Fanfiction Natale
Disclaimer: Albert
Wesker, Alex Wesker, Chris Redfield, Claire Redfield e tutti gli altri
personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e
a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata
scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine
lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui
descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non
ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia
autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.
"The only way to find
true happiness is to risk being completely cut open."
- Chuck
Palahniuk -
To us
Dicembre 1988 (1)
Clic: questo il suono con il quale la neve annuncia il suo arrivo.
Alex socchiude un occhio, fissa fuori dalla finestra - incontra solo
bianco e bianco,
una distesa immacolata che non offre appiglio alcuno.
Le luci dei lampioni sono spente, quelle verdi e rosse che adornano il
balcone dei Thompson anche.
"Il contatore." mormora, raggomitolandosi sotto le coperte "Deve essere
saltata la corrente."
Passi quieti, attutiti dal tappeto persiano blu (nodo asimmetrico, farsibaff, trama e
ordito di seta) che scendono poi per le scale, si fermano in cucina -
clic clic, clic clic.
Alex sospira, sfregando la guancia contro il cuscino; fuori, la neve
continua a cadere in grossi fiocchi, densi e pesanti.
"Raccoon City è al buio."
Alex percepisce il materasso piegarsi alle sue spalle, fare spazio a un
uomo di cui cerca il profilo, il calore.
"Birkin ha già avuto un attacco di panico."
"Te l'ha detto Annette?"
Wesker scivola con il ginocchio tra le sue cosce, la trova ancora umida
- pronta.
"No; quell'imbecille
è riuscito a contattarmi sul cercapersone in una sola,
lagnosa, protesta."
Alex abbozza un sorriso, si inarca all'indietro, accogliendo le sue
mani lungo i fianchi, attorno all'ombelico - più in basso,
dove il sangue di prima
è diventato ormai una serie di sbavature
rossastre e asciutte.
"Ha paura di rimanere senza dolci?"
Wesker ride,
ed è una vibrazione profonda, bassa - che si riverbera tra
le costole, nelle ossa, dentro,
dove il virus mormora.
"Li ruberà a Sherry."
Alex soffoca la risposta sulla sua bocca, libera un ansito a
metà quando Albert
affonda, la sovrasta, regalandole ciò che ogni
Natale aveva chiesto - supplicato.
Raccoon dorme, serena: officia una vigilia bianca, senza colore.
Alex si abbandona contro la pelle di uomo già morto.
Dicembre 1998
La verità è
esplosa tra di loro come un fiore di
sangue e carne.
Ne sono stati colpiti entrambi, ma chi si trascina tra le sue stesse
miserie è lei
- sempre e solo Alex.
Raccoon City non esiste più, ma i suoi - loro - ricordi
sì.
Cade la neve, grigia di cenere, rossa di sangue: si deposita tra i loro
capelli, intrecciandosi a fili d'oro e bianco.
Una corona pesante, che
spezza il capo, il
destino.
Alex solleva il viso verso il suo, lo cerca - sfiora con la punta delle
dita il suo pugno chiuso, contratto.
"Albert." lo chiama.
E snuda i denti, Albert.
Respira, Albert,
invocato come il dio che mai sarà -
mutevole come la pelle del Serpente che sceglierà
d'indossare.
Alex torna a guardare l'orizzonte, una piana asciutta e arida - tomba
di desideri e vite, speranze e sogni.
Un abete superstite piega le sue fronde a un vento malsano, saluta un
futuro già spento - combusto, arso vivo.
Chiude gli occhi, ascolta il crepitio della neve, il battito lento del
cuore di Wesker - la risata di William, le grida inascoltate di
Annette.
Il pianto inconsolabile
di Sherry.
"È ora." le dice poi, svegliandola dal suo torpore "Dobbiamo
andare."
Dove? vorrebbe
chiedergli, cosa ci
aspetta adesso, Albert?
Ma queste sono le domande che porrebbe una donna innamorata,
non lei;
non Alexandra Wesker.
Queste sono le domande che farebbe chi non crede di poter stringere la
ruota del fato e spezzarla
- farla virare per dove e quando
decide lei,
non il contrario.
Queste sono le domande di una femmina debole, inetta - fallita mille e
mille volte, imperfetta,
indegna.
"E il soggetto numero
Dodici, signore?"
"Abortitelo."
Alex studia il suo profilo in silenzio, si perde nei suoi occhi - non
più artici, ma pieni di sangue, da rettile e bestia.
Le tende la mano guantata di nero e Alex vi appoggia la sua - bianca,
eterea.
Wesker intreccia le dita alle sue e salta.
Dicembre 2008
"Da quanto è in questo stato?"
"Cinque giorni, dottor. Wesker."
Un suono irritato; una rabbia che si propaga a ondate attorno a lei,
dalla sua figura contratta, ferita.
"E non hai pensato di contattarmi prima, vecchio?"
"Master Alex non voleva."
"Certo." uno schiocco secco, seguito da passi marziali, pesanti
"Perché la signorina era offesa. Da Excella. Dal fatto che
avessi del lavoro da fare."
"Crepa, stronzo."
"Oh, la lingua l'abbiamo ancora, vedo."
"Lo sai benissimo, idiota, dato il pompino dell'ultima volta."
Stuart si schiarisce la voce, imbarazzato; Wesker la solleva di peso,
guadagnandosi un pugno in pieno viso.
"Guarirà."
"Il suo occhio oppure Master Alex?"
"Entrambi, vecchio."
Alex trattiene un conato, brucia - una febbre che la consuma da ore,
anni.
"Quanto?"
"Quaranta, poi ho smesso di misurarla."
Wesker la trattiene contro il suo petto, si dirige verso il bagno,
aprendo la porta con la spalla e richiudendola con il tallone.
L'appoggia sulla piccola poltrona vicino alla vasca, comincia a
rovistare tra i diversi armadietti - garze, disinfettante, due
siringhe, un laccio emostatico, la borsa del ghiaccio.
"Non funzionerà."
"Ti stabilizzerà."
Alex libera un guaito che vorrebbe essere una risata - tossisce.
"Sto morendo, Al: un cazzo di siero non mi farà proprio un
bel niente."
"Non sai quello che stai dicendo."
"È la verità."
"No; non lo è."
Non permetterò che lo sia, la promessa che si impedisce di
pronunciare - che non può fallire.
Alex solleva su di lui uno sguardo spento, opaco: occhi lattiginosi,
che gli ricordano quelli degli infetti.
Ma lo siete, in fondo, no?
"Non voglio morire." confessa all'improvviso, ed è piccola
Alex mentre lo dice - fragile.
È la stessa bambina che dondolava i piedi oltre il bordo
della sedia in un'asettica sala d'aspetto dell'Umbrella - a cui non
piacevano i biscotti al pan di zenzero e rideva mentre lui le porgeva
il suo al cioccolato, decapitando lo sfortunato omino dal sorriso
ebete.
È la stessa ragazza di venticinque anni che modificava
proteine virali come semplici origami di carta; la stessa donna crudele
e spietata che deformava vite nel suo pugno d'acciaio, e godeva mentre
lo faceva.
È la stessa persona che non si era piegata a null'altro che
non fosse la sua bocca, la sua voglia - un sesso vorace, nel quale
entrambi trovavano rifugio e liberazione.
È Alex: sempre e solo Alex.
"Non morirai." ripete Wesker, risoluto.
Non adesso.
Alex sospira, cerca di sorridere - fili di sangue tra i denti, lungo il
mento.
Wesker si toglie i guanti, infila quelli in lattice, cominciando a
preparare il siero; Alex gli porge il braccio, lasciando che le
arrotoli la manica della camicia fino al gomito e le sfiori l'interno
del polso con una delicatezza inaspettata - che le dedica solo quando.
Albert le cerca gli occhi, Alex ricambia - annuisce: tra di loro una
storia alle sue ultime, disperate, pagine.
Dicembre 2018
Ha riso in faccia alla Morte, Alex.
L'ha guardata dritta negli occhi - giù, giù fino
al fondo più buio di quelle cavità oscure e senza
riflesso, e ha riso, facendosi beffa di lei e del suo potere.
Le ha sorriso, dicendole vedi? Non puoi prendermi. Non ancora.
E la Morte ha taciuto. Si è seduta, sporgendo verso di lei
la sua ossuta e disarticolata bocca - ghignante, consapevole.
Ha aspettato, e per un po' non si sono più viste.
Poi Alex era tornata - e la Morte con lei.
Un eterno valzer fatto di attese e fughe.
La prima volta era da sola, Alex: una bambina spaventata e il cui
retaggio si nascondeva in un sangue marcio come i suoi sogni.
Spencer e le sue oscene voglie; deliri e incubi di
un'immortalità profana quanto i suoi desideri.
La seconda volta si era presentata alla Morte come una donna coperta di
stracci e in miseria, senza più nulla di valore tra le dita
scheletriche se non loro: carcassa di un mondo ormai consumato.
Bruciata troppo in fretta, buttata via come un oggetto difettoso -
senza valore.
Strattonata da un filo invisibile e nerastro, richiamata dal canto di
una sirena senza labbra - Progenitore.
Madre, padre, figlio, amante, difensore, carnefice, tutto.
E scappò, allora, Alex - ancora, sempre.
E aspettò, allora, la Morte - ancora, sempre.
Si vestì del suo mantello più bello e raccolse
altre vite - altre spighe.
Jill, Ricardo, Excella. Albert.
E Alex tornò - a metà.
Non sei tu, le sussurrò la Morte, interdetta, e al tempo
stesso lo sei.
"Ti piace, Nat? Come ti senti, Nat? C'è qualcosa che non va,
Nat? Hai paura, Natalia?"
"Ti piace?" le ripete Wesker, e Alex sbatte le palpebre una, due volte.
Svegliati.
"Uhm?"
"Il locale."
Tra le dita una forchetta da dolce, nel piatto un punschkrapfen - sotto
la lingua il sapore acceso del rum e della glassa rosa.
Lui; tra le cosce, nei pensieri.
Al centro del tavolino una corona di vischio e candele rosse - tra i
capelli una ghirlanda di ricordi e ossa.
"Sì." ribatte poi Alex, guardandosi intorno e bevendo un
sorso di cappuccino, pulendosi dalla schiuma con il bordo del
tovagliolo in lino bianco "Moltissimo."
Un gesto assertivo con il mento, la testa dell'aspide appoggiata vicino a una tazza di
caffè nero e bollente - fuori, Vienna splende di quella
bellezza un po' triste che solo il Natale riesce a regalarle.
Nello specchio dietro il bancone del bar la Morte cammina lenta, non li
abbandona mai - non posso, pare di sentirla mormorare, siete i miei
figli prediletti. Per voi ho rinunciato a tutto.
Persino a me stessa.
Alex si sporge verso Albert, cerca la sua mano - nuda, tiepida:
stringe, sorride al suo profilo invecchiato, indurito da nuove rughe d'espressione, fili grigi lungo le tempie, sulla nuca.
"Venezia come ti sembra per la fine dell'anno?"
Wesker inclina il viso verso il suo, la studia in silenzio - un volto
nuovo, sempre uguale.
"Il Gritti Palace." (2)
"È una domanda, Al?"
Sì, ha conosciuto la Morte, Alex.
"No."
Entrambi l'hanno fatto.
"Lo immaginavo."
Ma non la Vita.
Sotto una neve senza più sangue Alex cerca la sua bocca e
respira.
"Happiness is an accident of nature,
a beautiful and flawless aberration."
- Pat Conroy -
Note dell'autrice: a ccr456; auguri di buon Natale e di tutto. Senza di
te questo percorso sarebbe stato molto più difficile e meno
divertente.
A tutti voi, lettori silenziosi e non - costanti o meno - i miei
più sentiti auguri di buon Natale e buone feste:
perché Albert e Alex meritano un po' di quella
serenità che, alla fine del giorno, tutti noi cerchiamo.
(1) Lost days (prossima pubblicazione).
(2) Collide.
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