Hey, Catnip di Hey Catnip (/viewuser.php?uid=635906)
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— Pronta?
— chiede Gale prendendo le valigie.
— Ho scelta? —
Peeta e Haymitch ci aspettano nel vialetto.
— Alla buonora — brontola Haymitchincamminandosi
con passo malfermo verso l’uscita del Villaggio.
— Buongiorno anche a te, Haymitch — gli dico.
— È colpa mia — dice Peeta —
Gli ho impedito di correggere il caffè. L'alcool lo sta
distruggendo, deve smetterla con quella roba —
— Ci aspetta una giornataccia allora — bisbiglio
sospirando al pensiero di un Haymitch in astinenza.
Raggiungiamo il Prato, l’unico luogo adatto per far atterrare
l’hovercraft, e quando questo arriva saliamo e prendiamo
posto io e Gale da una parte, Peeta e Haymitch di fronte a noi.
Trascorriamo la prima mezz’ora in totale silenzio, poi Gale
rompe il ghiaccio e inizia a parlare del più e del meno con
Peeta che ignora con disinvoltura le occhiate truci di Haymitch. Li
ascolto chiacchierare per un po’ e inizio a pensare che
potrebbero anche diventare amici un giorno e l’idea di una
vita in cui sia Gale che Peeta sono al mio fianco mi fa automaticamente
sorridere. Chiudo gli occhi e appoggio la testa sulla spalla di Gale
che mi prende una mano tra le sue; l’ultima cosa che ricordo
prima di addormentarmi sono le sue labbra che mi sfiorano la fronte con
un bacio leggero.
— Katniss…siamo arrivati — Gale mi
accarezza il viso e mi aiuta a slacciare la cintura di sicurezza.
— Hai fretta? — gli chiedo, osservandolo mentre si
affretta a prendere le valigie.
— Prima sbrighiamo la faccenda, prima ce ne andiamo
— dice lui scrollando le spalle.
Mi alzo, faccio un respiro profondo e lo seguo giù per la
scaletta dell’hovercraft. La Paylor e una decina di soldati
sono il nostro comitato di accoglienza.
— Benvenuti — dice lei a voce alta per sovrastare
il forte vento dovuto alla notevole altezza dell’edifico su
cui siamo atterrati — Sono lieta di avervi qui. Se volete
seguirmi— aggiunge per poi incamminarsi verso
l’interno preceduta da due soldati; gli altri si schierano
in cerchio intorno a noi coprendoci da tutti i lati e riportandomi
indietro ai tempi della rivolta. Cosa che non mi piace affatto.
Entriamo in un’ampia sala dalle pareti e pavimento in legno,
la attraversiamo dirigendoci verso uno dei due ascensori e scendiamo al
settimo piano.
— Ho fatto preparare degli alloggi per voi — dice
la Paylor consegnandoci delle chiavi elettroniche; dato che sono tre,
deduco che si sia già sparsa la voce di me e Gale, o forse
pensano che io e Peeta siamo ancora insieme.
— Vi aspetto alle 11 al Quartier Generale, terzo piano. La
scorta resterà qui nel caso decideste di andare in
città.
— È necessario che ci scortino? —
chiedo, turbata.
— È indispensabile. Sei ancora una
celebrità da queste parti Miss Everdeen, e non tutti gli
abitanti di Capitol City sono tuoi sostenitori. Con permesso
— la Paylor ci saluta con un cenno della testa e rientra
nell’ascensore seguita dalle sue due guardie personali. Non
appena le porte dell’ascensore si chiudono, Haymitch sguscia
via alla ricerca di qualcosa da bere.
— Haymitch! — lo chiama Peeta —
Ci vediamo dopo, piano terra alle 10:30— ci dice, seguendolo.
— Chi dei due si arrenderà prima? —
scherza Gale.
— Nessuno. Haymitch è testardo e totalmente
assuefatto all’alcool, ma Peeta è ostinato, se si
mette in testa qualcosa farà di tutto per ottenerlo
— gli rispondo.
— Vieni, usciamo un po’ — dice Gale.
— Non ho intenzione di andarmene in giro per la
città sotto scorta —
— Ma no, non in città. C’è un
piccolo terrazzo con una vista stupenda. Vieni! — insiste,
tendendomi la mano.
— D’accordo — afferro la sa
mano e lo seguo in un lungo corridoio che porta in un enorme
salone dalle pareti bianche, tavoli e mobili in cristallo e legno
chiaro e grandi divani rossi. La parete di fronte è tutta in
vetro e dà sul terrazzo di cui parlava Gale.
— Come facevi a sapere di questo terrazzo? —
— Ho vissuto in questo edificio per circa un mese e
tutti gli appartamenti sono uguali — dice Gale
facendo scorrere la vetrata e spostandosi per lasciarmi uscire. Il
terrazzo è molto spazioso, arredato con divanetti, un grande
tavolo e addirittura un angolo cottura e un giardino pensile con piante
strane e fiori di mille colori diversi. Gale aveva ragione, la vista
è splendida: i palazzi e le case colorate tipiche della zona
residenziale brillano sotto i raggi del sole del mattino, e i primi
suoni della città che si sveglia arrivano così
ovattati che sembra di stare in una bolla. Istintivamente, allungo un
braccio oltre il parapetto in marmo e resto immobile per qualche
secondo, in attesa.
— Il terrazzo del Centro di Addestramento era circondato da
un campo di forza, probabilmente per impedire ai Tributi di lanciarsi
nel vuoto —
Abbasso lo sguardo per osservare le strade in marmo ancora
semideserte.
— Sembra così diversa da quando l’ho
vista per la prima volta. La sera prima dei miei primi Hunger Games le
strade erano piene di gente vestita in modo ridicolo che festeggiava e
faceva il conto alla rovescia per l’inizio dei Giochi.
Gioivano al pensiero della nostra morte imminente, facendo scommesse su
chi sarebbe durato di più e chi sarebbe morto per primo. Ora
è tutto così tranquillo
e…normale. —
Gale mi prende la mano, lo sguardo fisso
sull’orizzonte.
— È tutto diverso ora, e presto la vita
migliorerà anche nei distretti. Tutti potranno permettersi
una casa decente e confortevole, buon cibo e un lavoro degno di questo
nome. Nessuno soffrirà più la fame o
rischierà di morire per un semplice raffreddore —
dice con un tono a metà tra il triste e lo speranzoso
— Spero solo che con tutto questo non arrivi anche
la moda capitolina, cioè…ti immagini Sae con un
vestito di piume turchesi? — aggiunge poi per sdrammatizzare.
— E una parrucca fucsia, magari? — suggerisco,
ridendo per l’immagine di Sae conciata come uno strano
uccello colorato.
— Beh, sarebbe uno spettacolo da non perdere —
— Io me lo perderei volentieri, ma tu fai pure! Torniamo
dentro, sta aumentando il vento e ho fame—
Rientrati in salone, Gale si siede sul divano a guardare la tv mentre
io vago per le stanze alla ricerca della cucina.
— In fondo al corridoio, a destra — mi giunge la
voce divertita di Gale.
Anche la cucina come il salone è molto spaziosa e ben
arredata con mobili chiari, piena di elettrodomestici di cui non
conosco la funzione. Dopo aver frugato nel frigo e praticamente in ogni
mobile torno in salone con una confezione di morbide ciambelle, una di
piccoli panini dolci farciti con creme varie, delle trecce croccanti
ricoperte di zucchero, una bottiglia di latte e due tazze.
— Spuntino leggero — dice Gale alla vista del
vassoio colmo di cibo.
— Almeno affronteremo l’incontro a stomaco pieno
—
— Sarebbe meglio un caffè corretto alla Haymitch,
allora —
— Un alcolista mi basta, accontentati del cibo —
gli dico con un mezzo sorriso, passandogli la tazza piena di latte. Due
ciambelle, tre panini e una treccia dopo posso ritenermi soddisfatta.
— Andiamo? Sono quasi le 10:30—
Annuisco e lo seguo verso l’ascensore che in pochi secondi ci
porta al piano terra dove rimaniamo ad aspettare Haymitch e Peeta.
— Bene, siete già qui — dice Haymitch
burbero, uscendo da un altro ascensore — Possiamo andare,
guidateci — aggiunge, rivolto alla scorta che ci fa
accomodare in una grande auto blu.
In venti minuti arriviamo al Quartier Generale, un imponente palazzo in
splendente marmo bianco; subito veniamo scortati all’interno
e avanziamo in silenzio verso la Sala Riunioni che si trova al quinto
piano. Giunti al piano, il comandante della nostra scorta si avvicina
al soldato di guardia all’esterno di un grande porta nera.
— Soldato Knott, riferisca alla Presidente Paylor che Katniss
Everdeen, Gale Hawthorne, Peeta Mellark e Haymitch Abernathy sono in
attesa di essere convocati —
— Agli ordini, Comandante Leto —
Il soldato digita qualcosa su un grosso orologio da polso e dopo
qualche secondo le porte della Sala si spalancano.
— Da questa parte —dice il Comandante Leto,
precedendoci in un largo corridoio; da poco lontano giungono delle voci
tra cui quella di una donna che mi risulta stranamente familiare, ma
per quanto mi sforzi non riesco ad associarla ad un volto ben preciso.
Più avanziamo, più le voci si fanno alte e
finalmente ci troviamo di fronte al rumoroso gruppetto, anche se a
creare confusione è in realtà una ragazza
mingherlina, con capelli castani che le arrivano alle spalle dai
muscoli ben definiti.
— Johanna? — esclama Peeta, sorpreso.
— Peeta! Finalmente qualcuno che non abbia il cervello delle
dimensioni di una mosca! Che fine hai fatto? È da un
po’ che non ti fai sentire — dice lei con tono
risentito, allontanandosi dalla sua scorta.
— Sono tornato al 12, avevo…avevo delle cose da
fare — risponde Peeta, in evidente imbarazzo.
Solo allora Johanna sembra accorgersi di noi. Mi guarda con un misto di
incredulità e disprezzo; forse sperava che mi fossi lasciata
morire.
— Bene bene, la Ghiandaia è tornata a volare
— dice con il suo solito tono — Sono felice di
vederti, Katniss — aggiunge e sembra davvero
sincera.
— Anche io, Johanna. Ti trovo bene — ed
è effettivamente così: ha
un’aria molto più sana rispetto
all’ultima volta che l’ho vista.
— Beh, sai, la medicina fa miracoli…poi con
qualche aiutino tutto è più semplice —
dice lanciandomi uno sguardo intenditore di cui però non
capisco il motivo.
— Ma guarda, c’è anche il
cugino Gale! Sempre più bello tu, eh? — lo guarda
in un modo che non riesco a decifrare e che mi infastidisce un po'.
Gale si limita a
farle un cenno con la testa e a ricambiare il suo sguardo. Cosa
c'è che mi sfugge?
— Possiamo andare adesso? Potrete chiacchiere dopo, davanti a
tè e biscotti — sbraita Haymitch, dandoci spallate
per farsi spazio e scomparendo oltre la porta della Sala.
— Astinenza da alcool, non beve da ieri sera. Ho buttato
tutto — spiega Peeta a Johanna.
— Non bastava il suo caratteraccio, ora anche le crisi
d’astinenza? Lascialo in pace, Peeta — dice lei
burbera.
— Lascia che si uccida, vorrai dire —
— Uccidersi? Quello lo hanno fatto gli Hunger Games prima
ancora che tu nascessi. Poi lo hanno fatto a me, a Finnick, a te
—
L’effetto delle sue parole è immediato: cala un
gelido silenzio, vedo Peeta irrigidirsi… e inizio a tremare.
— Cosa vuoi fare, aggredirmi? Vai, fallo — lo
provoca Johanna.
Peeta serra le mascelle e stringe i pugni tenendo le braccia lungo il
corpo, cercando di controllarsi.
— Peeta — dico con voce tremante — Peeta,
andiamo — ma sembra non sentirmi. Cerco di farmi avanti ma
Gale mi trattiene e sibila tra i denti — Non azzardarti.
Ricorda che era stato programmato per ucciderti —
— Posso calmarlo — gli rispondo — Peeta,
per favore — ma continua a ignorarmi e fa un passo verso
Johanna.
Gale sta per farsi avanti quando una voce dolce si fa largo nel
corridoio.
— Peeta? —
Una ragazza minuta dai lunghi capelli castani entra lentamente nella
stanza; Peeta si gira verso di lei e qualcosa nella sua espressione
sembra cambiare —Va tutto bene, calmati — gli dice.
— Vuoi che chiami il dott Aurelius? — aggiunge,
accarezzandogli un braccio per rassicurarlo.
— No, non è necessario, sto bene. Grazie Annie
— le sorride incerto — E scusami,
Johanna… a volte, quando sono sotto pressione, mi
è ancora difficile controllarmi —
Johanna annuisce e sta per rispondere ma la voce irritata di Haymitch
la interrompe — Dobbiamo aspettarvi ancora? —
— Andiamo, Katniss — dice Gale, facendosi strada
tra gli altri.
Entriamo in una sala spaziosa e luminosa, con al centro un grande
tavolo rotondo. La Paylor ci invita a prendere posto e quando siamo
tutti seduti dice —Bene, possiamo iniziare —
— Cavolo, non finiva più! — esclama
Johanna mentre usciamo dalla sala riunioni — Ma almeno
tornerò a casa con le tasche piene. Cosa pensate di fare,
ora? Vi fermerete qualche giorno qui? —
— No, partiamo dopo pranzo per il distretto 4, passeremo
qualche giorno da mia madre — dico.
— Davvero? Katniss, ma è fantastico!
Così potrai conoscere Lyr*! Peeta, perché non ti
fermi da noi per qualche giorno? Potremmo passare un po’ di
tempo tutti insieme— dice Annie, felice.
— Io..non saprei — dice Peeta, lanciandomi uno
sguardo veloce. Per tutta risposta, mi limito a scrollare le spalle.
— Un po’ d’aria di mare mi
farà bene, tutto sommato —conclude.
— State organizzando una vacanza senza di me? Che peccato,
resterò da solo — dice Haymitch ironico, uscendo
dalla sala insieme alla Paylor.
— Oh no, Haymitch, tu verrai con noi — dice Peeta.
Haymitch lo guarda furibondo. —Ragazzino, io non ver-
—
— Falla finita, Haymitch. Non ti lascio solo a casa a
ingozzarti di alcool fino a svenire — aggiunge Peeta,
tagliente —Andiamo a pranzo? — dice rivolto agli
altri, che annuiscono e si incamminano verso l’uscita.
— Katniss, Gale, non venite? — chiede Annie.
— Io non posso, ho una questione da sistemare prima di
ripartire — dice Gale. Una questione da sistemare? Di cosa si
tratterà?
— Katniss? — la voce di Annie mi riporta alla
realtà.
— Io.. — l’idea di un pranzo sola con
Annie, Johanna, Peeta e Haymitch in astinenza non mi alletta affatto,
ma restare sola in quel palazzo mi attira ancora meno —
d’accordo —
— Non credo di farcela a tornare qui, ci vediamo direttamente
in stazione, ok? — mi dice Gale.
— Va bene —rispondo, perplessa.
— Tranquilla, non farò tardi. A dopo —mi
saluta con un bacio e scompare oltre la porta.
— Beh, andiamo allora — dice Annie con un largo
sorriso.
— Katniss! Sono qui! — seguo la voce di Gale e lo
vedo sporgersi dal finestrino della terza carrozza; salgo sul treno e
lo raggiungo, seguita dagli altri. Prendiamo posto in un salottino
privato e Gale mi cede la sua poltrona accanto al finestrino, sa che
amo guardare i paesaggi che scorrono trasformandosi di distretto in
distretto.
— Come è andato il pranzo? — mi chiede
Gale.
— Non male, stranamente — dico — Il tuo
appuntamento invece? —
— Bene, manca solo un’ultima cosa — dice,
stiracchiandosi. Di fronte al mio sguardo interrogativo, mi prende la
mano e aggiunge —Ti spiegherò ogni cosa appena
tutto sarà confermato, promesso —
Lo guardo imbronciata per qualche istante.
— Va bene, aspetterò — sbuffo.
Il treno fischia e inizia a muoversi; una voce femminile ci comunica le
varie fermate con i rispettivi orari di arrivo, poi ci augura buon
viaggio. Appoggio la testa sulla spalla di Gale e osservo le case di
Capitol City sfrecciarmi di lato e scomparire. Una volta per tutte,
spero.
*Lyr:
da Lir
(o Ler o Llyr) dio del mare
nella
mitologia irlandese.
Il suo nome significa appunto "Mare": perfetto
per il figlio di Finnick e Annie, no?
Buonasera
a tutti!
Dopo
ben due anni (oddio!) sono tornata!
Vi
chiedo infinitamente scusa per questa lunghissima assenza ma tra ultimi
esami, tesi, laurea, lavoro e problemi vari il tempo è
volato...
Spero
di riuscire a farmi perdonare con gli ultimi capitoli di questa storia!
Come
avrete notato, è un capitolo abbastanza lungo e in apparenza
privo di accadimenti importanti..ma cosa nasconderanno Johanna e Gale?
E come mai Annie ha tutta questa influenza su Peeta?
Se
volete scoprirlo non vi resta che aspettare il prossimo capitolo che,
vi prometto, arriverà a breve!
Catnip
Ps:
Spero vi piaccia l'immagine di apertura che ho creato e aggiunto ad
ogni capitolo!
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