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45.475721, 9.172377
Mentre
stavo dando un esame di etica mi arrivò sulla nuca un cartiglio.
Non ero riuscito a vedere il mittente, ma non molti rischierebbero la
sospensione dell'esame. Mi girai e vidi Vitaliano, l'ultranovantenne
mio collega di corso che sorrideva perché aveva risposto bene
alle domande sul giusnaturalismo non tanto perché avesse letto i
mattoni di preparazione, ma perché aveva vissuto in pieno
l'età d'oro della filosofia etica. Dietro di lui visi ignoti o
anonimi, che di sicuro non mi avrebbero mai passato nulla. Un'ombra,
poi, uscì dall'aula. Forse rea del misfatto.
La scelta era quella di aprire immediatamente il cartoccio e farmi
scoprire dall'assistente di guardia, o aspettare di finire e aprire.
Non sono rinomato per essere paziente. L'assistente mi vide, e mi disse
di tornare la settimana prossima e di ringraziarlo che è solo
una settimana. Non feci tempo a uscire dall'aula che lo
spettro già era sulle scale che andava verso la segreteria. A
quel punto aprii il cartiglio e dentro non c'erano che
numeri. 45.475721, 9.172377.
45.475721, 9.172377.
45.475721, 9.172377.
Nulla, non capivo che volessero dire.
Li copiai in fretta e furia su google e tutto quello che mi apparì fu "La ricerca di - 45.475721, 9.172377. - non ha prodotto risultati in nessun documento."
Uscì
Vitaliano dall'aula, con passo allegro e alticcio, felice come una
pasqua. Mi guardò e mi disse, senza mezze parole: "Le filosofe
coi piercing alla topa portan guai".
Vitaliano era conosciuto per essere un cliché vivente. Dopo la
demenza senile aveva sviluppato un'abilità impressionante
nell'unire perle di saggezza e commenti da pervertito. Cliché
puri. Due cliché diametralmente opposti, ma uguali.
"A chi ti stai riferendo?"
Vito mi guardò, mi fece l'occhiolino, ed esclamò
"quella volta, ad Alba, saremo stati in mille". mentre si allontanava.
Ah, i vecchi alpini. O sono ubriachi, o non potrebbero bere per
i farmaci che prendono per mantenere più o meno stabile il
diabete.
Scesi
l'androne e mi diressi verso la segreteria, e scorsi di nuovo quello
spettro. Per quanto i pantaloni stretti e il cappotto me lo
permettessero, accelerai il passo. Era veloce, per essere
un'incorporeità. Entrò svelta nella metro, e da
lì, scomparsa come uno spacciatore dopo le otto del mattino in
centrale.
Quello era un bel cliché. Un'informatore da un indizio e poi si
dilegua. Davvero originale. Nessuno aveva mai pensato a questo. Sembra
il regime totalitario nei romanzi distopici.
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Da
ora in poi ho scelto che farò capitoli più brevi e
più concisi, per poter continuare anche in modo molto fluido la
trama.
Vi andrà bene.
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