Questo
è l'ultimo capitolo del mio romanzo. Ne ho in mente un
secondo
volume, ambientato un anno dopo il matrimonio fra Mattheus ed Elke,
dalla trama più adulta e a tratti più cupa. Devo
ancora riordinare
le idee e spero che l'estate mi aiuti. Per il momento ringrazio chi
mi ha seguito in questa prima avventura di Mattheus, sperando che
anche il capitolo finale vi piaccia e che ci ritroveremo per la nuova
storia quanto prima.
Grazie
di cuore e buona lettura! :D
Era
sposato da due settimane e il matrimonio, istituzione che fino a un
anno prima gli era apparsa come la più terribile delle
prigioni, si
era rivelata la più dolce e appassionata avventura della sua
vita.
Stava
albeggiando e Pennes era avvolta dalla penombra e da un silenzio
tranquillo, interrotto solo dal cinguettare degli uccelli.
Mattheus
si stiracchiò, incrociando le braccia dietro la nuca,
pensieroso. Da
quattordici giorni, dal giorno della cerimonia, lui ed Elke erano
rintanati nella loro casa, lontani da tutto e tutti, a scoprirsi e a
scoprire le gioie del matrimonio. Liberi di amarsi, di girare per
casa svestiti e in preda alla più assoluta
libertà di fare e dire
qualsiasi cosa passasse loro per la mente, vivevano quei primi giorni
di matrimonio in maniera allegra, leggera, appassionata e tenera.
Abbassò lo sguardo su sua moglie che, completamente nuda,
dormiva
rannicchiata sul suo petto, baciandole lievemente la fronte. Era
bellissima con quei lunghi capelli color della neve sparsi sul
cuscino, col suo viso pulito e dai lineamenti ancora un po'
fanciulleschi e con quell'espressione serena e felice di chi
è in
pace col mondo.
Elke
era una giovane donna intelligente, forte, caparbia e dotata di un
grandissimo senso pratico, sempre col sorriso sulle labbra nonostante
la vita, tante volte, avesse tentato di cancellarglielo. Ne era
uscita indenne, divenendo forte, coraggiosa e altruista. Era la
compagna ideale per lui, abbastanza di carattere da saperlo
fronteggiare, dolce quel tanto che bastava a farlo sciogliere e
un'amante tenera ma allo stesso tempo appassionata. Sapeva tenergli
testa, dentro e fuori dalla camera da letto. E trovava la cosa
divertente e meravigliosa! Ne era innamorato e l'amore era una cosa
che, prima di lei, non aveva mai contemplato come possibile nella sua
vita. Silenziosamente, pregò di essere sempre un marito
degno di
questo nome, di saperla rendere felice e di essere capace di
prendersi cura di lei... Era il suo terrore deluderla, una delle sue
paure più grandi...
"Mattheus".
A quel
richiamo spalancò gli
occhi di colpo, guardandosi in giro. Era la voce di Jakob... Che
voleva a quell'ora del mattino, mentre si stava godendo la sua nuova
condizione di marito? Non era da Jakob disturbarlo o essere
inopportuno... "Sei qui... Cosa c'è?".
"Vieni
al lago di Valdurna, devo parlarti".
Mattheus
sorrise nella
semi-oscurità. Come al solito, Jakob non chiedeva. Jakob
comandava!
"Adesso?".
"Pensi
di riuscire a lasciare la tua giovane ed affascinante moglie per un
paio d'ore? Ti sei divertito abbastanza nelle ultime settimane, ma
ora devo parlarti di una cosa importante. Alzati e sbrigati".
Mattheus
sospirò. Era sempre
stato molto intuitivo e quell'invito, quell'ordine di andare al lago
senza un apparente motivo... "E se io non volessi sentirla,
questa cosa importante?".
"Verrai
lo stesso".
Lo stregone
alzò gli occhi al
cielo. "E... e lei?" - chiese stupidamente, guardando Elke
che, incurante di tutto, continuava a dormire placidamente.
"Verrai
da solo".
"Dammi
cinque minuti per
vestirmi, prendo il cavallo e farò in fretta" –
borbottò,
arrendendosi all'idea che non avrebbe potuto dirgli di no.
"Ti
aspetto la".
La voce di
Jakob svanì nella
sua testa, lasciandolo nuovamente solo coi suoi pensieri. Non aveva
voglia di andare al lago e di lasciare Elke, ma immaginava che prima
o poi sia lui che sua moglie avrebbero dovuto lasciare quel letto. La
scosse leggermente sulle spalle, baciandole la fronte. "Elke".
La ragazza
aprì gli occhi,
assonnata. "Mattheus... cosa c'è?" - chiese, strofinandosi
gli occhi.
Lo stregone
appoggiò la
fronte sulla sua. Non aveva voglia di uscire, tutto quello che voleva
era stare in quel letto a far l'amore con lei. Invece doveva andare
da Jakob a sentire un qualcosa che, il suo istinto gli gridava, non
gli sarebbe piaciuto per niente. La baciò sulle labbra e la
strinse
a se, sospirando. "Devo andare al lago di Valdurna, Jakob mi
deve parlare".
Elke si
tirò leggermente su,
appoggiando la guancia contro la mano. "Al lago di Valdurna a
quest'ora? Perché?".
"Non ne ho
idea, ma
suppongo che lo scoprirò presto. E che non mi
piacerà" –
rispose Mattheus, borbottando ed alzandosi.
Elke lo
fissò sospettosa.
"Credi che ci siano guai in vista?".
"No, non
guai. Ma... Ma
non lo so, forse sono solo sospettoso senza fondamento".
Elke fece
per ribattere ma
alla fine si morse il labbro, optando per il silenzio. E Mattheus si
rese conto in quel momento di quanto ormai lei lo conoscesse bene,
tanto da sapere come prenderlo, quando parlare e quando stare zitta.
In
realtà non era arrabbiato,
non con lei di certo. Ma era scocciato dall'arrivo di Jakob in quel
momento della sua vita così sereno, e avrebbe voluto
prolungare
ancora un po' la sua luna di miele con Elke. E se tanto gli dava
tanto, conoscendo Jakob, non sarebbe venuto a disturbarlo per delle
facezie di poco conto.
Osservò
Elke che si era
accasciata sul cuscino e gli venne un'idea grandiosa. L'estate era
appena iniziata ed era nel pieno del suo vigore e poteva essere una
buona idea cogliere l'occasione per tener fede a una antica promessa
che le aveva fatto. Questo avrebbe reso felice Elke ed avrebbe
rasserenato lui dopo l'incontro con Jakob. "Senti, quando ti va,
alzati da letto e vestiti. Al mio ritorno partiremo".
"Partiremo?".
Mattheus le
sorrise, si
sedette sul letto e le diede un bacio sulle labbra. "Viaggio di
nozze, luna di miele... Volevi andare in Val Ridanna, giusto? E ci
andremo, fatti trovare pronta al mio arrivo, non ci metterò
molto a
tornare, col cavallo".
A quella
proposta, Elke
spalancò gli occhi incredula, poi sorrise e infine lo
travolse con
un abbraccio. "Val Ridanna? Il tuo paese natale, Flading?
Davvero mi ci porti?".
Lo stregone
annuì, divertito
dal suo entusiasmo. "Certo, te l'avevo promesso e questo è
il
miglior momento per partire, le giornate sono calde e lunghe e per
almeno due mesi potremo stare lassù a goderci la nostra luna
di
miele. Prepara l'occorrente mentre sono via".
Elke
annuì, ma poi lo fissò
con una nota di preoccupazione nel viso. "Occorrente?".
"Beh
sì, una sacca da
viaggio con le cose che potrebbero tornarci utili. Un bagaglio".
"Mattheus?".
"Sì".
Elke
sbuffò. "Non ho mai
preparato un bagaglio per viaggiare, non ho mai avuto niente, io! Che
ci metto dentro?".
Mattheus
sospirò, alzando gli
occhi al soffitto. Santo cielo, a volte dimenticava quanto fossero
differenti lui e lei, per certi aspetti della vita... "Tesoro,
tutto quello che pensi che ci possa servire e che di solito usi a
casa. Non so, pensa a cosa hai usato nelle ultime settimane e pensa a
come sarebbe se non lo avessi con te. Cibo per il viaggio? Vestiti?".
Elke lo
guardò storto.
"Vestiti? Mattheus, se dovessi basarmi sugli ultimi quindici
giorni, ti faccio notare che non ne abbiamo praticamente avuti mai
addosso".
"Oh". Lo
stregone si
grattò il mento, quella conversazione stava diventando
surrueale. In
effetti, Elke non aveva torto e di fatto lui sperava che a Flading si
ripetesse la stessa cosa successa a Pennes in quelle ultime
settimane. "Hai ragione, probabilmente ci serviranno poco anche
in Val Ridanna. Prendi solo qualcosa per il viaggio e qualche abito
di cambio. Poca roba insomma. E del cibo".
"E l'acqua
del lago?"
- chiese Elke. "Qualche tuo compaesano magari potrebbe averne
bisogno".
Mattheus
sospirò. "D'accordo,
prendi qualche ampolla".
Elke
sorrise. "Non sembra
difficile".
Le
strizzò l'occhio. "No,
non lo è, ce la farai! Ci vediamo dopo" – rispose
lui,
mascherando un sorriso. Parlare con Elke aveva migliorato il suo
umore.
Le diede un
altro bacio, finì
di vestirsi e uscì a prendere il cavallo, partendo al
galoppo verso
il lago di Valdurna.
Galoppò
come un forsennato,
circondato dal maestoso paesaggio alpino che si risvegliava con le
prime luci dell'alba.
Quando
arrivò, trovò il lago
immerso nella quiete del mattino, le sue acque baciate dal sole e um
silenzio che sapeva trasmettere pace. Si stiracchiò,
ammirando le
meraviglie che madre natura aveva creato, ringraziando di essere nato
in un posto tanto bello. Poi si guardò in giro, in attesa...
"Sono
quì e mi hai buttato giù dal letto. Che
c'è?".
"Siediti!"
- disse la voce, col tono di un ordine.
Sospirando,
Mattheus ubbidì.
Lasciò il cavallo libero di passeggiare e si tolse gli
stivali,
mettendo a mollo i piedi nell'acqua del lago, poi si gettò
nell'erba
che profumava di fiori e d'estate. "Io non sono sicuro di
volerti stare ad ascoltare oggi, sai?".
"Perché
mi conosci e sai cosa devo dirti, Mattheus?".
Lo stregone
sospirò.
"Forse...".
Si
alzò un leggero
venticello, quando Jakob parlò di nuovo. "Non
credi che sia
giunto il momento di salutarci?".
Mattheus
guardò il cielo,
avvertendo un senso di mancanza. Era da tanto che temeva quel momento
che, sapeva, sarebbe arrivato prima o poi. Se lo aspettava... Ed era
doloroso ma era consapevole che fosse giusto così. Jakob era
rimasto
con lui oltre il lecito consentito, guidandolo come un padre e
prendendosi cura di lui attraverso il suo spirito nascosto nelle
acque del lago. Ma come tutti ambiva alla pace e se aveva deciso che
era il momento di andarsene e lasciarlo, significava che finalmente
lo considerava un vero uomo. "Credo sia un tuo diritto".
"E'
il momento giusto, non hai più bisogno di me e puoi condurre
da solo
la tua vita, ormai. Sei potente e non hai bisogno di questa acqua per
i tuoi incantesimi, sei un uomo sposato a una donna che ti ama e che
tu ami e sei il capo villaggio di Pennes, lavoro che svolgi
egregiamente. Hai un caratteraccio ma per quello c'è poco da
fare,
però hai una moglie che sa tenerlo a bada meglio di me. Sono
orgoglioso dell'uomo che sei diventato e sono felice che un po' del
merito sia anche mio. Sei il figlio che non ho mai avuto e sarai tale
per sempre. Ma ora è giusto che i vecchi lascino il posto ai
giovani
e che sia tu ora, a guidare qualcun altro".
Mattheus
sentì un nodo
stringergli la gola ma decise che non era da uomini commuoversi. Era
un momento importante per entrambi ed ognuno doveva seguire la sua
strada a testa alta e senza rimpianti. "Sei e sarai sempre il
mio secondo padre ed è giusto così, che tu vada.
Scusa se non so
fare grandi discorsi d'addio, lo sai bene che non sono mai stato
bravo in queste cose e quindi mi limiterò... Dirò
soltanto...
Grazie di tutto, non sarei quì, ora, se non fosse per te".
"Mattheus,
posso chiederti un favore?".
"Certo"
– rispose,
rendendosi conto che anche la voce di Jakob sembrava rotta.
"Il
giorno in cui sono morto, ho chiesto a Jutta di occuparsi di te. Ora
potresti fare altrettanto per lei?".
Lo stregone
sorrise, un
sorriso malinconico ma anche irriverente. "Jutta, la fatina
rompiscatole? Vedrò di sopportarla e sappi che mi stai
chiedendo un
grosso favore!".
Gli parve
di sentire Jakob
ridere, fra il frusciare del vento. "E' una promessa,
ricordalo".
"Lo
ricorderò".
E Jakob si
accomiatò da lui e
dal mondo. Si alzò un vento forte che scosse le fronde e
increspò
l'acqua, mentre stormi di rondini volavano in cielo e poi, di colpo,
tutto si calmò.
"Buona
fortuna
Mattheus Hansele, sii un uomo onesto e giusto. E cerca anche di
essere felice...".
Poi fu solo
silenzio. Rimase
steso nell'erba a lungo, con la mente annullata da ogni pensiero,
avvertendo in lui un briciolo di malinconia unito a un senso di
profonda pace. Pace per lui, forse, che ora davvero si trovava in un
posto dove i mali del mondo non potevano più preoccuparlo o
turbarlo...
Jakob se
n'era andato ed era
arrivato il momento di camminare da solo, di sbagliare e poi
rialzarsi capendo i propri limiti, di migliorarsi e poi di
risbagliare.
Si
alzò dopo infiniti minuti
in cui forse non aveva pensato a nulla, accettando che Jakob
finalmente se ne andasse in pace, prese il cavallo e decise che era
ora di tornare a casa. Voleva allontanarsi da lì
perché ora la
vista del lago di Valdurna aveva un sapore diverso che ancora gli
risultava amaro, nonostante tutto.
Poi si
riavviò verso il
bosco.
E lei era
lì, appoggiata a un
albero, nella sua versione umana, bellissima e coi lunghi capelli
biondi mossi dal vento. Non se ne stupì, lei sapeva che
sarebbe
successo prima di lui... Certi legami non avevano bisogno di
parole... "Jutta".
La fata non
disse nulla, si
avvicinò mentre il suo lungo abito azzurro frusciava nel
vento, e lo
abbracciò.
Rimasero in
silenzio, l'uno
nelle braccia dell'altro, a lungo. Mattheus affondò il viso
nel suo
collo e gli accarezzò i capelli, comprendendo che il suo
dolore era
poca cosa paragonato a quello della fata. Jutta non sentiva Jakob dal
giorno della sua morte, ma sapere che lui c'era era per lei una
consolazione. E ora quella consolazione era svanita. "Sai una
cosa?" - le sussurrò.
"Cosa?".
Mattheus
sorrise, suo
malgrado. "Lui ti amava... e quello che dovrà sopportarti
sarò
io. Il mondo è un posto davvero ingiusto".
Jutta
rispose al sorriso,
pizzicandogli la guancia. "Già, assolutamente ingiusto. A
proposito, non hai una moglie da cui tornare?".
Lo stregone
annuì, capendo
che si stava sforzando di apparire forte ma che voleva rimanere sola.
"Già. Ci rivedremo quì a settembre".
"Perché
settembre?".
"Vado in
Val Ridanna con
Elke per l'estate. Verrò quì a prendere l'acqua
al mio ritorno".
Jutta
guardò il lago
accigliata. "Ma la sua magia non c'è più".
"Lo so,
userò la mia.
Ormai sono affezionato a questo posto e veicolare i miei incantesimi
usando acqua da rivendere rimane comunque molto redditizio e comodo,
per me".
La fata
alzò gli occhi al
cielo. "Sei il solito, non cambierai mai!".
"Perché
dovrei farlo,
scusa?". Le strizzò l'occhio, le diede un bacio sulla fronte
e
poi la lasciò andare senza che nessuno dei due parlasse di
nuovo. E
dopo un'ultima occhiata a lei e al lago, salì in sella e si
diresse
verso Pennes.
Vi
arrivò che il sole era già
alto e caldo e il villaggio era pervaso dal profumo del pane appena
sfornato. Quando entrò in casa, Elke aveva già
chiuso le imposte e
preparato tutto l'occorrente per partire. Le sorrise. "E' strano
vederti vestita".
Elke
alzò le spalle. "Sembra
strano pure a me. Vuoi controllare cosa ho messo nella sacca da
viaggio? Non sono così sicura di averci messo tutto
l'occorrente".
Mattheus,
mollemente, chiuse
la porta e si sedette per terra, con la schiena poggiata alla parete.
Osservò quella casa, rendendosi conto che in pochi giorni
era
cambiato tutto nella sua vita. Lui, che una volta era stato un uomo
solitario e sfuggente, ora aveva una moglie... Lui, che aveva cercato
nell'oscurità delle acque di un lago di montagna una guida
per non
perdere la sua anima, ora era l'unico padrone della sua coscienza e
della sua vita...
Faceva
paura, a pensarci bene!
Non ci sarebbero stati più consigli da lì in poi
e adesso solo lui
poteva essere l'artefice del suo destino. E la donna che aveva
davanti, che lo amava per ciò che era e che amava anche i
suoi
difetti, gli aveva affidato la sua vita con fiducia. E lui la sua a
lei...
Adulti,
responsabili, liberi e
allo stesso tempo legati per sempre... Anche questo faceva paura...
Elke lo
fissò preoccupata,
poggiando la sacca ed inginocchiandosi davanti a lui. Aveva legato i
capelli in una lunga treccia ornata da nastrini colorati, come una
volta, indossava abiti tradizionali tirolesi ed era assolutamente
adorabile. "Mattheus, stai bene?".
Ciondolò
la testa, non
sapendo bene come risponderle. "Si. O forse no, non lo so".
"E'
successo qualcosa di
brutto al lago?".
Le prese la
mano, se la portò
alle labbra e la baciò. "Se n'è andato, Elke".
La ragazza
spalancò gli
occhi. "Andato? Chi, Jakob? Vuoi dire che...?". Impallidì,
dimostrando di aver capito perfettamente la situazione senza che lui
entrasse nei particolari. Gli accarezzò i capelli ramati,
dolcemente, senza dire una parola. E poi lo abbracciò, come
se
volesse proteggerlo dal dolore e condividerlo con lui. "Mi
dispiace" – disse solo, col volto affondato nel suo collo.
"Ma
in fondo immaginavo che sarebbe successo".
Mattheus
sorrise nonostante
tutto, accarezzandole la schiena. Era incredibile come loro due, pur
senza parlare, spesso condividessero gli stessi pensieri. "E'
così che succede, giusto? I vecchi lasciano il posto ai
giovani...
Io sono stato fortunato più di tutti gli altri ad avere
ancora Jacob
con me per tutto questo tempo, no? Avrei potuto restare completamente
solo, e invece lui è rimasto...".
"Avresti
avuto Jutta, non
saresti mai stato del tutto solo" – obiettò lei.
Mattheus
sospirò. "Sì,
avrei avuto Jutta. Ma non sarebbe stata la stessa cosa". Avrebbe
potuto chiudere la questione con una battuta irriverente sulla fata,
ma stranamente non ne aveva voglia. Avere avuto accanto Jutta, lo
sapeva, era stata una grande fortuna per lui e lei lo aveva guidato
come avrebbe fatto Jakob se fosse rimasto con lui in carne ed ossa.
Elke
sospirò. "Sai, io
forse non posso capire appieno come ti senti. Ma posso immaginarlo
perché pure io, nonostante tutto, quando ho saputo da mia
madre
della morte di mio padre, in un certo senso ne ho sofferto. Non so,
è
strano, lui non ha mai fatto nulla per me ma mi sono sentita un
pò
smarrita lo stesso. Forse è normale, forse succede sempre
quando si
perde una guida. O qualcuno che avrebbe dovuto esserlo...".
"Credo che
sia così, che
tu abbia ragione". La baciò sulla fronte, rendendosi conto
che
in fondo lui non aveva molto di cui lamentarsi. Non con Elke, almeno!
Lei era sempre stata sola ed era diventata una persona splendida lo
stesso. Si chiese se sarebbe stato capace di fare lo stesso, se
sarebbe riuscito a non perdersi e a essere forte quanto lei. "Sai
qual'è la mia più grande paura, ora?".
"Quale?".
"Non avere
più nessuno
che mi consigli per il giusto. E sbagliare. E, sbagliando, ho solo
paura di deludere te. Non posso escludere che un giorno tu non possa
pentirti di avermi sposato". Ecco, lo aveva detto... In tanti lo
ritenevano un pessimo soggetto e forse pure Elke lo aveva creduto a
lungo. Ma ora no, ora lo amava e aveva il terrore di distruggere
tutto col suo pessimo carattere. Aveva paura di non essere un uomo
all'altezza della sua donna. Elke era meno istruita di lui forse, ma
aveva un'animo e un cuore enormi, era intelligente e acuta, pungente
e sarcastica quando serviva. Anche senza di lui avrebbe potuto andare
lontano, se n'era accorta pure quella stolta suora, a Bozen...
"Vorrei solo avere la certezza che sarai sempre fiera di me e
questa certezza non può darmela nessuno".
Elke
sorrise, baciandolo
lievemente sulle labbra. "Lo sono e lo sarò, Mattheus. E'
una
delle poche certezze che ho". Si sedette fra le sue braccia e
lui la strinse a se. "Perché se n'è andato?
Perché ora?".
Lui
sospirò. "Beh, Jakob
ha semplicemente deciso che ora posso andare avanti da solo. Ho
pensato che, oltre al dolore, dovessi sentirmi fiero di questa sua
decisione. Non ho protestato, sai?".
"Davvero?".
"Davvero!
E' giusto così,
Elke. E' arrivato il momento di non essere più figlio e di
diventare
uomo".
Elke
sorrise, alzando lo
sguardo su di lui. "Credo che tu lo sia già da un bel pezzo".
Non era
molto d'accordo con
lei. "Dici? Eppure mi sembra di avere ancora così tanto da
imparare".
Sua moglie
annuì, appoggiando
la testa contro la sua spalla. "Penso che non si finisca mai di
imparare, Mattheus. Me lo hai insegnato tu forse, alcuni anni fa,
quando ero la tua assistente".
Lo stregone
sorrise,
affondando il viso fra i suoi capelli. "Hai una buona memoria e
sei saggia. Devo perfezionarmi come marito, ne abbiamo da imparare
noi due, su questa cosa chiamata matrimonio".
Elke si
tirò su, sedendosi
davanti a lui sul pavimento e scrutandolo in viso. "Fin'ora non
ce la siamo cavata poi tanto male".
Mattheus
ricambiò lo sguardo
d'intesa di sua moglie, uno sguardo che si erano scambiati spesso in
quelle ultime settimane. C'era complicità fra loro, malizia
e una
conoscenza ormai molto profonda. "Siamo stati a letto due
settimane ed è stato grandioso. Ma il matrimonio non
è solo quello,
c'è dell'altro e non posso garantirti che sia una cosa
semplice".
"Lo so"
– rispose
lei, sospirando. "Il bello viene ora, giusto".
"Già!".
Mattheus si
tirò su, prendendole la mano ed obbligandola a fare
altrettanto.
"Tipo affrontare il nostro viaggio di nozze con la sacca che hai
preparato tu".
"Controllala!"
- lo
implorò lei.
"Neanche
morto! Non
vorrai negarmi il piacere di borbottare quando ci troveremo senza
abiti, cibo o soldi a dormire all'addiaccio in alta montagna
perché
tu hai lasciato a casa l'indispensabile".
Elke lo
guardò storto.
"Mattheus!".
Le si
avvicinò, prendendola
per la vita e baciandola a lungo sulle labbra. "Hai sposato un
uomo complicato e difficile, devi abituarti a questa cosa!".
Lei
sbuffò. "Sei
impossibile! Dai, controlla la sacca".
"Non lo
farei nemmeno se
tu mi pagassi, pensa un pò!".
"Mattheus!".
Ah, non
l'avrebbe ascoltata
per nessuna ragione al mondo. Era sinceramente divertito in quel
momento, per la prima volta nella giornata. E in fondo parlare con
lei lo aveva fatto sentire amato e al sicuro. Elke era la sua
famiglia, la sua casa, il suo rifugio... E tutto ciò che
condividevano faceva di loro due un nuovo inizio, un inizio adulto
dove sarebbero stati i perfetti artefici del loro destino.
Faceva
paura, ma era allo
stesso tempo emozionante. Le strinse la mano, prese la sacca e
aprì
la porta. Jakob faceva parte di un passato che avrebbe sempre
albergato nel suo cuore ma ora era arrivato il momento di guardare
avanti, con la donna che si era scelto come compagna. "Partiamo?
La Val Ridanna è lontana".
Elke
annuì, sorridendo. "Sì,
partiamo Mattheus!".
E
partirono, a cavallo...
Iniziando una nuova fase della loro vita.
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