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Autore: lady lina 77    16/05/2018    4 recensioni
Elke abbassò lo sguardo sulla sua mano, sul suo polso che ancora Mattheus stringeva. Era un uomo a volte duro, a volte irriverente, il più delle volte strafottente, ma una cosa l'aveva colpita fin dal primo istante in cui lui aveva sfiorato la sua mano dieci giorni prima, fermandola quando stava per scoccare una freccia contro i sei arcieri del villaggio che l'avevano attaccata: il tocco di Mattheus era delicato, gentile, buono; non vi era traccia di possesso, forza o prepotenza ed era opposto al suo modo di fare tanto scontroso e cinico. Mani gentili, ma di una persona che per la maggior parte del tempo si faceva beffe del suo prossimo. Eppure, quando era serio, Mattheus sembrava quasi un'altra persona, saggia e, sotto un'apparente durezza, gentile. Scosse la testa, turbata, rendendosi conto forse per la prima volta che sarebbe stato difficile conoscere per davvero quello stregone. Sotto la sua scorza tanto dura, doveva nascondersi un mondo ben più complesso e sconfinato di quel che appariva. Spesso la prendeva in giro, ma anche in quegli istanti, se si stava bene a ragionare sulle sue parole, Mattheus non faceva che darle insegnamenti.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo è l'ultimo capitolo del mio romanzo. Ne ho in mente un secondo volume, ambientato un anno dopo il matrimonio fra Mattheus ed Elke, dalla trama più adulta e a tratti più cupa. Devo ancora riordinare le idee e spero che l'estate mi aiuti. Per il momento ringrazio chi mi ha seguito in questa prima avventura di Mattheus, sperando che anche il capitolo finale vi piaccia e che ci ritroveremo per la nuova storia quanto prima.

Grazie di cuore e buona lettura! :D


Era sposato da due settimane e il matrimonio, istituzione che fino a un anno prima gli era apparsa come la più terribile delle prigioni, si era rivelata la più dolce e appassionata avventura della sua vita.

Stava albeggiando e Pennes era avvolta dalla penombra e da un silenzio tranquillo, interrotto solo dal cinguettare degli uccelli.

Mattheus si stiracchiò, incrociando le braccia dietro la nuca, pensieroso. Da quattordici giorni, dal giorno della cerimonia, lui ed Elke erano rintanati nella loro casa, lontani da tutto e tutti, a scoprirsi e a scoprire le gioie del matrimonio. Liberi di amarsi, di girare per casa svestiti e in preda alla più assoluta libertà di fare e dire qualsiasi cosa passasse loro per la mente, vivevano quei primi giorni di matrimonio in maniera allegra, leggera, appassionata e tenera. Abbassò lo sguardo su sua moglie che, completamente nuda, dormiva rannicchiata sul suo petto, baciandole lievemente la fronte. Era bellissima con quei lunghi capelli color della neve sparsi sul cuscino, col suo viso pulito e dai lineamenti ancora un po' fanciulleschi e con quell'espressione serena e felice di chi è in pace col mondo.

Elke era una giovane donna intelligente, forte, caparbia e dotata di un grandissimo senso pratico, sempre col sorriso sulle labbra nonostante la vita, tante volte, avesse tentato di cancellarglielo. Ne era uscita indenne, divenendo forte, coraggiosa e altruista. Era la compagna ideale per lui, abbastanza di carattere da saperlo fronteggiare, dolce quel tanto che bastava a farlo sciogliere e un'amante tenera ma allo stesso tempo appassionata. Sapeva tenergli testa, dentro e fuori dalla camera da letto. E trovava la cosa divertente e meravigliosa! Ne era innamorato e l'amore era una cosa che, prima di lei, non aveva mai contemplato come possibile nella sua vita. Silenziosamente, pregò di essere sempre un marito degno di questo nome, di saperla rendere felice e di essere capace di prendersi cura di lei... Era il suo terrore deluderla, una delle sue paure più grandi...

"Mattheus".

A quel richiamo spalancò gli occhi di colpo, guardandosi in giro. Era la voce di Jakob... Che voleva a quell'ora del mattino, mentre si stava godendo la sua nuova condizione di marito? Non era da Jakob disturbarlo o essere inopportuno... "Sei qui... Cosa c'è?".

"Vieni al lago di Valdurna, devo parlarti".

Mattheus sorrise nella semi-oscurità. Come al solito, Jakob non chiedeva. Jakob comandava! "Adesso?".

"Pensi di riuscire a lasciare la tua giovane ed affascinante moglie per un paio d'ore? Ti sei divertito abbastanza nelle ultime settimane, ma ora devo parlarti di una cosa importante. Alzati e sbrigati".

Mattheus sospirò. Era sempre stato molto intuitivo e quell'invito, quell'ordine di andare al lago senza un apparente motivo... "E se io non volessi sentirla, questa cosa importante?".

"Verrai lo stesso".

Lo stregone alzò gli occhi al cielo. "E... e lei?" - chiese stupidamente, guardando Elke che, incurante di tutto, continuava a dormire placidamente.

"Verrai da solo".

"Dammi cinque minuti per vestirmi, prendo il cavallo e farò in fretta" – borbottò, arrendendosi all'idea che non avrebbe potuto dirgli di no.

"Ti aspetto la".

La voce di Jakob svanì nella sua testa, lasciandolo nuovamente solo coi suoi pensieri. Non aveva voglia di andare al lago e di lasciare Elke, ma immaginava che prima o poi sia lui che sua moglie avrebbero dovuto lasciare quel letto. La scosse leggermente sulle spalle, baciandole la fronte. "Elke".

La ragazza aprì gli occhi, assonnata. "Mattheus... cosa c'è?" - chiese, strofinandosi gli occhi.

Lo stregone appoggiò la fronte sulla sua. Non aveva voglia di uscire, tutto quello che voleva era stare in quel letto a far l'amore con lei. Invece doveva andare da Jakob a sentire un qualcosa che, il suo istinto gli gridava, non gli sarebbe piaciuto per niente. La baciò sulle labbra e la strinse a se, sospirando. "Devo andare al lago di Valdurna, Jakob mi deve parlare".

Elke si tirò leggermente su, appoggiando la guancia contro la mano. "Al lago di Valdurna a quest'ora? Perché?".

"Non ne ho idea, ma suppongo che lo scoprirò presto. E che non mi piacerà" – rispose Mattheus, borbottando ed alzandosi.

Elke lo fissò sospettosa. "Credi che ci siano guai in vista?".

"No, non guai. Ma... Ma non lo so, forse sono solo sospettoso senza fondamento".

Elke fece per ribattere ma alla fine si morse il labbro, optando per il silenzio. E Mattheus si rese conto in quel momento di quanto ormai lei lo conoscesse bene, tanto da sapere come prenderlo, quando parlare e quando stare zitta.

In realtà non era arrabbiato, non con lei di certo. Ma era scocciato dall'arrivo di Jakob in quel momento della sua vita così sereno, e avrebbe voluto prolungare ancora un po' la sua luna di miele con Elke. E se tanto gli dava tanto, conoscendo Jakob, non sarebbe venuto a disturbarlo per delle facezie di poco conto.

Osservò Elke che si era accasciata sul cuscino e gli venne un'idea grandiosa. L'estate era appena iniziata ed era nel pieno del suo vigore e poteva essere una buona idea cogliere l'occasione per tener fede a una antica promessa che le aveva fatto. Questo avrebbe reso felice Elke ed avrebbe rasserenato lui dopo l'incontro con Jakob. "Senti, quando ti va, alzati da letto e vestiti. Al mio ritorno partiremo".

"Partiremo?".

Mattheus le sorrise, si sedette sul letto e le diede un bacio sulle labbra. "Viaggio di nozze, luna di miele... Volevi andare in Val Ridanna, giusto? E ci andremo, fatti trovare pronta al mio arrivo, non ci metterò molto a tornare, col cavallo".

A quella proposta, Elke spalancò gli occhi incredula, poi sorrise e infine lo travolse con un abbraccio. "Val Ridanna? Il tuo paese natale, Flading? Davvero mi ci porti?".

Lo stregone annuì, divertito dal suo entusiasmo. "Certo, te l'avevo promesso e questo è il miglior momento per partire, le giornate sono calde e lunghe e per almeno due mesi potremo stare lassù a goderci la nostra luna di miele. Prepara l'occorrente mentre sono via".

Elke annuì, ma poi lo fissò con una nota di preoccupazione nel viso. "Occorrente?".

"Beh sì, una sacca da viaggio con le cose che potrebbero tornarci utili. Un bagaglio".

"Mattheus?".

"Sì".

Elke sbuffò. "Non ho mai preparato un bagaglio per viaggiare, non ho mai avuto niente, io! Che ci metto dentro?".

Mattheus sospirò, alzando gli occhi al soffitto. Santo cielo, a volte dimenticava quanto fossero differenti lui e lei, per certi aspetti della vita... "Tesoro, tutto quello che pensi che ci possa servire e che di solito usi a casa. Non so, pensa a cosa hai usato nelle ultime settimane e pensa a come sarebbe se non lo avessi con te. Cibo per il viaggio? Vestiti?".

Elke lo guardò storto. "Vestiti? Mattheus, se dovessi basarmi sugli ultimi quindici giorni, ti faccio notare che non ne abbiamo praticamente avuti mai addosso".

"Oh". Lo stregone si grattò il mento, quella conversazione stava diventando surrueale. In effetti, Elke non aveva torto e di fatto lui sperava che a Flading si ripetesse la stessa cosa successa a Pennes in quelle ultime settimane. "Hai ragione, probabilmente ci serviranno poco anche in Val Ridanna. Prendi solo qualcosa per il viaggio e qualche abito di cambio. Poca roba insomma. E del cibo".

"E l'acqua del lago?" - chiese Elke. "Qualche tuo compaesano magari potrebbe averne bisogno".

Mattheus sospirò. "D'accordo, prendi qualche ampolla".

Elke sorrise. "Non sembra difficile".

Le strizzò l'occhio. "No, non lo è, ce la farai! Ci vediamo dopo" – rispose lui, mascherando un sorriso. Parlare con Elke aveva migliorato il suo umore.

Le diede un altro bacio, finì di vestirsi e uscì a prendere il cavallo, partendo al galoppo verso il lago di Valdurna.

Galoppò come un forsennato, circondato dal maestoso paesaggio alpino che si risvegliava con le prime luci dell'alba.

Quando arrivò, trovò il lago immerso nella quiete del mattino, le sue acque baciate dal sole e um silenzio che sapeva trasmettere pace. Si stiracchiò, ammirando le meraviglie che madre natura aveva creato, ringraziando di essere nato in un posto tanto bello. Poi si guardò in giro, in attesa... "Sono quì e mi hai buttato giù dal letto. Che c'è?".

"Siediti!" - disse la voce, col tono di un ordine.

Sospirando, Mattheus ubbidì. Lasciò il cavallo libero di passeggiare e si tolse gli stivali, mettendo a mollo i piedi nell'acqua del lago, poi si gettò nell'erba che profumava di fiori e d'estate. "Io non sono sicuro di volerti stare ad ascoltare oggi, sai?".

"Perché mi conosci e sai cosa devo dirti, Mattheus?".

Lo stregone sospirò. "Forse...".

Si alzò un leggero venticello, quando Jakob parlò di nuovo. "Non credi che sia giunto il momento di salutarci?".

Mattheus guardò il cielo, avvertendo un senso di mancanza. Era da tanto che temeva quel momento che, sapeva, sarebbe arrivato prima o poi. Se lo aspettava... Ed era doloroso ma era consapevole che fosse giusto così. Jakob era rimasto con lui oltre il lecito consentito, guidandolo come un padre e prendendosi cura di lui attraverso il suo spirito nascosto nelle acque del lago. Ma come tutti ambiva alla pace e se aveva deciso che era il momento di andarsene e lasciarlo, significava che finalmente lo considerava un vero uomo. "Credo sia un tuo diritto".

"E' il momento giusto, non hai più bisogno di me e puoi condurre da solo la tua vita, ormai. Sei potente e non hai bisogno di questa acqua per i tuoi incantesimi, sei un uomo sposato a una donna che ti ama e che tu ami e sei il capo villaggio di Pennes, lavoro che svolgi egregiamente. Hai un caratteraccio ma per quello c'è poco da fare, però hai una moglie che sa tenerlo a bada meglio di me. Sono orgoglioso dell'uomo che sei diventato e sono felice che un po' del merito sia anche mio. Sei il figlio che non ho mai avuto e sarai tale per sempre. Ma ora è giusto che i vecchi lascino il posto ai giovani e che sia tu ora, a guidare qualcun altro".

Mattheus sentì un nodo stringergli la gola ma decise che non era da uomini commuoversi. Era un momento importante per entrambi ed ognuno doveva seguire la sua strada a testa alta e senza rimpianti. "Sei e sarai sempre il mio secondo padre ed è giusto così, che tu vada. Scusa se non so fare grandi discorsi d'addio, lo sai bene che non sono mai stato bravo in queste cose e quindi mi limiterò... Dirò soltanto... Grazie di tutto, non sarei quì, ora, se non fosse per te".

"Mattheus, posso chiederti un favore?".

"Certo" – rispose, rendendosi conto che anche la voce di Jakob sembrava rotta.

"Il giorno in cui sono morto, ho chiesto a Jutta di occuparsi di te. Ora potresti fare altrettanto per lei?".

Lo stregone sorrise, un sorriso malinconico ma anche irriverente. "Jutta, la fatina rompiscatole? Vedrò di sopportarla e sappi che mi stai chiedendo un grosso favore!".

Gli parve di sentire Jakob ridere, fra il frusciare del vento. "E' una promessa, ricordalo".

"Lo ricorderò".

E Jakob si accomiatò da lui e dal mondo. Si alzò un vento forte che scosse le fronde e increspò l'acqua, mentre stormi di rondini volavano in cielo e poi, di colpo, tutto si calmò.

"Buona fortuna Mattheus Hansele, sii un uomo onesto e giusto. E cerca anche di essere felice...".

Poi fu solo silenzio. Rimase steso nell'erba a lungo, con la mente annullata da ogni pensiero, avvertendo in lui un briciolo di malinconia unito a un senso di profonda pace. Pace per lui, forse, che ora davvero si trovava in un posto dove i mali del mondo non potevano più preoccuparlo o turbarlo...

Jakob se n'era andato ed era arrivato il momento di camminare da solo, di sbagliare e poi rialzarsi capendo i propri limiti, di migliorarsi e poi di risbagliare.

Si alzò dopo infiniti minuti in cui forse non aveva pensato a nulla, accettando che Jakob finalmente se ne andasse in pace, prese il cavallo e decise che era ora di tornare a casa. Voleva allontanarsi da lì perché ora la vista del lago di Valdurna aveva un sapore diverso che ancora gli risultava amaro, nonostante tutto.

Poi si riavviò verso il bosco.

E lei era lì, appoggiata a un albero, nella sua versione umana, bellissima e coi lunghi capelli biondi mossi dal vento. Non se ne stupì, lei sapeva che sarebbe successo prima di lui... Certi legami non avevano bisogno di parole... "Jutta".

La fata non disse nulla, si avvicinò mentre il suo lungo abito azzurro frusciava nel vento, e lo abbracciò.

Rimasero in silenzio, l'uno nelle braccia dell'altro, a lungo. Mattheus affondò il viso nel suo collo e gli accarezzò i capelli, comprendendo che il suo dolore era poca cosa paragonato a quello della fata. Jutta non sentiva Jakob dal giorno della sua morte, ma sapere che lui c'era era per lei una consolazione. E ora quella consolazione era svanita. "Sai una cosa?" - le sussurrò.

"Cosa?".

Mattheus sorrise, suo malgrado. "Lui ti amava... e quello che dovrà sopportarti sarò io. Il mondo è un posto davvero ingiusto".

Jutta rispose al sorriso, pizzicandogli la guancia. "Già, assolutamente ingiusto. A proposito, non hai una moglie da cui tornare?".

Lo stregone annuì, capendo che si stava sforzando di apparire forte ma che voleva rimanere sola. "Già. Ci rivedremo quì a settembre".

"Perché settembre?".

"Vado in Val Ridanna con Elke per l'estate. Verrò quì a prendere l'acqua al mio ritorno".

Jutta guardò il lago accigliata. "Ma la sua magia non c'è più".

"Lo so, userò la mia. Ormai sono affezionato a questo posto e veicolare i miei incantesimi usando acqua da rivendere rimane comunque molto redditizio e comodo, per me".

La fata alzò gli occhi al cielo. "Sei il solito, non cambierai mai!".

"Perché dovrei farlo, scusa?". Le strizzò l'occhio, le diede un bacio sulla fronte e poi la lasciò andare senza che nessuno dei due parlasse di nuovo. E dopo un'ultima occhiata a lei e al lago, salì in sella e si diresse verso Pennes.

Vi arrivò che il sole era già alto e caldo e il villaggio era pervaso dal profumo del pane appena sfornato. Quando entrò in casa, Elke aveva già chiuso le imposte e preparato tutto l'occorrente per partire. Le sorrise. "E' strano vederti vestita".

Elke alzò le spalle. "Sembra strano pure a me. Vuoi controllare cosa ho messo nella sacca da viaggio? Non sono così sicura di averci messo tutto l'occorrente".

Mattheus, mollemente, chiuse la porta e si sedette per terra, con la schiena poggiata alla parete. Osservò quella casa, rendendosi conto che in pochi giorni era cambiato tutto nella sua vita. Lui, che una volta era stato un uomo solitario e sfuggente, ora aveva una moglie... Lui, che aveva cercato nell'oscurità delle acque di un lago di montagna una guida per non perdere la sua anima, ora era l'unico padrone della sua coscienza e della sua vita...

Faceva paura, a pensarci bene! Non ci sarebbero stati più consigli da lì in poi e adesso solo lui poteva essere l'artefice del suo destino. E la donna che aveva davanti, che lo amava per ciò che era e che amava anche i suoi difetti, gli aveva affidato la sua vita con fiducia. E lui la sua a lei...

Adulti, responsabili, liberi e allo stesso tempo legati per sempre... Anche questo faceva paura...

Elke lo fissò preoccupata, poggiando la sacca ed inginocchiandosi davanti a lui. Aveva legato i capelli in una lunga treccia ornata da nastrini colorati, come una volta, indossava abiti tradizionali tirolesi ed era assolutamente adorabile. "Mattheus, stai bene?".

Ciondolò la testa, non sapendo bene come risponderle. "Si. O forse no, non lo so".

"E' successo qualcosa di brutto al lago?".

Le prese la mano, se la portò alle labbra e la baciò. "Se n'è andato, Elke".

La ragazza spalancò gli occhi. "Andato? Chi, Jakob? Vuoi dire che...?". Impallidì, dimostrando di aver capito perfettamente la situazione senza che lui entrasse nei particolari. Gli accarezzò i capelli ramati, dolcemente, senza dire una parola. E poi lo abbracciò, come se volesse proteggerlo dal dolore e condividerlo con lui. "Mi dispiace" – disse solo, col volto affondato nel suo collo. "Ma in fondo immaginavo che sarebbe successo".

Mattheus sorrise nonostante tutto, accarezzandole la schiena. Era incredibile come loro due, pur senza parlare, spesso condividessero gli stessi pensieri. "E' così che succede, giusto? I vecchi lasciano il posto ai giovani... Io sono stato fortunato più di tutti gli altri ad avere ancora Jacob con me per tutto questo tempo, no? Avrei potuto restare completamente solo, e invece lui è rimasto...".

"Avresti avuto Jutta, non saresti mai stato del tutto solo" – obiettò lei.

Mattheus sospirò. "Sì, avrei avuto Jutta. Ma non sarebbe stata la stessa cosa". Avrebbe potuto chiudere la questione con una battuta irriverente sulla fata, ma stranamente non ne aveva voglia. Avere avuto accanto Jutta, lo sapeva, era stata una grande fortuna per lui e lei lo aveva guidato come avrebbe fatto Jakob se fosse rimasto con lui in carne ed ossa.

Elke sospirò. "Sai, io forse non posso capire appieno come ti senti. Ma posso immaginarlo perché pure io, nonostante tutto, quando ho saputo da mia madre della morte di mio padre, in un certo senso ne ho sofferto. Non so, è strano, lui non ha mai fatto nulla per me ma mi sono sentita un pò smarrita lo stesso. Forse è normale, forse succede sempre quando si perde una guida. O qualcuno che avrebbe dovuto esserlo...".

"Credo che sia così, che tu abbia ragione". La baciò sulla fronte, rendendosi conto che in fondo lui non aveva molto di cui lamentarsi. Non con Elke, almeno! Lei era sempre stata sola ed era diventata una persona splendida lo stesso. Si chiese se sarebbe stato capace di fare lo stesso, se sarebbe riuscito a non perdersi e a essere forte quanto lei. "Sai qual'è la mia più grande paura, ora?".

"Quale?".

"Non avere più nessuno che mi consigli per il giusto. E sbagliare. E, sbagliando, ho solo paura di deludere te. Non posso escludere che un giorno tu non possa pentirti di avermi sposato". Ecco, lo aveva detto... In tanti lo ritenevano un pessimo soggetto e forse pure Elke lo aveva creduto a lungo. Ma ora no, ora lo amava e aveva il terrore di distruggere tutto col suo pessimo carattere. Aveva paura di non essere un uomo all'altezza della sua donna. Elke era meno istruita di lui forse, ma aveva un'animo e un cuore enormi, era intelligente e acuta, pungente e sarcastica quando serviva. Anche senza di lui avrebbe potuto andare lontano, se n'era accorta pure quella stolta suora, a Bozen... "Vorrei solo avere la certezza che sarai sempre fiera di me e questa certezza non può darmela nessuno".

Elke sorrise, baciandolo lievemente sulle labbra. "Lo sono e lo sarò, Mattheus. E' una delle poche certezze che ho". Si sedette fra le sue braccia e lui la strinse a se. "Perché se n'è andato? Perché ora?".

Lui sospirò. "Beh, Jakob ha semplicemente deciso che ora posso andare avanti da solo. Ho pensato che, oltre al dolore, dovessi sentirmi fiero di questa sua decisione. Non ho protestato, sai?".

"Davvero?".

"Davvero! E' giusto così, Elke. E' arrivato il momento di non essere più figlio e di diventare uomo".

Elke sorrise, alzando lo sguardo su di lui. "Credo che tu lo sia già da un bel pezzo".

Non era molto d'accordo con lei. "Dici? Eppure mi sembra di avere ancora così tanto da imparare".

Sua moglie annuì, appoggiando la testa contro la sua spalla. "Penso che non si finisca mai di imparare, Mattheus. Me lo hai insegnato tu forse, alcuni anni fa, quando ero la tua assistente".

Lo stregone sorrise, affondando il viso fra i suoi capelli. "Hai una buona memoria e sei saggia. Devo perfezionarmi come marito, ne abbiamo da imparare noi due, su questa cosa chiamata matrimonio".

Elke si tirò su, sedendosi davanti a lui sul pavimento e scrutandolo in viso. "Fin'ora non ce la siamo cavata poi tanto male".

Mattheus ricambiò lo sguardo d'intesa di sua moglie, uno sguardo che si erano scambiati spesso in quelle ultime settimane. C'era complicità fra loro, malizia e una conoscenza ormai molto profonda. "Siamo stati a letto due settimane ed è stato grandioso. Ma il matrimonio non è solo quello, c'è dell'altro e non posso garantirti che sia una cosa semplice".

"Lo so" – rispose lei, sospirando. "Il bello viene ora, giusto".

"Già!". Mattheus si tirò su, prendendole la mano ed obbligandola a fare altrettanto. "Tipo affrontare il nostro viaggio di nozze con la sacca che hai preparato tu".

"Controllala!" - lo implorò lei.

"Neanche morto! Non vorrai negarmi il piacere di borbottare quando ci troveremo senza abiti, cibo o soldi a dormire all'addiaccio in alta montagna perché tu hai lasciato a casa l'indispensabile".

Elke lo guardò storto. "Mattheus!".

Le si avvicinò, prendendola per la vita e baciandola a lungo sulle labbra. "Hai sposato un uomo complicato e difficile, devi abituarti a questa cosa!".

Lei sbuffò. "Sei impossibile! Dai, controlla la sacca".

"Non lo farei nemmeno se tu mi pagassi, pensa un pò!".

"Mattheus!".

Ah, non l'avrebbe ascoltata per nessuna ragione al mondo. Era sinceramente divertito in quel momento, per la prima volta nella giornata. E in fondo parlare con lei lo aveva fatto sentire amato e al sicuro. Elke era la sua famiglia, la sua casa, il suo rifugio... E tutto ciò che condividevano faceva di loro due un nuovo inizio, un inizio adulto dove sarebbero stati i perfetti artefici del loro destino.

Faceva paura, ma era allo stesso tempo emozionante. Le strinse la mano, prese la sacca e aprì la porta. Jakob faceva parte di un passato che avrebbe sempre albergato nel suo cuore ma ora era arrivato il momento di guardare avanti, con la donna che si era scelto come compagna. "Partiamo? La Val Ridanna è lontana".

Elke annuì, sorridendo. "Sì, partiamo Mattheus!".

E partirono, a cavallo... Iniziando una nuova fase della loro vita.


  
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