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Autore: FrenzIsInfected    11/06/2019    3 recensioni
[Infected Rain]
Dal testo:
"- Tutto bene, Cataraga? - .
- Tutto bene, Vova. - .".
Quinta classificata al contest "Music is my best disaster" indetto da Soul_Shine sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passerby
Mantova, Italia.
28 Ottobre 2018.
Un albergo di Mantova.
17:00 circa.


Beautiful people, beautiful life.
Beautiful cities. Sweet, sweet lies.


Si portavano dietro quella maledetta pioggia dalla Francia, dove avevano suonato negli ultimi tre giorni. Lena e i suoi, in compagnia di un gruppo spagnolo, gli Ankor, avevano guidato tutta la notte, partendo da Montpellier, per essere a Mantova in mattinata. Lì, la carovana iberico-moldava si era chiusa in albergo a recuperare le ore di sonno perse. Per un giorno, sia gli Ankor che gli Infected Rain sparirono dai social, lasciando abbastanza preoccupati i fan italiani. L'unico segno di vita lo diede proprio la cantante moldava in una storia su Instagram, prima di crollare definitivamente.
- Ciao. - disse con gli occhi a mezz'asta e la voce impastata di sonno. - Abbiamo guidato tutta la notte per venire qui a Mantova, e suonare per voi. Adesso dormiamo un po', così stasera spacchiamo tutto. Vi aspetto. - .
Quasi maledì il telefono, quando la sveglia interruppe il suo sonno sette ore dopo, ma si limitò a sospirare. La vita in tour era questo e altro.
Scese nella hall, dove si accorse di essere l'ultimo membro del gruppo moldavo ad essersi svegliato.
- Uffa, stavamo progettando lo scherzo della vita. - sbuffò Simeon, bulgaro, tecnico del gruppo.
- Vi è andata male. - sorrise lei, sedendosi vicino a Marcel, tedesco, e Mirka, ceca, due "groupie di vecchia data" che, quando potevano, li seguivano in tour in Europa.
- Tutto bene? - chiese Mirka.
Lena annuì.
- Chi manca? - domandò Eugene.
- Fito, il loro chitarrista. - rispose Vladimir, indicando gli Ankor.
- Dicci un po', David. - fece Vidick, rivolto al chitarrista solista dell'altro gruppo. - So che avete già suonato nel posto dove ci esibiremo stasera. Com'è? - .
- Piccolino, ma fa al caso nostro. Dopotutto, è risaputo che in Italia i concerti metal non sono frequentatissimi. - rispose lo spagnolo.
- Purtroppo. Mi piacciono i fan italiani. - aggiunse Ra, brasiliana, batterista degli Ankor.
- A quanto pare qui il rap la fa da padrone. - sentenziò Jessica, la cantante della formazione spagnola.
Fito, il chitarrista ritardatario, scese poco dopo reggendo una Corona.
- Scusate, gente. Ho bisogno della medicina prima del concerto. - .
Jessica si sbatté la mano sulla fronte, mentre gli altri ridevano di gusto. Simeon, però, dopo aver fatto una faccia disgustata, si alzò e strappò di mano la bottiglia al chitarrista.
- Questa non è birra, fratello. E' piscio al sapore di birra. - fece il tecnico ridendo.
- Ridammela, idiota! - intimò lo spagnolo.
I due gruppi seguirono Marcel e Fito fuori dall'albergo, fino a raggiungere le macchine, dove il bulgaro rovesciò la Corona su un tombino.
- Questa me la paghi, bulgaro infame. - .
- Andiamo, ti offrirò un giro di birra buona dopo il concerto. - .
- Mai mettersi tra Fito e la sua Corona. - rise Jessica.
Placata la rabbia dello spagnolo, il gruppo mosse verso il circolo Arci dove avrebbero suonato in serata.


Here she is in a deep, deep darkness.
She's alone, empty, colorless
.


- Poteva andarci peggio. - .
Una stanza, dalla capienza aprossimativa di duecento persone, insieme a un palco senza transenne, costituiva lo stage del circolo Arci "Tom" di Mantova. Al loro arrivo, dietro il palco, un enorme cartello con il logo del Mantova Jazz, rimpiazzato il più velocemente possibile dall'enorme telo con la scritta Infected Rain. Delle casse da palcoscenico con il logo della band vennero messe alla destra, al centro e alla sinistra di esso.
Eugene e Ra passarono buona parte del tempo a montare i loro strumenti, mentre il resto dei presenti, ad eccezione di Simeon che si stava occupando del mixer, lavorava alla costruzione dello stage.
Lena osservava i lavori in corso seduta su un tavolo, mentre Marcel e Jessica sistemavano il rispettivo merchandise su altri tavoli.
- Sì, molto peggio. Non ti immagini in quali bettole spagnole ci siamo dovuti esibire prima di farci un nome ed ambire a qualcosa di più decente. - sospirò Jessica, tirando fuori alcune copie del loro ultimo album, Beyond The Silence Of These Years.
- Evidentemente non hai mai visto in che razza di condizioni è ridotta
Chișinău. C'è un motivo se trovare un turista in quella città è praticamente impossibile. - .
- Concordo. - si inserì Mirka, finendo di aiutare Marcel. - Mi dispiace dirlo, ma è veramente ridotta male. - .
- E c'è ancora gente che si stupisce quando dico che non mi sento appartenente alla terra dove sono nata. A dire la verità, non sento mia nemmeno l'Italia... ma la mia famiglia è qui, e tanto basta per farmi sentire anche un po' italiana. - .
- Ti capisco, Lena. - disse Jessica. - Quando ho lasciato Bristol per andare a vivere in Spagna, non è stato facile ambientarsi. Sai, le solite storie: lingue differenti, nessuna conoscenza, difficoltà in ogni dove. Poi ho conosciuto i ragazzi. E tutto è stato più facile. Anche Ra, quando è arrivata, era in difficoltà. Ma l'abbiamo accolta nella nostra famiglia, semplificandole la vita. - .
Lena sorrise. Quasi invidiava quell'inglesina. La full immersion nella cultura iberica doveva averla plasmata, e resa molto meno "grigia" dei suoi connazionali.
Per qualche attimo, ci fu silenzio. Sia Ra che Eugene avevano finito di provare con le rispettive batterie. La brasiliana lasciò il palco, facendo spazio a Sergei, Vladimir e Vidick.
- Okay, iniziamo. Vova, vai col basso. - annunciò Vidick.
Il ragazzo iniziò a suonare in silenzio, mentre il chitarrista guardò la sua cantante.
- Lena, dopo ci servi. Dobbiamo testare i microfoni. - .
La ragazza annuì. Non aveva voglia di sentire le prove degli altri, così prese Mirka con sé, e uscirono fuori. Il tempo sembrava voler concedere un po' di tregua, regalando sporadici raggi di sole tra la formazione compatta di nuvole.
- Migliorerà, me lo sento. - sorrise Mirka.
Lena annuì, senza guardare il cielo. L'amica si voltò.
- Elena, c'è qualcosa che non va? - .
- Ce ne fosse solo una, di cosa che non va. - rispose, senza trattenere una risata amara.
- Che stai aspettando a parlarmene, allora? Forza, sputa il rospo. - disse la ceca.
- Non sono sicura di volerne parlare. - .
- Tenerti tutto dentro non ti servirà a nulla. - .
La cantante annuì, e stavolta si decise a guardare il cielo, come per cercare un briciolo di serenità.
- Mirka... hai mai pensato che, in fondo, non siamo altro che un circo itinerante? - le domandò.


Welcome to the freaky carnival!


L'altra sembrò esterrefatta.
- Elena, che stai dicendo? - .
- Rifletti: il pubblico ci vede come animali da circo. Viaggiamo di città in città, giorno dopo giorno, nazione dopo nazione. I nostri cosiddetti fan pagano per vedere uno spettacolo, e io, per qualche strana ragione, sono l'attrazione principale. - .
- Elena, non siete un circo! I ragazzi non sono animali, e tu non sei... che cosa brutta da dire... l'attrazione principale! - sbottò Mirka. - I tuoi fan stravedono per il vostro gruppo! Gran parte di loro prova affetto sincero e passione vera per gli Infected Rain! I veri fan vi seguiranno e vi sosterranno ovunque! Tipo me e Marcel! - .
- Non tutti possono permettersi di fare come te e Marcel. E poi, credi che non mi sia resa conto che più della metà delle persone che vengono ai nostri concerti sono maschi? Credi che non veda come mi guardano? Che non senta i loro pregiudizi sul mio aspetto fisico? - .
- Lo sai come sono fatti gli uomini. Ma perché te ne preoccupi? Dove sono finiti tutti i tuoi motti contro gli haters? Sono solo parole? - .


You are wondering
what is happening.


- No... ma non riesco a vedere più i fan come tali. - .
- E come li vedi, scusa? - .
- Come dei sadici. Viscidi. Assetati del mio sangue e delle mie paure. Io canto loro il mio dolore, e loro gioiscono. - .
- Non sei la prima cantante a fare così, e non sarai nemmeno l'ultima. - .
- Lo so... ma, veramente, non ce la faccio più. Tutto questo mi disgusta. - .
Mirka non sapeva proprio come reagire.
- E poi c'è quella canzone... - sussurrò.
- Quale canzone? - domandò la ceca.
Cazzo. Pensò. Lei non sa di Passerby.
- Nulla, lascia perdere. - .
La groupie alzò le spalle.
- Ad ogni modo, cosa vorresti fare? Mandare all'aria tutto? Smettere di cantare solo per un tuo malessere? Quelle poche persone che verranno qui stasera vogliono divertirsi! Non ci pensi poi agli altri fan in giro per l'Europa che stanno aspettando le vostre date per vedervi? - .
Lena restò in silenzio. Mirka, resasi conto di aver alzato il tono della voce, sospirò, riacquistando un timbro più disteso.
- Ascolta, Lena. Se non vuoi farlo per loro... fallo per i ragazzi. Loro non c'entrano nulla in tutto questo. Separa "Elena Cataraga" da "Lena Scissorhands". Lascia il malessere nel backstage e mostra al pubblico la leonessa variopinta che vogliono. - .
La moldava guardò l'amica.
- Mi stai suggerendo di fingere di stare bene? - .


You want it all
to disappear
.


La porta dietro di loro si aprì. Era Vidick.
- Lena, tocca a te. - .
Mirka le diede una pacca sulla spalla, prima di rientrare col chitarrista.
La cantante guardò in basso, e vide un gruppetto di ragazzi vestiti da metallari dirigersi verso il supermercato vicino. I primi fan stavano iniziando ad arrivare.
Volete le menzogne? Le avrete.


Welcome!
This place is magic
.


Lena non lasciò la stanza adibita a backstage per tutta la durata dei concerti precedenti, passando il tempo truccandosi e "scaldando" le corde vocali. Uscì solo momentaneamente in compagnia di Vidick per andare al bancone del bar del locale a farsi fare un thé. Con la coda dell'occhio, vide diversi fan parlare sottovoce al suo passaggio, troppo timorosi per rivolgerle la parola.
Il gruppo d'apertura, i Demetra's Scars, avevano iniziato in ritardo la loro esibizione, facendo slittare di conseguenza l'orario di inizio degli Ankor e degli Infected Rain. Lena avrebbe voluto lamentarsi, ma si ricordò delle parole di Mirka, e fece buon viso a cattivo gioco quando Sara, la cantante, andò a porgerle le scuse per aver costretto gli altri gruppi a iniziare più tardi.
Sergei uscì fuori solo per andare a vedere la situazione durante il concerto degli Ankor, tornando con notizie confortanti.
- C'è abbastanza gente, e interagisce molto. Ci divertiremo. - disse, accennando un sorriso.
Quando sentì Jessica annunciare l'ultimo pezzo del concerto, Lena prese il telefono, e fece un'ultima storia su Instagram. Sfoderò il suo miglior sorriso, e quasi si meravigliò per come era riuscita a mascherare il suo reale stato d'animo.
- Ciao, ragazzi! Siamo in Italia, a Mantova, e abbiamo qualche minuto prima del concerto. Volevo solo dirvi "Ciao!", e siamo tanto tanto contenti di essere qui! Ciao, Vova! - .
Vladimir, intento a suonare il basso, si limitò a guardare in camera e ad alzare il pollice.
Qualche minuto dopo, gli Ankor rientrarono. Jessica era quasi commossa, David calmissimo come suo solito, mentre Fito e Ra sorridevano.
- In bocca al lupo, ragazzi! Ci vediamo dopo il concerto! - fece la batterista, appoggiando le bacchette.
Fito appoggiò al volo la chitarra, e uscì.
- Scusate, ragazzi, ma vado a farmi una Corona. E qui fuori ho gente che mi osanna. - .
Le sue parole furono confermate da un urlo di giubilo generale.
- Andiamo a fare casino, ragazzi. - fece Vidick, impugnando la chitarra.
I cinque moldavi uscirono dalla stanza, e, approfittando del buio nello stage, coperti dal suono della loro intro, si appostarono per il loro ingresso in scena. Il primo, come al solito, fu Eugene, che rivolse un timido saluto al pubblico alzando le bacchette. Poi, da sinistra a destra, entrarono Sergei, Vladimir e Vidick, con i fratelli Babici che salutarono i presenti alla loro maniera, alzando il braccio con il plettro sfoderando il loro miglior sorriso.
Un colpetto di chitarra, appena percettibile, per dare il via, e il gruppo iniziò a suonare Fool The Gravity.
In quel lasso di tempo, Elena Cataraga svuotò la mente, e, quasi senza accorgersene, divenne Lena Scissorhands.


Relax, enjoy!
You're on the hook, you're on the hook!


Salì sul palco, e, mossi i primi passi, iniziò a cantare.
- Pain is not what you asked, but is always what you get... - .


Your filthy life
belongs here.



Il pubblico applaudì vivacemente. Avevano appena finito Orphan Soul.
- Grazie, grazie, grazie, grazie! - ripeté Lena, andando avanti e indietro per il palco.
Non appena gli applausi finirono, rialzò il microfono.
- Voglio sapere se vi divertite. Voi? Voi? Voi? - fece, puntando il microfono verso i fan.
Dopo un altro bagno di applausi, sfoderò la menzogna per eccellenza, cercando di parlare meglio possibile in italiano.
- Non è tanto, come dire, d'uso mio, parlare la lingua del paese dove suoniamo. Quindi... mi sento come se sono a casa mia! Sono un po' a casa mia, vero? - .
Non dovette dire altro. Il pubblico italiano le fece sentire tutto il calore possibile.
- Allora, come in una famiglia, divertiamoci tutti insieme. Se sapete le parole, cantate. Sennò saltate... fate tutto quello che vi pare, così oggi rimane per sempre qui e qui. - disse, indicando la sua testa e il suo cuore.
Altre grida di giubilo. Lena gestiva il suo pubblico come un burattinaio con i suoi burattini.
Era un'esibizione circense, la loro. Ma nessuno, tranne lei la vedeva come tale.

Welcome!
The truth is tragic!


- You live...in a lie... - .
Eccola. L'aspettava fin dall'inizio del concerto. Freaky Carnival. Finalmente poteva dire ciò che pensava i fan, senza che questi si accorgessero di nulla.
Lena, quando arrivò il suo momento, iniziò a vomitare le parole del testo con rabbia, tanto che i suoi colleghi, a più riprese, si voltarono verso di lei quasi stupefatti. Il ritornello, nella sua mente, divenne una presa in giro musicata.


Welcome!
This place is magic
.
Welcome!
The truth is tragic!
Everything is shiny here!
Everything is perfect here!


- Su le mani! - .
Il pubblico si mise a battere le mani andando a tempo con la base. Mirka, che era in mezzo agli altri fan, osservò attonita l'espressione malvagia di Lena mentre, dopo la parte strumentale, proseguiva il suo macabro rituale.


Filthy, intoxicated minds!
With cash and whiskey
you are begging for lies.
You are begging for lies.
For lies,
for lies,
you are begging!



Un ultimo applauso per gli Infected Rain. Alla fine di tutto, Lena si era quasi divertita. Sì, perché loro non sospettavano nulla, e lei aveva, a loro insaputa, urlato il suo odio per loro.
- Grazie ancora, ragazzi! Dateci cinque minuti, e veniamo a fare due chiacchiere con voi. - disse la cantante, ottenendo di nuovo urla di giubilo come risposta.
Vidick restò sul palco a recuperare le cose del suo gruppo, mentre Vladimir e Sergei, dopo aver regalato plettri autografati a qualche fortunato fan, seguirono Lena e Eugene nel camerino. Il bassista appoggiò il suo strumento, e si avvicinò alla ragazza, che si stava già finendo di cambiare.
- Tutto bene, Cataraga? - .
Lena si voltò. Sul volto aveva uno strano sorriso.
- Tutto bene, Vova. Mai sentita meglio. - rispose.
Vladimir la fissò negli occhi.
- Non è vero. - disse.
- Sì, che è vero. - .
- Mio fratello ha ragione. - si inserì Sergei. - Sei strana, Lena. - .
- Ti ci metti anche tu, Sergei? Che cosa avrei? Sentiamo. - sbuffò la ragazza.
- Non sei tu. Sei arrabbiata. Furiosa. E per qualche strano motivo stai mascherando le tue emozioni. Che diavolo ti sta succedendo? - fece Eugene.
- Fatevi gli affari vostri, okay? Lasciatemi in pace. Ora, scusatemi, ma voglio intrattenermi con i nostri fan. - .
Lena uscì, quasi travolgendo Vidick che stava rientrando. I quattro la fissarono camminare verso la sala a passo svelto.
- Quella non è Lena, vero? - domandò il ragazzo coi dread.
- No, non è lei. - .
La voce era di Mirka, semi nascosta in penombra.
Lena aprì la porta, e salutò i primi fan che le si piazzarono davanti. Chissà quante altre menzogne avrebbe detto, prima della fine della serata.

  
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