Chalybe Ingique
Annales- Cronache di acciaio
e di fuoco
Prologo
La vita
è solo un'ombra che cammina,
un povero commediante che si pavoneggia
e si dimena per un'ora sulla scena, e poi
cade nell'oblio;
la favola di un'idiota, piena di rumore e foga,
che non significa nulla.
-William Shakespeare-
Il
gocciolio ritmico e lento che giunge lontano e ovattato, come da
un'altra
dimensione, è l'unico suono che accompagna la mia angosciosa
attesa,
scandendone il tempo, che trascorre lentamente.
Non
ho idea di quanti giorni io abbia trascorso rinchiuso qui, ed
è alquanto
probabile che questi stessi giorni siano diventati settimane, se non
addirittura mesi.
Il
tempo in questa cella scorre monotono e sempre uguale a sé
stesso, sospeso tra
un sonno agitato, popolato da incubi mostruosi, e un dormiveglia
tormentato da
ricordi, rimorsi e timori dai quali mi risveglio ugualmente affannato e
sconfitto. Non so quale tra i due sia il male minore.
Le
catene mi segano i polsi e mi limitano nei movimenti, ho le gambe
anchilosate
ma non ho possibilità di muoverle per riattivare la
circolazione: sono
incatenato in una posizione scomoda e statica, nella spasmodica attesa
del mio
verdetto.
Mi
hanno accusato di tradimento, ma sono solo una vittima innocente degli
eventi,
incastrata da qualcuno più furbo e spietato di me, che non
ha avuto rimorsi nel
coinvolgermi in tutto questo e nel far ricadere la colpa sul mio capo,
su cui,
ora, pende la lapidaria sentenza: verrò destituito dal mio
incarico e cacciato
da quella che fino a quel momento era stata la mia casa,
sarò costretto a
vivere di stenti ed espedienti, senza più
un’occupazione, una casa, una
famiglia.
Ne
sento già il puzzo che si insinua tra gli spifferi della
porta di legno
robusto, rinforzata da ferro e glifi antichi, mi si appiccica addosso
come
sudore, e non mi abbandona, ammorbandomi con il suo tanfo.
Sono
stanco di aspettare, ormai so quale sarà il mio destino e,
sebbene non lo meriti,
non vedo l'ora che sia compiuto. Sono consapevole che sia troppo tardi,
ormai,
per qualsiasi cosa: troppo tardi per scagionarmi, troppo tardi per
redimermi,
troppo tardi per rimediare ai miei errori e troppo tardi per evitare
che il
corso degli eventi precipiti come una frana, travolgendomi in pieno.
Forse
avrei dovuto prevederlo, i segnali c'erano, ma non sono stato capace di
vederli
e di interpretarli, o non ne ho avuto il tempo o la voglia…
ed ora eccomi qui,
legato come un quarto di bue, pronto per essere macellato.
Verrò umiliato,
un’ultima volta, la più terribile: mi
verrà strappato tutto ciò che fino ad ora
ho posseduto e il mio unico compagno e conforto di una vita
verrà distrutto.
Una parte di me morirà inevitabilmente con lui, quando il
Sigillo verrà
spezzato e rimarrò spezzato anch’io. Per sempre.
La
vita è maledettamente ingiusta e qualsiasi essere ne
è schiacciato e
sopraffatto, pur senza esserne consapevole. È quello che
è successo a me,
perché io non ho colpe e non ho rimorsi, e vado al giudizio
con la serenità
della consapevolezza di una coscienza pulita.
Non
sono mie le mani lorde di sangue, io mi sono limitato a eseguire il mio
dovere,
mettendo a rischio la mia vita più volte più di
portarlo a termine, e non ho
rimpianti.
Ho
vissuto la mia vita appieno, facendo quello che desideravo e riuscendo
a
realizzare il mio più grande sogno; ho sperimentato, ho
viaggiato, ho visitato
luoghi incantevoli e sublimi, terribili e affascinanti, ho incontrato
persone
di diverse razze, culture idee e gusti diversi, ho avuto modo di
conoscere
lingue e tradizioni diverse dalla mia e di apprezzarle fin nei minimi
particolari, ho assaggiato cibi esotici, mi sono cullato nel delicato
calore
della pelle di una donna e mi sono inebriato del profumo di quella di
un uomo.
Ho sfruttato qualsiasi occasione il fato mi abbia presentato,
assaporando tanto
le amarezze quanto le dolcezze di un'esistenza vissuta fino in fondo.
Non
mi rammarico di nulla e posso dire di avere raggiunto la pace
interiore, quello
stadio di assoluta serenità che si prova pur in situazioni
avverse, in cui le
difficoltà e gli stenti non ti tangono, ma scivolano sulla
tua pelle come
pioggia, senza avere la possibilità di ferirmi.
L'unica
cosa di cui mi dispiaccio è del fatto che verrò
considerato come un traditore,
e che la mia memoria rimarrà per sempre infangata da una
nomea che nonmi
merito e che non mi si addice.
Non
voglio essere ricordato in questo modo, non se ho anche la
più remota
possibilità di raccontare come sia veramente andate le cose,
e di dimostrare la
mia innocenza.
Narrerò
la mia storia e lascerò che siano i posteri a giudicarla,
nella speranza che
qualcuno riesca a vedere come io sia stato solo una vittima ingenua di
un
enorme inganno ben architettato.
Tutto
è iniziato quella dannatissima notte, pochi giorni prima
delle Prime Nevi,
quando ho avuto la malsana idea di cercare di recuperare la fiducia dei
miei
compagni e dei miei superiori...
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