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Autore: Hey Catnip    09/06/2016    4 recensioni
"...la mia attenzione cade su un’altra lettera, poggiata accanto alla mia bisaccia da caccia. Non l’avevo notata prima, deve averla portata Sae mentre dormivo. No, la data risale a mesi prima, poco dopo il mio rientro al distretto 12."
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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— Pronta? — chiede Gale prendendo le valigie.
— Ho scelta? — 
Peeta e Haymitch ci aspettano nel vialetto. 
— Alla buonora — brontola Haymitchincamminandosi con passo malfermo verso l’uscita del Villaggio.
— Buongiorno anche a te, Haymitch — gli dico.
— È colpa mia — dice Peeta — Gli ho impedito di correggere il caffè. L'alcool lo sta distruggendo, deve smetterla con quella roba —
— Ci aspetta una giornataccia allora — bisbiglio sospirando al pensiero di un Haymitch in astinenza.
Raggiungiamo il Prato, l’unico luogo adatto per far atterrare l’hovercraft, e quando questo arriva saliamo e prendiamo posto io e Gale da una parte, Peeta e Haymitch di fronte a noi. Trascorriamo la prima mezz’ora in totale silenzio, poi Gale rompe il ghiaccio e inizia a parlare del più e del meno con Peeta che ignora con disinvoltura le occhiate truci di Haymitch. Li ascolto chiacchierare per un po’ e inizio a pensare che potrebbero anche diventare amici un giorno e l’idea di una vita in cui sia Gale che Peeta sono al mio fianco mi fa automaticamente sorridere. Chiudo gli occhi e appoggio la testa sulla spalla di Gale che mi prende una mano tra le sue; l’ultima cosa che ricordo prima di addormentarmi sono le sue labbra che mi sfiorano la fronte con un bacio leggero.
— Katniss…siamo arrivati — Gale mi accarezza il viso e mi aiuta a slacciare la cintura di sicurezza.
— Hai fretta? — gli chiedo, osservandolo mentre si affretta a prendere le valigie.
— Prima sbrighiamo la faccenda, prima ce ne andiamo — dice lui scrollando le spalle.
Mi alzo, faccio un respiro profondo e lo seguo giù per la scaletta dell’hovercraft. La Paylor e una decina di soldati sono il nostro comitato di accoglienza.
— Benvenuti — dice lei a voce alta per sovrastare il forte vento dovuto alla notevole altezza dell’edifico su cui siamo atterrati — Sono lieta di avervi qui. Se volete seguirmi— aggiunge per poi incamminarsi verso l’interno preceduta da due soldati; gli altri si schierano in cerchio intorno a noi coprendoci da tutti i lati e riportandomi indietro ai tempi della rivolta. Cosa che non mi piace affatto. Entriamo in un’ampia sala dalle pareti e pavimento in legno, la attraversiamo dirigendoci verso uno dei due ascensori e scendiamo al settimo piano.
— Ho fatto preparare degli alloggi per voi — dice la Paylor consegnandoci delle chiavi elettroniche; dato che sono tre, deduco che si sia già sparsa la voce di me e Gale, o forse pensano che io e Peeta siamo ancora insieme.
— Vi aspetto alle 11 al Quartier Generale, terzo piano. La scorta resterà qui nel caso decideste di andare in città.
— È necessario che ci scortino? — chiedo, turbata.
— È indispensabile. Sei ancora una celebrità da queste parti Miss Everdeen, e non tutti gli abitanti di Capitol City sono tuoi sostenitori. Con permesso — la Paylor ci saluta con un cenno della testa e rientra nell’ascensore seguita dalle sue due guardie personali. Non appena le porte dell’ascensore si chiudono, Haymitch sguscia via alla ricerca di qualcosa da bere.
— Haymitch! — lo chiama Peeta — Ci vediamo dopo, piano terra alle 10:30— ci dice, seguendolo.
— Chi dei due si arrenderà prima? — scherza Gale.
— Nessuno. Haymitch è testardo e totalmente assuefatto all’alcool, ma Peeta è ostinato, se si mette in testa qualcosa farà di tutto per ottenerlo — gli rispondo.
— Vieni, usciamo un po’ — dice Gale.
— Non ho intenzione di andarmene in giro per la città sotto scorta —
— Ma no, non in città. C’è un piccolo terrazzo con una vista stupenda. Vieni! — insiste, tendendomi la mano.
— D’accordo — afferro la sa mano e lo seguo in un lungo corridoio che porta in un enorme salone dalle pareti bianche, tavoli e mobili in cristallo e legno chiaro e grandi divani rossi. La parete di fronte è tutta in vetro e dà sul terrazzo di cui parlava Gale.
— Come facevi a sapere di questo terrazzo? —
— Ho vissuto in questo edificio per circa un mese e tutti gli appartamenti sono uguali — dice Gale facendo scorrere la vetrata e spostandosi per lasciarmi uscire. Il terrazzo è molto spazioso, arredato con divanetti, un grande tavolo e addirittura un angolo cottura e un giardino pensile con piante strane e fiori di mille colori diversi. Gale aveva ragione, la vista è splendida: i palazzi e le case colorate tipiche della zona residenziale brillano sotto i raggi del sole del mattino, e i primi suoni della città che si sveglia arrivano così ovattati che sembra di stare in una bolla. Istintivamente, allungo un braccio oltre il parapetto in marmo e resto immobile per qualche secondo, in attesa.
— Il terrazzo del Centro di Addestramento era circondato da un campo di forza, probabilmente per impedire ai Tributi di lanciarsi nel vuoto —
Abbasso lo sguardo per osservare le strade in marmo ancora semideserte.
— Sembra così diversa da quando l’ho vista per la prima volta. La sera prima dei miei primi Hunger Games le strade erano piene di gente vestita in modo ridicolo che festeggiava e faceva il conto alla rovescia per l’inizio dei Giochi. Gioivano al pensiero della nostra morte imminente, facendo scommesse su chi sarebbe durato di più e chi sarebbe morto per primo. Ora è tutto così tranquillo e…normale. —
Gale mi prende la mano, lo sguardo fisso sull’orizzonte.
— È tutto diverso ora, e presto la vita migliorerà anche nei distretti. Tutti potranno permettersi una casa decente e confortevole, buon cibo e un lavoro degno di questo nome. Nessuno soffrirà più la fame o rischierà di morire per un semplice raffreddore — dice con un tono a metà tra il triste e lo speranzoso
— Spero solo che con tutto questo non arrivi anche la moda capitolina, cioè…ti immagini Sae con un vestito di piume turchesi? — aggiunge poi per sdrammatizzare.
— E una parrucca fucsia, magari? — suggerisco, ridendo per l’immagine di Sae conciata come uno strano uccello colorato.
— Beh, sarebbe uno spettacolo da non perdere —
— Io me lo perderei volentieri, ma tu fai pure! Torniamo dentro, sta aumentando il vento e ho fame—
Rientrati in salone, Gale si siede sul divano a guardare la tv mentre io vago per le stanze alla ricerca della cucina.
— In fondo al corridoio, a destra — mi giunge la voce divertita di Gale.
Anche la cucina come il salone è molto spaziosa e ben arredata con mobili chiari, piena di elettrodomestici di cui non conosco la funzione. Dopo aver frugato nel frigo e praticamente in ogni mobile torno in salone con una confezione di morbide ciambelle, una di piccoli panini dolci farciti con creme varie, delle trecce croccanti ricoperte di zucchero, una bottiglia di latte e due tazze.
— Spuntino leggero — dice Gale alla vista del vassoio colmo di cibo.
— Almeno affronteremo l’incontro a stomaco pieno —
— Sarebbe meglio un caffè corretto alla Haymitch, allora —
— Un alcolista mi basta, accontentati del cibo — gli dico con un mezzo sorriso, passandogli la tazza piena di latte. Due ciambelle, tre panini e una treccia dopo posso ritenermi soddisfatta.
— Andiamo? Sono quasi le 10:30—
Annuisco e lo seguo verso l’ascensore che in pochi secondi ci porta al piano terra dove rimaniamo ad aspettare Haymitch e Peeta.
— Bene, siete già qui — dice Haymitch burbero, uscendo da un altro ascensore — Possiamo andare, guidateci — aggiunge, rivolto alla scorta che ci fa accomodare in una grande auto blu.
In venti minuti arriviamo al Quartier Generale, un imponente palazzo in splendente marmo bianco; subito veniamo scortati all’interno e avanziamo in silenzio verso la Sala Riunioni che si trova al quinto piano. Giunti al piano, il comandante della nostra scorta si avvicina al soldato di guardia all’esterno di un grande porta nera.
— Soldato Knott, riferisca alla Presidente Paylor che Katniss Everdeen, Gale Hawthorne, Peeta Mellark e Haymitch Abernathy sono in attesa di essere convocati —
— Agli ordini, Comandante Leto —
Il soldato digita qualcosa su un grosso orologio da polso e dopo qualche secondo le porte della Sala si spalancano.
— Da questa parte —dice il Comandante Leto, precedendoci in un largo corridoio; da poco lontano giungono delle voci tra cui quella di una donna che mi risulta stranamente familiare, ma per quanto mi sforzi non riesco ad associarla ad un volto ben preciso. Più avanziamo, più le voci si fanno alte e finalmente ci troviamo di fronte al rumoroso gruppetto, anche se a creare confusione è in realtà una ragazza mingherlina, con capelli castani che le arrivano alle spalle dai muscoli ben definiti.
— Johanna? — esclama Peeta, sorpreso.
— Peeta! Finalmente qualcuno che non abbia il cervello delle dimensioni di una mosca! Che fine hai fatto? È da un po’ che non ti fai sentire — dice lei con tono risentito, allontanandosi dalla sua scorta.
— Sono tornato al 12, avevo…avevo delle cose da fare — risponde Peeta, in evidente imbarazzo.
Solo allora Johanna sembra accorgersi di noi. Mi guarda con un misto di incredulità e disprezzo; forse sperava che mi fossi lasciata morire.
— Bene bene, la Ghiandaia è tornata a volare — dice con il suo solito tono — Sono felice di vederti, Katniss — aggiunge e sembra davvero sincera.
— Anche io, Johanna. Ti trovo bene — ed è effettivamente così: ha un’aria molto più sana rispetto all’ultima volta che l’ho vista.
— Beh, sai, la medicina fa miracoli…poi con qualche aiutino tutto è più semplice — dice lanciandomi uno sguardo intenditore di cui però non capisco il motivo.
— Ma guarda, c’è anche il cugino Gale! Sempre più bello tu, eh? — lo guarda in un modo che non riesco a decifrare e che mi infastidisce un po'. Gale si limita a farle un cenno con la testa e a ricambiare il suo sguardo. Cosa c'è che mi sfugge?
— Possiamo andare adesso? Potrete chiacchiere dopo, davanti a tè e biscotti — sbraita Haymitch, dandoci spallate per farsi spazio e scomparendo oltre la porta della Sala.
— Astinenza da alcool, non beve da ieri sera. Ho buttato tutto — spiega Peeta a Johanna.
— Non bastava il suo caratteraccio, ora anche le crisi d’astinenza? Lascialo in pace, Peeta — dice lei burbera.
— Lascia che si uccida, vorrai dire —
— Uccidersi? Quello lo hanno fatto gli Hunger Games prima ancora che tu nascessi. Poi lo hanno fatto a me, a Finnick, a te —
L’effetto delle sue parole è immediato: cala un gelido silenzio, vedo Peeta irrigidirsi… e inizio a tremare.
— Cosa vuoi fare, aggredirmi? Vai, fallo — lo provoca Johanna.
Peeta serra le mascelle e stringe i pugni tenendo le braccia lungo il corpo, cercando di controllarsi.
— Peeta — dico con voce tremante — Peeta, andiamo — ma sembra non sentirmi. Cerco di farmi avanti ma Gale mi trattiene e sibila tra i denti — Non azzardarti. Ricorda che era stato programmato per ucciderti —
— Posso calmarlo — gli rispondo — Peeta, per favore — ma continua a ignorarmi e fa un passo verso Johanna.
Gale sta per farsi avanti quando una voce dolce si fa largo nel corridoio.
— Peeta? —
Una ragazza minuta dai lunghi capelli castani entra lentamente nella stanza; Peeta si gira verso di lei e qualcosa nella sua espressione sembra cambiare —Va tutto bene, calmati — gli dice. — Vuoi che chiami il dott Aurelius? — aggiunge, accarezzandogli un braccio per rassicurarlo.
— No, non è necessario, sto bene. Grazie Annie — le sorride incerto — E scusami, Johanna… a volte, quando sono sotto pressione, mi è ancora difficile controllarmi —
Johanna annuisce e sta per rispondere ma la voce irritata di Haymitch la interrompe — Dobbiamo aspettarvi ancora? —
— Andiamo, Katniss — dice Gale, facendosi strada tra gli altri.
Entriamo in una sala spaziosa e luminosa, con al centro un grande tavolo rotondo. La Paylor ci invita a prendere posto e quando siamo tutti seduti dice —Bene, possiamo iniziare —

— Cavolo, non finiva più! — esclama Johanna mentre usciamo dalla sala riunioni — Ma almeno tornerò a casa con le tasche piene. Cosa pensate di fare, ora? Vi fermerete qualche giorno qui? —
— No, partiamo dopo pranzo per il distretto 4, passeremo qualche giorno da mia madre — dico.
— Davvero? Katniss, ma è fantastico! Così potrai conoscere Lyr*! Peeta, perché non ti fermi da noi per qualche giorno? Potremmo passare un po’ di tempo tutti insieme— dice Annie, felice.
— Io..non saprei — dice Peeta, lanciandomi uno sguardo veloce. Per tutta risposta, mi limito a scrollare le spalle.
— Un po’ d’aria di mare mi farà bene, tutto sommato —conclude.

— State organizzando una vacanza senza di me? Che peccato, resterò da solo — dice Haymitch ironico, uscendo dalla sala insieme alla Paylor.
— Oh no, Haymitch, tu verrai con noi — dice Peeta. Haymitch lo guarda furibondo. —Ragazzino, io non ver- —
— Falla finita, Haymitch. Non ti lascio solo a casa a ingozzarti di alcool fino a svenire — aggiunge Peeta, tagliente —Andiamo a pranzo? — dice rivolto agli altri, che annuiscono e si incamminano verso l’uscita.
— Katniss, Gale, non venite? — chiede Annie.
— Io non posso, ho una questione da sistemare prima di ripartire — dice Gale. Una questione da sistemare? Di cosa si tratterà?
— Katniss? — la voce di Annie mi riporta alla realtà.
— Io.. — l’idea di un pranzo sola con Annie, Johanna, Peeta e Haymitch in astinenza non mi alletta affatto, ma restare sola in quel palazzo mi attira ancora meno — d’accordo —
— Non credo di farcela a tornare qui, ci vediamo direttamente in stazione, ok? — mi dice Gale.
— Va bene —rispondo, perplessa.
— Tranquilla, non farò tardi. A dopo —mi saluta con un bacio e scompare oltre la porta.
— Beh, andiamo allora — dice Annie con un largo sorriso.

— Katniss! Sono qui! — seguo la voce di Gale e lo vedo sporgersi dal finestrino della terza carrozza; salgo sul treno e lo raggiungo, seguita dagli altri. Prendiamo posto in un salottino privato e Gale mi cede la sua poltrona accanto al finestrino, sa che amo guardare i paesaggi che scorrono trasformandosi di distretto in distretto.
— Come è andato il pranzo? — mi chiede Gale.
— Non male, stranamente — dico — Il tuo appuntamento invece? —
— Bene, manca solo un’ultima cosa — dice, stiracchiandosi. Di fronte al mio sguardo interrogativo, mi prende la mano e aggiunge —Ti spiegherò ogni cosa appena tutto sarà confermato, promesso —
Lo guardo imbronciata per qualche istante.
— Va bene, aspetterò — sbuffo.
Il treno fischia e inizia a muoversi; una voce femminile ci comunica le varie fermate con i rispettivi orari di arrivo, poi ci augura buon viaggio. Appoggio la testa sulla spalla di Gale e osservo le case di Capitol City sfrecciarmi di lato e scomparire. Una volta per tutte, spero.



*Lyr: da Lir (o Ler o Llyr) dio del mare nella mitologia irlandese. Il suo nome significa appunto "Mare": perfetto per il figlio di Finnick e Annie, no?



Buonasera a tutti!
Dopo ben due anni (oddio!) sono tornata!
Vi chiedo infinitamente scusa per questa lunghissima assenza ma tra ultimi esami, tesi, laurea, lavoro e problemi vari il tempo è volato...
Spero di riuscire a farmi perdonare con gli ultimi capitoli di questa storia!
Come avrete notato, è un capitolo abbastanza lungo e in apparenza privo di accadimenti importanti..ma cosa nasconderanno Johanna e Gale? E come mai Annie ha tutta questa influenza su Peeta?
Se volete scoprirlo non vi resta che aspettare il prossimo capitolo che, vi prometto, arriverà a breve!

Catnip
Ps: Spero vi piaccia l'immagine di apertura che ho creato e aggiunto ad ogni capitolo!
  
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