- Questa raccolta partecipa al contest
“Un
fiume di soulmate!AU” indetto da rhys89 sul forum
di EFP.
- Lo
sposa.
- Freed
ha nove anni e adora i suoi occhi
gialli. Li ama, sono così brillanti e luccicanti, come due
stelle. O
due soli! Adora i suoi soli.
- Li
adora solo lui, in realtà.
- Molte
persone che conosce li trovano
inquietanti, un po’ strani, ma non è importante
per Freed, perché
lui li ama.
- E
sa benissimo cosa vogliono dire: la sua
anima gemella sarà bionda. E biondo chiaro, come un fulmine.
- Freed
sente un brivido per la schiena e
una scarica di emozione lo attraversa. Che bello pensare che ci
sarà
una persona per lui, una persona da amare, una persona con cui
passare il resto della sua vita.
- «Freed,
sei pronto? Oh cielo, ti stai
ancora guardando?» la mamma entra in stanza e ridacchia,
appoggiandosi allo stipite della porta. «Dobbiamo uscire,
forza!»
- «Mamma,
a te piacciono i miei occhi?»
chiede, saltellando sul posto.
- La
donna sorride e si avvicina, poi si
china di fianco a lui. «Io amo i tuoi occhi. E amo te,
bambino mio.»
gli stampa un bacio sulla guancia. «Ma siamo in ritardo,
muoviti!»
gli pizzica delicatamente la pancia e si alza in piedi, torreggiando
alle spalle del bambino.
- Freed
ride e si passa una mano tra i
capelli. Chissà se quella persona sta facendo la stessa cosa.
- Chissà
se quella persona ama i suoi
occhi tanto quanto Freed ama i propri.
- Freed
odia i suoi occhi. Non sono mai
cambiati, sono stati sempre… gialli. Niente di
più.
- Solo
gialli.
- Il
forte odore della tinta gli entra
nelle narici, gli fa male la testa.
- Non
gli importa che quella persona avrà
degli occhi diversi, ora non gli importa più di niente.
- A
tredici anni non si guarda in faccia
nessuno, nessuno è importante, c’è un
muro tra chi si è e tutti
gli altri.
- Quindi
non gli interessa.
- Quella
persona sta per avere delle
profondissime iridi nere, nere come la pece.
- Nere
come la sua anima.
- Non
riesce ad andare d’accordo con
nessuno, né in casa, né fuori casa, e in un certo
senso va bene
così.
- C’è
solo quel fastidioso casinista di
Bixlow che si ostina a chiamarlo “amico” e si
presenta a casa sua
ogni giorno. Ha smesso di combatterlo, di ostacolarlo, tanto Bixlow
entra comunque nella sua stanza a prescindere dalla sua
volontà.
- Forse
è un bene, non essere del tutto
solo. Può lamentarsi ad alta voce con qualcuno, anche se non
ascolta.
- «Ci
sei quasi?»
- «Sì,
adesso sciacquo.»
- Freed
si toglie la cuffietta e si china
nel lavandino. La porta del bagno si apre e Bixlow entra. Senza dire
niente si tira su le maniche, apre l’acqua e inizia a lavare
i
capelli a Freed.
- «Quella
persona darà di matto.»
- «Non
la conosci neanche, perché
dovresti farle un dispetto?»
- «Non
voglio conoscerla.»
- Un
attimo di silenzio.
- «E
se fosse un maschio?»
- Freed
rabbrividisce, e non è per l’acqua
fredda. «Che schifo.»
- Freed
ha un occhio nero.
- Bixlow
ha il naso rotto.
- Ma
stanno ridendo, si guardano e ridono,
incuranti del dolore che li accompagnerà per settimane.
- «Non
dovevi metterti in mezzo, te l’ho
detto!»
- Bixlow
guarda verso l’alto, tenendo un
fazzoletto ormai intriso di sangue sotto alle narici.
«Nessuno dà
del frocio al mio amico e la passa liscia.» dice, dandogli
una pacca
sulla spalla.
- «Erano
solo degli idioti, non ne valeva
la pena.»
- «Scherzi?
Non impareranno mai se nessuno
dà loro una lezione.» continua imperterrito
Bixlow. Sogghigna, o
almeno ci prova, e geme dal dolore. È comunque un ragazzino,
anche
se dimostra di più dei suoi diciotto anni.
- Freed
si porta una ciocca di capelli blu
dietro le orecchie, leggermente in imbarazzo. Bixlow
c’è sempre
stato, anche nei momenti in cui era più insopportabile.
- E
si è fatto picchiare da dei ragazzi
più grandi solo per difenderlo.
- «Senti,
Bix…»
- «Va
tutto bene.»
- «No,
fammi finire.» Freed si mette
seduto. Il vicolo in cui sono è sudicio e puzza, ma
è l’unico
momento in cui può essere del tutto sincero.
«Grazie. Per tutto.»
- «Te
l’ho detto, nessuno può darti del
frocio e pensare di poterlo fare senza conseguenze.»
- «Ti
hanno picchiato.»
- «E
io ho picchiato loro. E tu hai
picchiato loro.» fa una pausa, inclinando la testa di lato.
«E
hanno picchiato te, ma non è questo il punto.»
- «Il
punto è che il mio orientamento ti
sta causando più problemi di quanto dovrebbe, ecco qual
è il punto.
Non ti dovresti immischiare, a te non danno fastidio, lascia che
continuino così.»
- Bixlow
rotea gli occhi al cielo con una
smorfia affaticata. «Freed. Te lo dirò ora e non
mi ripeterò. Sei
mio amico. Il mio migliore amico. E mi immischierò sempre se
sarà
per aiutarti, qualsiasi cosa succederà.»
- Freed
sente gli occhi riempirsi di
lacrime. Non ha fatto altro che odiarsi per tutta la vita, e ora che
qualcuno lo sta accettando con così tanta
semplicità e naturalezza
che non sa come reagire.
- «Adesso
andiamo, forza. Torniamo a
casa.» Bixlow gli porge la mano dopo essersi messo in piedi.
- Il
ragazzo la afferra e si tira su. Lo
abbraccia di slancio, senza pensare al dolore delle ferite, o che
sarebbe potuto essere fraintendibile. Non gli interessa.
- «Grazie.»
- «Tu
faresti lo stesso per me.» risponde
solamente l’altro, il tono basso e gutturale. Forse sta
nascondendo
il magone. «Però non ti causerei così
tanti problemi.» dice, e
ridacchia con quel suo modo di fare grottesco e irritante.
- Freed
si stacca, si passa una manica
sugli occhi e sorride. «Andiamo a casa, ti offro un
caffè.»
- Ha
accettato da tempo che non possa essere Bixlow la sua anima gemella,
che non possa essere lui quella
persona
destinata. Ci ha sperato, ci ha sperato tanto. Che fosse un errore,
che fosse un problema “tecnico”, che portasse le
lenti! Quando
aveva accettato la disfatta era stato disperato.
- Però
sapere che comunque ci sarà per
sempre lo rincuora, adesso. Un amico per la vita è un
po’ un’anima
gemella, no?
- Freed
si sta guardando allo specchio.
- Non
riesce ad aggiustarsi la cravatta, ed
è assurdo, perché lui è un mago con la
cravatta.
- Sa
fare il Principe Alberto, il Victoria,
il Nicky. Senza contare il Balthus, il Cape e lo Shelby.
- Sa
fare un sacco di nodi per la cravatta,
ma adesso non riesce. Non ce la fa.
- Sta
per avere un attacco di panico.
- Oh
no.
- Lo
sta avendo.
- La
porta bussa.
- No,
bussano alla porta.
- Come
fa a bussare una porta?
- «Chi
è?»
- «Sono
io, apri.»
- «No.»
- «Freed?»
- «No.»
- «Come
no. Tiro giù la porta, lo sai.»
- «No.»
- «Freed,
santo cielo!»
- Freed
sbatte le palpebre. Velocemente si
muove e abbassa la maniglia, sbuca fuori e vede Bixlow. «Che
cosa
vuoi?»
- «Impedirti
di fare del male a te stesso
o agli altri.»
- «Non…
non riesco a fare il nodo alla
cravatta.»
- «Ma
tu sai fare un milione di nodi.»
- Freed
apre la porta. Lo sguardo è basso,
la cravatta tra le mani, le guance rosse dall’imbarazzo.
«Aiutami…
ti prego.»
- Bixlow
sospira e si fa largo nella stanza
dell’albergo. «Dio, sei un disastro.»
Freed spalanca gli occhi,
sull’orlo delle lacrime. «No, nel senso…
no. Stai benissimo,
davvero, sembri solo…»
- «Sto
per avere un attacco di panico.»
- Bixlow
lo abbraccia. Gli fa appoggiare la
testa al petto, lo stringe, gli accarezza piano la schiena.
«Va
tutto bene. Come abbiamo provato in questi mesi. Respira. È
tutto
okay.»
- Freed
sembra riprendere a respirare. Come
se avesse dimenticato come si facesse.
- Inspira
ed espira, inspira ed espira,
profondamente, più a fondo che riesce.
- Il
nero che vedeva sta sparendo
lentamente.
- «Meglio?»
- «Sì…
scusa.»
- Bixlow
ride e stacca da sé il suo amico.
Gli appoggia una mano sulla spalla e gliela pulisce. «Va
bene, non
ti preoccupare. È normale avere paura… oggi ti
sposi!»
- Freed
stringe le labbra. «Non posso
sposarmi. Non con una cravatta così.»
- L’amico
rotea gli occhi. «Sei un
idiota. Fai fare a me.» prende i due lembi della cravatta e
li tira
verso di sé.
- «Sai
cosa stai facendo?»
- «Il
mio migliore amico è ossessionato
dalle cravatte. Ed è gay. E mi ha fatto una testa
così da quando
eravamo ragazzini sui nodi. Quindi sì, so cosa sto
facendo.» dice,
con un leggero tono stizzito.
- «Sono
pronto, Bix?»
- Bixlow
gli dà un pugno leggero sulla
spalla, facendolo barcollare. «Adesso basta incertezze e
insicurezze. Stai sposando l’uomo che ami, non è
abbastanza?»
- Sul
volto di Freed nasce un sorriso. Si
siede sulla poltrona bianca, si passa le mani tra i capelli verdi.
«Per un certo periodo ho sperato di sposarmi con te. Ero
innamorato…»
- Bixlow
si schiarisce la gola.
«Follemente, se non ricordo male. Oh non fare quella faccia!
Ti sei
ubriacato talmente tante volte… molte meno di me, in
effetti, ma
sei stato imbarazzante. E al tuo compleanno mi hai detto di esserti
innamorato di me e che mi avresti amato per sempre.»
- Freed
si copre il viso con entrambe le
mani, chinandosi in avanti. «Ma perché non me
l’hai mai detto?»
- L’amico
ride, sedendosi sulla poltrona
di fronte. «Sei il mio migliore amico, non avrei potuto dirti
niente. Le confessioni ubriache non valgono.»
- Freed
si morde le labbra. «Amo Laxus. Lo
amo tantissimo.»
- «E
lui ama te, o non vi stareste
sposando.»
- «Mi
sto sposando.»
- «Ti
stai sposando.»
- Freed
e Bixlow si mettono a sghignazzare
come fossero dei ragazzini, poi gli occhi gialli di Freed si
sgranano e il suo possessore scatta in piedi, spalancando le mani e
irrigidendosi.
- «Oh
no, è un infarto.» anche Bixlow
salta, spaventato da una reazione tanto repentina.
- «No,
non è un infarto, ma mi devo
sposare tra poco e devo…» prende un respiro.
«Devo essere pronto.
Mi serve il fiore. La cravatta è al suo posto.»
- «Questo
matrimonio mi ucciderà.»
- «Hai
detto qualcosa?»
- Bixlow
finge – male – un colpo di
tosse e scuote la testa. Lascia lo sposo da solo, per
l’ultima
volta.
- Freed
si guarda allo specchio. I suoi
lunghissimi capelli verdi sono rimasti sciolti, eccezion fatta per
qualche treccia ornamentale, e gli occhi sembrano brillare anche
più
del normale.
- I
suoi soli.
- In tutte
le fasi della sua vita ha sperato di trovare quella
persona per poterla sposare, chiunque fosse stata, maschio o femmina,
forse avrebbe anche accettato un gatto.
- E
ora che sta veramente per sposarsi
quasi stenta a crederlo.
- Si
sente finalmente realizzato e
soddisfatto, e pieno di felicità da scoppiare.
- Una
lacrima solitaria gli solca la
guancia proprio mentre mette il fiore bianco all’occhiello
della
giacca nera dello smoking.
- La
festa sta procedendo bene, tutto
secondo i piani. C’è chi beve, chi balla e chi
chiacchiera, non
c’è nessuno in un angolo ad annoiarsi.
- Tutti
stanno facendo qualcosa e tutti si
stanno divertendo.
- C’è
anche qualcuno che litiga –
Natsu e Gray non fanno altro tutto il giorno, gli spiega Laxus,
sarebbe stato strano non avessero discusso quel giorno.
- Mentre
cammina nella sala, rispondendo a
cortesia con altre cortesie, Freed sta cercando suo marito.
- Ecco,
lui è scomparso.
- E
non è da lui tirarsi indietro durante
una lite, insomma, è un veterano.
- Percorre
il grande giardino e sale sulla
piccola torre. Essersi sposati in campagna aveva permesso loro di
scegliere una location spaziosa ed elegante, e anche un po’
vintage
sotto certi punti di vista.
- «Laxus
sei qui?»
- «Sei
venuto a cercarmi.»
- Riconoscerebbe
quella voce tra un milione
di altre. «Certo, sei mio marito.»
- Sale
li ultimi gradini e vede Laxus
seduto sulla finestra, una sigaretta tra le labbra sottili e la
camicia sbottonata. «C’è troppo casino
là sotto.»
- «Certo.
È l’unico motivo.» Freed
acconsente, si avvicina a suo marito e si sede di fianco a lui.
«Si
stanno divertendo tutti.» Laxus annuisce. «E noi
siamo qui.»
- «Non
mi serve nessun altro, ora.»
- La
voce di Laxus è bassa, poco più di
un sussurro, ma lui riesce a sentirla chiaramente. E il cuore gli
scoppia. Lo sente, scoppia sicuramente.
- «Non
voglio che gli altri ci vedano.»
- «Cosa
vuoi fare?»
- Laxus
si alza in piedi, spegne la
sigaretta.
- Il
sole inizia a tramontare, la torre è
illuminata da un colore caldo e accogliente.
- Freed
pensa che suo marito sia la persona
più bella del mondo, soprattutto in controluce in quel modo.
- «Balliamo.»
Laxus gli porge la mano e
sorride. E non è un ghigno, una smorfia, o una boccaccia.
È un
sorriso, puro e candido, un sorriso che riserva solo a lui e solo
alla loro intimità.
- Freed
fa per rispondere in modo
sarcastico come ha imparato durante la convivenza, ma preferisce
tacere e annuire. Afferra quella mano grande e calda e la stringe
nella propria, facendosi avvicinare e legare a lui.
- Iniziano
a muoversi lentamente, uniti nel
silenzio della torre, sulle note di una musica che sentono solo loro.
- «Non
pensavo che sarei tornato dalla
missione ad Alvarez. Ero convinto che sarei morto lì, e non
mi
interessava. O non mi sarei fatto tatuare da quello psicopatico di
Ogra.»
- Freed
trattiene una risata e alza lo
sguardo. Laxus non lo sta guardando. Ha le guance rosse e gli occhi
puntati verso l’alto.
- «Ad
ogni modo, ero un incosciente. Tutte
le cicatrici che ho erano evitabili.»
- «Sì,
sei stato un po’ un-»
- «Ora
ho qualcosa da difendere, qualcosa
da cui tornare. Le giornate finiscono e voglio tornare a casa da te,
è l’unico desiderio.»
- «Laxus…»
- «Non
sono uno che si dilunga, sai,
parlare non mi piace, sei tu quello bravo con le parole. Ma oggi
è
il giorno del nostro matrimonio e voglio dirti che ti amo.
Tanto.»
- «Lo
so Laxus, lo so. Non serve che mi
dici quanto mi ami, me lo dimostri tutti i giorni… ma se
vuoi
dirmelo più spesso, non mi offendo.»
- «Non
ci credo, hai rovinato il
romanticismo.» lo rimbecca Laxus, abbassandosi finalmente su
di lui
e sogghignando.
- «Potrei
continuare a parlare, sai? E
dire un sacco delle mie cose, quelle cose che non sopporti. Per
esempio, sai quante costellazioni sono state scoperte al giorno
d’oggi?»
- E
Laxus lo bacia.
- Non
importa se non saprà mai quante
costellazioni sono state scoperte e catalogate.
- L’unica
cosa importante sono loro due,
che si amano, e si baciano, nel giorno più importante delle
loro
vite.
- Non
riesce a pensare ad altro se non di essere con quella
persona.
Quella persona che ha iniziato un po’ ad amare a nove anni,
che ha
sempre amato.
- È
e sarà per sempre con quella persona.
- Con
Laxus.
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