Passerby
Mantova, Italia.
28 Ottobre 2018.
Un albergo di Mantova.
17:00 circa.
Beautiful people,
beautiful life.
Beautiful cities. Sweet,
sweet lies.
Si portavano
dietro quella maledetta pioggia dalla Francia, dove avevano suonato
negli ultimi tre giorni. Lena e i suoi, in compagnia di un gruppo
spagnolo, gli Ankor, avevano guidato tutta la notte, partendo da
Montpellier, per essere a Mantova in mattinata. Lì, la
carovana
iberico-moldava si era chiusa in albergo a recuperare le ore di sonno
perse. Per un giorno, sia gli Ankor che gli Infected Rain sparirono
dai social, lasciando abbastanza preoccupati i fan italiani. L'unico
segno di vita lo diede proprio la cantante moldava in una storia su
Instagram, prima di crollare definitivamente.
- Ciao. - disse con gli occhi a mezz'asta e la voce impastata di sonno.
- Abbiamo guidato tutta la notte per venire qui a Mantova, e suonare
per voi. Adesso dormiamo un po', così stasera spacchiamo
tutto.
Vi aspetto. - .
Quasi maledì il telefono, quando la sveglia interruppe il
suo
sonno sette ore dopo, ma si limitò a sospirare. La vita in
tour
era questo e altro.
Scese nella hall, dove si accorse di essere l'ultimo membro del gruppo
moldavo ad essersi svegliato.
- Uffa, stavamo progettando lo scherzo della vita. - sbuffò
Simeon, bulgaro, tecnico del gruppo.
- Vi è andata male. - sorrise lei, sedendosi vicino a
Marcel, tedesco, e
Mirka, ceca, due "groupie di vecchia data" che, quando potevano, li
seguivano
in tour in Europa.
- Tutto bene? - chiese Mirka.
Lena annuì.
- Chi manca? - domandò Eugene.
- Fito, il loro chitarrista. - rispose Vladimir, indicando gli Ankor.
- Dicci un po', David. - fece Vidick, rivolto al chitarrista solista
dell'altro gruppo. - So che avete già suonato nel posto dove
ci
esibiremo stasera. Com'è? - .
- Piccolino, ma fa al caso nostro. Dopotutto, è risaputo che
in
Italia i concerti metal non sono frequentatissimi. - rispose lo
spagnolo.
- Purtroppo. Mi piacciono i fan italiani. - aggiunse Ra, brasiliana,
batterista degli Ankor.
- A quanto pare qui il rap la fa da padrone. - sentenziò
Jessica, la cantante della formazione spagnola.
Fito, il chitarrista ritardatario, scese poco dopo reggendo una Corona.
- Scusate, gente. Ho bisogno della medicina prima del concerto. - .
Jessica si sbatté la mano sulla fronte, mentre gli altri
ridevano di gusto. Simeon, però, dopo aver fatto una faccia
disgustata, si alzò e strappò di mano la
bottiglia al
chitarrista.
- Questa non è birra, fratello. E' piscio al sapore di
birra. - fece il tecnico ridendo.
- Ridammela, idiota! - intimò lo spagnolo.
I due gruppi seguirono Marcel e Fito fuori dall'albergo, fino a
raggiungere le macchine, dove il bulgaro rovesciò la Corona
su
un tombino.
- Questa me la paghi, bulgaro infame. - .
- Andiamo, ti offrirò un giro di birra buona dopo il
concerto. - .
- Mai mettersi tra Fito e la sua Corona. - rise Jessica.
Placata la rabbia dello spagnolo, il gruppo mosse verso il circolo Arci
dove avrebbero suonato in serata.
Here she is in a deep, deep
darkness.
She's alone, empty, colorless.
-
Poteva andarci peggio. - .
Una
stanza, dalla capienza aprossimativa di duecento persone, insieme a un
palco senza transenne, costituiva lo stage del circolo Arci "Tom" di
Mantova. Al loro arrivo, dietro il palco, un enorme cartello con il
logo del Mantova
Jazz,
rimpiazzato il più velocemente possibile dall'enorme telo
con la
scritta Infected Rain. Delle casse da palcoscenico con il logo della
band vennero messe alla destra, al centro e alla sinistra di esso.
Eugene e Ra passarono buona parte del tempo a montare i loro strumenti,
mentre il resto dei presenti, ad eccezione di Simeon che si stava
occupando del mixer, lavorava alla costruzione dello stage.
Lena osservava i lavori in corso seduta su un
tavolo, mentre Marcel e Jessica sistemavano il rispettivo merchandise
su altri tavoli.
-
Sì, molto peggio. Non ti immagini in quali bettole spagnole
ci siamo
dovuti esibire prima di farci un nome ed ambire a qualcosa di
più
decente. - sospirò Jessica, tirando fuori alcune copie del
loro ultimo
album, Beyond The
Silence Of These Years.
- Evidentemente non hai mai visto in che razza di condizioni
è ridotta Chișinău.
C'è un motivo se trovare un turista in quella
città è praticamente impossibile. - .
- Concordo. - si inserì Mirka, finendo di aiutare Marcel. -
Mi dispiace dirlo, ma è veramente ridotta male. - .
-
E c'è ancora gente che si stupisce quando dico che non mi
sento
appartenente alla terra dove sono nata. A dire la verità,
non sento mia
nemmeno l'Italia... ma la mia famiglia è qui, e tanto basta
per farmi
sentire anche un po' italiana. - .
- Ti capisco, Lena. - disse
Jessica. - Quando ho lasciato Bristol per andare a vivere in Spagna,
non è stato facile ambientarsi.
Sai, le solite storie: lingue differenti, nessuna conoscenza,
difficoltà in ogni dove. Poi ho
conosciuto i ragazzi. E tutto è stato più facile.
Anche
Ra, quando è arrivata, era in difficoltà. Ma
l'abbiamo
accolta nella nostra famiglia, semplificandole la vita. - .
Lena sorrise. Quasi invidiava quell'inglesina. La full immersion nella
cultura iberica doveva averla plasmata, e resa molto meno "grigia" dei
suoi connazionali.
Per qualche attimo, ci fu silenzio. Sia Ra che Eugene avevano finito di
provare con le rispettive batterie. La brasiliana lasciò il
palco, facendo spazio a Sergei, Vladimir e Vidick.
- Okay, iniziamo. Vova, vai col basso. - annunciò Vidick.
Il ragazzo iniziò a suonare in silenzio, mentre il
chitarrista guardò la sua cantante.
- Lena, dopo ci servi. Dobbiamo testare i microfoni. - .
La ragazza annuì. Non aveva voglia di sentire le prove degli
altri, così prese Mirka con sé, e uscirono fuori.
Il
tempo sembrava voler concedere un po' di tregua, regalando sporadici
raggi di sole tra la formazione compatta di nuvole.
- Migliorerà, me lo sento. - sorrise Mirka.
Lena annuì, senza guardare il cielo. L'amica si
voltò.
- Elena, c'è qualcosa che non va? - .
- Ce ne fosse solo una, di cosa che non va. - rispose, senza trattenere
una risata amara.
- Che stai aspettando a parlarmene, allora? Forza, sputa il rospo. -
disse la ceca.
- Non sono sicura di volerne parlare. - .
- Tenerti tutto dentro non ti servirà a nulla. - .
La cantante annuì, e stavolta si decise a guardare il cielo,
come per cercare un briciolo di serenità.
- Mirka... hai mai pensato che, in fondo, non siamo altro che un circo
itinerante? - le domandò.
Welcome to the freaky carnival!
L'altra
sembrò esterrefatta.
- Elena, che stai dicendo? - .
-
Rifletti: il pubblico ci vede come animali da circo. Viaggiamo di
città in città, giorno dopo giorno, nazione dopo
nazione.
I nostri cosiddetti fan pagano per vedere uno spettacolo, e io, per
qualche strana ragione, sono l'attrazione principale. - .
- Elena, non siete un circo! I ragazzi non sono animali, e tu non
sei... che cosa brutta da dire...
l'attrazione principale! - sbottò Mirka. - I tuoi fan
stravedono
per il vostro gruppo! Gran parte di loro prova affetto sincero e
passione vera per gli Infected Rain! I veri fan vi seguiranno e vi
sosterranno ovunque! Tipo me e Marcel! - .
- Non tutti possono permettersi di fare come te e Marcel. E poi, credi
che non mi sia resa conto che più della metà
delle
persone che vengono ai nostri concerti sono maschi? Credi che non veda
come mi guardano? Che non senta i loro pregiudizi sul mio aspetto
fisico? - .
- Lo sai come sono fatti gli uomini. Ma perché te ne
preoccupi? Dove sono
finiti tutti i tuoi motti contro gli haters? Sono solo parole? - .
You are wondering
what is happening.
- No... ma non riesco a vedere più i fan come tali. - .
- E come li vedi, scusa? - .
- Come dei sadici. Viscidi. Assetati del mio sangue e delle mie paure.
Io canto loro il mio dolore, e loro gioiscono. - .
- Non sei la prima cantante a fare così, e non sarai nemmeno
l'ultima. - .
- Lo so... ma, veramente, non ce la faccio più. Tutto questo
mi disgusta. - .
Mirka non sapeva proprio come reagire.
- E poi c'è quella canzone... - sussurrò.
- Quale canzone? - domandò la ceca.
Cazzo. Pensò. Lei non sa di Passerby.
- Nulla, lascia perdere. - .
La groupie alzò le spalle.
- Ad ogni modo, cosa vorresti fare? Mandare all'aria tutto? Smettere di
cantare
solo per un tuo malessere? Quelle poche persone che verranno qui
stasera
vogliono divertirsi! Non ci pensi poi agli altri fan in giro per
l'Europa che stanno aspettando le vostre date per vedervi? - .
Lena restò in silenzio. Mirka, resasi conto di aver alzato
il
tono della voce, sospirò, riacquistando un timbro
più
disteso.
- Ascolta, Lena. Se non vuoi farlo per loro... fallo per i ragazzi.
Loro non c'entrano nulla in tutto questo. Separa "Elena Cataraga" da
"Lena Scissorhands". Lascia il malessere nel backstage e mostra al
pubblico la leonessa variopinta che vogliono. - .
La moldava guardò l'amica.
- Mi stai suggerendo di fingere di stare bene? - .
You want it all
to disappear.
La porta dietro di loro si aprì. Era Vidick.
- Lena, tocca a te. - .
Mirka le diede una pacca sulla spalla, prima di rientrare col
chitarrista.
La cantante guardò in basso, e vide un gruppetto di
ragazzi vestiti da metallari dirigersi verso il supermercato vicino. I
primi fan stavano iniziando ad arrivare.
Volete le menzogne? Le
avrete.
Welcome!
This place is magic.
Lena non
lasciò la stanza adibita a backstage per tutta la durata dei
concerti precedenti, passando il tempo truccandosi e "scaldando" le
corde vocali. Uscì solo momentaneamente in compagnia di
Vidick
per andare al bancone del bar del locale a farsi fare un
thé.
Con la coda dell'occhio, vide diversi fan parlare sottovoce al suo
passaggio, troppo timorosi per rivolgerle la parola.
Il gruppo d'apertura, i Demetra's Scars, avevano iniziato in ritardo la
loro esibizione, facendo slittare di conseguenza l'orario di inizio
degli Ankor e degli Infected Rain. Lena avrebbe voluto lamentarsi, ma
si ricordò delle parole di Mirka, e fece buon viso a cattivo
gioco quando Sara, la cantante, andò a porgerle le scuse per
aver costretto gli altri gruppi a iniziare più tardi.
Sergei uscì fuori solo per andare a vedere la situazione
durante
il concerto degli Ankor, tornando con notizie confortanti.
- C'è abbastanza gente, e interagisce molto. Ci divertiremo.
- disse, accennando un sorriso.
Quando sentì Jessica annunciare l'ultimo pezzo del concerto,
Lena prese il telefono, e fece un'ultima storia su Instagram.
Sfoderò il suo miglior sorriso, e quasi si
meravigliò per
come era riuscita a mascherare il suo reale stato d'animo.
- Ciao, ragazzi! Siamo in Italia, a Mantova, e abbiamo qualche minuto
prima del concerto. Volevo solo dirvi "Ciao!", e siamo tanto tanto
contenti di essere qui! Ciao, Vova! - .
Vladimir, intento a suonare il basso, si limitò a guardare
in camera e ad alzare il pollice.
Qualche minuto dopo, gli Ankor rientrarono. Jessica era quasi commossa,
David calmissimo come suo solito, mentre Fito e Ra sorridevano.
- In bocca al lupo, ragazzi! Ci vediamo dopo il concerto! - fece la
batterista, appoggiando le bacchette.
Fito appoggiò al volo la chitarra, e uscì.
- Scusate, ragazzi, ma vado a farmi una Corona. E qui fuori ho gente
che mi osanna. - .
Le sue parole furono confermate da un urlo di giubilo generale.
- Andiamo a fare casino, ragazzi. - fece Vidick, impugnando la chitarra.
I cinque moldavi uscirono dalla stanza, e, approfittando del buio nello
stage, coperti dal suono della loro intro, si appostarono per il loro
ingresso in scena. Il primo, come al solito, fu Eugene, che rivolse un
timido saluto al pubblico alzando le bacchette. Poi, da sinistra a
destra, entrarono Sergei, Vladimir e Vidick, con i fratelli Babici che
salutarono i presenti alla loro maniera, alzando il braccio con il
plettro sfoderando il loro miglior sorriso.
Un colpetto di chitarra, appena percettibile, per dare il via, e il
gruppo iniziò a suonare Fool The Gravity.
In quel lasso di tempo, Elena Cataraga svuotò la mente, e,
quasi senza accorgersene, divenne Lena Scissorhands.
Relax, enjoy!
You're on the
hook, you're on the hook!
Salì sul palco, e, mossi i primi passi, iniziò a
cantare.
- Pain is not what you
asked, but is always what you get... - .
Your filthy life
belongs here.
Il pubblico applaudì vivacemente. Avevano appena finito Orphan Soul.
- Grazie, grazie, grazie, grazie! - ripeté Lena, andando
avanti e indietro per il palco.
Non appena gli applausi finirono, rialzò il microfono.
- Voglio sapere se vi divertite. Voi? Voi? Voi? - fece, puntando il
microfono verso i fan.
Dopo un altro bagno di applausi, sfoderò la menzogna per
eccellenza, cercando di parlare meglio possibile in italiano.
- Non è tanto, come dire, d'uso mio, parlare la lingua del
paese dove suoniamo. Quindi... mi sento come se sono a casa mia! Sono
un po' a casa mia, vero? - .
Non dovette dire altro. Il pubblico italiano le fece sentire tutto il
calore possibile.
- Allora, come in una famiglia, divertiamoci tutti insieme. Se sapete
le parole, cantate. Sennò saltate... fate tutto quello che
vi pare, così oggi rimane per sempre qui e qui. - disse,
indicando la sua testa e il suo cuore.
Altre grida di giubilo. Lena gestiva il suo pubblico come un
burattinaio con i suoi burattini.
Era un'esibizione circense, la loro. Ma nessuno, tranne lei la vedeva
come tale.
Welcome!
The truth is
tragic!
- You live...in a lie...
- .
Eccola. L'aspettava fin dall'inizio del concerto. Freaky Carnival.
Finalmente poteva dire ciò che pensava i fan, senza che
questi si accorgessero di nulla.
Lena, quando arrivò il suo momento, iniziò a
vomitare le parole del testo con rabbia, tanto che i suoi colleghi, a
più riprese, si voltarono verso di lei quasi stupefatti. Il
ritornello, nella sua mente, divenne una presa in giro
musicata.
Welcome!
This place is magic.
Welcome!
The truth is
tragic!
Everything is shiny here!
Everything is perfect here!
- Su le mani! - .
Il pubblico si mise a battere le mani andando a tempo con la base.
Mirka, che era in mezzo agli altri fan, osservò attonita
l'espressione malvagia di Lena mentre, dopo la parte strumentale,
proseguiva il suo macabro rituale.
Filthy, intoxicated minds!
With cash and whiskey
you are begging for lies.
You are begging for lies.
For lies,
for lies,
you are begging!
Un ultimo
applauso per gli Infected Rain. Alla fine di tutto, Lena si era quasi
divertita. Sì, perché loro non sospettavano
nulla, e lei aveva, a loro insaputa, urlato il suo odio per loro.
- Grazie ancora, ragazzi! Dateci cinque minuti, e veniamo a fare due
chiacchiere con voi. - disse la cantante, ottenendo di nuovo urla di
giubilo come risposta.
Vidick
restò sul palco a recuperare le cose del suo gruppo, mentre
Vladimir e Sergei, dopo aver regalato plettri autografati a qualche
fortunato fan, seguirono Lena e Eugene nel camerino. Il bassista
appoggiò il suo strumento, e si avvicinò alla
ragazza, che si stava già finendo di cambiare.
-
Tutto bene, Cataraga? - .
Lena
si voltò. Sul volto aveva uno strano sorriso.
-
Tutto bene, Vova. Mai sentita meglio. - rispose.
Vladimir
la fissò negli occhi.
-
Non è vero. - disse.
- Sì, che è vero. - .
-
Mio fratello ha ragione. - si inserì Sergei. - Sei strana,
Lena. - .
-
Ti ci metti anche tu, Sergei? Che cosa avrei? Sentiamo. -
sbuffò la ragazza.
-
Non sei tu. Sei arrabbiata. Furiosa. E per qualche strano motivo stai
mascherando le tue emozioni. Che diavolo ti sta succedendo? - fece
Eugene.
-
Fatevi gli affari vostri, okay? Lasciatemi in pace. Ora, scusatemi, ma
voglio intrattenermi con i nostri fan. - .
Lena
uscì, quasi travolgendo Vidick che stava rientrando. I
quattro la fissarono camminare verso la sala a passo svelto.
-
Quella non è Lena, vero? - domandò il ragazzo coi
dread.
-
No, non è lei. - .
La
voce era di Mirka, semi nascosta in penombra.
Lena aprì la porta, e salutò i primi fan che le si piazzarono davanti. Chissà quante altre menzogne avrebbe detto, prima della fine della serata.
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