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Autore: damaristich    18/03/2009    11 recensioni
New moon. edward ha lasciato bella, eppure non è andato via.. lei è nella sua stanza "La testa urtò violentemente contro il pavimento in uno spasmo mentre la crisi raggiungeva picchi considerevoli [...]cominciai a raschiare con le unghie il pavimento.. stranamente l'asse venne via con facilità......" buona lettura!
Genere: Romantico, Malinconico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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wow!!! siamo arrivati al capitolo 20!! e anche a 150 preferiti belli tondi! grazie grazie a tutti quelli che leggono la mia fic, e soprattutto a quelli che commentano! ho scelto il nome perfido e lo troverete in questo capitolo (che spero vi piacerà).

BELLA POV

 

Erano più di tre ore che ero ferma in quella posizione, l'orologio segnava quasi le nove. Ero immobile, avvolta nella pesante coperta umida che aveva un forte odore di muffa. Mi vennero in mente le mie parole durante l'ora di Biologia più di un anno prima quando Edward mi chiese cosa pensassi della pioggia < le cose fredde e umide proprio non mi vanno giu > gli dissi . Risi tra me e me tremando. Meglio non pensarci. Quei giorni erano troppo lontani e sereni anche solo per ricordarli. Stringevo le ginocchia al petto con le braccia e ci poggiavo sopra la testa. La guancia premeva contro l'osso.

Mi sfiorai con un polso le labbra: bruciavano. E di certo non perchè ero ferita nè perchè le avevo strofinate e strofinate con litri d'acqua per ore. Lo erano perchè il contatto con Laurent era ancora vivido. Le avevo lavate insistentemente per togliermi di dosso la sensazione di lui che mi baciava ma non ci ero riuscita. Ero nauseata da quel ricordo. Mi bastava chiudere gli occhi per ricordare il buio pesante, il mio terrore nell'incoscienza di cosa avessi intorno, l'angoscia assoluta che non mi faceva ragionare, lui che mi teneva bloccata, il suo peso gelido che mi schiacciava, le sue labbra che premevano insistenti sulle mie tentando di schiuderle. Mi ero sentita violata, ancora più inerme di quando mi stringeva il polso per farmi obbedire e io strillavo di dolore. In quel momento non mi era stato possibile urlare ne muoverli, il mio scansarlo non gli era giunto che sotto forma di carazze. Era stato orribile. Le mie labbra erano state contaminate dal sangue di chissà quanti innocenti. Le labbra che avevano succhiato via la vita da infiniti corpi per secoli avevano toccato le mie. Un brivido di ribrezzo mi scosse e storsi la bocca in una smorfia: sarebbe stato un'altro ricordo che non avrei facilmente rimosso.

Il polso fortunatamente andava molto meglio con quella fasciatura improvvisata. Non faceva cosi tanto male. Avevo il viso voltato contro l'unica via d'uscita dalla mia prigione. Fissando per tutto il tempo la porta da cui Laurent era uscito mi ero ingegnata a escogitare mille strategie di fuga, una più folle e improbabile dell'altra: non avevo con me mezzi di comunicazione, il cellulare era rimasto lì tra l'erba nel bosco; urlare era inutile, avrebbe attirato i vampiri ed ero certa che ce ne fosse più di uno li fuori a sorvegliare la porta: ragione per cui era inutile cercare di fuggire quando qualcuno di loro l'avesse aperta per entrare: cosa poteva fare una misera umana contro un branco di vampiri famelici? Laurent e il vampiro che mi aveva rapita nel bosco, di cui il nome mi era ignoto, avevano entrambi degli spaventosi occhi rossi. Ciò voleva dire che di certo non seguivano la particolare dieta Cullen. Tra l'altro sapevo che Laurent doveva essere a Denali dalla famiglia di Tanya. Il fatto che fosse lì in quelle condizioni voleva dire che il sangue animale non gli era andato a genio. Ma perchè poi aveva deciso di vendicare i suoi compagni? Ero certa che tra loro ci fosse stato solo un legame di utilità, certo non d'affetto. Questa domanda rimaneva irrisolta. La prossima volta che fosse entrato non avrei avuto timore. Non mi sarei prostrata ai piedi del mio carceriere. Avrei tenuto la testa alta e questo mi avrebbe permesso di capire meglio cosa stava succedendo. La stanza non aveva nessuna finestra, il bagno si collegava all'esterno con una piccola ventola: inutilizzabile: a malapena ci entrava il mio braccio. Niente da fare: ero in uno schifo di prigione a prova di evasione. Avevano fatto le cose per bene.

Una voce conosciuta mi riscosse dai miei pensieri:

< sto entrando > Non risposi ovviamente. La porta si aprì lo stesso. Sapevo chi stesse entrando ma ebbi ugualmente un moto di timore e un brivido mi percorse tutta la schiena. Gli occhi e il sorriso malvagio che lo caratterizzavano non li avrei dimenticati facilmente se fossi uscita viva da li dentro.

Il vampiro che mi aveva rapita era in piedi, davanti alla porta che era giù chiusa alle spalle. Probabilmente l'aveva spinta con il piede perchè le sue mani erano occupate. Una teneva una bottiglietta d'acqua e l'altra un fagotto: dalla forma doveva essere un panino. Il mio stomaco alla vista di quell'immagine mormorò sonoramente. Ma la mie mente non fu d'accordo. Non avrei ceduto... Avrei barattato la mia vita con delle risposte:

< non ho fame > dissi freddamente fissandolo negli occhi, Ero rimasta immobile.

< non dire idiozie > non c'era nessuna traccia di sorriso, la sua espressione era una maschera fredda < sono un vampiro, il tuo corpo non la pensa in quel modo > ovvio.. aveva sentito il mio stomaco gorgogliare!

< non importa, non mangerò > i suoi occhi lampeggiarono fuoriosamente. Si avvicinò a un centimetro dal mio viso ringhiando

< tu adesso prendi questo cibo nauseante e lo mangi fino all'ultima briciola, se no te lo caccio io in gola, hai capito > rimasi ferma e impassibile continuando a fissarlo.

< no. non lo farò > Lanciò il panino in un angolo furiosamente e mi prese la gola.

< forse non hai ben capito chi comanda qua dentro, tu ora mangi quel panino. Di certo sarà un piacere staccarti la testa e dissetarmi del tuo sangue, ne avrei proprio bisogno > Io deglutii rumorosamente, non poteva ammazzarmi, le minacce non mi avrebbero corrotta:

< non puoi uccidermi me l'hai detto tu stesso nel bosco, o sbaglio? > Mi alzai in piedi sul letto, in quella posizione ero alta solo qualche centimetro più di lui, ma mi diede un certo tono, e una sensazione di superiorità anche fisica. Mi venne voglia di indicarlo con un dito, ma mai tentare eccessivamente la sorte: forse non mi avrebbe uccisa, ma non avrebbe esitato a staccarmi un dito o una mano se l'avessi avvicinati a quella tagliola di denti affilati come rasoi..Mi aveva già dimostrato di non curarsi affatto del mio dolore.

< no... vorrei tremendamente > inspirò forte il mio odore deliziato < ma non posso ucciderti, hai ragione. Però posso forzarti a mangiare > I suoi occhi scintillarono maligni, In un attimo strappò il rivestimento del panino e ne prese un pezzo: con una mano mi stringeva la mandibola per aprirmi la bocca ma io la tenevo serrata, l'avrebbe dovuta spezzare per ficcarci il cibo che mi premeva sulle labbra. Provò per quache secondo ma poi tolse il pezzo, ormai maciullato. Si ritrasse guardandomi nauseato.

< Fai come vuoi,sei solo una pazza.Deperirai lentamente, ma di certo non morirai per mancanza di cibo, ho sentito dire che gli umani possono rimanere senza mangiare per settimane senza spirare > sghignazzò quando un brivido mi percorse. Cercai di nascondere i miei fremiti. < e quando finalmente di te resterà solo un cadavere, ce ne sazieremo davanti al tuo caro Edward > BASTARDI BASTARDI! voleva provocarmi, era chiaro. Ma non avrei ceduto, mi servivano risposte:

< mangerò se risponderai alle mie domande >

< sciocca... quanto vuoi che me ne importi se tu mangi o meno > ma pareva vacillare. Dovevo battere il ferro ora che era caldo:

< ti importa.. perchè ti è stato ordinato no? tu non comandi niente.. sei solo una pedina, uno schiavo.. come me > Dalla sua espressione dovevo aver centrato il segno. bene bene..continuai < e ti è stato ordinato che io mangi a ogni costo suppongo... > Non lasciava un attimo i miei occhi: mi fissava silenzioso. Bene.. avevo centrato anche questa ipotesi.. Bella:2 ,vampiro cattivo:0 < quindi. rispondi alle mie domande! > Il suo silenzio urlava la mia vittoria:

< sentiamo > disse in un sussurro.

< come ti chiami? > Glielo chiesi, l'odiavo ma dovevo in qualche modo organizzare il campo di battaglia. Sbuffò

< e tu.. con tutte le domande che potevi farmi, mi chiedi il mio nome? > sembrava allibito

< certo.. voglio sapere il nome del bastardo che mi fa da carceriere > Rimase in silenzio qualche secondo

< Lestat > (

eheheheheh RAGAZZE QUESTO NOME M'E' PIACIUTO!!! eppoi è un nome storico per i vampiri no? mi ricorda anche intervista col vampiro. adoro quel film!)

< dunque Lestat.. perchè lavori per Laurent > lui s'incupì.

< non lavoro per quella feccia > ah!!!!! centro pieno! MILLE PUNTI!!! Laurent era una pedina. Il vampiro capì di aver detto troppo perchè tornò sui suoi passi.

< hai avuto le tue risposte, ora mangia >

< no! ho altre domande!! > Si avvicinò pericolosamente < hai ottenuto anche troppo, tu non sei niente, non camandi niente ti è chiaro? Qui gli ordini li dò io, ora mangia! Non devo ucciderti... ma non è detto che la morte sia l'unica pratica dolorosa che io possa applicare con te. > ghignò malvaggiamente < vivo da molto tempi su questa terra, ho visto generi di torture che nemmeno riesci a immaginare > Mi guardò famelico, decisi che era meglio mangiare e stare zitta, almeno per ora. Quelle torture non volevo nemmeno sentirle nominare. Tesi la mano visibilmente tremante. Era difficile mantenere la calma mentre quegli occhi rossi mi fissavano. Lui si voltò e mi lanciò il cibo che cadde ai piedi del letto. Camminò verso la porta. Poi mi tornò in mente il sogno che avevo fatto: Lestat doveva essere un neonato! E i neonati non resistevano al sangue degli umani.

< Lestat > lo chiamai debolmente. Si fermò continuando a rivolgermi la schiena.

< ma tu non sei un neonato? > si voltò lentamente leggermente scioccato.

< se lo fossi stato tu saresti solo un corpo dissanguato. Come ti vengono in mente queste idiozie > Aveva ragione.. Evidentemente il mio era solo un sogno.

< dì a chi mi tiene qui, chiunque sia, che voglio parlargli> ghignò.

< Penso che a breve sarà lui a venire da te > uscì ridendo sguaiatamente. Nemmeno la porta riuscì a coprire quel suono atroce. Mi dava i brividi. Guardai il panino per qualche attimo e il mio stomaco protestò: lo afferrai e diedi un morso. uhm... non era secco, e non sapeva di veleno. Tanto.. non volevano uccidermi. Almeno quello.

Mi alzai dal letto per schiarirmi un pò le idee e i legamenti mentre mangiavo il panino. Le dita delle mani e dei piedi erano così gelide e bianche che se non avessi sentito il cuore battere, guardandole avrei detto che ero diventata una di loro. Il che, non sarebbe stato poi così male. Pensai tra me e me osservando un pezzo di prosciutto penzolare dal panino. Non avrei rischiato più di morire.. a meno che non avessero acceso un falò e ci avessero gettato il mio corpo ridotto a pezzetti. Che pensieri macabri. Ma con la forza da neonata mi sarei potuta libellare. Avrei sfondato con un calcio la porta, e in qualche modo sarei tornata da lui. E oltre alla fuga avrei realizzato il mio sogno: vivere per sempre con il mio amore.. edward.. la mia luce, la mia aria, il senso della mia esistenza. Non avrei dovuto tentare di convincerlo a mordermi. Non avrei dovuto combattere contro tutti i suoi sensi di colpa.

Magari avrei potuto in qualche modo tentare Laurent a mordermi. E se non avesse retto? Se la frenesia, come la chiamava edward, fosse stata più forte della sua forza di rispettare i piani? Potevo rischiare così tanto? La risposta veniva da se.. No non potevo.. Inoltre.. solo l'idea di attraversare tre giorni di trasformazione senza Edward con me mi terrorizzava. Alice.. la mia sorellina, mi aveva raccontato dell'atroce dolore che si provava, o meglio.. lei l'avevo sentito dire perchè non ricordava davvero nulla, tutta colpa della reclusione nel manicomio e di James. Quel bastardo era morto, ora c'era Laurent a volere la mia vita. Ma perchè tutte le disgrazie venivano a ossessionarmi? La mia vita doveva finire in qualche modo evidentemente. Il mio destino non era sopravvivere. Forse il fato mi riservava una nuova vita in cui il mio cuore era immobile e lei mie mani fredde. Una vita in cui avrei dovuto uccidere animali con la stessa facilità con cui stavo mangiando quel panino.

Improvvisamente mi diede la nausea e lo gettai a terra, nella polvere.

Un dolore mi trafisse il cuore, potente tanto da levarmi il respiro. Edward, edward, dove sei? Il senso di mancanza era giunto come una pugnalata. Improvviso, inaspettato. Se fosse stato qui con me a stringermi avrei sopportato qualsiasi sofferenza e anche la morte. Avevo così paura di non rivederlo più. Provavo terrore per la loro sorte che dipendeva dalla mia stupida vita. Il dolore m'indebolì e caddi a terra, in ginocchio. Le mani strinsero spasmodicamente la terra. Non mi ero accorta di singhiozzare. Vedevo tutto sfocato. L'immagine della stanza sporca era inondata dalle mie lacrime. Come potevo vivere lontano da lui? Una lama aveva tranciato il mio cuore di netto. Mi sentivo come quando mi aveva abbandonata. L'impossibilità di ricongiungermi volontariamente a lui era una condanna troppo grande per essere sopportata. In piena crisi di nervi presi a urlare disperata. Mi alzai, spinta solo dalla forza del dolore e mi scagliai sulla porta che tremò. La presi a calci e pugni: il polso ferito faceva un male spropositato, ma non me ne importava: DOVEVO USCIRE DA LI DENTRO! NON POTEVO STARE CHIUSA! NO!!

< FATEMI USCIRE BASTARDIIIII FATEMI USCIREEEE > sbattevo infuriata come un toro contro il legno massiccio della porta. Non vedevo più niente, volevo solo risposte, volevo solo rivedere edward

< edwaaaardddd edwarddddd torna da me ti pregooo >

In un attimo mi ritrovai scagliata sul pavimento della stanza. La porta si era spalancata di scatto rivelando Laurent

< stupida sgualdrina, stai zitta! non voglio sentire una parola uscire da quelle labbra! >

< SEI UN BASTARDO LAURENT! TU E QUELLI CHE MI TENGONO QUI! NON POTETE FARLO! VI TROVERANNO E VE LA FARANNO PAGARE! > Ero arrabbiata, non ragionavo.

< BEN VENGA MIA CARA, quando saranno qui troveranno una bella sorpresa a attenderli. Non vogliamo altro, stiamo solo aspettando che vengano qui. Prima arrivano, prima muoiono, prima la tua prigionia finisce >

< mi lascerete libera? >

< ma certo mia cara... > si avvicinò al mio viso. Non potevo far altro che fissare quegli occhi cremisi che mi terrorizzavano < .... ma non credo che potrai vivere la tua liberazione visto che sarai morta > ovvio... non mi avrebbero lasciata vivere.. Ma senza edward che senso avrebbe avuto la mia esistenza? Meglio morire, e ricongiungermi a lui che vivere un solo momento con la consapevolezza che lui aveva cessato d'esistere. Con questi pensieri in mente non feci una piega. Rimasi impassibile davanti alla dichiarazione della mia futura morte per mano sua. Mi sfiorò la guancia con una mano, e mi voltai per non permetterglielo, mi faceva ribrezzo.

< vedi.. è questo che mi piace di te, non dimostri la paura, anche se io la sento, il suo odore rende il tuo piacevolmente dissetante... > odorò la mia guancia e io rabbrividii:

< ho sentito Lestat parlarti, e non sei stupida > sussurrava vicino alla mia clavicola < so bene che hai capito che non sono il mandante di tutto.. Quella feccia pagherà cara l'informazione che ti ha dato, anche se, non cambia molto. Saresti presto venuta a conoscenza che in realtà, io non sono interessato a loro. Come puoi pensare che degli insulsi vampiri mi attirino > rise sguaiatamente... ma allora? cosa voleva?

< no.. di certo. Non faccio tutto questo trambusto per una famiglia di vampirelli che rinnega la propria natura per cibarsi di sangue animale. Cosa nauseante davvero, non so cosa facciano > respirò ancora l'odore del mio collo < peccato che tu non possa capire quanto il caldo sangue umano sia eccitante: non c'è niente di più bello che sentirlo scorrere nella gola arsa e scendere lentamente, viscoso, mentre il corpo dell'insulso essere che hai riverso tra le braccia muore lentamente, perdendo le forze e afflosciandosi come una foglia secca e inutile. Perchè precludersi questo piacere. Non c'è piacere più forte. Anzi.. forze uno c'è, ed è il motivo per cui tu sei qui >

Che voleva dire? Non ero l'esca per la mia famiglia? Aveva detto che non gli interessavano loro.. ma allora cosa..? Rimasi immobile... lui era poggiato al mio collo e dovevo evitare di fare movimenti bruschi, a meno che non avessi voluto la testa staccata dal corpo. Rimasi in silenzio.

< starai pensando dunque, qual'è la motivazione per cui sei qui. Molto semplice, sei qui da esca, ma questo è solo il motivo per cui LORO ti hanno presa. Io sono qui, semplicemente per te. E' te che voglio > Le ultime parole le sussurrò appena.

Me? Che voleva dire? Risposi lentamente...

< che significa? >

< Significa che mi attiri a te. > sgranai gli occhi < Quando ti ho vista la prima volta con James e Victoria con la tua stupida famigliola niente è stato più come prima. Sei diventata un'ossessione. Sono grato al tuo vampiro per aver ucciso James. Mi ha solo facilitato il compito. Se non l'avesse fatto lui sarei stato costretto a farlo a pezzi di persona così da scatenare l'odio della sua insulsa compagna. Invece ora la tua famiglia pagherò per aver permesso a un'umana di entrare nei suoi ranghi. Lo capisci vero, che non posso resisterti? sei una droga per me. La migliore preda che esista. Sono stato abile a nascondere i miei pensieri a Edward a casa sua quando sono venuto a avvertirlo di James.Bella mossa non trovi? James era cieco. Voleva ucciderti e dissanguarti solo per ripicca contro i Cullen. Aveva un buon fiuto ma calcolava male la sua posizione. Io sono astuto. Ho aspettato un anno e mezzo ma ho avuto la giusta ricompensa: Victoria ammazzerà presto il tuo ragazzo e la sua famiglia. E tu sei qua con me. E sono libero di usarti a mio piacimento. Ho ottenuto ciò che voglio. Sei una preda succulenta ISABELLA, il tuo sangue ha un odore che fa venire voglia di berti. Ma il richiamo più forte viene dal tuo corpo... >

Sentii le sue mani scorrere sui miei fianchi sopra i jeans. No.. questo no, non poteva volere questo. Rimasi impietrita, avevo ancora il suo fiato sul collo.

< non dirmi che non lo senti anche tu il richiamo. E' cosi forte.. C'è un solo unico piacere più forte del sangue umano.. > qualcosa di umido e freddo mi toccò la giugulare, Era la sua sporca lingua, intrisa del sangue di innocenti. Reagii:

< toglimi le mani di dosso, essere immondo, sei spregevole, tu non avrai mai niente da me! >

< ah davvero? > strinse più forte la presa e mi spinse sul pavimento facendomi sbattere la schiena contro la pietra, ero sdraiata sotto di lui, tentavo di spingerlo via ma era troppo forte, troppo pesante.

< no no no ti prego no non lo fare > Mi sentivo debole, incapace di reagire, avrei voluto urlare ma non trovavo la forza di farlo. Mi mancava l'aria. Edward edward! liberami, ti prego, arriva ora, torna da me, ammazza questo animale.

< ah! mi preghi? questo non fa che aumentare la mia voglia di te piccola > no no.. non potevo reggere questo. Le mie mani erano deboli. Il suo petto duro. Spingevo con le gambe contro le sue per spostarlo ma era come fare pressione su un muro

< vatteneeeeeee > gemetti e presi a piangere e singhiozzare ma lui non la smetteva. Sentivo le sue mani scorrere sulla mia pelle, alzarmi la maglia e insinuarsi sui miei fianchi scoperti. tenevo la testa voltata, scuotendola per levarmi di dosso la sensazione della sua presenza. Tentava di baciarmi ma le sue mani sul mio corpo non gli permettevano di fermare il mio volto. Mi strappò la maglia di netto e sentì la sua pelle gelida premere sulla mia. Era finita, non potevo oppormi. Piangevo solo, in silenzio. avevo anche smesso di singhiozzare. Non sapevo che fare. Alla fine le sue labbra premetterò fredde sulle mie e io non riuscii a oppormi. Poi suo peso scomparve da sopra di me.

Quella risata maledetta esplose fragorosa rimbombando in tutta la stanza.

< peccato non possa finire ora ciò che vorrei, ma avverrà presto. la prossima volta tieniti pronta ai miei servigi >

La portà sbattè e fu il silenzio.

Dunque... non ero solo un'esca che al momento propizio sarebbe stata gettata via. Sarei stata l'oggetto dei piaceri di quella bestia.

In testa mi rimbombarono le parole di Lestat: < Penso che a breve sarà lui a venire da te >

Rimasi sdraiata sul pavimento gelido per ore.inerme, immobile, mezza nuda, con la mente a pezzi e il cuore distrutto.

 

uhm... pesantino questo capitolo.. ora sono chiare altre cose.... povera bella:( lacrimuccia :( che brutto futuro che le si prospetta... -.- ma poi sono io quella che scrive QUANTO SONO MALVAGIA!!!!!!! non mi linciate eh.. se no poi non potete sapere come va a finire la storia! ( io perfida ehehe) ps.. potrebbero esserci errori grammaticali.. ma sono stata tutto il giorno in facoltà e ora ho SONNO per rileggere, magari domani correggo gli errori.. intanto posto. quindi perdonatemi per eventuali imperfezioni!

cosa importante.. siccome come avete visto ci sono delle scene un pochino violente non so se è il caso di passare a rating arancione. Io credo di no! anche perchè non sono eccessivamente esplicite ma non vorrei che qualcuno ci rimanga male leggendo quindi fatemi sapere...

infine

CONGRATULAZIONI A MAZZA! mi è piaciuto il nome LESTAT (cioè.. lei veramente aveva detto lestal... ma io mi ricordavo lestat! ehehe bello bello! )

  
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