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Autore: anfimissi    23/07/2009    12 recensioni
Quando la sfortuna al gioco sembra non voler affatto coincidere con la proverbiale fortuna in amore, non si può far altro che osservare il mazzo di carte con un misto di pena, rabbia e delusione. Ma cosa succede se in mezzo ad Assi di Picche, Re di Quadri e Regine di Fiori dovesse inaspettatamente spuntare un Cacciatore di Cuori?
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Parte 3/3]



In mezzo al Sette di Picche e al Dieci di Quadri spiccava nientemeno che…Babbo Natale.
Hermione strabuzzò gli occhi, avvicinando la tessera per osservarla meglio.
Sdraiata in una posizione di indecente pigrizia, la figura indossava una tutina rosso sgargiante.
“Hey, Bambola!” – richiamò subito la sua attenzione, strizzandole pure l’occhio – “Sei qui perché vuoi un appuntamento, vero?”
La strega scosse la testa, spiazzata – “S-scusa?”
“Ti avviso, per questa settimana non c’è niente da fare. Proverò a consultare la mia agenda, può essere che si liberi un posto il prossimo giovedì…”
“No, non hai capito” – lo interruppe lei, riprendendosi parzialmente dallo stupore – “Non voglio nessun appuntamento... piuttosto,  tu chi sei? E soprattutto cosa diavolo ci fai qui?”
La figura balzò in piedi, fissandola con sguardo allucinato – “Come sarebbe a dire che non vuoi un appuntamento con me? Tutte vogliono uscire col sottoscritto. Tutte!” – sbraitò fuori di sé, prendendo a gesticolare animatamente, la mano destra che sventolava libera nello sfondo bianco della tessera e le dita della sinistra che stringevano convulsamente una…lametta da barba?
“No, non è possibile” – mormorò allibita, lanciando uno sguardo disperato a Blaise, curvo sulle sue spalle. Il Cacciatore taceva, osservando a sua volta la carta con espressione perplessa.
L’attimo seguente uno schizzo di schiuma bianca colpiva il polso di Hermione. Lametta sempre alla mano, la figura borbottava frasi incomprensibili mentre lasciava scivolare l’oggetto metallico sulla pelle, risalendo dalla gola fino alla punta del mento.
In un secondo, tutto fu chiaro. E per un istante Hermione non seppe se ridere o piangere.
Altro che Santa Claus in formato ridotto… Stava tenendo in mano un Jolly estremamente montato che aveva scelto giusto quel momento per farsi la barba.
Sul serio, c’era da impazzire…
“Tu sei il Jolly” – sussurrò sgomenta.
“Jo per le amiche” – rispose quello, facendole nuovamente l’occhiolino. Agitò ancora la lametta carica di schiuma da barba e altri zampilli atterrarono bellamente sulle dita della strega.
“Granger.” – la voce seccata di Pansy Parkinson richiamò la sua attenzione – “Possiamo procedere o devi disquisire con le tue carte un altro po’?”
“Veramente avrei un problema…” – replicò la Grifondoro, tamponandosi distrattamente il dorso della mano. Quindi girò la carta in questione, mostrandola a tutti – “O sarebbe meglio dire che abbiamo un problema.”
“Merlino!” – esclamò la mora, guardando schifata la carta ora per metà sbarbata – “Che roba è?”
“So che è difficile crederlo” – affermò Hermione, lanciando un’occhiataccia al disegno animato che ora si era tolto una delle buffe scarpette a punta e rimirava estasiato il buco nel calzino a livello dell’alluce – “Ma temo proprio si tratti del Jolly”
“Il Jolly?” – squittì l’altra. Poi lanciò uno sguardo di fuoco a Varnes e Lloyd – “Siete due idioti, avete dimenticato quell’affare nel mazzo!”
“Io non c’entro, il mazzo lo ha fatto lui” – provò a difendersi Lloyd.
“Sì, ma tu le hai distribuite” – controbatté  rapido il compagno.
“Fate silenzio!” – lì zittì la Parkinson, il volto sempre più scuro – “Siete degli incompetenti! Tanto valeva chiedere a Tyger e Goyle…Ah, lasciamo perdere. Ci deve essere una soluzione…” – aggiunse, prendendo a massaggiarsi le tempie.
In effetti, una soluzione c’era. E la conoscevano tutti.
“L’unica è rifare la partita da capo” – affermò Varnes, dando voce al pensiero comune di tutti i presenti. Quasi tutti, perché l’istante successivo Pansy lo fissò come se stesse valutando l’idea di staccargli la testa a morsi.
“Non se ne parla” – tagliò corto lei – “Ci deve per forza essere un’altra soluzione”
Hermione fece per aprire bocca, ma Blaise la precedette.
“In quanto posta in gioco, credo di aver diritto all’ultima parola” – esordì il bel cacciatore, sfoderando un sorriso mellifluo – “La partita è da rifare. Ma se tu, Pansy cara, vuoi tirarti indietro…”
“Credo di non aver afferrato bene, tesoro…” – sibilò indispettita la Serpeverde.
“Nuova partita. O ci stai, o sei fuori” – ribadì Hermione, prendendo coraggio – “E’ più chiaro ora?”
Fumava, la testa di Pansy Parkinson. Ribolliva di rabbia.
E dal livore che improvvisamente tingeva le guance della Serpeverde, Hermione capì che – dopotutto – quell’assurdo Jolly le aveva salvato la serata, concedendole una seconda chance.
“E sia”- la sentì rispondere poco dopo, un sorrisetto cattivo sulle labbra – “Posso rimetterti al tuo posto tutte  volte che mi pare, Granger, non ti illudere…”
“Anche a fatti, o solo a parole?” – la provocò la Grifondoro, strappando una smorfia divertita a Blaise. Hermione Granger nascondeva un carattere tosto dietro ai timidi sorrisi con cui spesso lo salutava quando si incrociavano per i corridoi.
“Lloyd, ridistribuisci il mazzo” – ordinò Pansy, prendendo poi a tamburellare le dita dalle unghie laccate sul morbido strato di tessuto verde che ricopriva il tavolo.
“Nuova partita?” – domandò allegro il Jolly, allungando il collo per scrutare il profilo della giovane Serpeverde e completando il tutto con un sonoro fischio di apprezzamento – “Ci vediamo tra poco, bella!”
Pansy non lo degnò di uno sguardo, ed Hermione si vide suo malgrado costretta ad intervenire – “Mi spiace, ma tu non fai parte del mazzo”
Il Jolly la fissò come se fosse tutto d’un tratto impazzita – “Non faccio parte del mazzo?” – sbraitò, sventolando la lametta da barba – “Come sarebbe a dire che non faccio parte del mazzo? Hai un pessimo senso dell’umorismo, bambola, te lo devo proprio dire…”
“Stiamo giocando a Poker” – tentò nuovamente la Grifondoro – “Sono ammesse solo le carte dal sette in avanti, Assi compresi. Che poi, sei una carta da gioco, no? Queste cose le sai sicuramente meglio di me e…”
“Sognatelo” – replicò la figura, le braccia conserte – “Io non mi muovo di qui”
“Non credo tu sia nella posizione di poter decidere se rimanere o meno” – obiettò la strega, mentre alle sue spalle Blaise annuiva di comune accordo.
“Questione di pochi minuti” – aggiunse infatti il bel cacciatore, strizzando l’occhio alla carta evidentemente imbufalita – “E poi potrai tornare a circondarti delle tue belle regine”
“Non le voglio quelle quattro megere” – sbottò il Jolly – “A me piace la mora. Senza offesa..” – concluse rivolto ad Hermione, prima di occhieggiare alla volta di Pansy.
“Figurati” – rispose fin troppo svelta la Grifondoro, ben contenta di non essere più la preferita di quella tessera decisamente singolare.
“Granger, vuoi mettere via quella dannata carta o cosa?” – l’apostrofò Pansy, evidentemente spazientita.
“Ho detto di no!” – ripeté il Jolly con lo stesso tono di un bambino capriccioso.
Hermione sospirò, preparandosi ad una nuova sequela di lamentele – “A mali estremi…”
“Su, fallo. Provaci, avanti!” – la provocò la carta, sfoderando uno sguardo bellicoso – “Ma ti avverto,  il Dieci di Fiori viene via con me”
La strega spalancò gli occhi, incredula – “E’ una minaccia?”
L’intera situazione rasentava l’assurdo.
“Prendila come ti pare” – replicò la tessera – “Ma se vado via io, lui viene con me” – e così dicendo si appiattì contro il Dieci di Fiori, stretto al suo fianco tra le dita della Grifondoro. I margini parzialmente sovrapposti, sembrava quasi che le due carte fossero state saldate assieme.
“Non puoi fare così! Il Dieci ci serve!” – s’infervorò Hermione, cercando inutilmente di separarli – “Merlino, ci fosse una carta normale in tutto questo Mazzo…”
“Stai insinuando che il mio è un Mazzo squilibrato, per caso?” – volle sapere il Jolly, senza mollare la presa sul Dieci.
“Fai un po’ te” – soffiò seccata la ragazza – “Hai una Regina di Quadri smaniosa di farsi l’intero Mazzo, il Jack di Picche che è un vero cafone e il Sette di Fiori che...”
“No, aspetta fammi indovinare...Piange ininterrottamente?” – ironizzò la carta, terminando la frase per lei – “Ma non mi dire...Ci credo che frigna sempre, è la Carta Incompresa, per tutti gli Assi!”
“Granger” – s’inserì nuovamente la Parkinson, facendo cenno con la mano di passargli la carta – “Dammi qua”
“Come se fosse facile…” – bofonchiò la Grifoncina, tirando all’inverosimile le due tessere in direzioni opposte.
“Non hai detto che ti piaceva Pansy?” – domandò Blaise, facendo leva sullo smisurato ego del Jolly – “Hai la possibilità di stare tra le sue mani, se vuoi…”
Come d’incanto, il Dieci di Fiori si ritrovò libero.
“Eccomi, bambola. Ora sono tutto tuo…” – esordì infatti con voce suadente, mentre passava dalle dita di Hermione a quelle della Serpeverde - “Unghie rosse! Oh, mi piace il rosso…ti vestirai di rosso al nostro primo appuntamento?”
Pansy aprì la bocca per mandarlo al diavolo, poi parve ripensarci. E un guizzo di pura cattiveria brillò nei suoi occhi scuri – “Aspetta e vedrai” – affermò con un sorrisetto che solo chi la conosceva bene aveva imparato a temere.
Al Jolly quelle parole parvero dare alla testa – “Davvero? E sarà un appuntamento focoso? Bollente?”
La strega avvicinò la tessera alle labbra rosso vermiglio, fermandola solo a pochi centimetri di distanza prima di soffiare un peccaminoso – “Bruciante…”
Ormai in estasi, il Jolly faticò a reprimere un gemito. Senza fare ulteriori storie si lasciò quindi mettere da parte per quella partita, convinto di aver appena ottenuto l’appuntamento più esaltante della sua vita.
Pansy voltò la carta verso il basso, ma invece di posarla in disparte sul tavolo lanciò un’occhiata al ragazzo che le sedeva accanto – “Hai da accendere?”
Varnes le rispose con uno sguardo perplesso – “Pansy, ma tu non fumi…”
“Ho forse detto il contrario?” – la sentì ribattere, una nota ironica nella voce.
Il Serpeverde si limitò a stringersi nelle spalle, sollevando la bacchetta.
“Un accendino babbano” – lo fermò la compagna – “So che ne tieni sempre uno in tasca, all’insaputa di tuo padre. Credo che quell’aggeggio sia quanto mai appropriato, al momento..” – concluse enigmaticamente.
Senza riuscire a capire dove volesse andare a parare, Raymond Varnes si mise a frugare nella tasca anteriore dei pantaloni neri, estraendo di lì a poco un pezzo di plastica verde con un serpente disegnato sopra.
Fece per porgerlo alla Parkinson ma lei lo fermò di nuovo. Inaspettatamente fu proprio la Serpeverde ad allungare la mano, passandogli la carta che – ancora rivolta verso il basso – era totalmente ignara di ciò che stava accadendo.
Varnes prese il Jolly con la mano libera, se possibile più confuso di prima.
“Bene” – esclamò la mora, soddisfatta - “Vai a farti un giro, Ray”
Lui abbassò nuovamente lo sguardo sulle proprie mani, l’accendino stretto nella destra e il Jolly pinzato tra il pollice e l’indice sinistro. Quindi capì, e sollevò di scatto lo sguardo.
“Eliminalo” – soffiò Pansy in una crudele conferma – “Fisicamente”
Deglutendo a vuoto, il ragazzo si alzò in piedi, palesemente titubante. I presenti rimasero in silenzio, l’aria pervasa unicamente dai loro muti respiri e dalle note della musica in sottofondo mentre Varnes si allontanava con una strana espressione dipinta sulla faccia, quasi fosse stato lui la vittima anziché il boia.
Nessuno fiatò. Il pensiero comune era sufficientemente chiaro.
Per quanto la soluzione della Serpeverde fosse di fatto estremamente drastica, nessuno aveva voglia di farsi avanti e prendere le difese dell’odioso Jolly.
Persino Hermione, sempre pronta ad appoggiare i più deboli – la fondazione della C.R.E.P.A. ne era senz’altro una prova -  sembrava indecisa sul da farsi.
Dopotutto, lei si era limitata a passare la carta alla Parkinson, si ritrovò a considerare.
Quella figura disegnata poi, era veramente insopportabile. Uno scarabocchio maleducato.
Egocentrico, narcisista…volgare, saputello, antipatico, maleducato..ah no, quello lo aveva già detto…
Ad ogni modo, il mondo era pieno di Mazzi di carte da gioco, rifletté.
Un Jolly più o un Jolly meno…non era una gran perdita, no?
“Possiamo procedere?” – frecciò Pansy, facendo cenno a Lloyd di mischiare le carte.
Detto e fatto, le due streghe si ritrovarono ognuna con cinque carte coperte posate davanti.
 
 
 
Un meraviglioso tris. I Nove di Quadri, di Cuori e di Fiori.
Accompagnati dal Dieci e dalla Regina di Picche.
Hermione stentava a crederci.
Era troppo bello per essere vero. Troppo, troppo bello. E infatti…
“Ti sei lavata le mani, almeno?”
Hermione chiuse istintivamente gli occhi. E pregò che il proprietario di quella voce sconosciuta pesasse più di dieci grammi.
“Guarda che è una cosa seria” – ribatté la voce – “Ti sei lavata le mani o no?”
La giovane strega si costrinse a sollevare le palpebre, abbassando lo sguardo. Il Dieci di Picche stava trattenendo il fiato, la pancia in dentro e il dorso della tessera incurvato in modo da evitare il più possibile il contatto con le sue dita.
Possibile che non ci fosse una carta normale in tutto il mazzo? Era forse chiedere troppo?
“Le ho lavate” – rispose spiccia, sperando che l’inaspettata e poco gradita conversazione terminasse lì, così che la partita potesse finalmente avere inizio.
“Quando?” – volle sapere il Dieci.
La strega alzò gli occhi al cielo – “Prima, non ricordo l’ora esatta” – sbottò seccata. Dopo aver avuto a che fare con la quarta o quinta tessera fuori di testa era concesso essere un tantino maleducati, no?
“Più di dieci minuti fa?”
Hermione annuì, ignorando la vocina nella sua testa che suggeriva “Menti…per il tuo bene, spara una balla colossale”
“Per tutte le Scale Reali!” – strillò la carta  - “Stai cercando di uccidermi?”
“Non capisco di cosa parli” – replicò la moretta, desiderando con tutta sé stessa di avere almeno Blaise al suo fianco. Ma il Cacciatore si era allontanato poco prima per prendere da bere, e data la lunga fila in coda al tavolo trasformato per l’occasione in un bancone da bar, non sarebbe tornato molto presto.
“Parlo di loro” – fece la tessera, abbassando la voce e guardandosi attorno con aria circospetta, quasi temesse di avere una microspia infilata tra i semi di Picche – “Dei Germi”
Merlino, no. Mancava solo la carta affetta da ipocondria…
“Le ho lavate bene” – provò a giustificarsi, illudendosi che quella rassicurazione avrebbe placato l’indole ansiolitica della carta da gioco.
“Con del  sapone antibatterico? A pH 5.5?” – insistette il Dieci.
“Suppongo di sì” – Come tutti, l’ultimo pensiero di Hermione era quello di badare alle scritte minuscole sull’etichetta del flacone di sapone liquido, quando si lavava le mani. Ma non era strettamente necessario che il suo interlocutore lo venisse a sapere.
“Si,  ma era vero sapone antibatterico? Clinicamente testato?” – s’intestardì – “Perché ti assicuro che l’Escherichia Coli è duro a morire. Siamo seri, qui sto rischiando la gastroenterite e…”
Lo starnuto di Lloyd venne accolto come lo sgancio di una bomba atomica.
“Si salvi chi può!” – urlò la carta da gioco, terrorizzata, tirando fuori da chissà dove un rotolo di carta e cominciando a “impacchettare” i suoi dieci semi di Picche – “E’ la fine…Lo sapevo, è la fine…moriremo tutti…” – continuava nel frattempo a blaterare, la voce ora più ridimensionata, ma decisamente tremante.
“Cosa stai facendo?” – domandò Hermione, fissando perplessa i semi che venivano a uno a uno incappucciati con uno spesso strato di carta.
“Mai sentito parlare di prevenzione, tu, eh? Proteggo i miei pupilli” – e così dicendo strappò un altro foglio immacolato, drappeggiandolo attorno alla punta del simbolo più alto – “E’ ipoallergenico, loro sono molto sensibili. E anche ignifugo, non si sa mai…”
Hermione non rispose, l’attenzione catturata da un movimento alle sue spalle. Blaise, più bello che mai, era già di ritorno. In mano, due bicchieri contenenti un liquido violetto.
La strega occhieggiò verso la coda di persone in piedi che ancora attendevano il loro turno, poi tornò a fissare lo sguardo sul volto del bel Serpeverde, inarcando un sopracciglio.
“Ho le mie conoscenze” – replicò suadente, strizzandole l’occhio. L’attimo dopo le porse uno dei due calici – “E’ analcolico” – precisò, e la vide sorridere.
Hermione fece per allungare la mano ma le dita secche come artigli di Pansy Parkinson s’inserirono strappando a Blaise il bicchiere.
“Grazie” – bofonchiò senza nemmeno alzare la testa – “Ne ho proprio bisogno”
Una frecciatina velenosa tremò sulle labbra della Grifondoro, prima di accorgersi che – incredibilmente – quello della Parkinson era stato un gesto volutamente scortese nei suoi confronti.
Nemmeno la stava calcolando, a dire il vero. Piuttosto, sembrava fin troppo presa dalle cinque carte che teneva in mano. Due, in particolare.
Hermione non poteva certo saperlo, ma in quel momento una coppia di Assi – quello di Quadri e quello di Fiori  - stavano letteralmente facendo dannare la strega dai capelli corvini.
Con la voce infantile di due bambini, avevano reclamato la favola della buonanotte.
Ovviamente Pansy Parkinson non ci aveva pensato due volte a rispondere a tono, stroncando sul nascere qualsiasi loro assurda richiesta. Ma quei piccoli mocciosi – se così potevano essere chiamate due carte da gioco – erano passati al ricatto.
Infantili e capricciosi. E maledettamente pericolosi.
O ci racconti una fiaba, o noi gridiamo ad alta voce le carte che hai in mano.
Ah, l’età dell’innocenza…tutte balle.
Ben presto si era trovata quindi a dover snocciolare una storia inventata così, su due piedi, venendo addirittura interrotta più e più volte dalle due carte per critiche e lamentele varie.
Avevano asserito che la trama non era molto convincente, i personaggi troppo superficiali, la fluidità del racconto lasciava a desiderare, il pathos era del tutto inesistente…e in un paio di occasioni l’avevano ripresa anche dal punto di vista grammaticale.
Se solo avesse potuto schiantarli…
Finì la storia – sempre a bassa voce, nella speranza che nessuno capisse cosa era stata costretta a fare – e ben conscia di essersi più volte contraddetta circa i luoghi e i nomi dei personaggi.
“E poi?” – fece l’Asse di Quadri, in attesa.
“ E’ poi niente” – sbottò la strega – “E’ finita così”
“Non lo trovo molto esauriente…” – aggiunse quello di Fiori.
“E’ un finale aperto” – tagliò corto Pansy – “Aperto. Sapete cosa significa? Che non c’è una fine vera e propria”
Gli Assi si guardarono per un secondo, prima di puntare su di lei un’espressione imbronciata – “Tutte le favole hanno una fine. Se non ce l’ha, non è una favola, e allora ce ne devi raccontare un’altra…”
“Va bene, va bene” – replicò svelta la Serpeverde – “Mi sono sbagliata, la storia ha un finale. Il finale è che…muoiono.”
“Muoiono chi?” – domandarono in coro le due tessere.
“Tutti. Muoiono tutti” – ribatté con fare pratico – “Credetemi, è risaputo che l’happy ending non va più di moda…”
 
 
 
 
Se Hermione era rimasta un attimo spiazzata dai modi scortesi di Pansy, Blaise al contrario sembrava non averci fatto minimamente caso. Continuando a sorridere, le aveva allungato l’altro bicchiere – “Assaggialo, scommetto che ti piacerà”
“Che cos’è?” – domandò lei, incuriosita dall’insolito colore della bevanda. Un violetto che sembrava brillare di luce propria. Lo annusò appena, titubante.
Era del tutto inodore.
Zabini scosse la testa, rifiutandole la risposta – “Fidati e assaggia”
Poterva fidarsi? -  si chiese Hermione.
Osservò sospettosa il liquido chiaro, iridescente. Ma Blaise aveva ancora quello smagliante e caldo sorriso dipinto sulle labbra…come non fidarsi?
Avrebbe affidato tutta sé stessa a quel mago, era la pura verità. Non era quindi il caso di farsi tante paranoie per un normalissimo drink – concluse portandosi il bicchiere alle labbra e bevendo un sorso.
Dapprima non percepì nulla. Il liquido le scivolò sulla lingua, oltrepassando la fessura data dalle due arcate semisocchiuse. Non era freddo, non scottava. Ma non era neppure a temperatura ambiente.
Era qualcosa di totalmente nuovo, diverso.
Lentamente le sue papille cominciarono a registrare lievi note di sapore. Un accenno di vaniglia, l’amaro inconfondibile del caffè, una punta di nocciola. O forse era crema di mandorla.
Delizioso. La cosa migliore che aveva mai bevuto.
Lo aveva appena assaggiato, e già lo adorava.
Sollevò lo sguardo sul ragazzo che adorava altrettanto, ma da molto più tempo – “E’ divino. Come si chiama?” – domandò ancora una volta, restituendogli il drink per tornare a prendere tra le mani le sue carte.
“Come tu mi vuoi”
Se non avesse già deglutito, l’incredibile bevanda le sarebbe andata certamente di traverso. Tossicchiò a vuoto comunque, nervosa e imbarazzata.
Eccitata?
Insomma, quale altra strega in pieno possesso delle proprie facoltà mentali – e di tutti gli ormoni previsti dalla natura - sarebbe rimasta impassibile di fronte ad un affascinante Blaise Zabini che sorridendo se ne usciva con una frase del genere? Suonava quasi come un’offerta, a dire il vero.
E lei era davvero, davvero tentata di accettare…
“C-come..?” – riuscì solo a balbettare, mentre immagini e fantasie sempre più oscene le affollavano la mente.
“Il nome del drink” – affermò Blaise, una luce divertita negli occhi – “Si chiama Come tu mi vuoi
L’entusiasmo di Hermione si sgonfiò rapidamente come un palloncino bucato.
Il drink. Certo.
Cosa diavolo era andata a pensare?
“Nome interessante” – lo sentì aggiungere, la voce leggermente incrinata, quasi stesse sforzandosi di trattenere una risata – “Sembra quasi una proposta, no?”
Morgana, pietrificami! E già che ci sei, aggiungi un Oblivion…
Lui aveva capito. Lei aveva frainteso.
Splendido.
“Ha un sapore davvero sorprendente” – affermò, cercando di sviare dall’imbarazzo eterno che sembrava volerle rimanere addosso per sempre – “Come facevi a sapere che mi piaceva la vaniglia?”
“Non lo sapevo” – fu la sincera risposta di lui – “Vedi, si tratta di una bevanda magica. Ognuno percepisce un gusto diverso, a seconda di quello che è il suo drink ideale” – spiegò, prima di portarsi a sua volta il bicchiere alle labbra.
Un gesto che ad Hermione non sfuggì, mentre il suo cuore riprendeva a pompare sangue come un forsennato.
Blaise stava bevendo dal suo stesso bicchiere e, cosa ancora più scioccante, le sue labbra accarezzavano l’orlo di vetro nell’esatto punto in cui poco prima aveva appoggiato le sue.
Coincidenza?
Sì, poteva essere…trecentosessanta gradi dopotutto erano pur sempre trecentosessanta gradi, diciamo che la bocca di un essere umano ne copriva…quanti, circa novanta? Beh, la probabilità di sovrapposizione era tutto sommato elevata.
Certo la sua era stata molto più che una parziale sovrapposizione…aveva posato le labbra esattamente dove aveva bevuto lei, l’ombra appena velata lasciata dal suo rossetto sul vetro non lasciava dubbi. Sollevò gli occhi e rimase rapita dal blu delle sue iridi.
Uno sguardo intenso, vibrante.
E in quel momento seppe che qualsiasi ragionamento era superfluo, che la conclusione non poteva che essere una.
Non era stata una coincidenza.
E davanti a quell’insindacabile realtà, un brivido le corse lungo la schiena.
“Ma che schifo!”
Anche al Dieci di Picche, ancora infagottato nella carta superprotettiva, non era sfuggito quel piccolo dettaglio.
“Attento! Così ti prendi l’Herpes!” – sussurrò sgomento all’indirizzo del Cacciatore.
“Ma che cavolo dici?!?” - Hermione avvampò fino alla punta dei capelli, fulminando la carta con uno sguardo omicida prima di voltarsi verso Zabini e forzare le labbra in un sorriso tremante – “Scusalo, è confuso… non sa quello che dice…”
“So quello che dico” – insistette il Dieci – “E ci vedo benissimo…nonostante tutto”
L’ennesima lamentela spazientì la Grifondoro – “Nonostante tutto cosa? Che c’è adesso?”
“Questa qui mi sta accecando” – sbottò insofferente la tessera, indicando quella vicina.
In effetti i colori vivaci della Regina di Picche erano insolitamente brillanti. Quasi fosforescenti.
D’un tratto, la strega ricordò le parole della lasciva Regina di Quadri, che spettegolava acidamente su come la moglie del Re di Picche si fosse fatta rifare la satinatura.
Per una volta quell’ipocondriaco del Dieci non aveva tutti i torti. La Regina di Picche era abbagliante, in tutti i sensi.
“Fammi il favore, spostami vicino al Nove” – fu la richiesta che seguì – “Non vorrei giocarmi la retina”
Sperando che una volta accontentato la smettesse di rompere, Hermione fece per spostarlo accanto al Nove di Cuori.
“Il Nove di Fiori” – precisò la tessera, bloccandola – “Quello di Cuori è caduto in terra, cinque settimane fa. Come minimo mi attaccherebbe il colera…”
“Non c’è da annoiarsi con questo Mazzo, eh?” – constatò Blaise, che seppur divertito lanciò uno sguardo di piena comprensione alla Grifoncina.
Pansy sembrava aver finito di parlottare con le due carte sulla destra, e  dopo l’apertura Lloyd si preparò al cambio di carte.
Stranamente, da quel momento  in poi la partita proseguì senza intoppi.
Le carte finalmente tacevano, Pansy ed Hermione di scrutavano a vicenda, cercando di stabilire quale fosse la strategia migliore.
Hermione riconsegnò il Dieci e la Regina di Picche, prendendo al loro posto due carte nuove. Pansy, invece, ne cambiò tre.
Quando la strega dagli occhi dorate sollevò le due carte distribuite da Lloyd, credette per un attimo di aver visto doppio. Accanto ai tre Nove in suo possesso fin dall’inizio, ora spiccava anche il quarto, quello di Picche.
Poker di Nove.
Aveva in mano un Poker.
La smorfia della Parkinson continuava a essere indecifrabile, mentre sistemava al meglio le nuove carte tra quelle che già teneva in mano.
Poi, di colpo, Hermione fu attraversata da un terribile pensiero. E si sentì sciocca, come mai le era successo prima.
Cosa stava facendo? Si stava giocando un ragazzo a una partita a poker?
Inspiegabilmente, gli occhi le si inumidirono.
“Problemi, Granger?” – fece maligna la Serpeverde che le sedeva di fronte.
Hermione ricacciò indietro le lacrime, stupide stille salate che premevano per scorrerle lungo le guance senza alcun motivo – “Affatto, va tutto benissimo” – si costrinse a dire.
Chissà cosa penserà di me Blaise – fu il pensiero che non riuscì a non formulare.
Si girò automaticamente verso di lui, desiderando che le cose fossero andate diversamente. Non era un oggetto, un premio da vincere con una partita a carte.
Era un ragazzo, per Merlino. Il mago dei suoi sogni.
E lei e la Parkinson l’avevano praticamente costretto a subire tutto quello. Avrebbe dovuto vergognarsi, si disse.
Lui non l’avrebbe mai più considerata come prima di quella sera, se mai lo aveva fatto.
L’immagine di ragazza assennata e affidabile che tanto aveva faticato a costruire, era sfumata nel nulla. Al suo posto ci sarebbe stato il ricordo di una strega frivola e superficiale.
Esattamente come la Parkinson.
Hermione sentì le labbra dischiudersi, quasi si muovessero autonomamente.
“Mi dispiace” – si ritrovò a sillabare, senza emettere alcun suono.
Blaise la guardò stranito mentre Pansy che li fissava di sottecchi ormai da qualche minuto esultò, fraintendendo il perché di quelle parole e adducendole a una chiara sconfitta.
Fu quindi con enorme impazienza che, arrivati al dunque, scoprì le sue carte in risposta al “Vedo” della Grifondoro.
Sul tavolo, un Full composto da un Tris di Otto e una Coppia di Jack.
Hermione rimase immobile per un secondo, poi, quasi svogliatamente, scoprì a sua volta le carte.
E davanti al Poker di Nove, il sorriso di Pansy Parkinson divenne di marmo.
Non era possibile.
La Granger aveva vinto. Aveva vinto la partita.
Aveva vinto Blaise.
Guardò il suo ex-amante e lo detestò con tutto il cuore nel vederlo così sereno. Così contento.
“Ve ne pentirete!” – esplose, fulminandoli entrambi con un’occhiata di odio accecante – “La cosa non finisce qui…” – prese a minacciare.
“Più finita di così” – la interruppe Blaise con voce soave – “Che c’è, Pansy cara, la sconfitta brucia?”
Reprimendo la tentazione di compiere un massacro, la Serpeverde si alzò in piedi. Il volto livido di rabbia e i muscoli irrigiditi, afferrò Lloyd per un braccio.
“Vieni, andiamocene” – affermò impettita, trascindandoselo via – “Queste due nullità non meritano un altro secondo del nostro preziosissimo tempo…”
Hermione e Blaise rimasero così soli, il Mazzo di carte ancora sparpagliato sul tavolo.
“Hai vinto, dunque” – soffiò il Cacciatore, avvicinandosi a lei.
Mentre i centimetri che li separavano si riducevano uno dopo l’altro, Hermione prese un profondo respiro e si fece coraggio – “Non sei tenuto….voglio dire, capisco benissimo se….è solo una stupida partita a Poker….non ti biasimerei, davvero…” – farneticò.
“Non vuoi il tuo premio?” – domandò lui, fingendo un’espressione seria.
La strega scosse la testa – “Non sono sicura che il mio premio sia contento di essere considerato tale” – rivelò, abbassando poi lo sguardo sul pavimento.
Due dita le sfiorarono gentilmente il mento, sollevandolo quel tanto che bastava per poterla guardare dritte negli occhi.
“Forse dovresti lasciare decidere al tuo premio…” – sussurrò, prima di sfiorarle le labbra con un bacio.
Lieve, impalpabile. Ma carico di significati.
Quando Hermione riaprì gli occhi, una luce ben diversa illuminava le iridi castane.
Sorrise, corrisposta, e quando lui la prese per mano e le chiese – “Questa festa sta diventando veramente caotica per i miei gusti. Ti va di andare in un posto un po’ più tranquillo?” – lei non ebbe alcuna esitazione.
“Sì.”
 
 
 
 
 
Su suggerimento di Blaise, tornarono in biblioteca.
Per Hermione fu una piacevole sorpresa.
Aveva visto giusto, dunque. Da lei Blaise voleva ben altro che una notte e basta.
Voleva di più. Esattamente come lei.
Lungo il corridoio avevano incrociato Varnes, il volto e le mani cosparso da minuscoli taglietti, quasi avesse tentato di farsi la barba con una lametta in miniatura.
“E’ scappato” – aveva confessato – “Mi ha minacciato dicendo che la sua era una cinque lame reclinabili, quelle che si usano per una rasatura perfetta. Non ditelo a Pansy, vi prego, non diteglielo…”
Davanti a quella scena erano scoppiati entrambi a ridere, ma per salvaguardare l’incolumità del povero Serpeverde avevano acconsentito a mantenere il segreto. Ancora ridacchiando, avevano proseguito verso la biblioteca deserta.
Entrare in quel luogo che tanto amava le riportò alla mente i fatti di poche ore prima.
Tutto era iniziato lì, a pensarci bene.
Il Serpeverde si accomodò su una delle poltrone messe a disposizione per la lettura, strinse le dita delle loro mani ancora intrecciate, e la invitò a sederglisi in braccio.
Hermione non se lo fece ripetere due volte, abbracciandolo di slancio.
Numerosi baci seguirono quello che si erano scambiati alla festa.
Alcuni più lievi, altri leggermente più esigenti, ma mai eccessivi.
Blaise Zabini sapeva essere dolce e deciso allo stesso tempo. Sapeva baciare una ragazza mentre le portava il massimo rispetto.
“Finalmente soli” – mormorò la strega al settimo cielo, stretta tra le braccia di lui – “Non la sopportavo proprio più, la Parkinson”
Lui sorrise divertito – “Quasi soli, vorrai dire…”
Hermione sollevò la testa di scatto, guardando in direzione della porta e aspettandosi di vedere la Parkinson, o peggio ancora qualche professore, ad esempio la McGranitt.
Ma la porta era chiusa – constatò.
L’istante successivo un piccolo movimento catturò la sua attenzione. Roteò le pupille verso una delle finestre laterali lasciate aperte….e le vide.
Tessere di carta si erano arrampicate fin sul davanzale e ora facevano capolino dal basso,  appoggiate all’infisso inferiore di legno l’una accanto all’altra.
C’era il Jolly che si vantava di aver volontariamente ceduto al Cacciatore Serpeverde una delle sue ex ragazze preferite, il Sette di Fiori che piangeva come un disperato perché nessuno poteva capire quanto era felice per loro due, la Regina di Quadri che sospirava rassegnata di tanto in tanto, lanciando poi occhiate fugaci al Re di Cuori. Il Dieci di Picche raccomandava loro una distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo, perché il Virus del Morbillo era uno che sapeva fare salti anche di un metro e dieci, e nella vita non si era mai abbastanza prudenti. Accanto a lui campeggiavano i due Assi, lo sguardo sognante di due bambini rapiti dalla più bella delle favole.
“E vissero felici e contenti..” – Hermione poté quasi giurare di averli sentiti sussurrare tali parole.
“Non se ne andranno, vero?” – chiese Blaise con finta preoccupazione.
Hermione gli regalò il più dolce dei sorrisi – “Temo proprio di no” – e si chinò a baciarlo.
“Allora, sei contenta del tuo premio? O hai qualche recriminazione da fare?” – la prese in giro.
“Contentissima” – affermò la strega, stando al gioco – “E’ l’unica posta in gioco per cui avrei mai accettato una partita a Poker” – rivelò.
“Ne sono lusingato” – lo udì replicare.
“Del resto, sapevo benissimo che avrei vinto” – l’aria studiata da impertinente saputella, si sollevò un poco dal suo torace per guardarlo meglio negli occhi.
“Ah, sì?” – sempre più divertito, Blaise prese a tracciarle una scia di baci lungo il collo, attirandola nuovamente a sé – “E io che credevo fosse la classica fortuna del principiante…”
“La fortuna non esiste” – decretò Hermione con convinzione.
Il tono era così serio, così determinato, che Blaise smise di baciarla, rivolgendole piena attenzione.
“Davvero? E allora come hai fatto?” – volle sapere.
Poi sorrise, un sorriso caldo e amorevole. Ed Hermione seppe che – come lei – anche Blaise conosceva già la risposta.
In certi casi la fortuna c’entrava veramente poco. In quel caso specifico, addirittura niente.
Hermione Granger si era spesso tirata indietro, davanti al rischio di perdere.
Quel giorno, aveva deciso di lottare per ciò in cui credeva. Per il ragazzo che amava.
Quello stesso mago che le era stato accanto, rincuorandola con parole gentili o semplici sorrisi.
Lei aveva vinto perché perdere avrebbe significato privarsi di qualcosa di troppo prezioso.
L’aveva visto credere in lei, e questo l’aveva spronata ad andare avanti.
Era stato lui, la sua carta vincente.
Occhi incatenati, assaporarono quell’istante come il preludio di qualcosa che li avrebbe portati lontano. Sugli eventi di quella sera avrebbero costruito un rapporto duraturo, intenso.
Una risata le salì dalla gola, le guance accaldate e un’espressione deliziosamente sbarazzina.
“Oh, sai com’è, avevo giusto un Cacciatore di Cuori nella manica...”




Spazio Autrice:
-nicodora: Blaise in effetti è un personaggio un po' particolare. La Rowling non l'ha dipinto in maniera del tutto precisa, per cui si presta molto bene nelle fic sia come personaggio secondario che come protagonista, dato che offre un certo grado di libertà. E' stato interessante scrivere di lui, anche se ammetto che il mio personaggio maschile prediletto rimane comunque Draco...^_^
-Magical_Illusion: Per te questo aggiornamento non sarà una sorpresa immagino, vero Judy? Le chat mi fanno spoilerare, che ci vuoi fare...piuttosto, spero davvero che questa stupida piccola fic riesca  a strapparti almeno un sorriso, perchè soprattutto in certi momenti sorridere fa bene...un bacione, tesoro!
-Carol87:  Carissima, quanto tempo! Le carte fanno morire anche me, infatti hanno preso praticamente possesso della fic, centuplicando lo spazio che inizialmente mi ero ripromessa di dare loro. La storia di Hermione e Blaise è piuttosto all'acqua di rose, ma miravo a una shot spensierata e leggera, niente di troppo profondo o devastante. Inutile dire che sono curiosa di sapere che pensi di questo capitolo finale. Baci e a presto!
- pai80 - Ci ho messo solo un anno ad aggiornare, che dici, sono in ritardo? Dani, davvero, sto diventando lenta come una lumaca...io ho dovuto rileggermi i primi due capitoli perchè avevo quasi scordato ciò che avevo scritto, per cui m'immagino voi...Sii, buona, spezza una lancia in mio favore e conferma che in linea di massima sono meno fusa di quanto non può sembrare ^_^ Baci, ci sentiamo domani!
-pikappa93: Direi che mi sono presa più del tempo necessario, praticamente è passato un anno. Ma alla fine ce l'ho fatta, ed è questo che conta, giusto? Anche a me Blaise piace molto come personaggio, anche se il più delle volte tendo a usarlo come personaggio secondario, non so perchè...spero comunque che il finale non ti abbia delusa! Baci e a presto!
-Merryluna: MS, se aspettavo ancora un po' la fine di questa fic la leggevi per il tuo ottantesimo compleanno. Draco fondamentalmente è un lumacone, viziato e verdognolo. Siamo noi nelle fic che lo rendiamo un figo da paura, no? Mentre il tuo Blaise, beh la Row non ha lasciato detto un gran che, per cui possiamo immaginarcelo al meglio senza sensi di colpa, credo...Bando alle ciance, ci tenevo a portare a termine questa fic (altrimenti era come averti dedicato una rana verde con 3 zampe invece di 4...voglio dire, quasi non la si può chimare rana).
-Egomet: Ciao! Grazie per la recensione, sono contenta che la fic ti sia piaciuta! Eh già, qui le carte la fanno da padrone! Persino nell'ultimo capitolo! Mi auguro ti possa piacere, come i due precedenti! Baci e a presto! ^_^
-Claheaven: Razza di scionfola introvabile che non sei altro, provare a tenere d'occhio il cell? Il mio pollice verde è una meraviglia, da piccola inaffiavo quelle buffe facce in vendita al supermercato, quelle con i buchini in testa dove crescevano poi i capelli fatti di fili d'erba. Invece di blaterare cose senza senso nelle recensioni (col rischio di scrivere frasi innocenti che vengono ampiamente fraintese, e per le quali ricevo una sfilza di auguri e congratulazioni varie), vedi di muovere il culo e lampeggiare, che abbiamo giusto una genialata dell'ultimo minuto in sospeso, te la ricordi..vero? 'glio enel, pa...
-Kailena1987:  Sara!!! Quanto tempo! E finalemnte rieccomi qui, con Pansy insopportabile come sempre, Hermione in presa a una crisi esistenziale, Blaise figo da paura e un Mazzo di carte fuori di testa. Direi che c'è tutto....^_^ Un bacione, spero di sentirti presto!
-venus: Sere!! Anche io solitamente sono restia ad estendere la lettura a fic non dramione, ma qui Draco sarebbe risultato davvero troppo OOC. Che dire, vi ho fatte aspettare, ne sono consapevole...ma spero che questo capitolo finale sia valso l'attesa! Un abbraccio! ^_^
- lunachan62:  La mia fantasia non ha limiti nel senso che sono da rinchiudere da qualche parte e gettare via la chiave. Davvero una fic delirante, questa, e ne sono pienamente consapevole. Sono contenta che tu abbia apprezzato Pansy, spesso nelle fic risulta difficile caratterizzarla, e anche in questo caso ho la vaga sensazione di averla resa più cattiva di quella che è, ma così richiedeva la storia....grazie della recensione a presto!
-lights:  Terzo e ultimo capitolo, come promesso (ammetto che c'è stato un momento che ho pensato di allungare e farne un quarto, ma poi sono riuscita a rimanere in un numero di pagine tutto sommato ancora accettabili) Spero davvero che ti sia piaciuto, nonostante l'immensa attesa! Baci e a presto!
-Babybutterfly: Hermione non ha mai fortuna, verissimo. Qui però la vittoria era essenziale, anche se lei in primis ha ammesso che la fortuna c'entrava ben poco. Diciamo che per una volta si è staccata dai libri è si è data materialmente da fare per ottenere qualcosa che sognava da tempo! Bacissimi e alla prossima!^_^
-BellaBlack: Pansy ha perso, come avevi giustamente previsto. Il pairing principale ha avuto un poco più di spazio che nel precedente capitolo, considerato che si trattava del finale, ma spero non vi abbia deluso il taglio leggero della fic. Voleva essere una cosa spensierata e divertente, dove ammetto che le carte hanno un filino preso il sopravvento...grazie mille della recensione, a presto!! :)


  
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