< dunque Lestat.. perchè lavori per Laurent > lui s'incupì.
< non lavoro per quella feccia > ah!!!!! centro pieno! MILLE PUNTI!!! Laurent era una pedina. Il vampiro capì di aver detto troppo perchè tornò sui suoi passi.
< hai avuto le tue risposte, ora mangia >
< no! ho altre domande!! > Si avvicinò pericolosamente < hai ottenuto anche troppo, tu non sei niente, non camandi niente ti è chiaro? Qui gli ordini li dò io, ora mangia! Non devo ucciderti... ma non è detto che la morte sia l'unica pratica dolorosa che io possa applicare con te. > ghignò malvaggiamente < vivo da molto tempi su questa terra, ho visto generi di torture che nemmeno riesci a immaginare > Mi guardò famelico, decisi che era meglio mangiare e stare zitta, almeno per ora. Quelle torture non volevo nemmeno sentirle nominare. Tesi la mano visibilmente tremante. Era difficile mantenere la calma mentre quegli occhi rossi mi fissavano. Lui si voltò e mi lanciò il cibo che cadde ai piedi del letto. Camminò verso la porta. Poi mi tornò in mente il sogno che avevo fatto: Lestat doveva essere un neonato! E i neonati non resistevano al sangue degli umani.
< Lestat > lo chiamai debolmente. Si fermò continuando a rivolgermi la schiena.
< ma tu non sei un neonato? > si voltò lentamente leggermente scioccato.
< se lo fossi stato tu saresti solo un corpo dissanguato. Come ti vengono in mente queste idiozie > Aveva ragione.. Evidentemente il mio era solo un sogno.
< dì a chi mi tiene qui, chiunque sia, che voglio parlargli> ghignò.
< Penso che a breve sarà lui a venire da te > uscì ridendo sguaiatamente. Nemmeno la porta riuscì a coprire quel suono atroce. Mi dava i brividi. Guardai il panino per qualche attimo e il mio stomaco protestò: lo afferrai e diedi un morso. uhm... non era secco, e non sapeva di veleno. Tanto.. non volevano uccidermi. Almeno quello.
Mi alzai dal letto per schiarirmi un pò le idee e i legamenti mentre mangiavo il panino. Le dita delle mani e dei piedi erano così gelide e bianche che se non avessi sentito il cuore battere, guardandole avrei detto che ero diventata una di loro. Il che, non sarebbe stato poi così male. Pensai tra me e me osservando un pezzo di prosciutto penzolare dal panino. Non avrei rischiato più di morire.. a meno che non avessero acceso un falò e ci avessero gettato il mio corpo ridotto a pezzetti. Che pensieri macabri. Ma con la forza da neonata mi sarei potuta libellare. Avrei sfondato con un calcio la porta, e in qualche modo sarei tornata da lui. E oltre alla fuga avrei realizzato il mio sogno: vivere per sempre con il mio amore.. edward.. la mia luce, la mia aria, il senso della mia esistenza. Non avrei dovuto tentare di convincerlo a mordermi. Non avrei dovuto combattere contro tutti i suoi sensi di colpa.
Magari avrei potuto in qualche modo tentare Laurent a mordermi. E se non avesse retto? Se la frenesia, come la chiamava edward, fosse stata più forte della sua forza di rispettare i piani? Potevo rischiare così tanto? La risposta veniva da se.. No non potevo.. Inoltre.. solo l'idea di attraversare tre giorni di trasformazione senza Edward con me mi terrorizzava. Alice.. la mia sorellina, mi aveva raccontato dell'atroce dolore che si provava, o meglio.. lei l'avevo sentito dire perchè non ricordava davvero nulla, tutta colpa della reclusione nel manicomio e di James. Quel bastardo era morto, ora c'era Laurent a volere la mia vita. Ma perchè tutte le disgrazie venivano a ossessionarmi? La mia vita doveva finire in qualche modo evidentemente. Il mio destino non era sopravvivere. Forse il fato mi riservava una nuova vita in cui il mio cuore era immobile e lei mie mani fredde. Una vita in cui avrei dovuto uccidere animali con la stessa facilità con cui stavo mangiando quel panino.
Improvvisamente mi diede la nausea e lo gettai a terra, nella polvere.
Un dolore mi trafisse il cuore, potente tanto da levarmi il respiro. Edward, edward, dove sei? Il senso di mancanza era giunto come una pugnalata. Improvviso, inaspettato. Se fosse stato qui con me a stringermi avrei sopportato qualsiasi sofferenza e anche la morte. Avevo così paura di non rivederlo più. Provavo terrore per la loro sorte che dipendeva dalla mia stupida vita. Il dolore m'indebolì e caddi a terra, in ginocchio. Le mani strinsero spasmodicamente la terra. Non mi ero accorta di singhiozzare. Vedevo tutto sfocato. L'immagine della stanza sporca era inondata dalle mie lacrime. Come potevo vivere lontano da lui? Una lama aveva tranciato il mio cuore di netto. Mi sentivo come quando mi aveva abbandonata. L'impossibilità di ricongiungermi volontariamente a lui era una condanna troppo grande per essere sopportata. In piena crisi di nervi presi a urlare disperata. Mi alzai, spinta solo dalla forza del dolore e mi scagliai sulla porta che tremò. La presi a calci e pugni: il polso ferito faceva un male spropositato, ma non me ne importava: DOVEVO USCIRE DA LI DENTRO! NON POTEVO STARE CHIUSA! NO!!
< FATEMI USCIRE BASTARDIIIII FATEMI USCIREEEE > sbattevo infuriata come un toro contro il legno massiccio della porta. Non vedevo più niente, volevo solo risposte, volevo solo rivedere edward
< edwaaaardddd edwarddddd torna da me ti pregooo >
In un attimo mi ritrovai scagliata sul pavimento della stanza. La porta si era spalancata di scatto rivelando Laurent
< stupida sgualdrina, stai zitta! non voglio sentire una parola uscire da quelle labbra! >
< SEI UN BASTARDO LAURENT! TU E QUELLI CHE MI TENGONO QUI! NON POTETE FARLO! VI TROVERANNO E VE LA FARANNO PAGARE! > Ero arrabbiata, non ragionavo.
< BEN VENGA MIA CARA, quando saranno qui troveranno una bella sorpresa a attenderli. Non vogliamo altro, stiamo solo aspettando che vengano qui. Prima arrivano, prima muoiono, prima la tua prigionia finisce >
< mi lascerete libera? >
< ma certo mia cara... > si avvicinò al mio viso. Non potevo far altro che fissare quegli occhi cremisi che mi terrorizzavano < .... ma non credo che potrai vivere la tua liberazione visto che sarai morta > ovvio... non mi avrebbero lasciata vivere.. Ma senza edward che senso avrebbe avuto la mia esistenza? Meglio morire, e ricongiungermi a lui che vivere un solo momento con la consapevolezza che lui aveva cessato d'esistere. Con questi pensieri in mente non feci una piega. Rimasi impassibile davanti alla dichiarazione della mia futura morte per mano sua. Mi sfiorò la guancia con una mano, e mi voltai per non permetterglielo, mi faceva ribrezzo.
< vedi.. è questo che mi piace di te, non dimostri la paura, anche se io la sento, il suo odore rende il tuo piacevolmente dissetante... > odorò la mia guancia e io rabbrividii:
< ho sentito Lestat parlarti, e non sei stupida > sussurrava vicino alla mia clavicola < so bene che hai capito che non sono il mandante di tutto.. Quella feccia pagherà cara l'informazione che ti ha dato, anche se, non cambia molto. Saresti presto venuta a conoscenza che in realtà, io non sono interessato a loro. Come puoi pensare che degli insulsi vampiri mi attirino > rise sguaiatamente... ma allora? cosa voleva?
< no.. di certo. Non faccio tutto questo trambusto per una famiglia di vampirelli che rinnega la propria natura per cibarsi di sangue animale. Cosa nauseante davvero, non so cosa facciano > respirò ancora l'odore del mio collo < peccato che tu non possa capire quanto il caldo sangue umano sia eccitante: non c'è niente di più bello che sentirlo scorrere nella gola arsa e scendere lentamente, viscoso, mentre il corpo dell'insulso essere che hai riverso tra le braccia muore lentamente, perdendo le forze e afflosciandosi come una foglia secca e inutile. Perchè precludersi questo piacere. Non c'è piacere più forte. Anzi.. forze uno c'è, ed è il motivo per cui tu sei qui >
Che voleva dire? Non ero l'esca per la mia famiglia? Aveva detto che non gli interessavano loro.. ma allora cosa..? Rimasi immobile... lui era poggiato al mio collo e dovevo evitare di fare movimenti bruschi, a meno che non avessi voluto la testa staccata dal corpo. Rimasi in silenzio.
< starai pensando dunque, qual'è la motivazione per cui sei qui. Molto semplice, sei qui da esca, ma questo è solo il motivo per cui LORO ti hanno presa. Io sono qui, semplicemente per te. E' te che voglio > Le ultime parole le sussurrò appena.
Me? Che voleva dire? Risposi lentamente...
< che significa? >
< Significa che mi attiri a te. > sgranai gli occhi < Quando ti ho vista la prima volta con James e Victoria con la tua stupida famigliola niente è stato più come prima. Sei diventata un'ossessione. Sono grato al tuo vampiro per aver ucciso James. Mi ha solo facilitato il compito. Se non l'avesse fatto lui sarei stato costretto a farlo a pezzi di persona così da scatenare l'odio della sua insulsa compagna. Invece ora la tua famiglia pagherò per aver permesso a un'umana di entrare nei suoi ranghi. Lo capisci vero, che non posso resisterti? sei una droga per me. La migliore preda che esista. Sono stato abile a nascondere i miei pensieri a Edward a casa sua quando sono venuto a avvertirlo di James.Bella mossa non trovi? James era cieco. Voleva ucciderti e dissanguarti solo per ripicca contro i Cullen. Aveva un buon fiuto ma calcolava male la sua posizione. Io sono astuto. Ho aspettato un anno e mezzo ma ho avuto la giusta ricompensa: Victoria ammazzerà presto il tuo ragazzo e la sua famiglia. E tu sei qua con me. E sono libero di usarti a mio piacimento. Ho ottenuto ciò che voglio. Sei una preda succulenta ISABELLA, il tuo sangue ha un odore che fa venire voglia di berti. Ma il richiamo più forte viene dal tuo corpo... >
Sentii le sue mani scorrere sui miei fianchi sopra i jeans. No.. questo no, non poteva volere questo. Rimasi impietrita, avevo ancora il suo fiato sul collo.
< non dirmi che non lo senti anche tu il richiamo. E' cosi forte.. C'è un solo unico piacere più forte del sangue umano.. > qualcosa di umido e freddo mi toccò la giugulare, Era la sua sporca lingua, intrisa del sangue di innocenti. Reagii:
< toglimi le mani di dosso, essere immondo, sei spregevole, tu non avrai mai niente da me! >
< ah davvero? > strinse più forte la presa e mi spinse sul pavimento facendomi sbattere la schiena contro la pietra, ero sdraiata sotto di lui, tentavo di spingerlo via ma era troppo forte, troppo pesante.
< no no no ti prego no non lo fare > Mi sentivo debole, incapace di reagire, avrei voluto urlare ma non trovavo la forza di farlo. Mi mancava l'aria. Edward edward! liberami, ti prego, arriva ora, torna da me, ammazza questo animale.
< ah! mi preghi? questo non fa che aumentare la mia voglia di te piccola > no no.. non potevo reggere questo. Le mie mani erano deboli. Il suo petto duro. Spingevo con le gambe contro le sue per spostarlo ma era come fare pressione su un muro
< vatteneeeeeee > gemetti e presi a piangere e singhiozzare ma lui non la smetteva. Sentivo le sue mani scorrere sulla mia pelle, alzarmi la maglia e insinuarsi sui miei fianchi scoperti. tenevo la testa voltata, scuotendola per levarmi di dosso la sensazione della sua presenza. Tentava di baciarmi ma le sue mani sul mio corpo non gli permettevano di fermare il mio volto. Mi strappò la maglia di netto e sentì la sua pelle gelida premere sulla mia. Era finita, non potevo oppormi. Piangevo solo, in silenzio. avevo anche smesso di singhiozzare. Non sapevo che fare. Alla fine le sue labbra premetterò fredde sulle mie e io non riuscii a oppormi. Poi suo peso scomparve da sopra di me.
Quella risata maledetta esplose fragorosa rimbombando in tutta la stanza.
< peccato non possa finire ora ciò che vorrei, ma avverrà presto. la prossima volta tieniti pronta ai miei servigi >
La portà sbattè e fu il silenzio.
Dunque... non ero solo un'esca che al momento propizio sarebbe stata gettata via. Sarei stata l'oggetto dei piaceri di quella bestia.
In testa mi rimbombarono le parole di Lestat: < Penso che a breve sarà lui a venire da te >
Rimasi sdraiata sul pavimento gelido per ore.inerme, immobile, mezza nuda, con la mente a pezzi e il cuore distrutto.