ReggaeFamily
Alzheimer
Autobus
extraurbano, primo pomeriggio
Ultimamente
non prendo più tanto spesso il bus, così spero che
almeno stavolta le cose vadano lisce e che io non faccia incontri
raccapriccianti come al solito.
Io e
la mia amica, inoltre, siamo pure in ritardo, perché questo
dannato pullman fa orari strani, gli autisti se la prendono con
calma.
Noi
siamo sedute sul terzo sedile alla destra dell'autista e stiamo in
silenzio, godendoci il calore confortante all'interno del mezzo.
Trascorre
circa un minuto e, quando il bus sta per raggiungere la prossima
fermata, un tizio emerge dal sedile dietro a quello del conducente e
comincia a balbettare qualcosa che inizialmente fatico a comprendere.
«Scusi,
eh, si ferma... oh, deve...»
Mentre
parla, rischia di ruzzolare lungo disteso sul corridoio che divide le
due file di sedili, facendo un baccano incredibile.
L'autista
chiede perplesso: «Come?».
«Si
ferma nei pressi dell'ospedale, vero?» continua a biascicare il
tizio, ancorandosi all'obliteratrice per non cadere.
«Sì,
proprio di fronte» lo rassicura l'autista, cominciando a
rallentare e frenare.
Io e
la mia amica ci scambiamo un'occhiata confusa e io non so come faccio
a non scoppiare a ridere.
Se
le cose cominciano così, temo già da ora per la mia
vita e la mia sanità mentale.
Sembra
quasi un miracolo che il viaggio scorra tranquillo, ma forse è
troppo presto per cantare vittoria.
Autobus
extraurbano, tardo pomeriggio
Io e
la mia amica arriviamo giusto in tempo alla stazione dei pullman.
Saliamo a bordo del bus e ci sistemiamo negli stessi posti che
avevamo occupato all'andata.
Cominciamo
a chiacchierare sommessamente, contente di essere sedute comode e al
caldo.
Ma
quell'idillio viene bruscamente interrotto da un essere femminile
alquanto immondo che sale a bordo e si piazza rumorosamente nel posto
dietro a quello dell'autista.
Ancora
prima che il mezzo parta, la tizia – che deve avere all'incirca
cinquant'anni a giudicare dal timbro vocale – comincia subito a
parlare al telefono.
O
forse dovrei dire urlare al telefono, dal momento che la sua voce è
talmente acuta e squillante che si diffonde fastidiosamente per tutto
l'ampio ambiente.
A
bordo sale anche il conducente, seguito poi da qualche altro
passeggero, e il viaggio finalmente ha inizio.
«Mamma?
Sì, stavo dicendo... ero da una mia utente, sai...
praticamente è la madre di Teo, il vicesindaco... no, guarda,
non ti dico! Questa signora sembra una bambina, ha l'alzheimer,
sembra nonno Antonio, mi ha ricordato troppo lui...» blatera la
tizia, mettendo tutti noi al corrente dei cavoli suoi e, cosa ancora
più importante, di quelli altrui.
Io
sono sconvolta, vorrei non ascoltarla, ma è praticamente
impossibile.
«Sì,
mi ha ricordato nonno! Poi ha i capelli bianchi come nonna... sì,
però è come una bambina, ci credi? Gioca con le
bambole! Ma la figlia è fuori di testa, disperata proprio...
sì, praticamente non sa dove mettere le mani, poverina... eh,
mamma, è la sorella di Teo, il vicesindaco! La figlia di
signora Amelia! Cosa? La seguiamo noi perché Teo è
sempre stato molto disponibile, quindi sua madre è un'utenza
molto importante e ci teniamo particolarmente» prosegue,
incurante.
La
cosa più grave è che l'autista, come se non bastasse,
ha pure la radio accesa e all'interno del bus c'è un caos
apocalittico, reso ancora più intenso dall'ingresso di altri
passeggeri nelle due fermate successive.
La
mia amica mi dà di gomito. «Povero autista»
commenta, per poi sospirare.
Annuisco.
«Non lo invidio» dico.
«Sì,
capito? Ah e poi ci ha contattato la figlia di quella tua amica...
com'è che si chiama? Anna Maria, te la ricordi? Non sa come
fare per l'assistenza della madre, è disperata! Ora le abbiamo
consigliato come muoversi per ricevere i giusti aiuti, ma non ti
dico... perché non la chiami? Magari la rincuori un po', era
veramente disperata! Cioè, io mi chiedo, come fa questa gente
a non sapere nulla?»
«Che
peccato non averla tutto il giorno in casa» fa la mia amica.
Ridacchio.
«Quanto è logorroica questa...»
«Sì,
dai, chiamala! Okay, dai mamma, sì... va bene, a domani, ciao
ciao!»
Forse
questa è la volta buona che stia finalmente zitta, mi ha fatto
venire la nausea. Ha detto così tante parole che mi viene
difficile credere che qualcosa del genere sia possibile.
Per
un attimo cala un rassicurante silenzio, interrotto solo dal basso
chiacchiericcio proveniente dall'autoradio.
«Ale?
Sì, ciao, sono io! No, tranquilla, sono in pullman, quindi
sono in relax, possiamo parlare di tutto quello che vuoi»
ricomincia a blaterare la tizia.
Alzo
gli occhi al cielo e la mia amica sbuffa.
«Non
ci credo» bofonchio.
«Lei
è in relax, peccato che non sia così per noi»
ironizza lei.
«Sì,
sì, sto tornando dal lavoro, ero da un utente... ah, sì?
Guarda, non lo so che cosa sia successo a Ornella...»
Per
fortuna il viaggio sta per finire, e io riesco miracolosamente a
smettere di ascoltarla. Questa telefonata dura meno della precedente,
ma ciò non significa che la tizia non parli a raffica.
«Adesso
avrà finito?» sussurro, quando sento che l'essere
immondo saluta anche la sua seconda vittima.
«Speriamo»
commenta la mia amica.
Ma
quando tutto sembrava finito, la cretina comincia a mandare in play
diversi messaggi vocali e si adopera pure per rispondere, mettendoci
molta enfasi e facendo rimbombare la sua voce fastidiosa e irritante
per tutto l'autobus.
Miracolosamente
arriviamo alla nostra fermata e ci precipitiamo in tutta fretta giù
dai gradini.
Per
la prima volta sono felice dell'aria fredda che mi schiaffeggia il
viso, almeno mi può risvegliare da quest'incubo.
Ora
è tutto finito, me lo sento, sono evasa dal manicomio e posso
tornare alla civiltà.
Nei
pressi della fermata, poco dopo...
Io e
la mia amica ci incamminiamo verso casa mia, allontanandoci dalla
fermata del bus.
Siamo
stremate da quell'ultimo viaggio traumatico e non vediamo l'ora di
stare al caldo e riprenderci da quel momento di sconforto.
Attraversiamo
la strada e subito dopo ci accorgiamo che qualcosa non va.
Un
fischio fastidioso e ripetitivo si espande alle nostre spalle,
facendoci sussultare un po'.
Poco
dopo mi rendo conto che a produrlo è qualcuno che cammina alle
nostre spalle. Per un istante mi sento inquietata, ma subito comincio
a ridacchiare senza riuscire a smettere.
Il
tizio continua a fischiare, il motivetto pare familiare, ma non
riesco ad associarlo a un brano preciso.
Un
secondo dopo ci rendiamo conto che il tizio non è solo, più
precisamente nell'istante in cui l'essere smette di fischiettare e
prende a cantare sguaiatamente la sua canzoncina, senza però
articolare le parole. Qualcuno, accanto a lui, comincia a dargli
contro e gli intima di smettere.
«Hai
rotto i coglioni» lo sento rivoltarsi.
«Ecco,
bravo» fa la mia amica, mentre io continuo a ridacchiare.
I
miei poveri neuroni chiedono pietà, eppure pare che nessuno
sia disposto a concedergliela.
«Ma
è ubriaco?»
Scuoto
appena il capo. «Probabile.»
Dopo
circa cinque minuti i tizi finalmente cambiano strada, ma li sentiamo
starnazzare ancora per un po'.
Io
scoppio finalmente a ridere. «Ma cosa stava cantando? Tu l'hai
capito?»
La
mia amica ci riflette. «Mi è sembrata quella canzone che
dice bambola...»
«A
posto!» esclamo.
Per
oggi abbiamo fatto il pienone di mentecatti, voglio solo rifugiarmi a
casa e non pensarci più.
Il
mondo del disagio mi ha accolto nuovamente a braccia aperte, a quanto
pare...
-
- - -
Ehilààààà!!!!
Quanto
tempo è che non ci sentiamo?
Mi
scuso per la mia assenza, ma come ben sapete, per me è sempre
un po' complicato riportare queste testimonianze di vita vissuta e –
ahimè – reale.
Questo
racconto è fresco fresco, accaduto proprio da poco, ed è
stato capace di risvegliare in me l'ispirazione per tornare a
condividere con voi tanto disagio!
Siete
felici? ^^”
Per
chi si stesse chiedendo che razza di canzone stesse intonando
il folle che passeggiava dietro di noi, be', era questa roba, per
intenderci il tizio stava “eseguendo” a ripetizione la
melodia iniziale:
Betta
Lemme – Bambola
Spero
di non trascorrere più tanto tempo lontana da voi, anche
perché leggere le vostre spassose recensioni mi rende
estremamente felice e gioiosa *___*
Detto
questo, attendo i vostri commenti e vi do appuntamento alla mia
prossima disavventura!
Grazie
a tutti coloro che hanno letto finora e che continueranno a farlo, e
a presto (spero) ♥
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