3
Papavero
“Perché
continui a trascinarti qui”.
Naruto
sorride e del sangue cola dall’angolo delle sue labbra. Lo
pulisce veloce prima
che Sakura lo veda, passa la lingua sui denti e ingoia il sapore
ferroso
insieme ai petali rimasti nella bocca.
Trascinarti.
Sakura
ha
usato la parola giusta. Ha traballato fin davanti alla lapide mentre la
tosse
minacciava di spezzargli le costole, le vertebre, ogni osso del suo
corpo.
Si tira
dritto e gli sembra che la schiena scricchioli.
“Perché
lui
è qui, no?” ovvia inarcando le sopracciglia.
Ma
Sakura
non sta guardando il suo viso, gli occhi verdi sono puntati sulla
lapide
commemorativa e le si legge in faccia quello che sta pensando.
Obito
non è
sepolto qui. Obito è polvere sparsa in una dimensione dal
cielo verde e la
terra rossa che solo il rinnegan può raggiungere.
Quella
che
ha davanti è solo una pietra piena di nomi incisi, una
consolazione sterile per
i vivi.
Eppure
è
così dolce il modo in cui Naruto la sfiora con le dita,
accarezzandola come se
fosse un viso. La venerazione di quel gesto fa stare male Sakura, come
una
stretta alla gola e un peso sul cuore.
Lei non
c’era, lei non sa cosa Naruto ha visto e non sa
cos’è successo da far cambiare
radicalmente Obito; lei è un’estranea e non
può capire come sia possibile.
Sa solo
che
non è sano. Che deve smettere.
Però
Sakura
gli vuole bene e non riesce a essere come Sasuke, che non lascia
scalfire il
suo cuore di ghiaccio davanti alla tenerezza di Naruto. Non riesce come
lui a
prenderlo per il colletto, sbraitargli di svegliarsi e aprire gli occhi
vomitando rabbia e frustrazione.
Si siede
al
suo fianco, una spalla sicura dove poter riposarsi. Naruto è
stato così a lungo
la sua ancora nei momenti più duri che è il
minimo che può fare per ricambiare.
“A
volte
immagino che non sia morto e mi chiedo… cosa sarebbe
successo” mormora Naruto,
piano, e Sakura trattiene il fiato.
Fin’ora
si
è sempre limitato a rimanere in silenzio, in cui lei fingeva
di essere a suo
agio. È la prima volta che parla, che sembra voler
condividere un pezzo di
cuore con lei. Sente che è un regalo prezioso, qualcosa da
accudire e tenere al
sicuro, così fragile da poter essere facilmente rotto, e per
questo non osa
fiatare.
Cosa sarebbe
successo… Sarebbe
stato punito per i suoi crimini.
Riformato
all’ultimo o meno, scatenare una guerra mondiale ninja non
è qualcosa che i
Kage avrebbero lasciato passare con una scrollata di spalle, nemmeno
con la
buona volontà di Kakashi-sensei e la comprensione di Gaara.
Hanno dovuto
lottare con le unghie per tirare fuori Sasuke dalla reclusione a vita
quando i
suoi crimini sono stati un granello di sabbia nel deserto degli omicidi
di
Obito.
Sakura
ci
pensa e rabbrividisce.
“Non
ne ho
idea” dice con tono forzatamente vivace, nella sua mente
chiara la prigione
nella Terra del Ferro dove sarebbe stato rinchiuso.
Naruto
ha
lo sguardo perso, dietro fantasie variopinte e irrealizzabili.
“Sarebbe
stato un buon assistere per Kakashi-sensei” immagina.
“Sarebbero arrivati in
ritardo a ogni meeting dei Kage. Probabilmente sarebbe diventato un
ANBU”.
C’è
una
lunga pausa, in cui gratta con le unghie il terriccio; sembra si stia
scavando
la fossa. L’espressione sognante si fa improvvisamente
amareggiata, incerta.
“Mi
avrebbe
amato?” chiede in un soffio tremulo.
Quel
tono esitante
su Naruto è innaturale. Sakura si sente dilaniare tra
l’orrore di vedere il suo
migliore amico in quello stato, la frustrazione per la sua
testardaggine nel
lasciarsi uccidere e il bisogno disperato di rassicurarlo.
“Ma
certo”
vince quest’ultimo, perché lo crede davvero.
Ricorda
come lo stava guardando nella dimensione del kamui, mentre gli
restituiva il
chakra di Kurama. Non aveva capito cosa fosse e tutt’oggi non
può essere certa
fosse quello che desidera Naruto ora, ma era qualcosa.
Sakura, cosa
stai facendo…
È
la voce
della sua coscienza, gelida come quella di Sasuke, che la rimprovera
per
giocare con il fuoco. Non deve alimentare le fantasie di Naruto.
“Allora…”
inizia cercando disperatamente un appiglio che lo porti via da
lì. “Ho una
certa fame. Ramen?”
Il ramen
ha
sempre funzionato. Deve funzionare.
Prova un
sollievo lancinante nel vedere Naruto annuire. Significa che da qualche
parte
dentro quel pallido fantasma c’è ancora il suo
migliore amico, che non si è
lasciato divorare fino all’osso da quei sentimenti nocivi.
“È
la prima
volta che accetti un ramen solo noi due
insieme” vocia allegro.
La
malinconia di poco prima sembra essere spazzata via e perciò
Sakura si permette
di accigliarsi e dargli un colpetto alla testa, nella riproduzione dei
vecchi
schemi della loro infanzia.
“Non
è un
appuntamento” lo redarguisce.
Naruto
ride
e si massaggia il punto leso. Per un momento è facile
ignorare le occhiaie e le
labbra screpolate dalla tosse.
“Quindi
non
dovrò offrirti nulla!” replica con una linguaccia.
“Sei
poco
gentiluomo, sai?”
“Non
è un
appuntamento” le fa il verso prima di scappare via da un
nuovo pugno scherzoso
ma comunque letale.
Naruto
atterra dal ramo leggero, come se non avesse peso. Acquattato guarda le
schiene
lontane di Sakura e del suo kage bushin mentre escono dal campo di
allenamento.
Fa un sorriso amaro e chiede perdono con gli occhi.
Sakura
lo
scuserà per essersi sostituito con un clone mentre non
guardava.
Sente
una
fitta di senso di colpa, sa di comportarsi male e che non dovrebbe, che
questo
comportamento dovrebbe essergli estraneo. Non è lui il
personaggio della
tragedia che allontana tutti, si nasconde e si commisera nella propria
tristezza. Non è così che ha deciso di essere,
così che era descritto nel
romanzo che gli ha dato nome. Non è così che
Naruto deve essere.
Ma si
sente
molto stanco, con il respiro che raspa nei polmoni ostruiti dai fiori,
l’energia succhiata dalle radici per creare petali brillanti
e meravigliosi. Si
sente così stanco che anche solo quel kage bushin gli
prosciuga le energie.
Chiede
scusa a Sakura, ma resta lì sull’erba a guardare
la tomba e a crogiolarsi nel
rimpianto.
Dovevo salvarlo.
Non ci
è
riuscito. Anche se è morto sorridendogli, non può
che sentirsi sconfitto e
amaro con il destino. La verità è che Obito
voleva morire e questo fa male
quanto le radici che gli stritolano il cuore.
Ha
preferito la morte a lui.
A volte immagino
che non sia morto…
Non
è stato
sincero con Sakura. Perché non immagina Obito aiutare
Kakashi, perdere la cognizione
del tempo e arrivare tardi agli incontri importanti con scuse
stravaganti.
Immagina un altro tipo di quotidianità, più
intima e privata, fatta di bentornatoacasa
e carezze, respiri
ansimanti, bocche che vagano sul corpo e brividi caldi. Ha immaginato
di
baciarlo così tante volte da avere la convinzione di
conoscere il sapore delle
sue labbra. Se chiude gli occhi può sentirle anche in questo
momento.
Immaginare
le sue mani che tirano giù la zip lentamente, dita calde che
disegnano percorsi
sul suo ventre e labbra che mordono il collo, capelli ispidi che
solleticano il
mento e lo fanno sorridere.
Può
sentire
un corpo caldo premere sul suo, schiacciarlo e stringerlo fino a
bloccargli il
respiro nei polmoni e farlo ansimare.
E inizia
a
tossire.
Sgrana
gli
occhi e la gola brucia. Rotola di lato e si mette a carponi mentre si
sente
soffocare dal conato che gli lacera le delicati pareti interne. Le
lacrime gli
annebbiano la vista nel momento che il primo petalo – rosso
come sangue –
svolazza dalla sua bocca. Altri strisciano per la gola mentre tenta di
rigetterarli, di liberarsi i polmoni e il cuore.
Il
dolciastro dei fiori si mischia al ferro del sangue ed è un
sapore così
rivoltante da scatenare continue ondate di nausea e tosse. Per un
momento teme
di non fermarsi più e perciò continua a tossire
anche quando la gola è
finalmente libera, quando non mastica più petali e
l’ossigeno può tornare a
circolare nelle vene. Si affloscia tossendo per un riflesso spontaneo e
osserva
appena, con gli occhi stanchi e socchiusi, i numerosi boccioli
socchiusi accanto
al suo viso.
Papaveri.
Rendono
dolciastro anche il sangue, un profumo narcotico che accompagna
lentamente
Naruto nell’incoscienza.
*
È
notte
quando Sai si affaccia al balcone della sua finestra, la maschera ANBU
spostata
di lato e la posa rannicchiata. In un’altra situazione Sakura
lo rimprovererebbe,
lamentandosi per il non aver bussato alla porta. Ma in
un’altra situazione non
regge Naruto esamine fra le braccia, con le labbra sporche di sangue e
la pelle
innaturalmente pallida.
Per un
momento Sakura non respira.
Per un
momento, che dura finché le sue dita non corrono al polso,
teme di aver perso.
Ma poi sente il flusso del sangue battere nelle vene, seguendo il ritmo
lento e
affaticato del cuore. Si accorge del respiro raspante che esce dalla
bocca
socchiusa e allarga la cassa toracica.
“È
solo
svenuto” dice Sai, nascondendo la preoccupazione dietro un
tono apatico. “L’ho
trovato davanti al Monumento. Ho preferito portarlo subito da
te”.
Sakura
non
può che benedire la mente analitica di Sai. Non sa quello
che sta succedendo a
Naruto, eppure ha capito subito che la scelta più razionale
fosse quella di
lasciarlo immediatamente alle sue cure che all’ospedale.
Lo guida
fino a farlo stendere sul tavolo della cucina, infila un cuscino sotto
la sua
nuca e accende tutte le luci. Il pallido olivastro del suo viso risalta
le
occhiaie blu, le labbra rosse di sangue rappreso. Senza esitazione gli
apre la
giacca e solleva la maglia a rete, scoprendo il busto allenato e
piatto. Non ci
sono ferite visibili, niente che possa lasciare intendere quello che
all’interno del suo corpo lo sta distruggendo.
Chiude
gli
occhi per un breve secondo, raccoglie la concentrazione necessaria
focalizzandosi sul flusso del suo chakra e annulla la presenza
silenziosa di
Sai al suo fianco. Alza le mani e appena sfiora le pelle tesa del petto
brillano di verde, il chakra visibile a occhio nudo mentre sonda
lesioni
interne.
Può
sentire
qualcosa di vivo ed estraneo crescere dentro di lui.
Si morde
la
guancia fino a sentire il gusto del sangue, il piccolo dolore auto
inflitto che
l’aiuta a mantenersi lucida. Non può lasciare che
la preoccupazione le faccia
tremare le mani, deve rimanere ferma e precisa mentre guarisce le
lacerazioni
che i petali hanno provocato al loro passaggio.
Le
prende
più tempo del previsto, le consuma molto più
chakra del previsto – i fiori
sembrano nutrirsi di esso – e quando termina un giramento di
testa la costringe
a sedersi. Sai è ancora lì, è rimasto
al suo fianco per tutto il tempo rigido
come un soldatino.
“Che
cos’ha?”
chiede.
Sakura
ricorda
la promessa e una spina le si conficca nella gola.
“Una
brutta
tosse”.
Non
è una
bugia, ma non è tutta la verità.
“Perché
il
Kyūbi non lo guarisce? Credevo non potesse ammalarsi”.
“È
una
tosse particolare. Ma starà bene” lo dice solo
perché ha bisogno di crederlo
per non impazzire. “Grazie per averlo portato qui”.
Sai
annuisce. Fa per uscire di nuovo e riprendere il suo turno di guardia
al
villaggio, ma quando è sul davanzale si ferma colto da un
pensiero. Si volta a
guardarla di nuovo, ma questa volta tiene qualcosa in mano.
Un
bocciolo
rosso.
“So
che è
strano”, inizia e la sua voce sembra esitare nella
confusione, “ma vicino a lui
ho trovato questo e molti petali”. Fa una pausa, una piccola
contrazione delle
labbra. “Sono sporchi di sangue. Sai se significa
qualcosa?”
Sakura
prende il papavero, è tutto spiegazzato e si sfalda fra le
sue dita.
“No”
mente
dolcemente.
*
Sakura
non
dorme quella notte. Sposta Naruto nella sua camera da letto e gli
pulisce la
bocca dal sangue con un panno, poi resta in cucina dove si prepara una
caraffa
di caffè. Si siede al tavolo della cucina, stringe la tazza
calda e fissa il
bocciolo assente.
Più
si
vomita fiori completi più si avvicina alla morte.
Non
esiste
cura.
Ma deve
esserci. Non può finire così, non dopo tutto
quello che hanno affrontato, non
dopo che sono sopravvissuti a una dea.
Si
rifiuta
di credere che Naruto possa finire così.
La testa
le
ciondola verso il sonno quando un improvviso formicolio di chakra la fa
sussultare. Con il cuore in gola e l’istinto che la spinge
alla difesa punta
gli occhi sull’angolo della casa. Nel buio intravede la
figura di Sasuke, il
viola del rinnegan che scintilla nella penombra.
Si alza
così velocemente da far cadere la sedia e non può
evitare di guardarlo accusatoria.
“Dove
sei
stato?!” ringhia.
Non lo
vede
da giorni, Kakashi le aveva solo detto che aveva preso un permesso per
uscire
qualche giorno dal Villaggio. In quel momento lo aveva odiato,
incredula che
l’avesse abbandonata ad affrontare quella tragedia da sola.
Spaventata che
volesse scappare ancora una volta da loro, lasciare che Naruto morisse.
Non fare
nulla.
Sasuke
allunga il braccio fuori dal mantello da viaggio e appoggia un rotolo
spesso
sul tavolo con un sordo toc.
“Da
Orochimaru”.
Il nome
la
fa rabbrividire, ma questa volta non stringe gli occhi e non lo
rimprovera per
essersi avvicinato di nuovo a quel viscido serpente. Questa volta
guarda quel
rotolo con una speranza che non osa avere.
“Orochimaru
ha studiato l’hanahaki” dice Sasuke.
“Questi sono tutti i dati che ha raccolto,
compresa la cura”.
Scatta
con
la mano ad afferrarlo, lo apre quasi strappandolo mentre i suoi occhi
febbrili
leggono il contenuto.
Poi
ride,
ma allo stesso tempo vorrebbe piangere.
Questa
è la
cura, ma…
Ride e
singhiozza mentre lo guarda disperata.
“Naruto
non
accetterà mai”.
La
simbologia del papavero è molto ricca.
Per via
della mitologia greca viene considerato il fiore
della consolazione, perché legato alla figura di
Demetra (la dei campi e
del raccolto). Si racconta infatti che dopo la perdita della figlia
Persefone
la dea si sia consolata soltanto bevendo infusi di oppio.
Sempre
per
il suo legame con l’oppio il papavero è associato
all’oblio, al
sonno dei sensi e
del cuore e al sogno/immaginazione.
Infatti non è raro che il dio dei sogni Morfeo venisse
rappresentato steso in
campi di papaveri o con mazzi di questi fiori in grembo.
Durante
il medioevo il papavero fu invece associato, per via
del suo colore, al sacrificio
di Cristo e alla sua morte, per questa ragione si trova spesso
raffigurato in
affreschi di chiese risalenti all’epoca medievale.
Mentre
nel
corso delle due Guerre Mondiali si è presa
l’usanza di associare il papavero ai
soldati/partigiani morti in battaglia per la patria, quindi possiamo
dire ai martiri di guerra.
Questo
fiore è
stato anche simbolo di fedeltà,
in
quanto, un'antica credenza vuole che, messo in un palmo della mano un
petalo di
papavero rosso, se colpendolo con un pugno si sente uno schiocco,
allora vuol
dire che il proprio amato è fedele.
Per
ultimo,
nella sua colorazione rossa, è associata
all’immagine di uomini influenti e
potenti. Questa
tradizione risale ad una leggenda legata all'immagine di Tarquinio il
superbo,
uno dei 7 re di Roma, il quale, per insegnare al figlio il metodo
migliore con
cui impossessarsi della città di Gibo, fece abbattere i
papaveri dal gambo più
alto per dimostrargli che si dovevano abbattere per prima le persone di
più
alto rango e le cariche più importanti e potenti per poter
raggiungere
l'obiettivo.
Il
papavero
può avere anche altri significati, ma questi sono quelli che
ho voluto
intendere per questo capitolo e la storia in generale.
La
consolazione sta perché quel monumento funebre con un nome
inciso è l’unica consolazione
che ha Naruto per sentirsi vicino a Obito.
Il
sacrificio di Cristo in questo caso è il sacrificio che
Obito ha fatto, la
scelta di morire per salvare Naruto (e il mondo shinobi quindi) (senza
contare
tutti i suoi deliri dove si considera il Messia portatore di pace lol).
Quindi
sempre per la sua morte (anzi, entrambe le morti) nel campo di
battaglia per
proteggere i suoi compagni è legato al fiore dei partigiani.
Obito
inoltre è stato una figura influente e potente, che ha
giocato un ruolo
decisivo negli ultimi quindici anni politici del mondo shinobi.
Mentre
la
fedeltà riguarda Naruto, che continua ad amarlo imperterrito
e a non prendere
nemmeno in considerazione l’idea di smettere di farlo.
E poi
c’è
il significato più importante per questo capitolo, quello
che causato l’attacco
di tosse. Ovvero il suo essere legato al dio dei sogni e
dell’oblio, visto che
in questo capitolo Naruto si lascia cullare dall’illusione di
cosa sarebbe
potuto essere.
Come
potreste aver intuito, il papavero è il mio fiore preferito
hahahaha
Spero
che
il capitolo vi sia piaciuto^^
Vi mando
un
bacino per le recensioni lasciate, siete carinissimi!
Hatta.
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