Capitolo 26: Nuotatina al
chiaro di Luna
Sabato 1 Maggio, 1:00
Mentre scendeva
silenziosamente le scale controllò l'ora
nell’orologio da polso che portava e quasi le venne da
sorridere, in mezzo al silenzio e al buio del castello di notte:
Beh, buon compleanno a
me
Di certo non avrebbe
immaginato che avrebbe passato la notte del suo compleanno in quel modo
solo una settimana prima... ma evidentemente le cose erano destinate ad
andare diversamente rispetto al solito.
Lyanna continuò a
scendere le scale, diretta alla Sala Comune dei Tassorosso. Non ci era
mai stata, ma Silente le aveva spiegato come entrarci il giorno prima:
se non altro avrebbe soddisfatto la curiosità di poter
vedere almeno una tra le Sale Comuni delle altre Case.
Imboccando il dedalo di
corridoi e scalette che portavano alle cucine Lyanna quasi sorrise,
chiedendosi come avrebbero reagito... poverini, un po’ le
dispiaceva per loro infondo.
*
Era stato strano bussare
alla pesante porta scura con il battente a forma di corvo... da quanto
non entrava nella sua vecchia Sala Comune? Quasi dieci anni, in
effetti.
Ancor più strano
era stato ritrovarcisi dentro, davanti alla statua che ritraeva
Priscilla Corvonero con il famoso diadema tra i capelli.
Charlotte però
non si era fermata più del dovuto a guardarsi intorno,
sapendo di dover fare in fretta: aveva salito le scale del Dormitorio
il più piano possibile, aprendo lentamente la porta delle
ragazze dell'ultimo anno.
Era buio certo, ma
individuare Isabella non fu affatto difficile: i capelli della ragazza
illuminati dalla flebile luce della luna quasi brillavano, al
buio.
Si avvicinò al
letto della ragazza con passo felpato, sperando di non svegliare sua
cugina o Cassiopea... conosceva Imogen, e di certo si sarebbe messa a
farle decine di domande.
“Isabella?”
La donna si
chinò, chiamando la ragazza a bassa voce. Bella non si mosse
per un attimo ma poi sbuffò sommessamente, muovendo la testa
e affondando la faccia nel cuscino, come se si tesse rifiutando di
svegliarsi.
“Andiamo Bella, lo
so che hai sonno... ma è ora di alzarsi,
temo.”
Le sfiorò la
spalla con la mano, muovendola leggermente e facendola sbuffare di
nuovo.
Doveva essere un incubo, per
forza.
Perché ERA sabato, ne
era sicura al 100%... e allora perché diamine qualcuno la
stava svegliando?
“Non c'è
lezione oggi...”
La Corvonero gemette,
nascondendo il viso nel cuscino per qualche istante prima di trovarsi a
pancia in su, girata dalla sua interlocutrice. Aprì gli
occhi di malavoglia e quasi sussultò quando si rese conto di
aver davanti non una delle sue compagne, bensì
un’insegnante.
“Lo so Bella, ma
temo che tu e Ingrid dobbiate venire con me. Svegliala tu per favore, e
scendete nell’Ingresso il più velocemente
possibile.”
“CHARLOTTE?”
La donna non le diede quasi il tempo di capire cosa stesse
succedendo prima di uscire dalla stanza circolare alla
velocità della luce, muovendosi senza fare il minimo
rumore.
Questo è un
complotto, non si dorme neanche di sabato adesso!
Sbuffando la rossa si
alzò, appellando la divisa per cambiarsi prima di
avvicinarsi al letto di Ingrid, scrollandola leggermente:
“Sveglia Ingrid...
dobbiamo andare.”
“No, vai tu, non ho voglia...”
“NEMMENO IO HO
VOGLIA, ma non abbiamo scelta... su, alzati!” Sospirando
Bella scostò le coperte dal corpo dell'amica, che
sbuffò con irritazione, guardandola con aria torva:
“Ok, va bene... ma
domani chi mi sveglia prima delle 10 perirà di morte
dolorosa e cruenta!”
*
“Ehm...
Black?”
Nessuna risposta.
Regan Carsen
sbuffò, avvicinandosi di più al letto del
ragazzo, parlando a bassa voce per non farsi sentire dagli altri
Serpeverde:
“Andiamo
Antares... mi duole sinceramente svegliarti, ma devi venire con
me.”
Antares Black
sbuffò, ormai rassegnato all'idea di essere sveglio... e si
voltò, pronto a minacciare di morte chiunque avesse avuto la
malaugurata idea di svegliarlo in piena notte.
Trovandosi davanti un
insegnante dovette però cambiare idea, tacendo e sgranando
gli occhi chiari:
“Professore? Che
ci fa qui?”
“Era la mia stanza
questa, so come si entra! Coraggio Black, devi venire
nell’Ingresso entro dieci minuti al massimo... e
già che ci sei sveglia Starkey, per
favore.”
Antares si alzò a
sedere sul letto, annuendo e sbuffando leggermente mentre si passava
una mano tra i capelli spettinati: voleva proprio sapere chi aveva
avuto quella geniale trovata.
*
“Allora ragazzi,
capisco che siate stanchi... anche a me non dispiacerebbe dormire, ma
dovete alzarvi. Coraggio.”
Will mosse pigramente la
bacchetta, scostando le coperte dai letti di Dante e Oliver e facendoli
protestare sommessamente.
“Vi aspetto di
sotto... fate in fretta, per favore.”
“Che barba... ma
perché dobbiamo alzarci?”
Oliver sospirò, alzandosi con una faccia molto
poco allegra e chiedendosi perché avevano deciso di
rovinargli il sabato sera.
“Tra poco lo
saprete, non preoccupatevi.” Will sfoggiò un
sorrisetto divertito prima di sparire dietro la porta, scendendo la
scala a chiocciola quasi allegramente: aveva sempre voluto vedere la
Sala Comune di Grifondoro... e ora ne aveva finalmente avuto
l'occasione.
Doveva ammettere che fosse
molto più accogliente di quella di Serpeverde, decisamente
più fredda sia a livello di temperatura che di
arredamento.
“Maledizione, ci
siamo messi a dormire neanche un'ora fa! Te l'avevo detto che dovevamo
chiacchierare di meno Dan!”
“Quindi ora cosa
sarebbe, colpa mia? Sei tu che hai blaterato per mezz'ora su Ingrid,
non certo io!”
“Capirai, mezz'ora
contro sei anni in cui ti ho sentito parlare di Jane con gli occhi a
cuoricino... passami i calzini invece di rompere, ho freddo ai
piedi!”
“Come desidera, Madame.”
*
“Ciao a tutti!
Avete già svegliato i ragazzi?”
Lyanna sorrise,
trotterellando nell’Ingresso dove Regan, Charlotte e William
stavano aspettando, tutti e tre vestiti e intenti a parlottare a mezza
voce.
Si voltarono sincronicamente
sentendo la voce della donna e Charlotte le rivolse un gran sorriso,
avvicinandolesi per abbracciarla:
“Si, anche se
Isabella e Ingrid non erano molto allegre, temo... in ogni caso, buon
compleanno!”
“Non
c'è da festeggiare, sto diventando vecchia! Tra un
po’ mi compariranno i capelli bianchi.”
Lyanna sfoggiò una smorfia, rabbrividendo al solo
pensiero e dovendosi arrendere al fatto di avere ormai 31
anni.
“Che dici, non sei
vecchia! La Hobskin sì che è una vecchia megera,
non certo tu!” Regan le diede una pacca consolatoria sulla
spalla, facendola sorridere mentre Charlotte e Will ridacchiavano.
“Questo mi tira su
di morale... grazie Reg. Ditemi piuttosto, hanno cercato di
uccidervi?”
“Black sembrava
vagamente contrariato in effetti... ma no, nessun tentato
omicidio.”
“Io ci ho messo un
secolo a buttare giù dal letto Julius e Miller... spero che
non si siano addormentati sulle scale.” William
inarcò un sopracciglio, immaginandomi chiaramente la scena
mentre invece Lyanna sorrideva, pensando quasi affettuosamente a Jane:
“Jane invece si
è alzata subito, non ha neanche protestato. I Tassorosso
sono una benedizione, poco ma sicuro. Ah, eccovi
qua!”
Lyanna sorrise in direzione
della Scalinata principale, vedendo Isabella e Ingrid scendere con
delle facce quasi da funerale, mentre anche Jane spuntava accanto agli
insegnanti.
“Buongiorno...
Possiamo sapere perché ci avete svegliato a mezzanotte
questa volta?”
Isabella inarcò
un sopracciglio mentre Ingrid sbadigliava accanto a lei, avendo tutta
l'aria di chi muore dalla voglia di stendersi per terra e tornare a
dormire per recuperare il sonno arretrato di un'intera settimana.
“Quando
arriveranno tutti vi diremo, non preoccuparti.”
Regan sorrise quasi
allegramente alla ragazza, perfettamente sveglio e arzillo mentre altri
due membri molto assonnati del gruppo si trascinavano giù
per le scale, sbuffando e protestando a mezza voce.
Vedendo Jane però
Dante sembrò risollevarsi leggermente, avvicinandosi alla
ragazza che subito lo abbracciò, appoggiando la testa sul
suo petto prima di parlare a bassa voce:
“Ti uso come
cuscino, se non ti dispiace.”
“Certo che no, fai
pure.” Dante le sorrise teneramente, accarezzandole i capelli
mentre Bella appoggiava la testa sulla spalla di Ingrid, borbottando
che anche lei voleva usare qualcuno come cuscino.
“Non è
giusto, perché devo fare io il cuscino?”
“Beh...
perché io sono più bassa, quindi posso usarti
come appoggio!”
Isabella sfoggiò
un sorriso mentre Antares compariva accanto a loro, visibilmente
contrariato per essere stato buttato giù dal letto e con i
capelli leggermente spettinati.
“’Giorno...”
“Che gioia di
vivere Black, la tua felicità è
contagiosa!”
Antares lanciò
un’occhiata alla Corvonero come a volerle dire “ho sonno, non ho
voglia di replicare” mentre
Will riprendeva a parlare visto che erano arrivati tutti:
“Bene, visto che
ci siete tutti, possiamo cominciare... ci duole avervi svegliato a
quest’ora, ma temo che stasera dovrete venire con noi come
qualche settimana fa.”
“Ah
già, quando un Tebo mi ha quasi
ammazzato...”
“Shh!”
Jane diede un colpetto sulla
spalla di Dante, invitandolo a fare silenzio mentre teneva ancora la
testa appoggiata sul suo petto, usandolo per non addormentarsi in piedi.
“Si, beh... questa
volta vedo che nessuno vi ha informato del “test”,
fortunatamente.”
Will lanciò
un’occhiata significativa in direzione di Regan, che sorrise
con aria angelica senza dire nulla, lasciandolo continuare:
“Ad ogni modo, non
preoccupatevi: non credo che rischierete di prendere sonno... anzi,
sono sicuro che a breve sarete tutti perfettamente svegli.
Andiamo.”
Will invitò i
ragazzi con un cenno ad uscire dal castello, guardandoli trascinare i
piedi verso la grande porta a doppia anta senza riuscire a non
sorridere leggermente:
“Poverini, mi
fanno quasi pena. Tu invece sorridi, sei un po' sadico o
sbaglio?”
Charlotte inarcò
un sopracciglio, guardandolo con cipiglio scettico e facendolo
sorridere di rimando, scuotendo il capo mentre la prendeva sottobraccio:
“No, non sono
sadico. Sono masochista, forse, ma non sadico.”
“Perché
ho la sensazione che il masochismo sia riferito a me?”
“Sei tu che l'hai
dedotto, io non l'ho mai detto...”
“Se avete finito
di turbare potremmo andare? Coraggio, gambe in
spalla!”
Regan mise le mani sulle
spalle di entrambi e li spinse senza tante cerimonie verso la porta,
sfoggiando un’allegria poco velata mentre a Lyanna non
restò che seguire l’improbabile trio, certa che
quella sera non si sarebbe affatto annoiata in loro compagnia.
*
“Sarò
chiara: se mi fanno andare di nuovo nella Foresta Proibita,
scappo.”
Il tono risoluto e
fermò di Ingrid fece sorridere leggermente Oliver, che la
guardò con aria divertita mentre camminava accanto a lui sul
prato:
“Paura,
biondina?”
“No di certo... Ma
non mi va di tornarci. Perché cuor di leone, tu muori dalla
voglia di farti un'altra passeggiata lì
dentro?”
“Dipende.”
“Da
cosa?”
“Da solo no di
sicuro, ma in tua compagnia probabilmente lo rifarei...”
Oliver sorrise, e anche se
era buio colse comunque il lieve rossore che aveva colorato il viso
pallido di Ingrid, che abbassò lo sguardo e gli
borbottò di smetterla di dire cretinate.
“Guarda che dicevo
sul serio!”
*
“Sai, in
realtà un po’ mi spiace per loro.”
Charlotte inarcò
un sopracciglio, guardando i ragazzi che le stavano davanti mentre
parlava a bassa voce, rivolgendosi a Lyanna. Quest’ultima
annuì di rimando, guardando il gruppetto quasi con
compassione:
“Anche a
me… insomma, hai visto le facce quando ci siamo fermati qui?”
Lyanna
sorrise appena, lanciando un’occhiata al Lago Nero che si
stagliava alle loro spalle sotto la flebile luce della Luna piena.
“Già…
sembrava che li avessimo portati in una casa infestata da fantasmi, o
peggio.”
Non lo disse ad alta voce,
mentre davanti a loro Will e Regan spiegavano ai ragazzi quello che
dovevano fare - ovvero nuotare fino al centro del Lago e poi
immergersi, raggiungere il fondo e prendere qualcosa senza specificare
niente, sostenendo che l'avrebbero capito benissimo da soli -, ma
Lyanna era quasi certa che avrebbero preferito farsi un giretto in una
casa infestata piuttosto che una nuotata nel Lago Nero, per giunta di
notte.
“Sto pregando di
svegliarmi da un momento all’altro e realizzare che
è solo un brutto sogno…”
Ingrid piegò le
labbra in una smorfia, osservando l’acqua con gli occhi
azzurri carichi di preoccupazione mentre si rigirava nervosamente la
bacchetta tra le dita.
“Dai, stai
tranquilla… insomma, non c’è niente di
troppo pericoloso lì dentro… o almeno credo. Ma
di certo non può essere tanto peggio della Foresta Proibita,
no?”
Alle parole di Oliver Ingrid
alzò lo sguardo sul ragazzo, guardandolo con aria
leggermente dubbiosa:
“Se ne sei
sicuro… quindi non c’è qualche mostro
marino orripilante qui dentro, vero?”
“No di
certo… Ci sono un mucchio di Avvincini e i Maridi, ma
fortunatamente Dippet ha bocciato la proposta di metterci dentro una
piovra gigante l’anno scorso.”
Il Grifondoro sorrise nel
vedere la ragazza quasi tirare un sospiro di sollievo, ringraziando
mentalmente il Preside per non aver acconsentito a quell’idea
assurda.
“Bene,
niente piovra… quindi, in pratica, alla peggio ci prenderemo
una polmonite o verremo fatti a fettine dai Maridi. Non male come
prospettiva.”
“Mi spieghi come diamine fai ad
essere così tranquilla?”
“Non vedo perché
dovrei essere preoccupata Jane… infondo siamo streghe,
possiamo respirare sott’acqua grazie alla magia. E poi almeno
siamo a Maggio, non fa poi così freddo… E dopo
essere stata quasi ammazzata da uno stramaledettissimo Quintaped, credo
che niente mi potrebbe spaventare.”
Isabella si strinse nelle spalle con
nonchalance mentre si sfilava le scarpe, sorridendo ad una Jane
decisamente meno rilassata mentre imitava l’amica,
preparandosi di malavoglia a farsi un tuffo.
“Mi chiedo come vengano queste
idee… Si divertono, secondo me.”
“Poco ma sicuro. Coraggio, zuccherino,
sono assolutamente sicura che tra un mese o due rideremo di questa
serata!”
“Certo, se non sarò
affogata nel frattempo.”
*
Guardando la superficie perfettamente
liscia dell’acqua scura, contrariamente a tutti i suoi
compagni, Antares Black quasi rideva… non perché
trovasse divertente la situazione in sé, non moriva certo
dalla voglia di farsi una nuotata a quell’ora.
Ma mentre si lasciava scivolare
nell’acqua fredda, non potè fare a meno di pensare
ad una persona che non vedeva da qualche tempo e che, di fronte a
quella prova, di sicuro sarebbe scappato a gambe levate.
Peccato che Rod se ne fosse
andato… gli sarebbe piaciuto parecchio assistere a quella
scena.
*
“Mio dio… fa
freddissimo! Ma chi ce l’ha fatto fare…”
Jane sospirò con aria grave,
nuotando accanto a Bella e desiderando ardentemente di tornare a letto,
sotto le coperte e al caldo.
“Un branco di sadici, ecco chi!
Scommetto che Silente se la sta ridendo nel suo ufficio, oppure ci sta
spiando con un cavolo di binocolo!”
Isabella sbuffò, sfoggiando una
smorfia mentre rabbrividiva leggermente per il freddo, continuando a
nuotare tenendo la bacchetta infilata nella manica della camicia bianca
ormai zuppa.
Avevano tutti visto il Lago milioni di
volte, ma probabilmente a nessuno era mai sembrato grande come quella
sera, mentre nuotavano per raggiungere il centro.
“Può essere, ma risparmia il fiato e
nuota.” Le
due ragazze fulminarono sincronicamente Ingrid con lo sguardo, che non
sembrava affatto a disagio per il freddo e nuotava come se niente fosse.
“Non fate quelle facce, a
Durmstrang fa molto freddo… quest’acqua
è decisamente calda per i nostri standard.”
“Beata te allora… Ok,
non dovremmo esserci?”
Le tre ragazze si fermarono, raggiunte poco
dopo dai compagni.
“Penso di
sì… avevano detto al centro, dopotutto.
Ok… vediamo di farlo in fretta.”
Isabella si sfilò la bacchetta
dalla manica della camicia prima di immergersi completamente
sott’acqua, senza perdere neanche un istante. Non le
importava poi molto di tornare indietro per prima in realtà,
voleva solo tornare in fretta fuori dal Lago.
“Ok, vado anche io…
speriamo non ci siano molti Avvincini.”
Jane esitò per un attimo ma poi
seguì la rossa, immergendosi a sua volta per applicarsi
l’Incantesimo Testabolla.
“Jane, aspetta!” Dante
sbuffò, affrettandosi a seguire la Tassorosso per evitare di
lasciarla da sola, sotto quella superficie scura oltre la quale non
riusciva a vedere nulla… Non
sapeva perché, ma qualcosa gli diceva che non era del tutto
sicuro, lì sotto.
Ingrid invece esitò, restando
ferma e galleggiando nell’acqua per lei quasi calda,
osservando quasi con cipiglio assorto il punto dove aveva visto Bella
sparire.
“Hai paura?”
Sentendo la voce di Oliver non si
voltò, ma scosse leggermente il capo:
“No. Penso solo che sia troppo
facile.”
“Beh, andiamo a scoprirlo
allora… coraggio.”
Voltandosi verso il Grifondoro, lo vide
sorriderle come faceva sempre, con un che di piacevolmente
rassicurante... e come al solito Ingrid non seppe opporsi a quel
sorriso, lasciando che il ragazzo la prendesse delicatamente per mano
prima di trascinarla con sé, sott’acqua.
*
“Non pensi… non lo so,
forse abbiamo esagerato."
“Tu che ti preoccupi per loro?
Incredibile…”
“Guarda che non ho un cuore di
pietra, Cavendish.”
Charlotte sbuffò leggermente,
rivolgendo un’occhiata leggermente torva in direzione di
Will, che era in piedi sulla riva del Lago accanto a lei, mentre Regan
si era accomodato sotto un albero ed era impegnato a chiacchierare con
Lyanna insieme a due tazze di caffè che aveva fatto
comparire dal nulla.
“Lo so, credimi. E
comunque… sono sicuro che se la caveranno. Insomma, nelle
ultime settimane quanto hai insistito sul fatto di non arrendersi?
Ormai l’hanno capito Charlotte, e di certo lo metteranno in
pratica.”
Charlotte continuò a tenere lo
sguardo fisso sul Lago Nero senza più vedere nessuno nuotare
verso il centro… ormai si erano tutti immersi
sott’acqua.
“Quattro mesi fa, quando Dippet
ci ha chiamato… avresti mai pensato che sarebbe successo
tutto questo?”
Will si voltò di nuovo verso di
lei, guardandola sorridere leggermente:
“No. Stare qui mi è
servito molto… e spero che sia servito anche a
loro.”
Will le sorrise, appoggiandole un braccio
intorno alle spalle prima di parlare di nuovo, guardandola quasi con
aria divertita:
“Sono sicuro che è
così. In ogni caso, quando dici che “ti
è servito molto”, intendi che rincontrare me
è stata una benedizione, immagino…”
“Merlino
quanto sei egocentrico, Cavendish…”
“Vero, ma a te piaccio
così, dico bene?”
*
Raggiungi il fondo
Raggiungi il fondo
Teneva lo sguardo puntato dritto davanti a
sè, conscia che diversi tra i suoi compagni si fossero
fermati lungo il tragitto ed erano qualche metro più
indietro rispetto a lei.
Isabella invece continuava, imperterrita, a
nuotare verso il fondo del Lago, ignorando il più possibile
quella voce.
Successivamente non sarebbe mai riuscita a
descrivere perfettamente quei minuti, si sentiva quasi come in un
sogno... da una parte viveva una specie di stato di trance, ma era
anche cosciente di quello che doveva e voleva fare.
"Andiamo Bella... sono anni che non mi vedi
e mi ignori così? Non è per niente carino da
parte tua.”
Il
fondo... guarda il fondo, non voltarti.
La tentazione era davvero molto grande, ma
Bella continuava a non voltarsi, a sforzarsi di non sentire quella
voce.
Perché infondo lo sapeva, che
non era lui.
Ciononostante continuava a chiamarla,
provocandole una specie di fitta dolorosa ogni volta in cui sentiva
quella voce che fino a quel momento pensava di aver dimenticato... ma
non appena l'aveva sentita non aveva avuto dubbi su a chi
appartenesse.
Isabella deglutì mentre la vista
si faceva sempre più sfuocata, ritrovandosi in una specie di
bolla surreale... e davanti a lei c'era suo fratello.
“Beh, finalmente ti sei decisa a
cedere. Ce ne hai messo... non mi volevi vedere,
sorellina?”
“Io non posso vederti.
Perché non sei reale.”
“Forse... però mi
vedi, e mi senti.” Nicholas le rivolse
un sorriso, avvicinandosi alla sorella... era cambiato, non era come lo
ricordava. Sembrava più grande di un paio d'anni, come se il
tempo fosse passato anche per lui e non solo per la sorella
minore.
Ma non era possibile, lo sapeva. Per quanto
le sarebbe piaciuto rivederlo, era solo
un’illusione.
“Stammi
lontano.”
“Che ti succede Bella? Sei
cambiata.”
“Le persone cambiano Nick... E
non hai idea di quanto la tua morte mi abbia
cambiata.”
La ragazza fece un ulteriore passo
indietro, allontanandosi da quella specie di ologramma che si trovava
davanti.
Probabilmente Nicholas, o quella specie di
immagine, avrebbe detto qualcos’altro... ma Isabella lo
battè sul tempo, deglutendo prima di alzare un braccio,
puntandogli la bacchetta contro:
“Sei morto Nick, da tempo
ormai... Lo so che non sei reale. E ti prego, lasciami in
pace.”
“Se solo ti fermassi per un
attimo ad ascoltare, Bella...”
“Non
voglio ascoltare Nick! Sei morto, smettila di tormentarmi!”
Nel dire finalmente quelle parole ad alta
voce, Isabella vide l'immagine di suo fratello andare in frantumi per
l'ultima volta... e pochi secondi dopo le sembrò come di
svegliarsi, riaprendo gli occhi e trovandosi sul fondo del Lago
Nero.
La Corvonero deglutì,
ricacciando indietro le lacrime a forza prima di concentrarsi sul
fondale, trovandosi davanti ad una serie di piccoli rotoli di
pergamena... ognuno con un nome scritto sopra.
Quasi senza riflettere la ragazza prese il
suo per poi alzare lo sguardo, verso la superficie diversi metri
più in alto... vide Jane passarle accanto senza battere
ciglio, e Isabella per un attimo la invidiò,
perché la Tassorosso non si era fermata neanche per un
istante a dare peso a quella sorta di allucinazione che li aveva
coinvolti tutti, man mano che scendevano verso il fondale.
La Corvonero però si
ridestò velocemente, riprendendo a nuotare nel senso
opposto... e quasi sorrise, perché aveva come la sensazione
di essere più leggera. Come se si fosse tolta un
considerevole peso di dosso.
*
Avrebbe voluto non ascoltarli, ma proprio
non ci riusciva.
Sapeva che non era reale, che non potevano
essere davvero lì, accanto a lui... eppure riusciva
chiaramente a sentire le loro voci familiare risuonargli
fastidiosamente nelle orecchie, quasi ferendolo per le parole e il tono
sprezzante o disgustato.
Non li ascoltare
Non
sono loro
Dante Julius deglutì, cercando
di concentrarsi sul fondale sempre più vicino invece che
sulle voci della sua famiglia, dei suoi fratelli e dei genitori... voci
che pronunciavano parole che aveva sempre temuto di sentire.
Incapace di resistere Dante ad un certo
punto di voltò, sentendo una fastidiosa stretta allo stomaco
nel vedere sua sorella Coraline praticamente in lacrime, che lo
guardava come se lo odiasse o se avesse addirittura paura di suo
fratello maggiore.
“Cora...”
“Non ti avvicinare!
Perché l'hai fatto?”
Fece per avvicinarsi alla sorella, ma prima
che potesse farlo Coraline era sparita, cedendo il posto a suo fratello
maggiore Lucas.
Era esattamente come l'aveva sognato di
tanto in tanto... sanguinante, le braccia completamente martoriate e
ricoperte di ferite. Lucas era sempre stato il suo preferito, quel che
lo capiva di più e a cui si era maggiormente legato...
eppure lo stava guardando quasi con odio.
“Contento? Guarda cosa hai
fatto!”
“Mi... mi dispiace.”
Deglutì, sentendo le ginocchia quasi cedergli
mentre il battito cardiaco accelerava molto rapidamente. Nei secondi
successivi davanti agli occhi di Dante si sussegui una rassegna di
tutti i suoi fratelli più i genitori, che lo accusavano di
essere un mostro, che gli mostravano le ferite che lui aveva
provocato.
“Non volevo. Mi
dispiace.”
Dante abbassò lo sgaurdo,
incapace di reggere lo sgaurdo sprezzante e carico di odio delle
persone che amava di più... si mise le mani tra i capelli,
deglutendo a fatica mentre nella sua mente si susseguivano rapidamente
una breve sequenza di ricordi vaghi e sfuocati, che ritraevano suo
fratello Lucas che cercava di calmarlo e di aiutarlo, abbracciandolo e
prendendosi così gran parte della scarica di magia che
rilasciava incontrollatamente.
“Dan?”
Nel sentire quella voce il ragazzo quasi perse un battito,
alzando lo sgaurdo di scatto e sorridendo con sollievo nel trovarsi
davanti la sua storica ancora di salvezza.
“Jane? Meno male...” Si
alzò e quasi senza pensarci fece per raggiungerla, ma la
ragazza lo bloccò, sollevando una mano per tenerlo a
distanza e guardandolo con lieve preoccupazione:
“Aspetta. Meglio se non ti
avvicini, non si sa mai.”
“Ma Jane... non sono pericoloso,
te lo giuro!”
O
forse sì?
Fece per avvicinarsi alla ragazza, ma Jane
sparì esattamente come tutti gli altri prima di lei...
lasciandolo solo, con la sensazione che tutti l'avessero
abbandonato.
“Non... non sono pericoloso. Mi
dispiace.” Deglutì mentre la vista gli
si annebbiava, portandolo a chiudere gli occhi senza smettere di
tremare leggermente.
Quando aprì gli occhi
realizzò con sollievo di essere sott’acqua, ma non
stava nuotando... in effetti si muoveva, ma lui era perfettamente
immobile.
Confuso, Dante alzò lo
sgaurdo... e solo quando vide Jane si rese conto che la ragazza lo
aveva afferrato per un braccio, trascinandolo con se verso la
superficie.
Non ebbe però il tempo di
reagire, perché pochi istanti dopo chiuse gli occhi di
nuovo, perdendo i sensi e cadendo in un sonno senza sogni.
*
“Siamo sicuri che non
succederà nulla, se non riescono a raggiungere il
fondale?”
“Assolutamente... se riescono a
prendere la loro pergamena avranno superato la prova, se crollano prima
perderanno i sensi, ma ho fatto in modo che tornino in superficie da
soli, in quel caso. Nessuno affogherà, non
preoccuparti.”
Lyanna annuì alle parole di
Regan, leggermente più tranquilla... non si sarebbe mai
perdonata di aver causato la morte di qualche adolescente.
“Tu cosa pensi che avresti visto,
lì sotto?”
“Immagino mia moglie in punto di
morte... e voi?” Regan spostò lo
sgaurdo su Charlotte e William, guardando la prima stringersi nelle
spalle mentre teneva lo sguardo fisso sull'erba:
“Mio fratello,
credo.”
Will invece non disse niente, non sapendo
sinceramente cosa rispondere: qual era la sua più grande
debolezza legata ad una persona? Non lo sapeva nemmeno lui...
probabilmente non si era mai affezionato abbastanza a qualcuno per
poter rappresentare il suo tallone d’Achille.
“Immagino sia stata una prova un
po’ meschina... metterli di fronte alle loro debolezze
più grandi. Credete che qualcuno sia riuscito a non
fermarsi?”
Lyanna spostò lo sgaurdo sul
Lago, quasi aspettando di vedere qualcuno tra i suoi studenti tornare
indietro... chissà se qualcuno era riuscito a non cadere in
trappola al suo stesso inconscio e ai propri scheletri.
“Può essere... lo
spero. Ma se nessuno dovesse essere stato abbastanza forte, spero
almeno che quasi tutti siano riusciti ad affrontarlo e a
continuare.”
“Io credo che non ci sia prova
peggiore che affrontare se stessi... se dovessero farcela,
sarà davvero un bel risultato.”
Charlotte puntò a sua volta gli
occhi sull'acqua, chiedendosi a come avrebbe reagito lei di fronte a
quella prova... di sicuro avrebbe sentito la voce di suo fratello
chiamarla, ma si sarebbe voltata o fermata, cedendo?
Non ne aveva idea... Ma anche se non erano
loro quelli sotto esame, era certa che tutti i suoi colleghi si
stessero ponendo la medesima domanda.
*
Aveva fatto uno sforzo quasi sovrumano, ma
non si era fermato o voltato nel sentire la voce di Ethan chiamarlo in
continuazione... gli sarebbe piaciuto rivederlo, ma sapeva che non era
reale o possibile. Almeno, non prima di qualche tempo.
Oliver sfoggiò quasi un sorriso
quando prese il piccolo rotolo di pergamena che riportava il suo nome
sopra... ma quando si diede la spinta sul fondo sabbioso per tornare in
superficie il sorriso svanì dal volto del ragazzo.
Sgranò gli occhi e si
avvicinò quasi senza pensarci ad Ingrid, che era ferma a
pochi metri da lui... gli occhi chiusi, orribilmente pallida.
Le mise un braccio intorno alla vita per
portarla con se, non avendo nessuna intenzione di farla affogare... si
accorse però ben presto che la ragazza sembrava quasi
trascinata da una corrente invisibile verso la superficie, sempre
più lontana dal fondale.
Non sapeva cosa stesse succedendo, ma
Oliver si lasciò scivolare insieme a lei, tenendola con un
braccio e lasciando che appoggiasse la testa sulla sua spalla.
*
Mentre tossiva leggermente, si
lasciò cadere con sollievo sull’erba,
ripromettendosi di non avvicinarsi mai più neanche
lontanamente al Lago Nero.
Stringeva ancora quel rotolo di pergamena
tra le dita tremanti e più pallide del solito, mentre
sentiva qualcuno che le si avvicinava, sedendosi accanto a lei:
“L’hai preso?”
Isabella annuì, porgendo la
pergamena a Charlotte, che le sorrise e l’asciugò
in pochi secondi, facendo evaporare l’acqua dai suoi capelli
e dai vestiti.
“Molto brava Bella, la
prima… Hai visto tuo fratello?”
“Sì.”
“Ma l’hai
respinto… perché?"
“Perché è
morto. E sono stanca di lasciarmi tormentare dal suo ricordo. Posso
andare?”
Isabella puntò gli occhi azzurri
sulla donna, che annuì mentre si alzava, porgendole la mano
per aiutarla a fare altrettanto: non aveva voglia di parlare, lo capiva.
“Suppongo di
sì… vai pure.”
Rigirandosi il rotolo di pergamena tra le
dita Charlotte guardò la ragazza allontanarsi, per una volta
completamente priva dell’energia che solitamente la
caratterizzava.
Solo quando Isabella fu lontana Charlotte
srotolò la pergemena, osservando le immagini che si
muovevano come se stesse guardando dei fotogrammi in successione, come
aveva visto fare ai Babbani. Toccandola, Bella ci aveva impresso sopra
l’esperienza appena vissuta, permettendole di assistere allo
spettacolo anche se era passato.
“Credo che stia tornando qualcun
altro… E’ Jane.”
Lyanna si accigliò, scorgendo
qualcuno accanto alla ragazza… qualcuno che si stava
trascinando dietro, in effetti.
“Si, con Dante. Vado ad
aiutarla.” Regan
si mosse verso l’acqua, aiutando la Tassorosso a trascinare
il ragazzo sull’erba.
Senza dire niente Jane porse
all’uomo la sua pergamena e poi si inginocchiò
sull’erba accanto al ragazzo, accarezzandogli i capelli e
guardandolo con preoccupazione:
“Che cosa gli è
successo?”
“Tranquilla Jane, tra poco
riprenderà coscienza… sei stata molto brava a
riportarlo qui.”
Regan le sorrise, dandole una leggera pacca
sulla spalla mentre tirava fuori la bacchetta per asciugare Dante.
Jane non disse niente, abbassando lo
sgaurdo sul ragazzo e chiedendosi cosa avesse visto o
sentito… non le aveva mai voluto dire qual era la cosa che
lo spaventava di più, era sempre stato parecchio riservato a
riguardo.
“E’ andata
bene?” Charlotte
annuì, richiudendo la pergamena alle parole di Lyanna prima
di alzare lo sguardo sull’amica:
“Si… ha visto suo
fratello, c’era da aspettarselo. Ma è stata brava.
Non so se io avrei fatto altrettanto.”
“Sono sicura di
sì… anche Jane ci è riuscita, peccato
per Dante invece.”
“Non siamo tutti
uguali… c’è chi affronta meglio le
proprie debolezze, dopotutto.”
*
Una volta tornato finalmente a riva non
provò nemmeno ad alzarsi per qualche istante, restando steso
sull’erba per riprendere fiato.
Finalmente era uscito da quel maledetto
Lago… aveva come la sensazione che da quella sera anche lui
l’avrebbe detestato a morte. Antares alzò un
braccio, guardando il rotolo di pergamena che aveva preso…
sperava almeno che ne fosse valsa la pena.
Fece per srotolarlo ma una voce lo
fermò, facendolo voltare:
“Lascia perdere, quello serve a
noi… non c’è niente che tu
già non sappia, lì dentro.”
“Ah sì? Quindi abbiamo
fatto tutto questo per darvi informazioni?”
“Diciamo di
sì.” Will
sorrise, prendendo la pergamena dalle mani del ragazzo che invece
sbuffò sommessamente, appuntandosi mentalmente di restare a
dormire la prossima volta in cui l’avrebbero svegliato in
piena notte.
Antares tirò quasi un sospiro di
sollievo quando smise di sentire freddo e una piacevole sensazione di
calore lo invadeva grazie all’incantesimo
dell’insegnante, facendolo smettere di tremare.
“Posso andare ora?”
“Sì Black, vai
pure… buonanotte.” Si
alzò con sollievo e si incamminò verso il
castello, passando accanto a Jane che era seduta sull’erba,
tenendo Dante accanto a sé mentre gli accarezzava i capelli.
Se non altro era riuscito a portare a
termine quella cavolo di prova, anche se con qualche
difficoltà… Isabella e Jane ci avevano messo meno
tempo, ma alla fine ci era riuscito anche lui, ignorando le voci e
facendo uscire dalla sua testa i suoi genitori, Altair, Rod, Cassiopea
e Lyra, che mentre nuotava lo chiamavano e gli chiedevano di fermarsi e
di aiutarli.
Appuntandosi mentalmente di non mettere mai
più piede in quel Lago e di starne alla larga per il tempo
che gli restava ad Hogwarts, Antares Black si avviava con sollievo
verso il castello, decisamente più familiare e
rassicurante… la nota positiva, se non altro, era di non
aver incontrato nessuna strana creatura mentre era sott’acqua.
*
Si risvegliò tossendo
leggermente, sentendosi stranamente asciutta mentre metteva chiaramente
a fuoco la situazione… era fuori dall’acqua, e nel
realizzare di essere uscita da quell’incubo quasi sorrise con
sollievo.
“Ciao, bella
addormentata… come stai?”
Solo sentendo la sua voce si rese conto che
Oliver era accanto a lei, intento a guardarla sorridendo e
accarezzandole la schiena.
La ragazza deglutì, mettendosi
seduta dritta prima di parlare a bassa voce:
“Bene. Come sono uscita dal
Lago?”
“Ti abbiamo aiutato, un
po’ i prof e un po’ io… che cosa hai
sentito che ti ha fatto fermare?”
“Mia madre. Era… da
tanto che non sentivo la sua voce.” La
ragazza sbuffò appena, passandosi una mano tra i capelli e
maledicendosi per aver ceduto, per non essere stata abbastanza forte.
“Non farne un dramma…
non è stata colpa tua, quello per te è un grosso
tasto dolente. Non sei l’unica, anche Dante non ne
è uscito molto bene.”
“Grazie per avermi aiutata
Olly… non so perché, ma lo fai sempre.” Oliver
quasi sorrise a quelle parole, osservandola per un attimo con il capo
chino mentre si teneva le gambe con le braccia prima di allungare una
mano, prendendole il mento perché lo guardasse:
“Forse Bella ha ragione,
quando dice che sei una testona ottusa...”
“Ehy! Come sarebbe a
dire?” Il
tono e l’espressione offesa della ragazza fecero solo
allargare il sorriso del Grifondoro, che la guardò a
metà tra il divertito e l’esasperato:
“Non prenderla male Ingrid, non
lo dico per offenderti… ma davvero vuoi dirmi che non sai
perché?”
A quelle parole Ingrid tacque, distogliendo
lo sguardo mentre si chiedeva cosa dire… lo sapeva, infondo?
Le sembrò quasi di sentire una
voce nella sua testa – che somigliava stranamente a quella di
Bella – suggerirle che sì, lo sapeva, e che era
una cretina con i fiocchi oltre che piuttosto ottusa.
Le sembrò, in effetti, di
sentire la familiare ed esasperata voce di Isabella che le intimava di
muoversi e trattenne a stento un lieve sorriso prima di annuire con un
lieve cenno del capo:
“No, credo di saperlo,
infondo.”
Colse lo nota quasi speranzosa negli occhi
castani di Oliver e gli sorrise, prima di prendergli delicatamente il
viso tra le mani e appoggiare le labbra sulle sue.
Pochi metri più in la qualcuno stava
assistendo alla scena, e mentre Lyanna dava una gomitata a Regan
sostenendo che lei l’aveva sempre saputo, Will sbuffava
leggermente:
“Si, molto carini… ma
Miller deve darmi la sua pergamena!”
“Beh, Appellala! Guai a te se li
interrompi Cavendish.”
“Ah si? E cosa mi faresti in
caso, sentiamo?”
“Che domande mi fai, ti butterei
nel Lago a calci! E tu non vuoi rovinarti il ciuffo, vero?”
Il tono dolce e il sorriso di Charlotte
suggeriva che era piuttosto seria e convinta di quello che
diceva… così Will si affrettò a
seguire il suo consiglio e ad Appellare non verbalmente la pergamena di
Oliver, che se la lasciò sfuggire dalle dita senza curarsene
minimamente, troppo occupato a baciare Ingrid per accorgersi di
qualunque altra cosa.
“Ma che bravo, mi ascolti ogni
tanto! E ora che anche Dante si è svegliato, direi che
possiamo tornare a dormire.”
“Ottima idea, ho
sonno… domani avrò delle occhiaie mostruose! La
prossimo volta mandiamo Lumacorno e Silente a fare una cosa del
genere!”
“Tranquillo Willy, non
preoccuparti… ti presterò il mio
trucco per le occhiaie domani.”
Charlotte sorrise, alzandosi in punta di
piedi per dargli un bacio su una guancia prima di darsela allegramente
a gambe, allontanandosi ridacchiando e sotto lo sguardo torvo di
William:
“Molto divertente. E
comunque… IO NON MI TRUCCO! Finitela di ridere voi due, o vi
faccio evanascere le corde vocali!”
“Scusa Will, ma siete troppo
divertenti… dovreste diventare un duo comico.”
Lyanna sorrise, cercando di non ridere
mentre si avviava verso il castello a braccetto con Reg, agguatando
anche Will con il braccio libero e trascinandolo con sé a
sua volta.
“Ma li lasciamo qui da
soli?”
“So che vorresti ficcanasare Reg,
ma lasciamo i piccioncini alla loro privacy…”
“Io sono perennemente accusato di
essere pettegolo e Will di essere vanesio… da due donne per
giunta! Ma in che razza di storia siamo
finiti?”
*
Si chiuse la porta alle spalle lentamente,
cercando di fare il più piano possibile… In un
primo momento pensò di non voler svegliare i suoi compagni,
ma poi posò gli occhi sul letto alla destra del suo,
occupato da qualcuno che dormiva in una posizione assurda, a pancia in
giù con le braccia che dondolavano dal materasso e le gambe
attorcigliate nelle coperte.
Antares si avvicinò in punta di
piedi, osservando suo cugino dormire della grossa prima di parlare a
bassa voce:
“Ehy, Altair.”
“Mh?” Il
ragazzo sbuffò sommessamente, girando la testa
dall’altra parte come a volergli dire di non
disturbarlo… ma Antares non si mosse, continuando a parlare
con un filo di voce:
“Senti… stasera sapevo
che era un test, quindi non mi sono fermato ad aiutarti sentendoti
chiedermi aiuto… ma in circostanze normali lo farei,
ovviamente.”
Antares si rimise dritto, quasi sorridendo
con soddisfazione per averglielo detto anche se non
direttamente… l’avrebbe preso in giro per sempre,
probabilmente.
Conoscendolo il Caposcuola si
scostò, avvicinandosi al suo letto per evitare che il cugino
lo afferrasse e lo trascinasse a dormire nel suo letto, abbracciandolo
avendolo scambiato per una qualche ragazza.
Di certo Altair non se lo sarebbe mai
ricordato, ma almeno glie l’aveva detto, che
l’avrebbe sempre aiutato in caso di bisogno.
E finalmente, sentendo di aver fatto quello
che doveva fare, Antares Black poteva tornare a dormire.
*
“Sei sicuro di stare bene? Hai
una faccia… vuoi andare in Infermeria?”
“No, sto bene. Sono solo un
po’ scombussolato.”
Jane guardò Dante con cipiglio
leggermente preoccupato mentre entravano nell’Ingresso, mano
nella mano. Il ragazzo invece stava evitando di guardarla da quando si
era svegliato, non avendo nessuna voglia di parlare di quanto era
appena successo.
“Danny, aspetta.” Lo
conosceva, sapeva che moriva dalla voglia di scappare… ma
Jane si fermò, volendo parlare con lui prima di dividersi e
andare nelle rispettive Sale Comuni.
“Lo so che non vuoi parlarne, ma
sei sempore stato troppo orgoglioso e riservato… a volte fa
bene parlare con gli altri, con chi ci vuole bene. Che cosa hai
visto?”
“Non è importante
Jane.”
“Si che lo è,
altrimenti saresti andando oltre! Hai visto la tua famiglia,
vero?”
Lei gli si avvicinò di un passo,
tenendo gli occhi azzurri fissi sul volto del ragazzo che invece stava
fissando la porta chiusa della Sala Grande, oltre la ragazza.
“Dan… guardami, per
favore.”
Jane gli prese anche l’altra mano
e voltandosi Dante si ritrovò a guardare il sorriso
rassicurante della ragazza, che riusciva sempre a farlo stare meglio.
“Devi imparare a fidarti di me,
Danny.”
“Non è che non mi fido
di te Jane…”
“Allora devi semplicemente
imparare a confidarti, ogni tanto fa bene farlo. Non hai imparato
niente da Marzo?”
Jane gli sorrise e Dante anuuì,
ricordando fastidiosamente i giorni in cui lui e Jane non si erano
praticamente rivolti la parola. Non voleva di certo riviverli, ma
continuava a trovare difficile confidarsi con lei.
“Te lo chiedo di
nuovo… Hai visto la tua famiglia?”
“Si. E anche tu.”
Jane esitò per un attimo,
guardandolo con leggera sorpresa prima di sorridergli di nuovo,
guardandolo con affetto:
“Davvero?”
“Si… ma non eravate
molto felici di avere a che fare con me. E’ questa la mia
paura più grande Jane, che le persone a cui tengo mi
abbandonino.”
Lo
sgaurdo cupo del ragazzo la fece sorridere, guardandolo come se non
capisse tutte le paranoie che si faceva:
“Non lo farebbero mai Dante, e
neanche io. Insomma… non l’hanno fatto quando eri
bambino, perché dovrebbero farlo ora o in futuro? E hanno
cercato di farti dimenticare perché ti amano moltissimo e
non volevano vederti soffrire. Come si può abbandonare
qualcuno per cui si fa una cosa del genere?”
Dante aggrottò la fronte,
guardando la ragazza quasi con espressione confusa: come riusciva a
fargli sempre cambiare prospettiva, a convincerlo a crederle?
“Quindi… ipotizziamo
che io ti faccia finire in Infermeria o al San Mungo perché
ho accidentalmente perso il controllo… mi
allontaneresti?”
“No, te l’ho
già detto. Smettila di tormentarti Dante Julius, tanto non
ti libererai di me tanto facilmente.”
Jane si alzò in punta di piedi
per dargli un bacio su una guancia, facendolo sorridere di
rimando… e mentre la guardava attraversare
l’Ingresso pensò che in ogni caso, qualunque fosse
stata la sua risposta, non le avrebbe mai permesso di allontanarsi da
lui.
Appena
prima di vederla sparire dietro una porta però il ragazzo si
ricordò di qualcosa che non le aveva ancora chiesto,
chiamandola ad alta voce:
"Jane?"
"Sì?"
"Tu non ti sei
fermata... chi hai sentito chiamarti?" Jane gli
sorrise, scuotendo leggermnete il capo di fronte a quella domanda che
aveva aspettato da quando Dante aveva ripreso coscienza:
"Io credo che tu lo sappia,
Danny..."
Già, lo sapeva... non
era difficile immaginarlo, dopotutto. Ma si chiedeva perchè
lei non si fosse fermata neanche per un attimo.
"E perchè
non ti sei fermata?"
"Perchè mio padre
è morto, Dan. E se anche fosse, non avremmo
assolutamente nulla da dirci. Buonanotte Danny, e ricordati che ti
sarò sempre vicina, qualcunque cosa tu faccia."
*
“Ma si può sapere
perché non mi vuoi lasciare in pace?”
Isabella sospirò, alzandosi a
sedere sul letto e lanciando un’occhiata malinconica alla
fotografia che teneva da anni appoggiata sul comodino, che ritraeva lei
e Nicholas appena prima di iniziare il suo quarto anno ad Hogwarts.
Perfetto, brava Isabella… ora
parli anche con i morti, tuo padre provvederà a chiamare un
manicomio non appena tornerai a casa, del resto muore dalla voglia di
liberarsi di te.
Benché fosse molto stanca, non
riusciva a dormire… continuava a pensare a suo fratello, e a
quello che aveva appena vissuto.
La Corvonero allungò una mano,
prendendo la foto… ma contrariamente a quanto aveva fatto
spesso non la prese per osservarla più da vicino, prese la
cornice e la girò, appoggiandola sul ripiano del comodino in
modo da non vedere se stessa e suo fratello sorridere.
“Scusa Nick, ti voglio bene. Ma
è il momento di finirla.”
“Con chi stai parlando?”
“Niente, blateravo tra me e
me… come è andata?”
Isabella si voltò verso la porta del Dormitorio,
stampadnosi un sorriso in faccia mentre Ingrid si avvicinava al suo
letto, lasciandocisi cadere sopra senza neanche curarsi di togliersi la
divisa.
“Non benissimo, non sono stata
forte quanto te, temo… ma la serata non è stata
del tutto da buttare, in realtà.”
Ingrid sorrise all’amica, che la
guardò di rimando con un sopracciglio inarcato…
ci mise qualche istante, ma poi – visto che, come era solita
sostenere, lei non era una lumaca ottusa contrariamente
ai suoi amici – capì, e per la prima volta da
quando era stata svegliata da Charlotte sorrise.
“Beh, era anche ora! E
così, la mia carriera da Grillo Parlante/Cupido è
ufficialmente chiusa.”
“Non ti annoierai, ora che hai
finito le coppiette da sistemare?”
“Si, può
essere… ma al limite mi troverò
un’altra occupazione. Oppure
potrei trovare un fidanzatino a tua sorella…”
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Angolo Autrice:
Buongiorno,
e buon anno!
Avrei
voluto aggiornare ieri, ma il sonno cronico mi ha colpita e non ce l'ho
fatta... quindi, eccomi qui.
Spero
che questo maxi capitolo vi sia piaciuto, dovrei pubblicare il seguito
tra un paio di giorni... intanto vi saluto e vi ringrazio per le
recensioni e per i complimenti <3
Signorina
Granger
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