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13. Epilogo
Girai la
maniglia e spinsi
la porta. Quando ero uscita non l'avevo neppure chiusa a chiave...
forse,
inconsciamente, pensavo di non fare ritorno, chi lo sa?
L’odore
famigliare di
casa mia mi investì, assieme ad una ventata di aria tiepida
che si
mescolò con il gelo che c’era fuori.
Appoggiai le
chiavi della
moto, che era rimasta parcheggiata vicino al campo di smaltimento,
avvertendo la presenza di Connor alle mie spalle.
Durante il viaggio di ritorno in taxi mi aveva raccontato quello che
gli era successo dopo la nostra separazione. Di come
fosse riuscito a raggiungere il deposito della Cyberlife e di
com’era stato interrotto da un altro RK800 che teneva in
ostaggio
Hank. Mi disse che dopo una breve colluttazione, Hank aveva dovuto
capire chi di loro due fosse quello vero, in quanto era diventato
impossibile distinguerli fisicamente.
Nonostante la
paura che il
racconto mi aveva creato, quando mi disse che Hank aveva ucciso
l’altro Rk800 dopo una serie di domande poste ad entrambi,
sorrisi. Senza neppure accorgersene quei due erano passati dall'essere
a malapena partner, ad essere amici
- Dicevi sul serio? -
Strappata dai
miei pensieri, mi voltai a guardare Connor fermo nell’atrio.
- Eh? -
domandai confusa.
- Casa nostra?
- rispose lui facendo un cenno circolare con l’indice per
indicare la struttura.
-
Perchè? Hai un altro posto dove andare? - chiesi.
-
Io… no… -
rispose corrugando la fronte – effettivamente non ci avevo
pensato – aggiunse facendomi scoppiare a ridere.
- Se per te va
bene, puoi vivere qui con me – dissi avvicinandomi.
- Penso che
possa essere una soluzione – assentì Connor mentre
mi alzavo in punta di piedi per baciarlo.
Con una mano
gli accarezzai
la base del collo, avvertendo la morbidezza dei capelli corti alla base
della nuca. Le sue dita sul mio fianco bruciavano come fuoco e la sua
lingua che accarezzava la mia era pura elettricità.
Con
l’altra mano
libera scesi lungo il suo petto, sentendo sotto i polpastrelli la linea
dei
suoi muscoli, finché non arrivai al bordo della camicia, che
elusi per tastare la pelle.
Connor
interruppe il bacio, lasciandomi ansante ad un centimetro dalle sue
labbra.
Lo guardai,
mentre con calma gli sbottonavo la camicia.
- Quanto tempo
abbiamo? - chiesi in un sussurro roco.
- Devo
incontrarmi con Hank tra otto ore, sei minuti e ventotto secondi
– mi rispose.
- Penso che
basteranno – conclusi.
11 novembre
2038 – 06:45 Am
Aprii gli
occhi e sorrisi. Mi sentivo così stupidamente felice!
Osservai il
petto di Connor
alzarsi e abbassarsi lentamente, mentre la mia testa appoggiata alla
sua
spalla ne seguiva il movimento.
Mossi
leggermente le dita della mano distesa all’altezza del suo
cuore meccanico, udendone
il battere leggero. Il braccio di Connor attorno alla mia vita si
strinse, così come l’intreccio delle nostre gambe
sotto le
lenzuola. Una piacevole sensazione di calore si accese alla bocca
del mio stomaco. Sapevo perfettamente che Connor non nutriva la stessa
necessità di contatto che provavo io,
l’appagamento fisico
era una pura debolezza umana. Ma nonostante questo
mi aveva soddisfatta.... decisamente.
Il ricordo
delle ore appena
trascorse mi invase come fuoco liquido e per distrarmi alzai la testa,
incrociando così lo sguardo di Connor.
- Ciao
– mi disse, accennando un sorriso e sistemandomi una ciocca
di capelli bianchi dietro l’orecchio.
- Sei un
sogno? - dissi io chiudendo leggermente gli occhi a quel tocco.
- Sono
piuttosto sicuro di no – sogghignò Connor.
Stava ancora
sorridendo
quando mi feci avanti per baciarlo.
- No,
decisamente non lo sei – affermai, ritrovandomi sdraiata
sopra di lui.
- Tu invece
sei certa di non essere un androide? Sembra che non ti stanchi mai
– replicò lui.
Io mi
puntellai sui gomiti per guardarlo in faccia, godendomi la sensazione
dei nostri corpi a contatto.
- Sono le
prime ore che
passiamo senza l’incubo della tua indagine o della Cyberlife
– risposi – Riposarmi mi sembrava uno spreco
–
commentai con un’alzata di spalle.
-
Libertà…
che strano, fino a poco tempo fa non ne conoscevo il significato
– replicò Connor – o almeno non per
davvero -
Fissai i suoi
occhi castani
mentre sondavano il soffitto, sentendo le sue dita passare distratte
sulla mia schiena disegnando arabeschi invisibili sulla pelle.
Era perfetto,
non avrei trovato un altro aggettivo per definirlo.
- A cosa
pensi? -
Mi focalizzai
di nuovo sul suo sguardo che ora era posato su di me. Non mi ero
neppure accorta di avere la fronte corrugata.
- Sei certo di
volere me? - chiesi facendolo trasecolare.
-
Perchè mi fai questa domanda? - replicò lui
confuso.
-
Invecchierò – risposi semplicemente, a dispetto
del macigno che il solo pensiero mi creava sullo stomaco.
- Non
è un problema
– ribattè lui tranquillamente –
adatterò il
mio aspetto al tuo con il passare degli anni -
-
Morirò Connor
– proseguii io – noi umani siamo fragili, voi
potete essere
immortali con un buon grado di manutenzione e..-
- Quando
verrà il momento mi farò disattivare –
mi interruppe lui.
- Connor! -
esclamai puntando le mani sul suo petto per sollevarmi.
- No Ren,
ascoltami –
mi bloccò nuovamente – ho la libertà di
scegliere
cosa fare della mia vita adesso, e quando sarà il momento,
quando il tuo arriverà, questo è ciò
che voglio
fare – disse serio.
Un secondo
dopo le sue mani si alzarono, accarezzandomi il collo e il viso.
- Voglio te
– disse, rispondendo alla mia domanda iniziale.
- Mi hai
già da tanto tempo – risposi chinandomi per
baciarlo.
15
luglio 2039
- E’
permesso? -
- Hank, entra!
-
Uscii dalla
cucina e
comparii nel salotto. Il poliziotto si fece avanti, mentre dietro di
lui Connor, inginocchiato, si faceva fare le feste da Sumo.
- Non dovevi
disturbarti – lo salutai, abbracciandolo e alleggerendolo del
peso di due bottiglie di vino.
- Non esiste
grigliata senza vino – replicò l’uomo.
Hank aveva i
capelli
più corti e un colorito florido sotto una delle sue
improbabili
camicie fantasia. Dopo gli eventi di quella che ormai tutti chiamato
“la rivoluzione di Detroit”, Hank aveva smesso di
bere e
fortunatamente di cercare di suicidarsi. Continuava a lavorare al
dipartimento di polizia e Connor era oramai un suo collega a tutti gli
effetti. Non che il capitano avesse avuto altra scelta, la questione
era entrambi, o nessuno dei due.
- Credo che il
fuoco sia pronto – ci avvisò Connor –
Direi che possiamo mettere la carne a cuocere -
- Sto morendo
di fame
– asserì Hank seguendoci in giardino –
però avrei preferito non interferire
con i vostri festeggiamenti -
- Nessuna
interferenza, ci fa piacere averti qui per cena –
replicò Connor.
Avevamo deciso
di comune
accordo di stabilire il giorno del nostro anniversario il 15 di luglio,
la data esatta del nostro primo incontro.
- Noto
dall’assenza
di sorpresa da parte tua che ne fossi già al corrente
–
dissi portandomi la mano destra davanti al viso, dove,
sull’anulare spiccava una fedina di diamanti.
- Se vuoi
posso fingere
– replicò Hank sorridendo – diciamo che
gli ho dato
un paio di consigli – aggiunse alzando le spalle.
- Hanno
funzionato – risposi guardando Connor, che sembrava
compiaciuto ed imbarazzato al tempo stesso.
Quella
mattina, quando ero
scesa a fare colazione avevo trovato Connor in piedi vicino al mio
posto e sulla tovaglietta della colazione una scatolina.
Mi ero
congelata sul posto,
facendo saettare lo sguardo incredulo dal tavolo a lui, talmente a
lungo, che Connor aveva iniziato a preoccuparsi. Poi senza nemmeno
aprire la scatolina gli ero saltata in braccio gridando
“sì” e facendolo scoppiare a ridere.
- Dobbiamo
solo aspettare
che venga definita una legge a tal proposito – disse Connor
– al momento il matrimonio tra androidi e umani non
è
ancora stato regolamentato – spiegò.
- So che North
se ne sta occupando – commentai io.
- I vostri
amici ci raggiungono oggi? - chiese Hank.
- Purtroppo no
– rispose Connor – Markus aveva alcune riunioni a
cui presidiare -
Le cose si
stavano
evolvendo a poco a poco. Il giorno dopo la rivoluzione di novembre,
Markus aveva incontrato il governo e il presidente Warren. Avevano
discusso civilmente, anche se da entrambe le parti c’era
ancora
qualche contrasto.
Da quel
giorno, il leader
dei devianti si era preso in carico di portare avanti le trattative per
stabilire le loro condizioni di vita. Fino a quel momento, era riuscito
a far abolire la
schiavitù e a ottenere un salario per i lavori svolti dagli
androidi che decidevano di loro spontanea volontà di venire
impiegati. Il che, aveva aiutato
parzialmente a ridurre la disoccupazione dilagante, rendendo di nuovo
competitivo il lavoro degli umani. Inoltre, alla morte di Karl, il
celebre pittore aveva lasciato parte della sua cospicua
eredità
a Markus, il quale l’aveva impiegata per comprare alcuni
terreni
vicino a Detroit dove iniziare ad edificare un luogo che accogliesse
gli androidi.
Per quanto
riguardava la
Cyberlife, gli impianti di produzione erano fermi da novembre, in
attesa di capire come poter far funzionare il tutto nuovamente.
- Beh,
comunque congratulazioni! - disse Hank abbracciandomi.
- Grazie
– rispose
Connor – meglio se vado a mettere su da mangiare –
aggiunse, allontanandosi tallonato da Sumo.
- Allora? Come
va? -
Mi sedetti su
di una delle sedie in ferro battuto e mi rivolsi al poliziotto.
- Bene.
Incredibile, ma bene – affermò l’uomo.
- Non so
perché, ma
ho come la sensazione che ci abbia salvato lui e non il contrario
– commentai appoggiando il mento sul palmo aperto.
- Non sei
l’unica a
pensarlo – replicò Hank – credo che
l’umanità avesse bisogno di questa rivoluzione
–
aggiunse.
- Come va
Connor? - domandai osservandolo cercare di tenere a bada Sumo in modo
che non portasse via le bistecche appena cotte.
Avevo
raccontato ad Hank
l’episodio di Amanda e lo avevo pregato di tenerlo
d’occhio. La mia paura che la Cyberlife potesse di nuovo
usarlo
non se n’era andata.
- Tutto
tranquillo –
rispose l’uomo – se non conti Gavin e i suoi
insulti mormorati a
mezza bocca. Il tuo fidanzato ha un notevole autocontrollo, io gli
avrei già spaccato tutti i denti – disse
oscurandosi.
- Ho ancora
paura che possano portarmelo via, Hank – ammisi rigirando
distrattamente l’anello all’anulare.
- Anche se
succedesse
tornerebbe da te in qualsiasi caso – replicò il
poliziotto
– dopotutto non lo ha già fatto una volta? - mi
chiese con
un mezzo sorriso.
-
Sì, è vero – annuii.
- Avete finito
di
spettegolare alle mie spalle? Perchè è pronto
–
annunciò Connor venendoci incontro con una teglia di carne
fumante.
- La mettevo
in guardia sul
tuo vizio di assaggiare i fluidi sulle scene del crimine e poi di
lasciarti cucinare – rispose Hank dando una grattata alle
orecchie di Sumo che si era accucciato sotto al tavolo.
- E’
una funziona che
mi pare sia di grande aiuto nelle indagini –
replicò
Connor sollevando un sopracciglio – per esempio
l’altro
ieri, mi ha permesso di identificare che il sangue della vittima fosse
affetto da...-
- Connor!!! -
esclamammo in coro sia io che Hank, salvo poi vedere
l’espressione divertita del deviante.
- Sta
peggiorando da quando
lavora con te Hank – affermai dando un buffetto al braccio di
Connor, il quale si sporse a lasciarmi un bacio sulla tempia.
- Che ne dite
di un
brindisi allora? - propose Hank, stappando il vino che aveva portato
– Al vostro fidanzamento! - disse riempiendo i bicchieri.
- Alla nostra
nuova famiglia! - esclamai io facendo diventare gli occhi del
poliziotto lucidi.
- Alle persone
che mi hanno reso ciò che sono oggi – aggiunse
Connor.
Per un attimo
ci sorridemmo
tutti e tre, poi Sumo decise di alzarsi di colpo e di rovesciare
praticamente tutto ciò che c’era
sulla tavola.
Senza riuscire
a smettere
di ridere, guardai Hank rimproverare il povero animale e Connor tentare
di difenderlo mentre asciugava il vino versato.
Quando mi
asciugai le
lacrime sapevo che non derivavano solo da quello, ma anche dal fatto di
essere
incredibilmente fortunata.
Ero di nuovo libera.
Fine
Jericho's
place:
Eccoci qui, dopo
una lunga attesa (perdonatemi) siamo giunti alla conclusione.
Spero che questo
finale vi abbia soddisfatti, magari sarà un pò
scontato, ma tantè che è andata così!
Mi auguro che Dreams vi abbia lasciato qualcosa, o che almeno vi abbia
gradevolmente intrattenuti per questi tredici capitoli ^^
Ringrazio di
cuore tutti i Lettori che si sono imbarcati
con me in questa piccola impresa, grazie a tutti coloro che hanno
trovato il tempo di lasciarmi una loro impressione tramite le
recensioni: Yujo, Leila91, Pandizenzero, af_Eleven_ e Angela2_0, e a
chi ha inserito la storia tra le seguite af_Eleven_, Angela2_0,
Foster Giorgi, Leila91, Lunatica_26, Molang, Pandizenzero,
Rebecca_mecenero, Roiben, Yujo, _Another_, _Blanca_, _purcit_, e
preferite:
Angela2_0, Echelon_Potterhead, Lavellan, MaryLove, Rebecca_mecenero.
Con affetto
sincero vi abbraccio tutti <3
Magari,
chissà, ci rivedremo ;)
Marta
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