Steps
- L'amore
è come una bomba -
Secondo giorno di ritiro.
Il mio autocontrollo era al limite.
«Kageyama! Hai intenzione di finire
l'acqua calda? Sei dentro da mezzora!»
Al limite, sul punto di attaccare al muro
quell'idiota di Hinata e fargli male. Quel genere di
male, si intende.
Lui mi fissava da dietro il vetro appannato della
doccia, i pugni stretti e quel suo solito broncio offeso stampato in
faccia. Il bagno era in comune, la doccia una per squadra, e lui era la
seconda sera che veniva a farmi fretta quando arrivava il mio turno. Lo
stava facendo volontariamente.
Aprii il vetro scorrevole e lo agguantai per il
collo della maglia, cercando di tirarlo dentro. Il fatto che fossi
completamente nudo davanti a lui non mi toccava minimamente. Se non
avesse voluto guardare, non sarebbe nemmeno dovuto venire lì.
Si mise a sbraitare, opponendo resistenza e
tirando dalla parte opposta. «Oi! Che fai?»
Lo trascinai dentro con tutti i vestiti, ciabatte
comprese. Richiusi la cabina doccia e lo spinsi contro il muro,
tenendolo ancora per la maglia ormai fradicia come tutto il resto.
Soltanto allora smise di dimenarsi e puntò gli occhi nei
miei. Il mio viso era a un soffio dal suo.
«Piantala di provocarmi»,
sussurrai, mentre vedevo il suo sguardo cadere sulle mie labbra.
«Lo so che lo stai facendo apposta.»
Due giorni che eravamo lì, due giorni
che non lo sfioravo nemmeno con un dito. Stavo impazzendo, e a quanto
pareva anche lui. Me ne diede la conferma infilandomi avidamente la
lingua in bocca e ribaltando la situazione: ora quello contro al muro
ero io, con entrambe le sue mani aggrappate ai capelli bagnati dietro
alla mia nuca.
Era quello che voleva quel piccolo stratega sin
dall'inizio. Era quello che volevo io.
Mentre lui mordeva il mio labbro inferiore tra
mugugni e sospiri, le mie mani viaggiavano sul suo corpo, accarezzando
i muscoli della sua schiena da sopra la sua maglietta bianca, ormai
completamente trasparente. Non sapevo come muovermi, ma in un certo
senso lo sapevo perfettamente.
Hinata si staccò dalle mie labbra
soltanto per riprendere fiato, guardandomi in estasi. Bastava il suo
viso ad eccitarmi: la sua espressione, gli occhi lucidi, la bocca umida
e gonfia, le gote rosse e i capelli incollati alla fronte. Nemmeno io
riuscivo a spiegarmi quelle ondate di calore misto a piacere che
sentivo nel basso ventre.
Soltanto in quel momento realizzai la situazione e
mi vergognai della mia erezione. Non volevo che se ne accorgesse, anche
se sapevo che probabilmente lo aveva già fatto da un pezzo.
Lo costrinsi a ruotare su se stesso e a darmi la schiena, poi lo
strinsi da dietro, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
Non mi ero mai sentito così.
«Kageyama?» mormorò
lui con un velo di preoccupazione nel tono della voce.
Non risposi, lo abbracciai soltanto, forse ancora
più stretto. Lasciai che l'acqua scorresse su di noi e
sperai che bastasse per tranquillizzarmi. Invece non fu
così. Sentivo di avere il viso in fiamme, ma mai quanto il
mio membro.
Non
posso chiedergli una cosa del genere, pensai quasi
tremando, mentre nella mia testa compariva l'immagine perfetta di
quello che avrei voluto che accadesse in quel momento.
«Kageyama», mormorò
Hinata, e lo sentii sorridere anche senza vederlo.
Sciolse quell'abbraccio e si voltò.
Sì, sorrideva, anche se riuscivo a malapena a guardarlo in
faccia. Si avvicinò in modo che i nostri nasi si sfiorassero
e puntò gli occhi nei miei.
«Lasciami fare»,
sussurrò e si leccò le labbra.
Mi fece tremare.
Scese lungo il mio corpo non staccando gli occhi
dai miei, increduli e forse anche un po' impauriti, fino a quando non
fu in ginocchio, il viso davanti al mio membro eretto e più
coraggioso di me.
Sapevo che Hinata non aveva mai fatto una cosa del
genere prima di allora, eppure mascherava bene la sua agitazione. O
forse non era agitato, forse era solo... eccitato. Mi voleva
e basta.
Entrai in una specie di bolla in cui ogni suono
era ovattato, in cui riuscivo soltanto a percepire poche e confuse
informazioni.
Il muro freddo contro il quale mi abbandonai con
la schiena, pregando che aiutasse le mie gambe instabili a reggermi in
piedi.
Quegli occhi che mi guardavano dal basso.
La bocca di Hinata che si chiudeva calda attorno a
me, che succhiava.
Il mio rantolo strozzato, bloccato in gola.
La sensazione di esplodere da un momento all'altro.
L'orgasmo.
|