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Autore: Havalyn    04/07/2016    1 recensioni
Elizabeth Coldweaver è una Cacciatrice. Si aggira per le strade buie di New York in cerca di vampiri. La sua vita solitaria verrà sconvolta dall'incontro con gli Shadowhunters, in particolare con un ragazzo sfacciato e prepotente di nome Alec Lightwood. Riusciranno i due a collaborare contro le forze del Male? (storia pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due
SHADOW-CHE?

 

Si risvegliò in un letto con coperte viola. Indosso aveva una canottiera bianca e un paio di pantaloni da ginnastica.
Dove sono? E soprattutto, dov'è il mio reggiseno? Si guardò intorno impaurita. Era strano per lei non avere la situazione in pugno, e ancora più strano era il fatto che provasse paura.
« La principessa si è svegliata finalmente » una voce femminile che proveniva dalla porta. Si girò e vide la ragazza con cui aveva combattuto, bella come non mai, che la guardava sorridendo. Dietro di lei c'erano anche il biondo e il moro.
« Piacere, mi chiamo Isabelle. Loro sono Alec » indicò il moro, « e Jace » spostò la mano verso il biondo.
Alec la stava squadrando da capo a piedi con un'aria altezzosa e strafottente. Jace, invece, era in qualche modo incuriosito.
« Ridatemi il reggiseno! » sbottò Lizzie arrabbiata. Qualcuno doveva averglielo tolto mentre la stavano cambiando e sperò con tutto il cuore che fosse stata Isabelle.
« Intendi questo coso? » Alec tirò fuori dalla tasca della giacca il reggiseno di Lizzie, che strabuzzò gli occhi. Lui guardò prima lei, poi il capo, come se cercasse di capire a cosa servisse.
Ma qui sono tutti pazzi, pensò Lizzie.
« Fratellino, dallo a me » Isabelle glie lo prese dalla mano e alzò gli occhi al cielo come per far capire a Lizzie che non era molto pratico di ragazze.
« Te lo darò più tardi, prima dobbiamo chiacchierare un po'. Vieni » Isabelle le tese la mano e lei stranamente accettò. Non era completamente convinta, ma pensava di potersi fidare.
Uscirono dalla stanza e attraversarono un lungo corridoio... pieno di persone. Che oltretutto la guardavano molto male. Si sentiva un po' in imbarazzo. Lei, la Cacciatrice.
« Siamo in una specie di ufficio? » chiese Lizzie. « Tutte queste persone lavorano qui? » continuò.
« Quindi vedi anche loro? Per caso vedi anche i macchinari? » la sorprese Jace.
« Certo che li vedo » rispose scocciata Lizzie.
Non capiva proprio quello che stavano dicendo. Sentì Alec sbuffare contrariato. La innervosiva quel ragazzo.
Si fermarono in una stanza con le pareti grigie e un grosso tavolo in mezzo. Isabelle la invitò a sedersi, come fecero gli altri.
« Allora, cosa sei? » chiese Jace. « Dalle fattezze e dall'odore sembri una mondana ma... in qualche modo riesci a vederci. Voglio capire » continuò.
« Una mondana? »
« Intendeva dire umana » specificò Isabelle.
« Allora, non so chi siate voi, perché andiate in giro a minacciare i vampiri con delle pseudo spade-laser e a rapire la gente, ma dovete lasciarmi andare a casa. Ho del lavoro da fare » rispose Lizzie.
« Quando avremo stabilito che non sei una minaccia, ti lasceremo andare » una voce estranea. Nella stanza era entrato un altro ragazzo, non giovanissimo come gli altri.
« Lui è Hodge » disse Isabelle rispondendo alla faccia di Lizzie che non stava capendo più niente.
« E io sono Elizabeth, e allora? Mi state comunque tenendo progioniera »
« Vogliamo solo delle spiegazioni »
« Voi mi tenete qui, mentre quel vampiro succhiasangue è ancora lì fuori? Voi siete matti » sbottò.
« Vedi di stare calma, ragazzina » Alec. No, questa volta proprio no.
« Vedi di stare attento, idiota, che le unghie non le lascio crescere così lunghe a caso ».
Isabelle scoppiò a ridere, e Lizzie la guardò sconcertata. Anche Alec era rimasto stupefatto dalla risposta che aveva ricevuto. Di sicuro non era abituato.
« Tu avresti ucciso quel vampiro? » chiese Hodge. Le pareva una domanda molto strana.
Certo che l'avrebbe ucciso! Minacciava gli umani!
« Ovviamente sì ».
« Ne hai uccisi in passato? »
Non le piacevano gli interrogatori, ma rispondere era l'unica possibilità che aveva per sperare di tornare a casa.
« Molti » rispose. Sugli occhi di tutti si dipinse uno sguardo di orrore. « Che cosa c'è adesso? È il mio lavoro. Non so voi, ma io non me ne sto con le mani in mano quando vedo uno di quei cosi che stanno per uccidere un umano ».
« È impossibile » sentenziò Jace con sguardo accigliato. « I vampiri non possono uccidere gli umani, è l'accordo ».
Ma di che diavolo stavano parlando?
« Lo fanno da molto tempo, invece. Per quale cavolo di motivo pensate che io esista se non per fermarli? » disse Lizzie.
« Spiegaci. Spiegaci qual è il tuo compito, cosa fai, come ti muovi » disse Hodge pensieroso.
« Io sono la Cacciatrice. Sono nata per questo. Quando ero molto piccola sono stata presa in custioda da un uomo, Kenneth James. Lui mi ha insegnato a combattere, e mi ha spiegato qual era il mio compito: uccidere gli esseri malvagi ». Si alzò e si tirò su la maglietta, mostrando una cicatrice che le squarciava l'ombelico in verticale, « Questa » continuò, « me l'ha fatta un demone di nome Narley. Mi ha immobilizzata sputandomi addosso un liquido e ha cercato di spellarmi viva. E ne ho anche altre da raccontare ».
« Conosco il demone Narley. Lui è... morto »
« Certo. L'ho ucciso io » disse orgoliosa Lizzie. Non aveva mai parlato delle sue imprese con qualcuno. Nessuna delle persone che conosceva poteva sapere di demoni, vampiri e di tutto il resto. In un certo senso si sentiva libera di poter esternare le cose che le erano accadute a qualcuno che poteva capirla.
« E per quale motivo il Conclave non ce ne ha mai parlato? Perchè non sapevamo dell'esistenza di queste "Cacciatrici"? » chiese Jace rivolgendosi ad Hodge. Lui parve pensarci su, si capiva che non sapeva cosa dire.
« Ci può essere una sola Cacciatrice » disse Lizzie. Kenneth le aveva sempre montato la testa dicendole che era la prescelta e cose così. Era una cosa che sapeva bene, poteva solo contare su sé stessa.
« Devo andare » annunciò improvvisamente Hodge. « Ho abbastanza informazioni. Devo solo consultarmi con una persona » e se ne andò.
Rimasta sola con quei tre, Lizzie non sapeva che fare. Si strinse nelle spalle e sbuffò leggermente.
Isabelle le si piantò davanti con un enorme sorriso stampato sulla faccia.
« Non è andata male! Di sicuro non ti condanneranno a morte » esclamò. « Ma volevo chiederti una cosa » continuò, « per caso hai il ragazzo? » sorrise maliziosa.
« Isabelle » la richiamarono in coro i due ragazzi.
« Che c'è, non parliamo mai con i mondani. Sono solo curiosa! » Suo malgrado, Lizzie scoppiò a ridere.
« Sei molto più simpatica di tutte le persone che conosco » disse alla fine. Ed era vero.
Dopo che Isabelle ebbe fatto un po' di domande a Lizzie sulla sua vita da mondana, rientrò Hodge con un sorriso.
« Puoi andare » sentenziò. Lizzie aveva emozioni contrastanti che le percorrevano tutto il corpo. Non voleva avere niente a che fare con quelle persone, ma al contempo le dispiaceva un po' che fosse tutto finito.
« Tutto qui? » disse solamente.
« In realtà... no » Hodge divenne dubbioso. « Ho parlato con alcuni superiori » iniziò, « e dovrai rimanere sotto controllo. Tu non sai bene quello che sei – e fidati, non lo sai davvero – , dunque non puoi rimanere da sola ».
Cosa significa? No, no, ci devono solo provare.
« Alec » chiamò Hodge, « dovrai rimanere giorno e notte con lei ».
Lizzie era sbalordita. Proprio lui no. Avrebbe intralciato il suo lavoro di Cacciatrice. Avrebbe intralciato la sua vita!
« Non è giusto! Chi l'ha deciso? » sbottò Alec. Lizzie condivideva silenziosamente il suo disagio.
« I tuoi genitori » rispose Hodge.
« Ma io sono uno Shadowhunter! Non posso fare da babysitter ad una ragazzina » protestò lui.
Che bambino capriccioso, pensò Lizzie contrariata. Poi ripensò un attimo a quello che lui aveva appena detto.
« Aspetta, uno Shadow-che? »


 
   
 
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