Prompt:
una proposta di matrimonio insolita e una reazione inaspettata.
Genere:
romantico, fluff.
Rating:
verde.
Parole: 900.
Buona lettura!
#3
Faceva
caldo e l’afa rendeva ancora più insopportabile
quell’estate torrida.
Nonostante fossero già le dieci di sera nessuno a Beacon
Hills aveva trovato il
ben che minimo sollievo. Stiles e Derek erano seduti sul divano,
entrambi con
una birra fresca in mano a guardare la televisione.
«Mi spieghi perché stiamo guardando “The
Good Wife?”». Il suo tono scocciato
non infastidì Stiles che si limitò a una smorfia.
«Perché dopotutto piace anche a te».
«Dereeeek». Il più grande gli
dedicò solo un’occhiata veloce prima di riportare
la propria attenzione ad Alicia Florrick.
«Che vuoi?».
«Ho caldo».
«Lo so».
«E che pensi di fare a proposito?».
«Cazzo! Zitto, Stiles, ma hai visto cosa è
successo? Hanno sparato a Will».
Scosse la testa mentre la sua risata divertita ricoprì le
voci della
televisione.
«E menomale che ti faceva schifo».
«Zitto».
«Va bene, va bene. Mi arrendo». Si alzò
dal divano, e con il cellulare e la
birra in una mano sola, si allontanò da Derek, rintanandosi
in cucina per poter
parlare senza la paura di essere sentito.
Compose velocemente il numero, e aspettò impaziente che gli
rispondessero. Dopo
due tentativi andati a vuoto, finalmente alla terza chiamata
sentì il “Pronto?”
interrogativo dell’altra persona.
«Salve! Non la vorrei disturbare ma sa, aveva detto che mi
avrebbe chiamato in
giornata e non l’ha fatto».
«Scusi? Ma lei chi è?». Alzò
gli occhi al cielo, posando con stizza la birra
sul piano della cucina.
«Stiles, quello che più di una settimana fa ha
portato un anello per farlo
allargare». Dire che era infastidito era riduttivo.
«Ah, il ragazzo dal nome impronunciabile».
«Sì, allora? È pronto? Posso passare a
prenderlo domani?».
«Ehm… provi a passare verso le cinque».
Mentalmente insultò la donna. Era più
di una settimana che gli dicevano di passare al negozio il giorno dopo,
e ogni
volta ne usciva a mani vuote.
Prima di tornare da Derek stappò altre due birre ghiacciate,
sicuro che anche
l’altro avesse ormai finito la sua.
«Dov’eri andato?».
«Ero al telefono». Sapeva che non era colpa di
Derek se i suoi piani
continuavano a saltare e se il gioielliere non voleva lavorare.
«Dio, contieni la tua esuberanza. Mi acceca».
«Derek?».
«Sì?».
«Fanculo». L’altro rise e si
buttò addosso a Stiles, intrappolandogli le labbra
in un bacio a stampo e da cui non avrebbe più voluto
staccarsi.
«Mi soffochi».
«Ti amo».
«Sì, io pure». Derek alzò gli
occhi al cielo e si sedette nuovamente sulla sua
parte del divano. Anche se stava ancora guardando la serie i suoi
pensieri non
erano più rivolti alla moglie del governatore.
«Stiles».
L’altro teneva la bottiglia per il collo, soffiandoci dentro
e tentando senza
successo di fischiare.
«Che ne dici se ci sposassimo?». Stiles
aggrottò le sopracciglia e piegò la testa
di lato. Sembrava un cane che, incuriosito, aspettava il comando del
padrone.
«No eh, no no no no no». Una volta recepite le
informazioni, saltò giù dal
divano, scuotendo ripetutamente la testa mentre continuava a ripetere
una
sfilza di no.
«Stai scherzando, vero?». Stiles si
fermò dal farneticare senza senso.
«No che non sto scherzando! Ma ti rendi conto di quello che
hai appena fatto?».
Derek sapeva che quella non fosse la più romantica delle
dichiarazioni – forse
non lo era affatto romantica – ma ci pensava già
da un po’ di tempo e quello
gli era sembrato il momento più adatto. Quello che non si
aspettava, però, era
la reazione esagerata di Stiles.
«Ma ti pare che mi rifiuti?». Inizialmente
l’aveva presa male. Ma poi ci aveva
pensato meglio e col cazzo che Stiles non lo avrebbe sposato!
«Stiamo insieme da sette anni, conviviamo da
cinque».
«Appunto, Derek, appunto?».
«Appunto?».
«In cinque anni non hai mai parlato di matrimonio, non hai
mai accennato che me
l’avresti chiesto, e adesso te ne esci fuori con questa cosa?
Ma lo sai cosa
hai combinato, lo sai?». Alzò l’indice e
fermò Derek che stava per ribattere.
«No che non lo sai».
Era confuso, molto confuso. Avrebbe voluto arrabbiarsi, ma la
confusione
derivata dal non capire l’atteggiamento di Stiles aveva
prevalso.
«Vieni con me». Lo prese per il polso,
trascinandolo su per le scale fino alla
camera da letto.
«Stiles…».
«Ho detto che devi stare zitto».
Aprì il cassetto della scrivania e tirò fuori un
vecchio taccuino della polizia
di Beacon Hills: probabilmente era appartenuto al padre.
«Leggi».
Ore
15:00: andare a ritirare
l’ordinazione. Portarla a casa e metterla nel frigo.
Ore 17:00: compare una scatola per l’anello.
Ore 18:00: imbandire la tavola.
Ore 19:00: cominciare a mangiare.
Ore 19:19: fare la proposta.
«Ecco… lo vedi cosa hai fatto?».
«Stiles, cosa è questo?».
«È la mia proposta di matrimonio, ecco cosa
è!». Era indignato. Indignato e
arrabbiato.
«Tu…».
«Io…». Fece una smorfia per prenderlo in
giro. «Ti volevo chiedere di sposarmi,
ho persino portato i vestiti che avrei indossato in tintoria,
così erano
stirati per bene e tu non mi rompevi più l’anima
perché vado in giro come un
barbone! Ma no! Ti sembra che riesco a chiedertelo? Spoiler alert! Non
ci
riesco perché te ne devi uscire te e il tuo “Che
ne dici se ci sposassimo”».
«Stiles…».
«Cos- cazzo!». Derek era inginocchiato davanti a
lui, un sorriso divertito a
illuminargli il viso giocoso, e tra il pollice e l’indice un
anello d’oro
bianco.
«Vuoi sposarmi?». Stiles dimenticò
tutto. I fiori, le ordinazioni, il
gioielliere… dimenticò persino di dire
sì.
«Allora? Mi sposi?».
«Sì che ti sposo!».
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