5
Il mattino successivo comincia con
un gran temporale.
Io mi sveglio all'improvviso con un tuono più forte degli altri e
quando apro gli occhi scopro tutte le mie compagne agitarsi frenetiche
per la stanza.
Assonnata, sposto gli occhi sulla sveglia poggiata sul comodino e
sbircio l'orario segnato in rosso sul mini display illuminato. Le sette
e mezza. Ora di alzarsi, penso, chiudendo gli occhi e stiracchiandomi.
Fuori, la pioggia comincia a picchiettare freneticamente sul vetro trasparente della finestra.
Quando esco dalla mia sala comune passando attraverso il quadro della
signora grassa non ho neanche bisogno di guardarmi attorno per evitare
Potter perché ho già avuto la sfortuna di incontrarlo in
sala, insieme ai suoi amici, che mi aspettava.
-Buongiorno Lily- esclama appena mi vede scendere le scale, sorridendo.
Io alzo gli occhi al cielo, facendo un gran respiro.
-Buongiorno Potter- rispondo, seguita da Agata e dalle mie compagne di
stanza, che non mancano di bisbigliare fra loro come ogni volta che
vedono i Malandrini e, soprattutto, ogni volta che vedono i Malandrini
parlare con noi.
Remus sta appoggiato al divano rosso ed ha, come da copione, il naso affondato in un libro.
-Ehi, tu- esclamo scendendo l'ultimo scalino -Non vale, stai andando avanti-
Remus alza lo sguardo dal tomo e mi guarda sorridente.
-Tranquilla, sto rileggendo il capitolo di ieri sera-
Io lo guardo scettica, con un mezzo sorrisetto sulle labbra e mi avvio fuori dalla
sala dopo le mie compagne. Agata, dietro di me, mi segue in silenzio,
subito imitata dai quattro Malandrini che imprecano infastiditi contro
il tempo. A quel punto ho un'illuminazione.
-Ehi, ma non dovreste avere la partita voi oggi?- domando, girandomi appena a guardarli.
-Dici bene- risponde Potter, che non so come è finito al mio
fianco, appena un passo dietro di me -Infatti se non smette dovremo
rimandare-
-Che tragedia- sbuffo, tornando a guardare davanti a me.
-Lo è- fa lui di rimando, affiancandomi -Ero partito con l'idea
di non fare nulla tutto il pomeriggio, ora mi toccherà studiare-
-Davvero una tragedia- ripeto, sarcastica.
Lui abbozza un sorriso, dopodiché mi si fa più vicino, arrivando a sfiorarmi l'orecchio con il viso.
-Magari, potresti aiutarmi a rendere questo pomeriggio meno noioso-
sussurra a bassa voce, sfiorandomi la schiena con il suo torace.
-E come dovrei fare, sentiamo?- domando, scettica, tentando di non fare
caso - almeno per il momento - al fatto che mi stia così vicino
-Beh- fa lui ghignando -Potresti venire a trovarmi in camera, troveremmo di sicuro qualcosa di divertente da fare-
Arrossisco, scostandomi velocemente da lui.
-Nei tuoi sogni Potter- rispondo affrettando il passo.
Lo sento ridacchiare alle mie spalle, mentre mi segue insieme agli
altri ed io tiro lunghi respiri, per calmare i battiti frenetici del
mio cuore che hanno cominciato a dare di matto.
Ma che diamine mi prende?!
Quella mattina la sala è invasa dal vociare agitato degli
studenti che guardano preoccupati il temporale imperversare oltre i
vetri delle finestre, e sperano che per il pomeriggio torni il bel
tempo. Agata ed io ci sediamo al nostro solito posto, con davanti i
ragazzi, e cominciamo a mangiare.
Di fronte a me sento due paia di
occhi insistenti martellarmi fastidiosamente sulla fronte. Non alzo lo
sguardo per controllare, sono quasi sicura di sapere a chi
appartengano. Nervosa, stringo con le dita il tovagliolo bianco
poggiato sulle gambe. Diamine. Non capisco perché mi stia
innervosendo così tanto. E' Potter, per Merlino. Quell'idiota di
Potter. Dovrei essermi abituata ai suoi modi di fare. Perché
tutto d'un tratto mi rendono così nervosa? Forse sta esagerando.
Dovrei dirgliene quattro. Va bene fingere indifferenza. Ma a tutto
c'è un limite. E lui lo sta superando.
Quel giorno abbiamo due ore di Incantesimi, una di Divinazione e una di
Rune. Dopodiché, c'è la pausa preclusa agli alunni del
sesto e settimo anno in cui ogni studente dovrebbe avvantaggiarsi con i
compiti e studiare in vista dell'esame, mentre invece preferisce
spaparanzarsi su qualche panchina in cortile o rifugiarsi in camera e
in aule vuote a pomiciare indisturbato.
Io e Agata usciamo in cortile
con la borsa dei libri in mano, decise a studiare, e adocchiamo subito
la nostra panchina abituale sotto il salice, dirigendoci immediatamente
in quella direzione. Per fortuna il temporale ha smesso, almeno
momentaneamente, di imperversare sopra la scuola, così che
possiamo restare all'aperto senza fracicarci e goderci persino
qualche timido raggio di sole che spunta di tanto in tanto fra le
nuvole.
Dopo soli cinque minuti veniamo raggiunte da un
gruppo chiassoso di ragazzi i quali, anche senza alzare gli
occhi e guardarli, sono molto facilmente riconoscibili dalle
chiacchiere idiote e dal modo decisamente poco normale in cui decine e
decine
di ragazze si sono voltate contemporaneamente con gli occhi fissi nella
nostra direzione.
-Salve ragazze, che fate?- chiedono appena ci raggiungono, poggiandosi sui braccioli della panchina.
-Cosa potremmo mai star facendo con dei libri sotto il naso e una pergamena in mano?- domando sarcastica, senza guardarli.
-Potreste starli per chiudere e venire con noi a divertirvi, per
esempio- risponde Sirius sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi
caccia-sospiri.
Non so perché, ma ogni volta che dalla sua bocca esce la parola 'divertirsi' non riesco a non pensare male.
-Non credo che sia una buona idea- rispondo -Anche perché ho
come l'impressione che il divertirsi per voi non includa fare qualcosa
di lecito o quantomeno entro le regole-
-Davvero diamo quest'impressione?- domanda Sirius sbattendo le ciglia
in quella che secondo lui dovrebbe essere un'espressione limpida e
innocente.
-Davvero- rispondo, squadrandolo scettica.
-Oh.. beh, ci dispiace. Non sapevamo che fare una partita a carte fosse
un qualcosa di illecito. Poveri noi, siamo proprio dei mascalzoni- dice,
scuotendo la testa serio e facendo schioccare la lingua in segno di
disapprovazione.
-Giocare a carte?- chiedo, alzando un sopracciglio.
-Sì, e chi perde offre il gelato a tutti alla prossima uscita ad Hogsmeade- risponde Potter, sorridendo.
Uhm, interessante.
-Che dici, Lils?- domanda Agata guardandomi -Accettiamo la sfida?-
Io fingo di pensarci un pochetto, portandomi una mano sotto al mento.
-Mah.. si potrebbe anche fare- rispondo infine, chiudendo il libro con un tonfo.
-Grande Evans! Allora non sei proprio il topo da biblioteca che vuoi far credere!-
-Per tua informazione, Black, io studio quando devo studiare, quel
tanto che mi basta per non finire le ultime due settimane prima degli
esami rinchiusa in camera nel panico più totale senza neanche
sapere dove andare a cercare i libri!- rispondo, lanciando
un'occhiataccia abbastanza eloquente a lui e a Potter, che ridacchiano
imbarazzati
-Per il resto sono un essere umano esattamente come voi e anch'io amo divertirmi, di quando in quando-
Agata sorride, divertita dalla mia espressione risoluta.
-Come Lunastorta!- esclama allora Sirius ridendo.
-Come chi?- ripeto aggrottando la fronte.
-Ehm ehm.. no niente- tossicchia imbarazzato James dando una spinta
all'amico -Intende dire Remus. Come Remus. Anche lui è uno
studioso. Ma quando si tratta di divertirsi non si tira mai indietro!-
Remus sorride e mi lancia un'occhiatina accondiscendente, come a voler dire che
insieme a quei due scalmati non potrebbe fare altrimenti.
-Beh, vogliamo muoverci?- esclama a quel punto Sirius indietreggiando in direzione degli archi.
Agata mi guarda. Poi sorride, si alza e lo raggiunge.
Io faccio altrettanto, infilando libro e pergamena in borsa.
Dopotutto, non mi fa male divertimi un po', ogni tanto.
Non posso crederci. Mi hanno stracciata!
A me! Campionessa di scopa,
poker, scala quaranta e briscola, temuta da
tutti i miei parenti, zii, nonni, cugini e compagni! Conosciuta come la
miglior giocatrice di tutta la famiglia, l'orgoglio degli Evans quando
si tratta di riunirsi a Natale, Capodanno e Pasqua per delle amichevoli
sfide fra amici. Inaudito!
Anche se devo ammettere che le carte dei
maghi sono ben diverse dalle nostre e che certe volte fatico ancora a
ritrovarmi con certe regole, troppo abituata a quelle babbane. Al goblin e all'elfo
ancora ancora sono riuscita a cavarmela. Ma quando hanno tirato fuori
quelle da Supermago è stata la fine. Potter poi è stato
senza pietà. Per non parlare di Agata! Non posso crederci, era
una bestia! Vabbè che lei ci giocava già da bambina...
Una volta terminate tutte le partite si è dichiarata la
vincitrice del torneo e nessuno ha osato contraddirla.
-Certo, non mi aspettavo che fossi così brava- ha detto Sirius
una volta messe via le carte per una pausa -E' la prima volta che vengo
battuto da una ragazza, incredibile!-
-Modesto, il ragazzo- ho ribattuto ridacchiando, sistemandomi meglio
sul divano della nostra sala comune, con le ginocchia piegate.
-Lascialo parlare- ha detto Agata, sorridendo superiore -Fanno sempre così una volta che li straccio-
A quelle parole tutti sono scoppiati a ridere ed io non ho potuto
trattenermi dal pensare che, dopotutto, passare un po' di tempo con i
ragazzi non è male. Forse dovrei ricredermi, sono sempre stata
un po' prevenuta nei loro confronti. Tutto sommato sanno essere divertenti,
simpatici e anche di buona compagnia. Magari si potrebbe fare
più spesso, questa cosa di passare del tempo insieme.
Sorrido,
mentre esco dalla sala comune attraverso il varco nel quadro, diretta
in sala grande per il pranzo.
Fuori, il cielo si è schiarito e
le nuvole grigie hanno cominciato a diradarsi, lasciando libero il sole
di illuminare timidamente la scuola e la foresta circostante. Credo
proprio che non ci sarà bisogno di rimandare la partita, questo
pomeriggio. E infatti...
Appena mettiamo piede in sala un gruppo di ragazzi ci viene incontro,
fermandoci in mezzo alla folla che si riversa affamata verso i propri
tavoli e prendendo James e Sirius in ostaggio.
-La partita si fa!!- esclamano, esaltati
-Silente ha detto che il temporale è passato e che nel pomeriggio ci sarà il sole-
-Fantastico!- esclamano i due Malandrini sorridendosi.
Gli altri annuiscono, eccitati, cominciando a incoraggiarli e a battere le mani in segno di approvazione.
Loro sorridono, soddisfatti e si guardano attorno compiaciuti, battendo
il cinque ai ragazzi e occhieggiando verso le ragazze che li guardano
adoranti.
Io alzo gli occhi al cielo, stizzita.
Come non detto. Sempre i soliti palloni gonfiati. Altro che simpatici e divertenti...
Ammetto che a volte basta davvero poco per farmi saltare la mosca al
naso. Soprattutto quando c'è di mezzo Potter. Ma loro pure
potrebbero evitare di pavoneggiarsi così insistentemente
davanti a tutti, no? Sbuffo. Inutile sperarci, non cambieranno mai.
Il pranzo
trascorre tra le chiacchiere concitate degli studenti che non fanno
altro che parlare della partita. Quidditch Quidditch e ancora
Quidditch. Sirius e Potter seguitano a vantarsi per tutta l'ora e a promettere di
essere clementi, perché non vogliono ferire il povero orgoglio
dei loro avversari stracciandoli nei primi cinque minuti. Si
rilasseranno, riposando comodamente sulle loro scope, e appena
James ne avrà voglia si guarderà attorno e metterà
fine alla partita acchiappando il boccino con un dito.
Io me li guardo con un sopracciglio alzato, incredula. Piuttosto
sconcertante come l'ego di quei due individui stia pericolosamente
sovrastando la loro stessa immagine. Pazzesco.
Appena usciamo dalla sala dei banchetti per tornarcene nei dormitori
troviamo un altro numeroso gruppo di Grifondoro ad aspettarci, il quale
acchiappa i due giocatori per la divisa e li acclama, battendo loro
pacche amichevoli sulle spalle e incoraggiandoli. Come se ne avessero
bisogno... penso, scuotendo la testa seccata. E' inutile. Rinuncio a capirli.
I due si guardano attorno
sorridendo e tranquillizzano tutti dicendo le solite cose, ossia che la
partita non durerà più di mezz'ora perché saranno
loro a farla finire prima e bla bla bla. Piuttosto noiosi, dopo un po'.
-Forza andiamo- dico, prendendo Agata per un braccio e allontanandomi dalla folla.
Lei mi segue, sorridendo. Probabilmente è elettrizzata come
tutti gli altri dall'imminente evento, e spera come loro che sia la
nostra casa a vincere. Si è sempre interessata al Quiddich, non
si è mai persa una partita e ha sempre tifato per la nostra
casa. Le piace sul serio, non finge come le altre solo per il gusto di
farsi notare dai ragazzi. Una volta è stata capace di
raccontarmi l'intera replica della finale Grifondoro-Serpeverde nei
minimi dettagli, e dovevate vedere come le brillavano gli occhi!
Spaventoso.
A me, sinceramente, non me ne importa un fico
secco. Non ne capisco molto e sicuramente non ho intenzione di
sfiatarmi per fare il tifo a Potter. Anzi, se vincessero i
Tassorosso, per una buona volta, sarebbe
anche meglio. Così la smetterebbe di pavoneggiarsi come
un gallo nel pollaio e proverebbe per la prima volta in vita sua cosa
significhi perdere.
-Ehi Lily!- chiama lui proprio in quel momento sbucando dalla folla che lo circonda.
-Ci verrai a vedermi vero?-
-Tutto è possibile Potter- rispondo evasiva -Anche che nevichi ad Agosto-
E detto questo mi allontano spedita dal corridoio lasciandolo attorniato dai suoi amatissimi fans.
-Come sto?-
-Bene-
-Sicura?-
-Sì-
-E me lo dici con quella faccia?!- esclama incrociando le braccia al petto, imbronciata.
Sospiro, alzando gli occhi su di lei.
Indossa una felpa col cappuccio rossa, la sciarpa rossa-oro legata al
collo e una spilla col simbolo del Grifondoro messa in bella mostra
all'altezza del cuore. Si è anche truccata.
-Ag, è una partita, non una sfilata di moda-
-Sì, ma è la partita della nostra casa, in cui giocheranno i nostri compagni, e che sarà vinta dai nostri amici, ricordi?-
-A parte il fatto che non sta scritto da nessuna parte che saranno loro
a vincere. E poi non capisco che cosa centri tu con questo. O hai forse
deciso di trasformarti in una delle ragazze pon-pon?-
-Dio mio quanto sei cinica-
-E tu esagerata-
-Ok, perfetto. Sono esagerata. Ma almeno io non rifiuto ogni tentativo
dei ragazzi di coinvolgerci nel loro mondo, tappandomi in camera
con la scusa di studiare!-
-Prima di tutto non è vero che rifiuto ogni tentativo dei ragazzi di coinvolgermi..-
-Sto parlando di James e Sirius-
-Beh loro sono un caso a parte. E poi non capisco che cosa ci trovi di
tanto esaltante in una partita di Quidditch. Se vinceranno bene,
altrimenti amen. Il risultato, credimi, si sentirà chiarissimo
fin da qui-
-Stai scherzando vero?- chiede lei strabuzzando gli occhi -Stai forse
dicendo che non ti interessa minimamente assistere alla partita della
nostra casa? Sostenendola, incoraggiandola, pregando che vinca?-
Io alzo un sopracciglio scettica, e la risposta credo che sia abbastanza evidente.
-Mio dio- esclama lei afferrandomi per un braccio -Dobbiamo assolutamente rimediare-
E così mi ritrovo qui, seduta fra gli spalti dello stadio,
nell'ala sud completamente occupata dagli stendardi rosso oro. Attorno
a noi la gente è super elettrizzata e molti esibiscono
orgogliosi la propria sciarpa bicolore sopra la testa, in attesa che
entrino i giocatori. Dopo soli pochi minuti il cronista annuncia
la loro entrata in campo e dalle due porte opposte di esso
cominciano a uscire i ragazzi vestiti delle loro divise, scope in mano
e occhi che mandano scintille.
Agata, seduta di fianco a me, si sporge dal bordo del corrimano per guardare meglio.
-Ag, stai attenta che caschi- dico, acchiappandola per la divisa.
-Aspetta, aspetta... eccoli! Coraggio ragazzi, siete i migliori!!- grida, sbracciandosi come una pazza.
Io alzo gli occhi al cielo rassegnata, e sbuffo.
-Speriamo solo che si sbrighino- mormoro tra me, guardando le due file
di giocatori fermarsi, e i due capo squadra stringersi la mano. Agata
si risiede e noto che anche lei stringe la sciarpa coi colori della
nostra casa fra le mani.
-E quella?- chiedo indicandola con un dito.
-Un portafortuna- risponde lei sorridendo, dopodiché torna a concentrasi sull'inizio della partita.
I primi dieci minuti sono i meno tesi, i giocatori volteggiano sulle
loro scope distribuendosi sul campo, e si passano la palla buttandola
a turno negli anelli. Potter, perfettamente in equilibrio sulla sua Nimbus,
osserva la scena dall'alto, godendosi lo spettacolo. Quando i
Tassorosso segnano il quinto punto contro gli otto dei Grifondoro,
decide finalmente di cominciare a giocare e, voltandosi, fa scorrere
gli occhi sullo spazio attorno a sé, assottigliando la vista.
-Eccolo- sussurra a quel punto Agata toccandomi un braccio -Questo
è il momento che tutti aspettano fin da inizio partita-
Io me la guardo scettica, alzando un sopracciglio bruno.
-Ah sì?-
Annuisce -Adesso sta cercando il boccino-
Nello stadio cala improvvisamente un silenzio surreale. Sembra che
tutti si siano accorti delle intenzioni del cercatore e trattengano il
fiato in attesa di un suo movimento. Io mi guardo attorno scettica,
squadrando quei visi spiritati, gli occhi fissi sulla figura di Potter
sospesa per aria, come se da lui dipendesse il destino
dell'umanità. Sbuffo, scuotendo la testa.
Ancora mi sto chiedendo cosa ci faccia qui.
Avrei fatto molto meglio a restarmene in camera a studiare, impiegando
tutto questo tempo in qualcosa di realmente costruttivo. Agata accanto
a me non sembra pensarla allo stesso modo. Anzi, fra tutti i presenti,
credo che la più presa sia lei. Proprio non la capisco. Sapevo
che le piaceva il Quidditch. Ma non credevo ne fosse una tifosa
sfegatata. Non fino a questo punto. Le sue dita stringono
spasmodicamente la sciarpa portafortuna, mentre gli occhi rimangono
fissi su James, senza mai batter ciglio, e sembra stia sul punto di
non respirare più.
-Ag..-
-Ssh, zitta zitta- fa lei agitandomi la mano davanti.
-Ag, io..-
-Zitta!- esclama, stridula.
Io me la guardo scioccata e decido che quello è il momento di farla finita.
-Senti io me ne torno in camera..-
Lei scuote la testa, sporgendosi in avanti senza rispondere.
-Oh, al diavolo!- esclamo e, alzandomi, mi allontano dagli spalti passando
davanti a una miriade di spettatori che non mancano di lanciarmi dietro
fatture innominabili per il solo fatto di aver coperto loro la visuale
per una frazione di secondo. Roba da matti!
Una volta lasciati gli
spalti mi dirigo a passo di marcia giù per le scale, maledicendo
me stessa quando ho permesso ad Agata di trascinarmi in quel covo di
allucinati. Non potevi neanche parlare che ti assalivano! Pazzesco. Che
cosa ci sia di tanto eccitante poi, non l'ho mica capito. Basta, la mia
idea sul Quidditch rimane sempre la stessa, checché ne dicano
Agata, Sirius o Potter. Una perdita di tempo. Solo una gran perdita di
tempo.
Stizzita per essermi lasciata convincere ad arrivare fin lì mi
allontano dallo stadio il più velocemente possibile, sbuffando
continuamente e soffiandomi via dagli occhi un paio di ciocche di
capelli che mi ricadono puntualmente davanti. Una volta entrata a
scuola salgo le scale e mi dirigo nella biblioteca che grazie alla
partita è quasi del tutto vuota. Sbuffando passo attraverso gli
innumerevoli scaffali stracolmi di libri e ne afferro uno al volo,
andandomi a sedere ad un tavolo sotto ad una delle tante finestre che
danno sul campo. Il sole è alto nel cielo, e mi chiedo come
possa essere così forte e luminoso, se solo questa mattina si
riusciva a malapena a scorgerne la luce. Bah.
Con un gesto scocciato della mano apro il libro che ho davanti agli
occhi e cerco la pagina giusta, mentre fuori dalla finestra la partita
continua e si alzano a intervalli irregolari grida di disapprovazione e
urli di incoraggiamento.
Scorro concentrata con gli occhi sulla prima frase, cercando di capirci
qualcosa, quando dal campo sottostante si leva un grido di
esclamazione, seguito da fischi e altre voci sparse, che mi fa perdere
il filo del discorso. Stizzita, mi
sistemo meglio sulla sedia, provando a ricominciare. Ma proprio quando
finisco di leggere il primo paragrafo e inizio con il secondo, un altro
boato, più forte del precedente, mi induce a sobbalzare, facendomi perdere l'attenzione.
Scocciata, mi affaccio alla finestra, cercando di capire per quale
motivo quegli idioti stiano facendo tanto baccano. Vedo James e il
cercatore di Tassorosso sfrecciare l'uno a fianco all'altro puntando
nella stessa direzione e capisco che entrambi hanno individuato il
boccino.
Pare che il signorino mi-sveglio-quando-voglio-e-vinco abbia qualche difficoltà. Ghigno, senza accorgermene. Poi indietreggio, prendo il libro e la borsa e torno indietro.
-Porto questo in camera, glie lo restituisco appena finisco- dico alla bibliotecaria, uscendo dalla stanza.
Inutile continuare a studiare lì, non combinerei niente. La
finestra è troppo vicina al campo e il rumore arriva troppo
nitido. Mi chiedo chi sia quell'idiota che ha progettato il palazzo.
Costruire una biblioteca a così stretta vicinanza da un campo.
Bah.
In camera mi tuffo sul letto, togliendomi al volo la mantellina nera.
Gambe incrociate, matita fra i capelli e libro sotto al naso comincio a
studiare, finalmente lontana da urli e schiamazzi. Sono le quattro
del pomeriggio e il tempo sembra volare in un attimo, come se un paio
di ali passeggere gli si fossero attaccate addosso e lo avessero
portato via. Quando rialzo lo sguardo dal libro è già
passata un'ora e il sole arancione splende luminoso oltre la finestra,
buttando i suoi tenui raggi luminosi dentro la stanza.
Chiudo il libro con un tonfo, stirando la schiena e sbadigliando.
Poi sbuffo, sentendomi le gambe pizzicare a causa della posizione in
cui le ho costrette per tutto il tempo, schiacciate da un grosso libro
di Incantesimi, e decido che è il caso di sgranchirle.
Con un salto, balzo giù dal letto, prendo il libro dalla coperta e mi sfilo la matita multi funzione dai capelli.
Andiamo a riportare questo piccolo a casa, penso, mentre mi avvio alla porta aggiustandomi la divisa.
Chissà se la partita è finita. Non ho più sentito
niente da quando sono salita in dormitorio, a parte pochi ronzii
lontani e indistinti. In dormitorio non è ancora rientrato nessuno.
Forse stanno agli sgoccioli.
Scendo le scale con una piccola corsetta, chiedendomi quanto
manchi ancora prima che il solito boato esploda nel campo, facendo
tremare i vetri e le pareti della scuola, quando all'improvviso sento
il fischio dell'arbitro, risuonare stridente per una lunga manciata di
secondi.
Mi blocco, fermandomi proprio all'imboccatura del piano terra,
e aspetto. Uno, due, tre...
SBOOOOOOOOOO!
Strizzo un attimo gli occhi, mentre il silenzio immacolato del
corridoio viene violentemente spazzato via dal grido di vittoria, che da qui non
riesco a capire a chi si riferisca.
In un attimo tutti gli spettatori si alzano in piedi, gridando,
fischiando e sventolando con passione la propria sciarpa, pieni di
gioia e di soddisfazione. Lo so, perché è uno spettacolo
a cui ho avuto la sfortuna di assistere, qualche anno fa, quando,
ancora ignara, mi ero lasciata convincere da Agata ad assistere ad una
partita intera di Grifondoro-Corvonero, l'ultima dell'anno. Ero rimasta
letteralmente scioccata, mentre attorno a me sembrava essersi scatenata
la fine del mondo ed i miei compagni, quelli che conoscevo da sempre,
che frequentavano le mie stesse lezioni, che uscivano la mattina dal
dormitorio insieme a me, venivano improvvisamente sostituiti da una
massa di alieni impazziti e assatanati. Quel giorno, avevo seriamente
temuto per la mia incolumità, se non fosse stato per i
professori che erano presto intervenuti a ristabilire un po' d'ordine.
Scuoto la testa, aspettando che il volume delle urla si abbassi, e
riprendo a camminare verso la biblioteca.
Non ci metto molto a capire
chi abbia vinto, mentre, consegnando il libro alla bibliotecaria, sento
le voci dei tifosi gridare tutti in coro un nome. Madame Pince aggrotta la fronte, irritata da tutto quel frastuono che
disturba inevitabilmente la quiete pacifica della biblioteca, mentre io
scuoto la testa, rassegnata, con un mezzo sorriso sulle labbra.
Quando esco, ravvivandomi con una mano i capelli e stringendo con
l'altra il manico della borsa, scorgo i primi studenti sbucare
dall'imboccatura del corridoio, camminare velocemente di spalle e
battere fragorosamente le mani, riempendo l'aria di fischi, grida,
incitazioni e inni di vittoria.
Mi blocco, aspettando di vedere l'orda di gente
festante riversarsi nel corridoio, mentre le persone, pressate e
schiacciate le une contro le altre, tengono tutte le mani
alzate, come a voler sostenere qualcosa.
E infatti, dopo soli pochi secondi, la figura scapigliata di James e il
suo inconfondibile sorriso euforico spuntano sorretti da migliaia di
mani, mentre davanti, dietro e tutt'attorno decine di ragazzi e ragazze
applaudono urlando, correndo per non restare indietro e seguendo a
ruota la banda.
Sopra tutti, James sorride e alza le braccia in segno di vittoria, intervallando i cinque dati ai compagni di squadra alle risposte ai commenti eccitati e su di giri del resto della scuola.
Fra di loro, in prima fila, scorgo la chioma ricciuta di Agata,
che accompagna affiancata da Sirius e dal resto dei Malandrini
quell'allegra parata, scherzando e ridendo come tutto il resto
della compagnia.
Nel frattempo, dalla massa informe di gente urlante si alza un nuovo
coro, se possibile ancora più convinto dei precedenti, che
comincia a cantare:
-Potter! Potter! Potter è il migliore!
Potter! Potter! Grifone dentro al cuore!-
Mi sposto di lato, schiacciandomi con le spalle alle parete, mentre
l'orda di gente comincia a spingersi avanti, camminando compatta e
continuando a cantare, a squarciagola, il nome di James.
Questo, continuando a sorridere, si volta a destra e a sinistra per
rispondere alle pacche dei compagni e alle loro parole piene di
ammirazione, finché a un certo punto, alzando gli occhi davanti
a sé, mi vede.
Il suo sguardo si illumina all'improvviso e il suo viso prende vita
come se fosse stato improvvisamente alimentato dalla fiammella di un
fuoco, mentre punta i suoi scurissimi occhi castani nei miei,
guardandomi oltre le file e file di gente che ci dividono.
-Lily!- esclama, sorridendo raggiante
-Ho vinto!- e la sua voce entusiasta sembra quella di un bambino alla
sua prima partita, quando corre dalla mamma per farle vedere il premio.
-Sì Potter, ho sentito- rispondo, guardandolo avvicinarsi sospinto dalle braccia dei compagni.
E il suo sguardo si rabbuglia, mentre tutta l'allegria e l'euforia che
lo avevano animato fino a cinque secondi prima sembrano svanire tutto
d'un tratto, come sotto l'effetto di una nuvola passeggera.
-Tu non c'eri- dice, continuando a fissarmi, e qualcosa nel suo tono di voce mi fa capire che è deluso.
-Io.. dovevo studiare- sussurro, con un fil di voce.
Lui non risponde, ma continua a fissarmi serio, mentre i suoi
sostenitori mi raggiungono e mi passano accanto, senza degnarmi di uno
sguardo.
Io riabbasso subito gli occhi, inspiegabilmente a disagio, e mi volto.
Sento il suo sguardo puntato alle mie spalle, mentre poggio la mano
sulla tracolla, e lo ignoro, facendo un passo avanti e allontanandomi
velocemente lungo la fine del corridoio.
-Perché te ne sei andata?- bisbiglia Agata al mio fianco
sbirciando l'espressione del ragazzo che ci sta seduto di fronte, di
sottecchi.
-Avevo da studiare, Ag, te l'ho già detto- rispondo, mantenendo gli occhi sulla minestra che sto mangiando.
-Sì ma potevi anche aspettare, no?- insiste, sempre bisbigliando -Che ti costava?-
-Perché avrei dovuto rimanere? Non ci capisco niente di Quidditch e manco m'interessa- ribatto, secca.
Lei mi fulmina, inchiodandomi con quegli occhi chiari come il miele che ha, e con cui spera di farmi vacillare.
-Non sei stata carina, lui ci teneva-
-Tzè- sbuffo indifferente, servendomi un altro mestolo di zuppa.
Agata accanto a me scuote la testa, sospirando, e riprende a mangiare.
Alzo per un attimo gli occhi dal mio piatto, per posarlo sul viso di
James, serio, che rimesta svogliatamente la propria porzione
sovrappensiero.
Ad un certo punto, la sua testa si alza, e i suoi occhi incontrano i
miei. Restiamo a fissarci, entrambi con il cucchiaio di minestra nel
piatto e a me sembra di scorgere durezza nel suo sguardo, come se
pensasse a qualcosa di particolarmente triste che lo fa star male. Non
voglio pensare che quel qualcosa sia io, per il semplice fatto di non
essere rimasta a guardare la sua stupida partita. Agata si sbaglia.
C'erano altre migliaia di ragazze sedute lì a fare il tifo per
lui. Cosa vuoi che glie ne importi se fra loro non c'ero io?
Eppure, dallo sguardo che mi lancia, tutte queste considerazioni
sembrano vacillare, smosse dall'occhiata delusa e mortificata che
sembra volermi imprimere a fuoco sulla fronte.
Riabbasso lo sguardo, scossa, e mi agito sulla sedia. Sento ancora i
suoi occhi fissi su di me mentre fingo di non accorgermene, finendo la
minestra di verdure che ho nel piatto.
Poi anche lui torna a mangiare, rigirandosi ed io gli lancio una rapida occhiata mentre prendo il pane.
E' tornato a rimestare la zuppa, senza dare segni di volerla mangiare,
gli occhi cupi abbassati e i lineamenti del viso induriti.
Inspiegabilmente, sento l'impulso di chiamarlo e chiedergli cos'abbia,
ma poi mi trattengo. Problemi suoi. Avrà sicuramente a che fare
coi suoi amici, o con qualche compagno. Di cosa mi preoccupo? Di certo,
io sono l'ultimo dei suoi problemi.
Una volta terminata la cena si alza senza aspettare nessuno e se ne va, allontanandosi velocemente dalla sala.
I ragazzi si lanciano una breve occhiata interrogativa, segno che anche loro si devono essere accorti di qualcosa che non va.
-Beh, noi andiamo- dicono, alzandosi a loro volta
-Credo che James sia stanco per la partita e abbia voglia di riposare.
E anch'io, lo devo ammettere, non sono da meno- aggiunge Sirius, poi ci
lascia un sorriso e ci fa un segno col capo -Buona notte ragazze, a
domani-
-Notte- rispondiamo, vedendoli allontanarsi.
Poi, ci alziamo anche noi.
-Hai visto?- chiede Agata, lanciandomi un'occhiataccia.
-Cosa?-
-Fai la finta tonta. E' chiaro che ci è rimasto male-
Io roteo gli occhi, affrettando il passo.
-Smettila- dico, e mi avvio in silenzio verso l'uscita.
Dentro di me però, sento nascere la sensazione inspiegabile di
colpa, anche se obbiettivamente non ho fatto niente. Che Agata abbia
ragione? Che sia veramente colpa mia se James sta così? Non ci
credo. Eppure... ripenso al suo sguardo afflitto, alla sua espressione
quando mi ha vista nel corridoio, e poi io me ne sono andata via
correndo. No, impossibile. Non può essere per quello. Per quella
stupida partita. Mi porto una ciocca di capelli dietro all'orecchio e
comincio a giocherellare con la punta, mordendomi il labbro. E se
fosse vero? Ma insomma, contava davvero così tanto per lui?
Ehm, ehm... ciaaao.
=P ok, sono in immenso ritardo. scusate scusate!
mi
dispiace, ma tra scuola e altro... ho dovuto studiare più del
solito x cercare di recuperare matematica, la quale comunque mi
lascerà una bella sorpresina a fine anno, quando mi farà
l'occhiolino dai quadri appesi alla parete, con sotto la scritta: rimandata. T.T oooh, povera me
ma non vi sto ad annoiare ulteriormente con le mie disgrazie, piuttosto, passo ai ringraziamenti:
avril96:
ciao! tranquilla, l'importante è che hai lasciato un segno del
tuo passaggio^^ sono felice che la storia ti piaccia, e spero che
questo capitolo non sia stato da meno. aspetto di sapere il tuo parere,
mi raccomando! bacioni =)
cullen
isabella: oi! scusa, mi dispiace, non ho aggiornato presto come mi
avevi chiesto =( ma le scuse le trovi già sopra, e ti
assicuro che sono tutte vere - purtroppo - T.T spero cmq che il
capitolo ti sia piaciuto, anche se piuttosto in ritardo e spero che
continuerai a lasciarmi le tue impressioni. ci conto! 1 bacio
ed ora connettiamoci con... CHI L'HA VISTO?
dove sono finite Lilly 94, lizzyejane, Pan_Tere94 e felpa_fan?? nooo non mi abbandonateeee T.T
me
tapina, cosa vi è successo?? ci siete ancora? se sì
fatemi un fischio oppure ricorrete ai segnali di fumo, ma fatevi
sentire! ok, smetto di fare la scema. xD, non ci fate caso, certe volte
il caldo da alla testa.
Spero
che recensirete ancora la mia storia, che continuerete a seguirla, e
che mi farete sapere cosa ne pensate. accetto commenti di tutti i
tipi, anche le critiche purché costruttive!
Ringrazio tutte quelle che hanno aggiunto tra preferiti e/o seguite e spero di non deludervi.
Inoltre
vi prometto che d'ora in poi aggiornerò con + frequenza, dato
che la scuola sta ormai finendo e avrò molto + tempo per
dedicarmi alle mie storie.
Ora
vi lascio, nella speranza di trovare presto i vostri pareri, le vostre
impressioni e tutte le considerazioni che vi andrà di fare.
a presto, spero. 1 bacio vale*
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