[Parte 3/3]
In
mezzo al Sette di Picche e al Dieci di Quadri spiccava nientemeno
che…Babbo
Natale.
Hermione
strabuzzò gli occhi, avvicinando la tessera per osservarla
meglio.
Sdraiata
in una posizione di indecente pigrizia, la figura indossava una tutina
rosso
sgargiante.
“Hey,
Bambola!” – richiamò subito la sua
attenzione, strizzandole pure l’occhio –
“Sei
qui perché vuoi un appuntamento, vero?”
La
strega scosse la testa, spiazzata –
“S-scusa?”
“Ti
avviso, per questa settimana non c’è niente da
fare. Proverò a consultare la
mia agenda, può essere che si liberi un posto il prossimo
giovedì…”
“No,
non hai capito” – lo interruppe lei, riprendendosi
parzialmente dallo stupore –
“Non voglio nessun appuntamento... piuttosto, tu chi sei? E soprattutto
cosa diavolo ci fai
qui?”
La
figura balzò in piedi, fissandola con sguardo allucinato
– “Come sarebbe a dire
che non vuoi un appuntamento con me? Tutte vogliono uscire col
sottoscritto.
Tutte!” – sbraitò fuori di
sé, prendendo a gesticolare animatamente, la mano
destra che sventolava libera nello sfondo bianco della tessera e le
dita della
sinistra che stringevano convulsamente una…lametta da barba?
“No,
non è possibile” – mormorò
allibita, lanciando uno sguardo disperato a Blaise,
curvo sulle sue spalle. Il Cacciatore taceva, osservando a sua volta la
carta
con espressione perplessa.
L’attimo
seguente uno schizzo di schiuma bianca colpiva il polso di Hermione.
Lametta
sempre alla mano, la figura borbottava frasi incomprensibili mentre
lasciava
scivolare l’oggetto metallico sulla pelle, risalendo dalla
gola fino alla punta
del mento.
In
un secondo, tutto fu chiaro. E per un istante Hermione non seppe se
ridere o
piangere.
Altro
che Santa Claus in formato ridotto… Stava tenendo in mano un
Jolly estremamente
montato che aveva scelto giusto quel momento per farsi la barba.
Sul
serio, c’era da impazzire…
“Tu
sei il Jolly” – sussurrò sgomenta.
“Jo
per le amiche” – rispose quello, facendole
nuovamente l’occhiolino. Agitò
ancora la lametta carica di schiuma da barba e altri zampilli
atterrarono
bellamente sulle dita della strega.
“Granger.”
– la voce seccata di Pansy Parkinson richiamò la
sua attenzione – “Possiamo
procedere o devi disquisire con le tue carte un altro
po’?”
“Veramente
avrei un problema…” – replicò
la Grifondoro, tamponandosi distrattamente il
dorso della mano. Quindi girò la carta in questione,
mostrandola a tutti – “O
sarebbe meglio dire che abbiamo un
problema.”
“Merlino!”
– esclamò la mora, guardando schifata la carta ora
per metà sbarbata – “Che
roba è?”
“So
che è difficile crederlo” –
affermò Hermione, lanciando un’occhiataccia al
disegno animato che ora si era tolto una delle buffe scarpette a punta
e
rimirava estasiato il buco nel calzino a livello dell’alluce
– “Ma temo proprio
si tratti del Jolly”
“Il
Jolly?” – squittì l’altra. Poi
lanciò uno sguardo di fuoco a Varnes e Lloyd –
“Siete due idioti, avete dimenticato quell’affare
nel mazzo!”
“Io
non c’entro, il mazzo lo ha fatto lui” –
provò a difendersi Lloyd.
“Sì,
ma tu le hai distribuite” – controbatté
rapido il compagno.
“Fate
silenzio!” – lì zittì la
Parkinson, il volto sempre più scuro –
“Siete degli
incompetenti! Tanto valeva chiedere a Tyger e Goyle…Ah,
lasciamo perdere. Ci
deve essere una soluzione…” – aggiunse,
prendendo a massaggiarsi le tempie.
In
effetti, una soluzione c’era. E la conoscevano tutti.
“L’unica
è rifare la partita da capo” –
affermò Varnes, dando voce al pensiero comune di
tutti i presenti. Quasi tutti,
perché
l’istante successivo Pansy lo fissò come se stesse
valutando l’idea di
staccargli la testa a morsi.
“Non
se ne parla” – tagliò corto lei
– “Ci deve per forza essere un’altra
soluzione”
Hermione
fece per aprire bocca, ma Blaise la precedette.
“In
quanto posta in gioco, credo di aver diritto all’ultima
parola” – esordì il bel
cacciatore, sfoderando un sorriso mellifluo – “La
partita è da rifare. Ma se
tu, Pansy cara, vuoi tirarti
indietro…”
“Credo
di non aver afferrato bene, tesoro…”
– sibilò indispettita la Serpeverde.
“Nuova
partita. O ci stai, o sei fuori” –
ribadì Hermione, prendendo coraggio –
“E’
più chiaro ora?”
Fumava,
la testa di Pansy Parkinson. Ribolliva di rabbia.
E
dal livore che improvvisamente tingeva le guance della Serpeverde,
Hermione
capì che – dopotutto –
quell’assurdo Jolly le aveva salvato la serata,
concedendole una seconda chance.
“E
sia”- la sentì rispondere poco dopo, un sorrisetto
cattivo sulle labbra –
“Posso rimetterti al tuo posto tutte
volte che mi pare, Granger, non ti
illudere…”
“Anche
a fatti, o solo a parole?” – la provocò
la Grifondoro, strappando una smorfia
divertita a Blaise. Hermione Granger nascondeva un carattere tosto
dietro ai
timidi sorrisi con cui spesso lo salutava quando si incrociavano per i
corridoi.
“Lloyd,
ridistribuisci il mazzo” – ordinò Pansy,
prendendo poi a tamburellare le dita
dalle unghie laccate sul morbido strato di tessuto verde che ricopriva
il
tavolo.
“Nuova
partita?” – domandò allegro il Jolly,
allungando il collo per scrutare il
profilo della giovane Serpeverde e completando il tutto con un sonoro
fischio
di apprezzamento – “Ci vediamo tra poco,
bella!”
Pansy
non lo degnò di uno sguardo, ed Hermione si vide suo
malgrado costretta ad
intervenire – “Mi spiace, ma tu non fai parte del
mazzo”
Il
Jolly la fissò come se fosse tutto d’un tratto
impazzita – “Non faccio parte
del mazzo?” – sbraitò, sventolando la
lametta da barba – “Come sarebbe a dire
che non faccio parte del mazzo? Hai un pessimo senso
dell’umorismo, bambola, te
lo devo proprio dire…”
“Stiamo
giocando a Poker” – tentò nuovamente la
Grifondoro – “Sono ammesse solo le
carte dal sette in avanti, Assi compresi. Che poi, sei una carta da
gioco, no?
Queste cose le sai sicuramente meglio di me e…”
“Sognatelo”
– replicò la figura, le braccia conserte
– “Io non mi muovo di qui”
“Non
credo tu sia nella posizione di poter decidere se rimanere o
meno” – obiettò la
strega, mentre alle sue spalle Blaise annuiva di comune accordo.
“Questione
di pochi minuti” – aggiunse infatti il bel
cacciatore, strizzando l’occhio alla
carta evidentemente imbufalita – “E poi potrai
tornare a circondarti delle tue
belle regine”
“Non
le voglio quelle quattro megere” –
sbottò il Jolly – “A me piace la mora.
Senza
offesa..” – concluse rivolto ad Hermione, prima di
occhieggiare alla volta di
Pansy.
“Figurati”
– rispose fin troppo svelta la Grifondoro, ben contenta di
non essere più la
preferita di quella tessera decisamente singolare.
“Granger,
vuoi mettere via quella dannata carta o cosa?” –
l’apostrofò Pansy,
evidentemente spazientita.
“Ho
detto di no!” – ripeté il Jolly con lo
stesso tono di un bambino capriccioso.
Hermione
sospirò, preparandosi ad una nuova sequela di lamentele
– “A mali estremi…”
“Su,
fallo. Provaci, avanti!” – la provocò la
carta, sfoderando uno sguardo
bellicoso – “Ma ti avverto,
il Dieci di
Fiori viene via con me”
La
strega spalancò gli occhi, incredula –
“E’ una minaccia?”
L’intera
situazione rasentava l’assurdo.
“Prendila
come ti pare” – replicò la tessera
– “Ma se vado via io, lui viene con me”
– e
così dicendo si appiattì contro il Dieci di
Fiori, stretto al suo fianco tra le
dita della Grifondoro. I margini parzialmente sovrapposti, sembrava
quasi che
le due carte fossero state saldate assieme.
“Non
puoi fare così! Il Dieci ci serve!” –
s’infervorò Hermione, cercando
inutilmente di separarli – “Merlino, ci fosse una
carta normale in tutto questo
Mazzo…”
“Stai
insinuando che il mio è un Mazzo squilibrato, per
caso?” – volle sapere il
Jolly, senza mollare la presa sul Dieci.
“Fai
un po’ te” – soffiò seccata la
ragazza – “Hai una Regina di Quadri smaniosa di
farsi l’intero Mazzo, il Jack di Picche che è un
vero cafone e il Sette di
Fiori che...”
“No,
aspetta fammi indovinare...Piange ininterrottamente?”
– ironizzò la carta,
terminando la frase per lei – “Ma non mi dire...Ci
credo che frigna sempre, è
la Carta Incompresa, per tutti gli Assi!”
“Granger”
– s’inserì nuovamente la Parkinson,
facendo cenno con la mano di passargli la
carta – “Dammi qua”
“Come
se fosse facile…” – bofonchiò
la Grifoncina, tirando all’inverosimile le due
tessere in direzioni opposte.
“Non
hai detto che ti piaceva Pansy?” –
domandò Blaise, facendo leva sullo smisurato
ego del Jolly – “Hai la possibilità di
stare tra le sue mani, se vuoi…”
Come
d’incanto, il Dieci di Fiori si ritrovò libero.
“Eccomi,
bambola. Ora sono tutto tuo…” –
esordì infatti con voce suadente, mentre
passava dalle dita di Hermione a quelle della Serpeverde -
“Unghie rosse! Oh,
mi piace il rosso…ti vestirai di rosso al nostro primo
appuntamento?”
Pansy
aprì la bocca per mandarlo al diavolo, poi parve ripensarci.
E un guizzo di
pura cattiveria brillò nei suoi occhi scuri –
“Aspetta e vedrai” – affermò
con
un sorrisetto che solo chi la conosceva bene aveva imparato a temere.
Al
Jolly quelle parole parvero dare alla testa –
“Davvero? E sarà un appuntamento
focoso? Bollente?”
La
strega avvicinò la tessera alle labbra rosso vermiglio,
fermandola solo a pochi
centimetri di distanza prima di soffiare un peccaminoso –
“Bruciante…”
Ormai
in estasi, il Jolly faticò a reprimere un gemito. Senza fare
ulteriori storie
si lasciò quindi mettere da parte per quella partita,
convinto di aver appena
ottenuto l’appuntamento più esaltante della sua
vita.
Pansy
voltò la carta verso il basso, ma invece di posarla in
disparte sul tavolo
lanciò un’occhiata al ragazzo che le sedeva
accanto – “Hai da accendere?”
Varnes
le rispose con uno sguardo perplesso – “Pansy, ma
tu non fumi…”
“Ho
forse detto il contrario?” – la sentì
ribattere, una nota ironica nella voce.
Il
Serpeverde si limitò a stringersi nelle spalle, sollevando
la bacchetta.
“Un
accendino babbano” – lo fermò la
compagna – “So che ne tieni sempre uno in
tasca, all’insaputa di tuo padre. Credo che
quell’aggeggio sia quanto mai
appropriato, al momento..” – concluse
enigmaticamente.
Senza
riuscire a capire dove volesse andare a parare, Raymond Varnes si mise
a
frugare nella tasca anteriore dei pantaloni neri, estraendo di
lì a poco un
pezzo di plastica verde con un serpente disegnato sopra.
Fece
per porgerlo alla Parkinson ma lei lo fermò di nuovo.
Inaspettatamente fu
proprio la Serpeverde ad allungare la mano, passandogli la carta che
– ancora
rivolta verso il basso – era totalmente ignara di
ciò che stava accadendo.
Varnes
prese il Jolly con la mano libera, se possibile più confuso
di prima.
“Bene”
– esclamò la mora, soddisfatta - “Vai a
farti un giro, Ray”
Lui
abbassò nuovamente lo sguardo sulle proprie mani,
l’accendino stretto nella
destra e il Jolly pinzato tra il pollice e l’indice sinistro.
Quindi capì, e
sollevò di scatto lo sguardo.
“Eliminalo”
– soffiò Pansy in una crudele conferma –
“Fisicamente”
Deglutendo
a vuoto, il ragazzo si alzò in piedi, palesemente titubante.
I presenti
rimasero in silenzio, l’aria pervasa unicamente dai loro muti
respiri e dalle
note della musica in sottofondo mentre Varnes si allontanava con una
strana
espressione dipinta sulla faccia, quasi fosse stato lui la vittima
anziché il
boia.
Nessuno
fiatò. Il pensiero comune era sufficientemente chiaro.
Per
quanto la soluzione della Serpeverde fosse di fatto estremamente
drastica,
nessuno aveva voglia di farsi avanti e prendere le difese
dell’odioso Jolly.
Persino
Hermione, sempre pronta ad appoggiare i più deboli
– la fondazione della
C.R.E.P.A. ne era senz’altro una prova -
sembrava indecisa sul da farsi.
Dopotutto,
lei si era limitata a passare la carta alla Parkinson, si
ritrovò a
considerare.
Quella
figura disegnata poi, era veramente insopportabile. Uno scarabocchio
maleducato.
Egocentrico,
narcisista…volgare, saputello, antipatico, maleducato..ah
no, quello lo aveva
già detto…
Ad
ogni modo, il mondo era pieno di Mazzi di carte da gioco,
rifletté.
Un
Jolly più o un Jolly meno…non era una gran
perdita, no?
“Possiamo
procedere?” – frecciò Pansy, facendo
cenno a Lloyd di mischiare le carte.
Detto
e fatto, le due streghe si ritrovarono ognuna con cinque carte coperte
posate
davanti.
Un
meraviglioso tris. I Nove di Quadri, di Cuori e di Fiori.
Accompagnati
dal Dieci e dalla Regina di Picche.
Hermione
stentava a crederci.
Era
troppo bello per essere vero. Troppo, troppo bello. E
infatti…
“Ti
sei lavata le mani, almeno?”
Hermione
chiuse istintivamente gli occhi. E pregò che il proprietario
di quella voce
sconosciuta pesasse più di dieci grammi.
“Guarda
che è una cosa seria” –
ribatté la voce – “Ti sei lavata le mani
o no?”
La
giovane strega si costrinse a sollevare le palpebre, abbassando lo
sguardo. Il
Dieci di Picche stava trattenendo il fiato, la pancia in dentro e il
dorso della
tessera incurvato in modo da evitare il più possibile il
contatto con le sue
dita.
Possibile
che non ci fosse una carta normale in tutto il mazzo? Era forse
chiedere
troppo?
“Le
ho lavate” – rispose spiccia, sperando che
l’inaspettata e poco gradita conversazione
terminasse lì, così che la partita potesse
finalmente avere inizio.
“Quando?”
– volle sapere il Dieci.
La
strega alzò gli occhi al cielo – “Prima,
non ricordo l’ora esatta” –
sbottò
seccata. Dopo aver avuto a che fare con la quarta o quinta tessera
fuori di
testa era concesso essere un tantino maleducati, no?
“Più
di dieci minuti fa?”
Hermione
annuì, ignorando la vocina nella sua testa che suggeriva
“Menti…per il tuo
bene, spara una balla colossale”
“Per
tutte le Scale Reali!” – strillò la carta
- “Stai cercando di uccidermi?”
“Non
capisco di cosa parli” – replicò la
moretta, desiderando con tutta sé stessa di
avere almeno Blaise al suo fianco. Ma il Cacciatore si era allontanato
poco
prima per prendere da bere, e data la lunga fila in coda al tavolo
trasformato
per l’occasione in un bancone da bar, non sarebbe tornato
molto presto.
“Parlo
di loro” – fece
la tessera,
abbassando la voce e guardandosi attorno con aria circospetta, quasi
temesse di
avere una microspia infilata tra i semi di Picche –
“Dei Germi”
Merlino,
no. Mancava solo la carta affetta da ipocondria…
“Le
ho lavate bene” – provò a giustificarsi,
illudendosi che quella rassicurazione
avrebbe placato l’indole ansiolitica della carta da gioco.
“Con
del sapone
antibatterico? A pH 5.5?” – insistette
il Dieci.
“Suppongo
di sì” – Come tutti, l’ultimo
pensiero di Hermione era quello di badare alle
scritte minuscole sull’etichetta del flacone di sapone
liquido, quando si
lavava le mani. Ma non era strettamente necessario che il suo
interlocutore lo
venisse a sapere.
“Si,
ma era vero sapone
antibatterico?
Clinicamente testato?” –
s’intestardì –
“Perché ti assicuro che l’Escherichia
Coli è duro a morire. Siamo seri, qui sto rischiando la
gastroenterite e…”
Lo
starnuto di Lloyd venne accolto come lo sgancio di una bomba atomica.
“Si
salvi chi può!” – urlò la
carta da gioco, terrorizzata, tirando fuori da chissà
dove un rotolo di carta e cominciando a
“impacchettare” i suoi dieci semi di
Picche – “E’ la fine…Lo
sapevo, è la fine…moriremo
tutti…” – continuava nel
frattempo a blaterare, la voce ora più ridimensionata, ma
decisamente tremante.
“Cosa
stai facendo?” – domandò Hermione,
fissando perplessa i semi che venivano a uno
a uno incappucciati con uno spesso strato di carta.
“Mai
sentito parlare di prevenzione, tu, eh? Proteggo i miei
pupilli” – e così
dicendo strappò un altro foglio immacolato, drappeggiandolo
attorno alla punta
del simbolo più alto – “E’
ipoallergenico, loro sono molto sensibili. E anche
ignifugo, non si sa mai…”
Hermione
non rispose, l’attenzione catturata da un movimento alle sue
spalle. Blaise,
più bello che mai, era già di ritorno. In mano,
due bicchieri contenenti un
liquido violetto.
La
strega occhieggiò verso la coda di persone in piedi che
ancora attendevano il
loro turno, poi tornò a fissare lo sguardo sul volto del bel
Serpeverde,
inarcando un sopracciglio.
“Ho
le mie conoscenze” – replicò suadente,
strizzandole l’occhio. L’attimo dopo le
porse uno dei due calici – “E’
analcolico” – precisò, e la vide
sorridere.
Hermione
fece per allungare la mano ma le dita secche come artigli di Pansy
Parkinson
s’inserirono strappando a Blaise il bicchiere.
“Grazie”
– bofonchiò senza nemmeno alzare la testa
– “Ne ho proprio bisogno”
Una
frecciatina velenosa tremò sulle labbra della Grifondoro,
prima di accorgersi
che – incredibilmente – quello della Parkinson era
stato un gesto volutamente
scortese nei suoi confronti.
Nemmeno
la stava calcolando, a dire il vero. Piuttosto, sembrava fin troppo
presa dalle
cinque carte che teneva in mano. Due, in particolare.
Hermione
non poteva certo saperlo, ma in quel momento una coppia di Assi
– quello di
Quadri e quello di Fiori -
stavano
letteralmente facendo dannare la strega dai capelli corvini.
Con
la voce infantile di due bambini, avevano reclamato la favola della
buonanotte.
Ovviamente
Pansy Parkinson non ci aveva pensato due volte a rispondere a tono,
stroncando
sul nascere qualsiasi loro assurda richiesta. Ma quei piccoli mocciosi
– se
così potevano essere chiamate due carte da gioco –
erano passati al ricatto.
Infantili
e capricciosi. E maledettamente pericolosi.
O ci racconti una fiaba, o noi gridiamo ad
alta voce le carte che hai in mano.
Ah,
l’età dell’innocenza…tutte
balle.
Ben
presto si era trovata quindi a dover snocciolare una storia inventata
così, su
due piedi, venendo addirittura interrotta più e
più volte dalle due carte per
critiche e lamentele varie.
Avevano
asserito che la trama non era molto convincente, i personaggi troppo
superficiali, la fluidità del racconto lasciava a
desiderare, il pathos era del
tutto inesistente…e in un paio di occasioni
l’avevano ripresa anche dal punto
di vista grammaticale.
Se
solo avesse potuto schiantarli…
Finì
la storia – sempre a bassa voce, nella speranza che nessuno
capisse cosa era
stata costretta a fare – e ben conscia di essersi
più volte contraddetta circa
i luoghi e i nomi dei personaggi.
“E
poi?” – fece l’Asse di Quadri, in attesa.
“ E’
poi niente” – sbottò la strega
– “E’ finita così”
“Non
lo trovo molto esauriente…” – aggiunse
quello di Fiori.
“E’
un finale aperto” – tagliò corto Pansy
– “Aperto. Sapete cosa significa? Che
non c’è una fine vera e propria”
Gli
Assi si guardarono per un secondo, prima di puntare su di lei
un’espressione
imbronciata – “Tutte le favole hanno una fine. Se
non ce l’ha, non è una
favola, e allora ce ne devi raccontare
un’altra…”
“Va
bene, va bene” – replicò svelta la
Serpeverde – “Mi sono sbagliata, la storia
ha un finale. Il finale è che…muoiono.”
“Muoiono
chi?” – domandarono in coro le due tessere.
“Tutti.
Muoiono tutti” – ribatté con fare
pratico – “Credetemi, è risaputo che
l’happy
ending non va più di moda…”
Se
Hermione era rimasta un attimo spiazzata dai modi scortesi di Pansy,
Blaise al
contrario sembrava non averci fatto minimamente caso. Continuando a
sorridere,
le aveva allungato l’altro bicchiere –
“Assaggialo, scommetto che ti piacerà”
“Che
cos’è?” – domandò
lei, incuriosita dall’insolito colore della bevanda. Un
violetto che sembrava brillare di luce propria. Lo annusò
appena, titubante.
Era
del tutto inodore.
Zabini
scosse la testa, rifiutandole la risposta – “Fidati
e assaggia”
Poterva
fidarsi? - si
chiese Hermione.
Osservò
sospettosa il liquido chiaro, iridescente. Ma Blaise aveva ancora
quello
smagliante e caldo sorriso dipinto sulle labbra…come non
fidarsi?
Avrebbe
affidato tutta sé stessa a quel mago, era la pura
verità. Non era quindi il
caso di farsi tante paranoie per un normalissimo drink –
concluse portandosi il
bicchiere alle labbra e bevendo un sorso.
Dapprima
non percepì nulla. Il liquido le scivolò sulla
lingua, oltrepassando la fessura
data dalle due arcate semisocchiuse. Non era freddo, non scottava. Ma
non era
neppure a temperatura ambiente.
Era
qualcosa di totalmente nuovo, diverso.
Lentamente
le sue papille cominciarono a registrare lievi note di sapore. Un
accenno di
vaniglia, l’amaro inconfondibile del caffè, una
punta di nocciola. O forse era
crema di mandorla.
Delizioso.
La cosa migliore che aveva mai bevuto.
Lo
aveva appena assaggiato, e già lo adorava.
Sollevò
lo sguardo sul ragazzo che adorava altrettanto, ma da molto
più tempo – “E’
divino. Come si chiama?” – domandò
ancora una volta, restituendogli il drink
per tornare a prendere tra le mani le sue carte.
“Come
tu mi vuoi”
Se
non avesse già deglutito, l’incredibile bevanda le
sarebbe andata certamente di
traverso. Tossicchiò a vuoto comunque, nervosa e imbarazzata.
Eccitata?
Insomma,
quale altra strega in pieno possesso delle proprie facoltà
mentali – e di tutti
gli ormoni previsti dalla natura - sarebbe rimasta impassibile di
fronte ad un
affascinante Blaise Zabini che sorridendo se ne usciva con una frase
del
genere? Suonava quasi come un’offerta, a dire il vero.
E
lei era davvero, davvero tentata di accettare…
“C-come..?”
– riuscì solo a balbettare, mentre immagini e
fantasie sempre più oscene le
affollavano la mente.
“Il
nome del drink” – affermò Blaise, una
luce divertita negli occhi – “Si chiama Come tu mi vuoi”
L’entusiasmo
di Hermione si sgonfiò rapidamente come un palloncino bucato.
Il
drink. Certo.
Cosa
diavolo era andata a pensare?
“Nome
interessante” – lo sentì aggiungere, la
voce leggermente incrinata, quasi
stesse sforzandosi di trattenere una risata –
“Sembra quasi una proposta, no?”
Morgana, pietrificami! E già che ci
sei,
aggiungi un Oblivion…
Lui
aveva capito. Lei aveva frainteso.
Splendido.
“Ha
un sapore davvero sorprendente” –
affermò, cercando di sviare dall’imbarazzo
eterno che sembrava volerle rimanere addosso per sempre –
“Come facevi a sapere
che mi piaceva la vaniglia?”
“Non
lo sapevo” – fu la sincera risposta di lui
– “Vedi, si tratta di una bevanda
magica. Ognuno percepisce un gusto diverso, a seconda di quello che
è il suo
drink ideale” – spiegò, prima di
portarsi a sua volta il bicchiere alle labbra.
Un
gesto che ad Hermione non sfuggì, mentre il suo cuore
riprendeva a pompare
sangue come un forsennato.
Blaise
stava bevendo dal suo stesso bicchiere e, cosa ancora più
scioccante, le sue
labbra accarezzavano l’orlo di vetro nell’esatto
punto in cui poco prima aveva
appoggiato le sue.
Coincidenza?
Sì,
poteva essere…trecentosessanta gradi dopotutto erano pur
sempre
trecentosessanta gradi, diciamo che la bocca di un essere umano ne
copriva…quanti, circa novanta? Beh, la
probabilità di sovrapposizione era tutto
sommato elevata.
Certo
la sua era stata molto più che una parziale
sovrapposizione…aveva posato le
labbra esattamente dove aveva bevuto lei, l’ombra appena
velata lasciata dal
suo rossetto sul vetro non lasciava dubbi. Sollevò gli occhi
e rimase rapita
dal blu delle sue iridi.
Uno
sguardo intenso, vibrante.
E in
quel momento seppe che qualsiasi ragionamento era superfluo, che la
conclusione
non poteva che essere una.
Non
era stata una coincidenza.
E
davanti a quell’insindacabile realtà, un brivido
le corse lungo la schiena.
“Ma
che schifo!”
Anche
al Dieci di Picche, ancora infagottato nella carta superprotettiva, non
era
sfuggito quel piccolo dettaglio.
“Attento!
Così ti prendi l’Herpes!” –
sussurrò sgomento all’indirizzo del Cacciatore.
“Ma
che cavolo dici?!?” - Hermione avvampò fino alla
punta dei capelli, fulminando
la carta con uno sguardo omicida prima di voltarsi verso Zabini e
forzare le
labbra in un sorriso tremante – “Scusalo,
è confuso… non sa quello che
dice…”
“So
quello che dico” – insistette il Dieci –
“E ci vedo benissimo…nonostante tutto”
L’ennesima
lamentela spazientì la Grifondoro –
“Nonostante tutto cosa? Che c’è
adesso?”
“Questa
qui mi sta accecando” – sbottò
insofferente la tessera, indicando quella
vicina.
In
effetti i colori vivaci della Regina di Picche erano insolitamente
brillanti. Quasi
fosforescenti.
D’un
tratto, la strega ricordò le parole della lasciva Regina di
Quadri, che
spettegolava acidamente su come la moglie del Re di Picche si fosse
fatta
rifare la satinatura.
Per
una volta quell’ipocondriaco del Dieci non aveva tutti i
torti. La Regina di
Picche era abbagliante, in tutti i sensi.
“Fammi
il favore, spostami vicino al Nove” – fu la
richiesta che seguì – “Non vorrei
giocarmi la retina”
Sperando
che una volta accontentato la smettesse di rompere, Hermione fece per
spostarlo
accanto al Nove di Cuori.
“Il
Nove di Fiori” – precisò la tessera,
bloccandola – “Quello di Cuori è caduto
in
terra, cinque settimane fa. Come minimo mi attaccherebbe il
colera…”
“Non
c’è da annoiarsi con questo Mazzo, eh?”
– constatò Blaise, che seppur divertito
lanciò uno sguardo di piena comprensione alla Grifoncina.
Pansy
sembrava aver finito di parlottare con le due carte sulla destra, e dopo l’apertura
Lloyd si preparò al cambio di
carte.
Stranamente,
da quel momento in
poi la partita proseguì
senza intoppi.
Le
carte finalmente tacevano, Pansy ed Hermione di scrutavano a vicenda,
cercando
di stabilire quale fosse la strategia migliore.
Hermione
riconsegnò il Dieci e la Regina di Picche, prendendo al loro
posto due carte
nuove. Pansy, invece, ne cambiò tre.
Quando
la strega dagli occhi dorate sollevò le due carte
distribuite da Lloyd,
credette per un attimo di aver visto doppio. Accanto ai tre Nove in suo
possesso fin dall’inizio, ora spiccava anche il quarto,
quello di Picche.
Poker
di Nove.
Aveva
in mano un Poker.
La
smorfia della Parkinson continuava a essere indecifrabile, mentre
sistemava al
meglio le nuove carte tra quelle che già teneva in mano.
Poi,
di colpo, Hermione fu attraversata da un terribile pensiero. E si
sentì
sciocca, come mai le era successo prima.
Cosa
stava facendo? Si stava giocando un ragazzo a una partita a poker?
Inspiegabilmente,
gli occhi le si inumidirono.
“Problemi,
Granger?” – fece maligna la Serpeverde che le
sedeva di fronte.
Hermione
ricacciò indietro le lacrime, stupide stille salate che
premevano per scorrerle
lungo le guance senza alcun motivo – “Affatto, va
tutto benissimo” – si
costrinse a dire.
Chissà
cosa penserà di me Blaise – fu il pensiero che non
riuscì a non formulare.
Si
girò automaticamente verso di lui, desiderando che le cose
fossero andate
diversamente. Non era un oggetto, un premio da vincere con una partita
a carte.
Era
un ragazzo, per Merlino. Il mago dei suoi sogni.
E lei
e la Parkinson l’avevano praticamente costretto a subire
tutto quello. Avrebbe
dovuto vergognarsi, si disse.
Lui
non l’avrebbe mai più considerata come prima di
quella sera, se mai lo aveva
fatto.
L’immagine
di ragazza assennata e affidabile che tanto aveva faticato a costruire,
era
sfumata nel nulla. Al suo posto ci sarebbe stato il ricordo di una
strega
frivola e superficiale.
Esattamente
come la Parkinson.
Hermione
sentì le labbra dischiudersi, quasi si muovessero
autonomamente.
“Mi
dispiace” – si ritrovò a sillabare,
senza emettere alcun suono.
Blaise
la guardò stranito mentre Pansy che li fissava di sottecchi
ormai da qualche
minuto esultò, fraintendendo il perché di quelle
parole e adducendole a una
chiara sconfitta.
Fu
quindi con enorme impazienza che, arrivati al dunque, scoprì
le sue carte in
risposta al “Vedo” della Grifondoro.
Sul
tavolo, un Full composto da un Tris di Otto e una Coppia di Jack.
Hermione
rimase immobile per un secondo, poi, quasi svogliatamente,
scoprì a sua volta
le carte.
E
davanti al Poker di Nove, il sorriso di Pansy Parkinson divenne di
marmo.
Non
era possibile.
La
Granger aveva vinto. Aveva vinto la partita.
Aveva
vinto Blaise.
Guardò
il suo ex-amante e lo detestò con tutto il cuore nel vederlo
così sereno. Così contento.
“Ve
ne pentirete!” – esplose, fulminandoli entrambi con
un’occhiata di odio
accecante – “La cosa non finisce
qui…” – prese a minacciare.
“Più
finita di così” – la interruppe Blaise
con voce soave – “Che c’è,
Pansy cara,
la sconfitta brucia?”
Reprimendo
la tentazione di compiere un massacro, la Serpeverde si alzò
in piedi. Il volto
livido di rabbia e i muscoli irrigiditi, afferrò Lloyd per
un braccio.
“Vieni,
andiamocene” – affermò impettita,
trascindandoselo via – “Queste due
nullità
non meritano un altro secondo del nostro preziosissimo
tempo…”
Hermione
e Blaise rimasero così soli, il Mazzo di carte ancora
sparpagliato sul tavolo.
“Hai
vinto, dunque” – soffiò il Cacciatore,
avvicinandosi a lei.
Mentre
i centimetri che li separavano si riducevano uno dopo
l’altro, Hermione prese
un profondo respiro e si fece coraggio – “Non sei
tenuto….voglio dire, capisco
benissimo se….è solo una stupida partita a
Poker….non ti biasimerei, davvero…”
–
farneticò.
“Non
vuoi il tuo premio?” – domandò lui,
fingendo un’espressione seria.
La
strega scosse la testa – “Non sono sicura che il
mio premio sia contento di
essere considerato tale” – rivelò,
abbassando poi lo sguardo sul pavimento.
Due
dita le sfiorarono gentilmente il mento, sollevandolo quel tanto che
bastava
per poterla guardare dritte negli occhi.
“Forse
dovresti lasciare decidere al tuo premio…”
– sussurrò, prima di sfiorarle le
labbra con un bacio.
Lieve,
impalpabile. Ma carico di significati.
Quando
Hermione riaprì gli occhi, una luce ben diversa illuminava
le iridi castane.
Sorrise,
corrisposta, e quando lui la prese per mano e le chiese –
“Questa festa sta
diventando veramente caotica per i miei gusti. Ti va di andare in un
posto un
po’ più tranquillo?” – lei non
ebbe alcuna esitazione.
“Sì.”
Su
suggerimento di Blaise, tornarono in biblioteca.
Per
Hermione fu una piacevole sorpresa.
Aveva
visto giusto, dunque. Da lei Blaise voleva ben altro che una notte e
basta.
Voleva
di più. Esattamente come lei.
Lungo
il corridoio avevano incrociato Varnes, il volto e le mani cosparso da
minuscoli taglietti, quasi avesse tentato di farsi la barba con una
lametta in
miniatura.
“E’
scappato” – aveva confessato –
“Mi ha minacciato dicendo che la sua era una
cinque lame reclinabili, quelle che si usano per una rasatura perfetta.
Non
ditelo a Pansy, vi prego, non diteglielo…”
Davanti
a quella scena erano scoppiati entrambi a ridere, ma per salvaguardare
l’incolumità
del povero Serpeverde avevano acconsentito a mantenere il segreto.
Ancora
ridacchiando, avevano proseguito verso la biblioteca deserta.
Entrare
in quel luogo che tanto amava le riportò alla mente i fatti
di poche ore prima.
Tutto
era iniziato lì, a pensarci bene.
Il
Serpeverde si accomodò su una delle poltrone messe a
disposizione per la
lettura, strinse le dita delle loro mani ancora intrecciate, e la
invitò a
sederglisi in braccio.
Hermione
non se lo fece ripetere due volte, abbracciandolo di slancio.
Numerosi
baci seguirono quello che si erano scambiati alla festa.
Alcuni
più lievi, altri leggermente più esigenti, ma mai
eccessivi.
Blaise
Zabini sapeva essere dolce e deciso allo stesso tempo. Sapeva baciare
una
ragazza mentre le portava il massimo rispetto.
“Finalmente
soli” – mormorò la strega al settimo
cielo, stretta tra le braccia di lui – “Non
la sopportavo proprio più, la Parkinson”
Lui
sorrise divertito – “Quasi
soli,
vorrai dire…”
Hermione
sollevò la testa di scatto, guardando in direzione della
porta e aspettandosi
di vedere la Parkinson, o peggio ancora qualche professore, ad esempio
la
McGranitt.
Ma
la porta era chiusa – constatò.
L’istante
successivo un piccolo movimento catturò la sua attenzione.
Roteò le pupille
verso una delle finestre laterali lasciate aperte….e le vide.
Tessere
di carta si erano arrampicate fin sul davanzale e ora facevano capolino
dal basso, appoggiate all’infisso inferiore di
legno l’una accanto
all’altra.
C’era
il Jolly che si vantava di aver volontariamente ceduto al Cacciatore
Serpeverde
una delle sue ex ragazze preferite, il Sette di Fiori che piangeva come
un
disperato perché nessuno poteva capire quanto era felice per
loro due, la
Regina di Quadri che sospirava rassegnata di tanto in tanto, lanciando
poi occhiate
fugaci al Re di Cuori. Il Dieci di Picche raccomandava loro una
distanza di
sicurezza di almeno un metro e mezzo, perché il Virus del
Morbillo era uno che
sapeva fare salti anche di un metro e dieci, e nella vita non si era
mai abbastanza
prudenti. Accanto a lui campeggiavano i due Assi, lo sguardo sognante
di due
bambini rapiti dalla più bella delle favole.
“E
vissero felici e contenti..” – Hermione
poté quasi giurare di averli sentiti
sussurrare tali parole.
“Non
se ne andranno, vero?” – chiese Blaise con finta
preoccupazione.
Hermione
gli regalò il più dolce dei sorrisi –
“Temo proprio di no” – e si
chinò a
baciarlo.
“Allora,
sei contenta del tuo premio? O hai qualche recriminazione da
fare?” – la prese
in giro.
“Contentissima”
– affermò la strega, stando al gioco –
“E’ l’unica posta in gioco per cui avrei
mai accettato una partita a Poker” –
rivelò.
“Ne
sono lusingato” – lo udì replicare.
“Del
resto, sapevo benissimo che avrei vinto” –
l’aria studiata da impertinente
saputella, si sollevò un poco dal suo torace per guardarlo
meglio negli occhi.
“Ah,
sì?” – sempre più divertito,
Blaise prese a tracciarle una scia di baci lungo
il collo, attirandola nuovamente a sé –
“E io che credevo fosse la classica
fortuna del principiante…”
“La
fortuna non esiste” – decretò Hermione
con convinzione.
Il
tono era così serio, così determinato, che Blaise
smise di baciarla,
rivolgendole piena attenzione.
“Davvero?
E allora come hai fatto?” – volle sapere.
Poi
sorrise, un sorriso caldo e amorevole. Ed Hermione seppe che
– come lei – anche
Blaise conosceva già la risposta.
In
certi casi la fortuna c’entrava veramente poco. In quel caso
specifico,
addirittura niente.
Hermione
Granger si era spesso tirata indietro, davanti al rischio di perdere.
Quel
giorno, aveva deciso di lottare per ciò in cui credeva. Per
il ragazzo che
amava.
Quello
stesso mago che le era stato accanto, rincuorandola con parole gentili
o
semplici sorrisi.
Lei
aveva vinto perché perdere avrebbe significato privarsi di
qualcosa di troppo
prezioso.
L’aveva
visto credere in lei, e questo l’aveva spronata ad andare
avanti.
Era
stato lui, la sua carta vincente.
Occhi
incatenati, assaporarono quell’istante come il preludio di
qualcosa che li
avrebbe portati lontano. Sugli eventi di quella sera avrebbero
costruito un
rapporto duraturo, intenso.
Una
risata le salì dalla gola, le guance accaldate e
un’espressione deliziosamente
sbarazzina.
“Oh,
sai com’è, avevo giusto un Cacciatore di Cuori
nella manica...”
Spazio
Autrice:
-nicodora: Blaise in effetti è
un personaggio un po' particolare. La Rowling non l'ha dipinto in
maniera del tutto precisa, per cui si presta molto bene nelle fic sia
come personaggio secondario che come protagonista, dato che offre un
certo grado di libertà. E' stato interessante scrivere di
lui, anche se ammetto che il mio personaggio maschile prediletto rimane
comunque Draco...^_^
-Magical_Illusion: Per te questo aggiornamento non
sarà una sorpresa immagino, vero Judy? Le chat mi fanno
spoilerare, che ci vuoi fare...piuttosto, spero davvero che questa
stupida piccola fic riesca a strapparti almeno un sorriso,
perchè soprattutto in certi momenti sorridere fa bene...un
bacione, tesoro!
-Carol87: Carissima, quanto
tempo! Le carte fanno morire anche me, infatti hanno preso praticamente
possesso della fic, centuplicando lo spazio che inizialmente mi ero
ripromessa di dare loro. La storia di Hermione e Blaise è
piuttosto all'acqua di rose, ma miravo a una shot spensierata e
leggera, niente di troppo profondo o devastante. Inutile dire che sono
curiosa di sapere che pensi di questo capitolo finale. Baci e a presto!
-
pai80 - Ci
ho messo solo un anno ad aggiornare, che dici, sono in ritardo? Dani,
davvero, sto diventando lenta come una lumaca...io ho dovuto rileggermi
i primi due capitoli perchè avevo quasi scordato
ciò che avevo scritto, per cui m'immagino voi...Sii, buona,
spezza una lancia in mio favore e conferma che in linea di massima sono
meno fusa di quanto non può sembrare ^_^ Baci, ci sentiamo
domani!
-pikappa93: Direi che mi sono presa
più del tempo necessario, praticamente è passato
un anno. Ma alla fine ce l'ho fatta, ed è questo che conta,
giusto? Anche a me Blaise piace molto come personaggio, anche se il
più delle volte tendo a usarlo come personaggio secondario,
non so perchè...spero comunque che il finale non ti abbia
delusa! Baci e a presto!
-Merryluna:
MS, se
aspettavo ancora un po' la fine di questa fic la leggevi per il tuo
ottantesimo compleanno. Draco fondamentalmente è un
lumacone, viziato e verdognolo. Siamo noi nelle fic che lo rendiamo un
figo da paura, no? Mentre il tuo Blaise, beh la Row non ha lasciato
detto un gran che, per cui possiamo immaginarcelo al meglio senza sensi
di colpa, credo...Bando alle ciance, ci tenevo a portare a termine
questa fic (altrimenti era come averti dedicato una rana verde con 3
zampe invece di 4...voglio dire, quasi non la si può chimare
rana).
-Egomet: Ciao! Grazie per la
recensione, sono contenta che la fic ti sia piaciuta! Eh
già, qui le carte la fanno da padrone! Persino nell'ultimo
capitolo! Mi auguro ti possa piacere, come i due precedenti! Baci e a
presto! ^_^
-Claheaven: Razza di scionfola introvabile
che non sei altro, provare a tenere d'occhio il cell? Il mio pollice
verde è una meraviglia, da piccola inaffiavo quelle buffe
facce in vendita al supermercato, quelle con i buchini in testa dove
crescevano poi i capelli fatti di fili d'erba. Invece di blaterare cose
senza senso nelle recensioni (col rischio di scrivere frasi innocenti
che vengono ampiamente fraintese, e per le quali ricevo una sfilza di
auguri e congratulazioni varie), vedi di muovere il culo e lampeggiare,
che abbiamo giusto una genialata dell'ultimo minuto in sospeso, te la
ricordi..vero? 'glio enel, pa...
-Kailena1987: Sara!!! Quanto tempo!
E finalemnte rieccomi qui, con Pansy insopportabile come sempre,
Hermione in presa a una crisi esistenziale, Blaise figo da paura e un
Mazzo di carte fuori di testa. Direi che c'è tutto....^_^ Un
bacione, spero di sentirti presto!
-venus:
Sere!!
Anche io solitamente sono restia ad estendere la lettura a fic non
dramione, ma qui Draco sarebbe risultato davvero troppo OOC. Che dire,
vi ho fatte aspettare, ne sono consapevole...ma spero che questo
capitolo finale sia valso l'attesa! Un abbraccio! ^_^
-
lunachan62:
La mia fantasia non ha limiti nel senso che sono da
rinchiudere da qualche parte e gettare via la chiave. Davvero una fic
delirante, questa, e ne sono pienamente consapevole. Sono contenta che
tu abbia apprezzato Pansy, spesso nelle fic risulta difficile
caratterizzarla, e anche in questo caso ho la vaga sensazione di averla
resa più cattiva di quella che è, ma
così richiedeva la storia....grazie della recensione a
presto!
-lights: Terzo e ultimo
capitolo, come promesso (ammetto che c'è stato un momento
che ho pensato di allungare e farne un quarto, ma poi sono riuscita a
rimanere in un numero di pagine tutto sommato ancora accettabili) Spero
davvero che ti sia piaciuto, nonostante l'immensa attesa! Baci e a
presto!
-Babybutterfly:
Hermione
non ha mai fortuna, verissimo. Qui però la vittoria era
essenziale, anche se lei in primis ha ammesso che la fortuna c'entrava
ben poco. Diciamo che per una volta si è staccata dai libri
è si è data materialmente da fare per ottenere
qualcosa che sognava da tempo! Bacissimi e alla prossima!^_^
-BellaBlack:
Pansy ha perso, come avevi giustamente previsto. Il pairing principale
ha avuto un poco più di spazio che nel precedente capitolo,
considerato che si trattava del finale, ma spero non vi abbia deluso il
taglio leggero della fic. Voleva essere una cosa spensierata e
divertente, dove ammetto che le carte hanno un filino preso il
sopravvento...grazie mille della recensione, a presto!! :)
|