Farewell.
21 marzo
Ho sperato inconsciamente che non arrivasse più questo
giorno, ma il tempo si prende gioco di me. Più desideri
ritardare qualcosa, più velocemente arriva.
Non ho mai avuto ambizioni smisurate, sono sempre riuscita ad
accontentarmi, nella mia vita.
Quando nasci in un posto come Foosha, puoi sperare di riuscire a
fuggire, o puoi continuare ad andare avanti imperterrita con la tua
tranquilla esistenza, senza farti troppe illusioni.
Al di fuori di tutte le rotte, nel bel mezzo del nulla.
Ma oggi, semmai esistano da qualche parte, vorrei essere una di quelle
creature divine con cui i grandi ingannano la fantasia dei bambini.
Quelle dee vestite di rose e mare, di vento e luce, le padrone della
natura e delle sue forze.
Oggi, comanderei alle nuvole di coprire questi inaspettati raggi di
sole.
Ordinerei alla pioggia di abbattersi ancora incessantemente sul ponte
della sua nave, alla neve di scivolare candida sulle sue vele bianche,
alla tempesta di flagellare ancora le onde sugli scogli,
perché non possa andare via.
Imporrei all’inverno di rimanere, e alla primavera di restare
nascosta.
Al gelo di coprire ogni cosa, di ucciderle, quelle gemme appena nate
sui rami degli alberi.
Alla nuova alba di recedere al letargo, al silenzio, ad un languido
torpore di fronte al fuoco.
Lunga notte invernale, torna a cullare i miei sogni tra calde coperte.
Ma lo so, io sono solo un’umile ragazzina, e la natura va
avanti facendosi beffe di me.
Partirà, e per Rufy, ne sono certa, sarà un
brutto colpo, ormai gli era affezionato come al padre che non ha mai
avuto.
E per me.. sono ormai solo ricordi dal gusto dolceamaro.
Quando l'ho visto per la prima volta..scendeva a terra nella baia, nel
suo cappotto nero sformato e troppo grande e quei capelli color del
sole al tramonto.
Quella volta che è entrato nella locanda, e con i suoi
compagni esaltati si è finito tutto il sakè che
avevo, passando il resto della serata a cantare, ridere e ballare.
Oppure quella notte intera passata a raccontarmi dei suoi viaggi a
Nord, io e lui, sugli scalini della locanda.
Quando mi ha regalato una carezza e un bacio, sfuggente come dato ad
un'amica, tenero .. ma non d'amore, nulla o poco più.
Mi ha detto che sarebbe andato via all’arrivo della
primavera, quando il mare si calma e le navi riprendono il loro cammino
per questa grande via blu.
Io ho risposto solo con una silenziosa lacrima.
Avrei voluto dire tante cose, invece.
Capitano,perchè te ne vai?
Rinuncia ai tuoi sogni, al tuo passato, alla tua vita, stai qui per
sempre.
Pure, ingenue illusioni.
Eri di passaggio, io ti ho accolto, ma la voce del mare ti ha chiamato
di nuovo.
Perché probabilmente lei, il mare, è
l’unica donna che ti abbia mai davvero conquistato, ed ora
è più che mai attraente, ora che si è
placata e si offre di nuovo ai naviganti.
Cosa pretende allora, che io sorrida a lei o a questo cielo di nuovo
sfacciatamente azzurro?
E a cosa serve questo sole, questo calore indifferente, questa sterile,
insolente rinascita?
E perché ognuno è così estasiato da
tanti colori, da questo nuovo caos?
Curioso scherzo del destino, mi ritrovo a dirti addio mentre il
l’isola si risveglia, chiassosa e colorata, proprio come ti
aveva accolto, esattamente un anno fa. Con i bambini che giocano in
strada, le case addobbate di fiori ed il solito, medesimo profumo di
dolci nell’aria.
Shanks, non partirai in silenzio, lo so, non perderai occasione di
farti notare come al solito.
Dico solo che, se tutto ciò non era evitabile..
avrei preferito mille volte che alla tua partenza mi avesse accompagnato
taciturno e sincero
un misericordioso inverno.
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