SILVER LIGHTS
Capitolo IV
"Tramonto di
sangue"
Erano trascorsi ormai dieci giorni da quando Amy era arrivata
a Forks e ogni pomeriggio, fatta eccezione per il weekend, aveva fatto
visita ai ragazzi della riserva.
- Liv, hai visto il
mio cellulare da qualche parte?
La stanza in cui
dormivano le due ragazze era un trionfo di disordine: pareva quasi che
un uragano fosse passato lasciando sulla propria scia letti sfatti,
vestiti sparsi ovunque e libri poggiati in ogni dove.
Una vibrazione
famigliare spinse la ragazzina a scostare le lenzuola del proprio
giaciglio: - Non importa, l’ho trovato!
La schermata
quadrangolare emetteva un flebile bagliore. Amy, ancora in biancheria
intima, si lasciò cadere sul materasso, facendosi sfuggire
un sorriso: Seth le aveva appena mandato un messaggio, avvisandola di
vestirsi più comoda possibile.
- L’hai
trovato?
Liv fece capolino dal
bagno, il corpo avvolto da un telo rosa e i capelli bagnati sparsi
sulle spalle. I lineamenti morbidi della bionda assunsero
un’espressione maliziosa: - Chi di loro ti ha scritto?
- È Seth
– rispose la Figlia della Luna, ricambiando lo sguardo furbo
dell’amica con un leggero cipiglio. – Piantala.
- Piantala di fare
cosa?
Prima che Amy potesse
replicare, il telefono vibrò nuovamente: Jake la avvisava di
essere appena partito.
- Finisco di
prepararmi – annunciò. – Suppongo che
oggi vogliano fare qualcosa di particolarmente movimentato.
- Fate ogni giorno
qualcosa di movimentato – osservò Liv. –
Ieri addirittura i gavettoni alle cascate!
- Ieri era il
compleanno di Quil – si giustificò la rossa con un
debole sorriso. – E faceva parecchio caldo…
La diciassettenne dai
capelli color miele le lanciò una t-shirt bianca con il
disegno di un unicorno: - Guarda che sono contenta se ti diverti con i
tuoi… simili. Prima o poi mi piacerebbe passare un
pomeriggio alla riserva, anche se probabilmente le loro
attività mi ucciderebbero…
- Nah, i loro
imprinting umani ce la fanno benissimo, quindi penso che tu e Juls
sopravvivereste. – replicò Amy, infilando la
maglietta e un paio di pantaloncini neri.
Una quindicina di
minuti più tardi, Renesmee le inviò un messaggio,
annunciando che sarebbero arrivati di lì a breve. La rossa
si fiondò fuori dalla camera, scendendo le scale
rapidamente, con una scarpa ancora slacciata.
Per poco non si
scontrò con l’uomo alto e biondo che nello stesso
momento usciva dalla cucina con un vassoio incartato stretto tra le
mani.
- Ops, attenzione!
- Scusami, Roger!
– esclamò la quindicenne. – Cosa
c’è qui sotto? L’odore è
buonissimo!
Il padre dei gemelli
Turner sorrise, porgendole il cabaret: - Regalino per i tuoi amici. Ho
sentito che ieri è stato il compleanno di uno di loro.
- E che sono dei
mangioni – aggiunse Liv, raggiungendo il piano inferiore con
i capelli ancora bagnati. – Hanno confermato per sabato sera?
- Sì,
sì – rispose il barista allampanato. - Mi ha
chiamato il ragazzo con la voce grossa, ieri… Sam, giusto?
Hanno prenotato diversi tavolini in terrazza.
- Spero non ci
finiscano le scorte – ironizzò la biondina, dando
un buffetto sulla gamba dell’amica.
- Il vero pericolo
è Paul, quando si tratta di mangiare –
ridacchiò Amy, abbassando lo sguardo sulla carta color
salmone che avvolgeva il contenuto del vassoio. Il suono famigliare di
un clacson la fece illuminare: - Oh, è qui Jake!
- Ehi, lupacchiotta,
non così in fretta – la bloccò Liv,
indicandole con un cenno la scarpa ancora slacciata, per poi
inginocchiarsi e rimediare con un fiocco a doppio nodo. – Non
vorrai piantare il naso sul vialetto e rischiare di far volare via il
cibo?
- Anche se cadesse,
sono sicura che lo mangerebbero lo stesso –
ironizzò la ragazzina dalla chioma fulva, dando un bacio
sulla guancia dell’amica non appena ella si
rialzò. – Grazie, Livvy. E grazie, Roger, ci
vediamo stasera!
La casa dei Cameron
era una tra le più grandi in tutta la riserva: uno spazioso
edificio in legno, con due piani e una taverna, situato in una zona un
po’ isolata. Di fronte all’abitazione si estendeva
un ampio spiazzo d’erba, che terminava circa un chilometro
più avanti ai piedi di un monte roccioso, costellato di alti
sempreverdi.
Come previsto, il
cabaret del signor Turner, contenente piccoli tramezzini, paninetti e
brioches salate, fu vuotato nel giro di qualche minuto, esattamente
come tutti i vassoi posti sul grande tavolino apparecchiato
all’esterno.
- Immagino che abbiate
organizzato spesso delle feste qui – ipotizzò Amy,
rivolgendosi a Jared che sedeva alla sua sinistra sulla comoda panca di
legno. – C’è un sacco di spazio.
- Oh puoi scommetterci
– replicò il mutaforma con aria furba. –
Soprattutto quando mamma e papà non c’erano,
giusto?
- Feste segrete da
paura! – soggiunse un ragazzo Quileute sui
trent’anni che poco prima si era presentato come Zach, figlio
maggiore del signor Cameron. Era un tipo alto e attraente, con i
capelli corti e scuri, che indossava un’uniforme estiva da
poliziotto e un paio di occhialetti rettangolari dalla montatura nera.
Quel giorno era
presente anche la sorella ventunenne, Maysie, che in quel momento era
impegnata a mandare messaggi col telefono: alle parole dei fratelli
alzò per un attimo lo sguardo dallo schermo, mostrando le
meravigliose quanto insolite iridi color nocciola, annuì
appena e chinò nuovamente la testa, riprendendo a digitare
sulla tastiera.
- Ehi, vi
ricordate quella volta che abbiamo rischiato di mandare a fuoco la
cantina perché Paul e Jake avevano fatto quella stupida
scommessa? – rise Embry, dando il gomito a Maysie, che lo
badò appena. – Che giorno era? Halloween?
- No, era il tuo
compleanno – replicò Nadie, scompigliandogli i
capelli. – Però Zachy aveva già
iniziato a tirar fuori le decorazioni.
- Sempre meglio
prendersi per tempo – sorrise il ragazzo più
grande, dando un’occhiata all’orologio. –
Cosa che dovrei fare anche in questo momento: vi saluto, ragazzi, tra
poco inizia il mio turno. È stato un piacere, Amy.
- Anche per me
– replicò la ragazzina, alzandosi in piedi e
lasciandosi stampare due baci sulle guance.
Fece quindi vagare lo
sguardo lunga la vasta area del giardino, dove i licantropi
più giovani, insieme a Sean e Ness, stavano giocando a
calcio, capitanati da Leah e Jake.
Attorno al tavolo,
oltre a lei e i fratelli Cameron, sedevano Sam, Emily, Embry e Kim,
mentre i restanti membri del branco avevano preferito accomodarsi
sull’erba fresca e ben curata.
Per qualche minuto
regnò una quiete quasi irreale, movimentata soltanto dalle
grida dei giovani calciatori, poi, Sam si schiarì la voce,
dando una controllata sotto al tavolo dove il piccolo Levi si era
rintanato: - Non è da voi essere così silenziosi,
ragazzi. Devo preoccuparmi?
- Io mi sto rompendo
le palle – replicò Paul, sdraiato pigramente sul
prato, con la nuca poggiata sulle gambe di Rachel. – Facciamo
qualcosa di spericolato e stupido?
- Come saltare dal
tetto? – propose Kim con un ghigno.
Jared le rivolse
un’occhiata piacevolmente sorpresa: - Cominci a imparare,
tesoro! May, dove sono i paletti per il telo elastico?
- Oh, merda!
– esclamò la ragazza, alzando gli occhi al cielo
con un sorrisetto. – Se la mamma trova altre buche nel prato
ti ammazza, Jerry, lo sai?
- E noi le copriremo
prima che torni! – replicò il fratello minore,
fiondandosi in casa alla velocità della luce, per poi
tornare trionfante con quattro grossi paletti di legno levigato.
- Paul, evita le
battute sui paletti di frassino e i vampiri – si
raccomandò Sam, lanciando un’occhiata in direzione
di Renesmee, mentre il suo beta cominciava a piantare i sostegni nel
terreno. Una volta completata l’opera, Jared
afferrò il grosso telo bianco che Maysie gli aveva appena
portato, annodando le quattro estremità a ciascuno dei
paletti, costruendo un tappeto elastico improvvisato.
La partita di calcio
venne immediatamente interrotta: i giocatori si fiondarono con
entusiasmo verso la nuova attrazione, discutendo su chi dovesse
lanciarsi dal tetto per primo: naturalmente, i licantropi e Renesmee
avrebbero potuto atterrare sull’erba senza problemi, il telo
era stato sistemato soprattutto per gli imprinting umani.
A differenza del
pomeriggio alla scogliera, tutti quanti, eccetto Wyatt, parteciparono
al gioco: memore delle prese in giro del fratello minore, Rachel si
fece avanti, pretendendo di saltare per prima.
- Siamo sicuri che
quel lenzuolo reggerà? – sussurrò Amy,
sporgendosi verso l’orecchio di Seth. – Avete
già fatto questa cosa altre volte?
- Non preoccuparti,
è fatto apposta. Sam l’ha collaudato di persona
– sorrise il giovane lupo. – Allora, vogliamo fare
questo salto?
La rossa
annuì, afferrando la mano dell’amico e prendendo
la rincorsa verso la casa: quando furono sufficientemente vicini, si
diedero lo slancio, compiendo un enorme salto che li portò
quasi a raggiungere il tetto. Quasi.
Per alcuni secondi,
restarono entrambi appesi al cornicione con le rispettive mani libere,
senza sciogliere la stretta che legava le loro dita.
Si guardarono,
sorridendo, e per un momento Amy avvertì una strana
sensazione farsi strada all’interno del suo stomaco, per poi
risalire verso il petto. Era una specie di calore, intenso ma
piacevole, che continuò a salire, più su, fino ad
affiorare alle sue guance di adolescente.
- Sarà
meglio sbrigarsi, prima che Jared cominci a fare i suoi soliti commenti
– ridacchiò Seth, portando l’amica ad
annuire.
Dischiusero la presa
che univa le loro mani e si issarono sul tetto
dell’abitazione, prendendosi qualche istante per ammirare la
vista che si parava innanzi ai loro occhi. Verso destra si potevano
scorgere alcune casette in legno degli abitanti della riserva, a
sinistra lo sguardo si perdeva lungo il fianco di imponenti alture.
Sean Halloran si era
appena lanciato di sotto, atterrando sul telo in posizione semiseduta.
Per la prima volta, Amy lo vide ridere di gusto, con le guance
lentigginose arrossate e le lacrime che scivolavano lungo la sua pelle
chiara.
- Mi sembra
più rilassato ultimamente –
osservò la quindicenne, rivolta all’amico
Quileute. – Quando sono arrivata, una settimana fa,
c’era sempre un velo di tristezza nel suo sguardo.
- Suo padre non
è in casa, in questi giorni – sussurrò
Brady, che li aveva appena raggiunti. – Sarà a
Washington fino a domenica sera.
- Quindi Sean
è a casa da solo con la madre? –
azzardò Amy. – Lei com’è?
È più comprensiva?
Brady e Seth
irrigidirono i lineamenti, scambiandosi un’occhiata
eloquente. Il più giovane lasciò che Embry
saltasse giù al posto suo, in modo da poter rispondere alla
domanda con calma e discrezione.
- La madre di Sean
è morta quando lui era piccolo. Quando suo padre resta fuori
città per lavoro di solito lascia la propria zia a prendersi
cura del figlio. È una brava donna, anche se un
po’ sorda e svampita.
- Oh… non
sapevo che Sean avesse perso sua madre – mormorò
la figliastra di Nimel. – Anche io ho perso la mia.
- Che le è
successo? – domandò Seth, sfiorandole la spalla
con una carezza.
Amy esitò,
mordendosi la lingua. Concentrò per pochi istanti
l’attenzione su Jake, che eseguì un elegante
salto, atterrando direttamente sull’erba dopo aver compiuto
una decina di capriole a mezz’aria, poi diede
un’alzata di spalle: - Diciamo che era malata. Preferisco non
parlarne. Ora saltiamo, l’atmosfera si sta incupendo, non
trovate?
I giovani lupi
annuirono con un sorriso, mentre lei si esibiva in un inchino teatrale:
- Stavolta, prima voi, messeri.
I due ridacchiarono,
per poi lanciarsi insieme, quasi in sincronia. Atterrarono a qualche
metro dal telo, rotolando sul prato e prendendosi in giro a vicenda su
quanto schifo avesse fatto il salto dell’altro.
Amy prese un profondo
respiro, poi, quando lo spiazzo sottostante fu sufficientemente
sgombro, fletté le gambe e saltò nel vuoto,
lasciandosi sfuggire un gridolino eccitato. Superò il
lenzuolo bianco, i capelli rossi che fluttuavano in tutte le direzioni,
poi, quando posò le suole delle scarpe a terra,
sfruttò lo slanciò per ruotare sulla spalla
destra, facendo diverse capriole.
Quando si
fermò, aveva le guance paonazze e le mancava il fiato per le
risate.
Doveva farlo di nuovo.
Avvertì uno
spostamento d’aria e subito dopo Ness atterrò a
circa un metro da lei, voltandosi con un sorriso: - Non smetterei mai
di fare queste cose!
- A chi lo dici!
– replicò la quindicenne, alzandosi in piedi e
correndo insieme alla mezzosangue verso l’abitazione. Si
sentì dispiaciuta per Wyatt, che sedeva in disparte,
giocherellando col cellulare di Maysie: al palese senso di frustrazione
che si leggeva nel suo sguardo per non riuscire a superare la paura
dell’altezza, si sommava l’idea di perdersi tutto
il divertimento, oltre a una buona occasione di sfogo.
Perché,
almeno dal punto di vista di Amy, saltare nel vuoto, librarsi
nell’aria dandosi l’illusione di volare, anche solo
per qualche secondo, donava un senso di liberazione assoluta, una pausa
da tutto il resto.
Libertà.
Il gioco era durato
circa due ore: i giovani lupi e la piccola mezzosangue sarebbero stati
capaci di continuare fino a notte fonda, ma gli imprinting umani non
erano dello stesso parere.
Tolto il telo e
rimossi i paletti, coprendo accuratamente le quattro buche impresse nel
terreno, l’atmosfera gioiosa e adrenalinica aveva lasciato il
posto a una piacevole quiete.
Alle sei del
pomeriggio, Sam interruppe la seconda partita di calcio afferrando il
pallone e schiarendosi la voce: - Bene, è il momento della
ronda serale: Hunter, Blake, Leo, Wyatt, Aris e Kai. Voi seguirete
Nadie nel territorio sud-orientale. Vi daremo il cambio alle dieci.
- Embry invece
condurrà Elijah, Johnny e Ben a Nord-Ovest –
stabilì Jake. – Cambio alla stessa ora.
- Stanno mandando i
membri più giovani, oggi – osservò Amy,
mentre i mutaforma si spogliavano per assumere il consueto aspetto di
enormi canidi. Leah annuì, poggiando sul tavolo gli occhiali
di Nadie: - La situazione si sta facendo spinosa. Proprio ieri, Zach ha
detto a Jared che sono stati trovati i corpi di due motociclisti
abbandonati in un vicolo.
- Corpi dissanguati
– s’intromise Quil, tenendo d’occhio
Claire che si rotolava allegramente sul prato. –
L’omicidio è avvenuto attorno alle quattro di
mattina. Per questo preferiamo essere noi veterani a fare la guardia di
notte. Mi spiace solo per Embry e Nadie, oggi tocca a loro fare il
doppio turno.
- È
necessario – replicò Sam, lanciando
un’occhiata amorevole alla moglie che sedeva sul prato con il
piccolo Levi stretto al petto. – Finché non
riusciremo a scovare questi maledetti intrusi nessuno sarà
al sicuro. Bene, nell’attesa… a qualcuno va di
fare qualche tiro?
- Solo se non mi
venite addosso – rispose Maysie, affidando il cellulare a
Kim. – Non voglio andare a lavoro con le costole rotte.
- Che ne dici, Amy?
– propose Renesmee, saltellando sul posto con fare impaziente.
La rossa
scambiò una rapida occhiata con Seth, che le sorrise.
- D’accordo.
Raggiunse i prestanti
giovani che già stavano modificando le squadre, anche se una
strana sensazione cominciò a farsi strada nel suo petto,
sempre più insistente. Si guardò attorno,
provando a tendere al massimo i propri sensi, senza però
riuscire a individuare la fonte del proprio disagio.
“È
strano” pensò. “Che sta succedendo?
Perché ho l’impressione che qualcuno ci
stia… spiando?”
Gettò uno
sguardo al resto del gruppo, che pareva avvertire nulla di insolito, e
già la ragazzina cominciava a domandarsi se non si stesse
rimbambendo per colpa del caldo o delle troppe capriole, fino a quando
Jake non aggrottò la fronte, come avesse udito un rumore
sospetto.
- Ehi,
cos’è quella roba che brilla?
La voce di Kim
portò i lupi e Renesmee a voltarsi: la ragazza sedeva su una
della panche parallele al tavolo di legno e indicava qualcosa in
direzione della boscaglia che s’inerpicava su una delle
alture rocciose adiacenti alla riserva.
Amy aguzzò
la vista, cercando di dare un contorno a quel curioso punto di luce,
senza ottenere alcun risultato. Strano… pareva quasi una
piccola stella seminascosta dalla folta chioma dei pini.
E poi, accadde tutto
in fretta, nel giro di una manciata di secondi: il puntino luminoso si
ingrandì, per poi assottigliarsi, avvicinandosi a ritmo di
un sibilo acuto, sempre più sottile, sempre più
vicino, come una freccia scagliata in direzione del piccolo Levi che in
quel momento sedeva sul prato.
- NO!
Un gemito strozzato,
il terribile rumore del ferro mortale e tagliente che penetra la carne,
passando da una parte all’altra. L’odore pungente
del sangue.
Amelia Mooney
sentì il respiro mozzarsi in gola, i suoi occhi verdi si
spalancarono mentre annaspava in cerca di aria, troppo incredula,
troppo sconvolta dalla scena terrificante, assurda, che si parava
innanzi al suo sguardo attonito.
Non era
possibile… non stava accadendo davvero…
Levi alzò
gli occhioni scuri, sorridendo al volto della madre che lo sovrastava,
reggendosi a fatica sulle braccia, il corpo trafitto da una lunga
freccia argentata che penetrava nella schiena per spuntare dalla parte
opposta, leggermente a destra rispetto lo sterno.
Una macchia scura
cominciò ad allargarsi lentamente, insudiciando la parte
superiore dell’abito della Quileute.
- EMILYYY!
La voce strozzata di
Leah provocò un brusco risveglio ai sensi della piccola lupa
dai capelli rossi, che si soffocò con la saliva mentre la
vice di Jake correva a inginocchiarsi accanto alla cugina, seguita a
ruota da Sam.
Emily
boccheggiò, cercando di ricambiare il sorriso allegro del
figlio, aggrappandosi poi spasmodicamente al braccio del compagno, che
la strinse a sé, parlando rapidamente, pregandola di restare
con lui.
Renesmee
tirò fuori il proprio cellulare, componendo il numero di
Carlisle e attendendo con ansia la risposta, quando una seconda freccia
si piantò nel tavolo, nel punto in cui, pochi istanti prima,
c’era la mano di Kim.
- Merda! Correte
dentro, subito! – sbraitò Leah, rivolta alle
ragazze umane e a Sean, il quale mormorò il nome del
fidanzato non appena quello, insieme a Brady, si trasformò,
cominciando a correre in direzione delle montagne, ululando.
- Dentro, dentro!
– incitò Maysie, sospingendo Kim e il ragazzino
oltre la soglia di casa, per poi tornare indietro, prendere Levi tra le
braccia e portarlo al sicuro.
Rachel
strisciò sotto il tavolo, per poi avvicinarsi a Emily,
ancora inerte tra le braccia di Sam: - Fatemi vedere – disse,
trasalendo non appena si rese conto della gravità della
ferita.
- Nonno sta arrivando!
– urlò Renesmee tra le lacrime. – Tra
poco sarà qui, e…
- ATTENTE!
Una terza freccia si
conficcò dietro la spalla di Quil, che aveva prontamente
fatto da scudo a Claire, scelta come nuovo bersaglio dal misterioso
arciere.
Fu a quel punto che
Amy riuscì a scuotersi dalla sensazione di gelo che aveva
immobilizzato il suo corpo, correndo in direzione
dell’abitazione e chinandosi accanto al giovane mutaforma dal
fisico massiccio, il quale, dopo aver estratto da solo il dardo dalla
propria carne, sospinse delicatamente la bambina verso di lei.
- Portala al sicuro,
io sto già guarendo.
Cercando di ignorare
il tremore alle gambe, Amy obbedì, prendendo in braccio
Claire e riparandosi dietro al tavolino di legno, tendendo le orecchie
per udire il sibilo di ulteriori frecce.
Con la bimba stretta
al petto, gettò un’occhiata disperata al trio
radunato attorno a una Emily morente, mentre Jared, Quil e Seth
assumevano la forma lupesca, ululando e attendendo un cenno da parte
dei compagni già partiti in avanscoperta.
La risposta non
tardò ad arrivare: il lupo allampanato dal pelo color sabbia
scambiò una rapida occhiata con l’amica dai
capelli rossi, per poi seguire di corsa gli altri due, rapidi e
silenziosi come il vento.
Jake li
imitò, mutando il proprio aspetto, ma non corse via: con un
balzo riuscì ad afferrare una freccia tra le fauci,
spezzandola in due.
- Emily…
- Rachel, amore,
và dentro casa!
- Emily resisti, sta
arrivando il dottore!
Altri due
sibili: questa volta i dardi erano stati scagliati contro Rachel. Paul
le fece evitare il primo, stringendola a sé e rotolando di
lato sull’erba, mentre Nessie prese al volo il secondo a mani
nude, eseguendo un’elegante piroetta.
Gli unici totalmente
estranei a quanto stava accadendo erano Leah e Sam, che cercavano in
tutti i modi di convincere Emily a resistere.
La donna volse il viso
sfregiato in direzione della cugina, rivolgendole uno sguardo benevolo,
poi, guardò il marito, sorrise e utilizzò le
ultime forze per passargli il palmo della mano sul volto dai tratti
marcati, salutandolo con una delicata carezza.
I suoi lineamenti
infine si distesero, il braccio ricadde inerte sul grembo, la testa
ciondolò di lato, trovando sostegno contro il petto
muscoloso di Sam.
Leah lanciò
un grido di rabbia e dolore, balzando in piedi, si trasformò
facendo esplodere i vestiti e cominciò a correre rapida
verso le montagne, lasciando profondi solchi nel terreno con le unghie
affilate.
Con le lacrime agli
occhi, Rachel si convinse finalmente a entrare in casa, dove venne
accolta da una disperata Kim, che si gettò tra le sue
braccia, singhiozzando.
Ancora troppo
sconvolta per parlare, Amy sbirciò oltre il tavolo,
ansimando. Claire cercò di attirare la sua attenzione, le
domandò cosa fosse successo a zia Emily, ma ogni richiamo
della bambina incontrò un muro di silenzio.
“Cosa
posso dirti, Claire? Come posso dirtelo?”
- Amy!
Renesmee si
accucciò accanto all’amica, scuotendole una
spalla: - Vai dentro, ti copriamo io e Jake!
La rossa
annuì, anche se quel semplice movimento le costò
uno sforzò immane, e si alzò, correndo in
direzione dell’uscio spalancato.
In quella frazione di
tempo riuscì a scorgere Paul che avvolgeva il corpo di Emily
nel telo utilizzato poco prima per saltare dal tetto, a cogliere tutta
l’incredulità e tutto il dolore nello sguardo di
Sam, che si alzò in piedi, senza dire nulla, per poi
trasformarsi e fuggire via, lasciandosi alle spalle tutto quanto,
proprio nell’istante in cui Carlisle Cullen faceva la sua
comparsa, i bei lineamenti serrati in un’espressione triste.
Non appena si
ritrovò al sicuro all’interno della dimora dei
Cameron, Amy si fermò a piè pari, il busto
leggermente chinato in avanti, le braccia ancora serrate attorno alla
piccola Claire. Si rese conto di essersi scordata di respirare soltanto
quando qualcuno, Rachel, le posò una mano sulla spalla.
Si guardò
attorno, stordita, ancora incapace di credere a quanto i suoi occhi
avessero appena visto: Sean era accasciato sul divano, il volto
nascosto tra le mani; Kim singhiozzava disperata, inginocchiata sul
pavimento in legno, mentre Maysie camminava nervosamente avanti e
indietro, parlando al telefono con il fratellastro. Si passò
le dita tra i capelli e Amy notò che la sua mano stava
tremando.
In un certo senso,
riuscì a comprendere lo stato d’animo di tutti i
presenti, incluso quello di Levi, che pareva piuttosto disorientato.
Il mondo dei Figli
della Luna era insidioso e violento, come quello dei mutaforma, eppure
questa era una nozione che Amelia Mooney aveva appreso soltanto
leggendo qualche libro o ascoltando i racconti di Nimel. Mai, mai fino
ad allora si era dovuta scontrare con una simile realtà, mai
aveva assistito a un omicidio, mai aveva udito il battito di un cuore
scemare lentamente fino a fermarsi, il vibrare di un respiro cadere nel
silenzio.
Non conosceva Emily
Young come gli abitanti della riserva, eppure era rimasta colpita dalla
sua gentilezza e dal modo in cui tanto volentieri si occupava degli
altri.
Pensò ai
pochi ricordi condivisi con lei, poi al piccolo Levi e, per finire,
allo sguardo di Sam, lo sguardo di una persona distrutta, spezzata,
dilaniata.
Travolta dalla nuova,
terribile consapevolezza, schiacciata da pensieri angoscianti, Amy
crollò in ginocchio, scoppiando in un pianto quasi isterico.
Ciuffi di capelli
rossi le scivolarono davanti al viso, mentre la luce del sole che
filtrava attraverso ogni singolo crine colorò la sua visuale
con un brillante arancione vivo.
Ad Amy, tuttavia, non
sembrò affatto che il mondo si fosse appena tinto di
arancio: tutto ciò che vide fu rosso, rosso cremisi.
Rosso sangue.
***
Angolo
dell’Autrice: Beh, che devo dire, scusate per
il ritardo e soprattutto per l’omicidio di Emily * si ripara
dietro lo schermo del pc dagli oggetti che i lettori le scagliano
contro *
Spero non ce
l’abbiate troppo con me, vi assicuro che nulla è
accaduto invano o per caso, nemmeno la comparsa dei due fratelli di
Jared (Maysie appartiene, come Iryn, a Marina94,
mentre Zach è stato creato un po’ da entrambe).
Come al solito, colgo l'occasione per ringraziare: Liv Feather
e Magaskawee che seguono la
storia; Miss_Bathoryyy98 che
l'ha messa tra le Ricordate; Alerug, blacsugar, Horse_,
lolaele e max85 che l'hanno messa
tra le Preferite e ancora Liv Feather
per aver recensito lo scorso capitolo.
Vi chiederei di non
insultarmi in recensione, ma immagino sia una speranza vana, pazienza.
Allo stesso modo non posso convincervi a continuare a seguire la
storia, anche se naturalmente mi dispiacerebbe se qualcuno la
abbandonasse.
Chiedo ancora perdono
e spero vogliate ancora seguirmi.
Grazie per aver letto!
Tinkerbell92
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