Ferro di Lupo
(RobbxTheon)
“Sono
tuo fratello, ora e per sempre?”
Il Re del Nord si
voltò lentamente verso il giovane uomo che aveva sguainato
la spada nella sua
direzione – Theon, l’amico, il compagno di
battaglia, il confidente, il
desiderio di qualcosa di più – e
incrociò gli occhi scuri dell’altro.
Perché faceva così
male quella parola, pronunciata dalle sue labbra sempre irriverenti e
piegate
in un sorriso canzonatorio? Ned Stark li aveva cresciuti entrambi come
propri
figli, come un branco compatto pronto a difendere la propria gente alla
calata
dell’Inverno, e allora fratelli lo dovevano essere
– lo erano sempre stati.
Eppure, no
avrebbe voluto urlargli scuotendolo violentemente, non
fratelli…
*
Robb Stark ha otto
anni, una spada di legno tra le mani e un fantoccio come avversario,
quando la
lady sua madre lo fa schierare nel cortile di Grande Inverno per
accogliere il
lord suo padre, di ritorno dalla guerra.
Impettito e solenne,
come si conviene a un figlio del Nord, posa gli occhi cerulei sul
ragazzino dai
capelli neri, arruffati e troppo lunghi sulla fronte, che avanza accanto al
padre.
L’altro ricambia lo sguardo con un sorrisetto appena accennato, forse macchiato
d’orgoglio ferito o di superiorità, forse per occultare il tremore suscitato dalle imponenti torri di quella che teme
essere
la propria prigione.
La mano di lord
Eddard, dita ruvide di chi ha brandito la spada in troppe guerre e
tocco
amorevole di padre, si posa sulla giovane spalla dell’ultimo
figlio maschio di
Balon Greyjoy, mentre lo sospinge a fare la conoscenza della sua nuova
famiglia
– Questa è lady Catelyn, mia moglie, e
loro i nostri figli: Robb, Sansa,
Arya…
Robb si scosta un
ricciolo ribelle dagli occhi e allunga la mano paffuta per stringere
quella affusolata
e ossuta del nuovo arrivato, il quale risponde nervosamente al saluto
senza però
smettere il ghigno traballante cucito sulle labbra. Il piccolo Stark
non
capisce proprio cosa trovi di tanto divertente in quella situazione, e
un
tremito gli corre lungo la schiena mentre ripensa alle storie della
Vecchia Nan
sugli Uomini di Ferro, nelle cui vene scorre l’acqua del mare
in burrasca e che
danno i nemici in pasto a giganteschi Kraken. Robb non sa quanta
verità ci sia
nelle leggende della rugosa nutrice – molto poca, si augura
–, quello che sa è
che Theon porta con sé l’odore gonfio
dell’aria salmastra.
Da adulti si
chiederà
spesso se anche la sua pelle abbia il sapore del sale.
Robb Stark ha quattordici
anni, una spada da torneo tra le mani e Jon come avversario, quando
Theon
interrompe annoiato il loro duello, inchiodando a terra il mantello del
piccolo
Snow con una freccia.
Severo e rigido,
come si conviene all’erede del Nord, rivolge uno sguardo di
rimprovero al
giovane protetto del padre e scrolla infastidito la chioma ramata.
L’altro
ricambia schiudendo le labbra nella consueta smorfia, sprezzante e
beffarda, e
facendo riecheggiare il cortile di Grande Inverno della propria risata
impertinente, quella che invita Robb ad accantonare
l’armatura di ghiaccio da
piccolo lord e rammenta a Jon la sua condizione di bastardo, sempre un
gradino
sotto anche rispetto al figlio prigioniero della grande Casa dei
Greyjoy.
Il maggiore dei cuccioli
Stark sa riconoscere la sofferenza negli occhi del fratellastro, ma
l’ilarità e
l’approvazione di Theon – il più grande,
il più bravo con l’arco, l’unico tra
loro ad essere già uomo – sono un richiamo
più forte del basso uggiolio di Jon.
Così Robb si unisce alle risa del ragazzo e decide di
seguirlo a caccia nella
Foresta del Lupo, dove si sfidano cercando di catturare più
animali dell’altro
e Theon gli racconta della propria terra e del mondo degli adulti. Se
con Jon
può solo giocare alla guerra, dalle memorie ingigantite del
giovane Greyjoy
apprende dell’assedio di Pyke e dell’incendio
dell’intera Flotta di Ferro, di
come lui stesso abbia scagliato frecce e pietre dall’alto
della Torre del Mare.
Robb non sa quanta verità ci sia nei ricordi del tronfio
amico, in particolare
riguardo alle sue millantate imprese – molto poca, sospetta
–, quello che sa è
che Theon porta in sé la rude e fiera spigolosità
delle sue isole.
Da adulti si
chiederà spesso se anche i suoi muscoli abbiano la
compattezza della pietra.
Robb Stark ha diciotto
anni, una spada affilata tra le mani e un soldato Lannister come
avversario,
quando nel cuore della notte attacca l’esercito dello
Sterminatore di Re tra
sussurri e ringhi di lupi affamati.
Glaciale e impavido,
come si conviene al Protettore del Nord, combatte in prima linea
guidando
l’assalto, con Vento Grigio e Theon al proprio fianco a
infondergli sicurezza, mentre
lo sguardo determinato cerca quello amico per calibrare il prossimo
fendente da
sferrare sui nemici. L’altro ricambia increspando le labbra
sottili in un
sorriso esaltato, come se avesse atteso per tutta la vita il cozzare
delle lame
e l’odore del sangue che imbratta le corazze, e sogghigna
complice in direzione
del giovane lord.
Robb, mentre affonda
la lama nel collo di un Lannister, ripensa a tutte le volte in cui si
sono
allenati assieme, sotto lo sguardo vigile del maestro d’armi,
a come abbiano
imparato a guardarsi le spalle l’un l’altro e ad
affrontare uniti gli
avversari. La forza sta nel branco, gli ha insegnato il lord suo padre,
ed è il
branco a sopravvivere al mattatoio dei leoni o al gelo
dell’Inverno: è questa
fede a sostenerlo nella sua prima prova da comandante, questa fede e la
risata
di Theon nelle orecchie.
Dopo aver assaggiato
il vino dolce della vittoria, Theon narra a Catelyn Stark di quella
lunga notte
in cui come Estranei hanno marciato e portato tenebre senza fine,
mentre i
venti gelidi del Nord ululavano nelle Terre dei Fiumi. Robb non sa
quanta
verità ci sia nelle lodi dell’amico per il proprio
valore – molto poca, teme –,
quello che sa è che a udirlo le viscere gli si contraggono
in uno spasmo caldo
e inebriante, come il metallo nella fornace.
Ora che sono
adulti
si chiede spesso se anche la sua bocca sulla propria sia tagliente come
l’acciaio.
*
No, fratelli mai…
Robb aveva rimarcato
più volte, durante gli anni sereni della lunga estate, la
loro appartenenza a
diverse famiglie e diverse lealtà.
Per rimettere ogni
cosa al proprio posto, prima fra tutte la supponenza altrui, si era
convinto a
credere.
Per lasciarsi aperto l’unico spiraglio concesso loro che la parola fratelli
pareva
sprangare irrevocabilmente, aveva infine compreso.
Eppure, fratelli o
meno, ora che sul suo capo gravava la corona di ghiaccio del Nord
– non meno
acuminata del Trono del Sud –, qualsiasi
possibilità ci fosse mai stata era
ormai impraticabile.
Secondo Eddard
Stark, che nel seguire scrupolosamente i propri dettami e rendere onore
al
proprio ruolo si era imbattuto nel boia reale, un buon lord era sempre
onesto e
pronto a lottare per la verità, a morire difendendola se
necessario. A conti
fatti, Robb immaginava che per i re potesse essere diverso, che fosse
concesso
mentire talvolta – e lui era il Re del Nord, ora, non il lord
di Grande
Inverno.
Annuì in direzione
del giovane Greyjoy, perdendosi in quei pozzi scuri che fiammeggiavano rischiarati
dal
consueto guizzo divertito – sogghignava anche nei momenti
meno opportuni,
Theon.
“Ora
e
per sempre.”
NdA
Questa
volta non sono particolarmente soddisfatta del risultato finale, ma se
la
riscrivevo ancora una volta non avrei mai pubblicato nulla e sarebbe
finita nel
dimenticatoio insieme ai tentativi di una LorasxRenly (l’idea
iniziale per
questa storia). Il pairing, temo un po’ banale, partecipa
alla challenge
come
coppia slash e come sempre un lieto fine non sono riuscita a concederlo
nemmeno
a loro due (considerate le coppie che ho in mente per le restanti
categorie temo
non vi sarà in nessuna), anche se, a ben pensarci, nel caso
in cui davvero Robb
fosse stato innamorato di Theon ci saremmo forse risparmiati il Red
Wedding,
quantomeno nella serie tv, e un lato positivo ci sarebbe bene o male
stato.
Mie
divagazioni a parte, la scena iniziale e quella finale si collocano
nell’episodio 1x10 (da cui sono tratte anche le due battute che aprono e chiudono la storia), quando Robb viene acclamato Re del Nord,
e per la sua età
mi sono attenuta alla serie. Non ricordo se specifichino mai
quella
di Theon, ma l’ho sempre pensato più grande di
Robb e Jon, come è nei libri (da
cui ho ripreso i tratti somatici dei due). L’uso di sale,
pietra
e acciaio alla fine dei tre flashback riprende il
rito dell’Annegamento del
Dio Abissale, mostrato nella seconda stagione (“benedicilo
con sale,
benedicilo con la pietra, benedicilo con l'acciaio”). Ho
non poche
titubanze per il titolo, palesemente modellato
sull’espressione “vetro di drago”,
che con un gran brutto gioco di parole richiama le casate dei due
personaggi e
la doppia “natura” di Theon, tanto Greyjoy quanto
Stark (l’unica alternativa a
cui sia riuscita a pensare è un ancor più banale
“Fratelli”, forse un pochino
meno azzardato – immagino passerò i prossimi
giorni combattuta se cambiarlo o
meno).
Vi
ringrazio per aver dedicato un po’ del vostro tempo a leggere
questa storia,
che spero essere stata di vostro gradimento.
A
presto con le prossime coppie!
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