Capitolo
Nove: Quattro cose e una lucertola
All
I ever wanted was to be what you needed
cause something so
strong it could never be wrong.
And all I can promise is to say
what I'm feeling
We've made it so long.
(Bleed
for me – Saliva)
Martha
entrò nella cabina di pilotaggio. Rose era seduta sul sedile
del
capitano insieme al Dottore.
“E
poi Micky è saltato fuori dalla torta urlando e lanciando
fumogeni
per tutta la stanza” stava finendo di raccontare. Se ne
stavano
seduti uno vicino all’altro, con i piedi sollevati e
appoggiati
contro la console e la testa reclinata all’indietro, ridendo
fino
alle lacrime.
Martha
si avvicinò in silenzio, lentamente, con
un’espressione di shock
sul viso. Rose e il Dottore smisero istantaneamente di ridere e la
fissarono preoccupati.
“Ehm…
tutto bene?” provò Rose.
Martha
sollevò lo sguardo e Rose realizzò con sollievo
che più che shock,
la sua espressione era soprattutto imbarazzata. Martha a quel punto
spostò lo sguardo sul telefono che stringeva ancora in mano
e
corrugò la fronte.
“Mia
mamma ci ha invitati tutti a prendere il tè da lei questo
pomeriggio.”
Rose
si lasciò scappare un risolino di sollievo.
“Martha, non puoi dare
così certe notizie” le disse accasciandosi contro
lo schienale del
sedile. “Sarai un dottore, se parli così alle
persone penseranno
tutti di star morendo di cancro.”
Il
Dottore non disse niente e si limitò a fissare entrambe le
ragazze a
turno con aria orripilata.
“Mi
dispiace, mi dispiace” si lamentò Martha mettendo
via il telefono.
“Sono giorni che ci invita a cena o a colazione o a fare
shopping…
da quando le ho raccontato che non hai più la famiglia non
ha più
mollato il colpo” lanciò un sorriso di scusa verso
Rose. “Non ho
più scuse da inventarmi. Poi mamma è convinta che
siate a Londra
solo per qualche altro giorno e sta diventando sempre più
insistente.”
Il
Dottore aveva un’espressione sempre più inorridita
e Rose scoppiò
a ridere. “Su Dottore, non è così
tragico!”
“Ma
Rose…madri!”
La
ragazza incrociò le braccia divertita.
“Sì, e te la sei sempre
cavata benissimo con la mia.”
Lui
le lanciò un’occhiataccia.
“Beh,
questo te
almeno.”
Rose
non gli lasciò il tempo di mettere su il broncio, si
limitò a
scuotere la testa divertita e a spingerlo giù dal sedile,
costringendolo ad alzarsi.
Il
Dottore borbottò qualcosa a mezza voce mentre lei lo
indirizzava
verso i comandi.
“A
meno che tu non voglia che provi io a portarci tutti a casa di
Martha” minacciò lei sollevando un sopracciglio.
“Ti consiglio
di cominciare a smanettare con i comandi” continuò
avvicinando la
mano alla leva più vicina.
Il
Dottore allora scattò in azione e le fermò la
mano con un sospiro.
“Martha, le coordinate di casa di tua madre?”
Quindici
minuti dopo le due ragazze si trovavano davanti al portone di
ingresso di casa Jones, dal momento che il Dottore si era rifiutato
di mettere piedi fuori dal Tardis. Restarono ferme a fissare il
campanello per un lungo minuto, nessuna delle due sembrava voler
prendere l’iniziativa. A quel punto la porta si
aprì da sola e si
ritrovarono davanti Francine che le fissò con un
sopracciglio
alzato.
“Pensavate
di entrare?” chiese facendosi da parte per lasciarle passare.
Rose
seguì Martha fino al soggiorno. In quel momento Rose
sembrò
scattare in azione ed entrò in piena modalità
Tyler. Altro
che Torchwood,
pensò con tenerezza. Un quarto delle sue missioni erano
state
portate a termine solo con le abilità imparate da Jackie
Tyler.
Sorrise.
“Martha
mi ha raccontato della tua famiglia. Che cosa terribile, e
così
giovane!” Francine le passò una tazza di
tè, richiamando la sua
attenzione.
“Non
c’è molto da dire” commentò
Rose prendendo un sorso. “Mio
padre è morto quando ero piccola. La battaglia di Canary
Wharf ha
fatto il resto.” Scrollò le spalle.
“Anche io risulto nella
lista dei caduti e Torchwood ne ha approfittato per assegnarmi tutta
una serie di delicate missioni sotto copertura. È un
problema solo
quando cerco di prendere in prestito un libro dalla
biblioteca”
scherzò per alleviare la tensione e sperando di trovare un
modo per
cambiare discorso.
Francine
la fissò con un sorriso. “Ma come fai a viaggiare
senza
passaporto?” le chiese all’improvviso.
Rose
si chinò verso di lei come per svelarle un segreto.
“Vie
governative” le sussurrò.
A
quel punto Martha si intromise cambiando completamente discorso, con
grande gioia di Rose, che non aspettava altro. Il resto
dell’ora
passò in modo decisamente più piacevole: tra
chiacchiere e aneddoti
divertenti.
Francine
le accompagnò alla porta. “Torna a trovarmi quando
vuoi” disse a
Rose. “E anche tu Martha, fatti vedere un po’
più spesso.”
“Ciao
mamma” la salutò Martha con un abbraccio.
Si
allontanarono lungo il vialetto verso il Tardis. Il Dottore le stava
aspettando dall’altra parte della strada, dondolandosi sulla
punta
dei piedi. Appena le vide cominciò a muoversi verso di loro
con un
sorriso. Erano a pochi metri di distanza quando…una creatura
alta
mezzo metro e lunga uno tagliò loro la strada.
Si
bloccarono con gli occhi spalancati.
Martha
fu la prima a parlare. “Quella era… una lucertola
gigante?”
Il
Dottore fece tre grandi passi verso di loro e le prese sotto braccio.
“Quella è una lucertola
gigante…aliena!” esclamò con gli
occhi che gli brillavano e cominciò a correrle dietro,
costringendo
le ragazze a seguirlo. “Si chiama Zhuras. E se
c’è uno Zhuras
vuol dire che ci sono anche…” si
arrestò di botto in mezzo alla
strada e si guardò intorno. “Le sue
uova!”
Riuscirono
a vedere solo di sfuggita la coda del lucertolone sparire in una
specie di portale dai colori arancioni. Martha pensò fosse
straordinario che nessuno dei tre trovasse l’evento
particolarmente
bizzarro.
“Scommetto
che c’è un ‘ma’”
commentò Rose alzando gli occhi al cielo
divertita.
“Molto
perspicacie Rose Tyler!” esclamò il Dottore
lasciando andare le
loro braccia e piazzandosi di fronte a loro con le mani in tasca.
“Dopo essere state depositate le loro uova hanno
l’aspetto di
semplici sassi per un anno intero!”
“Ah!”
urlò Martha puntando un dito verso il Dottore.
“Come le sfere del
drago!”
Il
Dottore le lanciò un’occhiata. “Tra un
anno le uova si
schiuderanno e lo Zhuras tornerà per cominciare la
migrazione!”
“Beh
se torna a prendersele che problema
c’è?”
“No,
aspetta” si intromise Martha alzando una mano.
“Come fanno a
tornare?”
“Hai
visto quel varco dove è sparito un momento fa?”
fece il Dottore
indicando dietro di sé. “Gli Zhuras sono in grado
di creare dei
mini varchi spazio-temporali e ci si infilano dentro. Sono
l’unica
specie nell’intero universo in grado di farlo, naturalmente.
State
attente a non finirci dentro per sbaglio perché posso
assicurarvi
che non uscireste vive dall’altra parte.”
“Non
ho ancora sentito il ‘ma’”
commentò Rose giocando
distrattamente con un orecchino.
“Il
‘ma’ è che di solito questa razza non
viene a nidificare sulla
Terra! Chiedetemi perché!”
“Perché?”
chiesero Rose e Martha in coro.
“Perché
la Terra è già il terreno di schiusa di
un’altra razza aliena: i
Phlegyas – oppure gli Shumelke (dipende da che dialetto usi)
–
sono simili a degli uccelli. Si sono trasferiti qui da secoli
ormai.”
“Ok,
adesso mi stai prendendo in giro” fece Martha mettendosi le
mani
sui fianchi. “Cosa siamo, la meta turistica preferita di
tutte le
creature aliene dell’universo?”
“Beh,
no, sarebbe assurdo, non credi?” le rispose il Dottore.
“Solo di
queste due. E di altre tre. Beh, quattro… beh…
cinque.”
“E
immagino che entrerebbero in conflitto l’una con
l’altra”
commentò Rose col tono di una che la sapeva lunga.
“Esatto
Rose Tyler!” esclamò il Dottore saltellando da un
piede all’altro.
“Gli Shumelke attaccherebbero gli Zhuras… e gli
Zhuras si
difenderebbero nell’unico modo che conoscono.”
Rose
e Martha si scambiarono un’occhiata. “Non sono
sicura di voler
saperlo” le confessò Martha.
“Provocando
scosse sismiche!” concluse il Dottore annuendo deciso.
Rose
socchiuse gli occhi e cominciò a massaggiarsi le tempie,
cercando di
seguire il suo farneticare. “Quello che ci sta
dicendo”
ricapitolò cominciando a contare gli eventi sulle dita,
“è che
tra un anno le uova delle lucertole si chiuderanno,
comincerà la
migrazione. A questo punto verranno attaccate dagli uccelli alieni e
per difendersi queste scateneranno dei terremoti?”
“Esatto!”
“Utili
i terremoti contro creature che sanno volare”
commentò Martha
caustica. “E immagino che adesso l’unica cosa che
possiamo fare
sia andare avanti nel tempo e salvare la città dalla
distruzione?”
“Esatto!”
ripeté il Dottore. “Oppure possiamo aspettare
pazientemente e
tornare qui tra dodici mesi…”
I
tre per un attimo si scambiarono un’occhiata e scoppiarono a
ridere.
Tornarono
di corsa al Tardis e cominciarono i preparativi.
“Non
vogliamo ferirli quindi ci serviranno delle frecce con dei dardi
tranquillizzanti” spiegò il Dottore accucciandosi
per frugare
sotto la console. “Meglio portare anche degli
archi” aggiunse
passando i dardi a Rose e gli archi a Martha.
Rose
si mise le mani nei capelli. “Non ci credo” Si
guardò intorno.
“Siamo quasi dall’altra parte della
città!”
Il
Dottore si grattò la nuca. “Beh, nessuno
è perfetto.” Lanciò
un’occhiata al Tardis, parcheggiato in un vicolo.
“Immagino che
potremo prendere il Tardis e...”
“Oh,
no mister!” lo interruppe Marta e si guardò
l’orologio. “Con
la precisione che ti ritrovi rischiamo di arrivare a cosa fatta. E
siamo già in ritardo. La migrazione inizierà tra
venticinque
minuti”
Senza
aspettare una risposta lo superò e chiamò un taxi
sulla strada
principale.
Rose
lanciò un’occhiata al Dottore e gli sorrise.
“Come crescono in
fretta” scherzò.
Il
Dottore scosse la testa senza cercare di mascherare il sorriso e
insieme salirono sul taxi.
“Allora...”
disse il tassista appena Martha gli ebbe dato l’indirizzo.
“Voglio
sapere cosa ci fanno tre ragazzi come voi in pieno centro di Londra
con arco e frecce?”
Rose
si sporse in avanti. “Oh, facciamo parte di un gruppo di
rievocazione storica. Dobbiamo provare un numero per il mese
prossimo!”
L’uomo
rise. “Sono andato a un paio anche io da giovane.
Principalmente
era una scusa per bere sidro.
“Abbiamo
anche il sidro, non lo negherò”, disse Rose con
aria cospiratoria.
Qualche
minuto dopo e una lunga e strana descrizione di battaglia con le
spade da parte del Dottore, finalmente il taxi accostò.
Martha fu la
prima a scendere.
Rose
scese un secondo dopo e corse verso Martha. Il Dottore rimase
indietro, gli occhi fissi su di lei. Martha, che lo stava osservando,
lo vide perdersi nei suoi pensieri e roteò gli occhi.
Quando
anche il Dottore stava per muoversi verso di loro una voce lo
fermò.
“Dottore!
Dottore! Dottore!” Una ragazza si precipitò fuori
da un negozio,
una libreria. Era pallida, con dei lunghi capelli biondi e gli occhi
scuri.
“Salve!”
la salutò il Dottore. “Scusa, vado un
po’ di fretta. Sta
succedendo una cosa, è abbastanza importante
impedirla.”
La
ragazza lo guardava a bocca aperta. “Mio Dio,”
spostò lo sguardo
su Rose e Martha, poi di nuovo sul Dottore. “Sei tu. Sei
proprio
tu.”
Il
Dottore la guardò confuso. Lanciò
un’occhiata a Rose che si
limitò a scrollare le spalle.
“Oh,
non ti ricordi di me, vero?” continuò la ragazza.
“Dottore!”
chiamò Martha tornando sui suoi passi insieme a Rose.
“Non abbiamo
tempo, la migrazione è iniziata!”
Il
Dottore annuì. “Senti, scusa, ho una vita un
po’ complessa. Le
cose non mi accadono sempre in ordine. Confonde un po’ a
volte,
soprattutto ai matrimoni. Faccio schifo ai matrimoni.”
Rose
alzò gli occhi al cielo e lo chiamò, prima che si
distraesse e si
lanciasse in qualche strano racconto di strani matrimoni…
come
quella volta in cui con Jack…
La
voce della ragazza la richiamò alla realtà.
“Oh mio Dio. Certo,
siete dei viaggiatori del tempo. Non vi è ancora successo!
Niente, è
ancora tutto nel futuro!”
Rose
la guardò incuriosita. Sollevò una mano per
giocare con uno dei
suoi orecchini a cerchio. “Cosa non è
successo?” le chiese.
“Rose!
Non anche tu!” Martha alzò le braccia al cielo
esasperata.
“Mancano venti minuti alla schiusa delle uova! Dobbiamo
sbrigarci!”
La
ragazza in quel momento sembrava non prestare attenzione né
a Rose,
né a Martha però. Si guardava le mani sbalordita.
“Ero io,”
chiuse gli occhi. Sospirò. Sorrise. “Oh, per
l’amor di Dio, sono
sempre stata io. Hai saputo tutto da me!”
“Saputo
cosa?”
“Ok,
senti. Un giorno rimarrete bloccati nel 1969” gli porse una
cartella blu. “Assicurati di avere questo con te. Ne avrai
bisogno.”
“Rose!”
chiamò Martha per l’ennesima volta, che ormai
aveva rinunciato ad
attirare l’attenzione del Dottore. Rose guardò
l’orologio e
sobbalzò. “Dottore è
tardissimo.”
Il
Dottore la guardò. “Sì!”
Tornò a rivolgersi alla ragazza,
parlando velocissimo. “Ascolta, ascolta, devo scappare.
Stanno
succedendo delle cose. Beh, quattro cose. Beh, quattro cose e una
lucertola.”
La
ragazza lo guardò immobile per tre secondi buoni.
“Ok, nessun
problema, vai,” lo guardò correre via e sorrise.
“Ci vedremo in
giro, un giorno” aggiunse.
“Come
ti chiami?” le chiese Rose.
La
ragazza la guardò. “Sally Sparrow”.
“Piacere
di conoscerti, Sally Sparrow. Io sono Rose.”
“Lo
so.”
Tutti
e tre si fissarono per un lungo momento. Un ragazzo uscì dal
negozio
e si fermò a Sally, guardandoli con gli occhi spalancati.
Sally non
gli disse niente, lo prese per mano. “Addio,
Dottore” disse.
“Addio, Rose.”
Si
girò e tornò nel negozio. Sull’insegna
c’era scritto “Sparrow
& Nightingale.”
Il
Dottore e Rose si guardarono. Il Dottore le prese la mano, poi si
girarono e corsero via verso Martha che li aspettava.
“Sally
Sparrow” disse il Dottore ad alta voce. “Non vedo
l’ora!”
………¿DW?………
“Sembra
solo a me” commentò Martha aprendo la porta del
Tardis con la sua
chiave, “o il Dottore pensa che troviamo divertente
riportarlo in
braccio fino al Tardis ogni volta?”
Il
Dottore era in effetti svenuto e in quel momento Rose lo stava
sorreggendo da sola con un braccio intorno alle spalle, impedendogli
di cadere per terra. Dopo un momento, Martha tornò ad
aiutarla e
insieme lo portarono dentro al Tardis, che chiuse loro la porta alle
spalle.
Rose
sollevò lo sguardo al soffitto.
“Grazie,” le disse.
Cominciarono
a camminare verso l’infermeria.
“Non
ti sembra di esagerare? Quante volte sarà successo?
Una?”
“Questa
sarà almeno la quarta.”
“Ricordo
solo quella volta con gli Hanar.”
“Due
volte con gli Hanar, la seconda volta quando siamo andati a vedere un
olo-film di Blasto e un bambino lo ha fatto rotolare giù per
le
scale.”
Rose
rise, ricordandosi la scena. “Ne è valsa la pena
per vedere la sua
faccia poi quando gli abbiamo raccontato cosa è
successo.”
Anche
Martha sorrise, in effetti era stato esilarante e avevano continuato
a riderne per giorni.
“Poi
c’è stata quella volta su quella colonia
umana… Eden Prime.”
“Oddio,
l’avevo completamente rimosso.” Rose si
batté la fronte con il
palmo della mano. “Oh, eccoci arrivati. Alla tua
destra”.
Entrarono
nella stanza e lo adagiarono su uno dei lettini
dell’infermeria.
Martha
incrociò le braccia, preoccupata.
“Starà bene?”
“Ma
sì, l’hai sentito.” Rose alzò
le spalle. “Qualche ora di
sonno rigenerativo e sarà come nuovo.”
“Vorrei
solo che avesse aspettato di tornare nel Tardis con le sue gambe
prima di svenire.”
Martha
guardò Rose che si sporgeva sul lettino del Dottore e gli
accarezzava le basette. Martha sospirò. “Vado a
prepararci una
bella tazza di té, credo che ce la siamo meritata.”
“Mhm”
le rispose Rose distratta.
Martha
lasciò Rose in infermeria e cominciò a cercare la
porta della
cucina. Mise l’acqua in un bollitore e tirò fuori
una tazza per
entrambe, sapeva che per quanto fosse stanca, Rose non avrebbe
lasciato il Dottore da solo in infermeria.
Martha
sospirò e appoggiò la fronte sul bancone: stava
di nuovo per
ripetersi quel tipo di interazione che avevano sempre quando uno dei
due era incosciente, poteva scommeterci. Proprio come il Dottore
l’altro giorno con Lazarus. Oh, sì. Aveva visto
come se l’era
data a gambe dalla stanza di Rose. Martha non sapeva precisamente
cosa fosse successo ma poteva ben immaginarlo.
La
teiera cominciò a fischiare. Martha scosse la testa e
cominciò a
versare l’acqua nelle tazze, solo pensare a quei due le
faceva
venire il mal di testa.
Quando
tornò in infermeria con le tazze, ancora prima di varcare la
soglia,
vide che Rose si era addormentata sul lettino col Dottore. Lui invece
era sveglio. Senza pensarci Martha fece un passo indietro, oltre la
porta, per non farsi vedere. Appoggiò le tazze per terra e
si sporse
per osservarlo di nascosto.
Vide
il Dottore circondarla con le braccia per impedirle di cadere. Le
mise un braccio dietro il collo, uno intorno alla vita, e la strinse
a sé. Chiuse gli occhi e affondò il viso contro
il suo collo.
Sospirò, strofinando dolcemente la guancia contro la sua
pelle.
Martha
trattenne il respiro. Indietreggiò attenta a non far nessun
rumore,
si accucciò per riprendere le tazze e tornò verso
la cucina.
Attraversò un paio di corridoi, poi si accigliò
in una smorfia che
non riuscì a controllare. Abbassò lo sguardo
sulle tazze che ancora
stringeva tra le mani ed ebbe l’improvviso impulso di
lanciarle
contro una parete e di prendersela con qualcuno.
Distolse
l’attenzione dalle tazze e spalancò gli occhi
sorpresa quando
realizzò che le era comparsa davanti la porta della cucina,
molto
più vicina di quanto non fosse stata prima.
“Sei
stufa anche tu, vero?” chiese rivolgendosi al soffitto,
trovando
per la prima volta così semplice rivolgersi a questa
entità che
aveva ancora difficoltà a comprendere.
Entrò
in cucina e si sedette su uno sgabello, rivolta in direzione della
porta. Incrociò le braccia e cominciò ad
aspettare.
Dopo
alcuni secondi il libro che stava leggendo in quei giorni e che aveva
lasciato sul suo comodino, le comparve accanto al gomito. Martha lo
afferrò con gratitudine e cominciò a leggere.
Passo
poco più di un’ora, Rose stava ancora dormendo
serenamente tra le
braccia del Dottore. Lui le passò una mano tra i capelli
una, due
volte, prima di cominciare a districarsi dall’abbraccio,
facendo
attenzione a non svegliarla. Prese una coperta da uno degli scaffali
e la coprì, poi uscì dall’infermeria e
andò a cercare Martha.
La
trovò in cucina, intenta a leggere un libro. Accanto a
sé aveva due
tazze.
Non
appena Martha si rese conto della sua presenza alzò gli
occhi e
chiuse il libro di scatto. Lo fissò per alcuni secondi.
“Stai
meglio?” gli chiese brusca.
“Guarito
tutto! Metabolismo superiore da Signore del Tempo!”
Martha
sbuffò. “Superiore un corno.” La ragazza
si alzò in piedi, si
spostò dall’altra parte del tavolo e vi si
appoggiò con la
schiena.
Il
Dottore si sentì preso contropiede. “Qual
è il problema?”
Martha
si accigliò ancora di più e incrociò
le braccia. “Per essere un
Signore del Tempo con il suo intelletto superiore e tutto, a volte
sei proprio tardo.”
Il
Dottore si passò una mano sul dorso del collo.
“Riguarda Rose?”
“Sì,
riguarda Rose!” Martha alzò le braccia al cielo
esasperata. “Si
può sapere cosa stai facendo?”
Passarono
alcuni secondi. La sua espressione si indurì. “Non
sto facendo
niente.”
“Appunto!
O siete solo amici o non lo siete. Forse, quello che dovresti fare
è scegliere per un verso o per un altro. Così la
fai solo
soffrire.”
Martha
stava osservando il Dottore come un falco e lo vide guardare in
direzione della porta, come se stesse pensando di darsela a gambe.
Ecco però che la porta scomparve. Martha sentì
l’impulso di
battere il cinque in aria. Era bello avere il Tardis dalla propria
parte per una volta.
“La
tieni così, in sospeso” riprese senza battere
ciglio, ora che il
Dottore sapeva di essere intrappolato aveva di nuovo tutta la sua
attenzione. “In una specie di limbo degli uomini indecisi. Ma
tu
sei così, vero? Non sei contento finché non sei
miserabile. Temi di
essere solo ma fai di tutto per essere solo per davvero.”
Martha
sospirò e si guardò un attimo la punta dei piedi
prima di
continuare. “Sai, lei adesso è come la mia amica
Bethany, solo che
nel tuo caso è ancora peggio perché non sa a che
punto sta con te.
Per ora è ancora qui, ma un giorno potrebbe decidere di
averne
abbastanza. Se ne tirerà fuori e sarà solo,
completamente colpa
tua. Deciderà che chiunque altro potrebbe darle quello che
vuole e
non sarà perché non sei stato in grado,
perché tu sei tutto quello
che lei desidera!”
Il
Dottore aprì la bocca per ribattere ma Martha
alzò una mano per
bloccarlo. “No, non venire da me a dire che è
troppo giovane per
sapere veramente cosa vuole” sbuffò.
“Insomma, è di Rose che
stiamo parlando. Come la conosco io la conosci tu, mille volte
meglio, e sappiamo entrambi che cosa ha fatto nella sua vita. Sa
benissimo cosa vuole, quindi quando la perderai sarà solo
perché
non hai voluto” fece un passo verso di lui e gli
puntò un dito
contro il petto, senza però toccalo. “Cosa farai
allora?”
Il
Dottore non emise un suonò, fissava la parete, muto. Martha
sentì
il desiderio di stringergli le mani intorno al collo. Era quasi sul
punto di farlo quando il Dottore borbottò qualcosa.
“Come
scusa?”
Lui
si schiarì la gola. “Ho detto: hai
ragione” si grattò il lobo
di un orecchio, distogliendo lo sguardo. “La
porterò in un
posto...e allora...l’ultima volta l’ho portata a
vedere il
tramonto dei cinque soli sul pianeta delle manti volanti. Abbiamo
passato il pomeriggio a vedere quei giganti volare in circolo sopra
le nostre teste” sospirò. “Ha promesso
che sarebbe rimasta con
me per sempre. Tre giorni dopo eravamo a Canary Wharf a combattere
contro i Cyberman e lei è scomparsa in un universo
parallelo. Per
sempre.”
Il
volto del Dottore si deformò in una smorfia di dolore e per
un
attimo Martha lo vide perdersi nei ricordi. “Se lei non fosse
stata
la meravigliosa, coraggiosa, brillante donna che è, che
è riuscita
a fare quello che nemmeno ho potuto.” Fece una nuova, lunga
pausa.
“Ma io…” Tirò su col naso e
si appoggiò con la schiena sul
bancone della cucina. “Lo farò…e
allora...”
Prima
che potesse finire la frase, Rose entrò in cucina dalla
porta che
era ricomparsa senza che nessuno dei due se ne accorgesse.
“Non
ho mai avuto tanta difficoltà a trovare la cucina”
commentò Rose
confusa. “Avrò girato per dieci minuti prima di
riuscire a trovare
la porta.”
Rose
si avvicinò a Martha e al Dottore e notò come
entrambi avessero
un’espressione strana. “Tutto bene?”
Il
viso del Dottore si aprì in un sorriso radioso che Rose non
poté
fare a meno di ricambiare. “Hai pensato a qualche meta
interessante?” gli chiese.
“Terra”
rispose lui raggiante. “XVIII secolo… Carnevale di
Venezia!”
Non
so cosa dire se non...mi dispiace tantissimo. Non ho mai pensato di far
passare così tanto tempo ma altre priorità si
sono messe in mezzo. <3 E se qualcuno di voi è ancora
qui dal 2014, allora sappiate che questo capitolo è tutto
per voi.
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