Capitolo Tre – 2 maggio 1998
Ritornando a casa
Harry cercò di ringraziare tutti
personalmente, anche se in realtà furono gli altri a ringraziare lui
per quelle sentite parole. Quando tutti si avviarono verso la Sala
Grande, lui si avvicinò a Luna e la prese un po’ in disparte.
“Ciao, Harry” lo salutò lei,
sorridente. “Spero tanto di poterti aiutare.”
“Per cosa?” domandò lui,
perplesso.
“Per quello che sei venuto a
chiedermi, naturalmente.”
“Oh, già. Be’, mi domandavo…
pensi che il Cavillo potrebbe pubblicare un’altra mia intervista?
Vorrei… vorrei raccontare dell’ES.”
“Oh, sarebbe bello, Harry, ma
credo che papà stia cercando di evitarti, sai?”
Una parte di Harry fu contenta
che Xenophilus Lovegood avesse la decenza di vergognarsi per averli
traditi, anche se faticava a biasimarlo, soprattutto dopo aver scoperto
che era finito ad Azkaban.
“E se non facesse lui
l’intervista? Se gli chiedessimo solo di pubblicarla?” intervenne
Hermione. Harry non si era reso conto che aveva ascoltato la
conversazione.
“Be’, non credo che quest’estate
andremo a cercare i Ricciocorni Schiattosi, quindi immagino che si
possa fare, sì” commentò Luna con semplicità.
“Grazie, Luna” disse Harry,
prima di rivolgersi a Hermione. “Stai pensando alla Skeeter, vero?”
“La prima volta ha funzionato,
no? Sarà costretta a essere sincera, se non vuole che io riveli il suo
piccolo segreto.”
Il ragazzo annuì. Non aveva mai
sopportato quella donna e immaginò che, ora che nessuno lo credeva più
uno squilibrato e un bugiardo, avrebbe potuto chiedere a chiunque di
intervistarlo, ma per qualche strano motivo sentì che era giusto
affidare ancora una volta a lei le sue parole.
“Mi farai il favore di
contattarla, Hermione, quando si saranno calmate un po’ le acque?”
“Certo.”
“Sapete, mi ricorda tanto un
insetto, quella donna.”
Harry rimase come sempre
sbalordito davanti alla capacità di osservazione di Luna. Ancora non
riusciva a credere che l’avesse riconosciuto perfino sotto l’effetto
della Pozione Polisucco.
Né lui, né Hermione confermarono
la sua intuizione, comunque, così cadde il silenzio fino a quando non
arrivarono nei pressi della Sala Grande.
Solo allora Harry realizzò che
aveva un’altra cosa da chiedere alla stravagante Luna, quindi la
trattenne gentilmente.
“Vi raggiungo tra un attimo,
Hermione” disse all’amica, che stava seguendo gli altri ragazzi dentro
l’affollata sala. Lei annuì e proseguì.
“Luna… avrei un altro favore da
chiederti.”
“Oh, dimmi pure, Harry.”
“Magari gli arriverà comunque la
voce, però… potresti non raccontare a tuo padre del mio Mantello, per
favore?”
Lei lo guardò incuriosita. “È
quello di Ignotus Peverell, vero?”
Harry annuì.
“Sai, penso che sia saggio non
dirlo in giro, Harry, soprattutto ora che tutti sanno che hai la
Bacchetta di Sambuco.”
“Grazie, Luna.”
“Hai trovato anche il diadema
perduto di Priscilla Corvonero, alla fine?”
“Sì, ma purtroppo è andato
distrutto.”
“Oh, è un vero peccato. Per
fortuna che papà sta cercando di ricrearlo.”
“Ehm, sì, una vera fortuna… Ora
che ne dici se rientriamo?”
“Mi sembra una buona idea,
Harry. È stato bello chiacchierare con te.”
Harry sorrise. “Anche per me,
Luna.”
“Forse dovresti rimettere il
Mantello, se vuoi mantenere la promessa fatta a Hermione.”
“Penso proprio che seguirò il
tuo consiglio” ridacchiò Harry, mettendosi per l’ennesima volta il
Mantello e seguendola dentro la Sala Grande.
Finalmente Harry riuscì a
raggiungere la famiglia Weasley in fondo alla Sala. Solo allora tornò
visibile, cercando di non dare troppo nell’occhio.
“Harry!”
La Signora Weasley lo abbracciò
sollevata, senza dargli nemmeno tempo di salutare.
Lui ricambiò la stretta, un po’
imbarazzato.
“Io… mi dispiace di essermi
allontanato, ma –”
“Oh, no, non devi scusarti,
Harry caro!” gli assicurò Molly, prendendogli il viso tra le mani.
“Sappiamo che tutti vogliono parlare con te, non ci sogneremmo mai di
costringerti a stare qui con noi!”
“Stare con voi è l’unica cosa
che desidero, adesso.”
Quelle parole sincere gli erano
sfuggite prima che potesse trattenerle, ma si pentì di averle dette
nell’istante in cui la Signora Weasley lo strinse di nuovo tra le
braccia, cominciando a singhiozzare.
“Oh, Harry! È stato terribile
quando… insomma, credevamo che fossi morto, e dopo Fred io… e mi… mi
hai anche salvato la vita, quando lui…”
Harry le diede qualche pacca
gentile sulla schiena in un goffo tentativo di consolarla, mentre lei
continuava a piangere.
“Adesso sono qui” provò a
rassicurarla, a disagio. “È… è tutto finito.”
Finalmente Molly lasciò andare
Harry, che cercò di sorridere per tranquillizzarla.
“Oh, scusami, caro… penserai che
sono una povera sciocca…”
“No, Signora Weasley, non lo
penso affatto.”
Sapeva che quelle parole non
contavano poi molto, così aggiunse qualcosa che le avrebbe fatto
ricordare di essere tutto, tranne che una sciocca. “Per merito suo
Bellatrix Lestrange non farà più del male a nessuno. Grazie per aver
vendicato Sirius.”
“Oh…” si limitò a dire lei,
colpita e lusingata. “Be’, è meglio che la smetta di piangere” annunciò
poi, sforzandosi di sorridere e passandosi le mani sugli occhi.
Poi Molly si girò verso Ron,
Hermione, Ginny e Charlie, seduti dietro di lei con la schiena
appoggiata al bordo del tavolo.
Harry notò che erano intenti a
mangiare e sentì un crampo allo stomaco, ma dovette rimandare lo
spuntino ancora una volta, quando Molly rivolse un sorriso a Hermione.
“Mia cara, sei davvero fortunata
ad aver trovato un ragazzo così” le disse con ammirazione.
Harry e Ginny spalancarono gli
occhi, proprio mentre Ron sputava tutto il suo succo di zucca e a
Hermione andava il tramezzino di traverso.
“Ehm, io e Hermione non –”
“Mamma, veramente è la mia ragazza!” esclamò Ron, battendo
una mano sulla schiena di Hermione per farla smettere di tossire.
Charlie scoppiò a ridere, mentre
la Signora Weasley cominciò a balbettare imbarazzata.
“Oh, io credevo… cioè, non è
che… oh, ma è magnifico!” concluse infine, e questa volta fu il turno
di Ron e Hermione di essere stritolati in un abbraccio.
“Harry, devi essere proprio un
disastro con le donne, per fartene soffiare una dal piccolo Ronnie” lo
prese in giro Charlie, mentre le orecchie di Ron diventavano scarlatte.
“Charlie!” lo rimproverò la
madre. “Non essere così scortese! Harry caro, sono sicura che presto
troverai una ragazza che –”
“Mamma, credo che Harry sia
perfettamente in grado di trovarsi una ragazza da solo” disse Ginny,
salace.
“Oh, ma certo” s’imbarazzò la
Signora Weasley. “Harry, non intendevo dire…”
“Non c’è problema” bofonchiò
lui, afferrando un tramezzino dal vassoio sul tavolo e ficcandoselo in
bocca.
“Oh, be’, io… forse è meglio che
vada a sostituire Arthur, sì. E a portare da mangiare a George.”
Il sorriso di Harry svanì
all’istante, ricordando dove fossero i Weasley assenti. Deglutì a
forza. Non aveva realizzato che George era rientrato nella camera
ardente, mentre tornavano dalle cucine.
“Vengo anch’io” si propose
subito Ron. Harry capì che l’amico si sentiva un po’ in colpa, perché
da quando si era allontanato con lui, quella mattina, non era più
tornato a visitare Fred. “Cercherò di convincere Percy a venire un po’
di qua.”
Charlie annuì. “Allora dopo
verremo io e Ginny a darvi il cambio.”
Harry guardò Ginny perplesso,
mentre Molly incartava un tramezzino e Ron arrossiva dando a Hermione
un timido bacio a fior di labbra.
“Oggi George non si è mai
staccato da Fred, tranne quando siamo scesi giù alle cucine” gli spiegò
Ginny, mesta. “È impossibile stare tutti insieme vicino a lui, quindi
ci dobbiamo alternare. Credo che ora ci sia anche Lee, tra l’altro.”
“Oh, Ginny” sussurrò Hermione
con gli occhi lucidi, stringendola forte.
Harry distolse lo sguardo,
cercando di trattenere le lacrime. Non poteva credere che fino a poco
prima stessero parlando di ragazze, quasi dimentichi del fatto che Fred
se ne fosse andato per sempre. Eppure, era sembrato così naturale…
Quando Ginny e Hermione
sciolsero l’abbraccio, cadde il silenzio. Harry si sedette e riprese a
masticare il panino per impegnare la bocca, mentre gli altri lo
imitavano.
Erano tutti sazi quando Charlie
fece lo sforzo di cercare un argomento di conversazione.
“Allora, ho sentito dire che
avete di nuovo fatto
conoscenza con un drago” disse, cercando di risultare gioviale.
Funzionò, perché a tutti e tre rispuntò un timido sorriso. “E io che mi
sono trasferito in Romania per studiarli!”
“Oh, be’, ci mancava un po’ di avventura” scherzò Harry. “Che vita sarebbe senza rischiare di essere arrostito da un drago ogni due o tre anni?”
“A proposito di avventura, la prossima volta che decidi di andare a farti ammazzare senza avvisarmi ti uccido!” esclamò Ron, sorridendo.
“Anche io” rincarò Ginny. “Ci
hai fatto prendere un colpo.”
“Be’, direi che ve la siete
cavata benissimo anche senza di me.”
“Mi sembra un ottimo motivo per
fingerti morto più spesso” scherzò Charlie.
“Provvederò” sorrise Harry.
“Adesso come dovremo chiamarti,
quindi? Il-Bambino-Che-È-Sopravvissuto-Due-O-Trecento-Volte?”
“George!” esclamò Ginny,
alzandosi e gettandosi di slancio sul fratello.
“Harry Potter andrà benissimo”
scherzò il diretto interessato, abbracciandolo a sua volta.
“Come desideri…” disse George,
scettico. “D’altronde, i gusti sono gusti, Mr
Harry-Potter-Andrà-Benissimo” aggiunse, alzando le mani in segno di
resa.
Perfino Percy si mise a ridere.
Fu la voce magicamente
amplificata di Minerva McGranitt a farli tornare seri.
“Buonasera a tutti” esordì lei,
pratica e asciutta come sempre. “Poco fa ho parlato con il Ministro
Kingsley via camino e lui mi ha chiesto di darvi alcuni aggiornamenti.
Prima di tutto” – Harry colse una nota di entusiasmo nella sua voce –
“sarete lieti di sapere che i Dissennatori sono stati allontanati da
Azkaban e tutti i prigionieri sono stati liberati.”
Un boato di applausi ed
esultanze riempì la Sala Grande; la McGranitt si schiarì la voce per
chiedere di nuovo il silenzio.
“Gli Auror vi hanno trasferito
tutti i seguaci di Voi-Sapete-Chi che stanotte siamo riusciti a
catturare e si stanno occupando personalmente di sorvegliarli.”
Ancora grida ed entusiasmo.
“Tutti coloro che non sono più
in possesso di una bacchetta potranno recarsi dal Signor Olivander, che
si è gentilmente offerto di tornare a fabbricarle già da domani.”
Altri applausi. Harry cercò
Olivander con lo sguardo, ma non riuscì a individuarlo in mezzo alla
folla.
Poi la voce della McGranitt si
abbassò, velandosi di tristezza.
“Infine, vi informiamo che
domani pomeriggio, qui a Hogwarts, terremo un Memoriale. Sarà
l’occasione per ricordare i nostri valorosi caduti e per celebrare
questa vittoria e chi l’ha resa possibile. Chiunque lo desidera potrà
partecipare. I genitori e i fratelli dei Nati Babbani sono i benvenuti:
ai cancelli d’ingresso ci saranno un mago o una strega del Ministero
pronti ad accoglierli e ad annullare selettivamente gli incantesimi
Respingi-Babbano, così come abbiamo fatto oggi.”
Harry realizzò di non essersi
chiesto come avessero fatto i genitori di Colin a entrare a Hogwarts.
Un attimo dopo, comunque, si rese tristemente conto che in quei giorni
i maghi dovevano vedere il castello in modo non troppo dissimile
dai Babbani: ridotto in macerie.
“Di comune accordo,” continuò la
McGranitt, interrompendo i pensieri di Harry, “noi professori abbiamo
stabilito che chi lo desidera potrà rimanere qui a Hogwarts fino al
Memoriale, ma vi assicuriamo che veglieremo sui vostri cari, qualora
voleste tornare a casa per riposare, questa notte. Vi invito inoltre ad
approfittare del cibo preparato dai nostri elfi domestici, che si sono
messi volontariamente al lavoro per noi, nonostante abbiano anche loro
preso parte alla battaglia.”
Harry lanciò uno sguardo a
Hermione, aspettandosi di vederla indignata, invece fu gratitudine ciò
che lesse sul suo volto.
“È tutto. Grazie
dell’attenzione.”
Ben presto il brusio tornò ad
animare la Sala Grande.
“Allora, Hermione…” esordì
George. “Mi è giunta voce che ti sei scelta il Weasley più scemo. E io
che ti facevo una strega intelligente!”
Lei arrossì, ma sorrise. Harry
intuì che forse era stata quella bella notizia a spingerlo a lasciare
il capezzale del gemello. Proprio come Hermione, anche Harry rimase di
stucco quando George le si avvicinò e l’abbracciò. “Benvenuta in
famiglia” le disse, quasi emozionato. “Sarà impegnativo prendere in
giro Ronnie anche da parte di Fred” aggiunse in un sussurro.
“Oh, George” disse Hermione,
stringendolo commossa tra le braccia.
Harry faticò a trattenere le
lacrime. Non gli era mai capitato di cambiare umore così spesso nello
stesso giorno e non riusciva a capacitarsi di quanto repentinamente
potesse passare da sorridere a essere sull’orlo del pianto.
“Allora, cosa vogliamo fare?
Torniamo a casa?” chiese Ginny un istante dopo, cercando di nascondere
l’incrinatura nella voce.
George si rabbuiò. “Non possiamo
lasciare –”
“Voi tornerete tutti da zia
Muriel” lo interruppe Arthur. “Qui a Hogwarts rimarremo solo io e
vostra madre” aggiunse, a beneficio di George. “Fleur, Signori
Delacour, vi prego di considerare la nostra casa come vostra.”
“Io resto con voi” disse subito
Bill.
“No” ribatté il padre, fermo.
“Non mi importa se siete sposati, maggiorenni, bambini sopravvissuti o
domatori di draghi: voglio sapervi tutti a casa, insieme e al sicuro.”
Nessuno osò più contraddirlo.
Arthur evocò pergamena, piuma e
inchiostro e scribacchiò qualcosa, poi diede il foglietto a Charlie.
“Questo è l’indirizzo. Prima di
Smaterializzarvi fallo leggere a chi non era con noi, poi distruggete
il foglio.”
“Vado ad avvisare mamma e Ron”
mormorò il figlio, dopo aver messo il bigliettino in tasca.
Charlie si era appena
allontanato quando si avvicinarono Lyall Lupin e Andromeda, che teneva
il piccolo Teddy tra le braccia. Harry si alzò e andò loro incontro.
“È ora che porti mio nipote a
casa” annunciò lei. “Anche se ora non lo sa, ha appena vissuto il
giorno più brutto della sua vita ed è bene che dorma in pace. Torneremo
domani.”
“Io… io resterò qui con Remus e
Ninfadora” disse invece Lyall, mentre Hermione si alzava per conoscere
Teddy, emozionata.
Harry si rese conto che i due
nonni avevano in comune un’altra cosa, oltre al nipote: a entrambi non
rimaneva più nessuno, al di fuori del piccolo Mutaforma.
Cercò di scacciare quel pensiero
terribilmente triste.
“Signor Lupin, posso presentarle
la famiglia Weasley? Conoscevano bene Remus… Anche loro erano membri
dell’Ordine. I Signori Weasley resteranno qui, stanotte. Sono certo che saranno lieti di
farle compagnia.”
Lui annuì e Harry lo guidò
davanti agli altri per presentarlo a tutti.
“La tua voce!” esclamò Lyall,
quando George gli disse che era un piacere fare la sua conoscenza.
“L’ho sentita a Radio Potter! Eravate tu e il tuo…”
Prima di finire la frase, Lyall
spalancò gli occhi dalla comprensione. Harry immaginò che avesse
realizzato solo in quel momento di aver già visto qualcuno molto simile
a George, nella camera ardente.
“Oh. Mi dispiace molto.”
“Grazie” sussurrò George dopo un
attimo. “Anche Remus ci mancherà. Mi… mi ha salvato la vita, una volta.
Se non fosse stato per lui non credo che me la sarei cavata solo con
questo” disse, indicando l’orecchio mancante.
Lyall annuì riconoscente.
Harry gli presentò il Signor
Weasley, che fu subito molto cordiale. Stavano ancora parlando quando
Molly rientrò, seguita da Charlie e Ron.
Il marito le presentò Lyall e a
loro si aggiunse anche Andromeda, che fino a un attimo prima si era
trattenuta con Hermione. Harry provò una sorda malinconia nel vedere
insieme quei quattro genitori a cui la guerra aveva strappato via un
figlio.
“Teddy è adorabile” lo distrasse
Hermione. “E tu sarai un padrino fantastico, Harry” lo rassicurò. Lui
le sorrise, grato per l’incoraggiamento.
Quando Andromeda s’incamminò,
venne il momento dei saluti. Molly e Arthur abbracciarono tutti e la
Signora Weasley aveva cominciato a piangere molto prima di arrivare a
Harry. Lui ricambiò la stretta, cercando di trasmetterle tutta la sua
riconoscenza. Infine, i ragazzi Weasley e i Delacour si avviarono verso
l’uscita.
C’era però un’ultima cosa che
Harry voleva fare, prima di andare via.
La McGranitt si era appena
liberata della professoressa Cooman e si stava dirigendo verso un
gruppo di studenti e genitori, quando Harry la chiamò.
“Potter” si girò subito lei,
individuandolo.
“Noi stiamo andando,
professoressa” spiegò lui.
“Bene. Ci vediamo domani,
allora. Non sarebbe male se ti facessi venire in mente due parole da
dire.”
Harry annuì, anche se non aveva
la minima intenzione di fare altri discorsi. Poi prese un profondo
respiro e fece un passo verso di lei, avvolgendola stretta tra le
braccia.
“Grazie” le disse. “Di tutto.”
Per un istante, il sorriso
commosso della sua insegnante fu tutto ciò di cui aveva bisogno.
Harry si affrettò a seguire gli
altri, rispondendo sbrigativo ai saluti dei pochi che ancora popolavano
la Sala Grande, ma cercando comunque di non risultare scortese.
Li raggiunse nel parco, a poca
distanza dall’ingresso del castello.
Camminarono in silenzio verso i
cancelli e Harry non poté fare a meno di guardarsi intorno: si vedevano
ancora i segni della battaglia, ma il prato era stato ripulito.
Poco dopo videro in lontananza
la capanna di Hagrid e solo allora Harry realizzò che, da quando era
tornato in Sala Grande dopo la breve dormita, si era totalmente
dimenticato del guardiacaccia.
Lo individuò al limitare della
foresta proibita vicino all’enorme sagoma di Grop, che sedeva con la
schiena poggiata contro gli alberi. Hagrid era intento a controllare le
fasciature di Fierobecco e di una dozzina Thestral, mentre Thor gli
gironzolava intorno.
“Cosa sono quelli?” chiese Ron, indicando le
creature sinistre che Hagrid stava medicando.
“Thestral, suppongo” intuì
prontamente Hermione.
“Immagino che adesso li possiamo
vedere tutti…” commentò Ginny.
Cadde il silenzio, davanti
all’enormità di quella constatazione.
“Andiamo a salutare Hagrid?”
chiese Harry, cercando di rompere la tensione.
I tre ragazzi annuirono, così
lui chiese agli altri il favore di aspettarli.
“Ci vediamo all’ingresso”
rispose Bill, lanciando un’occhiata ai suoceri. “Non metteteci troppo.”
Appena li vide avvicinarsi, Thor
cominciò ad abbaiare e corse verso di loro. Harry lo carezzò dietro le
orecchie e lui uggiolò soddisfatto.
“Harry!” esclamò Hagrid. “Non ti
c’ho più visto! E neanche a voi due!” aggiunse, indicando Ron e
Hermione.
“Sono andati a farsi una
dormitina” spiegò Ginny con un sorriso.
“Be’, ve la siete meritata, ci
dico!” si complimentò Hagrid, dando a tutti una pacca sulla spalla che
rischiò di mandarli con le ginocchia a terra. “Ma te lo puoi scordare
che ti ci porto in braccio di nuovo, Harry! La prossima volta che mi
fai prendere un colpo così ti ci do in pasto agli Acromantula!”
Harry rise, soprattutto
guardando l’espressione di terrore misto a disgusto che era apparsa
sulla faccia di Ron.
Smise immediatamente quando la
terra iniziò a tremargli sotto i piedi, poi si rese conto che era
semplicemente Grop che si stava alzando per avvicinarsi a loro.
“Hermy” disse il piccolo gigante
con voce tonante.
“Si ricorda ancora di te,
Hermione!” esclamò Hagrid, sorpreso. “Bravo Groppino!” Poi si rivolse a
Ginny. “Pensavo che ormai ci voleva più bene a te e Luna. Ma con i
Thestral a Luna non ce la batte nessuno, dovevate vedere quanto stavano
buoni mentre mi ci aiutava a medicarli, prima!”
Harry non faticava affatto a
crederci.
“Ora è andata via?” chiese
Hermione.
“Sì, ha portato a casa il suo
vecchio, era ridotto malino, sapete. Ce lo capisco, l’hanno tenuto ad
Azkaban, quei maledetti…”
Hagrid rabbrividì al ricordo.
“Stiamo andando a casa anche
noi” provò a distrarlo Ron. “Mamma e papà sono rimasti, però.”
Evidentemente le parole di Ron
non furono di grande aiuto, perché Hagrid si rabbuiò. Un attimo dopo
stava stritolando Ron e Ginny in un abbraccio. “Non… non posso ancora
crederci” singhiozzò. “Fred… e Remus, e Tonks…”
Harry gli diede qualche pacca
gentile sull’avambraccio, nella speranza di riuscire a consolarlo, ma
non ebbe grande successo.
“Scu… scusatemi. È meglio che vi
ci lascio andare a casa. Io… io ci devo dare da mangiare a Beccuccio…
Ci si vede domani, ragazzi.”
Harry si scambiò un’occhiata
tetra con Hermione. Non era certo questo che sperava di ottenere dalla
visita di Hagrid. Ora il Mezzogigante continuava a singhiozzare e a
tirare su col naso, mentre Ron e Ginny avevano gli occhi lucidi e
sembravano fissare il vuoto. Harry notò che il volto di Hermione era
bagnato dalle lacrime, ma lei si fece forza e prese Ron per mano,
portandolo con sé.
Ammirando il suo esempio, Harry
si avvicinò a Ginny.
“Andiamo a casa” le mormorò,
offrendole una mano. Lei annuì e l’afferrò stringendola forte,
lasciandola andare solo quando furono in prossimità del cancello. Harry
fece finta di nulla mentre lei si asciugava gli occhi con le mani e
metteva su un sorriso forzato, di certo nel tentativo di apparire
serena davanti a George.
Quando si furono riuniti agli
altri, Charlie fece girare il biglietto scritto dal padre e infine lo
bruciò. Fleur prese Gabrielle a braccetto e Bill fece lo stesso con
Ginny.
Harry guardò Percy perplesso,
quando lui gli porse la mano.
“Avrai bisogno di un passaggio”
gli disse il ragazzo, un po’ a disagio.
“Ehm, non c’è bisogno” lo
ringraziò Harry, sorpreso.
“Ma non hai ancora fatto
l’esame!” si scandalizzò Percy.
“Immagino già i titoli della
Gazzetta di domani” intervenne George, muovendo teatralmente una mano
nell’aria. “Harry Potter imprigionato ad Azkaban per una
Materializzazione non autorizzata. Si è giustificato dicendo:
‘nell’ultimo anno sono stato un po’ impegnato’.”
Percy bofonchiò qualcosa su
quanto potesse essere pericoloso Spaccarsi, ma le risate coprirono
buona parte delle sue parole.
Pochi secondi dopo si trovavano
tutti davanti a un grosso cottage immerso nel verde, recintato da un
basso muretto. Ginny fece strada aprendo un piccolo cancelletto e gli
altri la seguirono sul vialetto ghiaioso. La ragazza bussò sonoramente
prima di entrare.
“Zia Muriel” chiamò. “Siamo a
casa.”
“Siete tornati, finalmente!”
urlò lei, scocciata. La voce sembrava arrivare dalle scale. “Spero non
vi aspettiate che abbia preparato la cena!”
Rimase di stucco quando arrivò
al pian terreno e vide la piccola folla nell’ingresso. “Ginevra!”
esclamò con tono di rimprovero, come se Ginny fosse la causa di
quell’affollamento.
I suoi occhi vagarono su di loro
– stringendosi alla vista di Fleur – e infine si posarono su Harry.
“Allora è vero che sei un amico di Ronald” commentò. “Arthur ha mandato
un Patronus stamattina, mi fa piacere che tu sia sopravvissuto.
Dovresti sistemarti quei capelli, però. Sono perfino peggio che nelle
foto segnaletiche della Gazzetta.”
Bill si fece avanti. “Zia
Muriel, so che siamo tanti e siamo arrivati senza preavviso, ma papà e
mamma hanno voluto che venissimo tutti qua.”
Lei lo guardò stizzita, poi fece
un cenno d’assenso. “E va bene, mettetevi dove vi pare, io non ne
voglio sapere nulla. E tu dove hai lasciato
quell’altro?” chiese sprezzante a George. “Lo so che avete riempito la
casa dei vostri scherzi!”
Il gelo che si fece largo in
Harry sembrò svanire solo quando furono tutti seduti in salotto, un
bicchiere colmo di Whiskey Incendiario ben stretto nella mano.
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Ed eccomi qua con il terzo e
– per ora – ultimo capitolo! Edit giugno 2018: ho ripreso la storia, e anche se ci vorrà ancora parecchio prima che la pubblichi perché voglio prima finirla tutta, i prossimi 4 capitoli sono già pronti ;)
Come sempre, non vi
libererete di me prima che vi abbia lasciato un po’ di note…
Vi segnalo anche due piccoli
spin off:
- Nati
Babbani: I prigionieri
- Pensieri
di creature sinistre (in realtà non è un vero e proprio spin off,
ma è
da questa vecchissima flash che ho preso ispirazione per la parte sui
Thestral)
Veniamo alle note!
- a Xeno
potrebbe arrivare la voce del Mantello perché Harry l’ha tolto
platealmente davanti a tutti prima di sfidare Voldemort (comunque Xeno
non era presente di persona, stando ad Azkaban)
- Ho
voluto un po’ marciare sull’equivoco Harry/Hermione da parte di Molly:
magari nel frattempo Ginny le ha raccontato tutto di lei e Harry,
chissà, ma mi piaceva immaginare che lei abbia sofferto in silenzio e
che soprattutto Molly abbia continuato a fraintendere il tutto :P
- Non ho
idea se gli incantesimi Respingi-Babbano di Hogwarts siano
effettivamente sospendibili selettivamente, è tutto frutto della mia
immaginazione
- Arthur è
il Custode Segreto della casa di Zia Muriel, dove si rifugiano i
Weasley dopo l’intrusione del trio al Malfoy Manor
- Percy
diventerà il capo della sezione Trasporti: ho immaginato che fosse
dunque molto sensibile alla questione Smaterializzazione non
autorizzata :P
- Ho
immaginato che Arthur non abbia voluto dire a zia Muriel della morte
di Fred via Patronus…
Infine, grazie a tutti
quelli che leggono, seguono, ‘preferiscono’ e commentano la storia!!
Sarò felice di sapere cosa ne pensate di questo capitolo ^^
Isidar
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