ai tempi d’oro siamo stati dei veri esperti a superare gli ostacoli. Tutto pur di tromb… quello» rispose.

«Scivoli delle scale» io.

«Spuntoni sul muro» Blaike.

«Sparizioni di gradini» io.

«Getti di pozioni» Blaike.

«Lanci di bolidi» io.

«Specchi confondenti» Blaike.

«Ma ci sono tutte queste cose?» chiese la mia ragazza davvero stupita.

«Anche altre. In generale ne cambiano cinque o sei in un anno e ogni casa è diversa» risposi io.

«Siamo degli esperti. Quasi mi dispiace non lasciare questo sapere a qualche adepto» aggiunse Blaike con rammarico.

«Ma meno male!» esclamò Luce accostandosi al suo ragazzo, e Rose annuì convinta.

«Io invece non capisco come fosse uscita la voce che il complice della strega fosse una ragazza» dissi io.

«Credo che non abbiano mai visto Nigel. Magari hanno dedotto da alcune parole» rispose Rose.

«Neanche tu avevi riconosciuto Emyli» mi ricordò Blaike. Tentavo di non pensare di aver fatto sesso con la madre di un mio compagno di scuola. Nigel non era mio amico.

«Te l’ho detto, Nigel mi aveva offerto da bere, probabilmente una pozione e quando la vidi, sembrava che fosse dietro a un vetro smerigliato. Non era proprio chiaro e credo che al mattino avesse preso una polisucco» ipotizzai.

Decisi di cambiare argomento e mi venne in mente quello che aveva detto l’esaminatore di difesa.

«Rose, cosa aveva di particolare il tuo patronus? Quando ho evocato il mio leone, mi hanno chiesto se ti conoscevo».

«Non hai notato quando l’ho chiamato la sera che abbiamo…» arrossì vistosamente e Blaike ridacchiò. «Sono sicuro che Scorpius fosse distratto da altre cose».

«In realtà avevo appena scoperto che Nigel era… quello che era ed è stato allora che tu hai evocato il patronus per chiamare tuo zio» ricordai e Rose annuì. «Perdonami ma non ho notato, era uno scorpione, no?» chiesi.

«In realtà non più» rispose arrossendo ancora di più. Aggrottai la fronte e aspettai che continuasse. «E’ una leonessa» esalò facendo scoppiare Blaike.

«Siete impagabili! Neanche nei miei incubi più oscuri mi sarei mai immaginato il rampollo Malfoy così rimbecillito!» sghignazzò senza trattenersi.

«Blaky, smettila di prenderli in giro, oppure dovrò ricordarti quella volta che…» minacciò Luce.

«Okay, okay, farò il bravo».

Era una leonessa. Faceva a coppia con il mio leone. Anche nei patronus eravamo affini. Mi sentivo galvanizzato da questa scoperta. Ecco perché l’esaminatore aveva detto che eravamo una coppia.

«Quanto ci metteranno per decidere?» chiese Lucinda riferendosi agli esami.

«Entro il due di giugno. Quel giorno c’è la cerimonia dei diplomi con i genitori e la commemorazione della fine della seconda guerra magica».

«Io speravo di avere delle anticipazioni» borbottò Luce.

«Corrompi la McGranitt» suggerii, ricevendo uno schiaffetto sulla nuca dalla mia dolce metà.

Era impossibile.

 

I cinque giorni che mancavano passarono in un attimo e il mattino del due giugno ci trovammo tutti, studenti e professori, in sala grande.

Quello era il giorno della fine della scuola. Chi aveva sostenuto gli esami del G.U.F.O. avrebbe ricevuto i risultati durante l’estate. Chi, come noi, aveva affrontato i M.A.G.O., se fossero andati bene, si sarebbe diplomato con una cerimonia alla presenza dei parenti e degli altri studenti, e poi tutti sarebbero risaliti sul treno per tornare a casa a passare l’estate.

Per noi del settimo anno era la fine di una stagione della nostra vita. Un passaggio che ci aveva visti crescere e maturare e ora ci lanciava verso la sfida della vita adulta.

Avevamo avuto l’ordine di far colazione entro le otto e trenta del mattino e tutti ci premunimmo di obbedire. Alle nove già si smantellava la sala, facendo sparire i tavoli e sostituendoli con tantissime sedie rivolte verso la pedana dove si sarebbe svolta la cerimonia. Poi tutti si sarebbe andati alla tomba di Silente per la commemorazione a un mese esatto dalla data ufficiale. (si era pensato di spostare al due giugno per permettere il normale svolgimento delle lezioni).

Non appena arrivarono i miei genitori salutai discretamente Rose e mi diressi verso mia madre che era ansiosa di salutarmi.

Erano davvero felici che fossi riuscito a spezzare la maledizione e a salvarmi.

Avevano salvato anche gli altri due colpiti dalla strega, grazie alla confessione che aveva fatto.

Sapevo che il talismano era stato distrutto, per evitare altri gravi problemi in futuro.

Chiacchierai a lungo con i miei genitori, ai quali si unirono gli Zabini e i Nott.

Ogni tanto mi voltavo verso la piccola folla di gente dai capelli rossi che attorniava Rose e Albus. I Potter erano orgogliosi del loro bambino, così come i signori Weasley lo erano della mia ragazza. Ero sicuro che aveva strappato tutte E agli esami.

«Chi stai guardando, caro?» chiese curiosa mia madre.

«Una persona che vorrei presentarti più tardi, mamma». Da quando avevamo fatto la ceretta insieme, eravamo comunque più vicini. Mi sorrise ma non chiese nulla. Bel passo avanti rispetto a quanto successo mesi prima. All’epoca mi avrebbe subissato di domande.

 

Quando ci sedemmo davanti al palco, per poi attendere di prendere il nostro diploma, mi sentii agitato. Sapevo di essere passato ma era comunque il sancire senza ombra di dubbio la promozione.

Delphina fu una delle prime e poco dopo venne Goyle. Quando chiamarono me, non riuscivo più a stare seduto. Quasi corsi verso la gattaccia che mi strinse la mano e mi consegnò la pergamena.

«Congratulazioni, signor Malfoy» ripeté la preside McGranitt. Non potei fare a meno di sorridere.

«La ringrazio di tutto» risposi a mezza voce e lei mi guardò sorpresa prima di tornare impassibile a congratularsi con lo studente dopo di me.

Tornato al mio posto controllai i voti. Niente male, mi ero distinto in legismagia, difesa contro le arti oscure e, incredibilmente, babbanologia con delle E stupefacenti. Le O di incantesimi e pozioni facevano bella mostra di sé. La A di Astronomia denunciava il mio basso interesse per la volta celeste.

Man mano passarono tutti e quando Rose prese il suo diploma dalle mani della preside, fui sicuramente quello che applaudì più forte attirando gli sguardi curiosi di tutti.

 

Nel pomeriggio arrivò il momento tanto temuto. Mi trascinai dietro i genitori e mi accostai ai parenti Weasley. Rose mi guardò spaventata. Io me la facevo sotto, in realtà, ma dovevamo superare l’ostacolo e lo avremmo fatto. Mi misi al suo fianco e cominciai a parlare.

«Mamma, papà, volevo presentarvi la mia ragazza, Rose Weasley». La mia voce uscì chiara e precisa, cosa che non avrei creduto possibile. Lei arrossì un poco.

«Piacere, signori Malfoy» disse Rose, tendendo la mano destra e sollevando la sinistra.

Mia madre fece un sorriso enorme, aveva finalmente una vera figlia. «Sono felicissima di conoscerti. Chiamami Astoria».

I genitori di Rose erano silenziosi e guardavano attenti quello che stava accadendo. Il padre non sembrava felice, ma lui mi aveva sempre cordialmente odiato. Quello che mi sorprese fu mio padre che dimenticò il suo stile compassato e ghermì la mano sinistra della rossa, sollevandola e facendo brillare l’anello dei Malfoy alla luce del sole.

«Dimmi che non è come penso» disse quasi implorando. «Dimmi che non è il nostro anello ma solo una imitazione». Era ridicolo.

«Certo che è il nostro anello, perché avrei dovuto regalarle una imitazione?» ribattei.

«Che succede, Malfoy? Non ti va bene mia figlia? Guarda che non sono felice neanche io, se è per quello» intervenne Ron con cipiglio scuro.

«Non mi riferivo a questo, Weasley. Tua figlia sembra un’ottima ragazza e se ha preso l’intelligenza della madre e la tua… fortuna, direi che mio figlio non poteva trovare di meglio. Il problema è l’anello!». Il fatto che facesse complimenti ai Weasley, lasciò interdetti i genitori di Rose, poi la signora si riscosse. «Cosa intendi dire?».

«Quando lo hai donato a Rose?» mi chiese direttamente.

«Alla fine di aprile. Perché?».

«Perché ti rimangono meno di undici mesi per sposarla oppure morirete tutti e due» annunciò lugubre mio padre.

«Cosa?» sbottò il signor Weasley. «Rose, togliti subito quell’anello!».

«E’ questo il problema, papà. Non riesco a toglierlo, è come incollato alla pelle».

«Ti avevo scritto che era depositario di una magia antica. Che era un contratto. Cosa hai nella testa?» mi accusò il mio genitore.

«Ti sembra che dirmi che è il simbolo della nostra famiglia e che è depositario di magia, sia chiarificatore del fatto che non dovevo donarlo a nessuna ragazza? Cosa ti costava essere più esplicito?» ribattei arrabbiato. Eh, no! Non mi si doveva dare tutta la colpa.

«Okay, stiamo calmi. Cosa dobbiamo fare per liberarci?» chiese pratica la mia ragazza.

«Sposarvi in fretta è l’unico sistema per salvarvi la vita» rispose mio padre.

«Ma io non voglio sposarmi. Non ancora, sono troppo giovane. Devo ancora specializzarmi, trovare un lavoro e poi mi sposerò» protestò Rose elencando il suo programma di vita che io avevo già sentito diverse volte. In effetti su questo eravamo d’accordo. Volevamo avanzare nelle nostre carriere e magari convivere. Per il matrimonio ne avremmo parlato più avanti. Il nostro era un programma di almeno cinque anni. Ora tutto si riduceva a dieci mesi!

«Tesoro, ti capisco, ma qui ne va della tua vita» cercò di farla ragionare sua madre.

Lei invece si rivolse verso di me. «Io ti amo e voglio sposarti. Ti sposerei anche subito ma non per obbligo. Il fatto di avere una spada di damocle sulla testa mi rende odioso questo passo… mi capisci?».

Potevo sentirmi offeso e rifiutato. Potevo strepitare e odiarla per come si opponeva ma la realtà è che ero della stessa idea. «Sì. Ti capisco perché anche io penso la stessa cosa».

«Da quando le hai dato l’anello, non avete provato a fare sesso. Vero?» chiese mio padre mandando a quel paese educazione e pudore.

«Papà!» sbottai arrossendo come Rose. Parlare di queste cose davanti ai genitori era la cosa più imbarazzante di questo mondo.

«Allora ti avviso subito di non provarci. Questo anello serve a tenere pura e incontaminata la sposa sino al matrimonio» spiegò lui.

«Beh, questa è una buona notizia» borbottò il signor Weasley.

«Fammi indovinare, se provo a stare con Rose, ci rimango secco?» e vedendo lui annuire, quasi mi venne da ridere «La storia della mia vita! Rose, togli subito quell’anello!» sbottai. Inutilmente oltretutto.

«Mi sembra di impazzire. È tutto l’anno che dobbiamo lottare contro il tempo per salvarti la vita e adesso ci ricadiamo di nuovo». Rose si tirò i capelli, in un gesto di disperazione che mi fece accorrere ad abbracciarla.

«Ce la caveremo anche in questo caso».

«Come fai a dirlo? Per salvarci dobbiamo sposarci, anche se non vogliamo. E se smettessimo di amarci? Nel nostro mondo non puoi semplicemente dire ‘tanto c’è il divorzio’. Non siamo babbani» mi urlò contro cominciando a piangere sulla mia spalla.

«Rose, risolveremo questo problema. Cercheremo una soluzione, anche a costo di distruggere l’anello e la magia contenuta. Rivolterò Malfoy Manor per trovare un rimedio. Ti prego… non piangere, amore» la implorai. «Tu sei forte. Sei la mia roccia, non ti sgretolare adesso. Insieme possiamo farcela».

Presi il suo viso tra le mani e le asciugai le lacrime con i pollici, prima di baciarla davanti ai miei e i suoi genitori, come se fossimo soli. Avevo bisogno di sentirla vicino. Questa storia del matrimonio mi aveva destabilizzato.

Era vero. Non era per il matrimonio in sé. Io ero più che sicuro dei miei sentimenti e di quelli di Rose, altrimenti la maledizione non si sarebbe spezzata. Ma questo obbligo…

Dopo alcuni istanti la sentii cedere e gettarmi le braccia al collo, rispondendo con foga al mio assalto.

«Ehm… ragazzi? Non qui…» disse a voce bassa la madre di Rose.

Lentamente Rose si staccò e sorrise tremula. «D’accordo. Proveremo a cercare una soluzione e se non la trovassimo ci sposeremo entro aprile dell’anno prossimo» annunciò.

«Promesso» confermai stringendola ancora.

«Per essere delle presentazioni ufficiali, sono state decisamente movimentate, miseriaccia!» esclamò Ron Weasley, tendendo la mano a stringere quella di mio padre, mentre le donne iniziarono a confabulare sulla cerimonia.

 

Io e Rose ci allontanammo, mano nella mano, avvicinandoci alla lapide di Silente.

«Pensi davvero che ce la faremo?».

«I soli due problemi saranno capire se dovremo sposarci e se io riuscirò a tenermi lontano da te fino a che non ti toglierai quell’anello» replicai.

«E’ il secondo quello che ti secca di più». La sua non era una domanda e lo disse con un sorrisino compiaciuto.

Ridacchiai anche io. «Puoi giurarci» e sigillai il nostro amore con un bacio.

L’indomani sarebbe iniziata una nuova avventura, ma per ora volevo godermi quella ragazza tra le mie braccia.

 

Fine…

---ooOoo---

Angolino mio:

siamo alla fine di questa storia.

Credo di aver ripreso le fila di tutti i punti in sospeso, compresi i patronus e il fatto che un ragazzo fosse entrato nei dormitori femminili.

Ringrazio alegrifondorosini (sicuramente sarebbe diventata una parola d’ordine) e satananuda (un autore di libro erotico stile kamasutra magico immagino) due recensori nuovi che non ho potuto inserire nel contesto ma che ho gradito nel loro intervento.

 

Ho cercato di dare calma alla prima parte del capitolo e arrivare alla fine per poi incontrare i genitori e tirare fuori questa patata bollente.

Ebbene sì,  abbiamo meno di un anno per non far morire i due novelli promessi sposi. Nulla di male se non fosse antipatico questo obbligo. Non stiamo mica obbligando qualcuno ad andare a cena, dovranno passare una vita insieme. Sembra normale che siano loro a deciderlo e non un anello. È una questione di principio.

In base a questo principio, dovranno trovare una soluzione anche piuttosto inusuale e molto magica.

Ovvio che non saranno solo loro due. Ad aiutarli nell’avventura ci sarà una terza persona.

Ed è qui che entrate in ballo voi con due domande:

1 – titolo della storia. Quali sono le vostre idee in base a quanto ho vagamente suggerito?

2 – chi sarà il terzo membro del trio? La mia personale idea è qualcuno di libero (Albus sarebbe perfetto ma ha in mente Alice e io vorrei più spazio di manovra).

 

Sono ansiosa di leggere i vostri commenti sul capitolo e le vostre idee sul sequel.

Aspetto…

Baciotti

 

 

  
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