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Autore: L_Fy    04/05/2009    14 recensioni
"Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita. Ahi quanto a dir qual era è cosa dura esta selva selvaggia e aspra e forte che nel pensier rinova la paura! Tant'è amara che poco è più morte; ma per trattar del ben ch'i' vi trovai, dirò de l'altre cose ch'i' v' ho scorte." Dante Alighieri, La Divina Commedia
Genere: Commedia, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PROLOGO

Capitolo 14 : Condanna

Per correr miglior acque alza le vele
omai la navicella del mio ingegno,
che lascia dietro a sé mar sì crudele
e canterò di quel secondo regno
dove l'umano spirito si purga
e di salire al ciel diventa degno.

Dante Alighieri, La Divina Commedia, Purgatorio, Canto I

 

Ci fu un attimo di profondo, pesantissimo silenzio: Vlad intuì al volo il perché di tutto, le conclusioni ovvie a cui era giunta Eva e lasciò che un sorriso acido gli arricciasse le labbra, così perfettamente caratteristico del Demone Capitale della lussuria che a Eva sanguinò il cuore. Ma non tentò di negare: forse una parte di lui intuiva che nuove menzogne non avrebbero portato niente di buono, a ragione.

“Cara Amelia.” ringhiò quindi sottovoce, quasi divertito.

“Beh?” chiese Eva, impaziente “Non hai nient’altro da dire?”

“Ne avrei a pacchi interi” rispose Vlad con leggerezza “Ma non credo che tu al momento sia abbastanza lucida per ascoltare.”

Eva allargò le braccia, come per farsi guardare bene.

“Ti sembro isterica?” domandò con freddezza “Furiosa, incontrollabile? No. Sono perfettamente in grado di ascoltare le tue panzane ancora una volta. Forse, devo però ammetterlo, sono un po’ meno incline a bermele come fossero acqua sorgiva.”

Vlad sbuffò con altezzosa indifferenza.

“Lo vedi? Sei prevenuta. E arrabbiata, dì la verità.”

“Non dovrei esserlo?”

“Certo che no! Almeno non con me. Magari con quella subdola troia.”

“E quale delle tante del tuo entourage? Alana, Morgana o Bersaba?”

“Amelia. Parliamoci chiaro, la troia tra le troie è lei. Dopo Ellena e Lucy, naturalmente.”

“Forse sei tu a essere furioso.”

“Certo che lo sono” si stizzì Vlad facendo fiammeggiare gli occhi per un attimo “Ti sei lasciata abbindolare dalle mezze verità di quella stupida cagna… ”

Eva distese le braccia e rizzò la schiena, stanca e vagamente disgustata.

“Perché, volevi avere l’appannaggio esclusivo?” domandò seccamente “Solo tu sei autorizzato a raccontarmi balle e a rigirarmi come un calzino?”

“Mamma mia, scimmietta, che paragoni agghiaccianti! Comunque, io non ti ho affatto rigirata come un calzino.”

“E per le balle, come la mettiamo?”

Vlad alzò i palmi delle mani ridacchiando col diamante sull’incisivo che ammiccava irriverente.

“Beh, sono un Demone… che diamine, se non ti avessi detto nemmeno una balla sarei stato Rosaspina. Ma erano tutte balle più o meno innocenti.”

Eva avanzò di un passo, sfoderando la sua migliore espressione altera e sicura di sé.

“Adesso sei disposto a dirmi la verità?”

Vlad le lanciò uno sguardo sospettoso.

“Che cosa vuoi sapere?”

“Tu hai davvero scatenato un’orda infernale contro di me?”

Vlad inarcò le belle sopracciglia con aria sprezzante.

“Scimmietta, scimmietta, ti perdi proprio in particolari di poco conto…”

“Vlad, rispondi alla mia domanda. E’ molto semplice, non richiede particolari doti oratorie o dialettali. Basta un sì o un no. Allora, hai davvero scatenato un’orda infernale contro di me?”

Di nuovo Vlad sbuffò di impazienza.

“Ti dico che non è questo l’importante!”

“Vlad. Sì o no?”

Vlad respirò a fondo, fissandola con un broncio irritato che lo rendeva disgustosamente attraente.

“Sì.” rispose infine senza nemmeno fingere dispiacere.

“Sì?”

“Sì, ho scatenato io l’orda infernale. Ma sapevo perfettamente che non correvi alcun pericolo perché io…”

Eva perse completamente interesse per quello che diceva dopo la seconda parola: si girò lentamente verso la porta e la aprì senza fretta. Sorprendentemente, dritti sulla soglia c’erano Raf e Gino: la loro presenza ammutolì Vlad di colpo.

“Ehi, che ci fate voi lì?” abbaiò poi, più sorpreso che irritato “Non starete mica origliando! Il rottweiler passi, ma tu, Cenerentola… non è da te!”

“Avete sentito?” chiese Eva ignorandolo completamente.

“Sì.” rispose Raf, gli occhioni azzurri pieni di comprensione e di amore.

“Le pareti sono sottili e le porte ancora di più” annunciò Gino con una vociona assurdamente allegra “Abbiamo sentito tutto, compreso un bel silenzio imbarazzante prima dei fuochi d’artificio… il biondo stava per andare a fuoco, quando ho ventilato l’ipotesi che potreste aver avuto bisogno di un certo lasso di tempo prima di iniziare.”

“Gli estremi ci sono?” chiese Eva a Raf ignorando anche Gino con sublime indifferenza.

“Gli estremi per cosa?” chiese Vlad perdendo di colpo tutto il suo buonumore.

“Sì, ci sono” rispose Raf con gravità “Ma Eva, forse dovresti considerare…”

“Ho già considerato anche troppo” tagliò corto Eva: era il momento della vendetta.

Dolce vendetta, tremenda vendetta: la faccia di Vlad si cementò in un’espressione di feroce comprensione.

“Procedi  pure.” terminò Eva lapidaria.

“Scimmietta” mormorò Vlad con la voce improvvisamente così bassa e pericolosa che Gino indietreggiò di un passo suo malgrado “Non oserai farlo.”

Eva finalmente si decise a prenderlo in considerazione: si girò a guardarlo lasciando che tutto quello che aveva represso fino a quel momento trasparisse dai suoi occhi.

Vlad allora sbatté le palpebre come se Eva gli avesse dato uno schiaffo in faccia: non era preparato a quell’ondata di odio, dolore, umiliazione, pena, rancore, pianto… tutto mescolato insieme, tutto elevato all’ennesima potenza.

“Non oserò?” chiese Eva con voce vibrante come un diapason “Ma certo che oserò. Prima ancora di entrare qui ho fatto chiamare le responsabili dei Nodi che stanno arrivando di gran carriera con le sottane al vento. Cornelia con i suoi occhialini tutti appannati dall’agitazione e Giacinta con il libro dei Salmi spalancato sull’Ode agli Arcangeli. Pronte a prendere in consegna l’illustrissimo Demone Capitale, signore e padrone del Nodo di Modena, il Fantasmagorico Vlad in carne e ossa.”

“Non oserai.” sibilò di nuovo Vlad gli occhi così incandescenti che mandavano letteralmente scintille.

“Fai bene attenzione all’uso delle parole, o supremo signore della lussuria: ho detto in carne e ossa. La tua forma umana non può scappare. Non puoi rintanarti in quel buco puzzolente del tuo covo infernale, non puoi nemmeno chiedere aiuto ai tuoi amichetti infoiati. Sarai catturato e processato…”

“Non oserai!”

“… perché si, Vlad, ho già osato.”

Vlad, gli occhi come tizzoni ardenti, ringhiò letteralmente, emettendo fumo dal naso: Gino indietreggiò di un altro passo con Raf che si ergeva da scudo, mentre Eva non si prendeva neppure la briga di scuotersi. Nemmeno l’ira incontrollata di un Demone Capitale era paragonabile al dolore insopportabile che sentiva nel cuore.

“Tu… non … OSERAI!”

Eva sostenne con una sorta di autolesionistica esultanza le potenti ondate di odio che Vlad rilasciava intorno sé: il Demone fremeva tutto e aveva il respiro corto, il bel viso arricciato in una smorfia ferina che lo rendeva un mostro di bruttezza e cattiveria.

“TU!”

“Raf procedi.” lo ignorò Eva con voce tranquilla scostandosi: in quel momento Vlad ringhiò con un verso agghiacciante e spiccò un balzo. Quali fossero le sue intenzioni non fu dato di sapere: Raf alzò un braccio e il Demone ricadde sul posto come se l’avessero congelato all’improvviso.

“Gesù, che roba.” mormorò Gino stranamente scosso.

La testa di Lorella sbucò alla fine del corridoio giusto mentre Raf rizzava la schiena e alzava gli occhi al cielo, venendo improvvisamente investito da una sorta di raggio luminoso proveniente dall’alto.

“Vlad” disse poi l’Arcangelo con voce stentorea e limpida del Messaggero Celeste, diventando sempre più etereo e luminoso man mano che il potere divino lo avvolgeva “Per i poteri conferitemi dal Comitato di Sorveglianza, in base alle Leggi Intoccabili sul mantenimento dell’equilibrio sul Piano terreno, ti annuncio che è stata accettata la Condanna che la qui presente Sanguemisto Eva ha aperto nei tuoi confronti.”

*             *             *

“Quanto ci mettono ad arrivare?” domandò Lorella per l’ennesima volta, fissando nervosamente il brutto orologio a pendolo nel refettorio: l’alba stava cominciando a dipingere di rosa livido le pareti e lei, Gino, Eva e Raf stavano aspettando l’arrivo di Cornelia e Giacinta.

La fretta di Lorella era dovuta allo spavento, naturalmente: Vlad, chiuso nella sua cella che era diventata il suo carcere provvisorio a tutti gli effetti, stava sbollendo la rabbia… e la rabbia di un Demone Capitale non era certo una cosa carina da vedere e ascoltare. Quella di Vlad, poi, meno delle altre. C’erano stati rumori e tonfi agghiaccianti, improvvise zaffate di aria rovente, odore di zolfo, buio improvviso e denso come pece. La voce di Vlad era diventata una cacofonia di suoni infernali e Lorella era arrivata a tapparsi le orecchie, nascondendosi dietro le spalle protettive di Raf. Poi, d’un tratto, il silenzio. O meglio, qualcosa di immobile interrotto da sporadici versi cavernosi che in un certo senso erano ancora più agghiaccianti del rumore, perché presagivano un Vlad in attesa. L’odio e la furia che si respiravano nell’aria intorno alla cella erano densi come melassa e permeavano le pareti della gola di chi era costretto a respirarla. Uno spettacolo, insomma, che Lorella sperava avesse termine al più presto.

“Datti pace” sospirò Gino corrucciato “Giacinta e Cornelia si staranno letteralmente cagando sotto al pensiero di dover processare un Demone Capitale. Non è cosa che succede tutti i giorni, nemmeno a Modena.”

Un feroce colpo alle pareti della cella di Vlad fece tremare il refettorio e Lorella si avvicinò di riflesso a Raf, occhi spalancati e respiro affannato.

“Rilassati” le consigliò l’Arcangelo con voce dolce “E’ solo arrabbiato.”

Lorella annuì ma non sembrava un granché convinta anche perché i rari suoni che provenivano dalla cella di Vlad erano tutt’altro che rilassanti.

“Cosa succederà adesso?” domandò poi giusto per riempire quella pesante atmosfera folle.

“Vlad verrà processato.” rispose Raf con estrema calma.

“A Giacinta sarà venuto un orgasmo quando ha scoperto di poter mettere le mani su Vlad.” commentò Gino tra sé e sé.

“E verrà condannato?”

“Credo di sì” rispose Raf con lentezza “Anche se Sisar ha firmato l’autorizzazione per scatenare l’orda infernale contro Eva, la richiesta non è mai passata dal Comitato di Sorveglianza, che ovviamente non l’avrebbe mai approvata.”

“Quindi verrà imprigionato? Declassato? Come può essere punito un Demone?”

Alla domanda di Lorella Raf lanciò uno sguardo verso Eva che era rimasta muta da quando era uscita dalla cella di Vlad. Nessuno aveva avuto il coraggio o la voglia di parlare di quanto era successo, ma la sensazione tangibile era che non tutti approvassero la sua scelta. Lorella era più che altro spaventata, Raf stranamente assente e Gino invece decisamente contrariato.

“Ammetto di non sapere con certezza come funzionino queste cose negli Inferi” ammise infine Raf con voce musicale “A volte un Demone viene passato da un girone a un altro e in genere sono i responsabili dei Nodi a deciderne la pena. Ma per Vlad… non so cosa possa succedere: il suo rango è molto alto, quindi è chiaro che ci penseranno non una volta ma cinquecento prima di incriminarlo. D’altronde Vlad è anche il Demone Tutore della propria vittima. Per quanto riguarda l’omicidio dei due Mezzi Angeli, sembra che nessuna richiesta sia mai stata inoltrata al Comitato di Sorveglianza ed è quindi logico pensare che Vlad abbia agito di sua iniziativa. La pena in questi casi è parecchio pesante.”

“Quindi verrà declassato?”

“Peggio. Credo che Giacinta come minimo chiederà l’annullamento.”

Lorella sbatté perplessa le ciglia.

“Annullamento?” chiese dubbiosa.

“Vlad finirà nel girone dei Dimenticati.” rispose Raf dolente.

Gino fece un basso fischio sorpreso poi tutti si girarono verso Eva che era immobile davanti alla finestra: se ne stava con le braccia incrociate e la schiena dritta ma fragile come un ramoscello sul punto si spezzarsi. Nessuno osò interrompere il silenzio ostile della ragazza a parte Raf: l’Arcangelo scivolò accanto a lei e le posò le mani sulle spalle.

“Eva” la chiamò dolcemente “Come ti senti?”

Come si sentiva?, meditò lei senza muovere un muscolo.

Benissimo. Da Dio. Stava per liberarsi definitivamente di Vlad, a quanto pareva… come doveva stare, quindi, se non meravigliosamente?

“Bene” gracidò, falsa come una moneta di carta “Quel porco di Vlad ha cercato di uccidermi, dopotutto. E ha fatto uccidere Paolo e Sandra in quella maniera orribile. Finire nel girone dei Dimenticati è esattamente quello che si merita. Giusto?”

Girò il volto verso Raf e l’Arcangelo non fu sorpreso nel vedere gli occhi di Eva pieni di confusione.

“Eva, Eva…” sospirò dolcemente abbracciandola.

“Non ho sbagliato” mormorò Eva con la bocca premuta contro la soffice stoffa azzurra della sua camicia “Vlad è uno stronzo bastardo e un malvagio manipolatore… lo sapeva che a forza di pestare piedi prima o poi qualcuno gli avrebbe rotto i suoi. Era ora che qualcuno gli desse quello che si merita.”

“Sì.”

“Non me ne importa un fico se è il mio tutore. Lui di sicuro non si è fatto un problema che io fossi la sua pupilla, prima di scatenarmi contro l’orda infernale, no?”

“Certo.”

“Quindi non ho nessun rimorso.”

“Va bene.”

“Sono perfettamente in pace con me stessa. Anzi, sono fiera di me. Finalmente ho fatto quello che dovevo fare.”

Raf, con un sospiro paziente, la scostò dal suo petto e la costrinse ad alzare gli occhi su di lui.

“Devi convincere me o te stessa?” le domandò con un piccolo sorriso.

Eva aprì la bocca, poi la richiuse senza rispondere. In quel momento la testa di un frate tentennò sulla porta del refettorio: aveva l’aria infelice di chi avrebbe voluto essere milioni di chilometri lontano da lì ed era ovviamente spaventato da quei visitatori a dir poco bizzarri.

“Signori…” mormorò agitato.

Eva e Raf si divisero e si avvicinarono al poveretto.

“Sì, frate Tommaso?” lo incalzò affabile Raf.

“Dovete venire fuori. Abbiamo un problema.”

*             *             *

“Un grosso, grossissimo problema!” strepitò Cornelia agitando in aria il suo vezzoso ombrellino come se fosse una scimitarra spaziale.

Era arrivata in pompa magna circondata da un patetico gruppetto di Mezzi zelanti che lei insisteva per chiamare “collaboratori”, il sorriso scintillante e l’aria radiosa di una casalinga a cui hanno regalato un intero set di ciotole Tupperware. Indossava un abito a fiori dal colletto di piquet e un cappellino di paglia adorno di gerbere: gli occhiali col pince-nez scintillavano alla luce ancora timida del sole e le numerose collane che le avvolgevano il triplice mento tintinnavano come campane pasquali. All’insorgere del “grossissimo problema” però aveva perso la sua aria matronale per sputare più scintille di un razzo pronto al decollo.

“Datti una calmata” le sferzò addosso Eva passeggiando nervosamente su e giù “Sto pensando.”

“Ma davvero!” strepitò Cornelia con una voce particolarmente acuta e isterica “Fermi tutti, la Sanguemisto sta pensando! E chissà quale meravigliosa perla di saggezza partorirà! Solo una grandissima pensatrice come lei poteva aprire una Condanna nei confronti di un Demone Capitale… QUI!”

Tremò, oltraggiata e offesa oltre ogni misura, sbavando leggermente saliva verdastra sul colletto di piquet.

“Dico io! Giusto per pasticciare con forze e poteri di cui non sa un cazzo di niente, la Sanguemisto, che ahinoi sta ancora pensando, ha deciso di eleggere questo cazzo di Eremo a prigione!”

“Non l’ho deciso” specificò Eva mentre le guance le si coloravano tenuamente di rosa “E’ capitato così. Io… noi non abbiamo valutato che poteva essere un problema.”

Cornelia rizzò la testa e strabuzzò gli occhi, elevando tutta la sua notevole pappagorgia in una colonna di sdegno fremente.

“Non hai valutato?” ringhiò furiosa, con gli ordinati boccoli argentati che cominciavano a scomporsi “Apri una cazzo di Condanna verso un Demone Capitale e la apri a caso, senza valutare le conseguenze? Così, in mezzo a un campo di margherite?”

“Non era un campo di margherite” intervenne Raf con la sua bella voce pacata “Effettivamente al momento ho pensato anche io che questo Eremo fosse il posto migliore per noi… qui Eva era protetta dall’assalto dei Demoni…”

“Già” ringhiò Cornelia acida “Proprio lì sta il problema! I Demoni non possono entrare. Quindi nemmeno io posso entrare! Io, che dovrei essere il Giudice per parte Infernale! Mi dici come facciamo a istituire un processo se non posso nemmeno mettere piede dentro la prigione? Lo facciamo qui, mezzo dentro e mezzo fuori dal frutteto, stando ben attenti a non calpestare il concime e dando una potata ai meli fra un interrogatorio e l’altro?”

“Ma non potete spostarlo?” si intromise Gino, subito fissato da Angeli e Demoni come se fosse un insetto particolarmente molliccio e peloso.

“E secondo te se avessimo potuto farlo non l’avremmo già fatto, pustola virulenta?” lo apostrofò Cornelia infuriata “Le regole del Comitato di Sorveglianza sono chiare, il processo si fa dove è stata aperta la Condanna. E cioè, in quel cazzo di Eremo del cazzo!”

Eva sbirciò Raf che ricambiò complice il suo sguardo esasperato: era la ventesima volta che Cornelia ripeteva le sue rimostranze, come un disco rotto. E ogni volta Eva non riusciva a capacitarsi di aver davvero commesso un errore così banale e madornale. L’umiliazione le bruciava addosso come un marchio di fuoco.

“Il processo si potrebbe spostare” spiegò per l’ennesima volta, impotente “Con autorizzazione del Condannato. Il problema è che Vlad non la concede.”

“Il problema è che dovevi farla prima la tua pensata geniale, non adesso!”

“Calmati, Cornelia” pigolò una vocetta quasi triste “Sono certa che troveremo una soluzione.”

Giacinta, circondata dal suo silenzioso entourage di grigie statuine, aveva preso possesso di una panca di pietra e divideva il suo tempo tra preghiere silenziose e interventi incisivi come quello che aveva appena dato, col solo risultato di far infuriare ancora di più la già infuriatissima Cornelia.

“Troveremo una soluzione” la scimmiottò infatti il Demone agitando in aria il suo ombrellino “Parli bene, puttana! Tu puoi entrare quando e come ti pare! Sono certa che il Comitato di Sorveglianza farà i salti di gioia sapendo che un Demone Capitale (dico io!) ha a disposizione solo Angeli e cacche umane al suo processo!”

Continuò a strepitare camminando avanti e indietro, arrivando sempre la limitare del frutteto senza mai poterlo superare e aumentando ogni volta la sua rabbia. Eva sentiva la tensione crescere man mano che cresceva la frustrazione di Cornelia e la rarefatta accettazione Giacinta.

Giacinta, già. Il contegno dell’Angelo era stato a dir poco deludente, almeno secondo il metro di Gino che fissava la donna secca e grigia con un evidente sguardo corrucciato: non aveva fatto salti di gioia, non aveva innalzato odi al Signore, non aveva nemmeno sorriso. Si era limitata a prendere atto della situazione: solo quando aveva intuito la portata del problema dell’Eremo inaccessibile ai Demoni aveva dato segni di vita e si era agitata sulla sua panca di pietra, lo sguardo slavato che scappava a rifugiarsi negli anfratti bui del frutteto.

“Dobbiamo trovare una soluzione” insisteva con la sua voce svaporata “E’ molto importante che si trovi una soluzione.”  

“Secondo me si è fatta un cannone prima di venire qui.” suppose Gino fissandola con aria offesa in un momento in cui lui ed Eva si trovarono relativamente appartati.

“Gino, non essere blasfemo.” sospirò sottovoce Eva esausta.

“Dai, non può essere così amorfa naturalmente! Le presentiamo su un piatto d’argento un Demone Capitale corredato da prove schiaccianti per la sua incriminazione e lei manco mostra gli incisivi? Si è fatta di sicuro qualcosa di pesante.”

“Agli Angeli è proibito drogarsi e tu stai facendo illazioni pericolose. Piuttosto, pensa a come fare per risolvere questa merdosa situazione!”

“Io penso, ma non è che mi venga in mente un granché! Cornelia ha ragione, dovevi pianificare meglio l’Apertura della Condanna: ti sei fatta prendere dal nervoso come tuo solito e non hai pensato che ti stavi per tuffare in una vasca di merda. Adesso, come si dice usualmente al collezionista di peni, cazzi tuoi.”

Eva gli lanciò uno sguardo offeso.

“Grazie per l’aiuto, amico mio. Dì la verità, a te non va giù che io abbia aperto una Condanna contro Vlad.”

Invece di rispondere, Gino si strinse nelle spalle senza smentire.

“Vedi?” gli abbaiò dietro Eva “Tu stai dalla sua parte!”

“Che posso farci se mi era simpatico” rispose Gino per nulla scosso “E poi non condivido tutta ‘sta tua agitazione. Secondo me te la sei presa tanto per niente.”

Le vene sul collo di Eva si gonfiarono in maniera preoccupante mentre il suo respiro si faceva rapido e rovente.

“Presa per niente…? Cioè, quello mi scatena contro un’orda infernale grazie a cui tu stesso, palla di ciccia, stavi per lasciarci definitivamente le penne e sarei io quella che se la prende per niente?”

“Ma per favore” sbuffò Gino con granitica certezza “Vlad ti ha scatenato contro un’orda categoria C… roba da fare il solletico a una Sanguemisto scafata come te. Quella che ci ha attaccato per ultima e che stava per farsi un souvenir con le mie budella era minimo minimo una categoria B. Tu non hai mai corso seriamente rischi perché c’era Vlad a proteggerti. Anzi, non sai nemmeno se Vlad ha fatto ritirare o no la sua.”

“La sua cosa…?”

“Orda infernale!” si spazientì Gino “E che cazzo, Eva, ti ricordi che hai due orde alle calcagna, no? Invece di fare la principessa oltraggiata qui nel frutteto di un Eremo dovresti essere in giro a cercare chi ti ha scatenato contro l’orda infernale numero uno. La prima, quella più pericolosa.”

Eva non trovò la forza di ribattere: il ragionamento di Gino non faceva una piega. E come al solito, epurato da tutto quello che avrebbe dovuto essere ma non era, alla fine era esattamente quello che pensava anche lei. Eva pressò le labbra e girò lo sguardo verso il gruppetto compatto di Angeli, in mezzo a cui Raf svettava bello e lucente come una pietra preziosa. Lui intercettò il suo sguardo e le sorrise: non aveva ancora aperto bocca in merito, ma Eva, nei recessi bui del suo essere Ultraterreno, sapeva che anche Raf la pensava così. Non l’avrebbe mai ammesso nemmeno con se stesso, perché era un Arcangelo, perché faceva parte del Comitato di Sorveglianza e perché non gli era concesso in nessun modo di avere una opinione propria. Ma i suoi occhi erano meno azzurri da quando Vlad era imprigionato nell’Eremo ed Eva, sotto sotto, non si dava pace di esserne la causa.

Come intuendo i suoi pensieri, Raf all’improvviso marciò al centro del frutteto, giusto a metà strada tra la delegazione di Giacinta e quella decisamente più vivace di Cornelia. L’Arcangelo alzò le mani richiamando l’attenzione.

“Che c’è?” chiese brusca Cornelia aggrottando le sopracciglia “Stai per cagare un uovo, pennuto?”

“Ho pensato a una soluzione.” rispose Raf con voce pacata quando fu certo che tutti lo guardavano, infondendo senza saperlo pace e amore tutto intorno.

Immediatamente il brusio che circondava Cornelia si interruppe. Eva, Gino si avvicinarono, raggiunti da una silenziosissima Lorella che si aggrappò immediatamente alla giacca di Gino, poi tutti rimasero immobili in trepidante attesa delle parole di Raf: Cornelia invece si agitò inquieta e in un attimo di distrazione Eva meditò che assurdamente il Demone sembrava spaventato… ma la sensazione passò subito.

“Spara, caccola.” disse Cornelia brutale facendo tintinnare i braccialetti con un gesto secco della mano.

Raf annuì e si portò le mani al petto come se dovesse dire una preghiera.

“Sappiamo tutti che l’Eremo di Ronzano è luogo sacro e quindi inaccessibile ai Demoni. Sappiamo anche che è impensabile sconsacrare questo luogo che tanto faticosamente si è conquistato la grazia divina. Ma sappiamo anche che Vlad è entrato qui, di sponte sua… e Vlad è decisamente un Demone, ne converrete con me!”

“Già!” sospirò Giacinta finalmente partecipe “Non ci avevo pensato!”

“Il concilio!” tuonò allora Eva, ricordando d’un tratto le parole di Vlad “In questo Eremo è stato fatto un concilio e ci sono Demoni autorizzati che possono entrare e uscire a piacimento!”

“E allora?” chiese Cornelia che ancora non aveva capito.

“Allora, se ci sono Demoni in grado di varcare questa soglia, forse riusciremo a istituire un processo” spiegò Eva paziente “Basta trovare uno di loro a cui delegare il tuo ruolo di giudice e il gioco è fatto.”

La faccia del Demone divenne di un cupo color mattone.

“Delegare il mio ruolo di giudice?” sibilò con voce strozzata “Sei impazzita?”

“Chi sono i Demoni autorizzati?” chiese invece Giacinta facendo così la prima domanda intelligente della giornata.

“I Demoni Capitali e la regale famiglia infernale” borbottò Gino con un po’ meno buonumore “Beh, sarà un giochetto da ragazzi trovare libero qualcuno di loro. Già che ci siamo, perché non invitiamo qui anche il Papa, il Dalai Lama e Steven Spielberg? Sono certo che saranno altrettanto reperibili.”

“Non essere sempre così pessimista” gorgogliò Raf illuminandosi “Conosco qualcuno che non si perderebbe questo processo per niente al mondo e che è perfetto per il ruolo di giudice.”

“Chi? Il direttore di Novella 2000?”

“No. Sisar!”

*             *             *

Cornelia guardò Raf come se fosse ricoperto di guano di pipistrello.

“Sisar? Dico, ti sei bevuto l’aureola?”

“Riflettete” sorrise Raf radiosamente “Sisar è perfetto per risolvere il nostro problema! Può accedere indisturbato all’Eremo ed è il diretto superiore di Vlad. Chi meglio di lui lo può giudicare?”

“Qualcuno che non si faccia sbattere da Vlad ogni volta che schiocca le dita?” mormorò Cornelia con la faccia più cupa che mai.

Gino le scivolò di spalle.

“Che fai, remi contro?” le mormorò in un orecchio “Non ci sono più possibilità per Vlad di uscirne fuori se un giudice è cerebroleso…” e indicò Giacinta col mento “… e l’altro è dalla sua parte?”

Cornelia ci pensò su un attimo, poi, sempre con quella faccia scura, annuì a labbra pressate. Chiamò con un gesto imperioso un Demone e gli impartì una serie di brevi comandi, poi lo mandò via agitando una mano.

“Sisar sarà qui tra poco” profetizzò aggiustandosi involontariamente le gerbere sul cappellino “Quando si tratta di Vlad, anche lui corre come il vento.”

“Scusate” si intromise Giacinta con una vocetta querula e fastidiosa “Siamo sicuri che chiamare Sisar sia la scelta migliore? Voglio dire, è il suo superiore di grado…”

“Proprio per questo è adattissimo” rispose Raf lapidario “Sarà un’ottima occasione per dar prova di polso e imparzialità.”

Lo sbuffò di scherno di Cornelia fu abilmente mimetizzato da un colpo di tosse, ma Giacinta non voleva ancora mollare l’osso.

“Beh, ecco, c’è anche da dire che, beh, ecco… girano voci che Sisar abbia un, beh, ecco… debole per Vlad.”

Raf spalancò gli occhioni azzurri in faccia all’Angelo, sfoderando la sua migliore espressione scandalizzata.

“Sorella Giacinta! Mi sorprende che una come te dia importanza ai pettegolezzi e alle false illazioni infernali. Noi Angeli,  in quanto rappresentanti della volta celeste e delle Sacre Leggi, dovremmo essere i primi a dimostrare di essere superiori a tali meschinità.”

“Và Bottondoro come ti rigira la frittata.” sghignazzò Gino sottovoce, attirandosi uno sguardo malevolo da parte di Eva che non sapeva bene se dar ragione a Raf o no.

“Oh… certo.” arrossì Giacinta rattrappendosi e nascondendosi dietro al libro dei Salmi “Hai perfettamente ragione, Raffaele. Io… è meglio che mi rimetta a pregare.”

Raf approvò con un mezzo inchino mentre Eva gli arrivava di fianco, scura d’incertezza.

“Che cazzo fai?” esordì con un ringhio praticamente inudibile.

“Sto cercando di istituire un processo” rispose candidamente Raf spalancando gli occhioni azzurri “Cos’altro starei cercando di fare, secondo te?”

“Ho come la vaga impressione che tu e Gino non me la raccontiate giusta” ammise Eva controvoglia “Ho aperto una Condanna verso Vlad. Non pensavo che l’avrei mai fatto, ma l’ho fatto. Ora voglio davvero giustizia.”

Raf le sorrise, radioso e bellissimo, facendole battere il cuore a sproposito.

“Ed è esattamente quello che voglio anche io” rispose pacato “Non solo per Vlad, ma anche per te.”

Eva non replicò: d’un tratto sia le domande che le risposte le sembrarono stranamente inutili e prive di importanza. Anzi, a dire il vero tutto le sembrò senza importanza: il processo, la Condanna… Si guardò intorno lentamente: il brusio si era più o meno calmato e sia Angeli che Demoni sembravano particolarmente imbronciati, se non apatici. Era come se una cortina di nebbia fosse calata di colpo sul frutteto, spegnendo i colori accesi delle foglie e del cielo. Persino l’aria sembrava polverosa, pesante da inalare. Eva accolse quel diffuso senso di torpore quasi con sollievo: stava portando un fardello di confusione così pesante e faticoso che quel grigiore, invece di pesarle, sembrò alleggerirle il carico.

Lasciati andare” mormorò una vocetta convincente dentro di sé “Lascia che tutto scivoli via.”

Magari, sospirò Eva socchiudendo gli occhi: non dover più pensare a Vlad, a Raf, ai sentimenti violenti e confusi che provava per loro…

Anche l’oblio ha le sue attrattive.” approvò la vocetta.

“Raffaele?” pigolò la voce di Giacinta con un subacqueo tono preoccupato.

“Angeli, adunatevi” impose Raf con voce stanca, gli occhi celesti improvvisamente spenti e assenti “Preghiamo.”

Gino, stranamente muto, nemmeno chiese a Eva cosa stesse succedendo: si limitò a guardarla cupo, remoto, ricambiato dalla stessa lontana indifferenza. Lorella iniziò a piangere senza motivo, stringendosi forte i gomiti con le mani mentre dalla panchina di pietra di Giacinta si levava una preghiera che sembrava un lamento funebre.

Come se pregare servisse davvero a qualcosa.”

 Eva valutò se combattere o no l’apatia che la stava avvolgendo, ma la possibilità di non pensare a niente almeno per un momento era così allettante…

Anche l’oblio a volte è una necessità.”

Lorella singhiozzava disparatamente, con singulti da bambina. Raf le fece un cenno stanco e lei gli volò in braccio, aggrappandosi a lui come un naufrago alla zattera. Eva non provò nemmeno la solita fitta di fastidio.

Era gelosia. Ma che importanza ha adesso?

Alzò gli occhi al cielo: l’azzurrò scintillante del mattino era stato coperto da una fitta coltre di nubi filacciose, di un cupo grigio venato di viola.

Viola, il colore della morte.

Non c’era vento ma le foglie frusciavano lo stesso come se non potessero fare a meno di mormorare che qualcuno stava arrivando. Forse la morte. Forse il nulla.

Anche l’oblio a volte uccide.”

“Eva.” la chiamò Gino con voce afona, ma non proseguì. Tanto lei non lo stava guardando.

La sensazione di angoscia e apatia sembrò diventare meno opprimente e sparì del tutto mentre lo sguardo di Eva veniva rapito da una figura comparsa al limitare del frutteto.

Era un giovinetto smilzo con l’aria un po’ incerta di chi è capitato lì per caso; un tizio così si poteva trovare dovunque nei cortili delle scuole, ma in quel frutteto, in mezzo a Demoni e Angeli, fra il cappellino con le gerbere di Cornelia e l’immancabile giubbotto sdrucito di Gino, era talmente stonato da sembrare un alieno. Lui però sembrava stranamente a suo agio, mentre Eva radiografava i jeans sdruciti, la maglietta bianca che aderiva al petto smilzo e il viso pallido su cui risaltavano gli occhi pesantemente bistrati . A Eva piacquero particolarmente i suoi capelli corti sparati in tutte le direzioni che erano completamente bianchi e inframmezzati da ciocche violette come il personaggio di un fumetto giapponese.

“Ciao.” salutò tutti con voce spigliata.

Alzò anche la mano, facendo tintinnare un paio di catene avvolte al polso a mò di braccialetti.

“Ciao.” rispose Gino di riflesso, vagamente inebetito mentre Angeli e Demoni rimanevano muti in religiosa contemplazione. Lorella, invece, smise di piangere.

Il ragazzo ignorò tutti e si diresse a passo svelto verso Eva. Quando le arrivò davanti, lei si accorse che era più alto di quanto avesse valutato in un primo momento, e anche parecchio più attraente. Aveva l’aria tra il curioso e il timido tipica di quell’età effimera che sta tra l’infanzia e l’età adulta ed Eva lo trovò molto carino, vergognandosi a morte subito dopo.

“Tu sei Eva?” le chiese lui fissandola incuriosito con la testa inclinata da un lato come un cucciolo perplesso.

Eva annuì, cercando affannosamente di non sorridergli: preferì non chiedersi perché quel tizio conoscesse il suo nome e si sforzò di tenere alta la guardia… senza gran successo, a dire il vero. Il musetto appuntito del giovane era irresistibile persino per una refrattaria come lei. E i suoi occhi chiari, dell’esatto colore del ghiaccio artico, riuscivano a metterla in confusione.

“Ho sentito parlare di te” le spiegò comunque il ragazzo sorridendo e facendo balenare una chiostra di denti bianchi “Non sempre benissimo, devo dire la verità.”

“Tutta invidia.” buttò lì Eva evitando il suo sguardo.

“Lo penso anche io” approvò lui, sul viso una deliziosa espressione da monello “Ti immaginavo tutta diversa. E invece sei uno schianto.”

La sua espressione di apprezzamento era così genuina che Eva non poté fare a meno di arrossire.

“Grazie” rispose automaticamente “Anche… voglio dire, tu devi essere Sisar.”

Il ragazzo accentuò sia il sorriso che l’aria birichina: carino carino carino, pensò Eva con aria colpevole.

“Mi dispiace davvero deluderti” rispose questi a sorpresa con la sua bella voce giovane “Ma non sono Sisar.”

Eva, forse per la prima volta in vita sua, si sentì davvero presa in contropiede: Cornelia le rivolse un verso di scherno mentre il ragazzo continuava a sorridere con aria simpatica.

“Sisar non è potuto venire” spiegò quasi scusandosi “Inderogabili impegni precedenti. Comunque so che avrebbe preso davvero a cuore il problema di Vlad e mi avrebbe chiesto sicuramente di venire a prendere il suo posto. Quindi, eccomi qui. Se la cosa può star bene a tutti, naturalmente.”

Il brusio scandalizzato che si levò dalla fazione demoniaca esprimeva chiaramente il pensiero che certo, per carità!, la cosa stava più che bene a tutti. Dalla fazione angelica non si levava un fiato: sembravano quasi in soggezione, meditò fuggevolmente Eva.

“Ma tu chi cazzo sei?” chiese allora Gino, attirandosi lo sguardo scandalizzato di entrambe le delegazioni.

Il ragazzo non sembrò prendersela: non smise di sorridere e alzò la mano in un nuovo gesto di saluto.

“Scusate, che maleducazione, dovevo presentarmi subito. Anche se lo ammetto… pensavo che la mia fama mi avrebbe preceduto.”

Di nuovo il brusio concitato della fazione demoniaca disse che certo, per carità!, tutti sapevano chi era, erano felici che fosse lì e riverivano la sua augusta persona. Gli Angeli, invece, erano ancora cementati come statue da giardino.

Eva lanciò loro uno sguardo smarrito, chiedendo mentalmente aiuto.

“Infatti è così” si riscosse all’ultimo Raf staccandosi da gruppo degli Angeli “E’ che non ci aspettavamo una tua visita. Come stai, Ellena?”

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Scusate… ma ogni tanto devo rinnovare i ringraziamenti a ROMINA, mio unico e insostituibile amore! I MISS YOU, BELLAMORA!!!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Levsky: Spero che continuerai a farti sentire, dolcezza! Io ti aspetto sempre , besos!

White Shadow: Figliola prodiga!! Non ho potuto ammazzare il vitello grasso perché non ne ho, va bene lo stesso il bacarozzo grasso? Fatti sentire, dai… mi mancano i tuoi scleri!!

Erronea2:Sono davvero onorata e felice di averti qui, in questa allegra compagnia di recensioni pazze furiose!! Speriamod i riabilitare presto Raf, poverino… tanti abbracci e  ringraziamenti, torna presto!!

Chamelion: Sappi, mia Musa, che anche Gino adora te. O meglio, siccome Gino rappresenta la parte sociopatica della mia psiche malata, sono io stessa che ti adoro, che ti trovo deliziosamente obbiettiva, simpatica, attenta, curiosa… insomma, quando ti decidi a sposarmi fammi un fischio, io sono qui!

Flori: Ma grazie!!!!!!!!! Baci bacionissimi

Roby: Mio carissimo!!! Sei l’unico che ha fatto la considerazione più giusta di tutte… quella per cui ero convinta che nessuno avrebbe dubitato di Vlad… bravo!! In premio il solito orsetto in pelo sintetico rosa, quando vuoi venire a ritirarlo ti offro anche un tè direttamente importato da casa di Cornelia…

Amie: Cattiva ragazza, scrivere una volta sì e dieci no.,.. sai che siete la mia droga, che fai, mi lasci in astinenza?!?! A presto, baci baci

Dozy: Lusingatissima e oltremodo felice di averti qui, dolcezza. Grazie infinite di tutto e torna presto!! SMACK!

Krisma: Salve a te, o mio bocciolo… sperare che Vlad si redima è come condannarlo a sparire dalla storia!! NOOOO!!! Vlad deve rimanere com’è: bellissimo e stronzo. Non ti deluderà, vedrai…

Lauraroberta87: solo una pregunta: dove hai nascosto il pane di Sahid!?!?! Non riesco più a creare nulla senza quelloooooooo!!!

Killer: Amora mia, le tue recensioni mi fanno sempre skiattare dal ridere…eh, i baci di Vlad (tutti nella mia mente in technicolor, figurati tu!!!!). Dice di mandartene qualcuno, il porco: apprezzi? Ciao ciao, bella, a presto!!

Londonlilyt: Malvagia a me? Beh, ogni tanto, vorrei proprio esserlo… tanto non ti anticipo niente, stavolta (mandami una mail, ti racconto tutto in separata sede J)

Rik Bisini: Ma ciato tesoro mio, come vedi sono ancora qui… sempre più rattoppata e sbilenca, a prendermi i tuoi taumaturgici auguri J. Sempre grazie infinite per l’indulgenza con cui commenti le mie storielle… mille baci, ciao!

Cicha: Mai stancata di un commento, soprattutto se sono carini come i tuoi!! Fanne pure finché ne hai in mente… besos!!

  
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