Questo
capitolo sarà strano…
no,
seriamente, non so quanto mi sia venuto decente questa volta.
Comunque…
ho una domanda per voi.
La
domanda è: vi siete mai chiesti come se la passassero Goku e
Vegeta
nel corpo di Vegeth,
mentre
questo stava combattendo contro Majin Buu?
La
forzata convivenza tra i due era tranquilla o anche loro, come due
coinquilini qualunque, avevano problemi di spazio?
E
se, poi, il tempo all’interno di Vegeth fosse trascorso molto
più
lento di quanto ci faccia vedere l’anime?
L’aula
del Tribunale di Giustizia Magico si aprì con un gran tonfo
di porte
sbattute e di fogli svolazzanti e le due parti andarono ad
accomodarsi ai lati dell’ambone dove, di lì a
poco, avrebbe
alloggiato il Giudice di Pace, il Kaiohshin Matusalemme il
Probo,
affinché giudicasse la loro insolita controversia.
Il
Tribunale era stato convocato d’urgenza perché
esprimesse
celermente il suo giudizio: i soggetti della controversia non
potevano aspettare ancora, volevano la sentenza di separazione e
anche in fretta, pena la distruzione dell’universo conosciuto
per
il carattere particolarmente instabile di uno dei due soggetti in
gioco.
La
prima delle parti entrò allegra, saltellando sui suoi
stivaletti di
montone blu cielo, almeno fino a quando la guardia gli
intimò di non
saltellare in quel modo e fu costretta, strascicando tristemente i
piedi, ad accomodarsi mogia mogia alla sua sedia;
la
seconda delle parti entrò, invece, con aria agitata: almeno
cinque
guardie cercavano di tenerla ferma mentre scalciava, si dimenava
impazzita, proclamandosi a gran voce e a gran morsi di origini
nobili, ma dimostrando ben poco di esserlo effettivamente, e inveiva
contro di loro, assicurando loro una resa dei conti piuttosto
dolorosa a causa dell’onta inflittagli.
Questa
scaraventò a terra almeno tre guardie e cercò
più volte di
liberarsi dai pesanti catenacci che la pungevano; le guardie invece
la trascinavano con forza in aula, sperando di evitare che la parte
si mettesse a sfasciare le porte e l’atrio
d’ingresso all’aula,
tirando la bestia per le catene e facendola ansimare per lo sforzo e
per la rabbia.
Non
senza masticare qualche parola non consona ad un ambiente solenne
come quello, il nobile di dubbia provenienza venne, infine, gettato
in malo modo sulla sua sedia, mentre qualcuna delle guardie veniva
sbalzata nuovamente via con ferocia, ma alla fine si riuscì
a
ragionare con le buone maniere e a far tornare l’ordine in
aula.
Con
un coltello alla gola, una pistola dietro la schiena, i polsi e i
piedi incatenati affinché non si disturbasse a muoversi
più del
dovuto, il principe ringhiò il suo disappunto
all’indirizzo delle
guardie, ma queste, con tutta la professionalità del loro
ruolo, lo
addormentarono più volte magicamente, grazie al veloce
elettroshock
della pistola elettrica. Il principe ogni volta sveniva sul bancone
per la botta e dormiva con il piacere delle guardie, finalmente
rilassate.
I
due ospiti del Tribunale erano piuttosto particolari: oltre a
sembrare due animali selvatici appena salvati dal contrabbando alla
frontiera, portavano l’uno sull’orecchio destro e
l’altro
sull’orecchio sinistro un orecchino, un piccolo gingillo dai
riflessi verdi smeraldo, ma luminoso come una piccola stella.
L’altra
parte che aveva assistito a tutta la scena, sibilando dal dolore nel
vedere la sua controparte sbattuta dolcemente e ripetutamente sul
tavolo, si sforzò di stare composta al suo posto per non
dover anche
lui incontrare la cortesia delle guardie. Si aspettò
l’entrata del
giudice nell’aula.
Gli
occupanti vennero invitati ad alzarsi, anche se si alzò
effettivamente solo Goku e Vegeta, dormiente, venne alzato di peso
dai suoi carcerari; con pochi lemmi passi, un anziano magistrato
entrò nella sala e si accomodò alla sua poltrona,
arruffando le
carte del caso sul tavolo e cingendosi la toga nera e sistemandosi la
parrucca bianco cenere.
Quando
le parti si poterono nuovamente accomodare, Vegeta venne lasciato
cadere sul bancone, svegliandolo così dal suo sonno, giusto
un poco
tramortito dalla botta.
Con
un sibilo sputato dovuto alla dentiera affatto fissa, il giudice
afferrò le carte, scompigliandole animatamente con polso
fermo, e
rilesse ancora una volta le informazioni del caso. Il suo sguardo
vagò per qualche minuto all’interno della stanza
e, davanti
all’evidente difficoltà del vecchietto nel vedere
quei pochi
centimetri oltre il suo naso, le guardie attirarono la sua
attenzione, indicando gentilmente dove fossero le parti interessante
al processo.
Attraverso
i suoi occhiali rubati al fondo di una buona bottiglia di whiskey, il
giudice, finalmente, aprì l’udienza in tribunale.
<<
Ohh, bene, eccovi >> sibilò, sputacchiando una
pioggerellina
leggera sul tavolo, << dichiaro aperta questa udienza in
Tribunale. Parola alle parti >> e si accomodò
sul bancone,
raccogliendo le mani in grembo e fissando gli occhietti vispi nel
vuoto.
Vegeta
colse subito l’occasione per iniziare a parlare, con grande
enfasi.
<<
Signor Giudice, prima di iniziare, vorrei chiedere tutta la vostra
clemenza per capire che qui, la questione è davvero seria...
vede,
tutto è iniziato quand- >>
Schioccò
velocemente le dita per richiamare la sua attenzione, vedendolo
ancora nel vuoto; il nonno si destò dal suo sonno improvviso
e si
rimise ad ascoltare.
Vegeta
lo fissò interdetto per qualche secondo, scambiando qualche
occhiata
dubbiosa con le guardie che, oltre a fare spallucce, non si
scomposero più di tanto.
<<
Dicevo, signor Giudice, tutto è iniziato quando sono caduto
per caso
sulla Terra, sa, quel pianetino di merda, nel Sistema Solare
nell’Emisfero Nord - >>
<<
So dove si trova questa cosiddetta Terra, può continuare,
Principe
>> chiosò il giudice.
Vegeta
strizzò le labbra: << Sulla Terra ho
affrontato quel cane
seduto dall’altra parte dell’aula in un
combattimento onesto e
leale: abbiamo passato una bella giornata di lotta all’ultimo
sangue e siamo stati bene assieme, senza che ce ne rendessimo conto,
ci siamo sentiti in qualche modo, come dire, legati…
>>
La
controparte, che non aveva mai smesso di fissare il tavolo a cui era
accomodato, non alzava ancora gli occhi.
<<
Io ero sicuro che tra di noi ci fosse quella scintilla di migliori
nemici… eravamo assieme, legati, nemici l’uno per
l’altro…
peccato che quel verme, nonostante io abbia giocato sporco e lo abbia
onorato, ammazzandogli metà della sua
combriccola, solo ed
esclusivamente per lui, al prossimo combattimento,
cosa fa? Si
dimentica totalmente di me… si allena da solo per una strana
fissa
di voler diventare più forte di me, combatte contro i miei
nemici al mio posto e, alla fine, uccide anche
Freezer al
posto mio.
Sostanzialmente,
signor Giudice, quello sporco animale si dimentica completamente di
me, eclissando la mia figura come un flirt passato,
si sente
talmente entusiasta di doversi battere contro un nuovo avversario che
diventa addirittura Super Saiyan! Con me mica si è eccitato
così
tanto! >>
Goku
alzò finalmente gli occhi su Vegeta, nel frattanto che
quest’ultimo
continuava a fulminarlo. Sbuffò, mettendo un triste broncio,
ma lo
lasciò continuare.
<<
Che succederà, poi, si domanderà lei, signor
Giudice? Succede che
il signorino arriva sulla Terra dopo Freezer, comodamente un anno
dopo, e manco avvisa! E a me chi pensa? Nessuno! Io lì a
spaccarmi
la schiena per essere accettato da lui, perché avesse occhi
solo per
me, perché anche io fossi Super Saiyan, e lui in giro per lo
spazio
a cincischiare! >> urlò sdegnato il principe,
incrociando le
braccia al petto, per quanto le catene ai polsi gli permettessero di
fare << e chissà quanti altri guerrieri ha
sfidato
dimenticandosi di me! AH! Su questo ci posso
scommettere!
Fedifrago! >>
<<
Andiamo, Vegeta, non è così… e non
chiamarmi fotografo,
non mi pare il caso... >> iniziò a difendersi
Kakaroth, ma il
principe lo beccò subito.
<<
Sta’ zitto, lurido cane! Lasciami finire! >>
sbracciò in
direzione del cane, agitando le braccia fasciate dai lunghi guanti
bianchi.
<<
Come se non bastasse, questo cane randagio, quando arriva sulla
Terra, mi ignora, combatte i miei cyborgs,
rimettendoci quasi
le penne… arriva il cattivo di turno e lui che fa?
>>
<<
Si ammazza pur di non sentirla ancora parlare, signor Vegeta?
>>
azzardò il giudice,
che
si sforzò nuovamente di non addormentarsi al suo posto.
Vegeta
quello storse la bocca, piccato, ma non si dimenticò di
precisare la
sua indignazione: << No, sconfigge il cattivo come se
fosse
niente, a momenti manco mi saluta, e se ne va con
il cattivo
per avere una relazione libertina con lui
nell’aldilà, invece che
stare sulla Terra con me a curare la nostra relazione! >>
L’istante
di silenzio che seguì permise a Goku di cadere dalle nuvole.
<<
Abbiamo una relazione, io e te? >>
<<
Certo, che ti credi, imbecille? Viviamo nello stesso corpo da mesi,
ormai, qualcosa c’è fra di noi e, anche prima,
siamo sempre stati
assieme, per fortuna o purtroppo! >>
Goku
lo fissò, incredulo, ma il principe non si diede ancora per
vinto.
<<
Poi dieci anni dopo torna in vita, non avvisa nessuno, non spiega
NULLA A NESSUNO, mi coinvolge in
questa pazza storia di
“fare la fusione” e, dopo essermi letteralmente
ammazzato per
aver calpestato una Big Babol gigante che, a proposito,
>> si
bloccò qualche istante, << sta ancora
distruggendo il pianeta
Terra e combattendo contro il nostro corpo fuso, qualcuno di voi ne
sa niente? >>
Il
giudice guardò le guardie per qualche secondo ma queste
fecero
ancora spallucce.
<<
No, non ne ho idea… noi siamo un Tribunale Magico di una
dimensione
magica, non sappiamo nulla del reale, tranne quello che ci fa dire
l’autrice >>
Vegeta
fece altrettante spallucce e riprese.
<<
Dicevo, dopo essermi letteralmente ammazzato per aver calpestato una
Big Babol gigante, ci ritroviamo fusi, assieme, per parrebbe...
sempre… e ora stiamo così da circa cinque mesi.
Abbiamo scoperto
che il tempo all’interno della fusione dura molto di
più del tempo
nella realtà e che non possiamo allontanarci più
di quaranta passi
che veniamo attirati l’uno verso l’altro e non ci
sciogliamo per
mezz’ora… quindi, passiamo assieme il
tempo… affittiamo un
piccolo monolocale, lui diventa venditore ambulante di gelati, io
lavoro in macelleria... >>
Sospirò
e lustrò sovrappensiero i catenacci ai polsi, specchiandosi
nella
loro opaca lucentezza. Il tono del suo discorso assunse
improvvisamente un andamento lento, quasi di malcelata malinconia.
<<
I primi tempi di convivenza sono andati bene, ma
poi…>>
Il
vecchio Kaiohshin guardò la controparte che aveva iniziato a
trovare
il soffitto così interessante, da contare ad una ad una le
mattonelle.
Intorno
alla centoduesima mattonella, il giudice la richiamò e Goku
lo
guardò, esitante.
<<
Che dovrei dire? >>
<<
La sua visione su tutta la vicenda, no? >>
<<
Ah… >> si grattò pensieroso la
zazzera.
<<
Diciamo che Vegeta è un tipo difficile da capire. Quando
è venuto
sulla Terra la prima volta pensavo che mi avrebbe fracassato le ossa
e via. Ma… come dire, il rapporto con lui è stato
bello, sebbene
leggermente conflittuale fin da subito… >>
<<
Sì, diciamo che sono stati fatti degli errori…
>>
<<
Degli omicidi, Vegeta, sono stati fatti degli omicidi… la
convivenza iniziale è stata bella, ci vedevamo tra una
battaglia e
l’altra, qualche allenamento, qualche scampagnata a rubare i
fagioli di Balzar, ad affondare le isolette del Pacifico, a catturare
quanti più pinguini possibile e a farli alla griglia... ma
poi lui
ha voluto sempre di più… e quando mi
porti a distruggere
qualche pianeta?, quando andiamo ad allenarci sulla
Luna come
mi hai promesso?, e non mi regali mai nulla tranne
un
combattimento, e non combattiamo mai dove voglio io… >>
Si
lagnò, arricciando le labbra.
<<
Sempre insoddisfatto, sempre arrabbiato. Gli regalavano una caterva
di botte e lui sempre arrabbiato! Gli rasavo a zero un bosco di pini
perché si sentisse a suo agio tra i pini più alti
di lui e lui
sempre arrabbiato! >>
<<
Adesso non esagerare, Kakaroth! >>
<<
Non sto esagerando! Signor Giudice, io ho fatto di tutto per lui, mi
creda: l’ho riempito di botte, l’ho istigato a
diventare Super
Saiyan, l’ho umiliato e deriso diverse volte, l’ho
portato
effettivamente sulla Luna con un calcio Super Saiyan e lui è
sempre
stato così arrabbiato! Io non posso vivere così!
>>
Il
giudice spostò lo sguardo all’altro Saiyan.
<<
Sei sempre il solito esagerato, Kakaroth, spesso sono arrabbiato ma
alle volte no… alle volte sono meno arrabbiato del solito! È
solo la mia emozione principale! >>
<<
Col cavolo, sempre quel muso da rinoceronte incazzoso hai! Come
faccio a vivere così? Me lo diceva mia madre che non dovevo
legarmi
a nessuno! >>
<<
Ma se tua madre l’avrai vista sì e no quando sei
nato, e poi sei
stato subito spedito sulla Terra? Come fai a ricordartela?
>>
Il
giudice spostò lo sguardo all’altro Saiyan.
<<
Be’, io, a differenza di qualcuno, mi ricordo le persone a
cui
voglio bene! >>
Il
vecchio rispostò lo sguardo al Saiyan di prima.
<<
Ah, quindi io non mi ricorderei
di te? Ti sbagli,
serpe, sei tu che non ti ricordi di me, perché, in
realtà, tu non
sai nulla di me! >>
Il
giudice spostò ancora lo sguardo verso l’altro
Saiyan, ma lanciò
un sibilo di dolore quando si ricordò di non sforzare il
collo per
la cervicale e che fare ping pong con la testa non era proprio il
massimo per la sua vecchiaia.
Le
parti continuarono a ingiuriarsi l’un l’altra.
<<
Come sarebbe a dire che non so nulla di te? >>
sbroccò
scioccato, Goku.
<<
Intendo dire che non sai NULLA di me e neanche ti
interessa
saperlo! >> ingiuriò invece Vegeta.
<<
Oh, questa è bella… >>
sbuffò risentito, ma Vegeta lo beccò
subito.
<<
Va bene allora, provamelo: qual è il mio cognome?
>>
La
sala calò improvvisamente nel silenzio e sia il giudice sia
le
guardie che tenevano al guinzaglio Vegeta, fissarono Goku in attesa
della risposta. Il più piccolo dei Saiyan
tentennò, però, qualche
secondo di troppo.
<<
Vegeta... Principe… dei Saiyan? >>
Le
guardie, senza il giudice che aveva troppo mal di collo, si voltarono
verso Vegeta e questo iniziò a schiumare di rabbia.
<<
… Vai fuori da quest’aula, razza di imbecille! Se
ti prendo,
giuro che ti ammazzo! >>
<<
Silenzio! >> trionfò invece la voce roca e
secca del giudice,
che stritolò tra le mani ossute il martelletto e qualche
insulto non
adatto alla discrezione dell’aula, mentre, mannaggia, il
dolore al
logoro collo da brontosauro non accennava ancora a calmarsi.
Il
vecchio Kaiohshin si accartocciò allora sulla sedia,
divenendo una
massa indistinta di mal di testa, mal di collo, e nervoso, a causa
dei due disgraziati che la sorte gli aveva impunemente affidato. Dopo
qualche istante di meditazione e di improvviso sonnellino, si
grattò
il barbuzio spelacchiato.
<<
Quindi, ricapitolando, lei, Principe Vegeta non accetta il
comportamento trasandato del suo compagno nei suoi confronti, mentre
lei, Goku, accusa il compagno di esagerare con le critiche e di aver
causato per il suo carattere la situazione in cui versate...
>>
Si
massaggiò le meningi e fissò il nulla davanti a
sé.
<<
Una situazione spiacevole certo e, sebbene io sia costretto a fare da
consulente matrimoniale alle parti qui presenti, compito assai
sgradito, credetemi, visto che vorrei solo giocare a briscola
e dormire, devo adempiere
ai
miei obblighi di giudice. Allora,
le parti cosa chiedono? >>
<<
La separazione definitiva da Vegeta! >>
<<
La sua testa su un piatto d’argento! >>
All’occhiata
torva del giudice, il principe si corresse subito, ma a malavoglia:
<< La separazione... >>
<<
Perfetto >> soggiunse il nonno, e afferrò
penna, foglio e
calamaio per iniziare a scrivere i documenti, quando si accorse di
starsi scrivendo sulla mano e sputò
un’esclamazione poco carina.
Maledetti occhiali sfigati.
Quando
si fu ripreso e inquadrò quale fosse la penna e quale fosse
il
foglio, per evitarsi di autografarsi ancora ancora la toga,
dichiarò:
<< Le parti esprimano i termini della separazione
richiesta >>
Vegeta,
a queste parole, sfoderò il sorriso più cattivo
del suo arsenale.
<<
Bene, allora, io di quel cane voglio tutto! Il
monolocale, per
rivenderlo al primo sfigato che passa, la macchina, il conto in
banca, tutti i mobili per rivenderli al mercatino delle pulci, che
tanto facevano cagare, rivoglio indietro lo smartphone che gli avevo
regalato, la playstation che è solo mia!,
e, già che ci
siamo, voglio anche i suoi poteri del Super Saiyan Terz -
>>
<<
Allora io voglio la casa al mare! >>
<<
Non l’abbiamo la casa al mare, Kakaroth, abbiamo solo quello
schifoso monolocale, in cui a momenti si fa fatica a respirare
>>
Goku
si rabbuiò per qualche istante. <<
Ah… allora il cane! >>
<<
L’ho ucciso per mangiargli il fegato >>
Goku
assunse una faccia sconvolta.
<<
Sto scherzando, non abbiamo un cane, imbecille, ma se vuoi puoi
prendere Rowdyi
>>
<<
Rowdy? >> chiese il giudice.
<<
Rowdy, il nostro cane impagliato! >>
Il
vecchio scrutò il giovane Saiyan, << Avete un
cane impagliato?
>>
Vegeta
lo guardò, con sguardo ovvio: << Certo,
Kakaroth voleva a
tutti i costi avere un cane ma visto che non sa neanche come usare lo
spazzolino da denti, gliene ho regalato uno impagliato,
perché non
fosse troppo un peso per lui… per il cane, intendo. Ho
pensato che sarebbe stato difficile avere un padrone come
Kakaroth… >>
A
Goku scesero i lacrimoni dagli occhi: << Ma io credevo
che tu
amassi Rowdy! Si è così affezionato a te! Come
puoi darlo a me,
sapendo che io non so neanche da che parte infilare i pantaloni? Tu
non lo ami! Non ami nessuno! Neanche me! >> e
iniziò a
piangere di un pianto più amaro del più amaro dei
pianti mai
piantati, sicché, Vegeta scrutò eloquente il
giudice, <<
Capisce perché mi voglio separare da questo ebete?
>>
Il
giudice evitò di esprimere il giudizio prima del dovuto, si
alzò in
piedi, come fecero altrettanto gli occupanti della sala, sebbene Goku
non lo vide manco di striscio, perché accovacciato sul suo
tavolo a
piangere e a battere i pugni per l’amore mancato, e sebbene
Vegeta
si alzasse controvoglia dalla sua sedia, forse perché ancora
incatenato e strattonato dalle guardie, a cui, ancora una volta
cercò
di insorgere.
Il
Kaiohshin si avviò all’uscita per meditare sul
caso presentato,
rischiò di rimetterci la caviglia e il femore su due
scalini, ma con
l’equilibrio di un ballerino zoppo finalmente giunse alla
porta per
accedere al suo studio, finché non gli sbatté
sonoramente contro,
perché si era dimenticato di aprirla. Si concesse un
sonnellino
ristoratore di dieci minuti.
Vegeta,
seppure trattenuto dalle guardie e con un pugno di una di queste tra
i denti, cercò di indicare loro la caduta del nonno, ma si
ritrovò
un ginocchio piantato nei reni e, con un sospiro, venne abbattuto sul
suo ambone, addormentato ancora una volta dalla pistola elettrica.
Dopo
dieci minuti dove tutti dormivano, giudice, Goku, sfinito dalle sue
lacrime di coccodrillo, e Vegeta dalle scariche elettriche ad alta
intensità, il vecchietto si svegliò.
Si
rimise in piedi come se niente fosse, risalì le scale,
attento a non
inciamparsi nei suoi stessi piedi e nei lembi della toga, si
accomodò
alla sua poltrona e si schiarì la voce per iniziare a
leggere la
sentenza.
<<
Ah- ehm… ordunque >> Goku si
svegliò dolcemente dal sonno e
Vegeta resuscitò con un urlo.
Il
magistrato strizzò gli occhietti vispi, nel tentativo di
distinguere
le lettere tra loro. Si accorse di aver scambiato occhiali e si
rimise sul naso quelli giusti. Li mise al contrario, giusti, e di
nuovo al contrario e, dopo dei tentativi, li reinserì
finalmente nel
modo corretto.
<<
In nome del popolo di Dragon Ball e in nome della giustizia,
libertà,
marmellata barbeque e patatine fritte, il Tribunale Magico di questa
dimensione, sentite le parti e le loro motivazioni, emette la
sentenza di separazione magica richiesta dalle parti. Da questo
momento in poi esse non saranno più vincolati dagli
orecchini magici
e potranno riacquistare la libertà e l’autonomia
dei loro corpi,
senza dover prescindere l’uno dall’altro: quindi,
separazione
avvenga. >>
Un
silenzio impercettibile si fece spazio nuovamente nella sala, tenendo
sia Goku sia Vegeta sul filo del rasoio per capire che sarebbe
successo di lì a poco. Ma nulla praticamente avvenne, il
vecchio si
perse ancora una volta nel vuoto, con un filo leggero di bava che gli
colorava dal mento, e le guardie presenziarono ancora silenziose la
stanza.
<<
T- tutto qui? >> fiatò Goku.
Vegeta
esplose in un’immediata collera: << Tutto qui? TUTTO
QUI?
Siamo arrivati fino a qui per nulla di fatto, tranne che per un
vecchio barbuto che non sa manco svolgere il suo lavoro e che soffre
di amnesia temporanea di breve durata? >> si
beccò una
gomitata dalle guardie che gli rimbrottarono l’atteggiamento
aggressivo e, stavano per prendergli la testa per fargli assaggiare
la consistenza del mogano dell’ambone, quando il vecchio
barbuto di
destò e riprese la parola.
<<
Volete sapere come separarvi? Semplice, così!
>>
E
schioccò le dita: una luce abbagliante avvolse i due Saiyan,
Goku
sparì con un sorriso gioioso stampato in volto, mentre
Vegeta
rivolse un ultimo pensiero accorato alle guardie, che videro come
ultima cosa il suo dito medio svanire alla luce.
Dei
due non rimase nulla, se non le catene abbandonate sulla sedia e sul
tavolo, che portavano ancora il segno dei denti del principe che
aveva tentato di morderle per liberarsi.
Le
guardie sciolsero allora la loro autarchica compostezza e il giudice
si addormentò definitivamente sul bancone con una sonora
capocciata.
<<
Ahh, meno male che quei due sono scomparsi, non ne potevo
più! >>
<<
Non dirlo a me, Guardia Uno, quella specie di lupo mannaro a momenti
non mi staccava la mano... >> sospirò Guardia
Due,
massaggiandosi la mano dolorante.
Guardia
Treii
si appoggiò svogliatamente alla lancia puntata con lo stemma
del
Tribunale e tirò fuori dalla divisa un pacchetto di Malboro.
<<
Non so voi, ragazzi, ma dei pazzi così non li avevo mai
visti: e poi
testa arancione quanto sembrava rincretinita? Ci
credo che
lupo mannaro fosse impazzito, anche io impazzirei
con un
coinquilino del genere >>
<<
Ma lupo mannaro e testa arancione
stavano assieme
oppure no? >>
<<
Non si è capito! Secondo me stavano assieme, ma non assieme
assieme…
>>
<<
Una roba tipo, amici di letto? >>
<<
Secondo me, no, ragazzi, quei due erano l’opposto
l’uno
dell’altro… non mi sapevano di coppia amorosa
>>
<<
Boh, magari questa cosa varia a seconda delle interpretazioni e del
pensiero dei fan… >>
Guardia
Tre alzò le spalle e offrì una sigaretta a
Guardia Uno, Due e
Quattro, che l’accesero in fretta e si fermarono poi a
contemplare
il povero vecchietto, che ancora stava facendo lo stampo della faccia
sull’ambone.
Guardia
Quattro prese un ampio respiro di fumo.
<<
Oh, ma lo lasciamo lì così? >>
Tutte
e quattro si voltarono verso il nonno che ormai aveva interpretato la
sua cattedra come un comodo letto a due piazze.
Guardia
Uno scrollò la testa, << Ma sì,
lasciamolo dormire ancora un
po’, poi lo portiamo via >>
Si
gustarono le loro sigarette finché una non espresse il
dubbio di
tutte.
<<
Ma… secondo voi, lupo mannaro e testa
arancione dove
sono finiti? >>
<<
Bah… chi se ne frega >>
<<
Ma sì, chi se ne frega... >>
Lupo
mannaro e testa arancione, invece,
sebbene le guardie se
ne fregassero, finirono ancor di più nei guai di prima,
perché si
ritrovarono all’interno del corpo di Majin Buu, dato che, a
seguito
della loro separazione dagli orecchini magici che avevano dato vita a
Vegeth, erano tornati ad essere due esseri distinti, e, oltre a non
ricordare nulla del magico mondo in cui avevano convissuto per
qualche mese, possiamo star certi che Majin Buu, pronto a distruggere
la terra, sarebbe stato una bella gatta da pelare.
Ma
questa storia è un’altra storia.
Fine.
E
per fortuna, direi.
Sigla,
ovvero, avevo in mente una sigla ma non so postare i video di YouTube
♫
Angolo
dell’autrice
Sì,
sì, lo so, sono una persona spregevole. Ma ci credete se vi
dico che
ho avuto due mesi impegnati di esami?
Qualora
non ci crediate, non ho altre spiegazioni, per cui dovrete
accontentarvi.
Non
chiedetemi come mi sia venuta in mente questa strana storia
ambientata in questa strana dimensione magico-temporale,
perché non
lo so: cioè, lo so, ma non so spiegarmelo.
Ringrazio
tutti coloro che hanno la pazienza di leggermi anche se sono stata
due mesi latitante e se mi lasciate una recensioncina mi
rallegrereste molto la giornata!
In
ogni caso, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!
Alla
prossima e ‘stavolta sarà prima.
(spero)
Zappa
iCitazione
presa da Scrubs;
iiCitazione
presa da Crozza nel Paese delle Meraviglie;
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