L'incoronazione

di Ellery
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L'incoronazione


La ff partecipa al COWT - indetto da Lande di Fandom
Missione 1 - Prompt: cerimonia
Parole: 1114



Historia volse lo sguardo al volto familiare, incorniciato da una massa di ordinati capelli biondi. Le ancelle del palazzo si erano tanto prodigate per regalarle un aspetto dignitoso, degno di una regina. Le avevano acconciato le ciocche, pettinandole con estrema cura e profumandole con balsami ed unguenti pregiati. Le mani esperte avevano intrecciato dei fili dorati alla sua chioma, fermandoli con delle mollettine color ametista.

Avevano scelto per lei i colori più pregiati, dipingendo il suo viso per nascondere la stanchezza ed esaltare i lineamenti morbidi tipici dell’adolescenza; le guance sfoggiavano una tinta rosata, che ben si sposava con l’incarnato chiaro della giovane donna. Sulle labbra, un tocco rosso, richiamato anche dall’ombretto che sottolineava lo sguardo incerto, impaurito.

Chiuse gli occhi, cercando di scacciare quelle sensazioni. In fondo, si trattava soltanto di una stupida cerimonia. In poco più di un’ora, si sarebbe risolto tutto: il palco per l’incoronazione sarebbe stato smontato, la folla si sarebbe dispersa, gli aristocratici si sarebbero recati al banchetto privato ed i soldati sarebbero tornati alle loro mansioni.

Che ne sarebbe stato di lei, però? Sarebbe rientrata in quel freddo palazzo, scortata dalle reclute della Polizia Militare, accompagnata da riverenze e sussurri indiscreti senza dubbio. Quella ragazzina la nuova sovrana? Che ne era del vecchio re Fritz e dei suoi consiglieri? Il comandante Zackley la proteggeva? Oppure contava di renderla l’ennesimo burattino nelle proprie capaci mani?

Scosse il capo. Non doveva pensarci. Avrebbe sempre avuto accanto a sé il sostegno dei suoi amici; dei cadetti della centoquattresima, dei veterani della Legione Esplorativa e di tutti coloro che, nonostante la sua inesperienza, avevano riposto in lei ogni fiducia. Non li avrebbe delusi, affatto! Si sarebbe impegnata e sarebbe diventata più grande di qualunque suo predecessore.

Riaprì le palpebre, fissando nuovamente la propria immagine nello specchio. Non vi lesse più indecisione o timore; soltanto risolutezza ed un cipiglio fiero che da poco aveva imparato a conoscere.

Si voltò, recuperando l’abito bianco che le era stato portato. Si affrettò ad indossarlo, stringendo i lacci delle maniche e del busto. Infilò un paio di sandaletti di cuoio chiaro, raccogliendo la lunga gonna per evitare di calpestarla. Non era affatto avvezza a tanto lusso. Mosse piano verso la porta, spiando un’ultima volta il proprio riflesso; ben presto, una corona d’oro e pietre preziose sarebbe apparsa ad appesantire il suo capo.
 

***
 

Kath scivolò agile tra la folla, guizzando tra le lunghe gambe degli adulti per cercare di raggiungere la prima fila. Da lì, avrebbe potuto seguire l’intera cerimonia dell’incoronazione. Aveva assistito alla nascita di quella regina; era stata presente nel momento in cui la ragazza si era alzata in piedi e, dall’alto di un misero carretto, aveva dichiarato d’essere la nuova regnante. Mentre tutti l’avevano guardata perplessi, lei – la piccola Kath – era stata la prima a gridare di gioia e di sollievo ed a battere le mani, lasciando sorgere quel lungo applauso che aveva accompagnato l’ascesa al trono di Historia Reiss.

SI schiacciò contro la ringhiera, sollevandosi sulle punte per poter spiare oltre la traversa in legno. Nella piazza circolare era montato un semplice palco, i cui lati erano coperti da drappi bianchi e argento. Nessuna insegna svettava, nessuna bandiera che non appartenesse alle compagnie militari. In fondo, era da lì che veniva la nuova regnante: una semplice soldatessa, figlia di un re e di chissà quale sguattera. Nata e cresciuta nell’ombra, Historia stava per sorgere come una nuova e fresca alba.

Magari un giorno sarebbe toccato anche a lei, no? Ad una fanciulla dei bassifondi, dimenticata da tutti e costretta a vivere di elemosine. Un domani avrebbe potuto calcare i corridoi di un palazzo, seguita da ancelle e maggiordomi, riverita da nobili e sfamata dai migliori cuochi della capitale. Chissà… in fondo, sognare non costava nulla.

Trattenne il respiro quando un rullo di tamburi segnò l’inizio della cerimonia. Historia Reiss salì lentamente i gradini, reggendo il lungo strascico tra le mani sottili. Raggiunse la sommità del palco nel più completo silenzio. I comandanti si inginocchiarono davanti a lei, piegando le spalle e chinando i visi. La sovrana li degnò appena di uno sguardo, volgendo poi gli occhi azzurri all’orizzonte ed incrociando il perimetro delle odiate mura. Le sue labbra si mossero in una promessa, che Kath riuscì a stento a cogliere:
“Un giorno verrete abbattute.”

Ripeté mentalmente quelle parole, mentre la cerimonia proseguiva. Una corona dorata cadde sul capo della giovane, cancellando definitivamente le ultime tracce di ciò che era stata. Di Christa non rimaneva più nulla, se non un vago e distante ricordo. Historia, ormai, si ergeva sulla folla che l’acclamava, fiera e distinta; consapevole d’aver infine trovato il proprio posto nella storia.
 

***
 

La regina si ritirò nei propri appartamenti, chiudendo la porta a doppia mandata e rifiutando qualsiasi altro aiuto. Era stanca e non desiderava altra compagnia che quella di un morbido guanciale e di una trapunta. L’incontro con gli aristocratici, subito dopo la cerimonia, era stato sfiancante: l’avevano coperta di quesiti, a cui lei non aveva saputo dare risposta. Quali erano le sue disposizioni? Come intendeva procedere in materia di politiche agricole? Come avrebbe regolarizzato l’immigrazione dai distretti limitrofi? Aveva progetti circa le future campagne militari? Non aveva trovato replica a nessuna di quelle domande.

L’unico piacere l’aveva ricavato nell’incontrare i suoi vecchi compagni d’arme. I ragazzi della centoquattresima le avevano risollevato il morale in un attimo, tra sorrisi e battute scherzose. Si erano congratulati, assicurandole che mai sarebbe venuto meno il loro sostegno. Tuttavia, tra i volti raggianti e le canzonature, Historia aveva percepito distintamente la mancanza di un viso famigliare, di un sarcasmo pungente e di un rimprovero pacato che sapeva di meritare.

Si spostò verso la larga finestra, aprendo con un sol gesto le pesanti tende color porpora. Si ritrovò a fissare il cielo indorato degli ultimi raggi; il sole stava tramontando, tingendo la volta di giallo, arancione, lilla e di sottili screziature rossastre. Presto, la notte sarebbe calata definitivamente, accendendo il firmamento e lasciando che la luna facesse capolino oltre le nubi di passaggio.

Chissà se anche Ymir stava guardando quello stesso cielo, in quel momento. Dove era? Non lo sapeva. Ymir aveva scelto un’altra strada; l’aveva salutata per sempre, lasciandola indietro. Proteggendola, forse; oppure abbandonandola, consapevole che non sarebbe tornata e che non si sarebbero più riviste. Pensava ancora a lei? Non ne era sicura. Probabilmente, Ymir aveva trovato degli altri amici su cui fare affidamento; aveva cancellato tutti i suoi ricordi, abbandonando il passato definitivamente. Non stava affatto pensando a lei, né osservando con rimpianto lo stesso brillante cielo.

«Non ti perdonerò mai.» sussurrò la regina, la voce incrinata da una nota dolce, mentre sulle labbra compariva l’ombra di un tenero e indiscreto sorriso. 

 




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