Veterani a raccolta

di Ellery
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2. Il tramonto di Isabel

* Cowt 8, week 3
* Parole: 632
* Personaggi coinvolti: Isabel


Isabel sollevò lo sguardo al cielo, dove le nubi andavano ormai diradandosi.
Presto il sole sarebbe tornato a splendere. L’acquazzone che li aveva sorpresi non era altro che un lontano ricordo.

Si osservò le mani, stupita di non trovare tracce di fango e sangue tra le dita. Anche la sua divisa era pulita e così gli stivali, malgrado poggiassero sul terreno fangoso. Sentiva un formicolio al collo; era abbastanza fastidioso, ma per qualche ragione non riusciva a scacciarlo.

Aggrottò la fronte, spiando la pianura attorno a sé. Dello scontro recente non rimaneva nulla, se non i cadaveri fumanti dei titani. Si stavano decomponendo quei mostri, sciogliendosi in spire di vapore.

Mosse un passo, poi un altro. Le gambe, seppure malferme, la reggevano ancora. Scivolò cauta  attraverso la prateria, calpestando l’erba ancora bagnata: i fili non si piegarono sotto i suoi passi, limitandosi a solleticarle le caviglie.
C’erano alcuni corpi; quattro persone.

Riconobbe immediatamente quello del caposquadra, con il volto riverso in una pozza. Poco oltre, Sayram giaceva scompostamente a ridosso di un fosso. La sua manovra era distrutta: le spade si erano spezzate a metà della lama, mentre dei cassoni non rimanevano che lamiere lucide ed affilate. Non si chinò a controllare: era sicuramente morto. Nessuno poteva sopravvivere con gli intestini ammollo in una pozzanghera.

Accelerò l’andatura, quando le parve di riconoscere un ammasso di capelli rossi. Corse, superando rapidamente un basso pendio; si inginocchiò accanto alla testa mozzata, sforzandosi inutilmente di chiuderle gli occhi.


«Sono… io?» sussurrò, mentre le sue parole venivano raccolte dal vuoto.
Non vi erano dubbi: stava osservando il suo cadavere. Il corpo giaceva a qualche metro di distanza, mentre gli occhi verdi erano rivolti al cielo, bagnati dai raggi dorati. Seguì quello sguardo, salendo con le iridi fino al sole. Eccolo, infine! Si era degnato di farsi vedere, di spazzare quell’infida pioggia che li aveva sorpresi, sfiniti, uccisi.

«Vigliacco!» gridò «Non potevi venire prima? Sei in ritardo!» tentò di sollevare una pietra per scagliarla al cielo, ma senza successo «Non sento più nulla, sole. Non sento il tuo calore, né mi brucio gli occhi quando ti guardo. Che cosa sono diventata? Un fantasma? Un’anima costretta a vagare senza una meta? Quanto durerà tutto questo?» si coprì il viso, ma dalle palpebre abbassate non sgorgò neppure una lacrima «Non posso piangere, né respirare. Non colgo l’umidità dell’aria, né tocco degli steli che vado calpestando. Non sono che aria!
Perché ci hai abbandonato, quando più avevamo bisogno di te? Ci hai lasciato indietro, sole! Te ne sei andato, convito che saremmo stati al sicuro. Avevi altro da fare? Oh, sì.
Hai inseguito un miraggio, sicuro di potercela fare. Hai fallito e sei tornato sui tuoi passi… ma sei arrivato troppo tardi. È appagato il tuo orgoglio? Sei ancora sicuro che la tua scelta fosse giusta?»

Sollevò la mancina, stagliandola contro la luce del giorno. Vide i raggi filtrare attraverso la pelle e cadere al suolo, senza gettare alcuna ombra.

«Guarda! Ecco le mani di chi ha riposto in te la sua fiducia.» sussurrò, lasciando lo sguardo spaziare verso l’orizzonte. Tre figure a cavallo si stavano rapidamente allontanando, galoppando verso ovest «Riesci a vedermi? Scommetto di no. Ormai, mi hai voltato le spalle.» disse, riportando l’attenzione all’astro, ormai prossimo al tramonto «Addio, sole. Ti ho seguito a lungo e tu mi hai consegnato alla notte.» scosse piano il capo, la voce ormai ridotta ad un sussurro rassegnato. Era davvero necessaria tutta quella rabbia? «Ma… nonostante tutto, non posso fare altro che perdonarti.  Continua nel tuo cammino, come ogni giorno. Non sarai solo… io sarò con te.» colse una mano scivolare nella sua e stringerle piano le dita. Non distolse l’attenzione dall’orizzonte: non aveva bisogno di guardare, per sapere a chi appartenesse.

«Noi saremo con te…» si corresse, svanendo nel crepuscolo.

 




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