Shadowhunters - Lonely Guardian

di Havalyn
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Capitolo Due
SHADOW-CHE?

 

Si risvegliò in un letto con coperte viola. Indosso aveva una canottiera bianca e un paio di pantaloni da ginnastica.
Dove sono? E soprattutto, dov'è il mio reggiseno? Si guardò intorno impaurita. Era strano per lei non avere la situazione in pugno, e ancora più strano era il fatto che provasse paura.
« La principessa si è svegliata finalmente » una voce femminile che proveniva dalla porta. Si girò e vide la ragazza con cui aveva combattuto, bella come non mai, che la guardava sorridendo. Dietro di lei c'erano anche il biondo e il moro.
« Piacere, mi chiamo Isabelle. Loro sono Alec » indicò il moro, « e Jace » spostò la mano verso il biondo.
Alec la stava squadrando da capo a piedi con un'aria altezzosa e strafottente. Jace, invece, era in qualche modo incuriosito.
« Ridatemi il reggiseno! » sbottò Lizzie arrabbiata. Qualcuno doveva averglielo tolto mentre la stavano cambiando e sperò con tutto il cuore che fosse stata Isabelle.
« Intendi questo coso? » Alec tirò fuori dalla tasca della giacca il reggiseno di Lizzie, che strabuzzò gli occhi. Lui guardò prima lei, poi il capo, come se cercasse di capire a cosa servisse.
Ma qui sono tutti pazzi, pensò Lizzie.
« Fratellino, dallo a me » Isabelle glie lo prese dalla mano e alzò gli occhi al cielo come per far capire a Lizzie che non era molto pratico di ragazze.
« Te lo darò più tardi, prima dobbiamo chiacchierare un po'. Vieni » Isabelle le tese la mano e lei stranamente accettò. Non era completamente convinta, ma pensava di potersi fidare.
Uscirono dalla stanza e attraversarono un lungo corridoio... pieno di persone. Che oltretutto la guardavano molto male. Si sentiva un po' in imbarazzo. Lei, la Cacciatrice.
« Siamo in una specie di ufficio? » chiese Lizzie. « Tutte queste persone lavorano qui? » continuò.
« Quindi vedi anche loro? Per caso vedi anche i macchinari? » la sorprese Jace.
« Certo che li vedo » rispose scocciata Lizzie.
Non capiva proprio quello che stavano dicendo. Sentì Alec sbuffare contrariato. La innervosiva quel ragazzo.
Si fermarono in una stanza con le pareti grigie e un grosso tavolo in mezzo. Isabelle la invitò a sedersi, come fecero gli altri.
« Allora, cosa sei? » chiese Jace. « Dalle fattezze e dall'odore sembri una mondana ma... in qualche modo riesci a vederci. Voglio capire » continuò.
« Una mondana? »
« Intendeva dire umana » specificò Isabelle.
« Allora, non so chi siate voi, perché andiate in giro a minacciare i vampiri con delle pseudo spade-laser e a rapire la gente, ma dovete lasciarmi andare a casa. Ho del lavoro da fare » rispose Lizzie.
« Quando avremo stabilito che non sei una minaccia, ti lasceremo andare » una voce estranea. Nella stanza era entrato un altro ragazzo, non giovanissimo come gli altri.
« Lui è Hodge » disse Isabelle rispondendo alla faccia di Lizzie che non stava capendo più niente.
« E io sono Elizabeth, e allora? Mi state comunque tenendo progioniera »
« Vogliamo solo delle spiegazioni »
« Voi mi tenete qui, mentre quel vampiro succhiasangue è ancora lì fuori? Voi siete matti » sbottò.
« Vedi di stare calma, ragazzina » Alec. No, questa volta proprio no.
« Vedi di stare attento, idiota, che le unghie non le lascio crescere così lunghe a caso ».
Isabelle scoppiò a ridere, e Lizzie la guardò sconcertata. Anche Alec era rimasto stupefatto dalla risposta che aveva ricevuto. Di sicuro non era abituato.
« Tu avresti ucciso quel vampiro? » chiese Hodge. Le pareva una domanda molto strana.
Certo che l'avrebbe ucciso! Minacciava gli umani!
« Ovviamente sì ».
« Ne hai uccisi in passato? »
Non le piacevano gli interrogatori, ma rispondere era l'unica possibilità che aveva per sperare di tornare a casa.
« Molti » rispose. Sugli occhi di tutti si dipinse uno sguardo di orrore. « Che cosa c'è adesso? È il mio lavoro. Non so voi, ma io non me ne sto con le mani in mano quando vedo uno di quei cosi che stanno per uccidere un umano ».
« È impossibile » sentenziò Jace con sguardo accigliato. « I vampiri non possono uccidere gli umani, è l'accordo ».
Ma di che diavolo stavano parlando?
« Lo fanno da molto tempo, invece. Per quale cavolo di motivo pensate che io esista se non per fermarli? » disse Lizzie.
« Spiegaci. Spiegaci qual è il tuo compito, cosa fai, come ti muovi » disse Hodge pensieroso.
« Io sono la Cacciatrice. Sono nata per questo. Quando ero molto piccola sono stata presa in custioda da un uomo, Kenneth James. Lui mi ha insegnato a combattere, e mi ha spiegato qual era il mio compito: uccidere gli esseri malvagi ». Si alzò e si tirò su la maglietta, mostrando una cicatrice che le squarciava l'ombelico in verticale, « Questa » continuò, « me l'ha fatta un demone di nome Narley. Mi ha immobilizzata sputandomi addosso un liquido e ha cercato di spellarmi viva. E ne ho anche altre da raccontare ».
« Conosco il demone Narley. Lui è... morto »
« Certo. L'ho ucciso io » disse orgoliosa Lizzie. Non aveva mai parlato delle sue imprese con qualcuno. Nessuna delle persone che conosceva poteva sapere di demoni, vampiri e di tutto il resto. In un certo senso si sentiva libera di poter esternare le cose che le erano accadute a qualcuno che poteva capirla.
« E per quale motivo il Conclave non ce ne ha mai parlato? Perchè non sapevamo dell'esistenza di queste "Cacciatrici"? » chiese Jace rivolgendosi ad Hodge. Lui parve pensarci su, si capiva che non sapeva cosa dire.
« Ci può essere una sola Cacciatrice » disse Lizzie. Kenneth le aveva sempre montato la testa dicendole che era la prescelta e cose così. Era una cosa che sapeva bene, poteva solo contare su sé stessa.
« Devo andare » annunciò improvvisamente Hodge. « Ho abbastanza informazioni. Devo solo consultarmi con una persona » e se ne andò.
Rimasta sola con quei tre, Lizzie non sapeva che fare. Si strinse nelle spalle e sbuffò leggermente.
Isabelle le si piantò davanti con un enorme sorriso stampato sulla faccia.
« Non è andata male! Di sicuro non ti condanneranno a morte » esclamò. « Ma volevo chiederti una cosa » continuò, « per caso hai il ragazzo? » sorrise maliziosa.
« Isabelle » la richiamarono in coro i due ragazzi.
« Che c'è, non parliamo mai con i mondani. Sono solo curiosa! » Suo malgrado, Lizzie scoppiò a ridere.
« Sei molto più simpatica di tutte le persone che conosco » disse alla fine. Ed era vero.
Dopo che Isabelle ebbe fatto un po' di domande a Lizzie sulla sua vita da mondana, rientrò Hodge con un sorriso.
« Puoi andare » sentenziò. Lizzie aveva emozioni contrastanti che le percorrevano tutto il corpo. Non voleva avere niente a che fare con quelle persone, ma al contempo le dispiaceva un po' che fosse tutto finito.
« Tutto qui? » disse solamente.
« In realtà... no » Hodge divenne dubbioso. « Ho parlato con alcuni superiori » iniziò, « e dovrai rimanere sotto controllo. Tu non sai bene quello che sei – e fidati, non lo sai davvero – , dunque non puoi rimanere da sola ».
Cosa significa? No, no, ci devono solo provare.
« Alec » chiamò Hodge, « dovrai rimanere giorno e notte con lei ».
Lizzie era sbalordita. Proprio lui no. Avrebbe intralciato il suo lavoro di Cacciatrice. Avrebbe intralciato la sua vita!
« Non è giusto! Chi l'ha deciso? » sbottò Alec. Lizzie condivideva silenziosamente il suo disagio.
« I tuoi genitori » rispose Hodge.
« Ma io sono uno Shadowhunter! Non posso fare da babysitter ad una ragazzina » protestò lui.
Che bambino capriccioso, pensò Lizzie contrariata. Poi ripensò un attimo a quello che lui aveva appena detto.
« Aspetta, uno Shadow-che? »


 




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