Capitoli di efp
Il
vento scuoteva i rami degli alberi con innata prepotenza. Un lampo
azzurro illuminò la stanza, e la pony sobbalzò nel letto.
“Calmati, è solo un temporale” si disse, cercando di richiudere gli occhi.
Fuori,
sembrava il finimondo. I pegasus avevano previsto una tempesta per
quella notte, per rinvigorire i fiumi che con l’estate erano
andati pian piano a seccarsi. Nessun pony avrebbe rischiato se fosse
rimasto chiuso in casa a dormire, quella notte. Ma lei non riusciva a
chiuedere occhio.
Da
quando i lampi avevano iniziato a esplodere nel cielo, la giovane
unicorno si era svegliata per poi non riuscire più ad
addormentarsi.
I suoi dormivano beatamente nella camera accanto, senza accorgersi di niente.
Lei
si era accoccolata sotto le coperte, dando la schiena alla finestra.
Davanti a sè vedeva accendersi, a intervalli regolari, le ombre
scure degli alberi piegati come fili d’erba sotto il vento freddo
del temporale. Un canto cupo, misterioso e potente graffiava le pareti
della casa, e una pioggia fitta rimbalzava sul tetto scuro in una
monotona sinfonia.
La pony raccolse le quattro zampe sul petto, come a proteggersi dai fulmini e dal rombo che li seguiva.
Rimase
immobile, per alcune ore, a fissare il muro e la sua stanza in ombra.
Abbassando le orecchie quando si prospettava un tuono, sgomberando la
mente e ascoltanto, quando lo sentiva, il suo debole respiro.
Ad un certo punto si addormentò.
Erano passati lunghi e interminabili giorni, poi tediose settimane, poi mesi. Lunghi mesi, vuoti e intrinsi di solitudine.
Era
tornata a scuola, i primi tempi con il cappello in testa, ma dopo poco
si era dovuta arrendere alla realtà e si era mostrata, un
lunedì, senza nessun copricapo che potesse celare la sua
posizione. I suoi compagni non erano sembrati troppo sorpresi, e
così la maestra. Probabilmente avevano già sentito delle
voci, ma ormai a lei non importava più di tanto.
Nei
mesi seguenti aveva reimparato a scrivere con la bocca - era molto
più scomodo che scrivere con la magia, una volta che avevi
imparato a direzionare la matita, ma non era impossibile. Glitter Drops
e Spring Rain continuavano a parlarle, ma sempre di argomenti privi di
un vero significato. Non giocavano più insieme. A volte venivano
a casa sua per sentire come stava e per fare merenda insieme, ma non
avevano più parlato della sua condizione.
I
suoi altri compagni si erano inizialmente presi gioco di lei, ma un
giorno, colta dall’ira più profonda, si era voltata di
scatto verso quelli che stavano ridendo del suo corno in quel momento e
aveva fatto brillare il suo moncone di corno, illuminando per un attimo
il cielo con un fulmine azzurro. Da quel momento nessuno ebbe
più da ridire, ma nessuno cercò neanche più di
avvicinarsele.
Quando
entrava in classe, o in un negozio, o usciva in piazza, i pony che
abitavano lì si voltavano preoccupati verso di lei, le parlavano
con timore, cercavano di mantenersi distanti.
Gli
unici che continuavano a credere in lei erano i suoi genitori, che con
il tempo si erano però fatti sempre più apprensivi e
soffocanti.
«Non voglio parlarne» rispondeva ogniqualvolta loro cercassero di riaprire la conversazione.
Avevano
cercato per villaggi e villaggi, erano anche andati a Canterlot a
chiedere di un qualche dottore in grado di poterle curare il corno, ma
sembrava che nessuno fosse capace di aiutarla. Sua madre era anche
andata a parlare con una strana Zebra che abitava nella Everfree
Forest, rinomata per i suoi potenti infusi magici e le sue cure
esotiche, ma anche questa aveva risposto che su una frattura del genere
si poteva fare molto poco.
Le
stagioni erano pian piano ruotate. Era passato all’incirca un
anno e qualche mese. La puledra dal manto bordeaux era cresciuta
parecchio in un anno - i bambini, si sa, crescono velocemente. Era
alzata di parecchi centimetri e si prospettava che sarebbe diventata
alta come un pony di taglia media, come suo padre. Era cresciuta
spiritualmente, con tutti i libri di autori stranieri che aveva letto
durante i suoi pomeriggi di solitudine. Aveva appreso di terre lontane,
terre infernali e desolate, montagne aspre tana di Ippogrifi e di altre
creature mai viste in Equestria. Aveva letto di Centauri e di Lynel, di
Gargoyle, di una landa di fuoco casa di draghi feroci, al confine con
la terra di Celestia. Aveva letto storie di creature abitanti della
luna, che creavano i sogni da regalare ai pony della terra, e a volte
era rimasta sveglia di notte ad osservare il candido globo, chiedendosi
se anche la Puledra della Luna si sentisse sola come si sentiva lei in
quel momento.
Qualcosa,
però, era andato a crepare nel tempo. Quel vuoto profondo che
aveva iniziato a crescerle dentro continuava ad avanzare, dentro di
lei, e diventava più pesante giorno dopo giorno. Se prima era
stata una pony solare e spavalda, ora si sentiva irascibile e
arrogante, fragile e quindi impaurita che altri potessero ferirla
ulteriormente. Aveva iniziato a chiudersi in un guscio di falsi sorrisi
e di freddo distacco, che la stavano finendo di allontanare dai suoi
ultimi contatti.
Quel
pomeriggio, il giorno seguente alla tempesta, la puledra si era
ritrovata a sfogliare distrattamente un libro di cucina. Per distrarsi
dai pensieri sul suo corno si era, con il tempo, imposta di non
pensarci più, e aveva cercato altre attività e esperienze
da provare per poterci non pensare. Una flebile, magra luce di speranza
brillava forse ancora nel suo animo ormai oscurato, la speranza che un
giorno qualcuno avrebbe potuto aggiustarle il corno, o che glielo
avrebbe potuto far ricrescere, ma era un sentimento così sottile
e fragile che l’altra parte di lei, quella fredda e insensibile,
riusciva a nascondere senza troppi problemi.
I
suoi se ne erano andati per alcuni giorni, e quindi poteva
approfittarne per cucinarsi qualche manicaretto piccante, visto che sia
a sua madre che a suo padre quel genere di cibo non piaceva molto.
Mentre
cercava un qualcosa a base di peperoni e peperoncino, magari una zuppa
o una torta salata, sentì bussare alla porta. Subito il cuore le
ebbe un balzo. Non si aspettava di ricevere visite, ed aveva il timore
di sapere di chi potesse trattarsi. Aprì la porta, con la
lentezza di chi già sa cosa si aspetta.
«Em…
ciao» la salutarono Glitter Drops e Spring Rain. La prima era
rimasta bassina, ma il suo giovane corno era notevolmente allungato
rispetto all’anno passato, e oltre a quello la puledrina si era
fatta crescere i capelli chiari fino alla base del collo. Il loro amico
invece era alzato di qualche centimetro, e le zampe e il collo si erano
affusolati con la crescita facendolo sembrare più alto e grande
di quello che fosse.
«Ciao» salutò lei in risposta, aprendo la porta per rimanere lì sull’uscio.
I
suoi due compagni si lanciarono uno sguardo strano. Lei non
capì. Forse, dopo mesi e mesi di silenzio, erano venuti
lì quel giorno per chiederle come stava. Iniziò a
rombarle il cuore in petto, e subito si mise a formulare una serie di
risposte e discorsi con i quali avrebbe potuto rispondere alle scomode
domande.
“Be’,
sembra che per adesso non si possa fare niente…” oppure
“Qualcuno mi ha suggerito di inviare una lettera alla
Principessa, ma sono sicura che sia troppo impegnata per queste
cose…” oppure “Ah, non saprei, è un po’
che non sento il dottore…”. Ma non ci fu bisogno che lei
rispondesse.
«Siamo qui per dirti una cosa...» iniziò Spring Rain, evitando il suo sguardo.
«Sì.
Ecco… - Glitter Drops cercò le parole giuste, e poi lo
disse tutto d’un fiato - siamo stati ammessi alla Scuola per
Unicorni Dotati di Princess Celestia.»
«Esatto. Le lezioni iniziano da primavera.»
«Volevamo dirtelo prima che lo venissi a sapere da qualche altro pony.»
La
giovane unicorno sentì il cuore ghiacciarsele, e così il
sorriso sul suo volto. Si sforzò comunque di mostrarsi felice,
nonostante improvvisamente si sentisse debole e ferita.
«Oh.. ohh! Ma è… è magnifico!»
Glitter Drops allargò un sorriso compiaciuto.
«Sono felice che tu l’abbia presa bene...»
«Temevamo che… insomma...»
«No, no… va tutto bene, davvero» mentì con un sorriso tirato.
«Ma…
comunque non preoccuparti, continueremo a venirti a trovare!» si
sbrigò a chiarire il puledro azzurro.
«E siamo sicuri che anche tu verrai con noi. Il prossimo anno, quando… ti sarà ricresciuto il corno»
La
puledra si sentì tremendamente a disagio di fronte ai suoi ormai
ex amici. Sospirò, annuendo senza convinzione, e poi
cercò di scacciarli con una scusa.
«Perdonatemi,
ora devo tornare a… cucinare. E’ stato un piacere
vedervi… e buona fortuna alla Scuola.»
«Faremo una buona parola per te!»
Glitter
Drops e Spring Rain non furono restii ad andarsene. Fecero retromarcia
dopo averla salutata, e le augurarono un buon pranzo.
La
pony richiuse la porta dietro di sè. Si sedette, sentendosi per
un attimo completamente vuota, abbandonata, completamente sola.
Poi iniziò a piangere, sola nella stanza, con il cuore a pezzi.
Glitter Drops e Spring Rain erano partiti da una settimana, senza neanche salutare.
La
giovane unicorno non aveva provato niente quando aveva saputo della
loro partenza. Anzi, per un attimo ne era stata quasi sollevata.
In
fondo, era grazie a loro che aveva perso il suo corno. Erano stati loro
a spronarla a riprendere quella dannata palla, quel dannato giorno.
“Sei la pony più coraggiosa che conosciamo!”
“Racconto sempre di te ai miei amici!”
“Sì - pensò lei - bella scusa.”
E
intanto quella ad averci rimesso era stata lei. Poi, che altro?
L’avevano abbandonata nel momento del bisogno. Avevano fatto
finta che non fosse successo niente, ma pian piano l’avevano
lasciata alle spalle per farsi nuovi amici. Avevano rotto il patto che
avevano stipulato da piccoli. Se n’erano andati a Canterlot, la
splendente città, senza di lei.
Un altro temporale stava imperversando, quella sera. I suoi erano via, di nuovo, per chissà quanti giorni.
Era
sola in casa, sola con il temporale che imperversava sopra il
villaggio. Un lampo illuminò il cielo. Lei era affacciata dal
balcone della camera dei suoi. Non temeva più i fulmini.
Lei
stessa faceva parte di quella tempesta. Il suo animo era stato sbattuto
come quegli alberi fragili che il vento stava scuotendo, ma ora si era
sopraelevato, diventando più simile ai nuvoloni neri sopra la
sua testa. La sua magia le era stata strappata. Ma le rimaneva ancora
qualcosa. Le rimaneva un potente e pericoloso potere, un potere legato
ai letali fulmini che il suo corno non riusciva a canalizzare per
trasformare in magia. Le rimanevano le cicatrici di un passato ingiusto
e insensibile, sulla pelle e nel cuore. Cicatrici che avrebbero
dimostrato al mondo la sua forza di spirito.
Un
fulmine colpì a pochi metri da casa sua. Un rombo potente scosse
le case lì attorno, ma lei non si fece intimidire. In risposta
accese il suo corno, puntando lo sguardo verso l’alto, e come a
sfidare il cielo nero e le nubi tempestose, fece scintillare nel cielo
una scarica azzurra.
“Non ti temo. E non temerò nient’altro, da ora in avanti.”
La pioggia si fece più intensa, e la giovane pony rientrò in casa. Ma non ci sarebbe rimasta ancora a lungo.
Preparò
uno zaino, vi mise dentro una sacca di monete e poco altro. Scrisse una
lettera sintetica e fredda che lasciò sul tavolo. Rovistò
tra i vecchi indumenti di suo padre fino a trovare un pesante mantello
marrone con cappuccio, se lo gettò sulla schiena e prese lo
zaino. Si avvicinò alla porta di casa, e per un attimo, un solo
attimo, esitò.
Un
gomitolo di pensieri iniziò a sciogliersi nella sua mente, dubbi
e paure passate. Ma si sforzò di ignorarli, li represse con
violenza nei meandri più oscuri della sua anima. Li gettò
tutti dentro il dirupo che si era aperto dentro di lei. Aprì la
porta a fatica, per via del vento. Uscì sotto la pioggia.
“Nessuno mi accetterà mai qui” pensava mentre si lasciava la casa alle spalle
“Nessuno può capire quello che ho passato” pensava, mentre si lasciava il villaggio alle spalle.
“E allora, io non avrò bisogno di nessuno.”
Si
tirò il cappuccio sopra la testa. Ormai era tutt’uno con
la tempesta e con le ombre del suo passato, le cicatrici che avrebbero
definito chi sarebbe diventata.
Tempest Shadow si lasciò alle spalle la sua vecchia vita, quella notte, per iniziarne una nuova. Non si voltò neanche una volta.
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Commento d'autore
E così finisce l'inizio della storia di Tempest, rivisitata in
chiave fan fiction. Probabilmente molti di voi non avranno voluto
rovinarsi il film, ma spero vivamente che dopo l'uscita in Italia
verrete a leggerla e vi piacerà, sono piuttosto compiaciuta di
com'è venuta e sarei felice di sapere che qualcuno di voi l'ha
apprezzata, in qualche modo ;)
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