Capitolo
14 : Condanna
Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele
e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.
Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio, Canto I
Ci fu un attimo di profondo,
pesantissimo silenzio: Vlad intuì al volo il perché di tutto, le conclusioni
ovvie a cui era giunta Eva e lasciò che un sorriso acido gli arricciasse le
labbra, così perfettamente caratteristico del Demone Capitale della lussuria
che a Eva sanguinò il cuore. Ma non tentò di negare: forse una parte di lui
intuiva che nuove menzogne non avrebbero portato niente di buono, a ragione.
“Cara Amelia.” ringhiò quindi
sottovoce, quasi divertito.
“Beh?” chiese Eva, impaziente
“Non hai nient’altro da dire?”
“Ne avrei a pacchi interi”
rispose Vlad con leggerezza “Ma non credo che tu al momento sia abbastanza
lucida per ascoltare.”
Eva allargò le braccia, come per
farsi guardare bene.
“Ti sembro isterica?” domandò con
freddezza “Furiosa, incontrollabile? No. Sono perfettamente in grado di
ascoltare le tue panzane ancora una volta. Forse, devo però ammetterlo, sono un
po’ meno incline a bermele come fossero acqua sorgiva.”
Vlad sbuffò con altezzosa
indifferenza.
“Lo vedi? Sei prevenuta. E
arrabbiata, dì la verità.”
“Non dovrei esserlo?”
“Certo che no! Almeno non con me.
Magari con quella subdola troia.”
“E quale delle tante del tuo
entourage? Alana, Morgana o Bersaba?”
“Amelia. Parliamoci chiaro, la
troia tra le troie è lei. Dopo Ellena e Lucy, naturalmente.”
“Forse sei tu a essere furioso.”
“Certo che lo sono” si stizzì
Vlad facendo fiammeggiare gli occhi per un attimo “Ti sei lasciata abbindolare
dalle mezze verità di quella stupida cagna… ”
Eva distese le braccia e rizzò la
schiena, stanca e vagamente disgustata.
“Perché, volevi avere
l’appannaggio esclusivo?” domandò seccamente “Solo tu sei autorizzato a
raccontarmi balle e a rigirarmi come un calzino?”
“Mamma mia, scimmietta, che
paragoni agghiaccianti! Comunque, io non ti ho affatto rigirata come un
calzino.”
“E per le balle, come la
mettiamo?”
Vlad alzò i palmi delle mani
ridacchiando col diamante sull’incisivo che ammiccava irriverente.
“Beh, sono un Demone… che
diamine, se non ti avessi detto nemmeno una balla sarei stato Rosaspina. Ma
erano tutte balle più o meno innocenti.”
Eva avanzò di un passo,
sfoderando la sua migliore espressione altera e sicura di sé.
“Adesso sei disposto a dirmi la
verità?”
Vlad le lanciò uno sguardo
sospettoso.
“Che cosa vuoi sapere?”
“Tu hai davvero scatenato un’orda
infernale contro di me?”
Vlad inarcò le belle sopracciglia
con aria sprezzante.
“Scimmietta, scimmietta, ti perdi
proprio in particolari di poco conto…”
“Vlad, rispondi alla mia domanda.
E’ molto semplice, non richiede particolari doti oratorie o dialettali. Basta
un sì o un no. Allora, hai davvero scatenato un’orda infernale contro di me?”
Di nuovo Vlad sbuffò di
impazienza.
“Ti dico che non è questo
l’importante!”
“Vlad. Sì o no?”
Vlad respirò a fondo, fissandola
con un broncio irritato che lo rendeva disgustosamente attraente.
“Sì.” rispose infine senza
nemmeno fingere dispiacere.
“Sì?”
“Sì, ho scatenato io l’orda
infernale. Ma sapevo perfettamente che non correvi alcun pericolo perché io…”
Eva perse completamente interesse
per quello che diceva dopo la seconda parola: si girò lentamente verso la porta
e la aprì senza fretta. Sorprendentemente, dritti sulla soglia c’erano Raf e
Gino: la loro presenza ammutolì Vlad di colpo.
“Ehi, che ci fate voi lì?” abbaiò
poi, più sorpreso che irritato “Non starete mica origliando! Il rottweiler
passi, ma tu, Cenerentola… non è da te!”
“Avete sentito?” chiese Eva
ignorandolo completamente.
“Sì.” rispose Raf, gli occhioni
azzurri pieni di comprensione e di amore.
“Le pareti sono sottili e le
porte ancora di più” annunciò Gino con una vociona assurdamente allegra
“Abbiamo sentito tutto, compreso un bel silenzio imbarazzante prima dei fuochi
d’artificio… il biondo stava per andare a fuoco, quando ho ventilato l’ipotesi
che potreste aver avuto bisogno di un certo lasso di tempo prima di iniziare.”
“Gli estremi ci sono?” chiese Eva
a Raf ignorando anche Gino con sublime indifferenza.
“Gli estremi per cosa?” chiese
Vlad perdendo di colpo tutto il suo buonumore.
“Sì, ci sono” rispose Raf con
gravità “Ma Eva, forse dovresti considerare…”
“Ho già considerato anche troppo”
tagliò corto Eva: era il momento della vendetta.
Dolce vendetta, tremenda
vendetta: la faccia di Vlad si cementò in un’espressione di feroce
comprensione.
“Procedi pure.” terminò Eva
lapidaria.
“Scimmietta” mormorò Vlad con la
voce improvvisamente così bassa e pericolosa che Gino indietreggiò di un passo
suo malgrado “Non oserai farlo.”
Eva finalmente si decise a
prenderlo in considerazione: si girò a guardarlo lasciando che tutto quello che
aveva represso fino a quel momento trasparisse dai suoi occhi.
Vlad allora sbatté le palpebre
come se Eva gli avesse dato uno schiaffo in faccia: non era preparato a
quell’ondata di odio, dolore, umiliazione, pena, rancore, pianto… tutto mescolato
insieme, tutto elevato all’ennesima potenza.
“Non oserò?” chiese Eva con voce
vibrante come un diapason “Ma certo che oserò. Prima ancora di entrare qui ho
fatto chiamare le responsabili dei Nodi che stanno arrivando di gran carriera
con le sottane al vento. Cornelia con i suoi occhialini tutti appannati
dall’agitazione e Giacinta con il libro dei Salmi spalancato sull’Ode agli
Arcangeli. Pronte a prendere in consegna l’illustrissimo Demone Capitale,
signore e padrone del Nodo di Modena, il Fantasmagorico Vlad in carne e ossa.”
“Non oserai.” sibilò di nuovo
Vlad gli occhi così incandescenti che mandavano letteralmente scintille.
“Fai bene attenzione all’uso
delle parole, o supremo signore della lussuria: ho detto in carne e ossa. La
tua forma umana non può scappare. Non puoi rintanarti in quel buco puzzolente
del tuo covo infernale, non puoi nemmeno chiedere aiuto ai tuoi amichetti
infoiati. Sarai catturato e processato…”
“Non oserai!”
“… perché si, Vlad, ho già
osato.”
Vlad, gli occhi come tizzoni ardenti,
ringhiò letteralmente, emettendo fumo dal naso: Gino indietreggiò di un altro
passo con Raf che si ergeva da scudo, mentre Eva non si prendeva neppure la
briga di scuotersi. Nemmeno l’ira incontrollata di un Demone Capitale era
paragonabile al dolore insopportabile che sentiva nel cuore.
“Tu… non … OSERAI!”
Eva sostenne con una sorta di
autolesionistica esultanza le potenti ondate di odio che Vlad rilasciava
intorno sé: il Demone fremeva tutto e aveva il respiro corto, il bel viso
arricciato in una smorfia ferina che lo rendeva un mostro di bruttezza e
cattiveria.
“TU!”
“Raf procedi.” lo ignorò Eva con
voce tranquilla scostandosi: in quel momento Vlad ringhiò con un verso
agghiacciante e spiccò un balzo. Quali fossero le sue intenzioni non fu dato di
sapere: Raf alzò un braccio e il Demone ricadde sul posto come se l’avessero
congelato all’improvviso.
“Gesù, che roba.” mormorò Gino
stranamente scosso.
La testa di Lorella sbucò alla
fine del corridoio giusto mentre Raf rizzava la schiena e alzava gli occhi al
cielo, venendo improvvisamente investito da una sorta di raggio luminoso
proveniente dall’alto.
“Vlad” disse poi l’Arcangelo con
voce stentorea e limpida del Messaggero Celeste, diventando sempre più etereo e
luminoso man mano che il potere divino lo avvolgeva “Per i poteri conferitemi
dal Comitato di Sorveglianza, in base alle Leggi Intoccabili sul mantenimento
dell’equilibrio sul Piano terreno, ti annuncio che è stata accettata la Condanna che la qui presente Sanguemisto Eva ha aperto nei tuoi confronti.”
* * *
“Quanto ci mettono ad arrivare?”
domandò Lorella per l’ennesima volta, fissando nervosamente il brutto orologio
a pendolo nel refettorio: l’alba stava cominciando a dipingere di rosa livido
le pareti e lei, Gino, Eva e Raf stavano aspettando l’arrivo di Cornelia e
Giacinta.
La fretta di Lorella era dovuta
allo spavento, naturalmente: Vlad, chiuso nella sua cella che era diventata il
suo carcere provvisorio a tutti gli effetti, stava sbollendo la rabbia… e la
rabbia di un Demone Capitale non era certo una cosa carina da vedere e
ascoltare. Quella di Vlad, poi, meno delle altre. C’erano stati rumori e tonfi
agghiaccianti, improvvise zaffate di aria rovente, odore di zolfo, buio
improvviso e denso come pece. La voce di Vlad era diventata una cacofonia di
suoni infernali e Lorella era arrivata a tapparsi le orecchie, nascondendosi
dietro le spalle protettive di Raf. Poi, d’un tratto, il silenzio. O meglio,
qualcosa di immobile interrotto da sporadici versi cavernosi che in un certo
senso erano ancora più agghiaccianti del rumore, perché presagivano un Vlad in
attesa. L’odio e la furia che si respiravano nell’aria intorno alla cella erano
densi come melassa e permeavano le pareti della gola di chi era costretto a
respirarla. Uno spettacolo, insomma, che Lorella sperava avesse termine al più
presto.
“Datti pace” sospirò Gino
corrucciato “Giacinta e Cornelia si staranno letteralmente cagando sotto al
pensiero di dover processare un Demone Capitale. Non è cosa che succede tutti i
giorni, nemmeno a Modena.”
Un feroce colpo alle pareti della
cella di Vlad fece tremare il refettorio e Lorella si avvicinò di riflesso a
Raf, occhi spalancati e respiro affannato.
“Rilassati” le consigliò
l’Arcangelo con voce dolce “E’ solo arrabbiato.”
Lorella annuì ma non sembrava un
granché convinta anche perché i rari suoni che provenivano dalla cella di Vlad
erano tutt’altro che rilassanti.
“Cosa succederà adesso?” domandò
poi giusto per riempire quella pesante atmosfera folle.
“Vlad verrà processato.” rispose
Raf con estrema calma.
“A Giacinta sarà venuto un
orgasmo quando ha scoperto di poter mettere le mani su Vlad.” commentò Gino tra
sé e sé.
“E verrà condannato?”
“Credo di sì” rispose Raf con
lentezza “Anche se Sisar ha firmato l’autorizzazione per scatenare l’orda infernale
contro Eva, la richiesta non è mai passata dal Comitato di Sorveglianza, che
ovviamente non l’avrebbe mai approvata.”
“Quindi verrà imprigionato?
Declassato? Come può essere punito un Demone?”
Alla domanda di Lorella Raf
lanciò uno sguardo verso Eva che era rimasta muta da quando era uscita dalla
cella di Vlad. Nessuno aveva avuto il coraggio o la voglia di parlare di quanto
era successo, ma la sensazione tangibile era che non tutti approvassero la sua
scelta. Lorella era più che altro spaventata, Raf stranamente assente e Gino
invece decisamente contrariato.
“Ammetto di non sapere con
certezza come funzionino queste cose negli Inferi” ammise infine Raf con voce
musicale “A volte un Demone viene passato da un girone a un altro e in genere
sono i responsabili dei Nodi a deciderne la pena. Ma per Vlad… non so cosa
possa succedere: il suo rango è molto alto, quindi è chiaro che ci penseranno
non una volta ma cinquecento prima di incriminarlo. D’altronde Vlad è anche il
Demone Tutore della propria vittima. Per quanto riguarda l’omicidio dei due
Mezzi Angeli, sembra che nessuna richiesta sia mai stata inoltrata al Comitato
di Sorveglianza ed è quindi logico pensare che Vlad abbia agito di sua
iniziativa. La pena in questi casi è parecchio pesante.”
“Quindi verrà declassato?”
“Peggio. Credo che Giacinta come
minimo chiederà l’annullamento.”
Lorella sbatté perplessa le
ciglia.
“Annullamento?” chiese dubbiosa.
“Vlad finirà nel girone dei
Dimenticati.” rispose Raf dolente.
Gino fece un basso fischio
sorpreso poi tutti si girarono verso Eva che era immobile davanti alla
finestra: se ne stava con le braccia incrociate e la schiena dritta ma fragile
come un ramoscello sul punto si spezzarsi. Nessuno osò interrompere il silenzio
ostile della ragazza a parte Raf: l’Arcangelo scivolò accanto a lei e le posò
le mani sulle spalle.
“Eva” la chiamò dolcemente “Come
ti senti?”
Come si sentiva?, meditò lei
senza muovere un muscolo.
Benissimo. Da Dio. Stava per
liberarsi definitivamente di Vlad, a quanto pareva… come doveva stare, quindi,
se non meravigliosamente?
“Bene” gracidò, falsa come una
moneta di carta “Quel porco di Vlad ha cercato di uccidermi, dopotutto. E ha
fatto uccidere Paolo e Sandra in quella maniera orribile. Finire nel girone dei
Dimenticati è esattamente quello che si merita. Giusto?”
Girò il volto verso Raf e
l’Arcangelo non fu sorpreso nel vedere gli occhi di Eva pieni di confusione.
“Eva, Eva…” sospirò dolcemente
abbracciandola.
“Non ho sbagliato” mormorò Eva
con la bocca premuta contro la soffice stoffa azzurra della sua camicia “Vlad è
uno stronzo bastardo e un malvagio manipolatore… lo sapeva che a forza di
pestare piedi prima o poi qualcuno gli avrebbe rotto i suoi. Era ora che
qualcuno gli desse quello che si merita.”
“Sì.”
“Non me ne importa un fico se è
il mio tutore. Lui di sicuro non si è fatto un problema che io fossi la sua
pupilla, prima di scatenarmi contro l’orda infernale, no?”
“Certo.”
“Quindi non ho nessun rimorso.”
“Va bene.”
“Sono perfettamente in pace con
me stessa. Anzi, sono fiera di me. Finalmente ho fatto quello che dovevo fare.”
Raf, con un sospiro paziente, la
scostò dal suo petto e la costrinse ad alzare gli occhi su di lui.
“Devi convincere me o te stessa?”
le domandò con un piccolo sorriso.
Eva aprì la bocca, poi la
richiuse senza rispondere. In quel momento la testa di un frate tentennò sulla
porta del refettorio: aveva l’aria infelice di chi avrebbe voluto essere
milioni di chilometri lontano da lì ed era ovviamente spaventato da quei
visitatori a dir poco bizzarri.
“Signori…” mormorò agitato.
Eva e Raf si divisero e si
avvicinarono al poveretto.
“Sì, frate Tommaso?” lo incalzò
affabile Raf.
“Dovete venire fuori. Abbiamo un
problema.”
* * *
“Un grosso, grossissimo
problema!” strepitò Cornelia agitando in aria il suo vezzoso ombrellino come se
fosse una scimitarra spaziale.
Era arrivata in pompa magna
circondata da un patetico gruppetto di Mezzi zelanti che lei insisteva per
chiamare “collaboratori”, il sorriso scintillante e l’aria radiosa di una
casalinga a cui hanno regalato un intero set di ciotole Tupperware. Indossava
un abito a fiori dal colletto di piquet e un cappellino di paglia adorno di
gerbere: gli occhiali col pince-nez scintillavano alla luce ancora timida del
sole e le numerose collane che le avvolgevano il triplice mento tintinnavano
come campane pasquali. All’insorgere del “grossissimo problema” però aveva
perso la sua aria matronale per sputare più scintille di un razzo pronto al
decollo.
“Datti una calmata” le sferzò
addosso Eva passeggiando nervosamente su e giù “Sto pensando.”
“Ma davvero!” strepitò Cornelia
con una voce particolarmente acuta e isterica “Fermi tutti, la Sanguemisto sta pensando! E chissà quale meravigliosa perla di saggezza partorirà! Solo una
grandissima pensatrice come lei poteva aprire una Condanna nei confronti di un
Demone Capitale… QUI!”
Tremò, oltraggiata e offesa oltre
ogni misura, sbavando leggermente saliva verdastra sul colletto di piquet.
“Dico io! Giusto per pasticciare
con forze e poteri di cui non sa un cazzo di niente, la Sanguemisto, che ahinoi sta ancora pensando, ha deciso di eleggere questo cazzo di
Eremo a prigione!”
“Non l’ho deciso” specificò Eva
mentre le guance le si coloravano tenuamente di rosa “E’ capitato così. Io… noi
non abbiamo valutato che poteva essere un problema.”
Cornelia rizzò la testa e
strabuzzò gli occhi, elevando tutta la sua notevole pappagorgia in una colonna
di sdegno fremente.
“Non hai valutato?” ringhiò
furiosa, con gli ordinati boccoli argentati che cominciavano a scomporsi “Apri
una cazzo di Condanna verso un Demone Capitale e la apri a caso, senza valutare
le conseguenze? Così, in mezzo a un campo di margherite?”
“Non era un campo di margherite”
intervenne Raf con la sua bella voce pacata “Effettivamente al momento ho
pensato anche io che questo Eremo fosse il posto migliore per noi… qui Eva era
protetta dall’assalto dei Demoni…”
“Già” ringhiò Cornelia acida
“Proprio lì sta il problema! I Demoni non possono entrare. Quindi nemmeno io
posso entrare! Io, che dovrei essere il Giudice per parte Infernale! Mi dici
come facciamo a istituire un processo se non posso nemmeno mettere piede dentro
la prigione? Lo facciamo qui, mezzo dentro e mezzo fuori dal frutteto, stando
ben attenti a non calpestare il concime e dando una potata ai meli fra un
interrogatorio e l’altro?”
“Ma non potete spostarlo?” si
intromise Gino, subito fissato da Angeli e Demoni come se fosse un insetto
particolarmente molliccio e peloso.
“E secondo te se avessimo potuto
farlo non l’avremmo già fatto, pustola virulenta?” lo apostrofò Cornelia
infuriata “Le regole del Comitato di Sorveglianza sono chiare, il processo si
fa dove è stata aperta la Condanna. E cioè, in quel cazzo di Eremo del cazzo!”
Eva sbirciò Raf che ricambiò
complice il suo sguardo esasperato: era la ventesima volta che Cornelia
ripeteva le sue rimostranze, come un disco rotto. E ogni volta Eva non riusciva
a capacitarsi di aver davvero commesso un errore così banale e madornale.
L’umiliazione le bruciava addosso come un marchio di fuoco.
“Il processo si potrebbe
spostare” spiegò per l’ennesima volta, impotente “Con autorizzazione del
Condannato. Il problema è che Vlad non la concede.”
“Il problema è che dovevi farla
prima la tua pensata geniale, non adesso!”
“Calmati, Cornelia” pigolò una
vocetta quasi triste “Sono certa che troveremo una soluzione.”
Giacinta, circondata dal suo
silenzioso entourage di grigie statuine, aveva preso possesso di una panca di
pietra e divideva il suo tempo tra preghiere silenziose e interventi incisivi
come quello che aveva appena dato, col solo risultato di far infuriare ancora
di più la già infuriatissima Cornelia.
“Troveremo una soluzione” la
scimmiottò infatti il Demone agitando in aria il suo ombrellino “Parli bene,
puttana! Tu puoi entrare quando e come ti pare! Sono certa che il Comitato di
Sorveglianza farà i salti di gioia sapendo che un Demone Capitale (dico io!) ha
a disposizione solo Angeli e cacche umane al suo processo!”
Continuò a strepitare camminando
avanti e indietro, arrivando sempre la limitare del frutteto senza mai poterlo
superare e aumentando ogni volta la sua rabbia. Eva sentiva la tensione
crescere man mano che cresceva la frustrazione di Cornelia e la rarefatta
accettazione Giacinta.
Giacinta, già. Il contegno
dell’Angelo era stato a dir poco deludente, almeno secondo il metro di Gino che
fissava la donna secca e grigia con un evidente sguardo corrucciato: non aveva
fatto salti di gioia, non aveva innalzato odi al Signore, non aveva nemmeno
sorriso. Si era limitata a prendere atto della situazione: solo quando aveva
intuito la portata del problema dell’Eremo inaccessibile ai Demoni aveva dato
segni di vita e si era agitata sulla sua panca di pietra, lo sguardo slavato
che scappava a rifugiarsi negli anfratti bui del frutteto.
“Dobbiamo trovare una soluzione”
insisteva con la sua voce svaporata “E’ molto importante che si trovi una
soluzione.”
“Secondo me si è fatta un cannone
prima di venire qui.” suppose Gino fissandola con aria offesa in un momento in
cui lui ed Eva si trovarono relativamente appartati.
“Gino, non essere blasfemo.”
sospirò sottovoce Eva esausta.
“Dai, non può essere così amorfa
naturalmente! Le presentiamo su un piatto d’argento un Demone Capitale
corredato da prove schiaccianti per la sua incriminazione e lei manco mostra
gli incisivi? Si è fatta di sicuro qualcosa di pesante.”
“Agli Angeli è proibito drogarsi
e tu stai facendo illazioni pericolose. Piuttosto, pensa a come fare per
risolvere questa merdosa situazione!”
“Io penso, ma non è che mi venga
in mente un granché! Cornelia ha ragione, dovevi pianificare meglio l’Apertura
della Condanna: ti sei fatta prendere dal nervoso come tuo solito e non hai
pensato che ti stavi per tuffare in una vasca di merda. Adesso, come si dice
usualmente al collezionista di peni, cazzi tuoi.”
Eva gli lanciò uno sguardo
offeso.
“Grazie per l’aiuto, amico mio.
Dì la verità, a te non va giù che io abbia aperto una Condanna contro Vlad.”
Invece di rispondere, Gino si
strinse nelle spalle senza smentire.
“Vedi?” gli abbaiò dietro Eva “Tu
stai dalla sua parte!”
“Che posso farci se mi era
simpatico” rispose Gino per nulla scosso “E poi non condivido tutta ‘sta tua
agitazione. Secondo me te la sei presa tanto per niente.”
Le vene sul collo di Eva si
gonfiarono in maniera preoccupante mentre il suo respiro si faceva rapido e
rovente.
“Presa per niente…? Cioè, quello
mi scatena contro un’orda infernale grazie a cui tu stesso, palla di ciccia,
stavi per lasciarci definitivamente le penne e sarei io quella che se la prende
per niente?”
“Ma per favore” sbuffò Gino con
granitica certezza “Vlad ti ha scatenato contro un’orda categoria C… roba da
fare il solletico a una Sanguemisto scafata come te. Quella che ci ha attaccato
per ultima e che stava per farsi un souvenir con le mie budella era minimo
minimo una categoria B. Tu non hai mai corso seriamente rischi perché c’era
Vlad a proteggerti. Anzi, non sai nemmeno se Vlad ha fatto ritirare o no la
sua.”
“La sua cosa…?”
“Orda infernale!” si spazientì
Gino “E che cazzo, Eva, ti ricordi che hai due orde alle calcagna, no? Invece
di fare la principessa oltraggiata qui nel frutteto di un Eremo dovresti essere
in giro a cercare chi ti ha scatenato contro l’orda infernale numero uno. La
prima, quella più pericolosa.”
Eva non trovò la forza di
ribattere: il ragionamento di Gino non faceva una piega. E come al solito,
epurato da tutto quello che avrebbe dovuto essere ma non era, alla fine era
esattamente quello che pensava anche lei. Eva pressò le labbra e girò lo
sguardo verso il gruppetto compatto di Angeli, in mezzo a cui Raf svettava
bello e lucente come una pietra preziosa. Lui intercettò il suo sguardo e le
sorrise: non aveva ancora aperto bocca in merito, ma Eva, nei recessi bui del
suo essere Ultraterreno, sapeva che anche Raf la pensava così. Non l’avrebbe
mai ammesso nemmeno con se stesso, perché era un Arcangelo, perché faceva parte
del Comitato di Sorveglianza e perché non gli era concesso in nessun modo di
avere una opinione propria. Ma i suoi occhi erano meno azzurri da quando Vlad
era imprigionato nell’Eremo ed Eva, sotto sotto, non si dava pace di esserne la
causa.
Come intuendo i suoi pensieri,
Raf all’improvviso marciò al centro del frutteto, giusto a metà strada tra la
delegazione di Giacinta e quella decisamente più vivace di Cornelia.
L’Arcangelo alzò le mani richiamando l’attenzione.
“Che c’è?” chiese brusca Cornelia
aggrottando le sopracciglia “Stai per cagare un uovo, pennuto?”
“Ho pensato a una soluzione.”
rispose Raf con voce pacata quando fu certo che tutti lo guardavano, infondendo
senza saperlo pace e amore tutto intorno.
Immediatamente il brusio che
circondava Cornelia si interruppe. Eva, Gino si avvicinarono, raggiunti da una
silenziosissima Lorella che si aggrappò immediatamente alla giacca di Gino, poi
tutti rimasero immobili in trepidante attesa delle parole di Raf: Cornelia
invece si agitò inquieta e in un attimo di distrazione Eva meditò che
assurdamente il Demone sembrava spaventato… ma la sensazione passò subito.
“Spara, caccola.” disse Cornelia
brutale facendo tintinnare i braccialetti con un gesto secco della mano.
Raf annuì e si portò le mani al
petto come se dovesse dire una preghiera.
“Sappiamo tutti che l’Eremo di
Ronzano è luogo sacro e quindi inaccessibile ai Demoni. Sappiamo anche che è
impensabile sconsacrare questo luogo che tanto faticosamente si è conquistato
la grazia divina. Ma sappiamo anche che Vlad è entrato qui, di sponte sua… e
Vlad è decisamente un Demone, ne converrete con me!”
“Già!” sospirò Giacinta
finalmente partecipe “Non ci avevo pensato!”
“Il concilio!” tuonò allora Eva,
ricordando d’un tratto le parole di Vlad “In questo Eremo è stato fatto un
concilio e ci sono Demoni autorizzati che possono entrare e uscire a
piacimento!”
“E allora?” chiese Cornelia che
ancora non aveva capito.
“Allora, se ci sono Demoni in
grado di varcare questa soglia, forse riusciremo a istituire un processo”
spiegò Eva paziente “Basta trovare uno di loro a cui delegare il tuo ruolo di
giudice e il gioco è fatto.”
La faccia del Demone divenne di
un cupo color mattone.
“Delegare il mio ruolo di
giudice?” sibilò con voce strozzata “Sei impazzita?”
“Chi sono i Demoni autorizzati?”
chiese invece Giacinta facendo così la prima domanda intelligente della
giornata.
“I Demoni Capitali e la regale
famiglia infernale” borbottò Gino con un po’ meno buonumore “Beh, sarà un
giochetto da ragazzi trovare libero qualcuno di loro. Già che ci siamo, perché
non invitiamo qui anche il Papa, il Dalai Lama e Steven Spielberg? Sono certo
che saranno altrettanto reperibili.”
“Non essere sempre così
pessimista” gorgogliò Raf illuminandosi “Conosco qualcuno che non si perderebbe
questo processo per niente al mondo e che è perfetto per il ruolo di giudice.”
“Chi? Il direttore di Novella
2000?”
“No. Sisar!”
* * *
Cornelia guardò Raf come se fosse
ricoperto di guano di pipistrello.
“Sisar? Dico, ti sei bevuto
l’aureola?”
“Riflettete” sorrise Raf
radiosamente “Sisar è perfetto per risolvere il nostro problema! Può accedere
indisturbato all’Eremo ed è il diretto superiore di Vlad. Chi meglio di lui lo
può giudicare?”
“Qualcuno che non si faccia
sbattere da Vlad ogni volta che schiocca le dita?” mormorò Cornelia con la
faccia più cupa che mai.
Gino le scivolò di spalle.
“Che fai, remi contro?” le
mormorò in un orecchio “Non ci sono più possibilità per Vlad di uscirne fuori
se un giudice è cerebroleso…” e indicò Giacinta col mento “… e l’altro è dalla
sua parte?”
Cornelia ci pensò su un attimo,
poi, sempre con quella faccia scura, annuì a labbra pressate. Chiamò con un
gesto imperioso un Demone e gli impartì una serie di brevi comandi, poi lo
mandò via agitando una mano.
“Sisar sarà qui tra poco”
profetizzò aggiustandosi involontariamente le gerbere sul cappellino “Quando si
tratta di Vlad, anche lui corre come il vento.”
“Scusate” si intromise Giacinta
con una vocetta querula e fastidiosa “Siamo sicuri che chiamare Sisar sia la
scelta migliore? Voglio dire, è il suo superiore di grado…”
“Proprio per questo è
adattissimo” rispose Raf lapidario “Sarà un’ottima occasione per dar prova di
polso e imparzialità.”
Lo sbuffò di scherno di Cornelia
fu abilmente mimetizzato da un colpo di tosse, ma Giacinta non voleva ancora
mollare l’osso.
“Beh, ecco, c’è anche da dire
che, beh, ecco… girano voci che Sisar abbia un, beh, ecco… debole per Vlad.”
Raf spalancò gli occhioni azzurri
in faccia all’Angelo, sfoderando la sua migliore espressione scandalizzata.
“Sorella Giacinta! Mi sorprende
che una come te dia importanza ai pettegolezzi e alle false illazioni
infernali. Noi Angeli, in quanto rappresentanti della volta celeste e delle
Sacre Leggi, dovremmo essere i primi a dimostrare di essere superiori a tali
meschinità.”
“Và Bottondoro come ti rigira la
frittata.” sghignazzò Gino sottovoce, attirandosi uno sguardo malevolo da parte
di Eva che non sapeva bene se dar ragione a Raf o no.
“Oh… certo.” arrossì Giacinta
rattrappendosi e nascondendosi dietro al libro dei Salmi “Hai perfettamente
ragione, Raffaele. Io… è meglio che mi rimetta a pregare.”
Raf approvò con un mezzo inchino
mentre Eva gli arrivava di fianco, scura d’incertezza.
“Che cazzo fai?” esordì con un
ringhio praticamente inudibile.
“Sto cercando di istituire un
processo” rispose candidamente Raf spalancando gli occhioni azzurri “Cos’altro
starei cercando di fare, secondo te?”
“Ho come la vaga impressione che
tu e Gino non me la raccontiate giusta” ammise Eva controvoglia “Ho aperto una
Condanna verso Vlad. Non pensavo che l’avrei mai fatto, ma l’ho fatto. Ora
voglio davvero giustizia.”
Raf le sorrise, radioso e
bellissimo, facendole battere il cuore a sproposito.
“Ed è esattamente quello che
voglio anche io” rispose pacato “Non solo per Vlad, ma anche per te.”
Eva non replicò: d’un tratto sia
le domande che le risposte le sembrarono stranamente inutili e prive di
importanza. Anzi, a dire il vero tutto le sembrò senza importanza: il processo,
la Condanna… Si guardò intorno lentamente: il brusio si era più o meno calmato
e sia Angeli che Demoni sembravano particolarmente imbronciati, se non apatici.
Era come se una cortina di nebbia fosse calata di colpo sul frutteto, spegnendo
i colori accesi delle foglie e del cielo. Persino l’aria sembrava polverosa,
pesante da inalare. Eva accolse quel diffuso senso di torpore quasi con
sollievo: stava portando un fardello di confusione così pesante e faticoso che
quel grigiore, invece di pesarle, sembrò alleggerirle il carico.
“Lasciati andare” mormorò
una vocetta convincente dentro di sé “Lascia che tutto scivoli via.”
Magari, sospirò Eva socchiudendo
gli occhi: non dover più pensare a Vlad, a Raf, ai sentimenti violenti e
confusi che provava per loro…
“Anche l’oblio ha le sue attrattive.”
approvò la vocetta.
“Raffaele?” pigolò la voce di
Giacinta con un subacqueo tono preoccupato.
“Angeli, adunatevi” impose Raf
con voce stanca, gli occhi celesti improvvisamente spenti e assenti
“Preghiamo.”
Gino, stranamente muto, nemmeno
chiese a Eva cosa stesse succedendo: si limitò a guardarla cupo, remoto,
ricambiato dalla stessa lontana indifferenza. Lorella iniziò a piangere senza
motivo, stringendosi forte i gomiti con le mani mentre dalla panchina di pietra
di Giacinta si levava una preghiera che sembrava un lamento funebre.
“Come se pregare servisse
davvero a qualcosa.”
Eva valutò se combattere o no
l’apatia che la stava avvolgendo, ma la possibilità di non pensare a niente
almeno per un momento era così allettante…
“Anche l’oblio a volte è una
necessità.”
Lorella singhiozzava
disparatamente, con singulti da bambina. Raf le fece un cenno stanco e lei gli
volò in braccio, aggrappandosi a lui come un naufrago alla zattera. Eva non
provò nemmeno la solita fitta di fastidio.
“Era gelosia. Ma che importanza
ha adesso?”
Alzò gli occhi al cielo:
l’azzurrò scintillante del mattino era stato coperto da una fitta coltre di
nubi filacciose, di un cupo grigio venato di viola.
“Viola, il colore della morte.”
Non c’era vento ma le foglie
frusciavano lo stesso come se non potessero fare a meno di mormorare che
qualcuno stava arrivando. Forse la morte. Forse il nulla.
“Anche l’oblio a volte uccide.”
“Eva.” la chiamò Gino con voce
afona, ma non proseguì. Tanto lei non lo stava guardando.
La sensazione di angoscia e
apatia sembrò diventare meno opprimente e sparì del tutto mentre lo sguardo di
Eva veniva rapito da una figura comparsa al limitare del frutteto.
Era un giovinetto smilzo con
l’aria un po’ incerta di chi è capitato lì per caso; un tizio così si poteva
trovare dovunque nei cortili delle scuole, ma in quel frutteto, in mezzo a
Demoni e Angeli, fra il cappellino con le gerbere di Cornelia e l’immancabile
giubbotto sdrucito di Gino, era talmente stonato da sembrare un alieno. Lui
però sembrava stranamente a suo agio, mentre Eva radiografava i jeans sdruciti,
la maglietta bianca che aderiva al petto smilzo e il viso pallido su cui
risaltavano gli occhi pesantemente bistrati . A Eva piacquero particolarmente i
suoi capelli corti sparati in tutte le direzioni che erano completamente
bianchi e inframmezzati da ciocche violette come il personaggio di un fumetto
giapponese.
“Ciao.” salutò tutti con voce
spigliata.
Alzò anche la mano, facendo
tintinnare un paio di catene avvolte al polso a mò di braccialetti.
“Ciao.” rispose Gino di riflesso,
vagamente inebetito mentre Angeli e Demoni rimanevano muti in religiosa
contemplazione. Lorella, invece, smise di piangere.
Il ragazzo ignorò tutti e si
diresse a passo svelto verso Eva. Quando le arrivò davanti, lei si accorse che
era più alto di quanto avesse valutato in un primo momento, e anche parecchio
più attraente. Aveva l’aria tra il curioso e il timido tipica di quell’età
effimera che sta tra l’infanzia e l’età adulta ed Eva lo trovò molto carino,
vergognandosi a morte subito dopo.
“Tu sei Eva?” le chiese lui
fissandola incuriosito con la testa inclinata da un lato come un cucciolo
perplesso.
Eva annuì, cercando
affannosamente di non sorridergli: preferì non chiedersi perché quel tizio
conoscesse il suo nome e si sforzò di tenere alta la guardia… senza gran
successo, a dire il vero. Il musetto appuntito del giovane era irresistibile
persino per una refrattaria come lei. E i suoi occhi chiari, dell’esatto colore
del ghiaccio artico, riuscivano a metterla in confusione.
“Ho sentito parlare di te” le
spiegò comunque il ragazzo sorridendo e facendo balenare una chiostra di denti
bianchi “Non sempre benissimo, devo dire la verità.”
“Tutta invidia.” buttò lì Eva
evitando il suo sguardo.
“Lo penso anche io” approvò lui,
sul viso una deliziosa espressione da monello “Ti immaginavo tutta diversa. E
invece sei uno schianto.”
La sua espressione di
apprezzamento era così genuina che Eva non poté fare a meno di arrossire.
“Grazie” rispose automaticamente
“Anche… voglio dire, tu devi essere Sisar.”
Il ragazzo accentuò sia il
sorriso che l’aria birichina: carino carino carino, pensò Eva con aria
colpevole.
“Mi dispiace davvero deluderti”
rispose questi a sorpresa con la sua bella voce giovane “Ma non sono Sisar.”
Eva, forse per la prima volta in
vita sua, si sentì davvero presa in contropiede: Cornelia le rivolse un verso
di scherno mentre il ragazzo continuava a sorridere con aria simpatica.
“Sisar non è potuto venire”
spiegò quasi scusandosi “Inderogabili impegni precedenti. Comunque so che
avrebbe preso davvero a cuore il problema di Vlad e mi avrebbe chiesto
sicuramente di venire a prendere il suo posto. Quindi, eccomi qui. Se la cosa
può star bene a tutti, naturalmente.”
Il brusio scandalizzato che si
levò dalla fazione demoniaca esprimeva chiaramente il pensiero che certo, per
carità!, la cosa stava più che bene a tutti. Dalla fazione angelica non si
levava un fiato: sembravano quasi in soggezione, meditò fuggevolmente Eva.
“Ma tu chi cazzo sei?” chiese
allora Gino, attirandosi lo sguardo scandalizzato di entrambe le delegazioni.
Il ragazzo non sembrò
prendersela: non smise di sorridere e alzò la mano in un nuovo gesto di saluto.
“Scusate, che maleducazione,
dovevo presentarmi subito. Anche se lo ammetto… pensavo che la mia fama mi avrebbe
preceduto.”
Di nuovo il brusio concitato
della fazione demoniaca disse che certo, per carità!, tutti sapevano chi era,
erano felici che fosse lì e riverivano la sua augusta persona. Gli Angeli,
invece, erano ancora cementati come statue da giardino.
Eva lanciò loro uno sguardo
smarrito, chiedendo mentalmente aiuto.
“Infatti è così” si riscosse
all’ultimo Raf staccandosi da gruppo degli Angeli “E’ che non ci aspettavamo
una tua visita. Come stai, Ellena?”
NOTE DELL’AUTRICE:
Scusate… ma ogni tanto devo rinnovare i ringraziamenti a
ROMINA, mio unico e insostituibile amore! I MISS YOU, BELLAMORA!!!!!!
Levsky: Spero che continuerai a farti sentire, dolcezza! Io
ti aspetto sempre , besos!
White Shadow: Figliola prodiga!! Non ho potuto ammazzare il
vitello grasso perché non ne ho, va bene lo stesso il bacarozzo grasso? Fatti
sentire, dai… mi mancano i tuoi scleri!!
Erronea2:Sono davvero onorata e felice di averti qui, in
questa allegra compagnia di recensioni pazze furiose!! Speriamod i riabilitare
presto Raf, poverino… tanti abbracci e ringraziamenti, torna presto!!
Chamelion: Sappi, mia Musa, che anche Gino adora te. O
meglio, siccome Gino rappresenta la parte sociopatica della mia psiche malata,
sono io stessa che ti adoro, che ti trovo deliziosamente obbiettiva, simpatica,
attenta, curiosa… insomma, quando ti decidi a sposarmi fammi un fischio, io
sono qui!
Flori: Ma grazie!!!!!!!!! Baci bacionissimi
Roby: Mio carissimo!!! Sei l’unico che ha fatto la considerazione
più giusta di tutte… quella per cui ero convinta che nessuno avrebbe dubitato
di Vlad… bravo!! In premio il solito orsetto in pelo sintetico rosa, quando
vuoi venire a ritirarlo ti offro anche un tè direttamente importato da casa di
Cornelia…
Amie: Cattiva ragazza, scrivere una volta sì e dieci no.,.. sai
che siete la mia droga, che fai, mi lasci in astinenza?!?! A presto, baci baci
Dozy: Lusingatissima e oltremodo felice di averti qui,
dolcezza. Grazie infinite di tutto e torna presto!! SMACK!
Krisma: Salve a te, o mio bocciolo… sperare che Vlad si
redima è come condannarlo a sparire dalla storia!! NOOOO!!! Vlad deve rimanere
com’è: bellissimo e stronzo. Non ti deluderà, vedrai…
Lauraroberta87: solo una pregunta: dove hai nascosto il pane
di Sahid!?!?! Non riesco più a creare nulla senza quelloooooooo!!!
Killer: Amora mia, le tue recensioni mi fanno sempre
skiattare dal ridere…eh, i baci di Vlad (tutti nella mia mente in technicolor,
figurati tu!!!!). Dice di mandartene qualcuno, il porco: apprezzi? Ciao ciao,
bella, a presto!!
Londonlilyt: Malvagia a me? Beh, ogni tanto, vorrei proprio
esserlo… tanto non ti anticipo niente, stavolta (mandami una mail, ti racconto
tutto in separata sede J)
Rik Bisini: Ma ciato tesoro mio, come vedi sono ancora qui…
sempre più rattoppata e sbilenca, a prendermi i tuoi taumaturgici auguri J. Sempre grazie infinite per l’indulgenza
con cui commenti le mie storielle… mille baci, ciao!
Cicha: Mai stancata di un commento, soprattutto se sono
carini come i tuoi!! Fanne pure finché ne hai in mente… besos!!