AUGUSTA LONGBOTTOM
Il centrotavola era in verità un'enorme tentazione, e avevo diffidato
Neville dal presentarsi in salotto.
Enid aveva promesso una visita per l'ora del tè insieme alla signora
Macmillan, che non sopportava i "marmocchi" (parole sue), a meno che
fossero pulitini e perfettini come suo nipote Ernest. Le tazze a
fiorellini rosa e le fette di pane e burro erano per lei, le Api
Frizzole nella ciotola blu erano per Enid.
Mia cognata, infatti, oltre ad essere distratta e a parlare in dialetto
quando si sentiva ansiosa, era capace di mangiare una dozzina di
dolcetti senza nemmeno chiedere ai presenti se ne gradissero qualcuno.
Ma Enid poteva permettersi qualche stravaganza perché aveva sessantadue
anni ed era sposata con il famoso nullafacente Algernon K. Byrne.
Neville ne aveva dieci - undici, l'indomani - e aveva ancora tutto da
dimostrare.
E poi gli si sarebbe rovinato l'appetito.
- Augusta, ci farebbe piacere se il tuo delizioso nipotino prendesse il
tè con noi - disse Ethel quel pomeriggio, con mio grande stupore. Non
aveva pronunciato la parola "marmocchio".
- È in camera sua? Salgo a chiamarlo... - si era offerta Enid, che non
perdeva occasione per curiosare al piano di sopra.
Ero stata davvero sul punto di gridare "No!" e mi ero fermata in tempo,
ma le guance dovevano essermi diventate viola. - Non è bene che stia ad
ascoltare i discorsi degli adulti.
- Ma ci pensi, Augusta? Nemmeno tre anni fa stavi qui a preoccuparti
che fosse nato senza poteri magici, e tra un mese sarà a Hogwarts. Con
un po' di fortuna, lui e Ernest saranno...
Ma cos'era accaduto a Ethel Macmillan? Dov'era la donna scorbutica e
altezzosa che conoscevo? Avevo forse messo troppo zucchero nel tè?
IIo però non ne avevo ancora bevuto nemmeno una goccia, e glielo
dimostrai senza indugi.
- Sarebbe una buona cosa. Peccato che saranno sicuramente smistati in
Case diverse, ed è difficile che abbiano l'occasione di fare amicizia -
puntualizzai. La frase, tradotta in termini spiccioli, significava: "Il
fatto che voi Macmillan abbiate una lunga tradizione in Hufflepuff non
è certo disdicevole, ma vorrei rammentarti che i Longbottom vengono
assegnati a Gryffindor da secoli".
Non avevo proprio gradito l'allusione: Neville non sarebbe diventato un
Hufflepuff, era impossibile; non poteva che avanzare sotto gli
stendardi rosso e oro di Godric, come Frank, Harold e Harfang prima di
lui, come i Prewett, come i Byrne di cui io e Algernon eravamo gli
ultimi discendenti.
Questa certezza che mi riempiva d'orgoglio e mi faceva tenere la testa
alta davanti a tutti, per l'onestà e la trasparenza di una stirpe tanto
gloriosa, sbiadivano in me quando mi trovavo sola con Neville.
Perché Neville non era Frank, e non sarebbe diventato come lui.
Un Gryffindor, sì, per tradizione e perché il Cappello Parlante avrebbe
riconosciuto la grandezza del suo sangue, non in quanto puro, ma in
quanto degno.
Un Gryffindor, ma non un Auror, meno che mai un membro dell'Ordine
della Fenice.
La guerra era finita da tempo: non mi risollevava, questo pensiero? Non
mi si allargava il cuore all'idea che avrebbe vissuto un'esistenza
normale, senza rischiare la pelle ogni giorno? Non ci vuole
un'intelligenza superiore alla media per farsi strada nel Mondo Magico,
bastano qualche GUFO e un po' di fortuna. Persino io, all'esame di
Incantesimi... già, persino io non sono stata una studentessa modello,
ma a quei tempi una strega di buona famiglia non aveva bisogno di
trovare lavoro al Ministero, c'era già un futuro preordinato davanti a
me e un marito scelto dai miei genitori.
Mi venne da ridere al pensiero di Harold, così come l'avevo conosciuto
a quindici anni, in occasione del fidanzamento: un ragazzino timido,
con il viso tondo e gli occhi castani.
Un ragazzino a cui Neville somigliava molto, anche se tutti si
ostinavano ad affermare che fosse il ritratto di Alice.
La risata mi si fermò in gola, insieme ad un sorso di tè. Strabuzzai
gli occhi, affondando il viso nel tovagliolo e pregando che Ethel e
Enid non se ne accorgessero.
Soffocavo.
Soffocavo perché quel liquido nemmeno più così caldo mi andava di
traverso, mi bruciava i polmoni, soffocavo come Neville era quasi
annegato al molo di Blackpool, per la fretta che avevamo tutti di
progettare il suo futuro - oh follia! follia! 'ché quasi gliel'avevamo
negato allora...
Soffocavo come Harold, l'inverno passato, sulla sua poltrona,
borbottando improperi contro Rita Skeeter e le sue sbrodolate
sull'infallibilità di Cornelius Fudge.
Enid continuava a far sparire con molta grazia le Api Frizzole, una
dopo l'altra, e non certo magicamente. Nessuno si accorse del colore
del mio viso che da paonazzo pian piano doveva essere tornato normale,
mentre solo un poco di fastidio mi arrochiva ancora la voce:
- Spero che domani non piova - buttai lì tranquillamente. - Pensavamo
di andare a Londra. Ora che abbiamo la lista dei libri non è il caso di
rimandare, c'è sempre una tale confusione a Diagon Alley!
- Oh sì - confermò Ethel, il nasino fiero rivolto all'insù. - Tutti
quei marmocchi, una vera seccatura.
Le tazze erano vuote, lo zucchero già disciolto in troppe abitudini.
Un'elfa domestica le portò via e con esse l'ultima traccia di quella
sensazione spiacevole alla gola...
- Sei proprio fortunata, Augusta, che Algernon non sia andato in Cile
come aveva programmato. È una figura importante per il ragazzo, ora che
tuo marito non c'è più.
Di nuovo un senso di ilarità che non potevo lasciar scoppiare, un senso
di ridicolo insostenibile.
Se solo avessi potuto farlo!
Battere i pugni e gridare, non digrignare i denti e inghiottire...
Perché Harold non poteva soffrire Algie! Non lo guardava nemmeno in
faccia, da quel giorno a Blackpool! Era l'unica persona che odiasse, a
parte i Mangiamorte che avevano torturato nostro figlio... Perché lui
avrebbe accettato senza problemi che Neville fosse un Magonò, e non lo
avrebbe mai messo in pericolo!
Ma non potevo urlare quelle cose, e nemmeno sussurrarle, non davanti a
Enid. Lei, in fondo, si era sposata per amore. Era rimasta una
ragazzina, pazza per i dolci e per il suo maritino che la lasciava sola
undici mesi all'anno, con la scusa di girare il mondo.
Harold invece c'era sempre stato, con le sue fossette buffe e gli occhi
sereni, così presente e reale persino adesso, che mi sembrava di
sentirlo ancora: "Augusta, non sei costretta ad indossare quel cappello
per far piacere a mia madre. È un vero obbrobrio".
Ma io non ci sono costretta.
È il minimo del mio dovere, indossare l'unico regalo che quella gran...
dama di Callidora Black mi abbia mai fatto - è un segno di distinzione.
Anche se i marmocchi per strada ridacchiano.
Così, quando quel pomeriggio di luglio fu vinto dalle ombre lunghe che
fanno languire ogni conversazione, salutai le mie ospiti - il
centrotavola era vuoto, Enid non si era smentita - e rimasi per un po'
in giardino. Non una foglia che si muovesse, non una nuvola che
lasciasse presagire una rinfrescata a quell'aria afosa e alle piante
assetate.
Pensavo all'indomani, alla lunga passeggiata per Diagon Alley e a tutte
le cose che avrei dovuto comperare, e mi sentivo già stanca. Certo che
avevo già vissuto quell'esperienza: pergamene, inchiostri colorati, un
calderone e un gufo color pulce che si chiamava Morgause. Ma allora
c'era Harold accanto a me, e Frank non era come Neville, non si
chiudeva in camera a contare cartine di Bolle Bollenti, oh no, tutti ci
invidiavano allora...
Scrollai il fazzoletto in aria e mi pulii il viso dal sudore, e se
dentro c'erano delle lacrime, nessuno le avrebbe viste.
"Sii più indulgente con Nev. Sono sicuro che con il tempo dimostrerà di
essere un mago degno del suo nome"
- Ne sono sicura anch'io, Harold - sussurrai al lieve soffio di brezza
che mi aveva accarezzato dal nulla, e che sparì lasciandomi sola con la
mia ombra distesa sull'erba.
***
Note:
- Il nome del nonno di Neville è inventato (in modo che fosse simile a
Harfang, citato dalla Rowling nell'albero genealogico dei Black, e che
ho supposto essere suo padre); così come sono frutto della mia fantasia
il fatto che lo zio Algie sia fratello di Augusta e marito di zia Enid,
e il personaggio di Ethel Macmillan, la nonna di Ernie.
Spero di essere riuscita
a trasmettervi almeno un poco di ciò che ho cercato di instillare in
questi personaggi.
Ringrazio l'amministrazione di Criticoni per aver indetto la Disfida a
cui questa raccolta partecipa, la mia amica Livia per il suo
onnipresente incoraggiamento e naturalmente le mie beta-readers: ladymarie, Caillean e Cerridwen.
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