Angolo
dell’autrice
Aggiornamento
di una vecchia raccolta che, col tempo, mi auguro potrà ricevere
sempre più
attenzione e cura.
Spero
che abbiate passato nonostante i fatti recenti di Genova, un buon
Ferragosto.
Dedico,
senza pretese, questa piccola storia a tutti coloro che questa notte
e nelle notti avvenire non potranno dormire a casa propria, e a
coloro che vivono nel ricordo delle vittime.
Non
sono molto in forma con questo genere, spero che la storia sia di
vostro gradimento, grazie a tutti!
Il
placido suono del silenzio, quello che culla, quello che addormenta
la mente e che la trasporta nel cuore della notte, continua a vibrare
nei respiri degli abitanti della casa, quando viene infastidito,
lentamente, dalla voce di una bambina che apre i suoi occhi nel buio
e si desta, per un'intrusione nei suoi sogni.
Le
stelle accorrono a sentire la voce flebile della bimba, ma la loro
luce non può calmarla e la lasciano chiamare mamma e
papà.
Nelle
stanze più adiacenti alla culla della figlia, non si riposa
più e
si abbandonano i dolci sogni soporiferi, a vagare ancora sul cuscino.
La
donna dai capelli della notte s'immerge ancor di più nella
spessa
coltre di lenzuola e si lascia affogare dal sonno, passando il
testimone al compagno, al suo fianco; torna ancora nel suo sogno e
chiude gli occhi, lasciando il mondo dalla mente.
L'uomo
si alza, cammina sulle note della scura notte, ad occhi socchiusi per
non fare troppo rumore, perché le stelle riposano
profondamente, e
socchiude la porta della camera della figlia. La piccola, in mezzo
alla stanza scuote agitata la testa e si muove nel lettino, lasciando
nel buio, come bolle immaginarie, i suoi lamenti.
Le
bolle s'infrangono a contatto con la pelle del padre, che solleva la
bimba dal letto e la pone nel letto delle sue braccia. Lei vi si
appoggia, placida, come una conchiglia portata dalle onde che toccano
la spiaggia; l'acqua che si stacca dalla morsa della corrente si
adagia e riposa tra le braccia del padre.
Gli
occhi scuri dell'uomo scrutano il mare profondo dentro le iridi della
figlia, l'acqua fresca dell'oceano, l’acqua che viaggia tra
gli
scogli e tra gli abissi, che tocca la colorata barriera corallina e
che smuove i rivoli di sabbia danzante sui fondali.
La
bambina ha gli occhi pesanti, la polvere della luna le accarezza le
guance e le fa chiudere le palpebre, filtrando tra le ciglia, ma il
padre sa che la luce gentile della luna e delle stelle non
basterà
per cullarla.
Le
stelle si ritraggono, quasi scusandosi, perché i loro
tiepidi raggi
non sono così caldi da scaldare la temperatura del mare, e
l'oceano
dentro di lei si agita ancora; le onde s'innalzano e la schiuma delle
creste sfiora le cime degli scogli, in un continuo richiamo di pace.
Il padre abbandona la stanza lasciandola alla calma della luna
e cammina fino al letto che condivide con la moglie.
La
donna, svegliata dai soffusi lamenti della bambina si alza e si
immerge anche lei negli occhi della bimba, bagnati di fresca rugiada.
Le
sue pozze d'acqua chiara non vogliono mitigarsi, così la
madre
chiede al padre di condurli tutti e tre nel mare; vuole respirare
assieme a loro le profondità celesti e camminare nel
silenzio del
fondale marino, per poi risalire, insieme, a godere la brezza dello
zefiro in superficie.
Lui
annuisce e chiude gli occhi: la stanza cala nei colori del profondo
blu.
I
suoi capelli vibrano di luce cristallina e rischiarano, immergendo il
riposo della camera nel moto incessante del mare aperto.
Le
onde blu scrosciano e giungono alla riva in una danza infinita,
accarezzano e lambiscono ogni chicco di sabbia sul loro cammino,
costellando le spiagge; si trasformano in bolle di spuma candida e
lieve, si spezzano e abbracciano gli scogli, trasportando i pesci
alle barriere più basse del fondale, lasciandoli liberi,
verso il
mare aperto. Le stelle del cielo si confondono con le stelle del
mare, adagiate sul fondale, il loro riflesso vibrante sulla crosta
dell'onda s'inabissa carezzando la sabbia sul fondo.
Il
blu dell'oceano si apre davanti ai loro occhi, il riverbero costante
della luce di luna fende le acque, mentre la superficie si alza e si
abbassa in un respiro continuo, le tante tonalità d'azzurro
fanno
perdere la testa tra cielo e oceano, ma basta immergersi per capire
che è un’unione inscindibile di colori.
Se
ci si immerge ancora un po', il blu degli occhi diventa presto quello
dell'acqua di sale; si nuota con le grandi ali di un angelo,
tagliando i flutti che scorrono tra le piume, e si ammira la
grandezza dell'oceano sotto i piedi.
Le
correnti sfiorano il corpo, leggero nell'acqua, attutiscono lo sforzo
della mente e assopiscono lo spirito, facendo contemplare in silenzio
il profondo oceano che guizza della variopinta vita degli abitanti
tra le bolle.
La
bimba allora calma il respiro, grazie al moto continuo d'acqua negli
occhi azzurri dei genitori; la tempesta inquieta ma maestosa negli
occhi del padre e l'acqua chiara e lucente che bagna gli occhi della
madre.
Si
lascia cullare nel mare pacifico, la musica delle onde di sabbia e di
azzurra purezza la fa inesorabilmente calare nell'intenso colore
della notte.
La
bambina dorme e mamma e papà navigano ancora per un
po’ nel blu
del mare, abbracciati, scrutando i colori del zaffiro negli occhi di
entrambi.
Si
lasciano, infine, trasportare dalla marea per raggiungere, viaggiando
a fior d'acqua, i sogni di Morfeo che li aspettano sulle acque.
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