Stiles- Malattia
Derek se n'era andato. Aveva abbandonato Beacon Hills lasciando a Scott, Jackson ed
Isaac un messaggio sul cellulare con scritto di non cercarlo.
Loro erano dell'opinione che fosse andato via per superare la dipartita
di Boyd ed Erica che avevano preferito un altro branco con un altro
alfa a lui. Ma io lo sapevo perfettamente che non era così.
Isaac, Jackson e Scott non sapevano che l'ultima persona ad aver visto Derek ero
io e che era in seguito alla nostra discussione che lui aveva deciso di
andarsene o meglio scappare. Era scappato da me.
Sì, perchè gli avevo urlato in faccia quello che ormai
c'era tra noi, il nostro legame di compagni che non potevamo più
ignorare per quanto la cosa stupisse entrambi.
Derek non era riuscito a capacitarsi di come il suo lupo avesse scelto
tra tutti proprio me, la persona che meno sopportava ed io non ero da
meno, ma a differenza di lui avevo accettato la cosa già da
tempo ed ero giunto persino alla conclusione che lui, nonostante il
brutto carattere e le poche parole, mi piacesse in qualche contorto
modo.
Quando gli avevo sbattuto la verità in faccia e pure i miei
ancora confusi sentimenti lui si era chiuso a riccio cacciandomi in
malo modo dal loft, allontanandomi con parole cattive e piene di
terrore.
Mi aveva detto che avevo solo diciassette anni e che sarei riuscito a
passare oltre e che lui mi avrebbe facilitato le cose. E così
aveva fatto prendendo la decisione di andarsene lontano da me.
Era passata l'estate e solo tornando a scuola mi ero reso conto che
c'era qualcosa che davvero non andava in me. Perchè tutti gli
incubi, la difficoltà di dormire li avevo imputati a Derek, ma
poi col tempo invece di migliorare la cosa era peggiorata
drasticamente. Avevo iniziato ad avere allucinazioni anche di giorno ed
avevo anche dei buchi di memoria, minuti e a volte anche ore in cui non
sapevo dov'ero stato e cosa avevo fatto. Era stato quando non ero
riuscito a leggere davanti ad un testo che avevo capito. Io quei
sintomi li avevo già visti, uno ad uno su mamma.
Scott era stato troppo distratto dalla rottura con Allison per fare
caso ai miei comportamenti sempre più nervosi ed aggressivi ed
Isaac li aveva imputati al fatto che anch'io fossi incazzato
perchè Derek aveva levato le tende. Certo, ero furioso con
Derek, ma non era solo quello. Avevo perso anche la mia parlantina
incessante per abbracciare il silenzio e la voglia di stare da solo,
erano tutti sintomi.
Ero tornato a casa da scuola con l'ansia pronta a divorarmi ed ero
rimasto immerso nel buio, seduto sul divano a gambe raccolte, il mento
appoggiato sulle ginocchia e lo sguardo perso nel vuoto ad attendere il
ritorno di papà sapendo di distruggerlo.
"Stiles? Perchè sei al buio?"
Papà mi aveva rivolto uno sguardo strano, quasi consapevole, come se prima di me avesse capito cosa stava succedendo.
"Credo di avere la stessa malattia di mamma" risposi senza il minimo tatto. "Non riesco più a leggere".
Papà si era irrigidito, gli occhi lucidi e la bocca stretta per
non piangere probabilmente, visti gli occhi lucidi. Si era seduto
vicino a me e mi aveva abbracciato forte senza dire nulla. Sì,
lui aveva compreso prima di me, stava solo aspettando che anche io me
ne rendessi conto.
La risonanza non aveva fatto altro che confermare la demenza
frontotemporale e la velocità repentina con cui si stava
manifestando
la malattia, esattamente come aveva fatto con mamma. Non me lo avevano
detto ma avevo fatto da solo una stima del tempo che mi rimaneva, circa
due anni.
Non avevo detto nulla a Scott ma sapevo che Melissa sarebbe venuta a
sapere del mio esame. Infatti dopo una settimana non mi stupii di
vedere entrare Scott dalla finestra della mia camera mentre cercavo di
studiare anche se faticavo sempre di più a leggere.
"Che succede?"
Alzai un sopracciglio fingendomi confuso.
"Mamma mi ha detto che sei andato in ospedale la settimana scorsa per fare degli esami" disse Scott sedendosi davanti a me.
Osservai il suo viso chiedendomi quando avrei cominciato a non
riconoscerlo più. Negli ultimi mesi quando andavo da mamma ero
fortunato le volte in cui lei non si ricordava di me perchè
quando aveva anche una vaga idea di chi fossi mi aveva ritenuto una
minaccia per la sua vita ed era stato orribile.
"Non sto bene" risposi passandomi una mano tra i capelli e chiudendo il libro.
"Centra Derek? E' da quando è andato via che sei diverso".
Mi sorpresi, allora Scott aveva notato dei cambiamenti in me ma non aveva mai osato parlarmene, probabilmente per non turbarmi.
"All'inizio pensavo che fosse per lui ma no. Derek è stato forse
la miccia per la mia pazzia ma no, lui non centra" replicai
appoggiandomi alla testata del letto.
"Pazzia?"
Sospirai. "Sono malato. Demenza frontotemporale, la stessa che ha colpito mia mamma. Ne sono affetto anch'io".
Scott mi fissò spaventato, terrorizzato, quasi convito che sarei scomparso in una nuvola di fumo.
"Non c'è una cura" aggiunsi sapendo di fargli male, ma era
inevitabile. "I medici non me l'hanno detto, ma credo di avere uno,
massimo due anni di vita".
Non mi sorpresi delle lacrime che uscirono dagli occhi scuri di Scott e nemmeno dell'abbraccio intenso in cui mi avvolse.
"Io non ti lascerò morire" mi sussurrò con voce roca.
"Non c'è nulla che puoi fare, Scotty" risposi contro la sua spalla.
"Io no, ma Derek può morderti e guarirti" replicò Scott convinto.
Non riuscii a reprimere un singulto e il mio migliore amico mi fissò confuso.
"Non voglio che lo sappia".
"Scherzi, vero? Lui è l'unico che può salvarti" Scott non capiva.
Sentii i miei occhi diventare lucidi, mi morsi il labbro per cercare di
non piangere come un disperato e non sembrare più patetico di
quanto già non fossi.
"Sono io il motivo per cui lui se n'è andato" rivelai.
Scott aggrottò le sopracciglia. "Di che parli? E' andato via per Erica e Boyd..."
Scossi il capo. "A te, Jackson ed Isaac ha fatto credere così. Ma
è per me che ha lasciato Beacon Hills...io...lui...noi..."
Scott mi strinse una spalla nel tentativo di calmarmi, la preoccupazione chiaramente visibile sulla faccia.
"Il suo lupo mi ha scelto come compagno" dissi sentendo una lacrima rigarmi la guancia.
Scott sussultò chiaramente preso in contropiede.
"E lui ha deciso di andarsene per non affrontare la cosa" aggiunsi
stringendo la mano a pugno. "Per questo non voglio che lui lo sappia.
Non lo deve sapere nessuno. Nessuno, Scott".
Il mio amico annuì abbracciandomi di nuovo ed io ringraziai di averlo vicino.
Scott davvero aveva mantenuto il silenzio anche con gli altri. Eppure
non era durato a lungo perchè Lydia aveva capito dopo qualche
settimana e ne aveva parlato direttamente con me.
Anche lei aveva insistito affinchè Derek tornasse per mordermi
ma ero stato sul serio irremovibile. Era patetico ma non volevo che mi
vedesse così e non volevo soffrire ancora, per lo meno non
più della sofferenza che avrebbe portato la malattia. Rivedere
Derek significava altro dolore inutile, mi aveva rifiutato
perchè doveva aver già compreso che fossi un rifiuto
umano.
Aveva fatto bene a scappare via da me.
I mesi erano passati tra notti insonni, incubi sempre più reali
e terrificanti ed allucinazioni che ormai avvenivano anche a scuola.
Grazie al cielo i miei amici lupi riuscivano ad avvertirle quasi subito
sia grazie al mio odore che al mio battito cardiaco che diventava
quello di un colibrì.
Mi dispiaceva davvero non riuscire la metà delle volte a
leggere, avrei dovuto leggere più manga quando ero ancora sano.
E poi era successo che avevo camminato nel sonno ed ero andato nella
riserva in una delle notti più fredde dell'anno. Scott era
diventato pazzo a cercarmi, non riusciva a localizzarmi. Mi avevano
trovato Melissa e Allison e portato all'ospedale per il quasi
assideramento.
Dovevo restare lì per una settimana, mi ero beccato anche una
bella influenza per il freddo. Vedevo che papà in quei giorni in
cui non ero a casa finalmente non aveva più le occhiaie ed era
meno stanco e nervoso. Stavo facendo impazzire lui e tutti gli altri,
ero davvero diventato quello che più temevo, un peso.
Così una sera ero semplicemente scappato dall'ospedale, stavolta
consapevole di quello che stavo facendo. Dovevo andare via, lasciarli
vivere in pace.
Per loro era un tormento vedermi così e per me lo stesso.
Prima di andare via però dovevo dire davvero addio. Passai a
casa e presi la jeep andando poi verso la riserva. Spensi l'auto e
scesi osservando le rovine di villa Hale davanti a me.
"Capisco perchè non mi hai voluto, Derek. Dico davvero, non importa. Hai fatto la scelta giusta" dissi al vento.
Adesso sì che sembravo davvero pazzo visto che parlavo da solo, eppure ero anche più lucido del solito.
"Vado via anch'io. Sto facendo credere a tutti che sto scappando, ma
appena sarò abbastanza lontano la farò semplicemente
finita" confessai. "Non voglio arrivare al punto di mamma. Sarà
una cosa veloce e nessuno verrà a saperlo. Basterà un
ponte isolato ed un fiume, tu sai che non sono mai stato un bravo
nuotatore...mi lascerò semplicemente andare e basta".
Mi sembrò quasi di sentire il suo idiota nell'aria. Presi il telefono e lo lanciai per terra tra gli alberi.
"Addio".
Rimontai sulla jeep ed uscii da Beacon Hills. Sapevo che il segnale GPS
del telefono avrebbe portato tutti alla riserva e che avrei avuto il
tempo sufficiente per fare quello che andava fatto.
Sentii una stretta al cuore al pensiero di Scott. Lo stavo lasciando
solo ma era meglio così, col tempo avrebbe capito e sperai che
mi avrebbe perdonato un giorno.
Lasciai la jeep in un parcheggio e poi mi incamminai verso un ponte che
sapevo essere nelle vicinanze. A quell'ora di notte non c'era nessuno
in giro e questo era un vantaggio per me. Quando intravidi il ponte
presi un respiro ed andai avanti fino a raggiungere la metà del
fiume sottostante. Strinsi forte la ringhiera di ferro e chiusi gli
occhi, davanti mi comparvero immagini sparse di tutta la mia vita.
Nel complesso non era stata male, avevo vissuto esperienze che molti
non avrebbero nemmeno potuto immaginare, avevo scoperto l'esistenza del
mondo sovrannaturale e per un po' ne avevo fatto anche parte.
Mi consolai al pensiero che avrei rivisto mamma, mi mancava così
tanto...cercai di non pensare a papà perchè era davvero
doloroso.
Mi sedetti sulla ringhiera ed osservai sotto sentendo il rumore
dell'acqua e vedendo solo nero. Non ci pensai e mi gettai in avanti col
peso, in un primo momento mi sembrò di volare ma poi la forza di
gravità mi portò giù, verso quel nero. Sentivo i
polmoni bruciare, era freddo e non respiravo. Era più doloroso
di come mi ero immaginato, ma presto sarebbe finito. Mi lasciai portare
via, completamente immobile, arrendendomi.
"STILES!"
Corrugai le sopracciglia, e sentii qualcosa di affilato afferrarmi il
braccio e spalancai gli occhi di colpo. Non ero bagnato, ero ancora
nella riserva circondato dagli alberi, la jeep dietro di me con i fari
accesi e puntati sui resti della villa. Avevo avuto un'altra
allucinazione, non ero riuscito a morire.
Realizzai di essere a terra tra le foglie e qualcuno mi stava ancora
scuotendo. Alzai gli occhi e trattenni il respiro. Doveva essere anche
quella un'altra allucinazione, un sogno in un sogno, ne avevo avuti un
paio ed erano stati i peggiori.
Davanti a me c'era il viso di Derek, gli occhi verdi allacciati ai
miei. Sembrava preoccupato e confuso ed aveva addosso la sua giacca di
pelle. Sì, non avrei potuto sognarlo senza quella addosso.
"Cosa fai qui?"
La voce di Derek era sempre la stessa, bassa e tremendamente sexy,
eppure aveva usato una nota dolce del tutto nuova. Era la mia
allucinazione, era per quello. Sorrisi triste.
"Aspetto di svegliarmi per poi andare a fare quello che avevo in mente".
"E sarebbe?"
Mi uscì una breve risata secca. "Buttarmi giù da un ponte e morire".
Realizzai di avere il busto sollevato da terra da un braccio di Derek
solo in quel momento, perchè lo sentii stringermi più
forte fino quasi a farmi male.
"Non scherzare".
"Lo sai che dico la verità. Tu sai sempre quando gli altri mentono, sei un lupo" replicai con ovvietà.
Derek non smise di fissarmi negli occhi un secondo alla ricerca di chissà cosa.
"Per me?" chiese incerto.
"No" risposi semplicemente. "Ho accettato il tuo rifiuto, anche io mi sarei rifiutato".
Non la smetteva di fissarmi in attesa che continuassi. Quel suo sguardo
mi stava davvero facendo impazzire però non volevo svegliarmi
troppo presto da quell'allucinazione. Già altre volte mi era
capitato di sognare Derek ma non era mai stato così con me. Era
sempre stato duro e cattivo e mi mandava via da lui, a volte ferendomi
anche. Che male c'era nel voler godere un po' di quella dolcezza anche
se era solo una fantasia dovuta alla mia pazzia? Considerai quel sogno
come un regalo prima della mia dipartita.
"Sono malato, presto morirò" dissi diretto.
Sentii Derek sussultare e i suoi occhi verdi si sgranarono diventando se possibile ancora più belli.
"Demenza frontotemporale, quella che ha ucciso mia mamma. E non
c'è una cura, continuerò ad impazzire sempre di
più fino a quando il mio corpo non reggerà più"
spiegai.
Lo vidi indurire la mascella e stringermi ancora più forte a
lui, come se avesse paura che potessi scomparire. Che cosa ridicola,
era un sogno, certo che sarei scomparso, come anche lui, eppure come in
tutti gli altri incubi lui sembrava così vero...riuscivo quasi a
sentire il suo profumo forte...ero davvero impazzito.
"Ma appena mi sveglierò andrò a morire, non voglio andare
avanti e finire i miei giorni non ricordando più nessuno".
Derek corrugò le sopracciglia.
"Sei stato l'allucinazione, il sogno più bello che potessi avere
prima di andarmene" mormorai sentendo i miei occhi diventare lucidi e
salire la voglia di piangere. "In qualche strano modo ho potuto dirti
addio".
"Non dire così" ribattè Derek deciso e quasi arrabbiato.
Assomigliava di più al Derek che conoscevo e lo sentii quasi
più vicino. Il cuore mi si strinse in una morsa calda ed al
contempo dolorosa.
"Anche se sei solo un'allucinazione lo dirò comunque sperando
che tu possa in qualche modo sentire le mie parole, ovunque tu sia"
proruppi con voce roca. "Mi dispiace che tu sia andato via per colpa
mia, non ho mai voluto questo".
"Non importa".
"Shhh" lo zittii appoggiando l'indice sulla sua bocca.
Lo sentii trattenere il respiro. Sorrisi e sentii una lacrima bagnarmi il viso.
"Cerca di essere felice. Trova qualcuno che sappia tirare fuori la
parte migliore di te che ti ostini a nascondere a tutti, qualcuno che
sia la tua luce" continuai. "Sai, avrei voluto essere io ma va bene
così".
"Stiles..." sussurrò Derek con voce tremolante.
"Ti amo, Derek" mormorai sorridendo dolce.
Derek sollevò il braccio libero e con la mano mi accarezzò una guancia.
"Dovevi sapere che c'è qualcuno che ti ama, che meriti anche tu questo e di essere felice" aggiunsi.
Ora che avevo detto tutto ciò che c'era da dire mi sentivo
leggero e bene, finalmente potevo morire in pace, aspettavo solo di
svegliarmi anche se una parte di me non avrebbe mai voluto staccarsi da
Derek nonostante fosse solo una fantasia mentale.
"E se ti mordessi? Tu guariresti" intervenne Derek.
Era animato da uno spirito battagliero che non gli avevo mai visto. Non voleva lasciarmi andare e fu ancora peggio.
"No invece, tu sei un'illusione ed io non guarirò".
Derek si morse il labbro ed io lo trovai adorabile. "Ok, ma se io tornassi e potessi salvarti, tu lo vorresti?"
"Perdere la mia umanità e la mia malattia e diventare un lupo come te e vivere?" riassunsi.
"E vivere con me" aggiunse lui serio.
Sorrisi. "Certo, non c'è cosa che vorrei di più".
"Il morso potrebbe ucciderti" mi ricordò lui.
"Sono già con un piede nella fossa" replicai ironico.
Vidi i suoi occhi diventare rossi e le zanne spuntare. Lo osservai
imprimendomi bene nella testa il suo viso e quando lo vidi avvicinarsi
chiusi gli occhi. Lo sentii allargare lo scollo della mia maglietta ed
il suo respiro caldo all'altezza della clavicola. Girai la testa verso
di lui toccando con la punta del naso la sua guancia pungente per la
barba e respirai a pieni polmoni il suo profumo forte e muschiato.
"Addio, sourwolf" sussurrai vicino al suo orecchio.
E poi sentii i suoi denti affondare nella mia pelle proprio lì, tra la spalla ed il collo e mi lasciai andare al buio.
Aprii gli occhi piano e mi stupii della luce che entrava dalla
finestra. Rimasi spaesato e sorpreso, non ero in ospedale e nemmeno
nella riserva, ma in una stanza enorme del tutto sconosciuta.
Sentii un fastidio ed abbassai gli occhi trovando un grosso cerotto
bianco sulla spalla, proprio nel punto in cui Derek nel sogno mi aveva
morso.
Era anche questo un sogno allora? Mi misi a sedere e notai all'istante
Derek in piedi davanti a me appoggiato al muro. Mi stava fissando in
modo davvero strano.
"Dove siamo?"
"Al mio loft".
Ah, adesso la mia mente aveva immaginato che Derek fosse proprietario di un loft...beh in effetti ce lo vedevo.
"Stiles, stai bene?" domandò avvicinandosi al letto.
Feci una rapida analisi: ero con lui, stavo sognando ma soprattutto c'era lui. Annuii.
Derek mi sorrise e sentii il mio cuore accelerare il battito in modo repentino. Era bellissimo, meraviglioso.
Si avvicinò sedendosi proprio ai piedi del letto inclinando la testa senza smettere di osservarmi.
Ed in quel momento percepii una cosa strana, del tutto nuova,
sembravano emozioni ma non erano le mie. Sembrava sollievo e pace e
felicità? Aggrottai le sopracciglia confuso.
"Come fai a capire se è un sogno?"
Ero talmente immerso nelle mille domande che mi stavano vorticando in testa che quasi la sua mi era sfuggita.
"Nei sogni hai delle dita in più" risposi automaticamente.
Derek sollevò entrambe le mani permettendomi di contare
sottovoce. Mano a mano che i numeri passavano sentivo il cuore battere
sempre più veloce fino all'ultimo dito, al dieci finale che
equivaleva solo ad una cosa.
"Non è un sogno" mormorai leggermente sconvolto. "Tu sei reale".
Si avvicinò fino a sistemarsi seduto sul bordo del letto proprio
di fianco a me. Allungò una mano e la posizionò sopra la
mia appoggiata al materasso. Era calda, grande quasi quanto la mia.
Mamma mi aveva sempre detto fin da piccolo che avevo le mani
straordinariamente sproporzionate e che sarebbe stata una fortuna per
la persona che avrei amato perchè avrei potuto stringere
più forte la sua mano per impedirgli di andare via. Mamma
pensava che quello fosse il mio superpotere e ne ero stato convinto
anch'io per un periodo, fino a quando era morta ed era andata via
nonostante stessi stringendo la sua mano, all'epoca ancora più
grande della mia. Mi ero detto che era stato per quello che non aveva
funzionato, ma ora non era così, ora ero io ad avere la mano
più grande.
Persi un paio di secondi ad osservare le nostre mani insieme e poi alzai gli occhi affondando nei suoi e collegai tutto quanto.
"Non era un sogno, tu mi hai morso davvero".
Sentivo ancora il cerotto sulla pelle e la ferita del morso rimarginarsi lentamente.
"Sì" rispose Derek serio.
Ero diventato un lupo come lui, un suo beta. Ero quindi guarito, perfettamente sano.
"Perchè sei tornato?" buttai fuori di getto.
Derek sospirò. "Non sono mai stato bravo con le parole...ma ci proverò, per te".
Affondai nel verdo grigiastro dei suoi occhi, ero nervoso, volevo davvero sentire la sua risposta?
"Avevo bisogno di stare da solo per capire alcune cose su di me e
soprattutto cosa volevo. Dopo la morte di Laura ho perso il controllo,
non avevo più un punto di riferimento ed ho fatto un sacco di
scelte sbagliate" iniziò Derek.
La sua mano sopra la mia era ancora lì, calda ed immobile, per certi versi rassicurante.
"Sono tornato perchè ho trovato le risposte che mi servivano".
Derek si avvicinò ulteriormente e lo sentii stringere forte la
mia mano. "Ho bisogno di te nella mia vita. Sei tu la mia luce, la luce
di cui ho bisogno, sei sempre stato tu in tutto questo tempo solo che
non volevo ammetterlo perchè avevo paura. Anche adesso ho il
terrore di lasciarmi andare, ma voglio farlo perchè ne vale la
pena, tu vali la pena".
Avevo trattenuto il respiro. Sapevo cosa significavano le sue parole,
anche lui mi amava a modo suo. Probabilmente sarebbe dovuto passare un
bel po' di tempo prima che mi dicesse quelle due parole, o forse non me
l'avrebbe mai detto. Ma lui era più un tipo da gesti che da
parole e ne ebbi conferma quando si sporse verso di me dandomi un
bacio sulle labbra.
Dio, e sarei morto senza aver mai baciato Derek...quello sarebbe stato
davvero il rimpianto della mia vita. Sorrisi sulla sua bocca
ricambiando poi il bacio ed affondai la mano libera tra i suoi capelli.
Ci staccammo dopo un po' e mi persi nei suoi occhi ora rossi, i miei
dovevano essere gialli. Derek mi tolse il cerotto dove non c'era
più nessuna ferita e mi toccò una guancia.
"Ora abbiamo tutto il tempo del mondo".
Gli sorrisi avvicinandomi di nuovo e sfiorando la punta del suo naso con la mia. "Non ti libererai più di me, sourwolf".
E Derek sigillò le mie parole con un altro bacio che portava con sè il significato del per sempre.
Nikki Potter
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