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Autore: Zappa    29/06/2018    4 recensioni
Tutti hanno la loro versione su come sia e come si comporti Vegeta.
Pochi hanno osato deriderlo e prenderlo in giro: ora è giunto il momento.
Vi proporrò una serie qualità di Vegeta e vi spiegherò il perché di quelle qualità.
Lettura sconsigliata alle persone serie e a tutti quelli che mi conoscono.
I personaggi presentati e le citazioni cui faccio riferimento non mi appartengono e non ne detengo alcun diritto.
# 1. Egocentrico
# 2. Sensibile
# 3. Innamorato
# 4. Ponderato
# 5. Tecnologico
# 6. Filosofo
# 7. Esasperante
# 8. Tata
# 9. Imperatore
# 10. Strano
# 11. Destinato
# 12. Casalingo - Fanfiction vincitrice del primo posto al contest “Piangere è difficile, ma ridere lo è ancora di più: il contest della risata” indetto da eleCorti sul forum di Efp
# 13. Festaiolo
# 14. Cupido
# 15. Coinquilino
# 16. Neopatentato
# 17. Genitore
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Goku, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU, Nonsense, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo capitolo sarà strano…

no, seriamente, non so quanto mi sia venuto decente questa volta.

Comunque… ho una domanda per voi.


La domanda è: vi siete mai chiesti come se la passassero Goku e Vegeta nel corpo di Vegeth,

mentre questo stava combattendo contro Majin Buu?

La forzata convivenza tra i due era tranquilla o anche loro, come due coinquilini qualunque, avevano problemi di spazio?

E se, poi, il tempo all’interno di Vegeth fosse trascorso molto più lento di quanto ci faccia vedere l’anime?



L’aula del Tribunale di Giustizia Magico si aprì con un gran tonfo di porte sbattute e di fogli svolazzanti e le due parti andarono ad accomodarsi ai lati dell’ambone dove, di lì a poco, avrebbe alloggiato il Giudice di Pace, il Kaiohshin Matusalemme il Probo, affinché giudicasse la loro insolita controversia.

Il Tribunale era stato convocato d’urgenza perché esprimesse celermente il suo giudizio: i soggetti della controversia non potevano aspettare ancora, volevano la sentenza di separazione e anche in fretta, pena la distruzione dell’universo conosciuto per il carattere particolarmente instabile di uno dei due soggetti in gioco.

La prima delle parti entrò allegra, saltellando sui suoi stivaletti di montone blu cielo, almeno fino a quando la guardia gli intimò di non saltellare in quel modo e fu costretta, strascicando tristemente i piedi, ad accomodarsi mogia mogia alla sua sedia;

la seconda delle parti entrò, invece, con aria agitata: almeno cinque guardie cercavano di tenerla ferma mentre scalciava, si dimenava impazzita, proclamandosi a gran voce e a gran morsi di origini nobili, ma dimostrando ben poco di esserlo effettivamente, e inveiva contro di loro, assicurando loro una resa dei conti piuttosto dolorosa a causa dell’onta inflittagli.

Questa scaraventò a terra almeno tre guardie e cercò più volte di liberarsi dai pesanti catenacci che la pungevano; le guardie invece la trascinavano con forza in aula, sperando di evitare che la parte si mettesse a sfasciare le porte e l’atrio d’ingresso all’aula, tirando la bestia per le catene e facendola ansimare per lo sforzo e per la rabbia.

Non senza masticare qualche parola non consona ad un ambiente solenne come quello, il nobile di dubbia provenienza venne, infine, gettato in malo modo sulla sua sedia, mentre qualcuna delle guardie veniva sbalzata nuovamente via con ferocia, ma alla fine si riuscì a ragionare con le buone maniere e a far tornare l’ordine in aula.

Con un coltello alla gola, una pistola dietro la schiena, i polsi e i piedi incatenati affinché non si disturbasse a muoversi più del dovuto, il principe ringhiò il suo disappunto all’indirizzo delle guardie, ma queste, con tutta la professionalità del loro ruolo, lo addormentarono più volte magicamente, grazie al veloce elettroshock della pistola elettrica. Il principe ogni volta sveniva sul bancone per la botta e dormiva con il piacere delle guardie, finalmente rilassate.

I due ospiti del Tribunale erano piuttosto particolari: oltre a sembrare due animali selvatici appena salvati dal contrabbando alla frontiera, portavano l’uno sull’orecchio destro e l’altro sull’orecchio sinistro un orecchino, un piccolo gingillo dai riflessi verdi smeraldo, ma luminoso come una piccola stella.


L’altra parte che aveva assistito a tutta la scena, sibilando dal dolore nel vedere la sua controparte sbattuta dolcemente e ripetutamente sul tavolo, si sforzò di stare composta al suo posto per non dover anche lui incontrare la cortesia delle guardie. Si aspettò l’entrata del giudice nell’aula.

Gli occupanti vennero invitati ad alzarsi, anche se si alzò effettivamente solo Goku e Vegeta, dormiente, venne alzato di peso dai suoi carcerari; con pochi lemmi passi, un anziano magistrato entrò nella sala e si accomodò alla sua poltrona, arruffando le carte del caso sul tavolo e cingendosi la toga nera e sistemandosi la parrucca bianco cenere.

Quando le parti si poterono nuovamente accomodare, Vegeta venne lasciato cadere sul bancone, svegliandolo così dal suo sonno, giusto un poco tramortito dalla botta.

Con un sibilo sputato dovuto alla dentiera affatto fissa, il giudice afferrò le carte, scompigliandole animatamente con polso fermo, e rilesse ancora una volta le informazioni del caso. Il suo sguardo vagò per qualche minuto all’interno della stanza e, davanti all’evidente difficoltà del vecchietto nel vedere quei pochi centimetri oltre il suo naso, le guardie attirarono la sua attenzione, indicando gentilmente dove fossero le parti interessante al processo.

Attraverso i suoi occhiali rubati al fondo di una buona bottiglia di whiskey, il giudice, finalmente, aprì l’udienza in tribunale.

<< Ohh, bene, eccovi >> sibilò, sputacchiando una pioggerellina leggera sul tavolo, << dichiaro aperta questa udienza in Tribunale. Parola alle parti >> e si accomodò sul bancone, raccogliendo le mani in grembo e fissando gli occhietti vispi nel vuoto.

Vegeta colse subito l’occasione per iniziare a parlare, con grande enfasi.

<< Signor Giudice, prima di iniziare, vorrei chiedere tutta la vostra clemenza per capire che qui, la questione è davvero seria... vede, tutto è iniziato quand- >>

Schioccò velocemente le dita per richiamare la sua attenzione, vedendolo ancora nel vuoto; il nonno si destò dal suo sonno improvviso e si rimise ad ascoltare.

Vegeta lo fissò interdetto per qualche secondo, scambiando qualche occhiata dubbiosa con le guardie che, oltre a fare spallucce, non si scomposero più di tanto.

<< Dicevo, signor Giudice, tutto è iniziato quando sono caduto per caso sulla Terra, sa, quel pianetino di merda, nel Sistema Solare nell’Emisfero Nord - >>

<< So dove si trova questa cosiddetta Terra, può continuare, Principe >> chiosò il giudice.

Vegeta strizzò le labbra: << Sulla Terra ho affrontato quel cane seduto dall’altra parte dell’aula in un combattimento onesto e leale: abbiamo passato una bella giornata di lotta all’ultimo sangue e siamo stati bene assieme, senza che ce ne rendessimo conto, ci siamo sentiti in qualche modo, come dire, legati… >>

La controparte, che non aveva mai smesso di fissare il tavolo a cui era accomodato, non alzava ancora gli occhi.

<< Io ero sicuro che tra di noi ci fosse quella scintilla di migliori nemici… eravamo assieme, legati, nemici l’uno per l’altro… peccato che quel verme, nonostante io abbia giocato sporco e lo abbia onorato, ammazzandogli metà della sua combriccola, solo ed esclusivamente per lui, al prossimo combattimento, cosa fa? Si dimentica totalmente di me… si allena da solo per una strana fissa di voler diventare più forte di me, combatte contro i miei nemici al mio posto e, alla fine, uccide anche Freezer al posto mio.

Sostanzialmente, signor Giudice, quello sporco animale si dimentica completamente di me, eclissando la mia figura come un flirt passato, si sente talmente entusiasta di doversi battere contro un nuovo avversario che diventa addirittura Super Saiyan! Con me mica si è eccitato così tanto! >>

Goku alzò finalmente gli occhi su Vegeta, nel frattanto che quest’ultimo continuava a fulminarlo. Sbuffò, mettendo un triste broncio, ma lo lasciò continuare.

<< Che succederà, poi, si domanderà lei, signor Giudice? Succede che il signorino arriva sulla Terra dopo Freezer, comodamente un anno dopo, e manco avvisa! E a me chi pensa? Nessuno! Io lì a spaccarmi la schiena per essere accettato da lui, perché avesse occhi solo per me, perché anche io fossi Super Saiyan, e lui in giro per lo spazio a cincischiare! >> urlò sdegnato il principe, incrociando le braccia al petto, per quanto le catene ai polsi gli permettessero di fare << e chissà quanti altri guerrieri ha sfidato dimenticandosi di me! AH! Su questo ci posso scommettere! Fedifrago! >>

<< Andiamo, Vegeta, non è così… e non chiamarmi fotografo, non mi pare il caso... >> iniziò a difendersi Kakaroth, ma il principe lo beccò subito.

<< Sta’ zitto, lurido cane! Lasciami finire! >> sbracciò in direzione del cane, agitando le braccia fasciate dai lunghi guanti bianchi.

<< Come se non bastasse, questo cane randagio, quando arriva sulla Terra, mi ignora, combatte i miei cyborgs, rimettendoci quasi le penne… arriva il cattivo di turno e lui che fa? >>

<< Si ammazza pur di non sentirla ancora parlare, signor Vegeta? >> azzardò il giudice,

che si sforzò nuovamente di non addormentarsi al suo posto.

Vegeta quello storse la bocca, piccato, ma non si dimenticò di precisare la sua indignazione: << No, sconfigge il cattivo come se fosse niente, a momenti manco mi saluta, e se ne va con il cattivo per avere una relazione libertina con lui nell’aldilà, invece che stare sulla Terra con me a curare la nostra relazione! >>

L’istante di silenzio che seguì permise a Goku di cadere dalle nuvole.

<< Abbiamo una relazione, io e te? >>

<< Certo, che ti credi, imbecille? Viviamo nello stesso corpo da mesi, ormai, qualcosa c’è fra di noi e, anche prima, siamo sempre stati assieme, per fortuna o purtroppo! >>

Goku lo fissò, incredulo, ma il principe non si diede ancora per vinto.

<< Poi dieci anni dopo torna in vita, non avvisa nessuno, non spiega NULLA A NESSUNO, mi coinvolge in questa pazza storia di “fare la fusione” e, dopo essermi letteralmente ammazzato per aver calpestato una Big Babol gigante che, a proposito, >> si bloccò qualche istante, << sta ancora distruggendo il pianeta Terra e combattendo contro il nostro corpo fuso, qualcuno di voi ne sa niente? >>

Il giudice guardò le guardie per qualche secondo ma queste fecero ancora spallucce.

<< No, non ne ho idea… noi siamo un Tribunale Magico di una dimensione magica, non sappiamo nulla del reale, tranne quello che ci fa dire l’autrice >>

Vegeta fece altrettante spallucce e riprese.

<< Dicevo, dopo essermi letteralmente ammazzato per aver calpestato una Big Babol gigante, ci ritroviamo fusi, assieme, per parrebbe... sempre… e ora stiamo così da circa cinque mesi. Abbiamo scoperto che il tempo all’interno della fusione dura molto di più del tempo nella realtà e che non possiamo allontanarci più di quaranta passi che veniamo attirati l’uno verso l’altro e non ci sciogliamo per mezz’ora… quindi, passiamo assieme il tempo… affittiamo un piccolo monolocale, lui diventa venditore ambulante di gelati, io lavoro in macelleria... >>

Sospirò e lustrò sovrappensiero i catenacci ai polsi, specchiandosi nella loro opaca lucentezza. Il tono del suo discorso assunse improvvisamente un andamento lento, quasi di malcelata malinconia.

<< I primi tempi di convivenza sono andati bene, ma poi…>>

Il vecchio Kaiohshin guardò la controparte che aveva iniziato a trovare il soffitto così interessante, da contare ad una ad una le mattonelle.

Intorno alla centoduesima mattonella, il giudice la richiamò e Goku lo guardò, esitante.

<< Che dovrei dire? >>

<< La sua visione su tutta la vicenda, no? >>

<< Ah… >> si grattò pensieroso la zazzera.

<< Diciamo che Vegeta è un tipo difficile da capire. Quando è venuto sulla Terra la prima volta pensavo che mi avrebbe fracassato le ossa e via. Ma… come dire, il rapporto con lui è stato bello, sebbene leggermente conflittuale fin da subito… >>

<< Sì, diciamo che sono stati fatti degli errori… >>

<< Degli omicidi, Vegeta, sono stati fatti degli omicidi… la convivenza iniziale è stata bella, ci vedevamo tra una battaglia e l’altra, qualche allenamento, qualche scampagnata a rubare i fagioli di Balzar, ad affondare le isolette del Pacifico, a catturare quanti più pinguini possibile e a farli alla griglia... ma poi lui ha voluto sempre di più… e quando mi porti a distruggere qualche pianeta?, quando andiamo ad allenarci sulla Luna come mi hai promesso?, e non mi regali mai nulla tranne un combattimento, e non combattiamo mai dove voglio io… >>

Si lagnò, arricciando le labbra.

<< Sempre insoddisfatto, sempre arrabbiato. Gli regalavano una caterva di botte e lui sempre arrabbiato! Gli rasavo a zero un bosco di pini perché si sentisse a suo agio tra i pini più alti di lui e lui sempre arrabbiato! >>

<< Adesso non esagerare, Kakaroth! >>

<< Non sto esagerando! Signor Giudice, io ho fatto di tutto per lui, mi creda: l’ho riempito di botte, l’ho istigato a diventare Super Saiyan, l’ho umiliato e deriso diverse volte, l’ho portato effettivamente sulla Luna con un calcio Super Saiyan e lui è sempre stato così arrabbiato! Io non posso vivere così! >>

Il giudice spostò lo sguardo all’altro Saiyan.

<< Sei sempre il solito esagerato, Kakaroth, spesso sono arrabbiato ma alle volte no… alle volte sono meno arrabbiato del solito! È solo la mia emozione principale! >>

<< Col cavolo, sempre quel muso da rinoceronte incazzoso hai! Come faccio a vivere così? Me lo diceva mia madre che non dovevo legarmi a nessuno! >>

<< Ma se tua madre l’avrai vista sì e no quando sei nato, e poi sei stato subito spedito sulla Terra? Come fai a ricordartela? >>

Il giudice spostò lo sguardo all’altro Saiyan.

<< Be’, io, a differenza di qualcuno, mi ricordo le persone a cui voglio bene! >>

Il vecchio rispostò lo sguardo al Saiyan di prima.

<< Ah, quindi io non mi ricorderei di te? Ti sbagli, serpe, sei tu che non ti ricordi di me, perché, in realtà, tu non sai nulla di me! >>

Il giudice spostò ancora lo sguardo verso l’altro Saiyan, ma lanciò un sibilo di dolore quando si ricordò di non sforzare il collo per la cervicale e che fare ping pong con la testa non era proprio il massimo per la sua vecchiaia.

Le parti continuarono a ingiuriarsi l’un l’altra.

<< Come sarebbe a dire che non so nulla di te? >> sbroccò scioccato, Goku.

<< Intendo dire che non sai NULLA di me e neanche ti interessa saperlo! >> ingiuriò invece Vegeta.

<< Oh, questa è bella… >> sbuffò risentito, ma Vegeta lo beccò subito.

<< Va bene allora, provamelo: qual è il mio cognome? >>

La sala calò improvvisamente nel silenzio e sia il giudice sia le guardie che tenevano al guinzaglio Vegeta, fissarono Goku in attesa della risposta. Il più piccolo dei Saiyan tentennò, però, qualche secondo di troppo.

<< Vegeta... Principe… dei Saiyan? >>

Le guardie, senza il giudice che aveva troppo mal di collo, si voltarono verso Vegeta e questo iniziò a schiumare di rabbia.

<< … Vai fuori da quest’aula, razza di imbecille! Se ti prendo, giuro che ti ammazzo! >>

<< Silenzio! >> trionfò invece la voce roca e secca del giudice, che stritolò tra le mani ossute il martelletto e qualche insulto non adatto alla discrezione dell’aula, mentre, mannaggia, il dolore al logoro collo da brontosauro non accennava ancora a calmarsi.

Il vecchio Kaiohshin si accartocciò allora sulla sedia, divenendo una massa indistinta di mal di testa, mal di collo, e nervoso, a causa dei due disgraziati che la sorte gli aveva impunemente affidato. Dopo qualche istante di meditazione e di improvviso sonnellino, si grattò il barbuzio spelacchiato.

<< Quindi, ricapitolando, lei, Principe Vegeta non accetta il comportamento trasandato del suo compagno nei suoi confronti, mentre lei, Goku, accusa il compagno di esagerare con le critiche e di aver causato per il suo carattere la situazione in cui versate... >>

Si massaggiò le meningi e fissò il nulla davanti a sé.

<< Una situazione spiacevole certo e, sebbene io sia costretto a fare da consulente matrimoniale alle parti qui presenti, compito assai sgradito, credetemi, visto che vorrei solo giocare a briscola e dormire, devo adempiere ai miei obblighi di giudice. Allora, le parti cosa chiedono? >>

<< La separazione definitiva da Vegeta! >>

<< La sua testa su un piatto d’argento! >>

All’occhiata torva del giudice, il principe si corresse subito, ma a malavoglia: << La separazione... >>

<< Perfetto >> soggiunse il nonno, e afferrò penna, foglio e calamaio per iniziare a scrivere i documenti, quando si accorse di starsi scrivendo sulla mano e sputò un’esclamazione poco carina. Maledetti occhiali sfigati.

Quando si fu ripreso e inquadrò quale fosse la penna e quale fosse il foglio, per evitarsi di autografarsi ancora ancora la toga, dichiarò: << Le parti esprimano i termini della separazione richiesta >>

Vegeta, a queste parole, sfoderò il sorriso più cattivo del suo arsenale.

<< Bene, allora, io di quel cane voglio tutto! Il monolocale, per rivenderlo al primo sfigato che passa, la macchina, il conto in banca, tutti i mobili per rivenderli al mercatino delle pulci, che tanto facevano cagare, rivoglio indietro lo smartphone che gli avevo regalato, la playstation che è solo mia!, e, già che ci siamo, voglio anche i suoi poteri del Super Saiyan Terz - >>

<< Allora io voglio la casa al mare! >>

<< Non l’abbiamo la casa al mare, Kakaroth, abbiamo solo quello schifoso monolocale, in cui a momenti si fa fatica a respirare >>

Goku si rabbuiò per qualche istante. << Ah… allora il cane! >>

<< L’ho ucciso per mangiargli il fegato >>

Goku assunse una faccia sconvolta.

<< Sto scherzando, non abbiamo un cane, imbecille, ma se vuoi puoi prendere Rowdyi >>

<< Rowdy? >> chiese il giudice.

<< Rowdy, il nostro cane impagliato! >>

Il vecchio scrutò il giovane Saiyan, << Avete un cane impagliato? >>

Vegeta lo guardò, con sguardo ovvio: << Certo, Kakaroth voleva a tutti i costi avere un cane ma visto che non sa neanche come usare lo spazzolino da denti, gliene ho regalato uno impagliato, perché non fosse troppo un peso per lui… per il cane, intendo. Ho pensato che sarebbe stato difficile avere un padrone come Kakaroth… >>

A Goku scesero i lacrimoni dagli occhi: << Ma io credevo che tu amassi Rowdy! Si è così affezionato a te! Come puoi darlo a me, sapendo che io non so neanche da che parte infilare i pantaloni? Tu non lo ami! Non ami nessuno! Neanche me! >> e iniziò a piangere di un pianto più amaro del più amaro dei pianti mai piantati, sicché, Vegeta scrutò eloquente il giudice, << Capisce perché mi voglio separare da questo ebete? >>

Il giudice evitò di esprimere il giudizio prima del dovuto, si alzò in piedi, come fecero altrettanto gli occupanti della sala, sebbene Goku non lo vide manco di striscio, perché accovacciato sul suo tavolo a piangere e a battere i pugni per l’amore mancato, e sebbene Vegeta si alzasse controvoglia dalla sua sedia, forse perché ancora incatenato e strattonato dalle guardie, a cui, ancora una volta cercò di insorgere.

Il Kaiohshin si avviò all’uscita per meditare sul caso presentato, rischiò di rimetterci la caviglia e il femore su due scalini, ma con l’equilibrio di un ballerino zoppo finalmente giunse alla porta per accedere al suo studio, finché non gli sbatté sonoramente contro, perché si era dimenticato di aprirla. Si concesse un sonnellino ristoratore di dieci minuti.

Vegeta, seppure trattenuto dalle guardie e con un pugno di una di queste tra i denti, cercò di indicare loro la caduta del nonno, ma si ritrovò un ginocchio piantato nei reni e, con un sospiro, venne abbattuto sul suo ambone, addormentato ancora una volta dalla pistola elettrica.

Dopo dieci minuti dove tutti dormivano, giudice, Goku, sfinito dalle sue lacrime di coccodrillo, e Vegeta dalle scariche elettriche ad alta intensità, il vecchietto si svegliò.

Si rimise in piedi come se niente fosse, risalì le scale, attento a non inciamparsi nei suoi stessi piedi e nei lembi della toga, si accomodò alla sua poltrona e si schiarì la voce per iniziare a leggere la sentenza.

<< Ah- ehm… ordunque >> Goku si svegliò dolcemente dal sonno e Vegeta resuscitò con un urlo.

Il magistrato strizzò gli occhietti vispi, nel tentativo di distinguere le lettere tra loro. Si accorse di aver scambiato occhiali e si rimise sul naso quelli giusti. Li mise al contrario, giusti, e di nuovo al contrario e, dopo dei tentativi, li reinserì finalmente nel modo corretto.

<< In nome del popolo di Dragon Ball e in nome della giustizia, libertà, marmellata barbeque e patatine fritte, il Tribunale Magico di questa dimensione, sentite le parti e le loro motivazioni, emette la sentenza di separazione magica richiesta dalle parti. Da questo momento in poi esse non saranno più vincolati dagli orecchini magici e potranno riacquistare la libertà e l’autonomia dei loro corpi, senza dover prescindere l’uno dall’altro: quindi, separazione avvenga. >>


Un silenzio impercettibile si fece spazio nuovamente nella sala, tenendo sia Goku sia Vegeta sul filo del rasoio per capire che sarebbe successo di lì a poco. Ma nulla praticamente avvenne, il vecchio si perse ancora una volta nel vuoto, con un filo leggero di bava che gli colorava dal mento, e le guardie presenziarono ancora silenziose la stanza.

<< T- tutto qui? >> fiatò Goku.

Vegeta esplose in un’immediata collera: << Tutto qui? TUTTO QUI? Siamo arrivati fino a qui per nulla di fatto, tranne che per un vecchio barbuto che non sa manco svolgere il suo lavoro e che soffre di amnesia temporanea di breve durata? >> si beccò una gomitata dalle guardie che gli rimbrottarono l’atteggiamento aggressivo e, stavano per prendergli la testa per fargli assaggiare la consistenza del mogano dell’ambone, quando il vecchio barbuto di destò e riprese la parola.

<< Volete sapere come separarvi? Semplice, così! >>

E schioccò le dita: una luce abbagliante avvolse i due Saiyan, Goku sparì con un sorriso gioioso stampato in volto, mentre Vegeta rivolse un ultimo pensiero accorato alle guardie, che videro come ultima cosa il suo dito medio svanire alla luce.

Dei due non rimase nulla, se non le catene abbandonate sulla sedia e sul tavolo, che portavano ancora il segno dei denti del principe che aveva tentato di morderle per liberarsi.

Le guardie sciolsero allora la loro autarchica compostezza e il giudice si addormentò definitivamente sul bancone con una sonora capocciata.

<< Ahh, meno male che quei due sono scomparsi, non ne potevo più! >>

<< Non dirlo a me, Guardia Uno, quella specie di lupo mannaro a momenti non mi staccava la mano... >> sospirò Guardia Due, massaggiandosi la mano dolorante.

Guardia Treii si appoggiò svogliatamente alla lancia puntata con lo stemma del Tribunale e tirò fuori dalla divisa un pacchetto di Malboro.

<< Non so voi, ragazzi, ma dei pazzi così non li avevo mai visti: e poi testa arancione quanto sembrava rincretinita? Ci credo che lupo mannaro fosse impazzito, anche io impazzirei con un coinquilino del genere >>

<< Ma lupo mannaro e testa arancione stavano assieme oppure no? >>

<< Non si è capito! Secondo me stavano assieme, ma non assieme assieme… >>

<< Una roba tipo, amici di letto? >>

<< Secondo me, no, ragazzi, quei due erano l’opposto l’uno dell’altro… non mi sapevano di coppia amorosa >>

<< Boh, magari questa cosa varia a seconda delle interpretazioni e del pensiero dei fan… >>

Guardia Tre alzò le spalle e offrì una sigaretta a Guardia Uno, Due e Quattro, che l’accesero in fretta e si fermarono poi a contemplare il povero vecchietto, che ancora stava facendo lo stampo della faccia sull’ambone.

Guardia Quattro prese un ampio respiro di fumo.

<< Oh, ma lo lasciamo lì così? >>

Tutte e quattro si voltarono verso il nonno che ormai aveva interpretato la sua cattedra come un comodo letto a due piazze.

Guardia Uno scrollò la testa, << Ma sì, lasciamolo dormire ancora un po’, poi lo portiamo via >>

Si gustarono le loro sigarette finché una non espresse il dubbio di tutte.

<< Ma… secondo voi, lupo mannaro e testa arancione dove sono finiti? >>

<< Bah… chi se ne frega >>

<< Ma sì, chi se ne frega... >>


Lupo mannaro e testa arancione, invece, sebbene le guardie se ne fregassero, finirono ancor di più nei guai di prima, perché si ritrovarono all’interno del corpo di Majin Buu, dato che, a seguito della loro separazione dagli orecchini magici che avevano dato vita a Vegeth, erano tornati ad essere due esseri distinti, e, oltre a non ricordare nulla del magico mondo in cui avevano convissuto per qualche mese, possiamo star certi che Majin Buu, pronto a distruggere la terra, sarebbe stato una bella gatta da pelare.

Ma questa storia è un’altra storia.


Fine.

E per fortuna, direi.



Sigla, ovvero, avevo in mente una sigla ma non so postare i video di YouTube





Angolo dell’autrice


Sì, sì, lo so, sono una persona spregevole. Ma ci credete se vi dico che ho avuto due mesi impegnati di esami?

Qualora non ci crediate, non ho altre spiegazioni, per cui dovrete accontentarvi.


Non chiedetemi come mi sia venuta in mente questa strana storia ambientata in questa strana dimensione magico-temporale, perché non lo so: cioè, lo so, ma non so spiegarmelo.


Ringrazio tutti coloro che hanno la pazienza di leggermi anche se sono stata due mesi latitante e se mi lasciate una recensioncina mi rallegrereste molto la giornata!

In ogni caso, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento!

Alla prossima e ‘stavolta sarà prima.

(spero)

Zappa

iCitazione presa da Scrubs;

iiCitazione presa da Crozza nel Paese delle Meraviglie;


   
 
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