27. COSMO CANYON
“Se potessi… viaggerei. Vorrei vedere
tutto il mondo.”
Era notte. Il cielo un mare brillante di stelle. Stavamo
distesi
sulla schiena, uno accanto all’altro, il mio fianco contro il
suo.
Lui mi stringeva la mano e, mentre parlavo, mi sfiorava il dorso con
le labbra. Le sentii inclinarsi verso l’alto in un lieve
sorriso.
“Da sola?” Il suo respiro mi
scaldò la pelle.
Girai la testa verso di lui e strofinai la fronte contro la
sua
spalla. “Immagino che qualcuno potrebbe venire con me, se
volesse.”
Lui si girò su un fianco per potermi guardare negli
occhi. “Io
credo che vorrebbe.” Poi si chinò per baciarmi.
Mi svegliai con un sussulto. Non aprii gli occhi, respirai a fondo un
paio di volte per prendere tempo. Cercai di trattenere nella mente le
immagini che avevo visto in sogno ma i ricordi stavano già
cominciando a scivolare via. Quanti anni erano passati.
Aprii gli occhi, il cielo sopra di me era ancora scuro ma cominciava
a mostrare i primi segni dell’alba.
Voltai la testa verso sinistra, Kurenai e Andrej stavano ancora
dormendo beatamente nei loro sacchi a pelo. Sorrisi, felice di averli
lì con me. So che avrei potuto benissimo portare a termine
la mia
ricerca anche senza di loro ma sapere che erano venuti con me per
aiutarmi e sostenermi mi dava la consapevolezza di non essere da
sola. Una sensazione che avevo provato poche volte nella mia vita,
prima di aver incontrato Sephiroth.
Mi alzai facendo attenzione a non fare rumore. Arrotolai il sacco a
pelo e caricai le nostre provviste sui Chocobo in modo da dare loro
qualche minuto in più di sonno.
Pochi minuti dopo Andrej grugnì e seppi che si stava
svegliando. Uso
il termine grugnire generosamente: era più simile al rumore
che
faceva un Behemot quando moriva.
- Porca vacca cos’era quello? – esclamò
Kurenai balzando in
piedi. Si guardò intorno allarmata, quando posò
gli occhi su di me
capì. Si batté una mano sulla fronte. –
Andrej, alzati prima che
ti faccia rotolare a calci fino al fiume.
Scoppiai a ridere.
- Non... me lo immaginavo così. – commentai quando
ci trovammo di
fronte a Cosmo Canyon. Davanti a noi c’erano solo terra e
roccia
rosse. Brulle. Solo qualche ciuffo d’erba cresceva ogni pochi
metri
ma non si poteva parlare di vera vegetazione e Cosmo Canyon era una
specie di piccolo ammasso di case di pietra accatastate sulla cima di
una formazione rocciosa. Il cancello di acciaio era l’unica
cosa
che donava al posto un’aria vagamente autoritaria.
Andrej diede voce ai miei pensieri. - Non è il posto in cui
mi
aspetterei di trovare un esercito.
- Perché, Wutai? – Kurenai buttò la
testa all’indietro con
quella risata chiara e squillante che la caratterizzava.
- Wutai ha delle mura? – sorrisi inclinando la testa.
– E delle
case con, non so, due piani e un cortile?
- Chi se ne frega – ci interruppe Andrej cercando di
mantenere
sotto controllo la propria cavalcatura, non era molto portato.
–
Tanto dobbiamo trovare Siamei, mica unirci a loro.
- Seimei – lo corressi sovrappensiero.
Kurenai catturò il mio sguardo e mi indicò con un
cenno della testa
una delle due torri di pietra che circondavano il cancello. Due
uomini ci stavano fissando.
Smontai da Lei Lan, dopo un momento Kurenai ed Andrej mi imitarono.
Avrei preferito evitare di farmi sparare addosso prima di riuscire a
parlare con qualcuno.
Carezzai Lei Lan e le diedi due pacche sul collo. – Vai a
riposarti, ragazza. E portati dietro questi due – le indicai
gli
altri due Chocobo. – Appena avrò bisogno di te ti
chiamerò.
Lei Lan gorgheggiò felice e si allontanò di
corsa, gli altri due
Chocobo subito dietro di lei.
Mi avvicinai al cancello ma prima che potessi provare a richiamare
l’attenzione di qualcuno, due uomini uscirono da una
porticina
laterale.
- Cosa volete?
Feci un passo avanti. – Sto cercando mio fratello. Si chiama
Seimei. Mi hanno detto che si trova qui.
- Lo conosco Seimei – disse il primo uomo. – Ma
sì, dai – girò
la testa verso il secondo. – Quel giovane a cui ha sterminato
la
famiglia.
- Anche tu vuoi unirti a noi? – il secondo uomo mi si
avvicinò. Mi
sovrastava in altezza e stava deliberatamente incombendo su di me.
Cercava di intimorirmi, senza dubbio. – Ti capisco. Anche io
vorrei
vendicarmi. Ma questo non è il posto adatto a delle
ragazzine.
Gli sorrisi. Dietro di me, sentii Andrej trattenere una risata.
Tirai indietro la testa e lo colpii in mezzo agli occhi.
L’uomo
cadde a terra come un sacco di patate e Andrej scoppiò in
una risata
fragorosa.
Sorrisi all’uomo ancora in piedi che mi guardava a bocca
aperta.
Era così allibito che non aveva nemmeno pensato di tirare
fuori
un’arma.
- Penso di potermela cavare.
L’uomo mi fece entrare senza dire una parola prima di
soccorrere il
compagno che si stava contorcendo atterra con le mani sulla fronte.
- Ti prego, Ti – Andrej fece il gesto di asciugarsi le
lacrime
dagli occhi – se continui a farmi ridere così non
ci torno vivo a
Wutai. E non per i motivi che credi tu.
- Il motivo che credo io è che ti lancio giù da
un dirupo se
continui a fare l’idiota. Quanto sono lontana?
- Non siete divertenti. Nessuna delle due! – Andrej
puntò un dito
accusatore contro Kurenai. – Ricordo benissimo cosa hai detto
questa mattina. Questo gioco di “buttiamo Andrej
giù da qualcosa”
sta diventando vecchio molto in fretta – incrociò
le braccia sul
petto e mise il muso.
Attraversammo la grande piazza sabbiosa che costituiva il centro del
villaggio. Alla nostra sinistra cominciava una scala che si
arrampicava sul nostro lato creando la struttura a cono che avevamo
riconosciuto avvicinandoci. In cima si stagliava quello che sembrava
un osservatorio.
- Sarà lassù? - ipotizzo Andrej facendo un gesto
con la mano.
- La tua ipotesi vale tanto quanto la mia – risposi
cominciando a
salire la scalinata.
Man mano che avanzavamo, fummo in grado di vedere sempre più
persone. Erano di tutte le età, o quasi, tutti loro erano
abbastanza
grandi o abbastanza giovani da poter brandire un’arma. Tutti
ci
fissarono, alcuni di loro ci indicarono. In realtà,
indicavano
soprattutto me.
Davanti alla porta dell’osservatorio c’erano altre
due guardie
che questa volta non ci fermarono. Ci diedero una lunga occhiata e
poi ci fecero cenno di entrare.
Vincent mi aveva raccontato di tutti i suoi compagni di squadra, per
fortuna, perché anche sapendo chi stavo per incontrare,
trovarmi
faccia a faccia con Red XIII rimase fu un’esperienza
stranissima.
Red, o Nanaki, era un’immensa bestia dal pelo fulvo simile a
un
cane o a un leone. Nonostante l’aspetto feroce, i suoi occhi
brillavano di un’acuta intelligenza.
Con un balzo, scese dal soppalco su cui stava riposando e ci si
piazzò davanti. Ci girò intorno, proprio come un
felino, poi si
fermò davanti a Kurenai.
Avvicinò il muso al suo viso e la annusò per
alcuni lunghi secondi.
Annuì, sembrava compiaciuto.
- Ti ha mandato tuo nonno? Bene, era ora che prendesse una posizione
a riguardo – spostò lo sguardo su di noi. - Chi
hai portato con
te?
- Sono due dei nostri migliori guerrieri. Andrej e Yuri –
Kurenai
ci indicò. - Potresti aver sentito parlare di Yuri. Abbiamo
saputo
che suo fratello Seimei si è unito a voi.
Nanaki spostò su di me il suo unico occhio ambrato. -
Sì, ho
sentito molto parlare di te – si voltò verso una
delle guardie. -
Andate a chiamare Seimei, ditegli che sua sorella è qui.
- Che cos’è che fate qui, esattamente? - gli
domandai senza
lasciarmi intimidire dal modo con cui mi fissava.
- Valentine non vi ha detto niente?
- Sappiamo che avete qualcosa a che fare con Sephiroth.
Nanaki fece un verso simile a uno starnuto. - Tipico suo. Lasciare le
spiegazioni agli altri. Sì, ho creato questa organizzazione
tanti,
tanti anni fa. Le persone hanno dimenticato, ma noi no. Nella sua
follia Sephiroth ha quasi distrutto il pianeta, è stato
sconfitto. E
poi è tornato. Per tutti questi anni abbiamo cercato di
scoprire
tutti i modi, tutti i luoghi che potrebbero farlo tornare, e fermarlo
prima che possa di nuovo provare a distruggerci tutti.
Il mio primo impulso fu di scoppiare a ridere, ma mi trattenni. Mi
limitai a una smorfia. - Beh, mi sembra che abbiate mancato
l’obiettivo di circa tre chilometri.
Nanaki mi guardò, pensai
che forse stava
cercando di intimidirmi. Ricambiai duramente lo sguardo.
- Qual è il piano adesso?
- si intromise
Kurenai, percependo chissà che tipo di ostilità
tra di noi.
Nanaki spostò l’attenzione su di lei. - Dobbiamo
distruggerlo –
sospirò – prima che diventi un nuovo potente
semidio.
Sollevai un sopracciglio. - Come
fate a sapere
che non lo sia già? È già in giro da
anni. Perché aspettare fino
a questo momento?
- Perché è
rimasto nascosto. Abbiamo saputo
della sua ricomparsa proprio da tuo fratello in seguito agli eventi
di quella notte. Sono anni che lo cerchiamo e solo poche settimane
fa, per la prima volta dopo anni, ci è giunto un indizio su
dove
trovarlo.
- Dove?
Nanaki mi fissò, il suo
sguardo era cauto,
realizzai. Mi domando cosa stesse pensando su di me. Aprì la
bocca
per rispondere quando un rumore di passi richiamò la nostra
attenzione.
Ci voltammo verso la porta da cui
eravamo
entrati e lì vidi Seimei per la prima volta dopo
così tanti anni.
Feci un passo verso di lui, improvvisamente a corto di parole.
Anche lui mi guardava, muto. Lo vidi
corrugare
la fronte. Feci ancora qualche passo verso di lui, ormai eravamo
vicini, quasi uno di fronte all’altro, e da quella distanza
potei
vedere i lineamenti del suo viso mutare nel momento in cui mi
riconobbe. Almeno,
pensai
amaramente, ci
ha impiegato
meno tempo di Shin.
- Yuri – sussurrò incredulo. Senza aspettare una
risposta da parte
mia, fece un balzo in avanti e mi circondò con le braccia. -
Yuri –
ripeté, la voce carica di emozione.
- Va tutto bene – gli appoggiai una mano sulla nuca e gli
accarezzai i capelli.
Ci allontanammo quel tanto che bastava per poterci guardare negli
occhi, ancora uno tra le braccia dell’altro. Seimei trattenne
un
singhiozzo. - Credevamo che ti avesse ucciso, - mi disse, ripetendo
quello che mi aveva già detto Shin.
Ignorai il suo ultimo commento. - Sei, questa… questa
è una setta.
Come ti sei sognato di unirti a loro? - gli domandai sottovoce. Era
una delle domande che aveva continuato a girarmi in testa da quando
avevo avuto la notizia da Shin.
Lo
scrutai
negli occhi mentre attendevo una risposta, e quello che vidi mi
lasciò a bocca aperta. Un brivido freddo mi percorse la
schiena.
Alzai le braccia e gli afferra i lati del volto. Avvicinai il mio
viso al suo, osservandogli gli occhi. Non potevo crederci. Forse non
volevo crederci.
- Mako? - la voce mi uscì strozzata. - Hai perso il lume
della
ragione?
Seimei alzò il mento, orgoglioso. - Tutti noi siamo stati
esposti
all’energia Mako. - Era così fiero. Volevo
vomitare. - È
l’unico modo per poter avere una speranza di sconfiggere
quell’assassino.
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi e feci un passo indietro.
Scossi la testa. - Oh, Sei. Capisci così poco…
- Proprio tu parli.
Sollevai un sopracciglio e incrociai le braccia, aspettando che mi
dicesse il resto.
Lo vidi deglutire. - Proprio tu parli, - ripeté –
ma anche i tuoi
occhi sono cambiati.
Mi strinsi le spalle, tornando per un secondo indietro con la mente,
a Sephiroth e al Lifestream. Scossi la testa. - Questo non è
Mako,
Sei. È una cosa del tutto diversa.
Restammo
tutti
in silenzio. Potevo sentire gli occhi di Kurenai e Andrej che ci
osservavano e, suppongo, anche quelli di Nanaki, ma in quel momento
non riuscivo a staccare gli occhi da mio fratello.
Nemmeno Seimei sembrava più sapere cosa dire per un lungo
momento. -
Non ti ho chiesto cosa ci fai qui – mi disse dopo aver
raccolto i
pensieri.
-
Ti stavo
cercando – ero consapevole di quanto la mia risposta potesse
sembrare elusiva. Vedevo che anche Seimei se ne era reso conto ma per
qualche motivo, decise di non insistere.
- Cosa farai adesso? - mi chiese invece.
-
Il mio piano
consisteva quasi completamente nell’arrivare qui –
mentii. - Ma,
- aggiunsi dopo un secondo, chiedendomi se stavo dicendo le cose
giuste. - Lo sto cercando anche io. Venire con voi mi da maggiori
probabilità di trovarlo.
Vidi
negli
occhi di Seimei il momento in cui realizzò che la sua
presenza qui,
che l’esserci ritrovati, non era che una felice coincidenza.
Che
era solo uno scalino verso il mio vero obiettivo: Sephiroth.
Il suo viso è sempre stato un libro aperto e potevo vedere
uno per
uno i pensieri che si susseguivano nella sua mente. Aiutarmi? Non
aiutarmi? Certo, voleva vendicarsi ma ormai anche il desiderio di
gloria era presente in lui. Forse la mia presenza lo avrebbe messo in
ombra in qualche modo? Sono sicura che capisse più di quello
che
lasciava trasparire, su quello che era successo tra me e Sephiroth.
Alla fine, però, decise in mio favore. Si voltò a
guardare Nanaki -
Faccio io da garante per Yuri.
Nanaki annuì. Sospirò. - Preparatevi allora. Lo
abbiamo trovato,
finalmente. Sephiroth si trova alle rovine di Midgar.
Seimei scattò sull’attenti e corse via.
Io mi girai verso Kurenai e Andrej. Ci scambiammo uno sguardo
d’intesa e ci incamminammo di nuovo verso l’entrata
di Cosmo
Canyon per partire con le truppe.
È un
aereo? È
un
uccello? NO! È un
capitolo. Il
cui
sottotitolo potrebbe essere “non importa che sia bello,
importa che
sia scritto”: nuova filosofia di vita.
Scherzi a
parte, chi non muore
si rivede eccetera. Ve lo dico, il prossimo capitolo è
l’ultimo,
quindi...altri sei anni? (ma come NON sono divertente). Ci provo,
giuro ma ormai scrivere questa storia è come cavare il
sangue da una
rapa. Spero comunque che vi piaccia e ci vediamo col finale!
(ps. Yuri che
va in giro a
dare testate alla gente KroganStyle è la mia nuova cosa
preferita).
|