Le bien qui fait mal 2 akuroku
“NOT MY HAPPY ENDING”
Raccolta
Akuroku, 30 minuti massimo, canzoni casuali
...Nuovo
capitolo pubblicato in fretta e furia perchè devo partire tra
dieci minuti e starò via per tre giorni. La depressione è
forte in questo capitolo.
Grazie mille per la recensione, Liberty! Ancora non ho avuto il tempo
di rispondere ma l'ho apprezzata tanto. Se ho internet all'Elba ti
rispondo da laggiù ♥
7 ➣Louder than Thunder (The Devil
Wears Prada)
Il liquore aveva lo stesso colore dorato del miele.
Scendeva nella gola di Axel senza attrito,
intasandogli le vene e il cervello… era amaro come una medicina ma rendeva
schiavo coma la peggiore delle droghe. Ogni sorso legava le dita al successivo
tirandone un altro alla bocca, versando ulteriore veleno giù per la trachea, facendolo
tossire e scivolare sempre di più nell’inibizione.
Aveva perso il conto delle bottiglie, perso il conto
delle bugie e delle delusioni. Tutto si riduceva al nettare nel suo bicchiere,
all’ambrosia degli Dei.
Si beve per dimenticare.
Axel increspò le labbra in un sorriso tirato con la
bocca già posata sul bicchiere, poi buttò giù un altro sorso.
La casa era così silenziosa e vuota… gli occhi gli
bruciavano da morire. Sentiva le lacrime premere nel retro degli occhi e fargli
frizzare le palpebre.
Solo che era stanco di piangere… ed ancora non ci era
riuscito.
Avrebbe voluto dannatamente gridare, spaccare tutte le
bottiglie e lasciarsi trasportare dalla rabbia più cieca.
Oh, come sarebbe stato meglio se solo fosse stata una
di quelle persone che di fronte alle avversità riescono a lasciarsi andare al
pianto e smettono di soffrire quando il dolore si acquieta.
Il suo problema era questo: Non riusciva a farselo
passare.
Con il tempo avrebbe dimenticato, tutto sarebbe
tornato alla normalità.
Sarebbe riuscito a lasciarsi alle spalle la pelle
morbida di Roxas, il suo sorriso la mattina, il modo in cui gli preparava il
caffè.
Il ricordo delle sue cene speziate sarebbe svanito
assieme alle loro vacanze, al giorno in cui si erano conosciuti… il tocco delle
sue mani sarebbe andato perso, i suoi baci, le sue carezze. Perché è così che
va’, no?
Il tempo guarisce, il tempo fortifica, no?!
La bottiglia era quasi vuota. Axel ne afferrò il collo
ed indugiò facendola traballare tra le proprie mani, indeciso se versarsi un
altro bicchiere o attaccarsi direttamente ad essa. Con gli occhi appannati
riuscì a leggere l’etichetta ed il suo stomaco si annodò…
La bottiglia che gli aveva regalato Reno alla festa di
fidanzamento. Quella che avevano promesso di conservare, quella che erano
sicuri che non avrebbero mai bevuto, perché gli alcolici che regalava suo cugino
erano sempre troppo forti per i normali esseri umani…
Stava mandando a puttane il passato.
Si attaccò al collo della bottiglia e buttò giù
sorsate ingorde, cercando di finirla in fretta.
Si beve per dimenticare… e lasciarsi tutto alle spalle
era quello che avrebbe dovuto fare. Sarebbe mai potuto esserci un altro come
Roxas, nella sua vita?
Non voleva pensare a come avevano litigato. L’ultima
immagine che conservava di lui era un ragazzino con gli occhi gonfi di lacrime
che se ne andava sbattendo la porta di casa loro.
Un attimo prima era là, nel loro nido, il rifugio che si erano costruiti
insieme… ed un secondo dopo il vuoto e il silenzio avevano accoltellato Axel
con dannatamente troppa forza.
Era colpa sua? Certo che era colpa sua!
Il liquore gli andò di traverso ed Axel tossì. Si
sollevò dallo sgabello e si piegò in avanti sul bancone da cucina, tossendo con
forza sulla miriade di pacchetti di medicinali vuoti.
Roxas era uno di quelli che sapeva piangere. Lui
riusciva sempre ad esprimere le proprie emozioni. Se si arrabbiava gridava,
quando era triste i suoi occhi si riempivano di lacrime e tirava su con il naso
in modo adorabile… e quand’era felice… il suo sorriso… che splendido sorriso.
Per questo Axel era sicuro del fatto che fosse stato
colto di sorpresa.
Non c’era paura sul suo viso… era pacato, come se si
fosse addormentato con gli occhi aperti.
Si beve per dimenticare, ma Axel lo faceva per una
ragione diversa.
Aveva guardato mille e mille volte quell’articolo di
giornale, aveva visto le foto, identificato il cadavere. Non avrebbe mai potuto
dimenticare, non sarebbe bastato tutto l’alcol del mondo. E il rimorso… oh, il
rimorso! Quale incredibile tenia era nella sua pancia!
Se solo non avessero litigato, se solo non gli avesse
permesso di uscire, se solo l’avesse seguito, l’avesse trattenuto…
Se solo avesse saputo che sarebbe morto due ore dopo
il loro litigio, colpito dal proiettile di qualcuno ancora non identificato che
era solo interessato alla sua valigia…
Avrebbe preferito non
sapere che Roxas non gliel’aveva voluta consegnare perché dentro vi aveva
messo l’anello del loro fidanzamento, quello che si toglieva sempre dopo che
litigavano... ma da cui non si separava mai, perché ogni volta finiva con il
rimetterlo.
L’aveva ucciso.
L’aveva assassinato con il proprio amore e condannato
con la sua disattenzione. Se solo l’avesse amato di più! Se solo l’avesse amato
di meno…
Forse era il rimorso, forse era tutto quello che aveva
ingerito… Axel si accasciò a terra e tossì di nuovo.
Se avesse potuto tornare indietro nel tempo avrebbe
strappato via la valigia dalla mano di Roxas, l’avrebbe stretto tra le braccia
e gli avrebbe sussurrato di non piangere ad un orecchio. Gli avrebbe fatto
capire quanto lo amava, perché era così ingiusto che le ultime parole che aveva
potuto rivolgergli fossero insulti.
Non beveva per dimenticare.
Beveva per ricordare.
Sorrise ed allungò una mano verso il viso di Roxas,
chino su di lui.
Era bello come nella sua mente, con i capelli biondi
ad incorniciargli il viso e le guance appena arrossate. Riusciva di nuovo a
vedere il suo piccolo naso appuntito, il colore delle sue iridi… solo un pazzo
avrebbe voluto lasciarsi alle spalle tutto questo.
Come poteva voler
dimenticare?!
Non avrebbe mai permesso alla sua immagine di
affievolirsi ed ai ricordi di confondersi. Voleva rivederlo, glielo doveva.
Allungò una mano tremante e posò una carezza sulla
guancia di Roxas. Riusciva quasi ad avvertire il suo calore sotto i
polpastrelli, il bagnato delle lacrime sul viso.
“Non piangere” disse, o forse solo lo pensò. Roxas gli
strinse la mano tra le sue e ne baciò il dorso, sorridendogli a sua volta tra
le lacrime…
Quando Axel chiuse gli occhi lo fece con gioia, conservando
come ultimo pensiero l’immagine di Roxas e del suo splendido sorriso.
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